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Autore: MarcoG    24/01/2009    1 recensioni
Altrimenti intitolato: "Al passato non si può voltar le spalle". Joey Jacquet era un onesto lavoratore sposato con una bellissima moglie, abitava in una bellissima casa ed avevano un bellissimo figlio. La sua vita era perfetta...fino a quando alcune ombre del suo passato non iniziarono a tornare a galla.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Audi si fermò davanti a una grande palazzina a quattro piani ancora in fase di costruzione. La struttura, così come anche le mura, era già stata eretta, quello che mancava sembravano essere le porte e le finestre di ognuno dei piani, oltre ovviamente al tetto.
Joey scese dall'auto e si coricò sulle spalle il corpo privo di sensi di Bill Nighy, poi alzò lo sguardo verso la palazzina e sorrise.
- Per la miseria, è ancora in piedi... -
Neira e Samantha seguirono il suo sguardo, notando che l'intera struttura era recintata da delle sottili grate di ferro divelte in più punti del perimetro.
- Cos'è questo posto? - chiese Neira iniziando a seguire Joey che aveva incominciato a muoversi.
- Sai che non l'ho mai saputo? Credo fosse di una ricca famiglia che aveva deciso di costruirla per poter vivere nello stesso posto dei propri figli, ospitandoli nei vari piani, ma non lo so con certezza. -
- E come mai siamo qua? - domandò Samantha.
- Perchè qua non lo sentirà urlare nessuno - rispose Joey continuando a camminare verso il retro della struttura.
Entrambe le ragazze si voltarono a guardare la strada che avevano appena percorso; superato il recinto bucato la strada era stata abbastanza difficile da percorrere perchè per terra c'erano ancora svariate tubature, tegole e materiale vario che probabilmente sarebbe dovuto servire per ultimare la costruzione.
- E tu lo conosci perchè era già così vent'anni fa? - chiese Neira stupita.
- No, vent'anni fa non c'era l'ultimo piano. Si vede che devono aggiungere un pezzo ogni tanto per dare ancora l'idea di essere in costruzione... -
- Mentre invece cos'è? - chiese Samantha sempre più preoccupata.
- Ora ve lo faccio vedere. - rispose Joey girando l'angolo e indicando l'ampia discesa che terminava qualche metro più sotto in uno spartano parcheggio.
- E' là che i residenti di questa palazzina avrebbero dovuto parcheggiare le loro macchine? - chiese Neira iniziando a notare che là sotto non arrivava molta luce.
- Esattamente. Ora invece è utilizzato come posto dove portare qualcuno con cui fare quattro chiacchiere in santa pace. - concluse estraendo la propria 610.
- Perchè tiri fuori quella? -
- Perchè non sono l'unico a conoscere questo posto, principessa. Se c'è già qualcun altro dovremo trovarci un altro posto. -
Scesero lungo la discesa che portava al garage, dopodichè aprirono una porta mezza scassata e si ritrovarono dentro a una stanza illuminata solamente da due piccole buchi rettangolari quasi a ridosso del soffitto.
- Non si vede quasi niente qua dentro! - si lasciò scappare Neira.
- Ai miei tempi c'era un generatore elettri... - si interruppe dopo aver colpito qualcosa, si chinò per accertarsi che fosse proprio quello che aveva in mente e poi concluse. -...co. Eccolo qua. - accendendolo e permettendo a tutta la stanza di illuminarsi. Qualcuno gli aveva attaccato un faretto da giardino alto circa un metro che riempì tutta la stanza di una intensa luce gialla.
Le ragazze approfittarono della luce per guardarsi attorno:  la sala era piuttosto piccola, circa una tre metri per cinque, ammobiliata con una cassapanca in un angolo, tre sedie di legno disposte sui lati e al centro un tavolo simile a quelli degli ospedali sui quali vengono operati i pazienti.
Joey si avvicinò e ci sbattè sopra Bill, dopodichè si diresse verso la grande cassapanca all'angolo. La aprì e osservò la scatola degli attrezzi che c'era al suo interno: spostò velocemente lo sguardo su chiavi inglesi, cacciaviti e pinze di varie misure e dimensioni tirando fuori gli attrezzi che gli sarebbero serviti da lì a breve. Poi tornò da Bill e chiese alle ragazze una mano.
- Me lo dovreste legare ai polsi e alle caviglie - disse indicando gli spessi lacci di pelle che penzolavano dal tavolo.
Nessuna delle due si mosse, guardando il corpo privo di sensi di Bill come se fosse portatore di qualche malattia.
- Allora? -
- Io non lo tocco quello! - esclamò come risposta Neira.
- E perchè mai? -
- Beh perchè...se poi lo lego tu chissà cosa gli fai! -
Joey la guardò con un misto di pena e rassegnazione.
- Lo faccio lo stesso, solo che ci metto di più. Dai forza, sbrigatevi. Io devo cercare di capire come funziona questa cosa. -
Si chinò sopra la maschera di ferro che c'era nel posto in cui il disgraziato avrebbe posato il suo capo e la studiò con lo sguardo. Si apriva in due, in modo tale da far entrare la testa del malcapitato comodamente, poi si sarebbe chiuse alla base del collo con un piccolo lucchetto. Presentava due barre di ferro rotonde in prossimità della fronte e del mento, con cinque piccole viti su ognuna di loro. Il funzionamento probabilmente doveva essere questo: una volta inserita la testa dello sfortunato in questa sorta di maschera, si incominciavano ad avvitare le cinque viti presenti sulle due barre, che scendendo andavano a stringersi sulla pelle della fronte e del mento, impedendo così alla vittima di spostare la testa anche solo di un millimetro.
- Uhm, mi piace...direi proprio di sì - esclamò senza volerlo ad alta voce.
Neira e Samantha invece erano ancora ferme indecise sul da farsi.
- Allora voi due! Vi muovete o no? -
Entrambe lo guardarono senza rispondere e in quel momento Joey capì che non avrebbe potuto contare su di loro. Legò personalmente caviglie e polsi, poi infilò la testa di Bill nella maschera e incominciò a schiaffeggiarlo piuttosto duramente.
- Sveglia bell'addormentato, sveglia! - gli urlò mentre lo colpiva.
Bill riprese i sensi quasi subito, chiudendo e riaprendo gli occhi più volte prima di inquadrare chiaramente Joey.
- Ben tornato - gli disse chiudendogli la maschera sulla faccia e applicando il lucchetto alla base del collo.
- Che cos'è? Dove siamo? - chiese il povero Bill scoprendo di essere completamente legato a quel tavolo.
- Lascia perdere le domande, tanto non ti risponderò. - Si avvicinò alla cassa degli attrezzi che aveva  visto prima, ne estrasse una lunga tenaglia arrugginita e tornò da lui.
- Cos'è? Cosa vuoi farmi? - Bill sbarrò gli occhi e cercò di alzare la testa, inutilmente.
- Su, non ti far prendere dal panico Bill. Mi servi lucido, non schizofrenico. Allora, prima domanda: parlavi di soldi prima, ne hai un po' a casa tua? Hai una specie di cassaforte o qualcosa del genere? -
L'uomo, sentendo parlare di soldi, ritornò per un momento lucido, preso dalla speranza che forse potevano salvarlo da quella pazzia che stava vivendo.
- Sì, soldi, molti soldi! Sono tutti tuoi, tutti! - gridò come impazzito.
- E sentiamo, dove li terresti? -
- Sono in una cassaforte a muro nella camera da letto, la combinazione è 3709388240 - rispose sempre urlando.
- Dove hai detto che vivi, pagliaccio? -
- A Ashille, sulla 7th, al numero 42! -
- Uhm, bene, benissimo. Quanto dovresti avere in contanti? -
- Circa dieci, quindicimila dollari...ma puoi prendere tutto quello che vuoi, prendili tutti! - rispose sempre urlando, come se alzare la voce lo rendesse più sicuro delle sue risposte.
- Benissimo - rispose voltandosi verso le ragazze. - Avete sentito? Siamo ricchi! Il nostro amico Bill ci ha appena regalato tutto. - Tornò a guardarlo, cambiando radicalmente sguardo. - Peccato però che il qui presente signor Nighy non è stato sempre una brava persona, quindi forse meriterebbe una punizione un po' più sostanziosa che non un semplice furto. Che dite voi? - chiese tornando a rivolgersi alle ragazze.
- James io non credo che... - Neira smise di parlare appena Joey alzò una mano verso di lei.
- Pensa, Bill: la principessa e la barbie qua sono dell'idea che io non ti debba torturare. Tu che dici? Devo dare loro ascolto? -
- Sì, SI'! - urlò Bill, con tutto il fiato che aveva in corpo.
- Smettila di urlare brutto pezza di merda - rispose Joey colpendolo allo stomaco. Bill si proiettò in avanti come riflesso incondizionato per il colpo subito, ma appena sollevò la testa di un centimetro sbattè contro la maschera di ferro che aveva attorno alla testa e tornò immediatamente giù, tossendo violentemente.
Joey si guardò attorno cercando uno straccio di qualsiasi tipo, poi ne individuò uno vicino alla cassa degli attrezzi e lo prese tornando da Bill. - Anzi, farò in modo che tu non possa mai più urlare, così ci leviamo subito questo pensiero. - esclamò iniziando a spingergli a forza lo straccio dentro la bocca.
- Aspetta! - riuscì a dire prima che la sua bocca fu riempita dallo straccio logoro. Ogni tentativo di pronunciare qualsiasi altra parola fu vago, riusciva solamente a produrre suoni gutturali senza senso. Joey gli avvitò svelto le cinque viti sulla fronte, poi spinse ancora più a fondo nella bocca di Bill lo straccio così da obbligarlo a spalancare la bocca. Una volta che fu aperta quanto per lui era necessario, avvitò anche le restati cinque viti, bloccandogli il mento inesorabilmente in quella posizione. Quindi tolse lo straccio e lo gettò a terra.
- Molto bene - disse guardandogli la bocca spalancata. Bill cercò di chiuderla, ma le viti erano troppo strette e lui si sentiva la faccia schiacciata dentro quell'assurda maschera di ferro.
- Aiuto! Aiuto! - riuscì a pronunciare a stento: con la bocca aperta le parole vennero fuori distorte, e Joey sorrise sadicamente al sentirlo in difficoltà.
- Dunque, dove eravamo rimasti - pronunciò lentamente mentre riprendeva in mano la tenaglia posata pochi istanti prima. - La prima domanda era dove tieni soldi, e quella è ok. La seconda è: sai chi è lo stronzo che insieme a John Roukis ha ucciso mia moglie? -
- Sì - cercò di rispondere Bill, riuscendo solo a produrre un suono simile alla risposta che voleva dare.
- Sentiamo - disse Joey guardandolo fisso.
- Kirk Webb! - cercò di rispondere, ma dalla sua bocca spalancata uscì solamente un verso che ci assomigliava.
- Che cosa? Voi due avete capito cos'ha detto? - chiese Joey guardando le ragazze, che fecero segno di no con la testa.
- Ho paura che dovrai cercare di parlare un po' più chiaramente figlio di puttana, altrimenti qua non ci capiamo niente. -
- Kirk Webb!! - cercò di ripetere Bill, che se si trovava nella difficile condizione di non riuscire a pronunciare bene le parole non era certo per colpa sua. Dopo averlo ripetuto tre o quattro volte, Joey finalmente capì.
- Ok, ora dovrei aver capito. Passiamo alla domanda numero tre che è di carattere personale: quand'è che hai deciso di diventare l'avvocato di Steven? Cioè, com'è che si decide di difendere legalmente un uomo che sai per certo infrangere la legge tutti i giorni? -
Bill avrebbe voluto rispondere un "cosa?", ma purtroppo nessuno riuscì a interpretare il verso che emanò.
- Non voglio fare certo la parte del santo, eh, sia ben chiaro. Però, Cristo, io non studio legge per poi difendere i criminali. Che cazzo di persone sono quelle come te che anzichè difendere la brava gente vive per metterglielo nel culo? -
Bill cercò un'altra volta di pronunciare qualcosa, ma questa volta Joey non aspettò neanche che finisse il suo inutile tentativo di parlare.
- Mi spiace per te, Bill, ma era meglio che facevi un altro lavoro. E se volevi comunque fare questo che stai facendo adesso, era meglio che lo facevi per qualcun altro. Odio gli avvocati, tu sei quello personale di Steven e in più ho bisogno di mandargli un messaggio forte...credo quindi che tu sia capitato proprio male, amico mio. -
Aprì le due ganasce e le avvicinò pericolosamente alla bocca aperta di Bill.
- Sai prima quando ti ho detto che ti avrei portato via una gamba o un braccio? Beh, ho cambiato idea - disse serrando le ganasce attorno a un molare di Bill. Strinse forte, impugnò con entrambe le mani le due braccia arrugginite e poi tirò forte verso di se, strappando via il dente e riempiendo di sangue la bocca di Bill.
L'uomo urlò di dolore con tutte le forze che aveva, Neira che aveva assistito alla scena si girò all'istante colpita da un conato di vomito e Samantha fece lo stesso portandosi una mano alla bocca.
Joey invece rimase impassibile, guardando senza emozione il volto di Bill rosso dal dolore e osservando il sangue che gli aveva macchiato i pantaloni.
- Che schifo! - riuscì a pronunciare Samantha appena si riprese. - Ma tu sei pazzo! Un sadico! -
Il suo tono aveva un qualcosa di accusatorio e Joey non rispose nulla. Poteva forse negarlo?
- Andiamo via da qui... - aggiunse Samantha prendendo sottobraccio Neira spingendola verso la porta.
- Ehy barbie, non portarla troppo lontana...non posso garantire la vostra incolumità se vi allontanate troppo da qui -
- Sempre meglio che rimanere a vedere te che torturi quell'uomo! - gridò Samantha guardandolo con odio.
Joey aspettò che entrambe le ragazze furono uscite per ritornare a guardare Bill, che ancora ansimava di dolore. Una lacrima gli scendeva dall'occhio sinistro.
- Ah, le donne. - sospirò portando un'altra volta la tenaglia nella bocca di Bill. - Avevo pensato di strappartene uno per ogni anno che ho vissuto insieme a Lily, ma una volta finito dubito che riusciresti a esprimerti chiaramente...e visto che mi devi dire ancora un paio di cose, forse è il caso che diminuisca un po' il numero. - finse di pensarci, mentre Bill lo guardava con lo sguardo pieno di terrore, poi riprese. - Ho trovato: ne toglierò uno per te, uno per mia moglie, uno per Kirk Webb, uno per John Roukis e due per i due Kimberlin. Che dici, può andare? -
Bill urlò con più fiato aveva in corpo, cercando di pronunciare un "NO!", ma Joey serrò le ganasce su un incisivo e gli strappò via anche quello, provocandogli un altro quasi disumano urlo di dolore.
Neira e Samantha lo sentirono urlare altre quattro volte prima che finalmente la pace tornò a regnare su quella struttura solitaria.
Le due ragazze erano tornate al piano terra per prendere un po' d'aria ma si erano fermate lì, preferendo non allontanarsi ulteriormente.
Nel frattempo Joey aveva aperto la maschera sul volto di Bill e l'aveva buttata per terra. I suoi jeans e parte della sua felpa erano stati completamente inondati di sangue, così come anche la tenaglia che ora dava l'idea di essere appena stata riverniciata di rosso.
Gettò a terra anche quella, andando ad appoggiarsi contro una parete.
- Allora Bill, quarta e ultima domanda. Voglio sapere tutto di ognuno di loro: dove abitano, cosa fanno nella vita, le loro abitudini e qualsiasi altra cosa ti venga in mente. Dopo che avrai finito di dirmelo ti libererò e tu andrai da Steven a riferirgli cos'è successo, in modo che sappia cosa lo sta aspettando. Intensi? -

***



Durante il viaggio di ritorno nessuno osò parlare. Joey guidava la macchina immerso apparentemente nei suoi pensieri, Neira e Samantha si limitavano a guardare fuori dal finestrino. Bisognò aspettare di vedere le prime case di Ashville prima che qualcuno iniziò a parlare.
- James... -
- Dimmi principessa -
- Che fine hai fatto fare a Bill Nighy? -
- L'ho slegato e gli ho aperto la porta, adesso è libero come un fringuello -
Neira sembrò accontentarsi della risposta, ma Samantha non ce la fece a stare zitta.
- Libero come un fringuello? Ma hai idea di quanto sangue ha perso quell'uomo? Se non trova subito qualcuno che gli presta soccorso potrebbe anche morire dissanguato! -
- Ah sei un'infermiera barbie? Non me lo avevi detto... - commentò sarcastico Joey.
- Non c'è bisogno di aver studiato medicina per sapere queste cose! Oltretutto gli hai pure fregato i vestiti e fuori ci saranno sì e no due gradi, come credi che sopravviverà? -
- Beh, io non potevo di certo andare in giro con i jeans pieni del suo sangue. E in ogni modo non l'ho lasciato nel deserto del Sahara, se cammina solamente per un paio di isolati troverà già le prime case. Io non la farei tanto tragica -
Samantha girò il volto puntando il suo sguardo fuori dal finestrino e non disse più niente. Le stesse preoccupazioni le condivideva anche Neira, ma a differenza di Samantha sapeva che cercare di far ragionare Joey era impossibile.
Percorsero gli ultimi chilometri fino a quando non raggiunsero la casa di Nighy. Scesero dalla macchina ed entrarono nel condominio che gli aveva indicato, arrivati davanti alla porta di casa Joey frugò all'interno delle proprie tasche per vedere se Bill aveva lasciato le chiavi nella sua giacca e difatti le trovò. Una volta entrati si diressero subito tutti e tre in camera da letto, cercando la cassaforte. Inserirono i numeri della combinazione così come Bill aveva riferito e si aprì, rivelando molteplici mazzette composte da banconote da cento dollari.
- Yahoo, siamo ricchi! -
Iniziò a tirarne fuori qualcuna,  poi chiese alle ragazze di cercare un sacchetto dove poterle mettere. Ne prese un paio per se, il resto lo lasciò a loro.
- Questi sono per voi, ve lo meritate per tutto quello che avete passato. -
- E tu ne prendi così pochi? Sei sicuro che non te ne servano altri? - chiese Neira quasi preoccupata.
- Sicuro, stai tranquilla - poi le sorrise, appoggiandole una mano su una spalla. - Direi che possiamo anche salutarci qua, principessa -
- Cosa? - pronunciarono entrambe le ragazze all'unisono.
- Beh ormai so dove stanno Webb e Roukis, il tuo aiuto non mi serve più. Non sei più costretta a seguirmi, sei libera. -
Effettivamente lo era, ma Neira sentiva che c'era qualcosa che non andava. Non riuscì infatti a nascondere un'aria stupita e delusa allo stesso tempo.
- Che c'è principessa? Sentirai la mia mancanza? -
Samantha era forse più stupita di Joey, ma approfittò delle sue parole per prenderla per un braccio e iniziare a spingerla fuori di casa.
- Sì James ha ragione, ormai non dobbiamo più stare con lui. Io direi che possiamo andare. -
- Ma no, fermati un attimo! - rispose Neira sciogliendosi dalla presa della bionda.
- James...cioè, io non so come dirtelo ma...sei sicuro di non avere più bisogno di me? Non vuoi chiedermi altro riguardo a Steven o a papà? -
Joey la guardò per un attimo, cercando di capire il motivo del suo comportamento.
- Che c'è Neira? Vuoi forse convincermi a cambiare idea? -
- No! Non ho detto questo...è solo che...non voglio scoprire dai giornali che mio fratello e mio padre sono morti! -
- Non mi dirai che vuoi che vivano vero? -
- Mio padre l'ho conosciuto poco, e se è vero quello che mi hai detto ovvero che è stato lui a organizzare il mio arrivo al bordello...beh, puoi pure ucciderlo quando vuoi. Ma per Steven... -
Samantha, che iniziava a non capirci più niente, quasi gridò - Ma che stai dicendo Neira? Quel bastardo deve morire per quello che ci ha fatto! -
- Certo che deve morire! - rispose lei di getto, - ma io voglio parlargli un'ultima volta prima che muoia! -
- Eh?? - esclamarono sia Joey che Samantha contemporaneamente.
- Sì James, voglio venire con te quando deciderai di ucciderlo. Voglio esserci quando lo farai, te ne prego...è l'ultimo favore che ti chiedo. -
Joey ci pensò un po', perchè l'idea non gli piaceva. - Può essere pericoloso principessa, e se rimani coinvolta nello scontro? Se è vero tutto quello che mi hai detto su di lui, ci sarà un bel po' da sparare prima di riuscire a trovarselo faccia a faccia... -
- Sì, è vero, ma io ci tengo lo stesso. Per favore James, promettimi che mi avvertirai quando deciderai di farlo! -
Joey ci pensò un altro po', poi alla fine accettò.
- Ti ringrazio - disse Neira, tornando a prendere per mano Samantha. - Ora possiamo andare se vuoi. -
- Certo che voglio! - fu la risposta pronta della ragazza. Joey non le era mai andato a genio, fin dalla prima volta che l'aveva visto.
Le vide incamminarsi lentamente fuori dalla casa di Bill e poi scomparire giù per le scale che portavano fuori dalla palazzina.
Un po' doveva ammetterlo, stava iniziando ad affezionarsi a quella ragazza. Gli ultimi due anni erano stati veramente orribili per lei e come aveva giustamente fatto notare Samantha c'era bisogno di un dottore che le facesse una visita accurata, non potevano certo stabilire il suo grado di salute da quei semplici giorni che avevano passato assieme. E se l'avessero drogata talmente tante volte da averle creato assuefazione?
Joey scosse la testa e cercò di pensare ad altro. Era inutile farsi troppo domande, soprattutto ora che finalmente aveva tutti i nomi che cercava. Il primo che avrebbe ucciso sarebbe stato Kirk Webb, visto che Bill aveva riferito che il giorno dopo sarebbe stato al Churcill Museum per la presentazione di un antico vaso indios, stimato attorno al 1850. A quanto aveva sentito, questo Webb era uno studioso di arte antica e quando il museo di Ashville riusciva ad avere per qualche tempo un oggetto di valore, chiedevano sempre a lui di poter venire a presentarlo.
Quel giorno sarebbe incominciato l'inizio della fine, cosa che lo spaventava e sollevava allo stesso tempo.
Mentre era assorto nei suoi pensieri il telefono di casa iniziò a squillare, riportandolo alla realtà. Decise quindi di uscire e di andarsi a cercare un hotel, ma quando scattò la segreteria telefonica di Bill e sentì che la persona al telefono stava lasciando un messaggio, si fermò come pietrificato.
Dalla segreteria si poteva sentire chiaramente una voce dal tono fortemente nasale, una voce per Joey inconfondibile. La stessa che lo aveva condannato al soprannome di "paperino", per via del fatto che assomigliava veramente molto a quella del famoso papero della Disney.
- Bill? Sei in casa? Se ci sei tira su questo cazzo di telefono, ti devo parlare. Quello stronzo di James Hawk è andato a prendersi mia figlia, quella che ho fatto con quella puttana cubana di cui ti ho parlato tempo fa...ho bisogno di incontrarmi con te per iniziare a pensare a qualcosa nel caso in cui quella stronza vada dalla polizia a denunciare tutto, credo sia il caso di... -
Joey si girò e si recò di corsa al telefono. Lo tirò su, interrompendo di fatto il messaggio che Ivan Kimberlin stava lasciando.
- Sei arrivato troppo tardi, Kimberlin. -
Dall'altra parte del telefono, per circa due secondi, ci fu silenzio, poi Ivan parlò.
- Figlio di puttana....sei Hawk vero? -
- Indovinato. E se rispondo io e non Bill, non c'è bisogno che ti dica che è già passato fra le mie mani. -
- Brutto...pezzo di merda! Che fine gli hai fatto fare? -
- Io se fossi in te inizierei a preoccuparmi per me stesso, più che per il mio pidocchioso avvocato di mio figlio. Hai poco da pensare agli altri, visto che fra pochi giorni sarò lì da te per ucciderti. -
- Uccidermi? TU vuoi uccidere ME? - Kimberlin si mise a ridere, ma era una risata molto poco convinta e parecchio nervosa.
- Tu non ucciderai nè me nè mio figlio, hai capito brutto stronzo? Sono io che ucciderò te, brutto porco! Esattamente come ho fatto con quella troia di tua moglie! -
- E infatti morirete tutti per quello che le avete fatto, nessuno escluso. Tu, tuo figlio, i due balordi che hanno osato toccarla...tutti quanti. Siete già morti, solo che ancora non ve ne rendete conto. -
Dall'altra parte del telefono sentì partire un numero incredibile di bestemmie e Joey pensò che forse era il caso di porre fine a quella conversazione. Il motivo era semplice: si stavano parlando due killer, due personaggi che sapevano uccidere e che lo facevano sempre per interesse. Non c'era un "buono" fra loro due, Kimberlin non era sicuramente peggiore di Dagger e viceversa Joey non era molto migliore di lui.
- Credo che questa conversazione sia giunta al termine, Kimberlin. Tu avvisa pure i tuoi uomini che sto arrivando, io nel frattempo vado a spendermi un po' dei soldi che ho appena rubato all'avvocato di tuo figlio. -
- Figlio di puttana, metterò ogni mio uomo a ogni fottuto angolo di tutta St.Claire se fosse necessario per  trovarti! Perchè ti troverò James Hawk, e quando lo farò giuro che non ripeterò lo sbaglio di mio figlio, ti piazzerò immediatamente una pallottola in mezzo alle palle e poi una in fronte! E di te non ci sarà più neanche il ricordo! -
- Vedremo, Kimberlin, vedremo. Tu vuoi questo per me e io voglio questo per te, staremo a vedere chi riuscirà nel proprio intento prima dell'altro. -
- Fanculo Dagger, sei morto! -
- Arrivederci, Kimberlin - rispose Joey calmo.
- Addio! - urlò come risposta Ivan, poi Joey attaccò il telefono e uscì di casa, pensando che quello era veramente l'inizio della fine.
  
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