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Autore: JoJo    27/07/2015    2 recensioni
[Storia vagamente ispirata al telefilm Gilmore Girls/Una Mamma per amica - Destiel]
Castiel si strinse nelle spalle “Niente è solo…Il figlio di John Winchester.”
“Quale, il gigante che sembra un alce?” domandò quindi l’altro, guardandosi intorno alla ricerca del compagno di scuola di suo fratello.
Il minore dei Novak scosse la testa “No, il maggiore. Dean.”
Gabriel si fermò di botto e, con una mano ben salda sul braccio del fratello, lo costrinse a fare altrettanto “Che ha fatto?”
“Niente.- sospirò pesantemente Castiel- Ma mi odia.”
Gabriel fece roteare gli occhi “Nessuno ti odia, Cassie.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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11. All you need is love

Heaven era quel genere di cittadina con la capacità di rimanere sempre uguale a se stessa.
Non importava che cosa potesse accadere al suo interno, o al suo esterno: non vi era un solo evento in grado di stravolgere in alcun modo il quieto vivere dei bizzarri abitanti di quel paesino di provincia.
Dean era stato un po’ ingenuo a pensare che qualcosa sarebbe cambiato all’indomani dell’asta dei cestini.
Certo, in quel giorno, quando lui e Castiel erano tornati dal loro pic-nic con la mano dell’uno stretta in quella dell’altro, le dita intrecciate e restie a lasciare la presa, ogni persona che avevano incontrato aveva voluto dargli la propria opinione riguardo quella nuova relazione appena sbocciata. Ciò voleva dire, ovviamente, che il maggiore dei fratelli Winchester si era dovuto sorbire diverse raccomandazioni su quale fosse il modo più consono di trattare Castiel che, apparentemente, nonostante avesse già diciassette anni e una notevole indipendenza, era ancora tenuto stretto sotto l’ala protettrice di ogni singolo abitante di Heaven, ognuno dei quali aveva a modo suo adottato entrambi i fratelli Novak da quando avevano fatto la loro comparsa nella cittadina diversi anni addietro. A parte qualche pacca sulla spalla, i diversi “Io lo sapevo che c’era qualcosa fra di voi” di rito e vari sguardi divertiti che gli erano stati rivolti, tuttavia, la vita di Heaven non aveva cambiato improvvisamente corso.
Ok, forse era stato un po’ presuntuoso ed egocentrico, da parte di Dean, pensare che quello che per lui era stato di certo un enorme cambiamento avesse potuto avere delle ripercussioni anche sulla quotidianità della sua nuova città, ma dopo aver vissuto i mesi precedenti assediato da una miriade di consigli non richiesti sulla propria vita sentimentale, il ragazzo si era immaginato che quando avesse finalmente deciso di seguire i suddetti, i suoi solerti concittadini avrebbero fatto qualche commento in più riguardo alla sua rinnovata vita di coppia rispetto che concentrarsi solamente sull’improvvisa e scontatissima svendita dei cestini di vimini nel minimarket del signor Adler. Eppure…
Eppure ovunque andasse i città gli sembrava di avere gli occhi di tutti puntati addosso.
L’aspirante meccanico si ritrovò a scuotere la testa: quella città lo aveva ufficialmente risucchiato nel suo vortice di follia se si ritrovava improvvisamente ad avere pensieri del genere, soprattutto in un momento come quello, mentre passeggiava stringendo a sé il minore dei Novak, che camminava calmo al suo fianco totalmente ignaro dei suoi bizzarri pensieri. Certo, nelle ultime settimane era diventata una vera e propria routine quella di accompagnare Castiel a scuola, non prima di avergli servito una tazza fumante di tè caldo da Mary’s ed essersi sorbito le battute al vetriolo di Meg Master, ma non per questo voleva dire che non doveva godersi al massimo quel momento, soprattutto dopo le mille vicissitudini a cui si era sottoposto per renderlo possibile.
Dean strinse ancora di più a sé Castiel, il suo braccio appoggiato alle sue spalle con naturalezza e il diciassettenne reagì a quella breve ed ulteriore stretta alzando lo sguardo verso di lui, sul volto un sorriso radioso. La sua espressione, però, cambiò immediatamente non appena scorse quella dell’altro giovane.
“Che c’è?” domandò infatti, le sopracciglia aggrottate e i grandi occhi blu attenti e vigili.
Il maggiore dei fratelli Winchester fece roteare gli occhi “Mi stanno fissando tutti.” confessò, le labbra imbronciate come quelle di un bambino a cui era stato negato un giocattolo.
Castiel sbuffò “Non è vero.”
“Invece sì.- protestò immediatamente Dean- Prima Pamela mi ha anche fatto l’occhiolino.”
“Pamela ti fa sempre l’occhiolino.” puntualizzò quindi il diciassettenne, che ormai non poteva trattenere il tono divertito che impregnava le sue parole.

L’altro ragazzo scosse la testa, per niente confortato da quelle parole “Questo era un occhiolino diverso, non del tipo sei un bel ragazzo e vorrei darti una palpatina al sedere, ma più del tipo so di te e Castiel, bella scelta fustacchione.”
“Bella scelta fustacchione?” ripeté incredulo il giovane Novak, prima di fallire miseramente nel trattenere una risata.
“E’ la traduzione letterale di quel tipo di occhiolino.” borbottò quindi Dean, colpito nell’orgoglio da quella totale mancanza di empatia.
Castiel si fermò, trattenendolo per un braccio e gli posò delicatamente una mano sulla guancia, prima di posarvi un bacio casto e delicato “Io dico che sei leggermente paranoico.”
“Perché ci stanno fissando tutti!” sbottò quindi l’apprendista meccanico, anche se era evidente che quel piccolo gesto gli aveva già fatto dimenticare ogni possibile preoccupazione.

Il diciassettenne gli rivolse un altro sorriso incoraggiante, entrambe le mani appoggiate sul suo petto e sopra quella giacca di pelle che l’altro aveva ereditato dal padre e che tanto adorava “Gli passerà. Il bello di vivere in una piccola città è che ogni cosa fa notizia: si stancheranno presto di noi due e inizieranno a concentrare la loro attenzione su qualcos’altro. Devi solo avere un po’ di pazienza, okay?”
Dean sbuffò, ma sulle labbra era già rispuntato il sorriso “Okay.” ribatté, prima di piegarsi per lasciare un veloce bacio sulla morbida bocca dell’altro ragazzo.
Castiel arrossì, come faceva sempre quando Dean lo baciava, e il più grande dei due giovani non poté sopprimere la punta d’orgoglio che provava ogni volta che provocava quella reazione. “Quindi…- domandò, ogni problema apparentemente messo da parte- Che programmi hai per la serata?”
Il ragazzo dagli occhi blu si strinse nelle spalle “In effetti, io e Gabriel pensavamo di guardare un film.”
“Oh. Immagino che dovremo vederci un altro giorno, allora.” constatò quindi il giovane meccanico, decisamente indispettito dal fatto che non avrebbero potuto passare la serata insieme.
Castiel scosse la testa, sul volto un’espressione timida ed incerta “Gabe mi ha chiesto di invitarti.”
Dean si ritrovò a spalancare gli occhi, sorpreso da quella proposta “Davvero?”
“Già.- confermò l’altro- Credo che tu gli stia simpatico.”
Il maggiore dei due fratelli Winchester fece roteare platealmente gli occhi “E io invece credo che lui voglia fami il discorso.”

“Che discorso?” domandò confuso Castiel, inclinando leggermente la testa di lato.
“Quello che tutti i fratelli maggiori fanno a chiunque tenti di insidiare i loro fratellini.” spiegò quindi il giovane meccanico, affondando le mani nelle tasche dei suoi vecchi jeans.
Il minore dei due Novak alzò un sopracciglio “E tu mi staresti insidiando?”
Dean si ritrovò a distogliere lo sguardo, non ancora pronto ad affrontare apertamente quel discorso, e borbottò cupamente “Di sicuro Gabriel la vede così.”
“Io penso che abbia semplicemente voluto essere gentile.” lo rassicurò quindi Castiel, con la solita ingenuità.
“Tuo fratello?- domandò l’altro con tono sarcastico- Gentile?”
Il diciassettenne scrollò le spalle “Sa che io tengo a te e allora ha pensato che vuole conoscerti meglio.”
“Tuo fratello?- ripeté di nuovo a pappagallo Dean- Gentile?”
“Sai, non ti meriti il dolce che di sicuro avrà preparato per la serata.” sbuffò quindi il più giovane dei due ragazzi, anche se non poteva impedire ad un sorriso divertito di sbocciargli sulle labbra.
Al sentire nominare la possibilità di avere un dolce l’apprendista meccanico cambiò immediatamente tiro “Chi ha detto qualcosa su tuo fratello? Io no di certo.”
Castiel scoppiò in una risata, scuotendo la testa “Ruffiano.”
“Nah, io penso di essere adorabile.” ribatté prontamente Dean, sorridendo radioso.
L’altro sembrò non prendere quell’affermazione scherzosamente come il maggiore dei Winchester si era aspettato però,  infatti lo scrutò per diversi secondi prima di passargli teneramente una mano fra i capelli e sentenziare, con incredibile trasparenza, “Sì, lo sei.”
Dean arrossì, come poteva fare altrimenti?, e Castiel scoppiò a ridere per quella sua reazione così lontana dalla immagine di bad boy a cui tanto sembrava tenere. Quel suono sembrò riscuotere immediatamente l’apprendista meccanico che, ritornato padrone di se stesso gli rivolse un ghigno per poi passargli le braccia intorno alla vita con un gesto fulmineo, le mani possessivamente aggrappate ai fianchi snelli di Castiel mentre si sporgeva verso di lui con tale impeto da spingerlo contro il muretto di fianco al quale si erano fermati a parlare. Prima che l’altro potesse anche solo pensare, poi, di emettere un’esclamazione di stupore, Dean si impossessò con foga delle sue labbra, godendo di come l’altro si sciolse immediatamente sotto il suo tocco, e dell’entusiasmo con cui rispose subito al suo bacio appassionato.
Sfortunatamente, però, dopo qualche momento in cui la passione sembrava aver avuto la meglio su di lui, il diciassettenne ritornò in sé, poggiando il palmo sul muscoloso petto del giovane meccanico per indurlo a scostarsi quel tanto dal permettergli di parlare l’uno all’altro guardandosi negli occhi.
“Dean!- protestò il minore dei Novak con poca convinzione- Ci guardano tutti!”
L’altro gli rivolse un sorriso trionfante “Visto? E tu che dicevi che ero io ad essere paranoico.”

 

 

Gabriel mandò giù l’ultimo morso di una barretta al cioccolato e caramello e lanciò l’incarto nella vaga direzione del cestino dell’immondizia prima di raggiungere il fratello e strappargli di mano le grucce con appese ben cinque delle sue adorate camice con motivi hawaiiani. Ormai erano ore che ripetevano quel bizzarro siparietto, l’unica differenza ad ogni ripetizione era soltanto il gusto della barretta di cioccolato scelta dal maggiore dei due Novak e la varietà dei vestiti che il più piccolo dei due ragazzi sventolava con la chiara intenzione di sbarazzarsene.
Ogni anno la raccolta di abiti usati per i senzatetto dello stato diventava sempre più minacciosa per l’eccentrico e variegato guardaroba di Gabriel e il giovane era certo che Castiel avesse iniziato ad accorgersi che sgattaiolava furtivamente fuori casa per recuperare i propri abiti giusto poche ore dopo che erano stati ordinatamente impilati insieme alle altre donazioni nella sacrestia della piccola chiesa cittadina. Quell’anno, comunque, esattamente come era accaduto quello precedente, il diciassettenne sembrava più che determinato a sbarazzarsi di qualsiasi indumento che non fosse mai stato indossato nell’arco degli ultimi tre anni, cosa che metteva in pericolo la maggior parte dei possedimenti di Gabriel.
“Queste sono le mie camice preferite.” sottolineò il giovane pasticcere, cercando di strappare dalle mani del fratello le grucce e maledicendo la genetica per il fatto che Castiel, a diciassette anni, fosse già qualche centimetro più alto di lui.
Il ragazzo alzò un sopracciglio “I bambini piangono quando ti vedono con questa roba addosso.”
“Hey, è il mio stile.” protestò di nuovo Gabriel, riuscendo finalmente a riappropriarsi dei propri indumenti e stringendoli al petto con fare protettivo.
“No, questo è lo stile di un pagliaccio daltonico convinto di vivere ancora negli anni Ottanta.” lo corresse quindi il minore dei due fratelli, scuotendo la testa con rassegnazione.
Gabriel decise di ignorare quell’affermazione e si affrettò a riporre le camice nel proprio strabordante armadio a muro “Senti, ancora non capisco perché non doni i tuoi di vestiti. Se proprio vuoi fare il buon samaritano e aiutare padre Murphy in questa raccolta di abiti usati, puoi farlo senza coinvolgermi. Io sono egoista, fa parte del mio charme.”
Castiel sbuffò, prima di iniziare a frugare di nuovo nell’armadio del fratello per trovare qualche nuovo abito adatto ad essere regalato ai senzatetto “Per prima cosa io ho già donato gran parte dei miei vestiti, e considerando il fatto che non conservo magliette di dieci anni fa solo perché spero che tornino di moda l’intera operazione mi è sembrata molto meno difficile di quanto la fai sembrare tu.”
Il maggiore dei due Novak alzò il mento oltraggiato, le braccia incrociate sul petto “Peggio per te, il vintage non tramonta mai.”
Il diciassettenne lo ignorò, alzando invece un secondo dito affusolato per indicare che intendeva continuare il proprio discorso “Secondo, il tuo armadio è talmente pieno di cianfrusaglie che mi domando come abbia fatto a non esplodere fino ad adesso. Fare una cernita di quello che c’è lì dentro non potrà che essere una buona cosa. E, terzo, dobbiamo dare il buon esempio così che anche gli altri donino qualcosa.”
“Perché dobbiamo essere noi a dare il buon esempio?- sbuffò sonoramente Gabriel- Perché non possiamo essere come tutti gli altri, dei mediocri cittadini che lasciano giusto scivolare qualche banconota nella cassetta delle offerte per mettersi in pace la coscienza quando si verifica qualche tragedia a livello mondiale?”
Castiel ignorò il soliloquio del fratello per riprendere la propria ricerca e in pochi secondi riemerse dalla cabina armadio del fratello stringendo fra le mani quella che sarebbe stata la sua prossima vittima.
“Questa lo buttiamo.” sentenziò, sventolando di fronte a sé una vecchia giacca di tessuto morbido e di un improbabile bordeaux decorato da piccoli pois blu.
“Cosa?!- Gabriel fu lesto come una faina nel sottrargli dalle mani quell’indumento- Non se ne parla neanche: quello è un mio marchio di fabbrica.”
Castiel alzò un sopracciglio, per niente impressionato da quella reazione teatrale “
È una giacca da camera.”
“E allora?” il maggiore dei Novak aveva messo il broncio, mentre si stringeva al petto quello che in quel momento riteneva il suo più prezioso possedimento.
È una giacca da camera.” ripeté il diciassettenne, scandendo bene le parole come se in quel modo potesse far rinsavire il fratello.
Gabriel ammiccò muovendo le sopracciglia con tanta enfasi da farlo sembrare il personaggio di una sit-com “Anche Hugh Hefner ne ha una e nessuno gli ha mai detto di liberarsene.”
“Ignorerò questa tua argomentazione e metterò questa giacca nello scatolone delle donazioni.” tagliò corto il ragazzo dagli occhi blu, allungando le mani per riprendere la giacca e smistarla nel posto più consono.
“Oh, quindi per me avere una giacca da camera non va bene, ma per qualche barbone sì?- protestò immediatamente Gabriel, stringendosi l’indumento al petto con fare protettivo- Loro nemmeno ce l’hanno una camera!”
Castiel spalancò i grandi occhi blu, scioccato da quella frase politicamente scorretta “Gabriel!”
Il pasticcere scrollò le spalle “Cosa?
È vero!”
“Vai in camera tua e pensa a quello che hai appena detto.” lo riprese con il tono di un genitore severo Castiel, indicando con un dito la porta della stanza da cui erano usciti da poco.
Il fratello maggiore fece roteare gli occhi platealmente “Ci andrei, ma non ho l’abbigliamento adatto per starmene comodamente in camera da letto.”
Il diciassettenne sospirò teatralmente “Ok, facciamo così: puoi tenere la tua giacca da camera se al suo posto doni otto capi che non indossi più da almeno due anni.”
“Tre.” ribatté prontamente Gabriel, cercando di contrattare a proprio favore.
“Sei.- concesse dopo una breve riflessione Casitel- Ma solo se me li porti nel giro di dieci minuti.”
Il volto del giovane pasticcere si aprì in un sorriso radioso prima di correre nella propria camera “Andata! Grazie fratellino!”
Il ragazzo dagli occhi blu si ritrovò a scuotere la testa divertito da quella reazione, prima di impilare ordinatamente una serie di t-shirt nello scatolone degli abiti destinati alla donazione. Aveva appena finito di sigillare la suddetta scatola ormai piena quando il campanello di casa suonò brevemente per due volte. Sul volto del giovane si allargò automaticamente un grande sorriso al pensiero di chi fosse l’ospite, ormai tanto atteso, ed infatti Dean, alla porta, lo trovò così, con le gote arrossate e le labbra carnose schiuse per scoprire i denti bianchi.
“Ciao, Dean.”
“Hey, Cas.- rispose il ragazzo più vecchio, sporgendosi verso di lui per salutarlo anche con un bacio oltre che con le parole e quando fu soddisfatto si scostò, sventolando un grosso sacchetto per alimenti- Ho pensato di portare qualcosa da mangiare: fra me e tuo fratello è probabile che non avanzerà quasi niente.”
Castiel gli strappò il sacchetto dalle mani, invitandolo poi a seguirlo all’interno della casa con un cenno del capo “Sottovaluti il mio amore per gli hamburger che prepara tuo padre se pensi che non contribuirò ad evitare che restino degli avanzi.”
Il salotto dei Novak era già perfettamente pronto per la serata: il tavolino da caffè, di solito sotterrato da libri di scuola e romanzi (di Castiel) e grossi ricettari di vario tipo (di Gabriel) era stato sgomberato completamente per fare posto a ben due grosse ciotole colme di pop-corn, talmente profumati che era ovvio che fossero stati preparati da poco, e altre tre piene di altrettanti tipi di patatine. Le bottiglie di bibite erano state sistemate sul piccolo tavolino di fianco al divano, vicino alla bizzarra lampada a forma di fenicottero rosa, insieme ad una scatola piena di tutte le caramelle e i lecca-lecca preferiti da Gabriel. Il mobile dal quale troneggiava sul salotto la televisione dei due fratelli, un apparecchio tanto vecchio quanto totalmente deciso a non voler smettere di funzionare nell’immediato futuro, aveva le ante aperte e le decine di dvd e cassette contenuti al suo interno erano pronti ad essere analizzati attentamente prima della decisione finale su quale sarebbe stato il film protagonista della serata. Dean osservò il diciassettenne sistemare la cena che lui aveva portato sul tavolino già stracolmo di snacks e non poté impedirsi di sorridere sornione all’incredibile domesticità di quella scena. Non ci vollero che pochi istanti, però, prima che il suonare insistente del campanello interrompesse quel momento, seguito poco dopo da un uragano, che però fu in grado di identificare immediatamente come Gabriel che scendeva le scale di corsa per andare a rispondere alla porta.
Quando il maggiore dei due Novak fece ingresso nel proprio salotto aveva due sacchetti con sopra stampato il logo del ristorante cinese della città “Bambini, la cena è pronta!”
Castiel fece roteare gli occhi platealmente “Gabe, sapevi che Dean avrebbe portato da mangiare.”
Il giovane pasticcere annuì “Già, ma a quanto mi risulta John non fa i biscotti della fortuna e grazie al cielo! Non mi pare proprio il tipo in grado di scrivere frasi motivazionali. Non è vero, Dean?”
Invece di rispondere il ragazzo lo fissò scioccato “Che cosa stai indossando?” 
Gabriel abbassò lo sguardo per osservare il proprio abbigliamento e poi alzò di nuovo il volto, questa volta illuminato da un sorriso radioso “La mia giacca da camera.”
 “Hai una giacca da camera?- Dean sbatté le palpebre- Come Hugh Hefner?”
Castiel si limitò ad alzare un sopracciglio in direzione del proprio fratello maggiore, soddisfatto che anche Dean avesse centrato in pieno il punto della situazione.
“Hey, un uomo ha il sacrosanto diritto di possedere una giacca da camera e non dovrebbe essere preso in giro né dal suo fratellino e nemmeno dal suo fidanzatino con la bocca che puzza ancora di latte.”
“Hey!” sbottarono in coro i due ragazzi più giovani, indignati da quel discorso.
Gabriel ghignò, soddisfatto di quella reazione, prima di estrarre dalla propria raccolta di film una cassetta e un dvd “Oh, piantatela di fare i bambini. Piuttosto, mentre voi stavate tubando come colombelle innamorate io ho pensato ad un tema perfetto per la nostra serata.- dichiarò, sventolando i due oggetti- Che ne dite di una piccola maratona?”
Dean gli prese dalle mani i due film proposti “La fabbrica di cioccolato?”
 “A dirla tutta i veri titoli sarebbero Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato e Charlie e la fabbrica di cioccolato.” specificò il pasticciere, prima di scartare un lecca-lecca e ficcarselo in bocca.

“Gabriel adora quei film, e anche il libro.- rivelo quindi Castiel- Credo che possa recitarli tutti a memoria.”
“Entrambi i film?- domandò scettico il giovane meccanico- Non sei un purista che odia Tim Burton per il remake?”
“Dean, sono film su delle grandiose fabbriche di dolci.- spiegò Gabriel- Non si può amarne uno meno dell’altro, sarebbe ingiusto.”
Castiel sorrise al proprio ragazzo “Una volta si è sognato di essere il re degli Umpa-Lumpa.”
“Era un sogno fantastico.- ammise trasognato il maggiore dei due Novak- Ero alla guida di una rivolta per prendere il controllo della fabbrica.”
“Vada per questa maratona, allora.- capitolò Dean, prendendo posto sul divano- Ma che nessuno si metta a cantare, d’accordo?”

 

Castiel reclinò il capo all’indietro, appoggiando la nuca alle ginocchia di Dean per riuscire a fissarlo negli occhi. Aveva ceduto il proprio posto sul divano al giovane meccanico, ed ora se ne stava seduto sul tappeto, di fronte a lui, con la schiena appoggiata alle sue gambe e una grossa ciotola di pop-corn fra le mani.
“Ti ho sentito.” lo informò, con un luccichio divertito negli occhi blu.
Dean abbassò lo sguardo verso di lui, l’espressione del suo viso confusa “Cosa?”
Il diciassettenne sorrise trionfante “Stavi canticchiando.”
“No, non è vero.” ribatté, oltraggiato da quell’accusa, il maggiore dei fratelli Winchester.
Castiel scoppiò a ridere “Sì che è vero!”
“Io non canticchio.” borbottò imbronciato Dean, anche se era ben consapevole che era una grande bugia.
Gabriel gli tirò una manciata di pop-corn “Oh, ammettilo Winchester, siamo solo noi qui e la tua reputazione sarà intatta anche se ammetterai di sapere a memoria le canzoni di film per bambini.”
È che sono così dannatamente orecchiabili!” ammise finalmente il ragazzo, stando ben attento a far roteare platealmente gli occhi per dimostrare ancora di più quanto fosse contrariato dall’intera faccenda.
Castiel gli accarezzò il ginocchio con la punta delle dita “Canti bene.”
“Cas!” protestò il giovane meccanico, arrossendo fino alla punta delle orecchie e scatenando l’ilarità di Gabriel.
“Cosa?- ribatté il diciassettenne con tono innocente prima di alzarsi-
È vero. Qualcuno vuole dell’altro gelato?”
Il padrone di casa scosse la testa “Cassie, ti stai dando ancora alle domande retoriche?”
“Per te prendo quello al cioccolato, Dean.” annunciò quindi il ragazzo prima di scomparire lungo il piccolo corridoio che portava alla cucina della casa.
Dean tornò a puntare lo sguardo verso lo schermo, dove il film continuava imperturbato a trasmettere immagini fantastiche e dai colori iridescenti,  ma dovette rinunciare quasi subito a cercare di capire che cosa si era perso della storia, perché Gabriel lo stava fissando tanto intensamente che temeva avrebbe potuto fargli un paio di buchi nel cranio.
“Che c’è?” sbottò quindi, voltandosi verso il padrone di casa.
Il giovane pasticcere scrollò le spalle, ma qualcosa nella sua espressione gli fece intuire che era decisamente meno spensierato di come voleva apparire “Io? Niente.”
“So che vuoi dire qualcosa.” lo accusò Dean, facendo roteare gli occhi.
Gabriel gli rivolse il suo ghigno da volpe “Non devo dirti assolutamente niente, Dean-o.”
“Stai per farmi il discorso da fratello maggiore, vero?- incalzò quindi l’apprendista meccanico- Quello del tipo spezzagli il cuore e io ti spezzerò le ossa, giusto?”

Il maggiore dei Novak, però, scosse la testa piano, serafico “No.”
Dean alzò un sopracciglio, sospetto “No?”
“No.” Confermò quindi il giovane, allungando una mano per afferrare un lecca-lecca alla ciliegia che si apprestò a scartare con movimenti agili.
Il diciannovenne dagli occhi verdi rimase piuttosto perplesso da quella insolita calma “Quindi non mi dirai nemmeno che mi terrai d’occhio?”
Gabriel succhiò con gusto il proprio lecca-lecca, un’azione talmente collaudata che sembrava più naturale su di lui che compiuta da un bambino delle elementari, i più abituati a mangiare simili dolcetti, “Io non ho bisogno di tenerti d’occhio, Dean: l’intera città lo farà per me. Cassie è come il cucciolo che tutti amano coccolare, qui ad Heaven, direi che non sarò solo io il Grande Fratello della situazione.”

“Ovviamente.- il ragazzo sbuffò. Gli capitava spesso di dimenticare di vivere in una città talmente piccola che chiunque tendeva a sapere tutto degli altri abitanti- Beh, la città può osservare quanto vuole.”
Il padrone di casa strinse gli occhi, scrutando con intensità il proprio interlocutore “Ti dico solo questo, Dean: Castiel è il mio fratellino, e immagino tu sappia come un fratello maggiore possa diventare protettivo. In fondo, anche tu hai Sam, giusto? Ammetto che al momento mi sembri altrettanto preso da Cassie di quanto lui lo è da te, ma non prenderlo in giro, chiaro? Se quello che vuoi è divertirti un po’ là fuori ci sono altri ragazzi, e altre ragazze, disposti a farlo. Cassie non è così però. Lui è già al cento per cento preso quindi se tu hai qualche intenzione strana dovresti farti da parte adesso.”
Dean si raddrizzò, e fissò il maggiore dei due Novak con occhi colmi di determinazione “Non intendo farmi da parte.”
“Ah, no?” incalzò Gabriel, alzando un sopracciglio e continuando a osservarlo, scettico.
“No.” confermò quindi l’apprendista meccanico, convinto come non mai di quanto aveva appena dichiarato.
“Mmm, ok.- concesse dopo qualche istante di pesante silenzio il giovane padrone di casa, prima di tornare a sorridere e assumere di nuovo la sua tipica espressione scanzonata- Dunque, che ne dici di vedere delle foto di Cassie quando non era ancora in grado di vedere sopra a un tavolo?”
Castiel accorse immediatamente, come richiamato dalla proposta appena fatta dal fratello, in mano una scodella mezza piena di gelato e un cucchiaio dal manico di plastica verde lime “Gabe! Ti ho sentito! Allontanati lentamente da quell’album di fotografie e nessuno si farà male.”
Il maggiore dei due fratelli sbuffò una risata “Pff, parli come se tu avessi qualche tipo di supremazia fisica su di me.”
Dean, dal canto suo, aveva già afferrato l’album che gli era stato offerto e lo sfogliava con un sorriso ampio e divertito sul bel volto “Ma guardati, Cas, eri tutto occhi!”
“Dean!” sbottò il diciassettenne, il volto imporporato da un rossore diffuso.
“Che c’è?- rise il ragazzo- Eri adorabile.”
Il giovane si coprì il viso con le mani affusolate “Dean.”
Il maggiore dei Winchester gli sorrise dolcemente - “Lo sei ancora.”
“E non hai ancora visto quelle in cui fa il bagnetto nella piscina gonfiabile.- lo informò quindi Gabriel con un ampio sorriso sul volto- Oh, e quella di quell’anno in cui ad Halloween  si è voluto vestire da ape!”
Il giovane pasticcere tolse dalle mani del ragazzo più giovane l’intero album, deciso a trovare i momenti più imbarazzanti e adorabili del fratello minore, ma nel farlo un paio di fotografie scivolarono fuori da una delle tasche interne nel retro di copertina.
Dean si affrettò immediatamente a raccoglierle e, inaspettatamente, si ritrovò fra le mani un paio di foto di famiglia. Un uomo ben vestito, con i capelli dello stesso color miele di Gabriel, e una donna dai grandi occhi blu quasi identici a quelli di Castiel, sorridevano all’obiettivo nonostante la loro posa fosse leggermente innaturale. In ogni caso, erano entrambi bellissimi, probabilmente ritratti nel giorno del loro matrimonio, considerando l’eleganza di entrambi e l’immacolato abito bianco della donna. L’altra foto aveva decisamente un aspetto più amatoriale. Un gruppo di ragazzini era ritratto in un prato verde, tutti seduti su una coperta su cui rimanevano ancora dei rimasugli di un pic-nic probabilmente terminato da poco. Gabriel era l’unico che il giovane riuscì a riconoscere in quel gruppetto: aveva già allora, nonostante dovesse avere al massimo dieci anni, la stessa espressione furba e lo sguardo pieno di divertimento.
“E questi chi sono?” domandò Dean, rigirandosi la foto appena raccolta fra le dita.
“Nessuno di importante.- tagliò corto Gabriel, il suo tono di voce inaspettatamente gelido così come il suo sguardo- Volete i biscotti per il gelato?”
Non aveva ancora finito di formulare la domanda che era già sparito in cucina, i suoi movimenti mentre apriva e chiudeva le ante della dispensa innaturalmente rumorosi nella casa improvvisamente silenziosa.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?” domandò quindi Dean, voltandosi verso Castiel e trovandolo con lo sguardo abbassato.
Il diciassettenne sospirò “No, solo che questi sono i nostri fratelli. A Gabriel non piace parlare di loro.”
Il maggiore dei due fratelli Winchester scrutò la foto con più attenzione al sentire quel commento. Aveva immediatamente riconosciuto Gabriel, decisamente più giovane, con le guance ancora riempite da rimasugli di grasso infantile, e con un sorriso ancora più cospiratore di quello attuale, un buco nel sorriso dettato dalla provvisoria assenza di un incisivo centrale. Di fianco a lui, una ragazzina di qualche anno più grande, di una bellezza sconvolgente con i suoi lunghi capelli color fuoco e i grandi ed espressivi occhi scuri, si sporgeva leggermente verso un giovane dall’aspetto severo, con gli stessi capelli scuri di Castiel, sebbene molto più disciplinati, e gli occhi blu, anche se non altrettanto profondi ed espressivi.
“Oh.- esalò quindi l’apprendista meccanico, improvvisamente consapevole di quei particolari che ad una prima osservazione aveva ignorato- E a te?”
Castiel scrollò le spalle “Non me li ricordo, in realtà. Per me sono solo degli estranei.”
Dean allungò la mano, intrecciando le proprie dita in quelle del ragazzo dagli occhi blu “Mi dispiace.”
“Non fa niente, solo…- il giovane si interruppe, scrollando il capo piano- Mi dispiace tanto per Gabriel.”
Il maggiore dei due ragazzi sollevò la propria mano, portandosi con quel gesto quella dell’altro davanti alla bocca per lasciare un tenero bacio sulle sue nocche “Ti capisco, Cas.”
Quel momento di tenerezza venne interrotto immediatamente dalla squillante voce di Gabriel, che sembrava tentare in ogni modo di sembrare il solito se stesso, esuberante e divertente “Ecco i biscotti.- trillò, depositando sul tavolino da caffè ancora occupato da ciò che restava della loro cena un grosso e variopinto vassoio pieno di diversi tipi di biscotti tutti indubbiamente fatti in casa- Non ve li meritereste, perché avete insultato la mia giacca da camera, ma sto sperimentando delle nuove ricette per fare dei sandwich gelato questa estate e mi serve il vostro parere.”
Castiel rivolse al fratello un sorriso comprensivo, indicando una pagina dell’album che in quel momento teneva sulle ginocchia “Gabe, Dean ha trovato la mia foto nella cuccia del cane di Crowley, e vuole sapere di quando Growley voleva tenermi come suo cucciolo.”
Dean non riuscì nemmeno a deglutire il primo enorme boccone di biscotto con le gocce di cioccolato che aveva subito afferrato dal vassoio appena arrivato “Scommetto che c’è dietro una storia interessante.”
Gabriel sorrise radioso e, finalmente, sembrò davvero essere ritornato se stesso “Beh, amico,- dichiarò, con quell’intonazione di voce che gli piaceva avere quando cominciava a raccontare una storia rocambolesca e strategicamente abbellita- vinceresti la scommessa.”

 

Sam Winchester si stava esibendo in una delle sue facce scocciate più riuscite quando Dean fece il suo ingresso da Mary’s, ad annunciare il suo arrivo l’allegro scampanellio della porta del locale.
“Dean, avevi detto che ci avresti messo meno di mezz’ora!” sbottò l’adolescente, slacciandosi il grembiule dai fianchi e lanciandolo con rabbia contro il fratello maggiore.
L’apprendista meccanico scrollò le spalle, per niente turbato da quella reazione “Mi sono dovuto trattenere più del necessario.”
“Per fare cosa?- lo rimbeccò Sam, facendo roteare gli occhi- Sbaciucchiare Castiel dietro lo scaffale delle enciclopedie mediche?”
“Per prima cosa, nessuno della tua età dovrebbe ancora dire ‘sbacciucchiare’- lo informò alzando un dito- E poi, eravamo dietro la sezione di storia antica.”
Il minore dei due fratelli chiuse gli occhi di scatto, strizzandoli forte come se in quel modo potesse scacciare dal proprio cervello quell’immagine “Ew, Dean!”
Dean ridacchiò di quella reazione “Come se tu non facessi lo stesso con Jess.”
“Sta zitto!” sbottò di nuovo il quindicenne, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
L’apprendista meccanico scosse la testa, divertito, prima di consegnare al fratello una pila di libri che aveva ritirato dalla biblioteca durante la sua visita a Castiel “Comunque ti ho anche preso in prestito quei libri che cercavi, quindi alla fine sei tu che devi un favore a me e non il contrario.”
“Domani ho un compito in classe, Dean.- gli ricordò quindi Sam, anche se il sorriso appena accennato che gli increspava le labbra faceva capire che ormai lo aveva già perdonato per il suo ritardo- Direi che il fatto che ti abbia sostituito ci rende pari.”
“Secchione.” lo schernì il maggiore dei due Winchester, scompigliandogli i capelli con energia.
Sam sventolò le mani all’impazzata, riuscendo nel tentativo di scacciare quelle dispettose del fratello “Fesso.”
“Puttana.” ribatté prontamente Dean, secondo la consolidata routine che da sempre caratterizzava molti degli scambi di battute dei due Winchester.
“Ragazzi!” li ammonì John, facendo capolino dalla porta che dava alla cucina del locale.
I due ragazzi gli rivolsero un sorriso per niente dispiaciuto e esclamarono in coro “Scusa, papà!”
L’uomo si ritrovò a scuotere piano la testa, rassegnato, prima di ritirarsi di nuovo in cucina a finire di preparare le ultime ordinazioni che erano arrivate. Sam, dal canto suo, approfittò di quel momento per infilare di corsa le scale che portavano all’appartamento al piano superiore, lasciando così che fosse Dean a occuparsi dei clienti presenti del locale. Clienti fra i quali, indubbiamente, spiccava un piccolo ma chiassoso gruppetto che si era impadronito del grosso tavolo che si specchiava nell’ampia vetrina che si affacciava sulla strada.
“Qualcuno ha ordinato una merenda leggera?” domandò il ragazzo gioviale, distribuendo le ordinazioni che erano appena uscite dalla cucina e che comprendevano enormi piatti di patatine fritte con salsa al formaggio, un paio di doppi cheeseburger e dei grandi bicchieri colmi di densi milkshake al cioccolato.  
Benny attirò a sé uno dei piatti con i cheeseburger “Ormai stavamo perdendo qualsiasi speranza di vederti, fratello.”
Il giovane scrollò le spalle, trascinando una sedia dal tavolo vuoto accanto e sedendovisi a cavallo, gli avambracci appoggiati allo schienale “Beh, ero fuori.”
“Oh, Sam ce lo ha detto.” lo rimbeccò con un sorriso furbo Jo.
Charlie annuì “Eri andato a portare un tè caldo al povero Castiel perché ha il suo turno in biblioteca e sono due giorni che lì il riscaldamento è rotto, giusto?”
La ragazza bionda sghignazzò prima di mettersi ad imitare la voce profonda dell’amico, parlando con tono basso “Ciao, Castiel. Ho pensato di portarti questo tè caldo, perché sei adorabile.”
L’altra giovane si affrettò a darle man forte “Stavo guardando il cielo e ho pensato a te, perché i tuoi occhi sono blu, il blu più blu che sia mai esistito.”
“Ah. Ah. E di nuovo ah.- ribatté con tono piatto Dean, mentre l’intero tavolo scoppiava in una fragorosa risata- Siete spassosissime, il duo comico del secolo.”
“E tu sei schifosamente cotto.- ribatté prontamente Jo, puntandogli contro un dito la cui ultima falange era avvolta da un cerotto colorato, probabilmente a causa di un incidente con uno degli affilatissimi coltelli della sua collezione- Davvero, vedere te e Castiel insieme mi fa venire voglia di chiamare il mio dentista perché sento fisicamente le carie formarsi.”
L’apprendista meccanico scosse la testa “Voglio proprio vedere quando un povero ragazzo proverà a fare breccia nel tuo freddo freddo cuore, cara Joanna Beth. Quel poveretto non ha assolutamente idea del guaio in cui andrà a cacciarsi.”
La bionda incrociò le braccia al petto “Beh, se proprio vuoi saperlo Ash si è finalmente deciso a chiedermi di uscire e ho intenzione di dirgli di sì.”
“Non gli hai ancora risposto?” domandò interessata Charile.
Jo scrollò le spalle “Voglio tenerlo un po’ sulle spine, così che capisca con chi ha a che fare.”
“Sei una donna crudele, Joanna Beth.” rincarò la dose Benny, anche se era evidentemente divertito dal comportamento dell’amica.
La ragazza gli rivolse un sorriso radioso “Sì, e ne sono decisamente orgogliosa.”
Benny, Charlie e Dean fecero roteare gli occhi quasi all’unisono, ma non potevano negare che da Jo si aspettavano una risposta del genere.
“Quindi, tutto procede bene in paradiso, giusto?” domandò l’amico all’apprendista meccanico, prima di afferrare l’ultima manciata di patatine rimaste nel suo piatto.
“Per prima cosa, se quello è un riferimento al nome di Cas, dovresti vergognarti della pessima battuta.- rispose Dean, alzando un sopracciglio- E poi, io non parlo della mia vita sentimentale con voi.”
“Ma sentitelo: vita sentimentale.- lo stuzzicò Charlie con una luce divertita negli occhi- Sembri appena uscito da un telefilm adolescenziale di fine anni Novanta.”
Il maggiore dei fratelli Winchester sbuffò sonoramente “Io mi domando perché mi prendo tanto disturbo a passare il mio tempo con voi.”
“Perché siamo il gruppo di persone più figo di questa città, ovviamente!” trillò Jo, sul bel volto un sorriso smagliante.
Benny si ritrovò a scuotere la testa “La cosa è discutibile.”
“Piuttosto, fra un po’ comincerà l’assemblea cittadina, voi ci andate?” domandò Dean, iniziando a ritirare i piatti ormai vuoti sparpagliati sul tavolo.
Charlie lo seguì con lo sguardo mentre riponeva dietro al bancone il vassoio colmo delle stoviglie da lavare “Io passo. – borbottò sconsolata- Devo ancora finire di scrivere una tesina per la classe di chimica, e per quanto io sappia fare magie con il computer, l’insegnante mi ha già beccato la scorsa volta quando gli ho rifilato qualcosa che non era esattamente farina del mio sacco.”
“Oh, cavolo!- esclamò Jo, sgranando i grandi occhi color nocciola e impallidendo vistosamente- Noi siamo nella stessa classe a chimica! Quella tesina non l’ho nemmeno iniziata!”
La bionda non disse altro, afferrò in fretta e furia la propria giacca e la propria sciarpa e schizzò fuori dalla porta ad una velocità talmente elevata che gli altri ragazzi non fecero in tempo nemmeno a salutarla. Charlie fece roteare gli occhi, alzandosi con più calma e preparandosi ad uscire e raggiungere l’amica.
“Non preoccupatevi, l’aiuterò io.- assicurò quindi agli altri due, prima di sbandierare il suo usuale saluto vulcaniano- Ci vediamo, stronzetti!”
Dean sghignazzò di quell’uscita, prima di rivolgersi all’altro ragazzo che, a sua volta, stava rivestendosi per affrontare quella fredda serata invernale “Tu Benny?”
“Penso che andrò da solo all’assemblea.- disse quindi il giovane- Qualcosa mi dice che accompagnerai Castiel e non sono certo di volere fare il terzo incomodo.”
“Oh, andiamo Benny.- lo stuzzicò l’apprendista meccanico- Non sarai geloso?”
Il suo migliore amico fece roteare i suoi occhi azzurri “Nei tuoi sogni, fratello.”
Non passò molto tempo prima che i pochi clienti ancora nel locale decidessero di andarsene, probabilmente anche loro decisi a non perdersi l’irrinunciabile assemblea cittadina di Heaven. Il maggiore dei fratelli Winchester rimase presto da solo a pulire i tavoli e mettere in ordine il locale, mentre suo padre si occupava della quotidiana pulizia della cucina e di controllare lo stato della dispensa. Dean stava riponendo l’ultima sedia ribaltata sopra un tavolo quando l’allegro scampanellio della porta annunciò l’arrivo di Castiel, in testa un cappello di lana azzurra, le gote arrossate dal freddo e i grandi occhi blu brillanti e pieni di gioia.
“Nevica!” annunciò, lanciandosi fra le braccia dell’apprendista meccanico e avvolgendolo in un abbraccio gelido.
Dean non poté fare a meno di ridere “Buonasera anche a te, Cas.”
“Io adoro la neve.” spiegò quindi il diciassettenne, le guance ancora più rosse mentre sorrideva felice.
Il maggiore dei due fratelli Winchester annuì mentre si infilava sopra alla camicia di flanella rossa la sua adorata giacca di pelle, preparandosi per uscire fra quei fiocchi di neve leggeri che avevano da poco iniziato a cadere silenziosamente dal cielo “Non l’avevo notato, sai?”
“A te non piace?” indagò quindi Castiel, seguendolo in strada dopo aver salutato John, che aveva fatto capolino dalla cucina per controllare che cosa avesse causato quel leggero trambusto.
Dean scrollò le spalle muscolose “Non particolarmente: le strade diventano uno schifo, è umida e fredda e mio padre mi farà di sicuro spalare la strada davanti al negozio perché Sam si giocherà la carta dello studio per non farlo.”
Quella spiegazione pragmatica non sembrò smorzare l’entusiasmo del ragazzo dagli occhi blu “Ti aiuterò io a spalare.”
“Davvero?- chiese scettico il giovane meccanico, alzando un sopracciglio- Sono sicuro che dovrai spalare anche davanti alla pasticceria e il tuo vialetto di casa, Gabriel non mi sembra affatto il tipo da fare certe attività.”
Castiel continuò a camminare spensierato “Beh, a me non pesa farlo perché adoro la neve.”
“Ok, allora.- concordò Dean, proprio mentre facevano il loro ingresso nella sala da ballo di Pam, ormai quasi completamente piena- A proposito, come mai Gabriel non è con noi, stasera?
“Non ne sono sicuro..- ammise il diciassettenne, prima di indicare la direzione in cui aveva avvistato un paio di sedie libere e una accanto all’altra- Gabe mi ha detto che aveva qualcosa di cui discutere con Zachariah. Spero che non ci siano dei problemi con la pasticceria, per ora va tutto alla grande, ma abbiamo iniziato l’attività da poco. Dovrà passare ancora un po’ di tempo prima che possiamo rientrare delle spese fatte per aprire il locale.”
Dean gli strinse la spalla in un gesto di conforto “Sono sicuro che non è niente di importante. Zachariah probabilmente avrà avuto da ridire su qualcosa di stupido e totalmente inutile che ha notato solo lui, tipo in che ordine disponete i biscotti o il fatto che le sedie all’interno del locale non sono mai perfettamente allineate, e come al solito battibeccheranno un po’ finché Missouri e Pam non gli ricorderanno che in città non vige la dittatura.”
Castiel sospirò “Lo spero. In questi giorni l’ho visto un po’ stressato. Ho pensato che fosse per via della foto, anche se fa finta di niente so che per lui è sempre difficile ricordare di essere stato costretto a lasciare la nostra famiglia.”
L’apprendista meccanico guardò il ragazzo che aveva seduto a fianco con apprensione. Lui non era molto bravo con le parole e, soprattutto, non era affatto bravo a discutere di argomenti emotivamente carichi, ma anche se non sapeva come affrontare certi argomenti la sua mano scivolò piano sul ginocchio di Castiel e lì rimase, un appoggio morale piccolo e silenzioso, nascosta agli occhi di tutti, per tutta la durata dell’assemblea cittadina. E lo stesso si poteva dire del lieve e grato sorriso comparso sul minore dei due fratelli Novak.

 
“Dico solo, che avere una rete wifi cittadina potrebbe essere utile a tutti noi, non sto affatto parlando solo per profitto personale!” concluse Ash, alzando una mano come per accettare acclamazioni di tripudio.
“Sicuramente.- interloquì Zachariah con disgusto malcelato- Prenderemo in considerazione la tua proposta e ci aggiorneremo alla prossima assemblea.”
“Abbiamo altri punti all’ordine del giorno?” domandò quindi Missouri, guardandosi intorno e lasciando che il proprio sguardo cadesse su una persona seduta in prima fila.
Gabriel si alzò di scatto e Castiel spalancò gli occhi stupito del fatto che il fratello si trovasse lì e non avesse notato prima la sua presenza.
“Sì.- stava intanto rispondendo il pasticcere, spostandosi dal proprio posto fino al palco su cui sedevano i rappresentanti cittadini- Avrei due o tre parole da dire e una cosa che vorrei condividere con voi, cari concittadini.”
“E allora sii veloce, Gabriel.- sbuffò il signor Adler, lasciandosi cadere sulla propria sedia- Non tutti amiamo così tanto il suono della tua voce da voler prolungare oltre questa seduta.”
“Sarò conciso.- assicurò il giovane, voltandosi poi verso i suoi concittadini- Come tutti già sapete io e Kalì stiamo insieme da un po’.”
“Non così tanto, a dire il vero.” puntualizzò Pamela, alzando un sopracciglio perfettamente arcuato.
Gabriel sventolò una mano con noncuranza “Pignola. Quello che volevo dire è che è più che evidente a tutti di quanto noi due siamo fatti l’uno per l’altra. Voglio dire, lei è perfetta, e un po’ spaventosa a volte, lo ammetto, e anche riservata. Io non lo sono così tanto ed è per questo che ho pensato di coinvolgervi tutti in un momento molto importante per la nostra relazione.”
“Gabriel…” sibilò la donna indiana, fissandolo con una certa preoccupazione dal proprio posto fra gli altri abitanti di Heaven presenti all’assemblea.
“No, aspetta pasticcino, - la interruppe immediatamente il maggiore dei Novak, usando peraltro uno di quei vezzeggiativi che lui adorava tanto e che lei fingeva di detestare- lasciami finire. Kalì, sono serio quando dico che tu sei l’unica donna su questa terra perfetta per me, l’ho capito da subito, e quindi perché aspettare? Perché passare ancora mesi o anni a frequentarci e basta quando potremmo decidere di stare insieme per sempre?”
Dalla sala si alzò una corale esclamazione di stupore. Kalì aveva spalancato i felini occhi scuri e Dean sentì il ragazzo seduto di fianco a sé irrigidirsi, segno che non aveva assolutamente idea di quello che il fratello aveva intenzione di fare quella sera.
Tutti si aspettavano che Gabriel da un momento all’altro decidesse di formulare ufficialmente la fatidica domanda, ma si ritrovarono invece ad aggrottare la fronte quando un ragazzo, che Castiel riconobbe come uno dei membri della banda della scuola, si alzò di scatto, brandendo la propria tromba con orgoglio e iniziando a suonare nel silenzio colmo di stupore che si era creato. Dopo di lui si alzò Inias, seduto dal lato opposto della sala, e quando iniziò a suonare il proprio violino con maestria tutti riconobbero senza dubbio alcuno le note di All you need is love. Presto ai due ragazzi si unirono altri suonatori, tutti sparpagliati a caso fra il pubblico dell’assemblea cittadina, e Gabriel, dall’alto della sua posizione e con ancora il microfono in mano, non toglieva gli occhi da Kalì, sulle labbra un sorriso aperto ed estremamente soddisfatto della propria idea. La donna, dal canto suo osservò tutto con un sopracciglio alzato, il suo sguardo profondo fisso sul volto scanzonato dell’esuberante pasticcere senza che niente potesse tradire che cosa stava realmente pensando.

Quando la musica finì, nello stupore generale, Kalì si alzò lentamente, nella sala da ballo risuonava solo il ticchettio provocato dai suoi tacchi a spillo sul pavimento di legno mentre raggiungeva il proprio ragazzo sul palco.
“Ho visto anche io Love Actually, Gabriel.- lo informò, anche se un sorriso increspava le sue labbra tinte di cremisi- Non sei stato così originale.”
Il pasticcere sorrise sornione “Ma spaventosamente romantico sì, vero?”
“E anche irrispettoso del mio desiderio di riservatezza.” lo rimbeccò la donna, decisa a non darglila vinta.
Gabriel fece roteare gli occhi “E la tua risposta alla mia domanda sarebbe?”
“Non gliel’hai ancora fatta, quella domanda, ragazzo!” sbuffò Bobby Singer, seduto sulla sua sedia di fianco a Rufus, le braccia incrociate per dimostrare quanto fosse impaziente di andarsene.
“Oh, giusto.- si riscosse il giovane Novak, prima di ritornare a rivolgersi alla propria amata- Kalì, vorresti farmi l’incredibile onore di permettermi di passare il resto della mia vita a dimostrarti che ti amo più di ogni altra cosa al mondo?”
Kalì lo fissò con intensità, come era tipico di lei, e dopo attimi che sembrarono ore, sospirò esalando un conciso “Sì.”
Nella sala si alzò un coro di urla gioiose e di congratulazioni sincere, con sommo dispetto da parte di Zachariah che trovava tutto ciò che era successo nell’ultima mezzora decisamente fuori luogo per una assemblea cittadina.
Gabriel, tuttavia, ignorò i propri concittadini per sfilarsi dalla tasca dei pantaloni una piccola scatoletta di velluto verde “Allora sarà il caso che tu inizi ad indossare questo.”
Kalì accettò la scatola e l’aprì lentamente, spalancando poi gli occhi quando vide l’anello che conteneva “
È un rubino.”
“Già.- sorrise il pasticcere, affrettandosi ad infilare l’anello di fidanzamento sull’affusolato anulare della donna- Lo so che di solito sono i diamanti le pietre adatte ad un anello di fidanzamento, ma tu non sei una donna ordinaria Kalì, e credo che questo anello ti rappresenti più di ogni altro banale e comune solitario.”
Missouri iniziò a battere le mani seguita a ruota dagli altri abitanti di Heaven “Beh, Gabriel, di sicuro con questa proposta di matrimonio hai reso difficile la vita sentimentale degli altri uomini di questa città, se vorranno davvero fare qualcosa che non sfiguri a confronto.”
Gabriel rise e strinse nella sua la mano di Kalì “Siete tutti invitati in pasticceria per festeggiare il mio fidanzamento! Offro cupcakes a tutti quanti!”
“Cosa?- sbottò il signor Adler alzandosi di scatto- No! L’assemblea non è ancora terminata, dobbiamo dichiarare la conclusione e seguire tutte le procedure e…”
“Non ci interessa, Zachariah,- lo interruppe in malo modo Ellen- noi ce ne andiamo da Gabriel festeggiare.”
La sala da ballo si svuotò velocemente, gli abitanti di Heaven decisi a prendersi i posti migliori per i festeggiamenti al locale, ma Dean si ritrovò ad indugiare, ancorato sul posto dalla mano di Castiel stretta alla sua in una morsa di ferro.
“Non sapevi che Gabriel aveva intenzione di fare una cosa del genere, vero?” gli domandò, accarezzandogli piano la mano con il pollice.
Il diciassettenne scosse la testa, ancora visibilmente stupito da quanto era appena accaduto “U-uh.”
Era evidente che il ragazzo fosse rimasto piuttosto scioccato dall’improvvisa e importante decisione presa dal fratello maggiore e Dean non sapeva bene che cosa fare per tranquillizzarlo, soprattutto, si rendeva conto che probabilmente non era con lui che Castiel voleva parlare. Doveva essersene reso conto anche Gabriel stesso, comunque, infatti il pasticcere stava rientrando proprio in quel momento nella sala da ballo per andare loro incontro.
“Uhm, congratulazioni per il fidanzamento, immagino.- esordì Dean, indicando con il pollice sopra la propria spalla la sala alle loro spalle come se in quel modo potesse indicare la scena a cui aveva appena assistito- Anche se era tutto un po’ troppo in stile commedia romantica, per i miei gusti.”
Gabriel gli rivolse un sorriso orgoglioso “Beh, una proposta di matrimonio con tema Die Hard sarebbe stata un po’ meno credibile.”
“Immagino di sì.” concordò l’apprendista meccanico con una scollata di spalle.
Il maggiore dei due Novak continuava a scrutare il volto del fratello, pur senza smettere di rivolgersi all’altro ragazzo “Senti, Dean, che ne dici di precederci alla pasticceria? Ho dato a Kalì le chiavi e il compito di lasciare che ognuno possa prendere i cupcakes che ho lasciato sul bancone, ma non sono certa che non provi davvero a uccidere qualcuno se si dimostra troppo insistente nel porgerle le congratulazioni.”
“Certo, non c’è problema.- Dean annuì, dando un’ultima stretta alla mano del diciassettenne prima di lasciarla scivolare via dalla propria- A dopo allora.”
I due fratelli rimasero in silenzio fino a che non furono completamente soli e dopodiché Gabriel non poté trattenersi oltre da fare quelle domande di cui un po’ temeva la risposta “Allora, che hai da dire?”
“Che sono senza parole!- ammise quindi Castiel, riuscendo finalmente a parlare- So che ami Kalì, ma non mi sarei mai aspettato una cosa del genere.”
Gabriel gli mise una mano sulla spalla “Ma sei d’accordo, vero? So che forse prima avrei dovuto sentire la tua opinione, ma ho visto l’anello e tutto il resto mi è venuto così naturalmente che-”
Il fratello minore lo interruppe, fissandolo con serietà “Gabe, io voglio solo che tu sia felice.”
“E lo sono.” ammise quindi il pasticcere, sorridendo per la felicità di sapere finalmente di avere il suo appoggio.
Castiel lo abbracciò di slancio, gesto che spiazzò un po’ Gabriel considerando l’usuale riservatezza del diciassettenne “Allora sono felice anche io.”
“Bene.- rise il pasticcere, continuando a stringere a sé il fratello minore con un braccio mentre uscivano dalla sala da ballo- Sai che questo vuol dire che oltre a me presto avrai anche Kalì a comandarti a bacchetta, vero?”
Il minore dei fratelli Novak fece roteare gli occhi, anche se la sua espressione tradiva il fatto che non fosse realmente infastidito “Come se non lo facesse già.”
Gabriel annuì concorde. Sapeva già che Castiel e Kalì andavano perfettamente d’accordo, ma averne avuto una ulteriore conferma non faceva che renderlo ancora più felice: il loro futuro sembrava essere sempre più radioso e non vedeva l’ora di unirsi a tutti i loro amici per festeggiare come meglio potevano quel momento di soddisfazione.

 

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Vi è mai capitato di sapere di dovere fare una cosa, avere in effetti voglia di farla, ma quando siete lì, pronti all’azione, tutta questa forza di volontà sparisce all’improvviso, costringendovi ad inventare scuse su scuse per giustificare a voi stessi il fatto che non avete fatto quello che dovevate? Di nuovo? Ecco, gli ultimi mesi sono stati così per me.
Come al solito, quindi, vi porgo le mie più sentite scuse, ma non avevo davvero la forza mentale di andare avanti, nonostante la voglia di scrivere mi facesse il solletico sulla punte delle dita per provare a spingermi a farlo, e nonostante io ami questa mia piccola storiella e l’abbia già tutta delineata sia nella mia testolina che sul pc (ebbene sì, vi anticipo che tutte le scene chiave sono state già scritte, aspettano solo che l’intera cornice dei capitoli in cui sono inserite venga definita e un piccolo e necessario lavoro di revisione) per varie vicissitudini nella mia vita mi sono dovuta arenare. So che questa storia ha un po’ di affezionati lettori e questa mia lentezza cronica nel pubblicare vi deve sembrare odiosa, quindi me ne dispiaccio soprattutto per voi, e per chi ha commentato e non ha ancora ricevuto risposta, ahimé per gli stessi motivi che hanno bloccato la mia voglia di scrivere. Vi dico solo che ho letto tutti i vostri commenti, li ho adorati, apprezzo moltissimo i feedback che mi date, le vostre opinioni, e tengo in considerazione tutto quello che mi dite, davvero, e vi sono immensamente grata per le vostre parole.
Detto questo, torniamo alla nostra storia, che credo sia il motivo principale per cui avete la pazienza di leggere questo tremendo mattone di parole random. La storia procede, come vedete, e tento sempre di non fare capitoli prettamente filler ma di aggiungere sempre qualcosa di nuovo che non renda completamente inutile la lettura e in questo caso si è trattato del fidanzamento di Gabriel! Ve lo aspettavate? Io personalmente adoro la coppia Gabriel/Kalì, trovo l’accostamento di caratteri e di personaggi fantastico e quindi non potevo che andare in una direzione del genere riguardo alla loro love story. E ad influenzarmi potrebbero anche essere state tutte le commedie romantiche che mi sono sorbita nel corso della mia vita e la totale inflazione di programmi incentrati sul matrimonio proposti da Real Time and co. Che dire poi di Dean e Castiel, finalmente insieme? Che ve lo dico a fare, io adoro il Destiel, vederli insieme mi riempie di gioia, ma vi anticipo che c’è ancora un bel po’ da raccontare riguardo a questa coppia.
Nel prossimo capitolo, che spero di avere pronto per settembre, ci sarà la comparsa di un nuovo personaggio (se volete potete provare ad indovinare, mi piacerebbe sapere chi vorreste vedere in questa storia!) e un salto di qualità nel rapporto Dean/Cas.
Ora non vi anticipo più niente, se no va a finire che mi spoilero l’intera storia da sola!
Grazie mille a tutti quelli che hanno commentato e a chi segue questa storia, di nuovo scusa per la mia tremenda lentezza nell’aggiornare.
Un bacio a tutti e buone vacanze!
JoJo

   
 
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