11. All you need is love
Heaven era quel genere di
cittadina con la capacità di rimanere sempre uguale a se
stessa.
Non importava che cosa
potesse accadere al suo interno, o al suo esterno: non vi era un solo
evento in
grado di stravolgere in alcun modo il quieto vivere dei bizzarri
abitanti di
quel paesino di provincia.
Dean era stato un po’
ingenuo a pensare che qualcosa sarebbe cambiato all’indomani
dell’asta dei
cestini.
Certo, in quel giorno,
quando lui e Castiel erano tornati dal loro pic-nic con la mano
dell’uno
stretta in quella dell’altro, le dita intrecciate e restie a
lasciare la presa,
ogni persona che avevano incontrato aveva voluto dargli la propria
opinione
riguardo quella nuova relazione appena sbocciata. Ciò voleva
dire, ovviamente,
che il maggiore dei fratelli Winchester si era dovuto sorbire diverse
raccomandazioni
su quale fosse il modo più consono di trattare Castiel che,
apparentemente,
nonostante avesse già diciassette anni e una notevole
indipendenza, era ancora
tenuto stretto sotto l’ala protettrice di ogni singolo
abitante di Heaven,
ognuno dei quali aveva a modo suo adottato entrambi i fratelli Novak da
quando
avevano fatto la loro comparsa nella cittadina diversi anni addietro. A
parte
qualche pacca sulla spalla, i diversi “Io lo sapevo che
c’era qualcosa fra di
voi” di rito e vari sguardi divertiti che gli erano stati
rivolti, tuttavia, la vita di Heaven non aveva
cambiato improvvisamente corso.
Ok, forse era stato un po’
presuntuoso ed egocentrico, da parte di Dean, pensare che quello che
per lui
era stato di certo un enorme cambiamento avesse potuto avere delle
ripercussioni
anche sulla quotidianità della sua nuova città,
ma dopo aver vissuto i mesi
precedenti assediato da una miriade di consigli non richiesti sulla
propria
vita sentimentale, il ragazzo si era immaginato che quando avesse
finalmente
deciso di seguire i suddetti, i suoi solerti concittadini avrebbero
fatto
qualche commento in più riguardo alla sua rinnovata vita di
coppia rispetto che
concentrarsi solamente sull’improvvisa e scontatissima
svendita dei cestini di
vimini nel minimarket del signor Adler. Eppure…
Eppure ovunque andasse i
città gli sembrava di avere gli occhi di tutti puntati
addosso.
L’aspirante meccanico si
ritrovò a scuotere la testa: quella città lo
aveva ufficialmente risucchiato
nel suo vortice di follia se si ritrovava improvvisamente ad avere
pensieri del
genere, soprattutto in un momento come quello, mentre passeggiava
stringendo a
sé il minore dei Novak, che camminava calmo al suo fianco
totalmente ignaro dei suoi bizzarri pensieri. Certo,
nelle ultime settimane era diventata una vera e propria routine quella
di
accompagnare Castiel a scuola, non prima di avergli servito una tazza
fumante
di tè caldo da Mary’s ed essersi sorbito le
battute al vetriolo di Meg Master,
ma non per questo voleva dire che non doveva godersi al massimo quel
momento,
soprattutto dopo le mille vicissitudini a cui si era sottoposto per
renderlo
possibile.
Dean strinse ancora di più a
sé Castiel, il suo braccio appoggiato alle sue spalle con
naturalezza e il
diciassettenne reagì a quella breve ed ulteriore stretta
alzando lo sguardo
verso di lui, sul volto un sorriso radioso. La sua espressione,
però, cambiò
immediatamente non appena scorse quella dell’altro giovane.
“Che c’è?” domandò
infatti,
le sopracciglia aggrottate e i grandi occhi blu attenti e vigili.
Il maggiore dei fratelli
Winchester fece roteare gli occhi “Mi stanno fissando
tutti.” confessò, le
labbra imbronciate come quelle di un bambino a cui era stato negato un
giocattolo.
Castiel sbuffò “Non è vero.”
“Invece sì.- protestò
immediatamente Dean- Prima Pamela mi ha anche fatto
l’occhiolino.”
“Pamela ti fa sempre
l’occhiolino.” puntualizzò quindi
il diciassettenne, che ormai non poteva trattenere il tono divertito
che
impregnava le sue parole.
L’altro ragazzo
scosse la
testa, per niente confortato da quelle parole “Questo era un
occhiolino
diverso, non del tipo sei un bel ragazzo
e vorrei darti una palpatina al sedere, ma più del
tipo so di te e Castiel, bella scelta
fustacchione.”
“Bella scelta
fustacchione?”
ripeté incredulo il giovane Novak, prima di fallire
miseramente nel trattenere una
risata.
“E’ la traduzione letterale
di quel tipo di occhiolino.” borbottò quindi Dean,
colpito nell’orgoglio da
quella totale mancanza di empatia.
Castiel si fermò,
trattenendolo per un braccio e gli posò delicatamente una
mano sulla guancia,
prima di posarvi un bacio casto e delicato “Io dico che sei
leggermente
paranoico.”
“Perché ci stanno fissando tutti!”
sbottò quindi l’apprendista
meccanico, anche se era evidente che quel piccolo gesto gli aveva
già fatto
dimenticare ogni possibile preoccupazione.
Il diciassettenne gli
rivolse un altro sorriso incoraggiante, entrambe le mani appoggiate sul
suo
petto e sopra quella giacca di pelle che l’altro aveva
ereditato dal padre e
che tanto adorava “Gli passerà. Il bello di vivere
in una piccola città è che ogni
cosa fa notizia: si stancheranno presto di noi due e inizieranno a
concentrare
la loro attenzione su qualcos’altro. Devi solo avere un
po’ di pazienza, okay?”
Dean sbuffò, ma
sulle labbra
era già rispuntato il sorriso “Okay.”
ribatté, prima di piegarsi per lasciare
un veloce bacio sulla morbida bocca dell’altro ragazzo.
Castiel arrossì, come faceva
sempre quando Dean lo baciava, e il più grande dei due
giovani non poté
sopprimere la punta d’orgoglio che provava ogni volta che
provocava quella
reazione. “Quindi…- domandò, ogni
problema apparentemente messo da parte- Che
programmi hai per la serata?”
Il ragazzo dagli occhi blu
si strinse nelle spalle “In effetti, io e Gabriel pensavamo
di guardare un
film.”
“Oh. Immagino che dovremo
vederci un altro giorno, allora.” constatò quindi
il giovane meccanico,
decisamente indispettito dal fatto che non avrebbero potuto passare la
serata
insieme.
Castiel scosse la testa, sul
volto un’espressione timida ed incerta “Gabe mi ha
chiesto di invitarti.”
Dean si ritrovò a spalancare
gli occhi, sorpreso da quella proposta “Davvero?”
“Già.- confermò l’altro-
Credo che tu gli stia simpatico.”
Il maggiore dei due fratelli
Winchester fece roteare platealmente gli occhi “E io invece
credo che lui
voglia fami il discorso.”
“Che
discorso?” domandò
confuso Castiel, inclinando leggermente la testa di lato.
“Quello che tutti i fratelli
maggiori fanno a chiunque tenti di insidiare i loro
fratellini.” spiegò quindi
il giovane meccanico, affondando le mani nelle tasche dei suoi vecchi
jeans.
Il minore dei due Novak alzò
un sopracciglio “E tu mi staresti insidiando?”
Dean si ritrovò a
distogliere lo sguardo, non ancora pronto ad affrontare apertamente
quel
discorso, e borbottò cupamente “Di sicuro Gabriel
la vede così.”
“Io penso che abbia
semplicemente voluto essere gentile.” lo rassicurò
quindi Castiel, con la
solita ingenuità.
“Tuo fratello?- domandò
l’altro con tono sarcastico- Gentile?”
Il diciassettenne scrollò le
spalle “Sa che io tengo a te e allora ha pensato che vuole
conoscerti meglio.”
“Tuo fratello?- ripeté di
nuovo a pappagallo Dean- Gentile?”
“Sai, non ti meriti il dolce
che di sicuro avrà preparato per la serata.”
sbuffò quindi il più giovane dei
due ragazzi, anche se non poteva impedire ad un sorriso divertito di
sbocciargli
sulle labbra.
Al sentire nominare la
possibilità di avere un dolce l’apprendista
meccanico cambiò immediatamente
tiro “Chi ha detto qualcosa su tuo fratello? Io no di
certo.”
Castiel scoppiò in una
risata, scuotendo la testa “Ruffiano.”
“Nah, io penso di essere
adorabile.” ribatté prontamente Dean, sorridendo
radioso.
L’altro sembrò non prendere
quell’affermazione scherzosamente come il maggiore dei
Winchester si era
aspettato però, infatti
lo scrutò per
diversi secondi prima di passargli teneramente una mano fra i capelli e
sentenziare, con incredibile trasparenza, “Sì, lo
sei.”
Dean arrossì, come poteva
fare altrimenti?, e Castiel scoppiò a ridere per quella sua
reazione così
lontana dalla immagine di bad boy a cui tanto sembrava tenere. Quel
suono
sembrò riscuotere immediatamente l’apprendista
meccanico che, ritornato padrone
di se stesso gli rivolse un ghigno per poi passargli le braccia intorno
alla
vita con un gesto fulmineo, le mani possessivamente aggrappate ai
fianchi
snelli di Castiel mentre si sporgeva verso di lui con tale impeto da
spingerlo
contro il muretto di fianco al quale si erano fermati a parlare. Prima
che
l’altro potesse anche solo pensare, poi, di emettere
un’esclamazione di
stupore, Dean si impossessò con foga delle sue labbra,
godendo di come l’altro
si sciolse immediatamente sotto il suo tocco, e
dell’entusiasmo con cui rispose
subito al suo bacio appassionato.
Sfortunatamente, però, dopo
qualche momento in cui la passione sembrava aver avuto la meglio su di
lui, il
diciassettenne ritornò in sé, poggiando il palmo
sul muscoloso petto del
giovane meccanico per indurlo a scostarsi quel tanto dal permettergli
di
parlare l’uno all’altro guardandosi negli occhi.
“Dean!- protestò il minore
dei Novak con poca convinzione- Ci guardano tutti!”
L’altro gli rivolse un
sorriso trionfante “Visto? E tu che dicevi che ero io ad
essere paranoico.”
Gabriel mandò
giù l’ultimo
morso di una barretta al cioccolato e caramello e lanciò
l’incarto nella vaga
direzione del cestino dell’immondizia prima di raggiungere il
fratello e
strappargli di mano le grucce con appese ben cinque delle sue adorate
camice
con motivi hawaiiani. Ormai erano ore che ripetevano quel bizzarro
siparietto,
l’unica differenza ad ogni ripetizione era soltanto il gusto
della barretta di
cioccolato scelta dal maggiore dei due Novak e la varietà
dei vestiti che il
più piccolo dei due ragazzi sventolava con la chiara
intenzione di
sbarazzarsene.
Ogni anno la raccolta di
abiti usati per i senzatetto dello stato diventava sempre
più minacciosa per
l’eccentrico e variegato guardaroba di Gabriel e il giovane
era certo che
Castiel avesse iniziato ad accorgersi che sgattaiolava furtivamente
fuori casa
per recuperare i propri abiti giusto poche ore dopo che erano stati
ordinatamente
impilati insieme alle altre donazioni nella sacrestia della piccola
chiesa
cittadina. Quell’anno, comunque, esattamente come era
accaduto quello
precedente, il diciassettenne sembrava più che determinato a
sbarazzarsi di
qualsiasi indumento che non fosse mai stato indossato
nell’arco degli ultimi
tre anni, cosa che metteva in pericolo la maggior parte dei
possedimenti di
Gabriel.
“Queste sono le mie camice
preferite.” sottolineò il giovane pasticcere,
cercando di strappare dalle mani
del fratello le grucce e maledicendo la genetica per il fatto che
Castiel, a
diciassette anni, fosse già qualche centimetro
più alto di lui.
Il ragazzo alzò un
sopracciglio “I bambini piangono quando ti vedono con questa
roba addosso.”
“Hey, è il mio stile.”
protestò di nuovo Gabriel, riuscendo finalmente a
riappropriarsi dei propri
indumenti e stringendoli al petto con fare protettivo.
“No, questo è lo stile di un
pagliaccio daltonico convinto di vivere ancora negli anni
Ottanta.” lo corresse
quindi il minore dei due fratelli, scuotendo la testa con
rassegnazione.
Gabriel decise di ignorare
quell’affermazione e si affrettò a riporre le
camice nel proprio strabordante
armadio a muro “Senti, ancora non capisco perché
non doni i tuoi di vestiti. Se
proprio vuoi fare il buon samaritano e aiutare padre Murphy in questa
raccolta
di abiti usati, puoi farlo senza coinvolgermi. Io sono egoista, fa
parte del
mio charme.”
Castiel sbuffò, prima di
iniziare a frugare di nuovo nell’armadio del fratello per
trovare qualche nuovo
abito adatto ad essere regalato ai senzatetto “Per prima cosa
io ho già donato
gran parte dei miei vestiti, e considerando il fatto che non conservo
magliette
di dieci anni fa solo perché spero che tornino di moda
l’intera operazione mi è
sembrata molto meno difficile di quanto la fai sembrare tu.”
Il maggiore dei due Novak
alzò il mento oltraggiato, le braccia incrociate sul petto
“Peggio per te, il
vintage non tramonta mai.”
Il diciassettenne lo ignorò,
alzando invece un secondo dito affusolato per indicare che intendeva
continuare
il proprio discorso “Secondo, il tuo armadio è
talmente pieno di cianfrusaglie
che mi domando come abbia fatto a non esplodere fino ad adesso. Fare
una
cernita di quello che c’è lì dentro non
potrà che essere una buona cosa. E,
terzo, dobbiamo dare il buon esempio così che anche gli
altri donino qualcosa.”
“Perché dobbiamo essere noi
a dare il buon esempio?- sbuffò sonoramente Gabriel-
Perché non possiamo essere
come tutti gli altri, dei mediocri cittadini che lasciano giusto
scivolare qualche
banconota nella cassetta delle offerte per mettersi in pace la
coscienza quando
si verifica qualche tragedia a livello mondiale?”
Castiel ignorò il soliloquio
del fratello per riprendere la propria ricerca e in pochi secondi
riemerse
dalla cabina armadio del fratello stringendo fra le mani quella che
sarebbe
stata la sua prossima vittima.
“Questa lo buttiamo.”
sentenziò, sventolando di fronte a sé una vecchia
giacca di tessuto morbido e
di un improbabile bordeaux decorato da piccoli pois blu.
“Cosa?!- Gabriel fu lesto
come una faina nel sottrargli dalle mani quell’indumento- Non
se ne parla
neanche: quello è un mio marchio di fabbrica.”
Castiel alzò un
sopracciglio, per niente impressionato da quella reazione teatrale
“È una giacca da camera.”
“E
allora?” il maggiore dei
Novak aveva messo il broncio, mentre si stringeva al petto quello che
in quel
momento riteneva il suo più prezioso possedimento.
“È una giacca
da camera.” ripeté il diciassettenne,
scandendo bene le
parole come se in quel modo potesse far rinsavire il fratello.
Gabriel ammiccò
muovendo le
sopracciglia con tanta enfasi da farlo sembrare il personaggio di una
sit-com
“Anche Hugh Hefner ne ha una e nessuno gli ha mai detto di
liberarsene.”
“Ignorerò questa tua
argomentazione e metterò questa giacca nello scatolone delle
donazioni.” tagliò
corto il ragazzo dagli occhi blu, allungando le mani per riprendere la
giacca e
smistarla nel posto più consono.
“Oh, quindi per me avere una
giacca da camera non va bene, ma per qualche barbone sì?-
protestò
immediatamente Gabriel, stringendosi l’indumento al petto con
fare protettivo-
Loro nemmeno ce l’hanno una camera!”
Castiel spalancò i grandi
occhi blu, scioccato da quella frase politicamente scorretta
“Gabriel!”
Il pasticcere scrollò le
spalle “Cosa? È vero!”
“Vai in camera
tua e pensa a
quello che hai appena detto.” lo riprese con il tono di un
genitore severo
Castiel, indicando con un dito la porta della stanza da cui erano
usciti da
poco.
Il fratello maggiore fece
roteare gli occhi platealmente “Ci andrei, ma non ho
l’abbigliamento adatto per
starmene comodamente in camera da letto.”
Il diciassettenne sospirò
teatralmente “Ok, facciamo così: puoi tenere la
tua giacca da camera se al suo
posto doni otto capi che non indossi più da almeno due
anni.”
“Tre.” ribatté prontamente
Gabriel, cercando di contrattare a proprio favore.
“Sei.- concesse dopo una
breve riflessione Casitel- Ma solo se me li porti nel giro di dieci
minuti.”
Il volto del giovane
pasticcere si aprì in un sorriso radioso prima di correre
nella propria camera
“Andata! Grazie fratellino!”
Il ragazzo dagli occhi blu
si ritrovò a scuotere la testa divertito da quella reazione,
prima di impilare
ordinatamente una serie di t-shirt nello scatolone degli abiti
destinati alla
donazione. Aveva appena finito di sigillare la suddetta scatola ormai
piena
quando il campanello di casa suonò brevemente per due volte.
Sul volto del
giovane si allargò automaticamente un grande sorriso al
pensiero di chi fosse
l’ospite, ormai tanto atteso, ed infatti Dean, alla porta, lo
trovò così, con
le gote arrossate e le labbra carnose schiuse per scoprire i denti
bianchi.
“Ciao, Dean.”
“Hey, Cas.- rispose il
ragazzo più vecchio, sporgendosi verso di lui per salutarlo
anche con un bacio
oltre che con le parole e quando fu soddisfatto si scostò,
sventolando un
grosso sacchetto per alimenti- Ho pensato di portare qualcosa da
mangiare: fra
me e tuo fratello è probabile che non avanzerà
quasi niente.”
Castiel gli strappò il
sacchetto dalle mani, invitandolo poi a seguirlo all’interno
della casa con un
cenno del capo “Sottovaluti il mio amore per gli hamburger
che prepara tuo
padre se pensi che non contribuirò ad evitare che restino
degli avanzi.”
Il salotto dei Novak era già
perfettamente pronto per la serata: il tavolino da caffè, di
solito sotterrato
da libri di scuola e romanzi (di Castiel) e grossi ricettari di vario
tipo (di
Gabriel) era stato sgomberato completamente per fare posto a ben due
grosse
ciotole colme di pop-corn, talmente profumati che era ovvio che fossero
stati
preparati da poco, e altre tre piene di altrettanti tipi di patatine.
Le
bottiglie di bibite erano state sistemate sul piccolo tavolino di
fianco al
divano, vicino alla bizzarra lampada a forma di fenicottero rosa,
insieme ad
una scatola piena di tutte le caramelle e i lecca-lecca preferiti da
Gabriel.
Il mobile dal quale troneggiava sul salotto la televisione dei due
fratelli, un
apparecchio tanto vecchio quanto totalmente deciso a non voler smettere
di
funzionare nell’immediato futuro, aveva le ante aperte e le
decine di dvd e
cassette contenuti al suo interno erano pronti ad essere analizzati
attentamente prima della decisione finale su quale sarebbe stato il
film
protagonista della serata. Dean osservò il diciassettenne
sistemare la cena che
lui aveva portato sul tavolino già stracolmo di snacks e non
poté impedirsi di
sorridere sornione all’incredibile domesticità di
quella scena. Non ci vollero
che pochi istanti, però, prima che il suonare insistente del
campanello
interrompesse quel momento, seguito poco dopo da un uragano, che
però fu in
grado di identificare immediatamente come Gabriel che scendeva le
scale di corsa per andare a rispondere alla porta.
Quando il maggiore dei due
Novak fece ingresso nel proprio salotto aveva due sacchetti con sopra
stampato
il logo del ristorante cinese della città
“Bambini, la cena è pronta!”
Castiel fece roteare gli
occhi platealmente “Gabe, sapevi che Dean avrebbe portato da
mangiare.”
Il giovane pasticcere annuì
“Già, ma a quanto mi risulta John non fa i
biscotti della fortuna e grazie al
cielo! Non mi pare proprio il tipo in grado di scrivere frasi
motivazionali.
Non è vero, Dean?”
Invece di rispondere il
ragazzo lo fissò scioccato “Che cosa stai
indossando?”
Gabriel abbassò lo sguardo
per osservare il proprio abbigliamento e poi alzò di nuovo
il volto, questa
volta illuminato da un sorriso radioso “La mia giacca da
camera.”
“Hai una
giacca da camera?- Dean sbatté le
palpebre- Come Hugh Hefner?”
Castiel si limitò ad alzare
un sopracciglio in direzione del proprio fratello maggiore, soddisfatto
che
anche Dean avesse centrato in pieno il punto della situazione.
“Hey, un uomo ha il
sacrosanto diritto di possedere una giacca da camera e non dovrebbe
essere
preso in giro né dal suo fratellino e nemmeno dal suo
fidanzatino con la bocca
che puzza ancora di latte.”
“Hey!” sbottarono in coro i
due ragazzi più giovani, indignati da quel discorso.
Gabriel ghignò, soddisfatto
di quella reazione, prima di estrarre dalla propria raccolta di film
una
cassetta e un dvd “Oh, piantatela di fare i bambini.
Piuttosto, mentre voi
stavate tubando come colombelle innamorate io ho pensato ad un tema
perfetto
per la nostra serata.- dichiarò, sventolando i due oggetti-
Che ne dite di una
piccola maratona?”
Dean gli prese dalle mani i
due film proposti “La fabbrica di cioccolato?”
“A dirla
tutta i veri titoli sarebbero Willy Wonka e
la fabbrica di cioccolato
e Charlie e la fabbrica di cioccolato.”
specificò il pasticciere, prima di scartare un lecca-lecca e
ficcarselo in
bocca.
“Gabriel adora
quei film, e
anche il libro.- rivelo quindi Castiel- Credo che possa recitarli tutti
a
memoria.”
“Entrambi i film?- domandò
scettico il giovane meccanico- Non sei un purista che odia Tim Burton
per il
remake?”
“Dean, sono film su delle
grandiose fabbriche di dolci.- spiegò Gabriel- Non si
può amarne uno meno
dell’altro, sarebbe ingiusto.”
Castiel sorrise al proprio
ragazzo “Una volta si è sognato di essere il re
degli Umpa-Lumpa.”
“Era un sogno fantastico.-
ammise trasognato il maggiore dei due Novak- Ero alla guida di una
rivolta per
prendere il controllo della fabbrica.”
“Vada per questa maratona,
allora.- capitolò Dean, prendendo posto sul divano- Ma che
nessuno si metta a
cantare, d’accordo?”
Castiel reclinò il capo
all’indietro,
appoggiando la nuca alle ginocchia di Dean per riuscire a fissarlo
negli occhi.
Aveva ceduto il proprio posto sul divano al giovane meccanico, ed ora
se ne
stava seduto sul tappeto, di fronte a lui, con la schiena appoggiata
alle sue
gambe e una grossa ciotola di pop-corn fra le mani.
“Ti ho sentito.” lo informò,
con un luccichio divertito negli occhi blu.
Dean abbassò lo sguardo
verso di lui, l’espressione del suo viso confusa
“Cosa?”
Il diciassettenne sorrise
trionfante “Stavi canticchiando.”
“No, non è vero.” ribatté,
oltraggiato da quell’accusa, il maggiore dei fratelli
Winchester.
Castiel scoppiò a ridere “Sì
che è vero!”
“Io non canticchio.”
borbottò imbronciato Dean, anche se era ben consapevole che
era una grande
bugia.
Gabriel gli tirò una
manciata di pop-corn “Oh, ammettilo Winchester, siamo solo
noi qui e la tua
reputazione sarà intatta anche se ammetterai di sapere a
memoria le canzoni di
film per bambini.”
“È che sono così
dannatamente
orecchiabili!” ammise finalmente il ragazzo, stando ben
attento a far roteare
platealmente gli occhi per dimostrare ancora di più quanto
fosse contrariato
dall’intera faccenda.
Castiel gli
accarezzò il
ginocchio con la punta delle dita “Canti bene.”
“Cas!” protestò il giovane
meccanico, arrossendo fino alla punta delle orecchie e scatenando
l’ilarità di
Gabriel.
“Cosa?- ribatté il
diciassettenne con tono innocente prima di alzarsi- È vero. Qualcuno vuole
dell’altro gelato?”
Il padrone di casa scosse
la
testa “Cassie, ti stai dando ancora alle domande
retoriche?”
“Per te prendo quello al
cioccolato, Dean.” annunciò quindi il ragazzo
prima di scomparire lungo il
piccolo corridoio che portava alla cucina della casa.
Dean tornò a puntare lo
sguardo verso lo schermo, dove il film continuava imperturbato a
trasmettere
immagini fantastiche e dai colori iridescenti,
ma dovette rinunciare quasi subito a cercare di capire che
cosa si era
perso della storia, perché Gabriel lo stava fissando tanto
intensamente che
temeva avrebbe potuto fargli un paio di buchi nel cranio.
“Che c’è?” sbottò
quindi,
voltandosi verso il padrone di casa.
Il giovane pasticcere
scrollò le spalle, ma qualcosa nella sua espressione gli
fece intuire che era
decisamente meno spensierato di come voleva apparire “Io?
Niente.”
“So che vuoi dire qualcosa.”
lo accusò Dean, facendo roteare gli occhi.
Gabriel gli rivolse il suo
ghigno da volpe “Non devo dirti assolutamente niente,
Dean-o.”
“Stai per farmi il discorso
da fratello maggiore, vero?- incalzò quindi
l’apprendista meccanico- Quello del
tipo spezzagli il cuore e io ti
spezzerò
le ossa, giusto?”
Il maggiore dei Novak,
però,
scosse la testa piano, serafico “No.”
Dean alzò un sopracciglio,
sospetto “No?”
“No.” Confermò quindi il
giovane, allungando una mano per afferrare un lecca-lecca alla ciliegia
che si
apprestò a scartare con movimenti agili.
Il diciannovenne dagli occhi
verdi rimase piuttosto perplesso da quella insolita calma
“Quindi non mi dirai
nemmeno che mi terrai d’occhio?”
Gabriel succhiò con gusto il
proprio lecca-lecca, un’azione talmente collaudata che
sembrava più naturale su
di lui che compiuta da un bambino delle elementari, i più
abituati a mangiare
simili dolcetti, “Io non ho bisogno di tenerti
d’occhio, Dean: l’intera città
lo farà per me. Cassie è come il cucciolo che
tutti amano coccolare, qui ad
Heaven, direi che non sarò solo io il Grande
Fratello della situazione.”
“Ovviamente.- il
ragazzo
sbuffò. Gli capitava spesso di dimenticare di vivere in una
città talmente
piccola che chiunque tendeva a sapere tutto degli altri abitanti- Beh,
la città
può osservare quanto vuole.”
Il padrone di casa strinse
gli occhi, scrutando con intensità il proprio interlocutore
“Ti dico solo
questo, Dean: Castiel è il mio fratellino, e immagino tu
sappia come un
fratello maggiore possa diventare protettivo. In fondo, anche tu hai
Sam,
giusto? Ammetto che al momento mi sembri altrettanto preso da Cassie di
quanto
lui lo è da te, ma non prenderlo in giro, chiaro? Se quello
che vuoi è
divertirti un po’ là fuori ci sono altri ragazzi,
e altre ragazze, disposti a
farlo. Cassie non è così però. Lui
è già al cento per cento preso quindi se tu
hai qualche intenzione strana dovresti farti da parte adesso.”
Dean si raddrizzò, e fissò
il maggiore dei due Novak con occhi colmi di determinazione
“Non intendo farmi
da parte.”
“Ah, no?” incalzò Gabriel,
alzando un sopracciglio e continuando a osservarlo, scettico.
“No.” confermò quindi
l’apprendista meccanico, convinto come non mai di quanto
aveva appena
dichiarato.
“Mmm, ok.- concesse dopo
qualche istante di pesante silenzio il giovane padrone di casa, prima
di
tornare a sorridere e assumere di nuovo la sua tipica espressione
scanzonata-
Dunque, che ne dici di vedere delle foto di Cassie quando non era
ancora in
grado di vedere sopra a un tavolo?”
Castiel accorse immediatamente,
come richiamato dalla proposta appena fatta dal fratello, in mano una
scodella
mezza piena di gelato e un cucchiaio dal manico di plastica verde lime
“Gabe!
Ti ho sentito! Allontanati lentamente da quell’album di
fotografie e nessuno si
farà male.”
Il maggiore dei due fratelli
sbuffò una risata “Pff, parli come se tu avessi
qualche tipo di supremazia
fisica su di me.”
Dean, dal canto suo, aveva
già afferrato l’album che gli era stato offerto e
lo sfogliava con un sorriso
ampio e divertito sul bel volto “Ma guardati, Cas, eri tutto
occhi!”
“Dean!” sbottò il
diciassettenne, il volto imporporato da un rossore diffuso.
“Che c’è?- rise il ragazzo-
Eri adorabile.”
Il giovane si coprì il viso
con le mani affusolate “Dean.”
Il maggiore dei Winchester
gli sorrise dolcemente - “Lo sei ancora.”
“E non hai ancora visto
quelle in cui fa il bagnetto nella piscina gonfiabile.- lo
informò quindi
Gabriel con un ampio sorriso sul volto- Oh, e quella di
quell’anno in cui ad
Halloween si
è voluto vestire da ape!”
Il giovane pasticcere tolse
dalle mani del ragazzo più giovane l’intero album,
deciso a trovare i momenti
più imbarazzanti e adorabili del fratello minore, ma nel
farlo un paio di
fotografie scivolarono fuori da una delle tasche interne nel retro di
copertina.
Dean si affrettò
immediatamente a raccoglierle e, inaspettatamente, si
ritrovò fra le mani un
paio di foto di famiglia. Un uomo ben vestito, con i capelli dello
stesso color
miele di Gabriel, e una donna dai grandi occhi blu quasi identici a
quelli di Castiel,
sorridevano all’obiettivo nonostante la loro posa fosse
leggermente innaturale.
In ogni caso, erano entrambi bellissimi, probabilmente ritratti nel
giorno del
loro matrimonio, considerando l’eleganza di entrambi e
l’immacolato abito
bianco della donna. L’altra foto aveva decisamente un aspetto
più amatoriale.
Un gruppo di ragazzini era ritratto in un prato verde, tutti seduti su
una
coperta su cui rimanevano ancora dei rimasugli di un pic-nic
probabilmente
terminato da poco. Gabriel era l’unico che il giovane
riuscì a riconoscere in
quel gruppetto: aveva già allora, nonostante dovesse avere
al massimo dieci
anni, la stessa espressione furba e lo sguardo pieno di divertimento.
“E questi chi sono?” domandò
Dean, rigirandosi la foto appena raccolta fra le dita.
“Nessuno di importante.-
tagliò corto Gabriel, il suo tono di voce inaspettatamente
gelido così come il
suo sguardo- Volete i biscotti per il gelato?”
Non aveva ancora finito di
formulare la domanda che era già sparito in cucina, i suoi
movimenti mentre
apriva e chiudeva le ante della dispensa innaturalmente rumorosi nella
casa
improvvisamente silenziosa.
“Ho detto qualcosa di
sbagliato?” domandò quindi Dean, voltandosi verso
Castiel e trovandolo con lo
sguardo abbassato.
Il diciassettenne sospirò
“No, solo che questi sono i nostri fratelli. A Gabriel non
piace parlare di
loro.”
Il maggiore dei due fratelli
Winchester scrutò la foto con più attenzione al
sentire quel commento. Aveva
immediatamente riconosciuto Gabriel, decisamente più
giovane, con le guance
ancora riempite da rimasugli di grasso infantile, e con un sorriso
ancora più
cospiratore di quello attuale, un buco nel sorriso dettato dalla
provvisoria
assenza di un incisivo centrale. Di fianco a lui, una ragazzina di
qualche anno
più grande, di una bellezza sconvolgente con i suoi lunghi
capelli color fuoco
e i grandi ed espressivi occhi scuri, si sporgeva leggermente verso un
giovane
dall’aspetto severo, con gli stessi capelli scuri di Castiel,
sebbene molto più
disciplinati, e gli occhi blu, anche se non altrettanto profondi ed
espressivi.
“Oh.- esalò quindi
l’apprendista meccanico, improvvisamente consapevole di quei
particolari che ad
una prima osservazione aveva ignorato- E a te?”
Castiel scrollò le spalle
“Non me li ricordo, in realtà. Per me sono solo
degli estranei.”
Dean allungò la mano,
intrecciando le proprie dita in quelle del ragazzo dagli occhi blu
“Mi
dispiace.”
“Non fa niente, solo…- il
giovane si interruppe, scrollando il capo piano- Mi dispiace tanto per
Gabriel.”
Il maggiore dei due ragazzi
sollevò la propria mano, portandosi con quel gesto quella
dell’altro davanti
alla bocca per lasciare un tenero bacio sulle sue nocche “Ti
capisco, Cas.”
Quel momento di tenerezza
venne interrotto immediatamente dalla squillante voce di Gabriel, che
sembrava
tentare in ogni modo di sembrare il solito se stesso, esuberante e
divertente
“Ecco i biscotti.- trillò, depositando sul
tavolino da caffè ancora occupato da
ciò che restava della loro cena un grosso e variopinto
vassoio pieno di diversi
tipi di biscotti tutti indubbiamente fatti in casa- Non ve li
meritereste,
perché avete insultato la mia giacca da camera, ma sto
sperimentando delle
nuove ricette per fare dei sandwich gelato questa estate e mi serve il
vostro
parere.”
Castiel rivolse al fratello
un sorriso comprensivo, indicando una pagina dell’album che
in quel momento
teneva sulle ginocchia “Gabe, Dean ha trovato la mia foto
nella cuccia del cane
di Crowley, e vuole sapere di quando Growley voleva tenermi come suo
cucciolo.”
Dean non riuscì nemmeno a
deglutire il primo enorme boccone di biscotto con le gocce di
cioccolato che
aveva subito afferrato dal vassoio appena arrivato “Scommetto
che c’è dietro
una storia interessante.”
Gabriel sorrise radioso e,
finalmente, sembrò davvero essere ritornato se stesso
“Beh, amico,- dichiarò,
con quell’intonazione di voce che gli piaceva avere quando
cominciava a
raccontare una storia rocambolesca e strategicamente abbellita-
vinceresti la
scommessa.”
Sam Winchester si stava
esibendo in una delle sue facce scocciate più riuscite
quando Dean fece il suo
ingresso da Mary’s, ad annunciare il suo arrivo
l’allegro scampanellio della
porta del locale.
“Dean, avevi detto che ci
avresti messo meno di mezz’ora!” sbottò
l’adolescente, slacciandosi il grembiule
dai fianchi e lanciandolo con rabbia contro il fratello maggiore.
L’apprendista meccanico
scrollò le spalle, per niente turbato da quella reazione
“Mi sono dovuto
trattenere più del necessario.”
“Per fare cosa?- lo rimbeccò
Sam, facendo roteare gli occhi- Sbaciucchiare Castiel dietro lo
scaffale delle
enciclopedie mediche?”
“Per prima cosa, nessuno
della tua età dovrebbe ancora dire
‘sbacciucchiare’- lo informò alzando un
dito- E poi, eravamo dietro la sezione di storia antica.”
Il minore dei due fratelli
chiuse gli occhi di scatto, strizzandoli forte come se in quel modo
potesse
scacciare dal proprio cervello quell’immagine “Ew,
Dean!”
Dean ridacchiò di quella
reazione “Come se tu non facessi lo stesso con
Jess.”
“Sta zitto!” sbottò di nuovo
il quindicenne, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
L’apprendista meccanico
scosse la testa, divertito, prima di consegnare al fratello una pila di
libri
che aveva ritirato dalla biblioteca durante la sua visita a Castiel
“Comunque
ti ho anche preso in prestito quei libri che cercavi, quindi alla fine
sei tu
che devi un favore a me e non il contrario.”
“Domani ho un compito in
classe, Dean.- gli ricordò quindi Sam, anche se il sorriso
appena accennato che
gli increspava le labbra faceva capire che ormai lo aveva
già perdonato per il
suo ritardo- Direi che il fatto che ti abbia sostituito ci rende
pari.”
“Secchione.” lo schernì il
maggiore dei due Winchester, scompigliandogli i capelli con energia.
Sam sventolò le mani
all’impazzata, riuscendo nel tentativo di scacciare quelle
dispettose del
fratello “Fesso.”
“Puttana.” ribatté
prontamente Dean, secondo la consolidata routine che da sempre
caratterizzava
molti degli scambi di battute dei due Winchester.
“Ragazzi!” li ammonì John,
facendo capolino dalla porta che dava alla cucina del locale.
I due ragazzi gli rivolsero
un sorriso per niente dispiaciuto e esclamarono in coro
“Scusa, papà!”
L’uomo si ritrovò a scuotere
piano la testa, rassegnato, prima di ritirarsi di nuovo in cucina a
finire di
preparare le ultime ordinazioni che erano arrivate. Sam, dal canto suo,
approfittò di quel momento per infilare di corsa le scale
che portavano
all’appartamento al piano superiore, lasciando
così che fosse Dean a occuparsi
dei clienti presenti del locale. Clienti fra i quali, indubbiamente,
spiccava
un piccolo ma chiassoso gruppetto che si era impadronito del grosso
tavolo che
si specchiava nell’ampia vetrina che si affacciava sulla
strada.
“Qualcuno ha ordinato una
merenda leggera?” domandò il ragazzo gioviale,
distribuendo le ordinazioni che
erano appena uscite dalla cucina e che comprendevano enormi piatti di
patatine
fritte con salsa al formaggio, un paio di doppi cheeseburger e dei
grandi
bicchieri colmi di densi milkshake al cioccolato.
Benny attirò a sé uno dei
piatti con i cheeseburger “Ormai stavamo perdendo qualsiasi
speranza di
vederti, fratello.”
Il giovane scrollò le
spalle, trascinando una sedia dal tavolo vuoto accanto e sedendovisi a
cavallo,
gli avambracci appoggiati allo schienale “Beh, ero
fuori.”
“Oh, Sam ce lo ha detto.” lo
rimbeccò con un sorriso furbo Jo.
Charlie annuì “Eri andato a
portare un tè caldo al povero Castiel perché ha
il suo turno in biblioteca e
sono due giorni che lì il riscaldamento è rotto,
giusto?”
La ragazza bionda sghignazzò
prima di mettersi ad imitare la voce profonda dell’amico,
parlando con tono
basso “Ciao, Castiel. Ho pensato di portarti questo
tè caldo, perché sei
adorabile.”
L’altra giovane si affrettò
a darle man forte “Stavo guardando il cielo e ho pensato a
te, perché i tuoi
occhi sono blu, il blu più blu che sia mai
esistito.”
“Ah. Ah. E di nuovo ah.-
ribatté con tono piatto Dean, mentre l’intero
tavolo scoppiava in una fragorosa
risata- Siete spassosissime, il duo comico del secolo.”
“E tu sei schifosamente
cotto.- ribatté prontamente Jo, puntandogli contro un dito
la cui ultima
falange era avvolta da un cerotto colorato, probabilmente a causa di un
incidente con uno degli affilatissimi coltelli della sua collezione-
Davvero,
vedere te e Castiel insieme mi fa venire voglia di chiamare il mio
dentista
perché sento fisicamente le carie formarsi.”
L’apprendista meccanico
scosse la testa “Voglio proprio vedere quando un povero
ragazzo proverà a fare
breccia nel tuo freddo freddo cuore, cara Joanna Beth. Quel poveretto
non ha
assolutamente idea del guaio in cui andrà a
cacciarsi.”
La bionda incrociò le
braccia al petto “Beh, se proprio vuoi saperlo Ash si
è finalmente deciso a
chiedermi di uscire e ho intenzione di dirgli di
sì.”
“Non gli hai ancora
risposto?” domandò interessata Charile.
Jo scrollò le spalle “Voglio
tenerlo un po’ sulle spine, così che capisca con
chi ha a che fare.”
“Sei una donna crudele,
Joanna Beth.” rincarò la dose Benny, anche se era
evidentemente divertito dal
comportamento dell’amica.
La ragazza gli rivolse un
sorriso radioso “Sì, e ne sono decisamente
orgogliosa.”
Benny, Charlie e Dean fecero
roteare gli occhi quasi all’unisono, ma non potevano negare
che da Jo si
aspettavano una risposta del genere.
“Quindi, tutto procede bene
in paradiso, giusto?” domandò l’amico
all’apprendista meccanico, prima di
afferrare l’ultima manciata di patatine rimaste nel suo
piatto.
“Per prima cosa, se quello è
un riferimento al nome di Cas, dovresti vergognarti della pessima
battuta.-
rispose Dean, alzando un sopracciglio- E poi, io non parlo della mia
vita
sentimentale con voi.”
“Ma sentitelo: vita
sentimentale.- lo stuzzicò Charlie con una luce divertita
negli occhi- Sembri
appena uscito da un telefilm adolescenziale di fine anni
Novanta.”
Il maggiore dei fratelli
Winchester sbuffò sonoramente “Io mi domando
perché mi prendo tanto disturbo a
passare il mio tempo con voi.”
“Perché siamo il gruppo di
persone più figo di questa città,
ovviamente!” trillò Jo, sul bel volto un
sorriso smagliante.
Benny si ritrovò a scuotere
la testa “La cosa è discutibile.”
“Piuttosto, fra un po’
comincerà l’assemblea cittadina, voi ci
andate?” domandò Dean, iniziando a
ritirare i piatti ormai vuoti sparpagliati sul tavolo.
Charlie lo seguì con lo
sguardo mentre riponeva dietro al bancone il vassoio colmo delle
stoviglie da
lavare “Io passo. – borbottò sconsolata-
Devo ancora finire di scrivere una
tesina per la classe di chimica, e per quanto io sappia fare magie con
il
computer, l’insegnante mi ha già beccato la scorsa
volta quando gli ho rifilato
qualcosa che non era esattamente farina del mio sacco.”
“Oh, cavolo!- esclamò Jo,
sgranando i grandi occhi color nocciola e impallidendo vistosamente-
Noi siamo nella stessa classe a
chimica! Quella tesina non l’ho nemmeno iniziata!”
La bionda non disse altro,
afferrò in fretta e furia la propria giacca e la propria
sciarpa e schizzò
fuori dalla porta ad una velocità talmente elevata che gli
altri ragazzi non
fecero in tempo nemmeno a salutarla. Charlie fece roteare gli occhi,
alzandosi
con più calma e preparandosi ad uscire e raggiungere
l’amica.
“Non preoccupatevi,
l’aiuterò io.- assicurò quindi agli
altri due, prima di sbandierare il suo
usuale saluto vulcaniano- Ci vediamo, stronzetti!”
Dean sghignazzò di
quell’uscita, prima di rivolgersi all’altro ragazzo
che, a sua volta, stava
rivestendosi per affrontare quella fredda serata invernale
“Tu Benny?”
“Penso che andrò da solo
all’assemblea.- disse quindi il giovane- Qualcosa mi dice che
accompagnerai
Castiel e non sono certo di volere fare il terzo incomodo.”
“Oh, andiamo Benny.- lo
stuzzicò l’apprendista meccanico- Non sarai
geloso?”
Il suo migliore amico fece
roteare i suoi occhi azzurri “Nei tuoi sogni,
fratello.”
Non passò molto tempo prima
che i pochi clienti ancora nel locale decidessero di andarsene,
probabilmente
anche loro decisi a non perdersi l’irrinunciabile assemblea
cittadina di
Heaven. Il maggiore dei fratelli Winchester rimase presto da solo a
pulire i
tavoli e mettere in ordine il locale, mentre suo padre si occupava
della
quotidiana pulizia della cucina e di controllare lo stato della
dispensa. Dean
stava riponendo l’ultima sedia ribaltata sopra un tavolo
quando l’allegro
scampanellio della porta annunciò l’arrivo di
Castiel, in testa un cappello di
lana azzurra, le gote arrossate dal freddo e i grandi occhi blu
brillanti e pieni
di gioia.
“Nevica!” annunciò,
lanciandosi fra le braccia dell’apprendista meccanico e
avvolgendolo in un
abbraccio gelido.
Dean non poté fare a meno di
ridere “Buonasera anche a te, Cas.”
“Io adoro la neve.” spiegò
quindi il diciassettenne, le guance ancora più rosse mentre
sorrideva felice.
Il maggiore dei due fratelli
Winchester annuì mentre si infilava sopra alla camicia di
flanella rossa la sua
adorata giacca di pelle, preparandosi per uscire fra quei fiocchi di
neve
leggeri che avevano da poco iniziato a cadere silenziosamente dal cielo
“Non
l’avevo notato, sai?”
“A te non piace?” indagò
quindi Castiel, seguendolo in strada dopo aver salutato John, che aveva
fatto
capolino dalla cucina per controllare che cosa avesse causato quel
leggero trambusto.
Dean scrollò le spalle
muscolose “Non particolarmente: le strade diventano uno
schifo, è umida e
fredda e mio padre mi farà di sicuro spalare la strada
davanti al negozio
perché Sam si giocherà la carta dello studio per
non farlo.”
Quella spiegazione
pragmatica non sembrò smorzare l’entusiasmo del
ragazzo dagli occhi blu “Ti
aiuterò io a spalare.”
“Davvero?- chiese scettico
il giovane meccanico, alzando un sopracciglio- Sono sicuro che dovrai
spalare
anche davanti alla pasticceria e il tuo vialetto di casa, Gabriel non
mi sembra
affatto il tipo da fare certe attività.”
Castiel continuò a camminare
spensierato “Beh, a me non pesa farlo perché adoro
la neve.”
“Ok, allora.- concordò Dean,
proprio mentre facevano il loro ingresso nella sala da ballo di Pam,
ormai
quasi completamente piena- A proposito, come mai Gabriel non
è con noi,
stasera?
“Non ne sono sicuro..-
ammise il diciassettenne, prima di indicare la direzione in cui aveva
avvistato
un paio di sedie libere e una accanto all’altra- Gabe mi ha
detto che aveva
qualcosa di cui discutere con Zachariah. Spero che non ci siano dei
problemi
con la pasticceria, per ora va tutto alla grande, ma abbiamo iniziato
l’attività da poco. Dovrà passare
ancora un po’ di tempo prima che possiamo
rientrare delle spese fatte per aprire il locale.”
Dean gli strinse la spalla
in un gesto di conforto “Sono sicuro che non è
niente di importante. Zachariah
probabilmente avrà avuto da ridire su qualcosa di stupido e
totalmente inutile
che ha notato solo lui, tipo in che ordine disponete i biscotti o il
fatto che
le sedie all’interno del locale non sono mai perfettamente
allineate, e come al
solito battibeccheranno un po’ finché Missouri e
Pam non gli ricorderanno che
in città non vige la dittatura.”
Castiel sospirò “Lo spero.
In questi giorni l’ho visto un po’ stressato. Ho
pensato che fosse per via
della foto, anche se fa finta di niente so che per lui è
sempre difficile
ricordare di essere stato costretto a lasciare la nostra
famiglia.”
L’apprendista meccanico
guardò il ragazzo che aveva seduto a fianco con apprensione.
Lui non era molto
bravo con le parole e, soprattutto, non era affatto bravo a discutere
di
argomenti emotivamente carichi, ma anche se non sapeva come affrontare
certi
argomenti la sua mano scivolò piano sul ginocchio di Castiel
e lì rimase, un
appoggio morale piccolo e silenzioso, nascosta agli occhi di tutti, per
tutta
la durata dell’assemblea cittadina. E lo stesso si poteva
dire del lieve e
grato sorriso comparso sul minore dei due fratelli Novak.
“Dico solo, che avere una
rete wifi cittadina potrebbe essere utile a tutti noi, non sto affatto
parlando
solo per profitto personale!” concluse Ash, alzando una mano
come per accettare
acclamazioni di tripudio.
“Sicuramente.- interloquì
Zachariah con disgusto malcelato- Prenderemo in considerazione la tua
proposta
e ci aggiorneremo alla prossima assemblea.”
“Abbiamo altri punti
all’ordine del giorno?” domandò quindi
Missouri, guardandosi intorno e
lasciando che il proprio sguardo cadesse su una persona seduta in prima
fila.
Gabriel si alzò di scatto e
Castiel spalancò gli occhi stupito del fatto che il fratello
si trovasse lì e
non avesse notato prima la sua presenza.
“Sì.- stava intanto
rispondendo il pasticcere, spostandosi dal proprio posto fino al palco
su cui
sedevano i rappresentanti cittadini- Avrei due o tre parole da dire e
una cosa
che vorrei condividere con voi, cari concittadini.”
“E allora sii veloce,
Gabriel.- sbuffò il signor Adler, lasciandosi cadere sulla
propria sedia- Non
tutti amiamo così tanto il suono della tua voce da voler
prolungare oltre
questa seduta.”
“Sarò conciso.- assicurò il
giovane, voltandosi poi verso i suoi concittadini- Come tutti
già sapete io e
Kalì stiamo insieme da un po’.”
“Non così tanto, a dire il
vero.” puntualizzò Pamela, alzando un sopracciglio
perfettamente arcuato.
Gabriel sventolò una mano
con noncuranza “Pignola. Quello che volevo dire è
che è più che evidente a
tutti di quanto noi due siamo fatti l’uno per
l’altra. Voglio dire, lei è
perfetta, e un po’ spaventosa a volte, lo ammetto, e anche
riservata. Io non lo
sono così tanto ed è per questo che ho pensato di
coinvolgervi tutti in un
momento molto importante per la nostra relazione.”
“Gabriel…” sibilò la donna
indiana, fissandolo con una certa preoccupazione dal proprio posto fra
gli
altri abitanti di Heaven presenti all’assemblea.
“No, aspetta pasticcino, -
la interruppe immediatamente il maggiore dei Novak, usando peraltro uno
di quei
vezzeggiativi che lui adorava tanto e che lei fingeva di detestare-
lasciami
finire. Kalì, sono serio quando dico che tu sei
l’unica donna su questa terra
perfetta per me, l’ho capito da subito, e quindi
perché aspettare? Perché
passare ancora mesi o anni a frequentarci e basta quando potremmo
decidere di
stare insieme per sempre?”
Dalla sala si alzò una
corale esclamazione di stupore. Kalì aveva spalancato i
felini occhi scuri e
Dean sentì il ragazzo seduto di fianco a sé
irrigidirsi, segno che non aveva
assolutamente idea di quello che il fratello aveva intenzione di fare
quella sera.
Tutti si aspettavano che
Gabriel da un momento all’altro decidesse di formulare
ufficialmente la
fatidica domanda, ma si ritrovarono invece ad aggrottare la fronte
quando un
ragazzo, che Castiel riconobbe come uno dei membri della banda della
scuola, si
alzò di scatto, brandendo la propria tromba con orgoglio e
iniziando a suonare
nel silenzio colmo di stupore che si era creato. Dopo di lui si
alzò Inias,
seduto dal lato opposto della sala, e quando iniziò a
suonare il proprio
violino con maestria tutti riconobbero senza dubbio alcuno le note di All you need is love. Presto ai due
ragazzi si unirono altri suonatori, tutti sparpagliati a caso fra il
pubblico
dell’assemblea cittadina, e Gabriel, dall’alto
della sua posizione e con ancora
il microfono in mano, non toglieva gli occhi da Kalì, sulle
labbra un sorriso
aperto ed estremamente soddisfatto della propria idea. La donna, dal
canto suo
osservò tutto con un sopracciglio alzato, il suo sguardo
profondo fisso sul
volto scanzonato dell’esuberante pasticcere senza che niente
potesse tradire
che cosa stava realmente pensando.
Quando la musica
finì, nello
stupore generale, Kalì si alzò lentamente, nella
sala da ballo risuonava solo
il ticchettio provocato dai suoi tacchi a spillo sul pavimento di legno
mentre
raggiungeva il proprio ragazzo sul palco.
“Ho visto anche io Love
Actually, Gabriel.- lo informò, anche se un sorriso
increspava le sue labbra
tinte di cremisi- Non sei stato così originale.”
Il pasticcere sorrise
sornione “Ma spaventosamente romantico sì,
vero?”
“E anche irrispettoso del
mio desiderio di riservatezza.” lo rimbeccò la
donna, decisa a non darglila
vinta.
Gabriel fece roteare gli
occhi “E la tua risposta alla mia domanda sarebbe?”
“Non gliel’hai ancora fatta,
quella domanda, ragazzo!” sbuffò Bobby Singer,
seduto sulla sua sedia di fianco
a Rufus, le braccia incrociate per dimostrare quanto fosse impaziente
di
andarsene.
“Oh, giusto.- si riscosse il
giovane Novak, prima di ritornare a rivolgersi alla propria amata-
Kalì,
vorresti farmi l’incredibile onore di permettermi di passare
il resto della mia
vita a dimostrarti che ti amo più di ogni altra cosa al
mondo?”
Kalì lo fissò con intensità,
come era tipico di lei, e dopo attimi che sembrarono ore,
sospirò esalando un
conciso “Sì.”
Nella sala si alzò un coro
di urla gioiose e di congratulazioni sincere, con sommo dispetto da
parte di
Zachariah che trovava tutto ciò che era successo
nell’ultima mezzora
decisamente fuori luogo per una assemblea cittadina.
Gabriel, tuttavia, ignorò i
propri concittadini per sfilarsi dalla tasca dei pantaloni una piccola
scatoletta di velluto verde “Allora sarà il caso
che tu inizi ad indossare
questo.”
Kalì accettò la scatola e
l’aprì lentamente, spalancando poi gli occhi
quando vide l’anello che conteneva
“È un rubino.”
“Già.-
sorrise il
pasticcere, affrettandosi ad infilare l’anello di
fidanzamento sull’affusolato
anulare della donna- Lo so che di solito sono i diamanti le pietre
adatte ad un
anello di fidanzamento, ma tu non sei una donna ordinaria
Kalì, e credo che
questo anello ti rappresenti più di ogni altro banale e
comune solitario.”
Missouri iniziò a battere le
mani seguita a ruota dagli altri abitanti di Heaven “Beh,
Gabriel, di sicuro
con questa proposta di matrimonio hai reso difficile la vita
sentimentale degli
altri uomini di questa città, se vorranno davvero fare
qualcosa che non sfiguri
a confronto.”
Gabriel rise e strinse nella
sua la mano di Kalì “Siete tutti invitati in
pasticceria per festeggiare il mio
fidanzamento! Offro cupcakes a tutti quanti!”
“Cosa?- sbottò il signor
Adler alzandosi di scatto- No! L’assemblea non è
ancora terminata, dobbiamo
dichiarare la conclusione e seguire tutte le procedure
e…”
“Non ci interessa,
Zachariah,- lo interruppe in malo modo Ellen- noi ce ne andiamo da
Gabriel
festeggiare.”
La sala da ballo si svuotò
velocemente, gli abitanti di Heaven decisi a prendersi i posti migliori
per i
festeggiamenti al locale, ma Dean si ritrovò ad indugiare,
ancorato sul posto
dalla mano di Castiel stretta alla sua in una morsa di ferro.
“Non sapevi che Gabriel
aveva intenzione di fare una cosa del genere, vero?” gli
domandò, accarezzandogli
piano la mano con il pollice.
Il diciassettenne scosse la
testa, ancora visibilmente stupito da quanto era appena accaduto
“U-uh.”
Era evidente che il ragazzo
fosse rimasto piuttosto scioccato dall’improvvisa e
importante decisione presa
dal fratello maggiore e Dean non sapeva bene che cosa fare per
tranquillizzarlo, soprattutto, si rendeva conto che probabilmente non
era con
lui che Castiel voleva parlare. Doveva essersene reso conto anche
Gabriel
stesso, comunque, infatti il pasticcere stava rientrando proprio in
quel
momento nella sala da ballo per andare loro incontro.
“Uhm, congratulazioni per il
fidanzamento, immagino.- esordì Dean, indicando con il
pollice sopra la propria
spalla la sala alle loro spalle come se in quel modo potesse indicare
la scena
a cui aveva appena assistito- Anche se era tutto un po’
troppo in stile
commedia romantica, per i miei gusti.”
Gabriel gli rivolse un
sorriso orgoglioso “Beh, una proposta di matrimonio con tema
Die Hard sarebbe
stata un po’ meno credibile.”
“Immagino di sì.” concordò
l’apprendista meccanico con una scollata di spalle.
Il maggiore dei due Novak
continuava a scrutare il volto del fratello, pur senza smettere di
rivolgersi
all’altro ragazzo “Senti, Dean, che ne dici di
precederci alla pasticceria? Ho
dato a Kalì le chiavi e il compito di lasciare che ognuno
possa prendere i
cupcakes che ho lasciato sul bancone, ma non sono certa che non provi
davvero a
uccidere qualcuno se si dimostra troppo insistente nel porgerle le
congratulazioni.”
“Certo, non c’è problema.-
Dean annuì, dando un’ultima stretta alla mano del
diciassettenne prima di
lasciarla scivolare via dalla propria- A dopo allora.”
I due fratelli rimasero in
silenzio fino a che non furono completamente soli e
dopodiché Gabriel non poté
trattenersi oltre da fare quelle domande di cui un po’ temeva
la risposta
“Allora, che hai da dire?”
“Che sono senza parole!-
ammise quindi Castiel, riuscendo finalmente a parlare- So che ami
Kalì, ma non
mi sarei mai aspettato una cosa del genere.”
Gabriel gli mise una mano
sulla spalla “Ma sei d’accordo, vero? So che forse
prima avrei dovuto sentire
la tua opinione, ma ho visto l’anello e tutto il resto mi
è venuto così
naturalmente che-”
Il fratello minore lo
interruppe, fissandolo con serietà “Gabe, io
voglio solo che tu sia felice.”
“E lo sono.” ammise quindi
il pasticcere, sorridendo per la felicità di sapere
finalmente di avere il suo
appoggio.
Castiel lo abbracciò di
slancio, gesto che spiazzò un po’ Gabriel
considerando l’usuale riservatezza
del diciassettenne “Allora sono felice anche io.”
“Bene.- rise il pasticcere,
continuando a stringere a sé il fratello minore con un
braccio mentre uscivano
dalla sala da ballo- Sai che questo vuol dire che oltre a me presto
avrai anche
Kalì a comandarti a bacchetta, vero?”
Il minore dei fratelli Novak
fece roteare gli occhi, anche se la sua espressione tradiva il fatto
che non
fosse realmente infastidito “Come se non lo facesse
già.”
Gabriel annuì concorde.
Sapeva già che Castiel e Kalì andavano
perfettamente d’accordo, ma averne avuto
una ulteriore conferma non faceva che renderlo ancora più
felice: il loro
futuro sembrava essere sempre più radioso e non vedeva
l’ora di unirsi a tutti
i loro amici per festeggiare come meglio potevano quel momento di
soddisfazione.
__________________________
Vi è mai capitato di
sapere
di dovere fare una cosa, avere in effetti voglia di farla, ma quando
siete lì,
pronti all’azione, tutta questa forza di volontà
sparisce all’improvviso,
costringendovi ad inventare scuse su scuse per giustificare a voi
stessi il
fatto che non avete fatto quello che dovevate? Di
nuovo? Ecco, gli ultimi mesi sono stati così per
me.
Come al solito, quindi, vi
porgo le mie più sentite scuse, ma non avevo davvero la
forza mentale di andare
avanti, nonostante la voglia di scrivere mi facesse il solletico sulla
punte
delle dita per provare a spingermi a farlo, e nonostante io ami questa
mia
piccola storiella e l’abbia già tutta delineata
sia nella mia testolina che sul
pc (ebbene sì, vi anticipo che tutte le scene chiave sono
state già scritte,
aspettano solo che l’intera cornice dei capitoli in cui sono
inserite venga
definita e un piccolo e necessario lavoro di revisione) per varie
vicissitudini
nella mia vita mi sono dovuta arenare. So che questa storia ha un
po’ di
affezionati lettori e questa mia lentezza cronica nel pubblicare vi
deve
sembrare odiosa, quindi me ne dispiaccio soprattutto per voi, e per chi
ha
commentato e non ha ancora ricevuto risposta, ahimé per gli
stessi motivi che
hanno bloccato la mia voglia di scrivere. Vi dico solo che ho letto
tutti i
vostri commenti, li ho adorati, apprezzo moltissimo i feedback che mi
date, le
vostre opinioni, e tengo in considerazione tutto quello che mi dite,
davvero, e
vi sono immensamente grata per le vostre parole.
Detto questo, torniamo alla
nostra storia, che credo sia il motivo principale per cui avete la
pazienza di
leggere questo tremendo mattone di parole random. La storia procede,
come
vedete, e tento sempre di non fare capitoli prettamente filler ma di
aggiungere
sempre qualcosa di nuovo che non renda completamente inutile la lettura
e in
questo caso si è trattato del fidanzamento di Gabriel! Ve lo
aspettavate? Io
personalmente adoro la coppia Gabriel/Kalì, trovo
l’accostamento di caratteri e
di personaggi fantastico e quindi non potevo che andare in una
direzione del
genere riguardo alla loro love story. E ad influenzarmi potrebbero
anche essere
state tutte le commedie romantiche che mi sono sorbita nel corso della
mia vita
e la totale inflazione di programmi incentrati sul matrimonio proposti
da Real
Time and co. Che dire poi di Dean e Castiel, finalmente insieme? Che ve
lo dico
a fare, io adoro il Destiel, vederli insieme mi riempie di gioia, ma vi
anticipo che c’è ancora un bel po’ da
raccontare riguardo a questa coppia.
Nel prossimo capitolo, che
spero di avere pronto per settembre, ci sarà la comparsa di
un nuovo
personaggio (se volete potete provare ad indovinare, mi piacerebbe
sapere chi
vorreste vedere in questa storia!) e un salto di qualità nel
rapporto Dean/Cas.
Ora non vi anticipo più
niente, se no va a finire che mi spoilero l’intera storia da
sola!
Grazie mille a tutti quelli
che hanno commentato e a chi segue questa storia, di nuovo scusa per la
mia
tremenda lentezza nell’aggiornare.
Un bacio a tutti e buone
vacanze!
JoJo