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Autore: The Writer Of The Stars    27/07/2015    1 recensioni
Roger Taylor ha cinque anni quando incontra per la prima volta Rachel, la bambina dai lunghi capelli castani e gli occhi color cioccolata che gli ruberà il cuore. Roger e Rachel crescono insieme, legati da un'amicizia e un sentimento indissolubile che li accompagna fino ai diciassette anni. Roger suona la batteria e non sa ancora cosa sarà un giorno, mentre Rachel ha già deciso il suo destino; studiare alla Royal Ballet di Londra per coronare il suo sogno di divenire ballerina. Ma a volte non tutto va come dovrebbe. Basta uno strano dolore alla gamba, una normale visita di controllo perché tutto il mondo cada a pezzi, frantumandosi come un castello di sabbia. Ed è mentre Rachel prova a rialzarsi e a scrollarsi le macerie di dosso che Roger dovrà fare i conti con se stesso, con le proprie paure, con le proprie insicurezze e con la consapevolezza che forse a Rachel non è stato concesso più un futuro. E scavando dentro di sè, scoprirà di essere in grado di amare come non avrebbe mai creduto possibile ...
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Long AU| Roger/nuovo personaggio
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I fiori di ciliegio volteggiano piano, avvolgendo il paesaggio. Il sole sta calando e la grande stella, assonnata e desiderosa di tornare nel suo letto di nuvole, comincia ad allontanarsi dal cielo, lasciando il compito di illuminare il mondo indegno alle luminose lucciole della notte.  È probabilmente un paesaggio da cartolina, di quelli che ti riempiono il cuore di pace e serenità, che ti fanno venire voglia di vivere per sempre.

 Eppure a me non fanno questo effetto.  Probabilmente, se mi fossi trovato a contemplare le magnificenza di questo spettacolo di luci qualche anno fa, avrei sorriso rilassato, stendendo le braccia verso l’alto e stiracchiandomi ad occhi chiusi, godendomi il calore del sole calante sulla mia pelle. Ma non ora. Questo paesaggio mi fa male. La Cornovaglia mi fa male. Casa mia mi fa male. Mi fa tutto male in questo maledetto posto, perché tutto quello che c’è qui mi riportano con la mente a luoghi e momenti che lacerano ancora di più il mio cuore fintamente ricucito. La ferita è ancora aperta e la sento dilaniarsi ancora di più alla sola vista di quei petali rosati volteggiare nell’aria, danzando con delicatezza e fare etereo. Sono proprio uguali a lei, hanno la stessa leggerezza dei suoi passi, lo stesso onirico incanto della sua persona. Ma non sono lei.

Niente sarà mai come lei.

Lei che adesso, mentre i fiori di ciliegio ovattano l’ambiente intorno a me, torna a danzare in punta di piedi sullo stipite del mio cuore, bussando piano per chiedere timidamente il permesso per entrare, come faceva sempre. Lei che, senza nemmeno saperlo, mi riporta alla mente i ricordi ancora vivi di due anni fa …
 

Ho conosciuto Rachel Mc' Hale nella primavera del 1954, quando avevamo entrambi cinque anni. Mia madre mi portava ogni domenica in chiesa, quella vicino alla
nostra casa, e nonostante preferissi evitare di sorbirmi le lunghe prediche del pastore, ero costretto ad andare con lei.

“E’ importante che tu cominci presto a frequentare la chiesa, Roger. Non voglio mica che diventi come uno di quei ragazzacci di strada!” esclamava sempre con fare drammatico, afferrandomi la mano e strattonandomi sino al luogo di culto. La maggior parte delle volte in chiesa mi annoiavo. Mia madre mi ficcava a sedere al suo fianco e mettendosi un dito davanti alla bocca mi intimava severamente di fare silenzio. Non che avessi altro da fare, perciò obbedivo e me ne restavo per una buona oretta seduto con le gambe a penzoloni sulla panca troppo alta per me a fissare il vuoto. Andava così ogni domenica.

Un giorno però avvenne qualcosa di strano. Era una mite domenica di aprile e mia madre, come sempre, mi aveva ficcato a sedere al suo fianco, pretendendo che ascoltassi le parole di quel prete borioso. Il coro aveva preso ad intonare un canto di gloria verso Dio quando ad un tratto qualcosa attirò la mia attenzione. Udii intorno a me alzarsi un leggero chiacchiericcio femminile e incuriosito alzai lo sguardo verso l’altare della chiesa. In un primo momento non vidi nulla di strano ma poi, ad un tratto, intravidi qualcosa di bianco muoversi con leggerezza davanti ai miei occhi. Una bambina avvolta in un delizioso abitino bianco danzava leggiadra dinanzi all’altare. Aveva lunghi capelli castani con una delicata frangetta a coprirle la fronte e si muoveva con dolcezza sulle note di quel canto gregoriano. Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lei, che nel mentre non aveva smesso la sua danza sorridendo con dolcezza. Ero rimasto incantato. D’un tratto però una donna bionda si avvicinò alla bambina e afferrandola per un braccio la strattonò via, sussurrandole qualche minaccia all’orecchio, evidentemente furiosa. La seguii con lo sguardo ma ad un tratto scomparve tra la folla e la persi inevitabilmente di vista. Ma il nostro incontro non tardò ad arrivare.

Poche ore dopo stavo giocando nel giardino della nostra casa quando ad un tratto, la vidi; la bambina della chiesa stava seduta sul marciapiede della casa di fronte alla
mia, tutta sola. Teneva lo sguardo basso ma la riconobbi comunque dai lunghi capelli castani e dall’abitino bianco. Senza nemmeno pensarci, mi precipitai verso di lei, attraversando la strada e raggiungendola.

“Ciao!” esclamai di botto, spaventandola. La bambina sobbalzò alzando di scatto la testa e inchiodando i suoi occhi su di me. La osservai sorridendo per diversi secondi, scrutando i suoi occhioni; erano scuri, di un colore simile al cioccolato, grandi e lucenti. Il nasino era strano, non alla francesina come mi sarei aspettato, ma leggermente grande, eppure, dovetti ammettere che si intonava alla perfezione col suo volto. Mi guardò confusa, chiedendomi con gli occhi cosa volessi.

“Io mi chiamo Roger, abito qui di fronte!”  esclamai additando la casa alle mie spalle.

“Tu come ti chiami?” le chiesi curioso. La bambina mi sorrise con dolcezza, evidentemente più tranquilla.

“Rachel, piacere!” rispose porgendomi la manina. Gliela strinsi delicatamente, arrossendo per quel contatto.

“Questa è casa tua?” le chiesi indicando l’abitazione alle sue spalle. Lei annuì.

“Sì, ci siamo trasferiti qui da pochi giorni.” Rispose. Annuii.

“Oggi ti ho visto in chiesa.” Esclamai con un sorriso. A quelle mie parole però lei si rabbuiò subito, abbassando lo sguardo.

“Ah.” Disse solamente.

“S- sei davvero brava a ballare.” Balbettai imbarazzato, sperando di rallegrarle l’umore. Rachel mi guardò con un piccolo sorriso.

“Grazie. Ti va se giochiamo insieme uno di questi giorni?” mi propose dolcemente.

“Certo!” risposi sorridendo, senza sapere che da quel giorno in poi, io e Rachel non ci saremmo mai più staccati.
 

 
“Roger Meddows Taylor!” una potente voce risuonò violentemente per tutta la casa, giungendo sino alle mie orecchie. Rabbrividii lanciando uno sguardo all’orologio appeso alla parete, sobbalzando nell’accorgermi di quanto fossi in ritardo.

“Arrivo!” gridai afferrando la giacca della divisa scolastica e precipitandomi giù per le scale come un fulmine. Frenai appena in tempo per potermi scontrare con due occhi color cioccolata corrucciati in un’espressione severa.

“Possibile che tu debba sempre farmi arrivare in ritardo?” mi chiese con una punta di rimprovero nella voce. Le sorrisi dolcemente, sperando di addolcirla.

“Andiamo Rachel, lo sai che non è colpa mia ma …”

“Ma della sveglia che non suona mai. Roger, usi questa scusa da quando avevamo cinque anni.” Mi rimproverò lei stavolta più dolcemente.

“Ecco appunto. In dodici anni ormai dovresti aver imparato a conoscermi.” Le risposi serafico, cingendole le spalle con un braccio. Rachel alzò gli occhi al cielo, sospirando esasperata.

“Ahh, datti una mossa piuttosto, grande batterista!” esclamò ridacchiando, prima di aprire la porta e fiondarsi fuori di casa, io alle sue spalle.

“Ciao, mamma!” gridai, prima di chiudermi la porta alle spalle e prendere a camminare insieme a Rachel verso la nostra scuola. La osservai per diversi attimi, riflettendo tra me. Da quando ci eravamo conosciuti quella tiepida domenica di aprile, io e Rachel eravamo diventati inseparabili. Giocavamo sempre insieme, andavamo a scuola insieme, crescevamo insieme tra i biondi campi della brughiera della Cornovaglia. Eravamo migliori amici e col passare degli anni, qualcosa di più era nato tra di noi. Probabilmente mi ero reso conto dei miei sentimenti per Rachel solo in quegli ultimi anni, quando la voce aveva cominciato a mutare, l’altezza a crescere, i capelli allungarsi e le consapevolezze aumentare. Credo di essermi innamorato di Rachel dal primo momento in cui l’ho vista danzare in chiesa quel giorno, avvolta in quel candido abitino bianco. Non glielo avevo ancora detto, ma lo avrei fatto presto.

Rachel negli anni non era cambiata troppo. Il viso era sempre lo stesso, gli occhi erano sempre di quella stessa intensità color del cioccolato e profondi da potervisi perdere, i capelli li aveva tagliati un po’ più corti ma erano comunque ricresciuti, e il corpo aveva conservato quella delicatezza che mi aveva colpito dal primo istante. Anzi, con lo sviluppo e l’accennarsi delle sue forme, il suo corpo si era perfezionato ulteriormente, irrobustendosi però grazie ai duri allenamenti e alle lezioni di danza.

Da quel giorno in chiesa infatti, Rachel non aveva mai smesso di danzare e aveva cominciato a frequentare un corso di danza nell’unica scuola presente per tutta Truro. Subito si erano tutti resi conto che quello fosse il suo destino. Rachel era nata per la danza, ce l’aveva nel sangue ed era ciò che le avrebbe permesso di vivere, come diceva sempre.

“Roger? Vuoi darti una mossa?” mi richiamò ad un tratto, distogliendomi dai miei pensieri. Le sorrisi avvicinandomi a lei.

“Arrivo,arrivo!” esclamai afferrandole la mano e trascinandola con me alla volta della scuola. Anche se leggermente colta di sorpresa, Rachel sorrise, ricambiando la stretta e correndo al mio fianco.

“Ah, Roger, dopo scuola ho danza; mi accompagni tu?” mi chiese dolcemente e io annuii soddisfatto. Non aspettavo che mi chiedesse altro.
 


Nota autrice:
Avevo in mente di iniziare questa long da un po’ di tempo  e finalmente oggi ho deciso di buttarmi. Sarà una long AU con protagonisti Roger e questo nuovo personaggio (ispirato alla  Rachel Berry della serie tv “Glee”) e vi informo che è ispirata al film “A time for dancing”. Non so quando potrò aggiornare, avendo anche altre storie in corso, ma tengo particolarmente a questa, perciò cercherò di fare del mio meglio. ;)
Spero che questo capitolo d’introduzione vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate! ;)
Alla prossima!
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