Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Deceptia_Tenebris    28/07/2015    1 recensioni
Lo fissai con odio snaturato. «Sei solo uno schifoso Serpeverde, un povero idiota che si crede chi sa chi. Sei una persona patetica e subdola, Draco Malfoy» gli sputai addosso con asprezza.
Le sue labbra si schiusero e il suo sguardo si fece ridente e giocoso, come se gli avessi rivolto un meraviglioso complimento.
«Hai fatto la tua scelta, mezzosangue»
***
O.S dedicata alla Dramione. Sicuramente ne avrete lette e stralette, ma spero che vi piaci. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


The Only One- Evanescence

Piuma velenosa


 

Camminavo energeticamente con in mano le mie valigie sbuffando di tanto in tanto, notando irritata che non c'era un posto libero in cui mi sarei potuta sedere sul treno che si stava dirigendo ad Hogwarts. Avevo visto sia Harry che Ron in una cabina ma con mio grande stupore il posto in cui solitamente mi ci coricavo io, era occupato sia da Neville che da Luna che stavano chiacchierando tranquillamente con i miei due migliori amici, e non me l'ero sentita alla fine di chiederli di spostarsi siccome avrei potuto vederli per tutto il resto dell'anno, così li avevo tranquillizzati e li avevo salutati dicendo che ci saremo visti più tardi. E poi sinceramente, con il Marchio Nero ch'era apparso giorni fa, non mi andava di parlare con loro dell'argomento confessando la mia inquietudine.
Ma rimaneva comunque un problema.
Avevo controllato ogni cabina, andando da Ginny e da Fred e George, cercando posto sia tra i Grinfondoro, i Tassorosso e i Corvonero ma tutti erano occupati, anche per la miriade di nuovi ragazzini del primo anno che avevano raggiunto ogni luogo, e mi disgustava terribilmente dirigermi verso il territorio dei Serpeverde, preferendo restarmene di gran lunga nel corridoio per tutto il viaggio invece che dirigermi da quelle parti, in cui percepivo già l'aria viscida spiaccicarsi addosso. L'unico contrattempo stava nel fatto ch'era contro le regole e siccome non volevo beccarmi delle sgridate dalla signora dei dolci, mi armai di tutto il coraggio e la freddezza che possedevo e mi diressi sulla prima cabina che includeva il loro territorio e per mia grande sfortuna, la trovai al primo colpo, praticamente mezza vuota con solo un passeggero al suo interno, l'ultimo che desideravo trovare neanche fosse stato l'ultimo mago sulla faccia della terra: Draco Malfoy.
Stava lì, con i capelli leggermente scompigliati premuti contro la fronte per via del vetro, gli occhi luminosi e freddi che scorgevano pensierosi e annoiati il paesaggio fuori dal finestrino, immerso nel flusso dei suoi pensieri con addosso la divisa della scuola, però senza la cravatta e con la camicia leggermente sgualcita che lasciava un pò intravedere il petto incredibilmente bianco e glabro.
Non aveva accanto a sé nessuno dei suoi tirapiedi e fortunatamente non parve accorgersi minimamente della mia presenza. Quindi, dopo essermi concessa un profondo respiro in cui avevo accumulato tutta la mia pazienza, dichiarando che non avrei più cadere una valigia per tutto il resto della mia vita, aprii la porta per poi chiudermela alle mie spalle e silenziosamente iniziai a sistemare le valigie, non degnandolo di neanche un'occhiata sebbene la sua presenza alle mie spalle mi trasmetteva automaticamente nella mia mente l'immagine del logo dei Serpeverde con il serpente che si contorceva minacciosamente.
«Avevo detto che nessuno mi doveva disturbare» sibilò inaspettatamente Draco, con gli occhi che non si erano staccati dal paesaggio fuori dalla finestra.
Ignorando la sua voce, presi il libro di Antiche Rune per distogliere la mia attenzione dal ragazzo e immergermi nella lettura come facevo solitamente, pronta a impegnarmi ad annullare la sua presenza. Ma sembrò che a quell'idiota non dovesse andare giù il fatto che ci fosse un altro essere umano nel suo stesso spazio vitale perché improvvisamente scattò con la testa e incominciò a dire, con il viso contratto e rabbioso: «Ho detto che non voglio nessuno...!».
Parve reagire a scoppio ritardato.
I suoi occhi, dopo avermi catalogata brevemente e aver compreso chi fosse la persona che infrangesse il suo angolo di pace, divennero ancora più cupi e odiosi, caratterizzando i suoi tratti affilati di quell'aria altezzosa e meschina che mi tentava di sferrargli un altro pugno come lo scorso anno.
Almeno avrei avuto la soddisfazione di vederlo in preda alla sofferenza della rottura del suo setto nasale perfetto.
Purtroppo le mie mani erano troppo occupate a stringere meticolosamente le pagine sottili tra le dita e non mi andava proprio di sfruttare quel bel libro per spaccargli la faccia e nemmeno di sprecare le mie energie per un tipo come lui. Quindi rimasi perfettamente composta quando lui ruggì con cattiveria:
«Tu...lurida mezzosangue, vattene! Come osi anche startene qui, vattene subito!».
«Non c'erano altri posti e sono felice quanto te della situazione» risposi tranquillamente, anche se in realtà faticavo a dare delle informazioni a lui quando non avrei voluto sprecare fiato. Persino provare a parlare civilmente era una situazione complessa da digerire. Scrollai le spalle e ritornai a rivolgere la mia attenzione sul libro, accarezzandone i paragrafaci e le pagine lisce come seta. «Senti facciamo che tu fai finta che non esisto e viceversa?».
«Per me, tu non esisti» sottolineò con uno strano tono, come se fosse turbato che gli avessi parlato con così tanta freddezza. Alzai brevemente gli occhi verso di lui con fare gelido -che ritrovai a guardarmi con gli occhi penetranti puntati su di me-, e poi ritornai a rivolgere la mia attenzione sul libro, decisamente più interessante.
«Perfetto» mimetizzai sbrigativamente e calai nel più assoluto silenzio, esternandolo completamente dalla mia realtà e stando dalla parte opposta in cui stava Draco, pronta a schizzare fuori appena dieci minuti prima che giungessimo a destinazione. Per qualche minuto rimanemmo taciturni con solo il rumore delle rotaie del treno che riempisse quell'assenza di suono, quando percepii improvvisamente la sua figura che si scomponeva dal suo posto per dirigersi verso la mia direzione e giungere al mio fianco.
M'irrigidii automaticamente nel percepirlo accanto a me e tentai di divenire più rilassata per non fargli comprendere che averlo accanto m'innervosiva quanto m'infastidiva, e dedussi facilmente cosa stava facendo; infatti, pochi istanti dopo, lo udii strattonare bruscamente la tendina nera così che rendesse inaccessibile la cabina, probabilmente con l'intento di sigillarla e risparmiarsi l'imbarazzo di dover spiegare che cosa ci facesse la sporca mezzosangue, Hermione Granger, assieme a lui a respirare la stessa aria e allo stesso tempo evitando che qualche Serpeverde potesse vedermi nella stessa cabina assieme a lui, provocandogli imbarazzo.
Mi trattenni a sbuffare al pensiero, reprimendo il mio disappunto, ma in parte ero anche d'accordo con lui. Nemmeno io volevo avere a che fare con le conseguenze di quella situazione assurda.
«Così almeno nessuno ci disturberà» mormorò con tono impercettibile, come se lo stesse dicendo più a sé stesso e sembrava un battuta perfetta di un pessimo thriller di serie B. Ma la evitai e depositai le gambe lungo il materassino per adagiarmi meglio, facendo sì che tutto ciò che lo riguardasse si annullasse automaticamente, facendogli intendere che per me lui non esisteva.
Come sempre.

***


Il tempo passava e sebbene mi sentissi veramente a mio agio in quel contesto nonostante tutto, udii improvvisamente una specie di un borbottio che ronzò all'altezza delle orecchie, simile a quello delle zanzare, provocandomi una fastidiosa sensazione. Udii uno sbuffo. «Certo mezzosangue, che sei proprio noiosa».
Mi raggelai e non riuscii a frenare un'occhiataccia a quell'idiota, come se di fronte a me avessi Ron che aveva detto qualcosa di particolarmente stupido. No, l'occhiataccia che gli avevo lanciato, che durò un solo attimo, era carica di disprezzo verso al suo modo di pensare, al suo carattere insopportabile e infantile, alla sua voce così arrogante e presuntuosa, al suo modo di fare così odioso.
Non sprecai il mio tempo per guardarlo nemmeno per un paio di secondi e ritornai inutilmente a concentrarmi sul libro.
Udii un ridacchiare che destò in me l'intensa sensazione di perdermi in quelle pagine finché Draco non sarebbe sparito davanti la mia vista. Il che annunciava altre quattro ore davanti a noi, peggio dell'incantesimo Cruciatus compiuto da Bellatrix Lestrange in persona o da Tu-Sai-Chi.
Finse di sbadigliare e si mise le mani dietro la testa con gesto teatrale.
«Come mai non sei con quel fesso di Potter e quello sfigato di Weasley che ti piace tanto?» mi domandò malignamente, sicuro di aver toccato un tasto dolente che mi avrebbe istintivamente reagito a rivolgergli la parola. Una tattica subdola che funzionò, anche perché quando nominò Ron in quel modo non ci vidi più e non m'importava che cosa insinuasse su me e lui. Non erano di certo affari suoi. «Mi spieghi perché mi rivolgi la parola?» sbottai bruscamente non staccando gli occhi dalle pagine, trattenendomi a lanciargli l'ennesima occhiataccia.
«Dovresti sentirti onorata di poter parlare con me, mezzosangue» ribatté arrogantemente e a quel punto non potei fare a meno di lanciargli un'occhiata di fuoco con la quale rispose con un sorrisino da schiaffi. Scrollò le spalle e spiegò: «Mi sto annoiando e la disperazione porta a compiere cose folli».
«La disperazione porta al suicidio» replicai freddamente, sentendo il mio orgoglio ardere infiammato e folle di disprezzo verso quell'essere. Mi sistemai meccanicamente una ciocca ondulata dietro l'orecchio. «E in questo momento il mio grado di disperazione sta raggiungendo quei livelli».
«Oh-oh, la mezzosangue ha la lingua tagliente per evitare le mie domande. Allora non sei solo incredibilmente noiosa e secchiona» dichiarò con l'intento d'infastidirmi ancora di più. E con quella voce ci stava riuscendo perfettamente.
Ma mi morsi la lingua e sibilai a denti stretti:
«E perché tu sei solo? I tuoi amici erano stanchi di leccarti i piedi e sono andati a cerare un miglior partito?».
Quelle parole erano uscite spontaneamente, senza averci riflettuto nonostante conoscessi già la risposta ma quel ragazzo era talmente insopportabile che tirava davvero il peggio di me. Inarcò un sopracciglio e parve essere in parte compiaciuto e in parte irritato per il tono con gli avevo parlato e mi guardò come se fossi qualcuno che doveva servirlo, come se fossi una specie di elfo domestico. «Non sono di certo affari tuoi, mezzosangue».
Lo guardai dritto negli occhi, furente e determinata, non intendendo svoltare lo sguardo nemmeno per sbaglio. «E non vedo perché dovrei rispondere alle tue domande allora» e soddisfatta del mio autocontrollo recuperato, mi dedicai di nuovo al libro sebbene non avessi l'attenzione precedente con cui mi ero rivolta.
«Perché io sono Draco. Draco Malfoy» sottolineò con decisione.
Probabilmente quella battuta era un suo timbro per far colpo.
Un motivo in più per non degnarti di uno straccio di risposta, pensai seccata. Anche se la tua domanda è incredibilmente retorica siccome ti ho dato la mia riposta un paio di ore fa. Ma compresi che aveva solo l'intento d'irritarmi, quindi rimasi zitta e ritrassi un po' le gambe come se volessi raggomitolarmi su me stessa e chiudermi a riccio.
Inaspettatamente uno strattone brusco mi strappò il libro dalle mani che finirono in quelle di Draco, che si levarono in alto facendo sì che non potessi raggiungerlo. «Prova a prenderlo, Granger».
Ora, ero consapevole che sei gli avrei dato corda a quella faccia da schiaffi, quel gioco infantile non sarebbe terminato mai e così estrassi immediatamente la mia bacchetta e gliela puntai ad un centimetro dal naso. Il suo sorriso arrogante e sicuro venne accentuato da una curva delle labbra più spavalda. «Granger, lo sai meglio di me che non si possono fare magie al di fuori da Hogwarts» sottolineò maligno. «Non puoi farmi niente».
A quel punto gli concessi un discreto sorriso compiaciuto, che non lasciava intendere ciò che avevo in mente.
«Di questo non ne sarei così sicura, Malfoy» ribattei con l'eccitazione a gravarmi la voce.
E prima che lo smarrimento prendesse posto nel suo sguardo, esclamai con tono sicuro ma basso: «Lumos!».
Immediatamente dalla bacchetta comparve un bagliore bianco e accecante, che durò meno di un istante per il mio volere, ma che bastò ed avanzò; infatti Draco, abbagliato e preso alla sprovvista, mollò di colpo il libro che mi aveva preso e che cadde per terra con un tonfo sordo. Trionfante, mi chinai rapidamente per prenderlo e metterlo nell'angolo di lettura che avevo momentaneamente abbandonato, pronta per le conseguenze che avevano portato il mio gesto come urla, insulti e parole di vendetta vacue e prive di significato, non calcolando affatto per la mia ingenuità delle conseguenze ben maggiori che ci sarebbero state.
Draco, con il viso contratto dapprima per una furia allarmante che illuminò i suoi occhi color ghiaccio di un bagliore minaccioso, divenne stranamente inespressivo nonostante il suo sguardo era talmente furibondo e fuori di sé, che impulsivamente mi portò ad arretrare di un passo, sebbene non avevo l'istinto di scappare; afferrò con uno scatto veloce la bacchetta che avevo in mano lanciandola alle mie spalle -che atterrò miracolosamente nel materassino-, e allacciando il suo sguardo tagliente al mio compresi con maggior chiarezza che mi ero cacciata in guai piuttosto seri.
Mi prese il polso con fermezza e mi strattonò bruscamente verso di lui, obbligandomi così ad avvicinarmi al suo corpo e procurandomi un disagio maggiore di quanto avrei mai voluto ammettere; la sua pelle, nonostante il colore niveo e immacolato come la neve, era incredibilmente calda, asciutta a contatto con la mia, ch'era divenuta fredda e tesa appena lui mi aveva sfiorata, come se la circolazione del sangue si fosse improvvisamente arrestata e il mio cuore avesse smesso di battere. Era una cosa umiliante da dire, ma il calore che trasmetteva era così gradevole da essere ingannevole, mi scompose dentro come una scarica elettrica e pregai il fatto che il giramento di testa e lo stomaco attorcigliato e sottosopra fossero solamente dovuti al nervosismo e al disprezzo che provavo per Draco, e che lo stomaco fosse messo così male solo perché stavo per vomitare per l'odio che percepivo nel sentire le sue mani su di me.
Ma tutto comunque rimaneva troppo ambiguo.
Cercai di divincolarmi dalla presa incredibilmente salda e forte.
«Malfoy, toglimi le mani di dosso. Ora» lo esordii con veemenza e cercando di risultare ferma, ma con scarsi risultati. Probabilmente mi si leggeva in faccia da un miglio ch'ero nervosa e Draco sorrise freddamente, adagiandosi e sfruttando quel disagio dalla sua parte. «Sono stanco di te, mezzosangue. È ora che impari» incominciò, posando una mano sulla base della schiena e costringendomi a scontrare il proprio fisico roccioso con il mio, così che fossimo in pieno contatto. Emisi un mezzo gemito soffocato quando udii un calore logorante bruciarmi dentro come lava, ferendomi più per la sua presenza che per il suo effetto insopportabile e impercettibilmente fremetti per l'intensità di quella sensazione così anomala che mi faceva artigliava il petto. Le sue labbra s'incurvarono ancora di più in un sorriso che si avvicinava alla cattiveria e i suoi occhi parvero cogliere ogni singolo dettaglio o emozione che mi passasse attraverso il viso.
«Nervosa, Granger?» mi stuzzicò suadente e maligno, e provocandomi così una scintilla ancora più intesa di odio verso di lui, che fu una specie di scarica di forza che m'indusse a mettere le braccia sul suo petto e spingerlo via con tutte le forze.
Lui mi prese con una mano entrambi i polsi bloccandoli nel suo torace, così che avesse maggiore controllo e sebbene dentro di me avevo solo l'intensa voglia di staccarmi da quell'idiota, mi sentivo sfinita, risucchiata improvvisamente di tutte l'energie. Come se Draco, appena mi avesse toccata, avesse assorbito tutte le mie forze combattive per usarle contro di me. Una sensazione odiosa.
Con la mano ancora sulla mia schiena scossa da brividi freddi per l'inquietudine e l'emozione, mi aderì ancora di più contro di sé e mi sentii come un uccellino ch'era stata avvolto dal corpo del serpente, prima di un'imminente fine. Ma ero una Grinfondoro, per la miseria! Dovevo reagire contro quello schifoso di Serpeverde.
Mi dimenai bruscamente, cercai di staccarmi da lui in tutti i modi ma la sua forza ferrea e stabile, e io mi sentivo sempre più debole. Mi sentivo patetica. Alla fine chiesi sconfitta:
«Draco, lasciami andare».
Il suo viso si fece più cupo e freddo a quelle parole, senza perdere il fantasma della derisione che aleggiava nei suoi occhi.
«Lasciarti andare?» ripeté gelidamente, per poi scoppiare un lieve ridacchiare spento, turbato ma controllato. «Non ti lascerò andare finché non capirai con chi hai a che fare, sporca mezzosangue. Sono stanco di mettermi i piedi in testa da Potter, da quello sfigato di Weasley e da te» confessò rabbiosamente, mentre percepii la mano che stava nella mia schiena risalire velocemente alla base della mia nuca e tenermi, così da impormi nel guardarlo dritto negli occhi con il viso che distava neanche a pochi centimetri, accelerandomi impercettibilmente il mio respiro per la tensione.
Il sorriso trionfale e impeccabile che fiorì nel suo volto mi raggelò da capo a piedi, suggerendomi a poco a poco l'ombra delle sua intenzioni. «Così» continuò, «mi è venuto in mente come fartela pagare, Granger. Te l'avevo promesso anche l'anno scorso che me l'avresti pagata per quel pugno, no? Beh, è ora di riscuotere la tua parte, mezzosangue» e, digerendo ancora le sue parole, agì rapidamente come l'attacco finale del serpente, dopo che aveva sibilato in segno di avvertimento.
La mano che bloccava i polsi, afferrò e strinse il mio mento vincolandomi di stare ferma e prima che potessi rendermene conto, il suo viso annullò la distanza che c'era fra di noi, e posò le sue labbra sulle mie baciandomi, cogliendomi totalmente di sorpresa e distruggendo momentaneamente il filo che collegava mente e corpo.
Rimasi perfettamente immobile per qualche istante, neanche mi avessero lanciato addosso un Pietrificus Totalus, ma poi appena compresi e appresi la situazione gli battei con forza i pugni sul petto esortandolo con la violenza di mollare la presa e mossi il viso da una parte all'altra per allontanare le sue labbra dalle mie, disgustata da un tale gesto da parte sua, il più subdolo e meschino che potesse compiere su di me. Draco mi afferrò di nuovo il mio mento obbligandomi a stare immobile e i suoi occhi erano talmente intensi e densi di veleno e derisione, che un magnetismo malato mi costrinse ad assorbirlo sulla mia pelle. La sua bocca si curvò in un discreto ghigno. «Ragiona Granger: se tu provi a resistermi e alla fine ti arrendi, non rendi per caso più dolce la mia vendetta?» m'incalzò con voce morbida e velenosa.
Con uno spinta secca dei gomiti lo allontanai, disgustata da tanta crudeltà, ma lui mi spinse a sua volta contro lo sportello e mi raggiunse in tempo per serrarmi i polsi dietro la schiena ed aderire il suo corpo contro il suo, togliendomi il respiro. E tutto questo senza levarsi di dosso quel sorrisetto da sberle.
Sentivo il suo profumo addosso, incredibilmente buono e ricco ma anche in qualche modo anche aspro, come l'aroma dei limoni e percepivo le sue labbra che stavano ad un centimetro dalle mie mie.
Lo fissai con odio snaturato. «Sei solo uno schifoso Serpeverde, un povero idiota che si crede chi sa chi. Sei una persona patetica e subdola, Draco Malfoy» gli sputai addosso con asprezza.
Le sue labbra si schiusero e il suo sguardo si fece ridente e giocoso, come se gli avessi rivolto un meraviglioso complimento. «Hai fatto la tua scelta, mezzosangue» dichiarò solamente alla fine, e prevedendo ciò che avrebbe fatto di nuovo, voltai pateticamente la testa dalla direzione opposta impedendogli di raggiungermi le labbra. Ma ero troppo turbata, troppo al di fuori da me stessa per comprendere che non facevo altro che peggiore la mia posizione.
La sua bocca, così leggera e delicata che il mio cuore impazzì frenetico, fece una lieve pressione sulla mia guancia, depositandomi un bacio d'incredibile dolcezza, per poi prolungare lungo la gola e poi ritornare lentamente su, con la costante e straziante lentezza e precisione come quella di un assassino particolarmente crudele; rifece quel gesto un altro paio di volte mentre io cercavo di sembrare insensibile a quel tocco di piuma, di rimanere attaccata alla realtà, alla mia moralità e sopratutto a me stessa invece che lasciarmi coinvolgere da lui. Ma sembrava impossibile.
La sua bocca era fresca e piacevole, il suo profumo pungeva dolcemente il mio naso incitandomi a voltare la testa e ricambiare quelle attenzioni, e c'era qualcosa di delizioso nel sentire le punte dei capelli solleticarmi le guance e il collo, che mi contorceva lo stomaco; non mi resi conto di aver trattenuto il respiro fino a quando le sue labbra non fecero una pressione più marcata sulla mandibola e a quel punto mi ero lasciata un sospiro di piacere, come se mi fossi arresa. Forse l'avevo fatto, non lo sapevo. Ma per Draco era l'unico segno che aspettava, e che accolse come una bandiere bianca o come semplice arrendevolezza, perché con un sorriso soddisfatto e un gesto secco della mano, voltò il mio viso e premette con bruschezza le labbra contro le mie soffocando il gemito di protesta che giungeva da parte mia. Stringeva forte la nuca così da impedirmi ogni via di fuga possibile, e sebbene cercassi di allontanarlo di nuovo da me afferrandogli il viso e spingendolo via, la sua figura era irremovibile e una parte della mia mente, disgustosamente compiaciuta malgrado la persona, analizzava maliziosamente il calore che irradiavano le sue labbra, così bruciante, meraviglioso che sembrava trapassarmi e ardermi come acido, la morbidezza inconsueta che trasmettevano nonostante la durezza tagliente dei tratti.
Era tutto così insopportabile, confuso e illogico, e il mio corpo si staccò dalla mia mente e mi ritrovai inconsciamente a ricambiare quel bacio. L'esultanza trionfale della sua bocca era palese quanto la mia sofferenza nel reagire istintivamente, ma al mio corpo non sembrò cambiargli granché.
Il trionfo di quella battaglia tra di noi regnava in lui e lo spingeva a muovere le labbra con decisione e con una sorta di delicatezza irresistibile che ammorbidiva la mia volontà di ferro e il mio cuore; sapevo ch'era Draco, Draco Malfoy, uno schifoso Serperverde che cercava sempre di ridicolizzarci e di governare la scena, screditando Harry, Ron e me da anni, ma la sua bocca era così...così...magnifica.
Non c'erano aggettivi per descriverla, la dolcezza con cui accarezzava giocosamente le mie labbra la diceva lunga su di lui e faceva fiorire la tentazione di ricambiare, di ricambiare veramente, e solleticava la mia dignità, sussurrando parole seducenti nella mia mente come: Solo per questa volta, solo per questa volta.
Nello stomaco c'era una voragine, il corpo fremeva leggermente nella smania di lasciarsi guidare dall'istinto e soffrendo per i freni che stavo dando a me stessa, e solo quando la situazione divenne insopportabile, solo quando il mio corpo sembrava voler esplodere da un momento all'altro e le labbra di Draco si fecero più insistenti, che con l'ennesimo sospiro sconfitto lo baciai veramente. E quando le labbra si accarezzarono con dolcezza, una sonnolenza bruciante invase la mia mente come se fossi immersa nel fumo e non potei fare niente per allontanarlo da me, avendo ormai tradito me stessa. Tutto parve prendere fuoco, bruciare in un rogo.
Draco era trionfante per la mia sconfitta e io guidata dalla disperazione insana del mio istinto, venni assalita istantaneamente da una fame indomabile, perché sentire il suo corpo su di me, il profumo paradisiaco che proveniva dalla sua pelle addosso risvegliò un istinto più selvaggio, come se si fosse risvegliato dopo un lungo letargo. Con un gesto secco, prese un mio fianco e mi scontrò contro il suo corpo, facendomi aderire quasi volesse fondermi con lui.
La mia pelle iniziò ad ardere come se stessi annegando nell'acido e udivo con nitidezza ogni singolo poro brillare, divampare in una fiamma ribelle e le sue mani mi attiravano ancora di più a sé, diventando un solo e indivisibile organismo che bruciava e logorava nel fuoco interno che ci consumava. Le bocche si fondevano tra di loro, baciando e divorando l'uno le labbra brucianti dell'altro, guidati solo dall'istinto di consumarle e di godere di quel paradiso carnale.
Attirai il suo volto a me affondando la mano nella massa bionda e folta di capelli, facendo scorrere le dita nel profilo nel collo e al di sotto della camicia, affondando le unghie nella pelle rovente della schiena tonica.
Smarrita da una tale reazione irrazionale da parte mia, mi resi conto che una parte assopita di me era affamata di quelle labbra, bramosa della sua bocca sulla mia o sulla mia pelle, desiderosa di lasciare un segno di me sulla sua pelle e di respirare la sua essenza come una droga. Bruciavo in una passione inconsueta, anomala che mi sorprese e m'inorridii della sua profondità travolgente; mi spaventò la prontezza del mio corpo nel reagire al suo, la voglia impellente e crescente di sentire sotto i denti la sua carne, di sentire la sua pelle rovente. Era come se mi fossi trasformata in una animale.
Facevo scorrere i palmi sul collo, sul torace appena scoperto, graffiandogli la pelle, incidendogli la carne con un senso di possessione insolito, non desiderando altro che lasciare ogni segno possibile su di lui, un ricordo che gli rievocasse la mia immagine anche se gli ricordava disgusto e vittoria. Le lingue s'incrociarono con complicità, le mani si cercavano di lasciare segni profondi per ricordare all'altro e agli altri, ch'eravamo una proprietà, che ci appartenevano, che non eravamo di nessun'altro. Non riuscivamo a darci scampo e a trattenerci, mentre le mani e le bocche percorrevano e mordevano avide ogni centimetro di pelle, mentre le lingue assaporavano l'essenza dell'altro come un'aroma, mentre le unghie e i denti lasciavano segni inesorabili del loro passaggio. Nonostante però tutti i malesseri che già nascevano in me, continuavo a baciare Draco, quel schifoso idiota che mi umiliava ogni anno, a saziarmi delle sue labbra come se quel continuo contato mi salvasse e allo stesso tempo mi trascinasse nell'abisso più oscuro che mi stava attendendo e di cui ne avevo timore. Non riuscivo a capacitarmi della mia voglia su di lui, della fame che sembrava aumentare ad ogni bacio, ad ogni sfioramento, a ogni brivido, anziché che diminuire.
La vergogna era già in agguanto nella mia testa, pronta a infierire per sempre logorandomi per quello sbaglio e per aver ceduto come una stupida a lui, già soffrivo nella futura prospettiva che mi attendeva crudele ma in quei momenti l'unica cosa per cui gemevo lievemente era perché la sua bocca si era staccata dalla mia e stava andando a scoprire e a marchiare ogni angolo del mio collo. Le lacrime d'angoscia bruciarono improvvisamente nei miei occhi e un singhiozzio si strofinò in gola. «Tu...tu...maledetto...» singhiozzai, furiosa con lui e con me stessa, ma venendo subito zittita dalle sue labbra che soffocarono con dolcezza tutti gli insulti che erano riaffiorate nella mia mente in un breve istante di lucidità.
Non sembrava nemmeno lui o forse lo era nella sua forma più ipocrita, ma quando si allontanò dalle mie labbra quasi lanciai un gemito di dolore, come se fosse una vera propria sofferenza fisica allontanarmi da lui. Aprimmo all'unisono gli occhi e i suoi erano cupi per il desiderio, ma talmente vividi e brillanti da lasciarmi meravigliata. Era come ghiaccio vivo, che mi catturò e m'imprigionò dentro di esso con un gelo talmente intenso da sembrare fuoco che mi bruciava viva. Con le bocche socchiuse e affannate, respiravamo il respiro dell'altro, non riuscendo a trattenermi di inebriarmi del suo meraviglioso profumo di limoni, così aspro e dolce. Il comportamento che avevo era qualcosa totalmente al di fuori di me, sfondava ogni limite che mi ero posta sin dall'inizio, tutto mi sfuggiva sotto il suo sguardo sibilante: come quando se afferrassi l'acqua e quella scivolava lentamente tra le dita, non potendo fare niente per quella situazione. Mi sentivo persa, leggera, confusa e appesantita e tutte quelle emozioni insieme mi davano alla testa.
Draco sembrava l'unico che aveva controllo di sé, della situazione eppure in quel muro di ghiaccio ch'era il suo sguardo, potei cogliere dello smarrimento, come se qualcosa fosse andato fuori programma dalla sua vendetta così crudele e ipocrita. Incominciai a singhiozzare non riuscendo a sopportare lo stato in cui ero ridotta, furiosa e disgustata da me stessa e non m'importava di rendermi ridicola definitivamente ai suoi occhi, siccome ormai aveva ottenuto ciò che aveva strappato da me: allontanai le mani dal suo capo e lo spinsi via debolmente, insultandolo e sibilando furente e avvilita. Draco non fece una piega e mi afferrò di nuovo i polsi che sembravano fragilissimi con la sua presa d'acciaio.
Mi obbligò di nuovo a premermi contro la sua figura, volendo sfruttare fino all'ultimo la carta del contatto fisico e i suoi occhi mi trafiggevano crudeli da parte a parte, mentre udivo i suoi colpi ferirmi gravemente e le ferite bruciare in un dolore insopportabile. «Granger» mi chiamò severamente, l'espressione ridente morta sotto l'espressione di pietra mentre cercavo di divincolarmi da lui per sfuggire in un'altra cabina, o da qualsiasi altra parte che sia lontano da lui.
«Hermione». Quando pronunciò il mio nome, fu come se un fulmine mi avesse colpita in pieno e m'immobilizzò per il tono accarezzevole, quasi morbido con cui lo scandì per la prima volta. Ma non volevo tutto questo. Non lo sopportavo, era davvero troppo per me.
Lo guardai con gli occhi densi di veleno, distrutta e disanimata.
«Non osare pronunciare il mio nome, Malfoy» sibilai con ribrezzo.
Il suo sguardo si fece ancora più impenetrabile, come se avendo pronunciato quelle parole lo avessero portato a non dirmi ciò che voleva e la cattiveria della vittoria ormai sembrava rendere ancora più taglienti i suoi tratti. Distolsi lo sguardo da lui, non riuscendo a patire il continuo veleno che irradiava e che si scioglieva nella mia pelle.
«Granger, non puoi scappare. Non da me» replicò freddamente, il tono perfetto per un assassino senza cuore che probabilmente sarebbe diventato come il padre.
Il mio muscolo cardiaco al contrario, mi balzò immediatamente in gola e batteva freneticamente in preda al terrore improvviso e irrazionale, mentre un rossore intenso ardeva nelle mie gote.
«Lasciami s...tare» lo sollecitai con altrettanta freddezza tentennando appena, riuscendo a pronunciare in tempo la parole “stare” e non “scappare”, come mi sarei potuta lasciare sfuggire. Strinsi i denti in preda alla rabbia. «Mi fai solo schifo, voglio che mi molli. Adesso Malfoy» sottolineai con impeto, resa più forte e fragile dallo scoppio di rabbia che mi colava dentro. Draco -no, anzi Malfoy- parve stringere a sua volta i denti contraendo con forza la mascella squadrata, come se lo avessi infastidito con le mie parole e invece che togliersi la noia di continuare a toccarmi per il disgusto che aveva sempre espresso per la sottoscritta, strinse con più veemenza i polsi e mi scrollò appena, esortandomi di guardarlo invece che evitare il suo sguardo. Ma vedendo che non gli davo retta e che tenevo gli occhi fissi verso lo sportello, come se avessi la speranza che si aprisse di colpo e mi concedesse una via di fuga, lo udii fin troppo chiaramente chinare il capo verso di me e il suo respiro caldo solleticarmi il collo, spalancando l'ennesima voragine nello stomaco e facendomi vacillare le ginocchia come se fossi una neonata che stava imparando a camminare. Mi attirò a sé prima che potessi crollare e mi posizionò all'altezza della sua bocca, mentre quella percorreva tutto il perimetro del collo a fior di labbra e raggiunse l'orecchio, per replicare con voce tagliente quasi quanto le lame di un rasoio:
«Non mi pare che ti facessi schifo quando facevo questo».
Fu come se mi avesse schiaffeggiata in piena faccia. Volevo spostarmi da lui, divincolarmi e probabilmente picchiarlo con il libro che stava appoggiato pigramente dall'altra parte della stanza, ma Malfoy mi stringeva in una morsa a cui era impossibile scostarsi; mi sentivo come un uccellino che osservava con gli occhi sbarrati e il volto cinereo il suo predatore, ipnotizzato e atterrito dallo sguardo del serpente che lo teneva in pugno.
Avvicinò la guancia gelata alla mia accaldata e mordicchiò delicatamente il lobo, togliendomi il respiro. La mia pelle, resa ipersensibile per le troppe attenzioni, percepiva ogni suo respiro, ogni minimo sfioramento e si accaldava con niente, mentre lui non faceva altro che buttare benzina nel fuoco.
Proprio una pessima situazione, davvero pessima.
Con le mani scostò una ciocca mossa dei capelli e depositò un leggero bacio dietro l'orecchio facendomi rabbrividire e partire in quarta il cuore ormai iperattivo.
«E non mi pare che ti disgustasse questo» notò con tono delicato e velenoso, sprezzante.
«Piantala, Draco» cercai di esortarlo con una specie di ringhio, anche se uscì fuori come una supplica. Era la prima volta che lo chiamavo per nome e lui arrestò la sua tortura su di me, la medesima reazione che avevo avuto quando mi aveva chiamata per nome senza “nomignoli”.
«Hai avuto la tua vendetta, che cosa vuoi ancora da me Serpeverde?» mi lasciai sfuggire, sfinita.
Si era preso gioco di me, mi aveva sottomessa, mi aveva portata a desiderarlo, e questo era la cosa peggiore per me. In quale altro modo voleva ridicolizzarmi, come voleva ancora distruggermi?
Un dito freddo si appoggiò sotto il mento e mi obbligò delicatamente ad alzare lo sguardo verso di lui, facendomi rendere conto che avevo abbassato gli occhi ch'erano lucidi d'angoscia e di vergogna. Le labbra deliziosamente piene erano assottigliate in una linea, gli occhi erano distanti e analitici mentre mi studiavano il volto. Lentamente, senza fiatare e senza dire una parola, avvicinò la mano al volto e con il pollice raccolse una lacrima ch'era scesa traditrice, con un gesto stranamente premuroso che mi lasciò perplessa.
Forse lui non era così idiota, così presuntuoso come faceva credere a tutti, a me...forse... .
Un ghigno maligno gli dipinse le labbra, lo sguardo però brillava spento come se tenesse un segreto. «Adesso hai pensato che fossi diverso vero?» mi canzonò con voce suadente e perfida, facendomi montare dentro una frustrazione e una delusione che mi stupii in parte per l'intensità. Mi aveva mentito. Era così ovvio.
Cosa potevo aspettarmi da lui? Cercai di togliermi di dosso con gesti secchi e rudi, di evitare il contatto fisico, ma Malfoy mi teneva ben salda obbligandomi a guardarlo dritto negli occhi, così che potessi assorbire tutte le sue parole e il colpo finale, quello definitivo che mi avrebbe resa sciocca e ingenua sia ai miei che ai suoi occhi.
«Hai pensato che forse dentro di me potessi amare, che non sono come mi dimostro, che facevo il presuntuoso per...cosa? Mancanza di affetto e di attenzioni?» mi derise, scoccandomi un sorrisino che mi sbatté in faccia l'onestà delle sue parole. Mi prese il volto con entrambi le mani e l'accostò al suo, con la bocca incurvata in quel ghigno che mi accoltellava da parte a parte e mi avvelenava, riempiendomi di nuovo di quell'odio che avevo scordato così facilmente per aggrapparmi inconsciamente a che cosa?
Per dei baci, falsi dal primo all'ultimo. E io ero stata così illogica e sciocca da lasciarmi coinvolgere, dimenticandomi di chi era. Ma il mio respiro boccheggiò lo stesso ma non solo per la nuova percezione che avevo del suo contatto fisico, ma anche per l'intensa furia che si sciolse in me in pura adrenalina pronta ad essere liberata.
«Non è vero ciò che abbiamo vissuto» mi scandì lentamente, assaporando il disprezzo nei miei occhi con quel sorrisino da viscido e gli occhi distanti, come se non volesse rivelarmi qualcosa.
Resa più analitica e attenta dalla rabbia, non mi lasciai sfuggire quel dettaglio fondamentale.
«Io ti ho baciato e tu mi hai desiderato, mentre io non lo volevo. Sei stata attratta dalla persona che disprezzi. Ogni bacio ti hanno dato un illusione che però erano bugie. Ti sei tradita, Granger. Sei andata contro ogni tua restrizione.
Quindi mia sporca mezzosangue, posso dire che sì, per oggi ti ho derisa abbastanza. Ti ho smontato quella cresta da sapientona, facendoti capire la realtà».
Mi mollò di scatto il volto dalle sue mani e prima che me ne potessi accorgere, gli mollai uno schiaffo con tutta la forza che avevo, l'espressione impassibile eppure furibonda e disgustata che mi faceva da maschera per celare la delusione anomala di quelle parole. Draco posò teatralmente la mano sulla guancia in cui avevo infierito, il sorriso impeccabile e ridente ma gli occhi spenti. Costantemente spenti. «Hai ragione Serpeverde, mi hai fatto capire la verità. Mi hai fatto capire che sei solo un'ipocrita, un bugiardo senza vergogna che non si meriterebbe nient'altro che la solitudine. Sei solo uno stupido che mette tutte queste maschere e che alla fine rimarrà solo per pregiudizi sciocchi e per aver allontanato tutti. Vuoi soddisfare i desideri dei tuoi genitori, ma alla fine sei solo un pallone gonfiato». Sospirai e gli lanciai un'occhiata tagliente. «Ma non voglio sprecare il mio tempo, ogni mia parola sembra, anzi è inutile. Ti dico solo che, sì, complimenti. Mi hai fatto vergognare di me stessa. Complimenti davvero, Malfoy» e dopo aver concluso con tono polare, mi voltai e iniziai a sistemare rapidamente i miei bagagli e con la seccatura a venare i miei gesti.
Presi la valigia, percependo ancora Draco immobile dietro di me e prima che uscissi, mormorai:
«Spero che tu e i tuoi leccapiedi mi divertiate nel distruggermi quando racconterai questa storiella» gli auguri acidamente e prima che aprissi lo sportello, udii alle mie spalle: «Non lo dirò».
Non mi voltai, per non fargli intendere lo stupore che sicuramente mi sarebbe letto in faccia e che si sarebbe potuto cogliere solo attraverso la rigidità delle spalle.
«Come?» mormorai con voce incolore e gli lanciai un'occhiata di sottecchi, cercando di apparirgli impassibile anche s'ero ardir poco incredula. Era in piedi, la figura rocciosa rigida quanto la mia e il volto, nonostante era voltato dalla parte della finestra per sfuggire al mio sguardo, venne contratto da un sorriso accennato nelle labbra.
«Sei diventata dura d'orecchi, mezzosangue? Ho detto che non lo dirò e non pensare che lo faccio per farti un favore, Granger. La vendetta deve essere un piatto servito freddo e assaporato da solo. Non intendo poi ridicolizzarmi a mia volta dicendo che ho baciato una Grifondoro, soprattutto la mezzosangue Granger» borbottò alla fine acidamente. Mi voltai rapidamente per non fargli capire che ero arrossita come una Ricordella quando aveva pronunciato la parola “ho baciato una Grinfondoro” perché automaticamente nella mia mente riaffiorava la frase “Ho baciato un Serpeverde” e poi l'associavo al suo volto e al suo nome. Sospirai ma non dissi niente.
Non me la dava a bere. Se mi odiava come diceva, non ci avrebbe messo neanche un minuto a dire a tutti come mi aveva ridicolizzata. «Attenta, Granger. Ci si vede a scuola» aggiunse maliziosamente.
«Te la farò pagare, Malfoy» ribattei con tono neutro, facendo trapelare solo la sincerità delle mie parole. Lo sentii sghignazzare divertito e per la prima volta il mio udito e la mia mente la catalogarono con un aggettivo in più di 'irritante' e 'snervante'. Un aggettivo più morbido: suadente.
Dio, mi aveva davvero avvelenata.
«Non vedo l'ora di contrattaccare» replicò. Poi aggiunse con un tono strano, non con la classica derisione o irritazione mischiata rancore: «Salutami fesso Potter e Weasley sfigato».
Lo ignorai come se non avesse parlato, stringendo i denti e dopo aver controllato che non ci fosse nessuno nel corridoio, uscì dalla cabina e spinta da un istinto irresistibile, guardai al suo interno per vedere come avrei lasciato quel crudele Serpeverde. Ed ebbi una visione scioccante. Trovai Malfoy, Draco Malfoy, che mi sorrideva.
Era più un ghigno che un sorriso, un ghigno di scherno e di sfida che solleticava la mia irritazione e che mi strappò un'occhiataccia affilata che accoglieva stupidamente la sfida. Poi con le labbra assottigliate, me ne andai a grandi passi dirigendomi dai miei due migliori amici, il mio unico rifugio.
Quando mi videro scura in volta, Ron ebbe quell'espressione stupita e impacciata che mi obbligò a svoltare lo sguardo e a non incrociare quello di Harry e scusando sia Neville che Luna, domandai se potevamo stringerci perché la donna del carrello mi aveva sgridata nel vedermi lungo il corridoio in assenza di posti. Con gentilezza e perplessità, mi accolsero a braccia aperte. Non dissi niente per tutto il tragitto, cercando di pensare ad altro che non fosse lo sguardo di Draco, i suoi gesti...o qualsiasi altra cosa che riguardasse a lui e ogni volta che il suo viso sgusciava nella mia mente, divenivo sempre più cupa e chiusa. Quando alla fine il treno si fermò ad Hogwarts, trassi un sospiro di sollievo e prima che uscimmo dalla cabina, Harry mi posò una mano sulla spalla e con gli occhi chiari densi di preoccupazione, mi domandò:
«Tutto bene, Hermione?».
No, non va bene. Malfoy mi ha baciata come se non ci fosse un domani, prendendosi la sua vendetta e facendomi vergognare di me stessa e probabilmente mi tormenterà con questa storia per tutto il resto degli anni scolastici, ricattandomi da pessimo Serpeverde ch'è.
Sorrisi. «Sì, sto bene Harry. Tranquillo, va tutto bene».
Lui annuì poco convinto accennando ad un sorriso d'incoraggiamento e mi aiutò con un bagaglio; poi ci dirigemmo fuori, pronta per andare verso la scuola di magia e impaziente di andare nel dormitorio femminile e concedere del tempo per me stessa per riordinarmi le idee. Ma poco dopo che avevo instaurato un fragile equilibrio ed essermi scordata di Draco chiacchierando e ridendo con Harry, come se volesse farlo apposta, udii una spintonata brusca che mi separò dall'amico e uno sghignazzare irritante e stupido giunse da Tiger e Goy, quando Draco esclamò beffardo: «Attento a quest'anno Potter, che non ci siamo i dissennatori! Forse quello psicopatico di Black ritorna a perseguitarti come l'anno scorso!».
«Sta' zitto Malfoy» sibilai freddamente.
Il ghigno si estese, il bagliore della sfida illuminò il suo sguardo. «Uh-uh, la mezzosangue affila gli artigli» mi sbeffeggiò con le risatine di sottofondo a incoraggiarlo. Ron apparve accanto a noi, per intervenire di fronte all'arroganza di Malfoy, come erano abituato fin da bambino. «Stai zitto, Draco».
La sua attenzione si spostò immediatamente su di lui e una scintilla di odio gettò un'ombra tagliente sul viso aristocratico.
«Attento Weasley con la Granger. Ha gli artigli, potrebbe graffiarti e farti male se non sai come trattarla. Chissà, forse un giorno potrebbe trovare un partito migliore di te» insinuò con un pizzico di cattiveria, gli occhi di ghiaccio che lampeggiarono per un momento nei miei, facendomi rievocare alcune immagini che non facevano altro che incrementare la mia vergogna su me stessa e rendendomi paonazza di rabbia e imbarazzo. Con tutto il contegno possibile e con l'autocontrollo che non s'incrinò di una crepa, mormorai:
«Almeno lui verrà notato da una ragazza per la sua personalità e non perché si è comprata la sua attenzione».
«Perché non può permetterselo» puntualizzò velenoso.
«Perché è sicuramente una persona migliore di una come te» ribadii con fermezza, cercando di non lasciarmi coinvolgere dal quel giochetto idiota. Sentii i miei due migliori amici scorgermi sorpresi nel vedere che avessi avuto una conversazione così lunga con Draco e sicuramente Ron doveva essere arrossito di fronte alla sincerità delle mie parole. Ma non osai guardarlo. La bocca di Malfoy, nel frattempo, prese una curva sprezzante e lo sguardo sembrava furibondo per qualche ragione che non riuscii a comprendere, oltre l'ovvietà che solo io e lui potevamo capire.
E il pensiero che Draco e io avessimo in comune qualcosa, bastò per farmi rivoltare lo stomaco. Alla fine ci rivolse un sorrisino irritante e altezzoso, da vero figlio di papà che mi montò in bestia per la sua arroganza. «Bene, Granger» sentenziò seriamente con quel ghignetto. «Ora tocca a te, mezzosangue» dichiarò infine enigmatico e dopo avermi voltato le spalle, se ne andò spalleggiato da quei due idioti portando via con sé la sua prepotenza.
Ron e Harry non si fecero attendere con la domanda fondamentale, che mi avrebbe fatto scoprire il mio talento nel mentire.
«Hermione, cosa intendeva Malfoy con quella frase?».
Il mio volto divenne indifferente, ma la mia occhiata sputava acido e disprezzo verso la direzione del biondino presuntuoso. «Non ne ho idea, e non voglio nemmeno saperlo» dichiarai freddamente, mettendo in chiaro che non volevo una sillaba in più sull'argomento e i due furono abbastanza saggi a non farne più parola per quel momento. E mentre il mio odio si riversava su Draco come mai mi era accaduto, la mia attenzione si concentrò su ciò che sarebbe successo e cogliendo un futuro burrascoso e problematico.
Non si sarebbe mai immaginata che da quel bacio vendicativo e ipocrita sarebbe sorta un'attrazione che li avrebbe, resi così schiavi di sé stessi e diventando così l'ossessione pericolosa dell'altro, cambiando le carte in tavola sul loro futuro.

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Deceptia_Tenebris