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Autore: Demon Heart    28/07/2015    4 recensioni
Spencer ha venti anni ed è la sorella minore di David Cade, la nemesi di Kendall. Andranno d'accordo nonostante la leggera aria tesa che regna da sempre tra i due ragazzi? Oppure Kendall farà di tutto per allontanare la ragazza da lui e dalla Band?
Spencer è il dolce angioletto che appare o nasconde molteplici segreti?
James riuscirà mai a trascinare la ragazza con se? Oppure cambierà la sua preda?
Cosa passerà mai per la testa di Logan e Carlos?
Cosa accadrà quando sarà nota a tutti l'identità della castana?
Vero, sono solo domande queste, ma ce ne sono molte altre che vi lasceranno una sensazione di amaro in bocca.
Non bisogna giudicare un libro dalla copertina o da come lo si vuole far apparire.
Bisogna scoprirlo fino in fondo.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correvo come una saetta sui tetti delle case di Los Angeles, mentre il vento mi sferzava quasi con violenza; sentivo l'adrenaina a mille, cercando di velocizzare la mia corsa.

«Prendetela! Non lasciatevela sfuggire!» questa voce riecheggiò alle mie spalle, mentre dei passi si affrettavano per raggiungermi.

Non rallentai per nulla, saltando sulla casa successiva, mentre sentivo un bambino chiamare la madre ed indicarmi.

Era molto raro vedere qualcuno che praticava Parcour, ed in quella splendida e, a volte, rumorosa città era un evento più unico che raro, a causa della polizia e della vigilanza.

Una volta atterrata, feci leva sulle gambe, riprendendo la mia sfrenata corsa, come al solito ben meritata.

Ero cambiata molto nell'ultimo periodo...

Non facevo altro che cacciarmi nei guai, spesso e volentieri frequentavo pessime compagnie e abbastanza raramente evitavo di ascoltare i consigli di mio fratello.

Con un balzo finii sul tettuccio di un'auto blu scuro, e pochi secondi dopo mi ritrovai coi piedi sull'asfalto.

Ripresi la mia corsa contro il tempo, sfrecciando tra le auto bloccate nel traffico, cercando fra le tante qualcuna familiare in cui nascondermi.

Presa dai miei pensieri, mi scontrai contro qualcuno, perdendo l'equilibrio.

Fortunatamente per me, la mia "vittima" mi afferrò una mano, avvolgendomi la vita con l'altro braccio.

Fu allora che lo guardai per la prima volta...

Aveva la carnagione lievemente abbronzata ed un profilo che lo faceva assomigliare ad un latino, e non avevo idea se lo fosse o meno; due occhi profondi come pozze di petrolio e spettinati capelli nero.

Mi regalò uno dei sorrisi più belli che avessi mai ammirato, ma subito dopo, mi riscossi sentendo le voci dietro di me aumentare.

«Eccola!» urlò con tutta la voce che aveva in corpo, per farsi sentire da tutti i componenti della sua banda.

Sorrisi al ragazzo, correndo via e saltando su una macchina poco lontana, per arrampicarmi su un edificio non molto alto.

Trascorsi più di un'ora dopo quel fatidico incontro a correre, cercando di passare per le stradine secondarie e più nascoste, intenzionata a concludere in gran bellezza.

Mi fermai davanti ad un immenso edificio, guardando alle mie spalle, per assicurarmi non mi avessero ancora raggiunta.

Sorrisi, entrando all'interno del palazzo ed allontanandomi velocemente dalle porte di vetro, per non farmi vedere, semmai fossero passati di lì.

Tirai un sospiro di sollievo, gironzolando per la struttura, senza una meta precisa.

Non ero mai stata lì, e ne ebbi la certezza quando mi spuntò davanti un'insegna con la scritta "Roque Records"; era seguita da poster di vari gruppi musicali, Boy Band, per l'esattezza.

Da lontano intravidi un divano rosso, che sembrava essere parecchio comodo ed accogliente.

Presi la rincorsa, buttandomici di peso ed incrociando le braccia dietro la testa.

Chiusi gli occhi per qualche secondo, intenzionata a riposarmi per un bel pò.

Dopo nemmeno una decina di minuti, sobbalzai a causa di grida che si susseguivano, stordendomi quasi.

Deglutii voltandomi verso la porta che si trovava alla destra del divano, poggiando i piedi sul tavolo e beandomi dell'atmosfera.

«Questo succede perchè VOI, stupidi cani scimmia, non fate altro che distrarvi, spesso e volentieri trascurando il vostro la-» l'omone non molto alto e dalla barba non troppo folta, interruppe il suo discorso, puntandomi lo sguardo addosso e squadrandomi da capo a piedi.

Notai che aveva un paio di occhiali da sole ed uno strano cappello in testa; immaginai fosse il "proprietario" di quel posto immenso.

Dopo un primo attimo di smarrimento, si avvicinò a me di qualche passo, con una strana espressione in viso.

«E tu saresti?» chiese inarcando un sopracciglio, senza togliere gli occhi dai miei piedi sul tavolo.

Mi morsi un labbro, scostando i piedi e rivolgendogli uno strano sorriso, che nemmeno io sapevo ben definire.

Mi scappò una risatina, continuando ad osservare il suo viso, lievemente rosso dalla rabbia che cercava di controllare.

«Chi diavolo sei?!» sbraitò ormai al limite; se con uno sguardo fosse possibile ferire, a quest'ora mi avrebbe completamente ucciso.

Notai solo allora quattro ragazzi alle sue spalle e riconobbi il secondo, alla sinistra dell'uomo.

Lo squadrai appena, sorridendo al ragazzo che poche ore prima mi aveva "salvata" da una bella caduta.

Gli sorrisi allegramente, e lui fece lo stesso.

Fu un'istante che sentii delle grida provenire dal corridoio, e sbiancai vedendo un uomo alto e parecchio ben piazzato.

Sollevai lo sguardo, osservando il condotto dell'aria; potevo passarci tranquillamente.

Saltai, dando un colpo sullo sportellino che si aprì, con un rumore metallico; con un secondo balzo afferrai il bordo del condotto e riuscii a salire appena il tempo, mentre una mano cercava di afferrare la mia gamba.

«STOP! Cos'è questo?! Chi era quella ragazzina sul set?» Sentii una voce sbraitare, diversa da quella del tizio con gli occhiali «Dobbiamo rigirare questa scena, da poco prima che apri la porta ed il continuo.»

Ridacchiai appena, scuotendo la testa; ero finita su un set cinematografico a quanto pareva, e riconobbi solo in successione la voce di Andrès.

Scesi da dove ero passata poco prima, atterrando sul tavolo evitando di far rumore; non diedi il tempo ai presenti di avvertire il regista, che tra l'altro, mi voltava le spalle, e gli saltai addosso.

«Ma che-» lo sentii esclamare, cominciando a girare vorticosamente su se stesso.

«Andrès mi deludi» affermai senza riuscire a trattenere le risate «non mi riconosci nemmeno?» gli tirai appena le guance, mentre mi sistemò su di se, prendendo le mie gambe, per non farmi cadere.

Lo sentii ridere appena, mentre mi fece scendere dalla sua schiena.

«Finalmente ti sei fatta viva, dopo tutto questo tempo» mi rimproverò appena, senza perdere il sorriso, poi si rivolse al resto dei presenti che osservavano la scena tra il curioso ed il divertito «voi prendetevi pure una pausa, possiamo continuare anche dopo.»

Mi indicò la porta rossa da cui, pochi istanti fa era uscito quel gruppetto, avanzando ed entrando nella stanza; lo seguii a ruota, passando davanti ai presenti e tirando leggeri schiaffetti sulle guance dell'uomo con occhiali e cappelli.

Trattenne a stento la rabbia, mentre mi affrettai a chiudere la porta.

La sala era molto spaziosa e di colore rosso cremisi, ospitava vari macchinari che servivano a registrare canzoni ed audio.

Andrès si mise comodo su una delle sedie che erano sistemate nella sala, e mi invitò a sedermi sul divano in pelle nera che aveva di fronte.

«Allora, qual buon vento ti porta qui?» ridacchiò appena, mentre mi lasciai andare alla comodità di quel magnifico divano «E' da molto che non ho tue notizie...»

Storsi appena il naso, scuotendo la testa.

«Il lavoro va come al solito, però sto cercando di superare il blocco dello scrittore che mi ha assalito da una settimana» mi lasciai sfuggire una risatina dove era possibile scorgere una nota nervosa.

«Tranquilla, supererai anche questa» sorrise rassicurante, sporgendosi per darmi una pacca sulla spalla «Una delle poche novità che ti riguardano, di cui sono a conoscenza, è il fatto che la tua fama da "Dragone Rosso" aumenta sempre più»

Mi morsi il labbro inferiore, guardandolo colpevole «In effetti si... oggi mi stavano inseguendo i 66Route»

Inarcò un sopracciglio, scrutandomi attentamente «Sai... sei cambiata parecchio, e non solo in aspetto. Non sei più quella che eri prima di»

Non gli lasciai finire la frase, cercando di sviare il discorso, per quanto mi fosse possibile «E con la tua carriera invece? Vedo che ti stai dando da fare!»

«In effetti si, questa stagione dei Big Time Rush ha aumentato di parecchio gli ascolti» sorrise allegro, mentre ci scambiammo un cinque.

«Ma complimenti» mi lasciavo spesso coinvolgere nell'allegria degli altri, quasi percependo le loro emozioni «Ed il mio caro fratellino? Come se la passa?»

Era da molto che non vedevo mio fratello, e la cosa mi intristiva non poco; mi ero allontanata da lui per evitare di coinvolgerlo nei guai in cui ero incastrata spesso e volentieri.

«Se la cava, soprattutto riesce ad interpretare alla perfezione il personaggio che gli abbiamo assegnato nella serie» sorrise, non nascondendo la sua fierezza.

Continuammo a parlare del più e del meno, non ci vedevamo da tanto.

Andrès era una persona fantastica, come un secondo padre per me e David, mio fratello maggiore.

Lo conobbi quando la mia "metà" intraprese la via del successo in televisione, cominciando ad interpretare ogni genere di personaggio.

Da allora si creò un legame come tra padre e figli, anche perchè spesso seguivo David alle riprese, nascondendomi nei condotti per non apparire nell'inquadratura.

Amavo sentirlo e vederlo mentre interpretava quei ruoli.

Dopo quella lunga chiacchierata di un'oretta ed oltre, lasciammo quella stanza, dirigendoci verso le telecamere di ripresa ed il resto dei presenti.

Da lontano intravidi i quattro ragazzi di prima discutere animatamente, mentre mi fermai per scusarmi con "Gustavo Rocque".



«Bene, ora dobbiamo girare la scena del Palm Woods, e tu» mi puntò un dito contro, sfiorandomi il naso «Potrai rivederlo se ti va»

Sorrisi allegra, ringraziandolo di cuore; non vedevo l'ora di fare una sorpesa al mio fratellino adorato.

Mentre parlavo con Andrès, uscimmo dall'edificio e lui mi indicò una limousine con cui dovevamo raggiungere la nuova meta.

«Che ne dici di andare con i ragazzi? Così potete far conoscenza.» Sembrava entusiasta che interagissi con altri ragazzi, così accettai la proposta e mi incamminai verso il veicolo.

L'autista, rimasto fino a quel momento in piedi e rigido, accanto all'auto, mi aprì lo sportello; lo ringraziai, alquanto imbarazzata, salendo e mettendomi comoda sul sedile alle spalle del conducente.

Mi sistemai più al centro, così potevo stare più comoda, ma parlai troppo presto.

I quattro ragazzi di prima, entrarono come delle furie animali, mentre due si mettevano comodi sul MIO sedile.

Rimbalzai appena sul sedile, mentre uno dei due azzardò la cosiddetta mossa del "braccio sulle spalle di lei".

«Allora splendore, il mio nome è James Maslow, il tuo invece?» la sua voce mi arrivò all'orecchio chiara e ferma, mentre mi voltai verso di lui.

Aveva i capelli castano chiaro e due occhi verdi magnetici, che avrebbero attirato l'attenzione di chiunque.

Storsi appena il naso, prendendogli il polso «Piacere Maslow» cominciai, mentre gli sollevai appena il braccio, facendoci passare sotto la mia testa «Io sono Spencer Cade» gli portai il braccio disteso sul fianco «e non provarci con me, grazie»

Gli regalai un ampio sorriso, notando il suo faccino confuso e trattenendomi a stento dal ridere.

«No aspetta, mi stai rifiutando forse?» chiese ancora più confuso «Sono James Maslow io!» lo sentii affermare tra il deluso e l'isterico.

«Si, ti sto rifiutando soprattutto perchè non ti ho mai visto prima d'ora e non abbiamo mai parlato» risposi ovvia, senza abbandonare la mia espressione semi-divertita.

«James... mi deludi... Una Friendzone posso capirla anche, ma questo...» Cominciò serio, il biondo seduto di fronte, poi ridacchiò appena, presentandosi «Kendall Schmidt»

Aveva anche lui degli occhi verdi, più chiari e sfumati di azzurro; doveva amare i braccialetti visto che ne aveva un bel pò al polso.

Il moro doveva essere sull'orlo di una crisi isterica e non potei fare a meno di scoppiare a ridere, cercando di nascondere il viso.

«Non è mai stato così divertente Friendzonare un ragazzo» mi voltai verso di lui, e la sua espressione corrucciata non giovò alla mia risata.

Scossi appena la testa, tirandogli una pacca sulla spalla, senza abbandonare il sorriso che avevo dipinto in viso «Suvvia, c'è sempre una prima volta»

«E dimmi, la tua prima volta c'è stata?» mi voltai verso il moro seduto accanto a Kendall.

Capelli castano scuro come i miei, occhi castano scuro ed un'espressione maliziosa in viso.

Ci misi alcuni secondi per analizzare la frase, rimanendo in silenzio.

Scossi la testa, voltandomi verso il ragazzo che mi aveva impedito di cadere ed afferrai il casco da Hockey che aveva in testa, giocandoci appena «Non penso che siano domande da fare ad una completa sconosciuta» sollevai il viso dal casco, guardandolo beffarda «E' questo il tuo scarso metodo di seduzione?»

Vidi il suo sorriso scomparire per qualche istante, poi ritornò come prima.

«Touchè» ridacchiai appena, mettendomi il casco, che mi andava leggermente largo «In ogni caso sono Logan Henderson, dovresti conoscere questo nome» qui il suo sorriso si fece più ampio.

Finsi di riflettere qualche minuto, poi scossi la testa «Spiacente per te, ma la mia conoscenza su questo "Logan Henderson" è tanto approfondita quanto la mia conoscenza del greco.»

«E quanto conosci il greco?» chiese il ragazzo alla mia sinistra, osservandomi divertito.

«Zero assoluto» sorrisi, lasciandomi affondare nel sedile, quando sentii un braccio sulla spalla.

«Sicura che non ti interessa nemmeno una serata con il tuo idolo?» mi voltai, mentre James avvicinava appena il suo viso al mio.

Sorrisi, sporgendomi verso di lui come per baciarlo, mentre sorrideva soddisfatto.

A pochi centimetri di distanza gli lasciai uno schiaffo sulla guancia, mentre osservavo il rossore comparire sulla sua pelle non troppo chiara.

«Questo è per non avermi ascoltata» lo spinsi appena, allontanandolo da me ed osservando gli altri ridacchiare.

«Tu! Come hai osato!» si voltò verso di me, con uno scatto d'ira improvviso.

Il quarto ragazzo, si sovrappose tra me ed il castano, per evitare l'imminente lite.

Si voltò verso di me, sorridendo allegro e porgendomi la mano «Ed io invece, sono Carlos Pena»

Ricambiai sia la stretta di mano che il sorriso «Piacere mio» lo guardai negli occhi, accorgendomi che erano davvero profondi «E grazie per stamattina» ridacchiai nervosa, mentre il casco mi coprì appena gli occhi.

Lo scostai appena, guardando fuori dal finestrino, accorgendomi che eravamo bloccati nel traffico; questa era uno dei lati negativi di Los Angeles.

Scossi la testa, aguzzando la vista e guardando sul tettuccio dell'auto accanto; scorsi un ragazzo con il cappuccio della felpa che gli copriva il viso, mentre sventolava uno zainetto verde militare.

Sbiancai, accorgendomi che era il mio e mi sollevai di scatto avvicinandomi al finestrino «Quello è mio!» urlai di colpo, facendo sobbalzare i ragazzi che mi tenevano compagnia.

«Cosa?» chiese Kendall stralunato.

Aprii il finestrino, sporgendomi appena «Ridammi quello zaino.» sembrava più un ordine che una richiesta, la mia.

«Vieni a prenderlo» mi disse con voce profonda, saltando sulla macchina davanti.

Mi imbronciai, uscendo dal finestrino ed arrampicandomi sul tettuccio della Limousine.

«Ma che fai?!» sentii la voce di Logan chiamarmi, mentre raggiungevo con un salto, la macchina su cui era l'incappucciato.

Lo osservai appena; statura media, corporatura robusta e ricci neri che uscivano dal cappuccio. Felpa larga e pantaloni non molto aderenti.

Doveva fare anche lui Parcour, visto che comincio a saltare sulle auto, fino a salire su un tetto.

Lo seguii, lievemente titubante, aggrappandomi al davanzale di una finestra con le mani e sollevandomi, per saltare sul tetto e seguirlo.

Notai che era rimasto lì, come se volesse farsi seguire.

«Che vuoi?» chiesi squadrandolo da capo a piedi.

«Solo restituirti lo zainetto» si calò il cappuccio, osservandomi e porgendomelo.

«Qual'è il trucco?» ero sempre stata un tipo diretto, e di certo non nascondevo quello che pensavo.

Lo vidi farsi sfuggire una strana risatina, lanciando la sacca, che afferrai al volo.

«Nulla, volevo solo rivederti» vidi la sua espressione addolcirsi, mentre cominciò ad avanzare verso di me.

«Io non volevo, però.» risposi con tutta l'acidità in mio possesso.

Vidi il sorriso scomparire, per far strada ad un'espressione triste e malinconica.

«Spenny, ti prego...» puntai i miei occhi nei suoi, scorgendo quel velo di tristezza che aveva caratterizzato me per quasi nove mesi.

Scossi la testa, avvicinandomi al bordo del tetto e mettendomi lo zaino sulle spalle «Mi dispiace, ma non è stata colpa mia.»

Mi lasciai cadere, atterrando su un'auto parcheggiata, mentre cominciai a cercare la limousine bianca che avevo lasciato.

C'era ancora traffico, quindi non dovevano essere lontani; mi lanciai a capofitto tra le auto, saltando su alcune di esse di tanto in tanto, per cercare il veicolo dall'alto.

Pochi secondi e le auto ripresero la loro corsa, e riuscii a saltare in tempo sul marciapiede accanto.

Sospirai, gonfiando le guance e rassegnandomi; ora dovevo fare la strada a piedi, senza nemmeno conoscere la direzione da prendere.

La cosa mi avrebbe decisamente rubato non poco tempo.



Angolo autrice


Allora, premetto col dire che non ci saranno autolesionisti, Mary Sue, Gary Stue e ancora non ho chiare tutte le idee per la storia.

Questo capitolo è come un piccolo Prologo, dove Spencer incontra i Big Time Rush, anche perchè avevo voglia di fare una storia con tanto di incontro e non partire allo sbaraglio.

Inoltre, dico già da ora che questa è la storia e non saranno ben accette lamentele del tipo "non mi piace la coppia", "non mi piace il finale", "non mi piace la scena blablabla" o altre di questo genere.

Questo perchè essendo io l'autore, qui, ho il pieno controllo dei personaggi, e lo stesso chiunque scriva.

Spero di aver attirato la vostra attenzione verso la storia anche se come inizio lascia un pò a deludere ( almeno me, non so voi)

Detto questo, vi invito, se volete, a partecipare alla storia, questo perchè volevo aggiungere una o due amiche/amici di Spencer, per non trasformarla nel classico "Lupo Solitario che manda il mondo a quel paese".

In pratica delle OC; se vi va potete scriverlo in una recensione e mandarmi il personaggio in chat, ovviamente niente Mary Sue e Gary Stue anche su questo lato.

(cioè niente personaggi perfetti)

Con questo concludo senza trattenervi oltre, e spero in qualche recensione ;")

Come ultima cosa, volendo potreste proporre idee se volete, così da dare spazio anche ai lettori.

Salutoniiiih (piccolo sfogo visto che amo le "h")

  
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