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Autore: J22    28/07/2015    3 recensioni
Spencer ed Emily, un’amicizia che sembra scritta nelle stelle.
Ma a Rosewood, si sa, non c'è mai pace... riusciranno a sopravvivere ai suoi misteri?
Genere: Mistero, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Emily Fields, Spencer Hastings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spencer non aveva mai dato alcun problema ai suoi genitori. Era sempre stata la classica ragazza dalla vita prestabilita. Da padre e madre avvocati di spicco non poteva che nascere, guarda un po’, un altro avvocato. E poco importava se già sua sorella maggiore, Melissa, avesse intrapreso la stessa strada.
A Spencer nella sua vita erano chieste soltanto due cose: studiare ed eccellere. O meglio, studiare per eccellere. A dir la verità poi, sin dall’infanzia lei non si era limitata solo allo studio. Nel manuale del figlio ideale era previsto anche lo sport, di importanza quasi pari. E Spencer, infatti, era il capitano della squadra di lacrosse della Rosewood High School, ma non disdegnava anche altri sport come tennis, golf, equitazione, arco, scherma. Entrando nella sua stanza la vista era subito invasa dalla miriade di attestati, trofei e medaglie. Ce n’era per tutti i gusti. Subito dopo, lo sguardo si spostava sulla libreria. Occupava un’intera parete, roba da far impallidire la Biblioteca di Alessandria. Gialli, biografie, storici, romanzi, classici e chi più ne ha più ne metta. Un pozzo di cultura quella ragazza, -E ce n’è tanti altri in soffitta!- amava ripetere con orgoglio alle amiche.
Già, le amiche. Spencer non si era mai posta il problema, ma in fondo di amiche ne aveva ben poche. Non era sua abitudine vedersi con qualcuno per un caffè, invitare a casa sua per un film o un pigiama party. L’unico momento in cui poteva dire di aver ospitato qualcuno, o essere stata ospitata da qualcuno, era quando aiutava nello studio alcune sue compagne di classe. Lei era infatti la “tutor” più ambita, e lo faceva non tanto per filantropia, quanto per dimostrare una volta di più quanto eccellesse.
Tra le ragazze che più spesso aveva frequentato in queste occasioni ce n’erano tre in particolare: Aria Montgomery, Hanna Marin e soprattutto Alison DiLaurentis. Alison era la Queen Bee, la si amava o la si odiava. Si era con o contro di lei, non c’erano altre alternative. Ma non per Spencer. La odiava, ma a che pro mettersi contro? Le interessava solo proseguire al meglio la carriera scolastica, avere la possibilità di dedicarsi esclusivamente a studio e sport, perché la UPenn era lì all’orizzonte e non avrebbe ammesso alcuna distrazione, alcun passo falso. Allora cos’era meglio di un tacito compromesso? E tutto ciò stava bene anche ad Alison, ovviamente in cambio di lezioni private estese anche alle amiche Hanna ed Aria.
Insomma, la vita della giovane Hastings procedeva spedita verso il successo.
 
-Sono a casa!- annunciò Spencer dopo aver lasciato la bici nel vialetto ed essere entrata di corsa in casa. La pioggia non l’aveva risparmiata e, bagnata fradicia, dopo un’intensa giornata trascorsa tra lezioni, test e fatiche da rappresentante scolastica, ora non desiderava altro che immergersi nelle calde e soffici bolle della vasca a idromassaggio. -Mamma ho trovato questa busta della US Airlines. Avranno sbagliato destinatario?-
-Aprila e lo scoprirai- rispose Veronica Hastings sorseggiando la sua tazza di tè caldo.
Spencer voltò la busta e lesse il suo nome e il suo indirizzo. No, non avevano sbagliato, quella busta era proprio per lei! Ma non ricordava di aver mai prenotato un volo. Diede un’occhiata rapida a sua madre, che non ricambiò, per poi affrettarsi ad aprirla.
Due biglietti, uno andata e l’altro ritorno. Prima classe.
Date, 07/20-08/21.
Tratta, New York-Roma, Roma-New York.
-Ma… ma sono per me?-
-Sei tu o no Spencer Hastings?-
-Sì… ma perché…?-
-…io e tuo padre abbiamo apprezzato il tuo impegno in quest’anno scolastico, che stai concludendo con il massimo dei voti, e abbiamo ritenuto giusto premiarti con un viaggio. E dove se non Roma, la patria del Diritto?-
-Ma tranquilla, non ci andrai da sola. C’è un’associazione organizzatrice, ci saranno ragazzi da tutti gli Stati Uniti…vedrai, ci sarà tanto da vedere e da imparare!- la interruppe Peter Hastings, improvvisamente materializzatosi in sala da pranzo.
Spencer non credeva ai propri occhi e alle proprie orecchie. Un viaggio in Europa, in Italia in particolare, era nel suo elenco di cose da fare prima di morire. E Roma poi, bè Roma rappresentava il top. -Oh io davvero non so… non so che dire, non so come ringraziarvi! Vi voglio bene, davvero!- urlò correndo a stringere in un forte abbraccio i suoi genitori che si guardavano soddisfatti, mentre una lacrima le rigava il viso.
 
Un mese era trascorso in men che non si dica, tra burocrazia, shopping e impegni organizzativi vari, Spen si trovava già nel Mercedes di suo padre, colmo di bagagli e diretto verso l’aeroporto JFK di New York.
-Guarda Spencer, il gruppo è quello lì con la bandierina. Con il pass ti riconosceranno.-
-Mi raccomando signorina, ricordati il perché del viaggio-
-Certo papà-
Salutò tutti, anche Melissa, che le mostrò un insolito affetto e la riempì di raccomandazioni. Afferrò i trolley, uno per mano e si diresse verso il suo gruppo, dove fu calorosamente accolta dal capogruppo.
-Spencer Hastings?-
-Sì!-
-Va bene, ci siamo tutti. Possiamo andare. Ragazzi, seguitemi!-
Il gruppo non era molto nutrito, una ventina di ragazzi al massimo. Il suo posto in aereo era vicino al finestrino, ideale per far sì che lei per tutto il viaggio non rivolgesse la parola a nessuno, occupando il tempo tra la lettura, l’osservazione delle nuvole e i suoi sogni, che poi spesso si sovrapponevano alle altre due.
 
Più di dieci ore dopo, l’aereo atterrava a Fiumicino. Spencer era nel pieno del sonno, e aveva già perso l’occasione di ammirare una panoramica di Roma dall’alto. Ma fortunatamente il rombo fu tanto forte da svegliarla.
Scesa dall’aereo, con la sua comitiva attese il check-out e recuperò le sue valigie.
-Seguitemi, andiamo al pullmino!- urlò la guida con in mano un’anonima bandierina a stelle e strisce.
Spencer non sentì nulla di tutto questo, ed in un attimo si ritrovò sola. Il suo gruppo non era più nei dintorni.
“No no no! Maledetta me con la testa tra le nuvole! Saranno quelli lì con la bandierina. Ma che geni, decine di gruppi con la stessa bandiera! Un po’ di fantasia no eh?! Vediamo, provo ad andare di qui…”
-Ei, sei tu Spencer Hastings?- si sentì bussare da dietro.
-Sì…-
-Fa’ vedere il pass… uhm, sì. E anche la foto… sì, sei tu.-
-…già…-
-Eravamo già sul pullman e si sono accorti che mancavi, così mi hanno chiesto di venirti a recuperare.-
-Sei tra gli organizzatori?-
-No, ma sono del gruppo. Diciamo che ho un ottimo senso dell’orientamento.-
-Giuro, in genere anch’io, ma stavolta…-
-Non preoccuparti! Ora andiamo, prima che partano senza di noi!
-Subito ma… tu sei?-
-Hai ragione, che maleducata! Emily… Emily Fields.-
   
 
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