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Autore: lilyhachi    28/07/2015    3 recensioni
(Spoiler Città delle Anime Perdute; one shot; Alec/Magnus)
Era come trovarsi al centro di una tempesta, mentre quest’ultima turbinava intorno a lui che rimaneva immobile nell’occhio del ciclone, osservando ciò che aveva perso. Tutte quelle immagini, tutti quei sogni, tutti quei ricordi preziosi per lui quanto un gioiello di inestimabile valore gli scorrevano davanti agli occhi e lui non poteva far nulla per fermarli o raggiungerli. Ogni cosa era volata via dalle sue dita, come fiocchi di neve che toccano dolcemente il palmo della mano per poi dissolversi.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '~ Fearless'
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“And they call me under. And I’m shaking like a leaf.
And they call me under. And I wither underneath in this storm”.



The last kiss


All that I know is I don’t know how to be something you miss”.

 

L’aroma di caffè gli invase le narici, concedendogli uno di quei risvegli piacevoli che soltanto le notti trascorse a casa del suo fidanzato potevano donargli.
Alexander Lightwood sorrise, senza ancora aprire gli occhi e alzando le braccia verso l’alto, mentre il suo corpo si contorceva tra gli strati di coperte colorate con tonalità così improponibili che dovette ricordarsi di chiedere a Magnus di cambiarle.
Dopo essersi stiracchiato, il ragazzo si abbandonò nuovamente con la testa sul cuscino, scavando tra i suoi pensieri alla ricerca di un motivo valido per lasciare quel giaciglio tanto confortante e caldo. Poi gli venne in mente che era solo – fatta eccezione per Charmain Meow ai piedi del letto e appallottolato su sé stesso – mentre se ci fosse stato Magnus insieme a lui, allora avrebbe seriamente valutato l’idea di non alzarsi mai più.
Si alzò, anche se un po’ a malincuore, e recuperò una maglietta del pigiama buttata a caso sulla poltrona di fronte all’armadio, infilandosela senza neanche guardarla ma sospirando soddisfatto nel sentire il buon profumo che emanava, e che nemmeno ricordava di aver messo. Il contatto con il pavimento freddo lo fece rabbrividire, e in punta di piedi si recò in cucina, lasciandosi guidare dall’odore del caffè appena fatto che tanto amava.
Lo scenario che Alec si ritrovò dinanzi vedeva un Magnus Bane con i capelli spettinati accanto al bancone della cucina…puntava un dito contro la tazza di caffè, lasciando che il cucchiaino girasse da solo come se avesse vita propria, mentre lui sembrava impegnato a leggere una specie di manuale di cucina, cosa che lo spinse a ridacchiare.
Magnus si voltò all’istante con un sopracciglio inarcato, riponendo il volume sul bancone e squadrando Alec dalla testa ai piedi con un ghigno sarcastico in volto.
Il cacciatore arrossì fino alla punta delle orecchie, domandandosi come mai il suo ragazzo lo stesse guardando con il suo tipico sguardo saccente. Fece per chiedergli qualcosa, ma la domanda gli si spense sulle labbra nel momento in cui Magnus gli si avvicinò, tirandogli leggermente i lembi della maglietta. “Scelta singolare”.
Alec guardò verso il basso, arrossendo davvero come non aveva mai fatto in vita sua – anche se, in realtà, da quando conosceva Magnus si trasformava frequentemente in un peperone ambulante – e accorgendosi di aver indossato la maglietta dello Stregone.
La maglia in questione era di un verde fluo che Alec proprio non capiva come avesse fatto a non notare, poiché di solito i colori accesi gli saltavano subito all’occhio, per poi ignorarli prontamente, fiondandosi sulle tonalità neutre.
Invece, quella mattina aveva indossato un capo per nulla nel suo stile, come se fosse naturale: se l’era infilato ad occhi chiusi, beandosi dell’odore che portava...l’odore del suo ragazzo.

Quel gesto, per quanto dolce e intimo, lo fece sentire in imbarazzo, come se in qualche modo avesse invaso uno spazio a cui non gli era consentito alcun accesso e si irrigidì, dandosi dello stupido. Probabilmente Magnus stava pensando quanto fosse infantile.
Lui era uno Stregone di ottocento anni, mentre Alec era soltanto un ragazzino senza alcuna esperienza e alle prese con la sua prima relazione. Chissà quante delle sue conquiste avevano indossato i suoi vestiti. Si sentì così ridicolo che per un attimo pensò quasi di toglierla, ricordandosi poi che restare a petto nudo sarebbe stato controproducente.
Alec Lightwood stava per chiudersi ancora una volta tra quelle pareti alte e solide che lo avrebbero separato dal mondo esterno e rinchiuso in quello della sua mente, fatto di imbarazzo e domande senza risposta pronte a farlo vacillare. Stava per lasciarsi vincere da quel classico sconforto che nasce dai gesti più semplici e banali, ma poi Magnus prese la parola, strappandolo quasi con forza dal turbinio dei suoi vaneggiamenti.
“Fiorellino”, cominciò l’altro, quasi avvertendo il flusso dei suoi pensieri. “Sento tutto il baccano che sta facendo la tua testolina bacata…guarda che mi piace che indossi qualcosa di mio. Ammetto che avrei preferito vederti con il mio boa di piume, ma questa va bene”.
Si allungò verso di lui per donargli un bacio a fior di labbra, facendo sorridere Alec che si rilassò all’improvviso tra le sue braccia, sciogliendosi come miele fuso al sole.
“Boa di piume?”, borbottò Alec con le labbra ancora a pochi centimetri dalle sue. “Non voglio neanche sapere per cosa lo usavi…e tanto per la cronaca, non lo indosserò”.
Magnus gli regalò quel sorriso malizioso e calcolatore che sfoggiava ogniqualvolta volesse far vacillare Alec, finendo per convincerlo a fare qualcosa che lui non voleva.
Era sempre così con Magnus, anche per le cose più stupide. Abbatteva le sue difese e lo tirava fuori da quella caverna buia e angusta in cui era solito rintanarsi ogni volta che si sentiva inadeguato. Magnus lo rassicurava, gli circondava il busto con le braccia senza dire nulla e facendogli capire che stava bene, che era a casa…insieme a lui.
Lo baciò ancora, porgendogli la tazza di caffè pronta per lui. “Vedremo”.
 
How you kissed me when I was in the middle of saying something.
There’s not a day I don’t miss those rude interruptions
.
 
Alec storse il naso, davvero perplesso da ciò che stava guardando.
“Non riesco a capire”, esclamò quasi in collera, mentre rubava un’altra manciata di popcorn dalla ciotola che Magnus teneva saldamente sulle ginocchia. “Come fanno quei due ad ammazzare demoni con tutte quelle cianfrusaglie e a non essere scoperti?”.
Magnus Bane sospirò, facendo ricorso a tutta la pazienza che aveva accumulato nel corso del tempo. L’immortalità aveva i suoi pregi, doveva riconoscerlo…e tra quelli c’era sicuramente l’autocontrollo che, tuttavia, veniva seriamente minacciato da Alec e dalle sue domande che riguardavano anche le cose più banali, come le serie tv.
Aveva pensato che sarebbe stato divertente guardare Supernatural insieme e magari vederlo ridere alla vista dei fratelli Winchester che andavano a caccia di demoni. Invece, Alec non aveva fatto altro che trovare le incongruenze tra la storia della serie in questione e il mondo degli Shadowhunters, indignandosi quando alcune cose non combaciavano.
Magnus credeva ingenuamente che il peggio fosse passato, che magari si sarebbe rassegnato ma non sapeva che pochi secondi lo separavano dal peggio, e quasi saltò dal divano quando si ricordò che in quella puntata un angelo in particolare stava per fare la sua comparsa. A quel pensiero, lo Stregone si portò una mano alla fronte, cercando di prepararsi a tutto lo sdegno di Alec che sicuramente lo avrebbe investito con la velocità di un treno.
Avere un Nephilim come fidanzato non era facile, ma un Nephilim saputello era tutt’altra storia.

Alla comparsa dell’angelo Castiel, gli occhi azzurri di Alec si sgranarono per lo stupore e Magnus davvero non sapeva se ridere o lanciargli un cuscino in faccia per farlo smettere. Cominciò a borbottare come un vecchietto, esponendo una serie di lamentele che stavano minando la sua tempra centenaria. Il tutto, sempre trangugiando popcorn.
“Per l’Angelo!”, esclamò allargando le braccia come se fosse esausto. “Questo è un affronto! Perché un Angelo come quello dovrebbe aiutare due ragazzini?”.
“Ti ricordo che anche tu e Jace siete ragazzini”, gli fece notare Magnus, visto che entrambi avevano appena diciotto anni e in un altro universo sarebbero stati probabilmente ad una festa, dove Jace avrebbe messo in mostra il suo savoir-faire e Alec gli avrebbe fatto da braccio destro.
“Ma è diverso! Noi siamo Shadowhunters”, protestò l’altro con tono altezzoso. “Abbiamo ricevuto un addestramento, siamo esperti nel campo e non facciamo saltare la nostra copertura, fornendo nomi strani e chiaramente falsi, per Raziel!”.
“Per Castiel sarebbe molto più divertente”, precisò l’altro, beccandosi un’occhiataccia che lo fece sogghignare ancora di più mentre prendeva un altro sorso di Coca.
Amava vedere Alec così arrabbiato: le guance gli si tingevano di una tonalità rosata che gli dava un aspetto ancora più disordinato e poi cercava insistentemente di spostare il ciuffo di capelli neri da sopra agli occhi, finendo soltanto per scompigliarli.
Magnus lo trovava adorabile, e si divertiva a farlo innervosire ancora di più, anche se con il sorriso sulle labbra. Alle volte, i suoi atteggiamenti gli sembravano esagerati, ma in tutta quella disapprovazione Magnus vedeva il suo Alec Lightwood, il piccolo arciere di sani principi morali che difendeva con le mani e con i denti il mondo in cui era nato.
Quello era solo uno dei tanti motivi per cui lo amava.
Alec non fece caso al fatto che Magnus lo stesse fissando più del dovuto e continuò la sua crociata contro Supernatural e i suoi personaggi, ignorando il suo ragazzo.
“E da quando gli Angeli portano il soprabito?”.
Quella domanda non trovò risposta, perché Magnus si era fiondato sulle sue labbra, zittendolo una volta per tutte e portando una mano contro la sua guancia. La ciotola di popcorn finì sul pavimento, facendo sobbalzare il povero Charmain Meow che, spaventato dal rumore assordante, corse in cucina, rintanandosi sotto al tavolo.
Alec non si era accorto di nulla, perché troppo impegnato a sentire le labbra di Magnus sulle proprie. Si staccò un attimo per riprendere fiato. “Sei sleale”.
“E tu parli troppo”, dichiarò Magnus, facendo un cenno alla televisione con un sorriso.
Alec dischiuse le labbra, come se trovasse assurdo ciò che Magnus stava lasciando intendere. “Non è colpa mia se questi programmi sono…storicamente incorretti”.
A quell’ultima affermazione, Magnus decise di rispondere con un altro bacio, cercando di far capire ad Alec che proprio non ne poteva più di sentire quei borbottii.
Il ragazzo sembrò comprendere il concetto, perché afferrò alla cieca il telecomando, cambiando canale e lasciandosi cullare dalle braccia di Magnus che – Alec poteva giurarlo anche senza vederlo in faccia – stava sorridendo soddisfatto.
Quando lo Stregone si separò da lui, Alec era così stordito che non ebbe neanche il tempo di accorgersi della cuscinata che stava per ricevere in pieno volto. “Questo è per esserti lamentato tutto il tempo”.

Alec gli lanciò uno sguardo carico di sfida: non l’avrebbe passata liscia.
 
It’s something faint. This is not a place.
Not yet awake, I’m raised of wake.
 
Alec si svegliò di soprassalto, confuso e grondante di sudore.
Era nel suo letto, all’Istituto…e quel materasso non gli era mai sembrato così piccolo, così come la sua camera non gli era mai apparsa tanto opprimente e soffocante. Per un attimo, sperò fosse un brutto sogno e che in realtà stesse dormendo al loft accanto a Magnus, ma poi la consapevolezza di ciò che era accaduto lo travolse.
Era come trovarsi al centro di una tempesta, mentre quest’ultima turbinava intorno a lui che rimaneva immobile nell’occhio del ciclone, osservando ciò che aveva perso.
Tutte quelle immagini, tutti quei sogni, tutti quei ricordi preziosi per lui quanto un gioiello di inestimabile valore gli scorrevano davanti agli occhi e lui non poteva far nulla per fermarli o raggiungerli. Ogni cosa era volata via dalle sue dita, come fiocchi di neve che toccano dolcemente il palmo della mano per poi dissolversi.
Si portò istintivamente una mano alle labbra, chiudendo gli occhi, come se sperasse di sentire ancora il sapore del lucidalabbra di Magnus sulla sua bocca…ma era soltanto un’illusione, una delle tante che ogni notte lo assalivano, saltandogli addosso e trafiggendolo, come avevano fatto gli artigli di Abbadon a casa di Madame Dorothea.
La sensazione che quei pensieri gli provocavano era pressoché la stessa: lo lanciava contro un muro, rompendogli quasi tutte le ossa, e lo corrodeva dall’interno con il suo veleno.
La notte era diventata per lui una di quelle sale cinematografiche di cui Clary e Simon parlavano tanto: ogni notte, uno o più ricordi precisi della vita con Magnus scorrevano nella sua mente e Alec non poteva far nulla, se non starsene seduto su una poltrona di tessuto rosso e osservare i frammenti della vita con Magnus ormai perduta.
La sua mente era stata capace di andare indietro di mesi, ripescando momenti sconnessi di lui e Magnus insieme. La notte prima, aveva sognato di loro due insieme a Berlino e poi di una sera in cui erano rimasti al loft e Alec aveva insistito affinchè Magnus gli insegnasse a cucinare qualcosa: alla fine, la pasta era risultata davvero troppo al dente e senza sale, così Magnus aveva fatto comparire dei cartoni di pizza, salvando la situazione.
Alec non capiva secondo quale criterio l’animo umano fosse spinto verso determinate sensazioni…ma capiva come il suo cuore stesse passando in rassegna i momenti più disparati di loro due insieme, evitando l’ultimo ricordo che aveva di Magnus.
Ma per quanto tempo ancora Alec avrebbe dovuto evitarlo? Era lì, ad un passo da lui…come una fotografia rivoltata verso il basso che aspetta soltanto di essere presa e osservata.
Ricordò il battito lento ma stabile di Magnus…la cosa più stabile di tutta la sua vita. (1)
Ricordò quell’ultimo bacio così lento da ucciderlo, come un pugnale che gli veniva conficcato nel petto e poi ruotato con lentezza calcolata.
Ricordò le sue parole, quel “ti amo” che lo aveva scosso come un terremoto, mentre la sua testa cercava di dirgli che se Magnus lo amava, allora c’era ancora speranza.
Ricordò la sua schiena che si allontanava, amalgamandosi con il buio della stazione della metropolitana abbandonata, mentre lui rimaneva immobile ad osservare l’uomo che amava mentre andava via da lui…con l’intenzione di non rivederlo mai più.
Quando Alec trovò il coraggio di riaprire gli occhi, li sentì brucianti come se qualcuno li avesse colpiti con dei tizzoni ardenti, le sue guance erano umide e le labbra secche, con un sapore salato in superficie: non aveva mai pianto da quando era successo.
Si voltò su un fianco, abituandosi a quel letto piccolo e colmo di solitudine, raggomitolandosi in posizione fetale. Stava tremando ma non gli importava, il freddo poteva tranquillamente gelargli le ossa perché nulla lo avrebbe riscaldato come le braccia di Magnus attorno a sé. Avrebbe potuto avvolgersi nella coperta, ma il suo cuore…quello sarebbe rimasto una lastra di ghiaccio resa impenetrabile da quello che aveva fatto.
Chiuse gli occhi, sforzandosi di pensare ad un momento felice trascorso insieme a Magnus e aggrappandovisi come fosse uno scoglio. Gli venne in mente una notte in cui non riusciva a dormire, perché assalito da incubi sulla morte di Max: aveva sognato Sebastian che faceva del male al suo fratellino e si era svegliato con il respiro corto e il corpo in preda ai tremori.
Allora Magnus lo aveva abbracciato da dietro, stringendolo a sé e carezzandogli dolcemente i capelli, mentre gli canticchiava quella che sembrava essere una ninna nanna.
Quei ricordi erano un’ancora che si portava dietro nella tempesta. (2)
Si addormentò così, affondando con forza le unghie in quell’immagine come fosse fatta di carne e ossa, illudendosi che Magnus fosse lì con lui in quel letto minuscolo.
Ma dietro la schiena di Alec c’era soltanto gelo lasciato dal loro ultimo bacio e nient’altro.
 
Never thought we’d have a last kiss. Never imagined we’d end like this.
Your name, forever the name on my lips
.
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
  • (1) Rimaneggiamento di una frase tratta da Città delle Anime Perdute, che mi ha colpita: “Il cuore dello stregone non batteva come quello umano; era più lento, ma stabile. La cosa più stabile di tutta la sua vita, aveva a volte pensato Alec”;
  • (2) rimaneggiamento di una citazione tratta da Hannibal: “Quella vita è un’ancora che si porta dietro nella tempesta”;
  • penso si sia capito ma ci tengo a precisarlo: i primi due pezzi della shot sono sogni fatti da Alec, che ho inserito per cercare di ripercorrere i versi della canzone che mi hanno fatta pensare tanto al momento della loro rottura;
  • il primo verso è tratto dalla canzone “I of the storm” di Of Monsters and Men;
  • il penultimo verso è tratto dalla canzone Perth” di Bon Iver.
  • il primo e l'ultimo verso sono tratti dalla canzone “Last Kiss” di Taylor Swift, che mi fa pensare troppo a questa coppia: l'ho scoperta tramite una playlist Malec su 8tracks e prima di leggere Città delle Anime Perdute, non capivo perchè fosse stata inserita...adesso direi che mi è maledettamente chiaro xD
 
Eccomi di nuovo in questo fandom a rompere le scatole con questi due…vi chiedo perdono, ma ieri ho finito di leggere Città delle Anime Perdute, quindi il mio disagio è giustificato. Volevo tornare a scrivere sul Malec con qualcosa di più leggero come una AU e due personcine in particolare alimentano di più il mio disagio (tipo Marti e Helena Kanbara, due nomi a caso), ma il finale mi ha devastata quindi ieri sera ho scritto questa shot in preda al delirio. Magari la prossima volta tornerò con una piccola AU.
Un grazie di dimensioni spropositate a Marti Lestrange che ha letto la shot e ha apportato delle correzioni che mi hanno salvata da errori improponibili e spero di non aver tralasciato nulla. Quindi ci tengo a ringraziare di cuore questa ragazza sempre disponibile 

Se siete arrivati fino alla fine, vi ringrazio davvero di cuore, perchè capisco quanto possa essere pesante in un certo senso, soprattutto a quest'ora. Comunque, spero vi piaccia...altrimenti siete liberissimi di lanciarmi ortaggi. Lasciatemi un commentino se vi, poichè mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :)
Alla prossima,
Lily.
   
 
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