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Autore: mattmary15    29/07/2015    3 recensioni
Solo chi pensa che sia il caso a guidare la vita delle persone si arrende agli eventi. O forse è il contrario, lo fa chi crede nel destino. Arrendersi non è nel DNA di Matt. Ma se non lo fosse neppure nel DNA di Dom e neppure in quello di una ragazza che indossa un paio di Reebok blu, la vita sarebbe più semplice o tremendamente complicata?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Muse, alieni e sogni infranti.

Matt cercava di farsi dire le cose come stavano.
Era seduto e determinato.
Non si sarebbe alzato da lì neppure con le cannonate.
La stanza era immersa nel silenzio.
Alzare la voce o usare la forza non sarebbe stato d’aiuto.
Da quando era rientrato si era chiuso lì dentro e aveva escluso il resto del mondo.
“Avanti parla!” disse e allungò una mano.
Sotto una leggera pressione cominciò a sussurrare strane cose. Idee che non gli passavano per la mente da tanto tempo.
E Matt ascoltò. Si fidava di lui, soprattutto quando erano soli. I pensieri, dapprima sussurrati, montarono in una melodia struggente e il pianoforte gli disse esattamente le cose che voleva sapere.
Venne fuori una musica che sapeva di Chopin e che aveva l’espressione triste di Dom della sera prima. Riflettersi negli occhi del suo migliore amico e non provare piacere in quello che si vede è angosciante.
La musica si fece più triste. Fuori era giorno, dentro notte fonda.
Sapeva.
Sapeva che Dom aveva ragione.
Chi erano tutte quelle persone che da un po’ di tempo gli giravano per casa?
Amici.
Amici di chi? Non suoi. Questo era certo.
Amici di Kate.
Kate chi?
Sorrise e la musica si fece una sorta di prelude.
Già chi era Kate?
Interlude.
Un intermezzo. Che bella musica. Un pensiero felice. No. Non felice, leggero.
Che portava a cosa?
Nocturne.
La melodia non era triste ma Matt la trovò soffocante. Come se il piano stesse cercando di liberare tutte le corde e sciogliere qualcosa che era rimasto custodito all’interno di esso per un’eternità.
‘Perché hai deciso di avere un figlio Matt?’
Serenade.
La melodia divenne una sorta di ninna nanna.
Perché pensava a questo ora? Improvvisamente non fu più solo. Dal piano si era liberato una sorta di spirito. Forse un’ombra. Era lì affianco a lui a carezzargli gentilmente le mani che scorrevano lungo i tasti bianchi e neri. La sua Musa. Da quanto tempo non veniva a trovarlo? Le sorrise senza guardarla. Sentiva il suo tepore e la sua luce diffondersi nella stanza.
“Dimmi avanti, cosa c’è nella mia musica che non ti piace?”
La Musa sedette accanto a lui e quella sensazione gli riportò alla mente un ricordo carico di piacere.
Si sentì gli occhi pungere.
“Perché mi fai questo? Perché torni da me così?” disse a voce bassa cercando di richiamare l’immagine della madre che lo ascoltava suonare il piano. Neanche lei poteva battere in dolcezza il ricordo che aveva richiamato involontariamente.
Le lacrime rigavano il suo viso mentre la musica diventava meravigliosa.
Raccontava di un appartamento immerso nel silenzio e di un letto disfatto dove l’unico suono è quello di una voce di donna che canta Dreamcatcher tra risolini e solletico. Il ragazzo a dorso nudo se la stringe come se volesse farla diventare parte di se stesso. Lei sfugge, canticchia, solleva un cuscino e glielo lancia, poi si riavvicina e gli si siede a cavalcioni addosso prendendogli il viso fra le mani. Lo bacia con lentezza e dolcezza infinita. Può sentire la sua voce.
“Ti amo, Matt. Ti amo come se non esistesse un domani e oggi fosse l’ultimo giorno del mondo! Perché non facciamo l’amore come se veramente fosse l’ultimo giorno del mondo?”
Matthew senti le guance rigate di lacrime e guardò di lato la Musa negli occhi.
Lei di rimando svanì e lui si ritrovò solo.
Il rumore alla porta quasi lo spaventò.
“Che bella, è nuova?” chiese Kate che era rimasta sulla porta e non si era data pena di accorgersi che il suo Matt piangeva.
Il pianista si asciugò gli occhi con il dorso della mano.
“Che c’è Matt?”
“Niente Kate, ho sudato. Fa caldo qui! Ho fame, mi prepari un toast?”
“Devo uscire amore, ho i provini del nuovo film!”
Matt scosse le spalle.
“Ok. In bocca al lupo”
Kate era andata. Lui era di nuovo solo. Non diede al pianoforte un’altra possibilità.

Dom scese dal taxi e guardò la casa.
Aveva due piani, ma al terreno doveva abitare qualcun altro perché da una cucina si sentiva ridere. Fece appena in tempo a guadagnare un posto dove non essere visto che un auto si fermò. Ally scese dalla macchina con in braccio Jamie. Un’altra ragazza l’aiutò.
“Grazie Claudia. Non so come farei senza di te!”
“Figurati. Se non ci aiutiamo fra di noi? A proposito… non mi hai più detto com’è andata con Dominic!”
“Mamma, fame!”
“Solo un momento amore! Te lo racconto più tardi al lavoro.”
“Bene o male? Non farmi stare sulle spine!”
“Né male, né bene. Non sono convinta che mi creda ma almeno non mi ha detto di sparire. Comunque non so se ho fatto la scelta giusta. Ha detto che vuole vedere Jamie”
“Allora è andata bene!”
“Bene? Io voglio che Jamie resti con me! E poi non sono sicura che si tenga la cosa per sé. Se lo dice a Bells dovrò espatriare!”
“Lo chiami ancora così?”
Ally si rabbuiò e strinse di più Jamie.
“Fa freddo qui. Porto Jamie dentro.”
“Ok, ok. Messaggio ricevuto! A più tardi!”
Ally rincasò e Dom decise che mercoledì Ally avrebbe dovuto dargli qualche spiegazione perché una strana inquietudine si stava impossessando di lui.

“E anche questa è fatta!” disse soddisfatta Kelly guardando gli addobbi per la festa di Buster. Si voltò verso il marito per chiedergli che ne pensava e lo trovò assorto a guardare il telefono. Sul display c’era il numero di Dom.
“Terra chiama Amore. Amore ci sei?”
Chris si scosse e aprì le braccia per farle posto più vicino possibile al suo cuore.
“Che c’è Chris?”
“Sono preoccupato per Dom”
“E perché?”
“Perché ha rivisto Ally. Proprio ora tu tutto sembrava filare liscio!” disse sconfortandosi.
“Dopo tanto tempo? L’ha cercata lui?”
Chris scosse il capo.
“Ed è per questo che sono preoccupato. Che cosa mai vorrà?”
Kelly guardò il pavimento e si irrigidì.
“Amore che c’è?”
“Devo dirti una cosa Chris. Promettimi che non ti arrabbierai”
“Kelly quando fai così mi fai venire voglia di bere! Parla!”
“La sera che successe quella cosa orribile di Matt e Dom, tu andasti a cercarli ricordi?”
Chris annuì.
La mattina dopo chiamò a casa Tom che voleva il duplicato delle chiavi dell’appartamento dei ragazzi. Gli chiesi per cosa gli servissero. Lui mi raccontò di Dom e Matt che erano partiti per Nizza e che Matt gli aveva chiesto di ‘sgomberare’ l’appartamento. Tu eri stanco e dormivi così non ti ho svegliato. Andai io con lui.”
“Cosa?”
“Chris non ti arrabbiare. Ally mi piaceva. Era una buona amica. Mi dispiaceva che fosse cacciata di casa in quel modo. Tom non è mai stato un tipo particolarmente delicato. Infatti quando arrivammo lì cominciò a raccogliere tutte le cose di Ally in un cartone. Lei era ancora lì. Uscì dal bagno in condizioni pietose. Capì subito ciò che stava succedendo così mi scrisse un indirizzo su un pezzo di carta si infilò scarpe e giacca e mi abbracciò dicendomi che era dispiaciuta. Di mandarle a quell’indirizzo le sue cose. Piangeva e continuava ad asciugarsi le lacrime. Mi sorrise e corse via. La guardai allontanarsi in strada quasi correndo. Non potetti fare nulla ma ho sempre pensato che Dom e Matt sono stati molto, troppo crudeli con lei. Quella sera pensai che se c’era un po’ di giustizia quei due l’avrebbero rimpianta per sempre una ragazza come Ally!”
Chris convenne con lei che no, non era stata trattata bene ma le ribadì che era stato un miracolo se Matt aveva perdonato Dom. Kelly si fece seria.
“Io non la penso così. Comunque ti prego Chris di non metterti in mezzo!”
“Cosa?”
“Non dire a Dom quello che deve fare. A lui Ally piaceva davvero!”
“E Matt ne era innamorato follemente!”
“Se lo fosse stato non avrebbe dovuto trattarla in modo da spingerla tra le braccia del suo migliore amico!”
“Ok Kelly, la vediamo diversamente. Comunque sono preoccupato!”
“Sono adulti. Devono imparare a comportarsi come tali!”
Chris trovava che il broncio della moglie fosse adorabile.
“Ok. Perché noi due non andiamo un po’ di sopra prima che i nostri adorabili cuccioli tornino dal giro con la baby sitter?”
Kelly sorrise e lo trascinò al piano di sopra.

I giorni erano passati velocemente e il mercoledì Dom si presentò sotto casa di Ally. Non osava suonare. Udì provenire delle risate dal cortile posteriore così fece il giro della casa.
Due bambini giocavano con una palla. Uno di loro era Jamie. Era talmente intento a fissarlo che non si accorse della palla da tennis che lo centrò in pieno viso. Si portò una mano alla faccia e poi raccolse la palla.
James gli si parò davanti.
“Palla mia!”
“Buongiorno a te!”
“Mia palla!”
“Me l’hai tirata sul naso!”
“Mia!”
L’altro bimbo corse in casa.
“Dom! Che ci fai qui?” era la voce di Ally.
“E’ mercoledì e tu non hai chiamato. Così sono venuto io! Non sei l’unica che ha degli amici in grado di recuperare un indirizzo!” disse sorridendo.
Ally si portò le mani sui fianchi. Dom sentì qualcosa tirare i pantaloni. Abbassò di nuovo lo sguardo su James.
“Mia palla!”
“Vorresti per cortesia restituire la palla a Jamie?”
“Ah e il signorino non sa chiederlo con gentilezza?” disse inginocchiandosi.
Jamie strinse i pugni.
“Ahhhhhhhh!!” urlò con un acuto che costrinse Dom a mollare la palla per tapparsi le orecchie.
“Sai mia cara Ally, non credo che serva un esame del DNA per scoprire da quale mappa genetica ha preso il timbro di voce!”
Lo disse in modo così schietto e ironico che Ally scoppiò a ridere seguita a ruota da Dom. La scenetta montata da Jamie servì a rompere il ghiaccio e la mattinata volò mentre Ally raccontava tutte le marachelle che Jamie aveva combinato all’asilo nido.
“Non deve essere stato facile crescerlo da sola” disse Dom facendosi serio.
“Lo è stato invece! Il tempo è passato senza che me ne accorgessi!”
“Ally perché ora? Voglio dire… perché sei venuta da me?”
Ally fece attenzione che Jamie non ascoltasse.
“I miei genitori non approvavano la mia professione di fotografa, non approvavano la mia relazione con Matt. Quando ho scoperto che ero incinta, volevano che abortissi. Li capisco. Erano persone in vista e non volevano una ragazza madre per casa. Così me ne sono andata. In cinta non era facile fare il fotografo per le riviste di moda. Nessuno vuole sul set una che vomita più spesso di quanto non cambi rullino! Così ho cercato un altro lavoro. Dicono che non c’è più discriminazione verso le donne che aspettano un bambino, ma non è vero. Trovare un posto fisso è stato più difficile che partorire! Mi ha aiutata Henry. E’ un vecchio scorbutico che ama il rock e che tiene su un pub a Camden.”
“Camden? Cazzo Ally sei ud un soffio da Matt e non vi siete mai incontrati?”
“Diciamo che non esco molto e che credo che Matt non frequenti più certi postacci!”
Ally lo disse con un tono tra l’amaro e l’ironico che fece sorridere allo stesso modo Dom. Ally non lo vedeva da anni eppure sapeva esattamente quanto Matt fosse cambiato.
“Comunque Dom, la mia storia finisce qui. Ho avuto un po’ di problemi dopo il parto. Jamie è un bambino fragile e io…”
L’inquietudine di Dom tornò a farsi sentire come una spina fastidiosa sottopelle.
“Ally, Jamie è malato?”
La ragazza non si mosse e tuttavia dentro di sé provò soddisfazione perché Dominic sembrava davvero agitato all’idea che il bambino potesse non stare bene.
“No Dom, Jamie sta benissimo. Certo, lo vedi da te che non è un gigante, ma se la cava. All’asilo fa impazzire la maestra!”
“Allora perché ora?”
“Perché ultimamente sono terrorizzata all’idea che possa succedermi qualcosa e che lui non abbia nessuno. Certo Henry e Claudia gli vogliono bene, ma Henry è già in là con gli anni e Claudia sa a malapena pensare a se stessa! In questi tre anni siete diventati dei miti, ma forse nella tua vita c’è ancora un po’ di posto per un bambino che non ha alcuna pretesa se non quella di essere seguito una volta ogni tanto. Ha bisogno di qualcuno che gli guardi le spalle. Punto.”
Dom si grattò la testa e guardò il bambino che continuava a giocare con la palla da tennis. D’istinto si alzò e gli andò vicino.
“Mia palla!” urlò Jamie pensando che Dom volesse togliergliela.
“Facciamo una cosa, se mi dai quella palla da tennis ti do in cambio una cosa misteriosa che sta dentro una scatola graaande!” disse Dom allargando le braccia in modo plateale.
A Jamie si illuminarono gli occhi. Annuì con il capo porgendo la palla da tennis enorme nella sua manina. Dom prese la palla e la lanciò ad Ally, dopo di che si allontanò sotto lo sguardo dubbioso del bimbo. Tornò con un pacco davvero enorme.
“Dom non dovevi! Non è per questo che ti ho cercato!”
“Ally sta zitta ed aiutami!”
Jamie lanciò un urlo in una tonalità extraterrestre cominciando a strappare la carta del pacco. Quando Dom ebbe completato il montaggio della mini batteria consegnò due bacchette a Jamie mostrandogli come doveva suonarla.
Non dovette provarci a lungo. Il bambino gli strappò letteralmente le bacchette di mano e cominciò a seguire un motivetto che forse girava nella sua testolina.
“Ah però! Se la cava alla grande! Questo senso del ritmo so da quale mappa genetica l’ha preso!”
“Dom sei rimasto sempre l’imbecille di un tempo!”
“Grazie Ally, anche io ti voglio bene!” disse ridendo di gusto.
“Henry non sarà molto contento Dom…”
“Può insegnargli qualche canzone rock dei suoi tempi!”
“Ridi ridi, se capiti sotto le grinfie di Henry avrai poco da ridere!”
Nonostante le minacce di Ally il resto della giornata filò senza incidenti e a sera i tre si salutarono con un abbraccio.
“Ciao zio Dom!” disse Jamie ancora con le bacchette in mano ed un sorriso da orecchio ad orecchio. La batteria lo aveva conquistato.
“Ciao nanerottolo! Mi raccomando, basta con la batteria stasera! Non fare arrabbiare la mamma.”
Il bambino fece di no con la testa.
“Grazie di tutto Dom. Davvero… ti confesso che avevo tanti dubbi su te che vieni qui, Jamie che gioca insieme a te e su tutto il resto. Ora so che non mi sono mai sbagliata sul tuo conto.”
Dom si guardò i piedi.
“Ally non dire altro. E’ stato tutto molto naturale per me, anche se prima di arrivare avevo una paura tremenda, lo confesso. Ti auguro una buona notte” concluse avvicinandosi un poco.
Lei strinse Jemie e gli porse una guancia. Dom poggiò le sue labbra solo un poco. Rimase un istante in più così come volesse trovare una parola da sussurrargli nell’orecchio. Si staccò da lei sentendo una manina di Jamie carezzargli il viso.
Lasciò la casa con la pallina da tennis stretta forte in una mano. Salì in macchina e si diresse canticchiando verso casa di Chris.

La festa era cominciata già da un po’ e la casa pullulava di bambini che correvano e strillavano senza sosta.
Kelly supervisionava tutti facendo attenzione che nessuno si facesse male. Chris e Matt se ne stavano un po’ in disparte dopo che Matt aveva terrorizzato tutti i bambini con una storia sugli extraterrestri.
“Dom è in ritardo…”
“Sono certo che sta arrivando.”
“Chris, Dom è strano ultimamente”
Il bassista fece finta di non capire.
“Non viene più da me come prima. Non vuole mai dormire a casa. Credi che ce l’abbia con me per qualche motivo?”
“Oltre a quello che sei un gran rompicoglioni?”
Matt gli diede una gomitata.
“Ok, ok. Credo che Dom non voglia fare da terzo incomodo ora che vivi con Kate. Poi credo che anche lui abbia bisogno del suo spazio.”
“Pensi che stia frequentando una tipa?”
Chris fu salvato dal suono del campanello. Dom piombò nel salone con un pacco enorme in mano.
“Tanti auguri Buster!!! Vieni dallo zio subitissimo!”
Matt gli corse vicino agitando le braccia.
“Corri Buster vieni a vedere che stupendo regalo ti ha portato lo zio Dom!”
Buster cominciò a scartocciare il pacco lasciando Matt a bocca aperta non appena la carta rivelò che si trattava di un modello telecomandato di un camion rosso fuoco.
“Optimus Prime!” urlò Baster “grazie zio! Dai trasformiamolo!”
I due cominciarono ad armeggiare come avessero la stessa età.
“Matt! Dai Matt, dacci una mano!” urlò Dom.
Matt si scosse e si chinò anche lui a dare una mano. In breve erano tutti a ridere su come il magnifico Optimus Prime non avesse un’aria molto solenne con una gamba sbilenca e la testa ancora conficcata nel corpo.
Quando la festa era quasi finita e ormai tutti i bambini erano tornati a casa, Matt si avvicinò a Dom con una coca cola in mano.
“E la batteria che fine ha fatto?”
Dom si passò una mano tra i capelli come quando sbagliava il tempo in una delle canzoni che provavano e fece spallucce.
“Ho pensato a quello che avevi detto riguardo al casino e a Kelly e l’ho sostituta con il robottone! Ho pensato che a Buster sarebbe piaciuto.”
“Non dovevi stare a sentire me… dico un sacco di cazzate…”
Dom gli diede un colpetto sul braccio.
“Questo lo so, ma alla fine meglio così. Ora sarà meglio che me ne torni a casa” fece recuperando il giubbino di pelle nero.
“Ma come vai già via? Perché non ci vediamo un bel film? Oppure usciamo a fare un giro!”
Gli occhi di Matt trasmettevano una sorta di malinconia. Dom sospirò.
“Ok usciamo, ma diciamolo anche a Chris o finisce che si offende davvero stavolta!”
Chris rifiutò con dispiacere perché doveva aiutare Kelly a mettere a letto i bambini ancora sovraeccitati dalla festa.
In breve i due furono in auto.
“Dove si va?” chiese il batterista.
“Mmm…” fu la risposta di Matt.
“Chelsea?”
“No”
“Primrose?”
“No”
“Notting Hill? C’è quel locale carino dietro il nostro vecchio appartamento”
Dom si pentì subito di aver menzionato il vecchio appartamento vedendo come un baleno passare negli occhi blu dell’amico.
“Ho trovato! Facciamo un giro a Camden! E’ una vita che non ci vado! Possiamo fare un salto al Pride! Dai è deciso! ”
“Come ‘è deciso’? La mia opinione non conta? E’ tardi e Camden è lontana. Inoltre è mercoledì… al Pride non ci sarà nessuno!”
“Meglio, niente fan a darci il tormento solo musica e wiskey! Non avevi suggerito Primrose? Camden Town è a due passi da lì! Non sarai diventato la classica rockstar bacchettona! Quante sbornie ci siamo presi laggiù? Daiiiii!”
Dom mise in moto. Matt canticchiava la canzone che passava in radio e lui non riusciva a capire perché più cercava di restare fuori dai guai, più ci finiva. Matt aveva un radar speciale per trovare le cose che più lo mettevano in difficoltà? Forse davvero era stato rapito dagli alieni che gli avevano impiantato un fottutissimo chip in testa! Quando giunsero a Camden, Dom parcheggiò più vicino possibile al Pride. Sapeva che Ally lavorava da quelle parti, le aveva promesso che non avrebbe detto nulla dei loro incontri a Matt e non voleva rischiare un incontro fortuito.
“Dom si può sapere che cazzo hai? Sembra che tu sia a km da qui!”
“Ma no, stavo cercando di orientarmi, è un botto di tempo che non veniamo da queste parti!” rispose il batterista.
“Sei serio? Questo posto ce lo siamo spaccati fino a qualche tempo fa. Quanto tempo è?”
“Tre anni” disse Dom camminando.
Matt perse qualche metro. Era passato così tanto? Decise che per quella sera non si sarebbe concesso di pensare a niente. Avrebbe solo bevuto e riso con Dom.
E così fece. Anzi no. Al Pride la serata era dedicata agli Stone Roses e il gruppo che si esibiva era piuttosto bravo. Le note di Ten Years Love Story accompagnavano una pinta dietro l’altra e le risate dei due ragazzi non si contavano più. Alla birra seguì un’intera bottiglia di Jameson e tra i fumi dell’alcool Matt notò uno strano via vai dal bagno.
“Dom, guarda lì… dieci ad uno che lì dentro passano roba buona…” disse il moro sottovoce.
“Sarà…”
“Dom…”
“No Matt!”
“Se non ci vai tu, ci vado io!”
Il biondo sbuffò e si alzò. Dopo qualche minuto tornò indietro indicando la tasca posteriore dei jeans. Matt reagì battendo le mani e lanciandosi in un risolino acuto.
“Andiamo fuori di qui!” riprese Dom.
“Ok!” esultò Matt passandogli un braccio intorno al collo “Sei il mio mito, Dom!”
“Un cazzo. Non sappiamo neanche che roba è… Vogliamo farci della merda?”
“Prendo un’altra bottiglia e andiamo in macchina a vedere le stelle!”
Così fecero. Una volta in auto tirarono fuori la bustina con quattro pillole dal leggero colore rosa.
“Due per ciascuno!” urlò Matt lanciandosele giù in gola insieme ad un altro sorso di wiskey.
Dom decise che una pasticca era anche troppo e una volta mandata giù si rese conto che quella notte la sua auto sarebbe rimasta lì dov’era.
Venti minuti dopo ridevano e guardavano il cielo come due stupidi. Matt cominciò a vedere dischi spaziali e ogni genere di oggetto volante. Dom rideva e, ad ogni indicazione, aggiungeva “ciao alieno, benvenuto… è un botto che ti aspettiamo!”
Un’ora dopo Matt aprì gli occhi socchiusi e disse elegantemente due parole.
“Devo pisciare”.
Aprì lo sportello e scese dall’auto barcollando.
Dom, che era leggermente più vigile, si fiondò dietro a lui.
“Cazzo vai da solo?”
“Non esiste che mi guardi mentre piscio!”
“Sei fradicio!”
“In verità ti dico” urlò solennemente “che sono in grado ancora di tenermelo da solo!” disse indicandosi il cavallo dei pantaloni. Dom rise.
“Ok ma se tra cinque minuti non sei tornato, vengo a cercarti. Chi è dentro, è dentro, chi è fuori, è fuori!” lo canzonò.
Matt avanzò con fatica verso l’angolo della strada nascosto sotto il ponte e abbassò la lampo dei pantaloni.
Alcune voci gli fecero capire che qualcuno si avvicinava e si affrettò a nascondersi nel buio. Erano due ragazze. Ridevano. Pensò che se si fosse fiondato fuori dal buio urlando, di certo le ragazze si sarebbero prese un bello spavento. Soffocò un risolino. Dom aveva ragione. Era fatto. Si riparò meglio dietro l’angolo.
Effettivamente erano due ragazze. Una aveva un caschetto castano, l’altra una coda di cavallo bionda. Dovevano aver sentito il live sugli Stone Roses perché cantavano allegramente un ritornello.
“Let me put you in a picture, let me show you what I mean, The Messiah is my sister,ain’t no king, she’s my queen!” *
Forse fu la roba che aveva preso oppure l’alcool che aveva in corpo a dargli la sensazione di conoscere la voce di una di quelle ragazze. Si sporse un po’ dall’angolo e le guardò spintonarsi un po’ a vicenda, come se si stessero prendendo una gioco dell’altra.
Sollevò lo sguardo e la vide.
Erano passati due anni dall’ultima volta che aveva guardato il suo viso, usato i suoi occhi per specchiarsi e sentirsi una persona felice, godere di quel suono che faceva quando rideva. Nonostante la roba, nonostante l’alcool, la riconobbe immediatamente. Non c’erano dubbi. In quell’angolo di Camden immerso nel buio e nell’odore di pesce andato a male, Matt rivide Allison Park.
Tornò di colpo a nascondersi dietro l’angolo e rimase fermo fino a che le ragazze non si furono allontanate poi, come colpito da una meteora invisibile, si piegò in due e vomitò tutto ciò che aveva mangiato e bevuto.
Si ricordò di Dom solo quando udì la sua voce che lo chiamava.
“Matt! Dove cazzo sei finito? Così mi fai preoccupare, vieni fuori!”
Matt inspirò, si asciugò le labbra con la manica della camicia, espirò e uscì dal buio.
“Sono qui. Dom, sono stanco, portami a casa.”
Dominic si accorse subito che qualcosa non andava e pensò che la pessima cera di Matt dipendesse dalle pasticche che avevano assunto. Lui però non si sentiva male.
“Dai, vieni, ti riaccompagno. Forse è meglio se ti stendi.” Lo prese per un braccio e lo guidò fino all’auto. Matt si fece persino agganciare la cintura di sicurezza da Dom senza muovere un dito per tutto il tragitto.
“Vuoi che ti porti su?” chiese il batterista parcheggiando sotto casa Bellamy. Matt annuì. Dom lo liberò dalla cintura e lo tirò fuori dall’auto. Prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni di Matt e aprì la porta di casa dell’amico. L’ingresso era immerso nell’oscurità. Dom decise che tra azzardare le scale al buio e rischiare di svegliare la padrona di casa, era meglio tentare la sorte con le scale.
Era quasi riuscito a trascinare Matt nella stanza degli ospiti quando la luce del corridoio si accese all’improvviso.
“Ma che diavolo succede?” la voce di Kate risuonò leggermente alterata alla vista di Matt apparentemente ubriaco. Indossava una lunga veste da camera bianca che le solleticava i piedi nudi. Dom pensò che era davvero bella. Non come quelle attrici che sembrano favolose di giorno e che diventano irriconoscibili una volta lavato via il trucco. Kate era bella.
“Mi spiace Kate, io e Matt abbiamo alzato un po’ il gomito. Non volevamo svegliarti.”
“Lui ha alzato il gomito, tu mi sembri abbastanza sobrio!”
“Fidati, è solo apparenza!” fece il batterista con tono canzonatorio.
“Comunque riportalo di sotto. In quelle condizioni non ce lo voglio qui. Rischia di svegliare Bing che si è addormentato dio solo sa grazie a cosa!”
“Kate, è distrutto. Se dorme sul divano, domani sarà uno straccio e dobbiamo essere in radio per un paio di pezzi dal vivo. Lo metto a letto. Non darà fastidio a nessuno.”
“Dom,” disse lei avanzando con le braccia incrociate sotto il seno “so che sei il suo più caro amico ma, credimi, quando sta con te Matt peggiora drasticamente i suoi comportamenti.” Kate non aveva l’aria di chi ha finito ma Dom avvertì l’impellente esigenza di andarsene comunque. “Matt ora ha una famiglia! Non può più comportarsi come un ragazzino! Tu forse sei diverso, non vuoi prenderti impegni ma lui ha fatto una scelta diversa!”
Dom s’accorse che Matt si muoveva tra le sue braccia ma Kate non diede segno di accorgersene.
“Kate, non ho intenzione di avere questa conversazione con te. Tu sei la sua compagna, io un suo amico. Non c’è motivo per cui non dobbiamo andare d’accordo, vero?” Kate sollevò le mani al cielo.
“Vedi come fai? Tu non ti fai mai un problema, Dom! Lo dice sempre anche Matt: non è il caso di preoccuparsi, prendiamo esempio da Dom! Dom fa così, Dom dice questo! Eppure non credo che tu sia un esempio da imitare!”
“Vedi Kate, io non ho mai pensato di dover essere un esempio per nessuno. Però voglio bene a Matt!”
“Gli vuoi bene facendolo ubriacare in quel modo o gonfiando continuamente il suo ego? Questo non fa bene a Matt.”
“Io non gonfio il suo ego, io penso sinceramente che sia una persona speciale e credevo che lo pensassi anche tu visto che ci stai insieme!”
“Non accetterò provocazioni da te! Riportalo in salotto o sveglierete Bing!”
“Lo metto a letto. Ha bisogno di andare a letto!”
“Dom, questa è casa mia! Riportalo di sotto ho detto e poi vattene!”
A quelle parole, finalmente, Matt si scosse. Agitò un braccio davanti a sé come a voler allontanare Kate e poi parlò piano.
“Sta’ zitta.” Né Kate, ne Dom fiatarono nel sentire il tono con cui il ragazzo aveva parlato “Non permetterti mai più di cacciare Dom da questa casa. In fondo lui è l’unico, tra quelli che la frequentano, che io conosca. Se non ti sta bene, è un tuo problema. Non ho mai anteposto nessuno a Dom, hai capito?”
“Come puoi parlarmi così?” fece Kate come riprendendosi dallo shock causato da quelle parole “Io sono la madre di tuo figlio!”
“E per questo dovrei amarti incondizionatamente?” le chiese Matt guardandola fisso negli occhi.
“No, ma dovresti rispettarmi incondizionatamente!” fece lei.
Matt parve barcollare all’indietro poi si voltò verso Dom.
“Mi dispiace, Dommeh. Non è colpa tua. Forse non è neanche colpa sua. Sono io. Mi basta sempre un tanto così” disse indicando con due dita uno spazio piccolissimo “per mandare tutto a puttane!”
Dom lo trascinò nella camera degli ospiti mentre Kate si ritirò senza dire una parola nella stanza di Bingham.

Note:
* Si tratta del ritornello di Love spreads degli Stone Roses, uno dei miei gruppi preferiti.

 

  
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