Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Sethunya    29/07/2015    3 recensioni
L'ormai trentenne Levi Ackerman, uomo freddo e apatico, fu costretto a sposare Mikasa, ragazza di venticinque anni anch'essa non troppo loquace, facente parte della famiglia Jaeger. Entrambe le loro famiglie erano di nobili origini, per questo il loro matrimonio fu combinato, per trarci vantaggi sulla società. Levi si oppose in precedenza, ma fu costretto a rassegnarsi; dovette visitare spesso casa Jaeger prima delle nozze e proprio quando ormai si convinse che la sua vita non era come aveva sempre desiderato, apparvero dinanzi a lui un paio di grandi occhi verdi che gli stravolsero la vita.
"Non mi ricordo ancora bene il giorno in cui ho iniziato a contemplare le stelle con te, oppure me lo ricordo così bene che quasi me ne vergogno, dato che non è da me.
Sentimenti che ho tenuto repressi per anni, quasi dimenticando di essere umano e poi, un ragazzino dagli occhi color smeraldo, mi ha salvato, facendomi tornare vivo."
(tratto dalla storia)
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve gente! Abbiate pietà di me, è la prima volta che decido seriamente di scrivere una storia e di conseguenza non so ancora comportarmi o se il modo in cui scrivo possa piacere. Sono una ragazza molto timida ed insicura, quindi preferirei avere critiche costruttive invece di insulti, anche perché questi ultimi li trovo inappropriati in OGNI contesto. E niente, non so che dire, a parte che l'età dei personaggi è molto diversa da quella reale del manga/anime, solo che volevo che la cosa funzionasse ahaha vabbè dai, basta chiudere un occhio, l'importante è che l'amore tra il nostro Levi e il nostro Eren, sbocci! Detto questo, vorrei aggiungere che non so se la trama l'abbia già sviluppata qualcuno in modo simile (due famiglie nobili, matrimonio combinato, ecc.); spero proprio di no! Vi assicuro che è un'idea mia, quindi a meno che non abbia un cervello gemello nel corpo di qualcun altro, penso sia l'unica storia con questo contesto!:) se per caso mi sbagliassi segnalatemelo...grazie in anticipo!
Per finire, non ho altro da aggiungere se non...divertitevi! Ahahah davvero, spero vi piaccia perché scrivere è la mia vita. Un bacio :*

 
 
Capitolo uno
Incontri (s)piacevoli


Non mi ricordo ancora bene il giorno in cui ho iniziato a contemplare le stelle con te, oppure me lo ricordo così bene che quasi me ne vergogno, dato che non è da me. 
Sentimenti che ho tenuto repressi per anni, quasi dimenticando di essere umano e poi, un ragazzino dagli occhi color smeraldo, mi ha salvato, facendomi tornare vivo.
All'epoca ero un uomo viziato di una famiglia viziata; eravamo nobili, ma odiavo esserlo, avrei preferito una vita normale e svolgere un'attività che mi appagava e mi concedeva riposo. Essere nobile, nella mia famiglia, richiedeva svolgere incarichi per migliorare il popolo e la città, così da raggiungere un alto tenore di vita. Per uno come me che preferiva stare per i fatti suoi e pensare solo a se stesso, era uno schifo; ma il bello non era ancora arrivato: il matrimonio combinato era alle porte. Mi sono sempre opposto, non volevo mettere su famiglia e avere marmocchi da accudire, per di più con una moglie che non amavo. Che senso avrebbe avuto la mia vita se non l'avessi potuta vivere come volevo io? Infondo però, sono grato a tutte queste cose per avermi fatto conoscere la persona che mi ha cambiato, facendomi vivere così, in parte, la vita che desideravo.

Ero un ragazzo freddo, che non pensava agli altri, poiché in passato l'aveva fatto troppo spesso; in più c'era di mezzo l'amore, ah l'amore, uno schifo doppio! "Con l'amore si sta solo male, non m'innamorerò più", mi ero promesso. Come no! Chi l'avrebbe mai detto che uno stupido ragazzino mi avrebbe fatto credere il contrario? Ma purtroppo, come l'amore faceva schifo prima, di certo non può cambiare.

Mi piaceva passare le giornate in solitudine, pensando e ripensando a ciò che mi aveva fatto diventare un uomo distaccato, sempre con la risposta pronta, quasi apatico o comunque uno che, generalmente, faceva fatica a trasalire le proprie emozioni davanti agli altri. Odiavo farmi vedere fragile, quindi mi si creò attorno al cuore una specie di corazza che mi portò a diffidare di tutti, facendomi passare così per il ragazzo "stronzo", quando in realtà sapevo essere tutt'altro. Infondo avevo così tante emozioni dentro il petto, ma che si incastravano in gola quando provavo ad esternare i miei pensieri più bui. La paura di affezionarmi a qualcuno -dargli tutto ciò che potevo e poi vederlo andare via con in mano ciò che gli avevo donato, con tanto di rifiuto e calpesto- era tanta. Ormai ero un uomo, dovevo autogestirmi, quindi decisi che chiudermi in me stesso era la soluzione più appropriata. Ormai, all'età di trent'anni, pensavo di essere un caso perso; infatti, ragionando sulla mia situazione, dedussi che non c'era nessuno adatto a me, cioè capace di sciogliere le catene che io stesso mi ero costruito. Ma proprio quando ormai ero sull'orlo della disperazione, quando ormai avevo accettato l'idea di dovermi sposare con una donna di cui non provavo nulla, fui salvato da qualcuno che odiavo, odiavo con tutto me stesso, ma che m'insegnò ciò che tutti chiamano "felicità".

La famiglia Jaeger era come noi, Ackerman, una famiglia di nobili origini e quindi ben vista. La mia futura sposa faceva parte di quella famiglia, di conseguenza ero costretto a frequentare cene e feste organizzate da loro. La prima volta che misi piede in quella casa era per pura formalità: dovevo presentarmi a questa Mikasa che sarebbe poi diventata mia moglie. 
Quando bussai alla porta della loro dimora, pensai che mi avrebbe aperto un maggiordomo, ma rimasi sorpreso; quando la porta si spalancò, due grandi occhi verdi illuminarono l'uscio e mi scrutarono, manco fossi un alieno.
-E tu chi sei?-, si rivolse a me il giovanotto; ma come chi sono? Come si permette questo marmocchio? Già non lo sopporto. 
-Levi. Sono venuto per conoscere Mikasa. Piuttosto chi sei tu.-
-Oh salve! Mi scusi, io sono il fratello, non pensavo che un nan..ehm, un uomo come lei avrebbe dovuto sposarla.-
-E io non pensavo che lei avesse un fratello così ingrato. Adesso mi fai entrare?-
Il giovanotto si spostò. Ero già irritato per colpa di quel moccioso, come si era permesso di insultarmi subito per la mia statura? Speriamo che la sorella non sia così fastidiosa, pensai. 
Mi fecero accomodare in un salottino abbastanza ampio, con mobili antichi che, se messi nella giusta atmosfera, possono arrivare a sembrare moderni; l'oro che faceva da ornamento praticamente a tutto, mi fece pensare che, infondo, sposare una ragazza proveniente da una famiglia così ricca non sarebbe stato per niente male. Mentre però elogiavo la loro ricchezza, andando a cercare ogni particolare del salotto quasi come se stessi analizzando una scena del crimine, vidi un filo di polvere "alloggiare" sul mobile delle porcellane. Tsk, partiamo male, malissimo, che schifo! Questo è ben peggio di un omicidio. Ero così intenzionato ad alzarmi e ad andare a pulire che mi venne quasi un tic (sì, odiavo lo sporco, anche quello più fine), ma la porta si aprì e, quando pensavo di vedere finalmente la mia futura moglie, mi apparve di nuovo quel ragazzino seccante.
-Mikasa arriverà tra un attimo. Come ha detto che si chiama?-
-Levi. Mi chiamo Levi. E il fratellino ingrato come si chiama?-
-Eren, ma la prego di non dire che sono ingrato.-
-Ah, chiamarmi "nano" dev'essere un comportamento da persona rispettosa.- dissi e voltai la testa fuori dalla finestra, in modo da farlo pentire e metterlo a disagio.
-Deve ammettere però che non ho torto!-, cosa?! Ancora?!  Le rughe sulla fronte prodotte dalla rabbia stavano iniziando a farsi notare e la vena sul collo a pulsare. 
-Senti moccioso, se non esci con le tue stesse gambe da questa stanza, ti ci butto fuori io con un calcio in culo.-
Lui facendo una smorfia di disapprovazione sparì oltre la porta, lasciandomi solo, con un senso di amarezza in bocca. Prossima volta che lo vedo lo pesto, pensai, sperando che quella giornata finisse in fretta.
Mikasa era carina, devo ammetterlo, ma eravamo troppo simili per creare un bel rapporto; entrambi restii, non molto loquaci e pronti a difendere le proprie idee e i propri ideali. Poi con un fratello così, chi aveva voglia di tornare in quella casa? Avrei dovuto avere sempre tra i piedi quel - com'è che si chiama?- Eren. Arriverò ad avere le rughe precoci per colpa sua, dissi tra me e me. Proprio quando stavo per addormentarmi, una voce nella mia testa mi disse che alla fine quell'idea non era poi così male; ma cosa vado a pensare? Adesso ho pure il cervello fottuto?! Quel moccioso mi ha veramente irritato. 
Quella notte non riuscii a dormire bene, non per il senso di amarezza presente nella mia bocca ancora da quel pomeriggio, ma poiché l'immagine di due grandi occhi verdi rimasero stampati sulle mie palpebre.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Sethunya