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Autore: Xdreamingirwin    30/07/2015    0 recensioni
Gli angeli non sono come abbiamo sempre pensato, almeno non tutti. La maggior parte di loro segue l'istinto oscuro che porta nel cuore. E le regole che deve seguire sono ancora peggio.
Lui è bellissimo, tranquillo, il suo sorriso fa sciogliere il ghiaccio in inverno, insomma sembra veramente un angelo. Anche se non è la definizione esatta. Lui è un Angelo della Morte. E lei dovrà morire. O no?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James McVey, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.

Mi voltai, ma il biondino era sparito, come svanito nel nulla.
Prima mi sembrava semplice ricordarmi la via per tornare indietro. Beh, dovetti ricredermi. 
Non avevo una buona memoria, così mi affidai all'istinto. Girovagai per un po' di minuti, fino a quando non inciampai in una radice che spuntava dal terreno. 
Urlai quando vidi, davanti a me, a pochi centimetri dal viso, uno sguardo vitreo. Uno sguardo di un uomo che fissava il vuoto. Uno sguardo di un uomo morto.
Mi alzai, il cuore mi batteva forte contro la cassa toracica, quasi volesse uscire e scappare. 
Un senso di nausea mi investì. Accompagnato da una strana sensazione: credevo di conoscere quell'uomo.
Corsi verso il lago, cercando di pensare ad altro, cercando di convincermi che non ci fossero mie tracce accanto al cadavere, cercando di pensare a due occhi azzurri come il cielo. 
L'acqua calma del lago si increspò quando una pietra venne lanciata sulla sua superficie, formando così cerchi che si allargavano. Alzai la testa, Chris era davanti a me, un paio di sassi piatti in mano.
-Tutto bene, Tess?-
Certo, incontrare un ragazzo inquietante per la foresta, imbattersi in un morto e avere una sensazione di paura perenne nello stomaco erano cose da nulla. 
-Sì, tranquilla- mostrai un sorriso tirato.
Chris ricominciò a tirare sassi nel lago.
---
Mia madre fissava il televisore con aria interessata. Io ero spaventata.
La prima notizia parlò proprio dell'uomo morto. Mi ricordai solo allora che era il farmacista del nostro paese. Un brivido freddo mi attraversò la schiena, facendomi gelare il sangue e forse anche le ossa. Come una statua, guardavo lo schermo illuminato, non dando segni di vita.
---
Il giorno seguente cominciò a fare caldo, persino l'aria era più tiepida, mi spostava i capelli scuri sul viso anche se cercavo in tutti i modi di portare le ciocche dietro le orecchie.
A scuola non mi sedetti al mio solito posto, sbuffando. Era già occupato. Magari la prossima volta avrei imparato ad arrivare presto, più del solito almeno.
Lettere. La mia materia preferita. Finalmente potevo scrivere, esporre le mie idee fantasiose su...
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta di legno chiaro della nostra classe. Quando il professore diede il permesso, entrò la preside e, subito dopo, un ragazzo, nascosto dalle spalle larghe della prima. Ella lo mise davanti a sé.
Strabuzzai gli occhi: il ragazzo era quel ragazzo. I capelli biondi tirati all'insù, gli occhi che ricordavano l'azzurro del mare e le inconfondibili voragini sulle ginocchia.
Forse fu una mia impressione o un mio desiderio, ma mi parve di vederlo ammiccare verso il lato dov'ero seduta io. Mi morsi il labbro, doveva essere sicuramente frutto della mia immaginazione.
Fecero parlare il biondo, subito tutte le ragazze nell'aula sembravano interessate.
-Mi chiamo James McVey, ho diciotto anni e mi sono trasferito da poco...-
Tamara non poté trattenersi dal chiedere:-Per lavoro?-
Chissà perché, una sensazione spiacevole prese possesso del mio stomaco. Come mai non glielo avevo chiesto io? 
James (esultai nel sapere finalmente il suo nome) sorrise per poi rispondere:-Una cosa del genere, sì-
Si sedette qualche fila più avanti della mia, potei guardarlo, ammirandone il profilo perfetto.
Suonò la campanella, io cercavo di capire cosa avesse appena detto.
Una cosa del genere. Riferendosi al lavoro. Magari parlava dei suoi genitori. Molto probabile. E comunque non potevo perdere tempo a pormi domande così. 
Raggiunsi il mio armadietto, l'interno era ormai pieno di disegni, appunti anche non inerenti alla scuola e foto attaccati sulle strette pareti di metallo. 
-Hey, Jem!- mi voltai verso la fonte dell'urlo. Era Bradley. 
James alzò lo sguardo, mostrando i denti bianchi mentre sorrideva al moro.
Si scambiarono alcune parole, che però non riuscii a capire, il rumore nel corridoio era troppo e nonostante mi sforzassi di sentirli, era inutile. 
Parlarono ancora a lungo, io cercavo di sembrare disinteressata, fissando i miei libri e cambiando la loro posizione nell'armadietto.
Intravidi Tristan alla fine del corridoio, anche lui sembrava conoscere James. Connor arrivò poco dopo.
Quei quattro insieme davano l'idea di qualcosa di completo, irraggiungibile e fuori dal mondo.
---
Il tragitto verso casa non mi era sembrato mai così lungo. Stranamente il sole batteva sul suolo e il vento si era calmato. Pensai di prendere la scorciatoia che passava in un vicolo buio e stretto. Una strada che mi avrebbe fatto risparmiare sette minuti. Decisi che non poteva succedere niente di male da qui a casa.
Di solito non usavo questa strada, ma volevo ragguingere casa mia velocemente. Anche se mi tormentava un'inquietante sensazione. 
Ancora. 
La ignorai.

Il vicolo dava l'impressione di stare in un mondo parallelo: era silenzioso, non passava nessuna macchina e mi faceva risparmiare tempo.
Sentii un rumore metallico dietro di me, ma niente sembrava essersi mosso da com'era poco fa.

La mia strada fu bloccata da tre tizi larghi come armadi, oscurando la luce che emanava l'uscita davanti a me. Mi sentivo goffa, fuori posto e avevo paura. Indietreggiai lentamente.

Uno di loro fece un passo avanti e parlò:-Hey ragazzina, hai qualche sterlina?-
Faceva pure rima.
Accelerai il passo, ma camminare all'indietro è complicato. Inciampai.
I miei gomiti sfregarono contro l'asfalto, probabilmente erano pieni di tagli, bruciavano. Non ci feci troppo caso.
Gli uomini inquietanti si avvicinavano barcollando, dovevano essere ubriachi fradici. Un po' mi facevano pena, ma, tornando alla realtà, ero io quella che doveva essere compatita. Tremavo come una foglia. A terra. Impotente.
Poi un'ombra si prolungò sul mio corpo: doveva esserci un altro uomo dietro di me.
Chiusi gli occhi, preparandomi psicologicamente (anche se impossibile) a ciò che sarebbe potuto accadere.
Forse passò un minuto, forse due, fatti sta che non sentii niente, nessun tocco sfiorarmi, nessun rumore. Riaprii lentamente gli occhi. 
Davanti a me lui stava in piedi.
La sua figura era come il sole dopo un temporale: illuminava quel vicolo soltanto con un semplice sorriso.
Mi aiutò ad alzarmi, porgendomi la mano.
Mi feci coraggio. 
-James?-
-Tessa?- 
Sapeva il mio nome. Le mie guance si colorarono di un leggero rossore. James inarcò un sopracciglio.
-Sei per caso un angelo o qualcosa del genere?- 
-No, non sono un angelo- parve divertito. -Ma se permetti, ti accompagnerei a casa-

HEI
Ho deciso di aggiornare anche se non c'erano le recensioni, ma per il prossimo capitolo, vi prego, almeno due recensioni.
Ora devo andare, infatti questo angolo autrice è cortissimo. Non so, credo sia successo qualcosa, perché mi dice che c'è un bug e io piango
Comuqnue
Love ya all xx

  
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