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Autore: Nemidra    30/07/2015    5 recensioni
Quando una guerra finisce, il dolore e la disperazione fanno fatica ad andarsene.
C'è modo e modo di affrontarli, tutto dipende da qual'è l'obiettivo finale.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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Nata come una One, diventata primo capitolo, prologo ed infine un "capitolo missing moment" (come piace chiamarlo a me e alla mia spoiler!lettrice consigliera).

Insomma, è un po' sfuggita di mano. 

Questa baby fic è l'inizio di una storia che può essere letta anche sola soletta.

E' una parte di me e apprezzerei molto sapere cosa ne pensate :) 

Un ringraziamento particolare va a HSwall che mi sopporta prima, durante e dopo, betando e sostenendomi in ogni momento. 

Un altro grazie a Cecilia che mi ha spronato e consigliato alle 3 del mattino, fomentando la mia pazzia interiore. 

Non mi resta che augurarvi buona lettura! 

 

 

 

Aftermath of war

 

 

Questa ignavia che sento.

La compassione delle persone che mi circondano non mi serve, non la voglio.

‘Oh, povero, povero ragazzo!’ 

 

 

Finalmente.

 

Entrò in circolo, piano, troppo piano per i suoi gusti, per i suoi bisogni.
Cinque minuti in paradiso, cinque minuti per provare qualcosa di simile alla felicità.

Adorava che la nebbia iniziasse a lambirgli il cervello, interrompendone le attività, abbandonandolo come un semplice involucro.

 

 

‘E’ tutto finito!’

Lo dicono loro. Non è tutto finito, è appena iniziato. La mia guerra con la vita è solo agli inizi.

 

Eccolo! E’ questo il momento che preferisco, quando un semplice francobollo è in grado di farmi viaggiare a kilometri e kilometri da dove mi trovo. Niente magia, niente strappi all’ombelico, niente di niente. Posso andare ovunque: Parigi, Venezia, Roma... posso essere chiunque e sentirmi chiunque. Posso essere me stesso, senza esserlo veramente. Eccolo, ecco il momento in cui non sono più padrone di me stesso e finalmente posso lasciarmi andare... non è divertente?

 

 

La prima volta gli dissero di non farlo da solo, perché essere in compagnia aiuta; di essere in un posto che si conosce bene, per non avere problemi di smarrimento durante e dopo; di avere uno stato d’animo tranquillo, perché ogni emozione potrebbe essere acutizzata.

Si trovava a Hogwarts, seduto sotto un albero sulle rive del lago. Era solo, non voleva nessuno. Era apatico, fino a cinque minuti prima…

 

 

 

Ormai erano mesi che si trascinava in giro, ostentando una tranquillità che non aveva; era più semplice. ‘Ti vedono sereno, non fanno domande’ era la sua nuova filosofia di vita… e che vita! Rincorrere la morte, cercarla, chiamarla a gran voce.

Il Signore Oscuro era morto, per mano dell’invincibile Ragazzo – che – è – Sopravvissuto; come era stato predetto, come tutti si aspettavano. 

 

Festeggiano, loro! Non sanno fare altro. Che abbiano poi da festeggiare, non l’ho ancora capito.

Lodano la morte di un assassino, per mano di un altro assassino. Complimenti alla coerenza.

Che schifo.

 

 

Il sole settembrino permetteva agli studenti di rimanere all’aperto sotto i suoi caldi raggi fino a pomeriggio inoltrato. Il clima di festa e spensieratezza era rotto, a volte, da pianti silenziosi o isterici, un po’ qui, un po’ lì. Dopotutto non era passato molto dalla fine della guerra e il peso delle morti gravava a tratti sulle spalle di chi aveva visto, sentito o solo provato, e avrebbe continuato a provare, la mancanza di una persona cara accanto a sé.

 

 

Mi viene da piangere, ma non voglio farlo. Non più. Non ho più lacrime da versare per questo.

Mi faccio schifo. Anche ora cerco di trattenere il pianto, con la gola che brucia, lo stomaco in una morsa e gli occhi che si inumidiscono. Lasciatemi in pace! Ho le mie colpe, ma sto vivendo la mia punizione ogni minuto, ogni secondo in cui il mio cuore non si arrende. Lasciatemi in pace…

 

 

 

***

 

 

 

Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way
I want you to stay

Stay - Rihanna

 

 

 

Anche questa volta sento il suo odore. Sto viaggiando, ma lui mi è accanto. Lo so. La sua pelle profuma di pesca, ma è un odore così particolare e suo, che lo riconoscerei tra mille.

È sempre qui quando prendo il mio francobollo e decido di partire.

Lo sento arrivare quando inizia a fare effetto, sento il suo odore, il calore del suo corpo che mi sta accanto, come se vegliasse su di me. Non so perché lo faccia, ma è sempre venuto, dal primo giorno. Non che lo abbia visto.

Arriva quando ormai è in circolo e perdo coscienza di ciò che mi circonda, e lo sento andar via l’attimo prima di tornare vagamente lucido. Vorrei chiedergli perché sia qui, ma non sono sicuro di voler sentire la risposta.

 

 

Un’altra alba stava sorgendo. Il silenzio era padrone ad Hogwarts: i corridoi erano vuoti, le aule deserte, nei giardini la rugiada faceva brillare i prati, i fiori si schiudevano e la nebbiolina autunnale iniziava a diradarsi...

Nei dormitori, gli studenti erano ancora sotto le coperte calde, aggrappati a sogni che non avrebbero ricordato da svegli o, come nel suo caso, avrebbero cercato di dimenticare il più in fretta possibile.

 

 

‘Uccidilo!’

N-no...

‘È prodigioso, non credi? Quanto in fretta si diffonda nel corpo il veleno di basilisco...’

Ngh...

‘Lui ritornerà, stanotte... stanotte, Colui che ha tradito gli amici, il cui cuore si è corrotto con l’omicidio romperà le catene! Sangue innocente verrà versato e servo e padrone si ritroveranno riuniti ancora, lo so...’

B-basta…

‘Uccidi l’altro!’

No!

‘Così debole, così vulnerabile. Guardami. Sei uno sciocco, Harry Potter, e perderai ogni cosa.’

Perché… Basta...
‘Si può dividere l’anima solo una volta? Per esempio, sette...’
Ngh…. Perché...

‘Harry Potter, ora mi rivolgo direttamente a te. Stanotte hai consentito che i tuoi amici morissero per te, piuttosto che affrontarmi di persona… non c’è disonore più grande!’

-NO!-

 

 

Si mise seduto di scatto e aprì gli occhi, madido di sudore, come ogni volta. Capitava sempre più spesso, e sempre più spesso si diceva che avrebbe dovuto usare il francobollo prima di addormentarsi, per provare ad evitare i ricordi. Non lo faceva mai, per evitare di ritrovarsi Hermione e Ron con il fiato sul collo… ‘perché le droghe fanno male’! Al diavolo tutti!

 

 

Quella mattina in Sala Grande non era diversa dalle solite. Lui stava lì, seduto al suo posto, la testa pesante e chinata verso il basso, impegnato a mangiare ogni cosa gli capitasse a tiro. Dicono che le droghe facciano venire fame... con tutto quello che mangiava, era un miracolo che non fosse già diventato come Dudley. Il pensiero lo schifò e lasciò cadere di botto nel piatto, tintinnando, la forchetta che teneva sospesa a mezz’aria. Facendo difficoltà, riuscì a mandare giù ciò che aveva in bocca con un gemito.

Un goccio d’acqua e si alzò dal tavolo, in direzione delle lezioni. 
Cosa non si fa per evitare domande e strane occhiate di compatimento, miste a pena.

 

 

Qual è la prima lezione di oggi?

Più che altro, che giorno è oggi? Vediamo...
Ieri sono andato sotto la quercia subito dopo pranzo, perché non c’erano lezioni, quindi... Quindi?

Lunedì, no... Martedì? Neanche.

Ah! E’ sicuramente giovedì, e questo comporta che la prima lezione sia... qualcosa con i Corvi... o con le Serpi.

Ovviamente vado di logica; semplicemente, non ricordo ci fosse il giallo stomachevole dei Tassi in classe, la settimana scorsa. Questa cosa della mancanza di memoria di prima mattina non va affatto bene... se fosse legata ai miei viaggi, sono pronto a soffrire di Alzheimer.
Quanto penso faccia schifo la mia vita? Neanche mi interessa, l’importante è morire il prima possibile.


***

 

 

Se qualcuno fosse passato nei pressi del chiostro, avrebbe visto il Ragazzo Sopravvissuto sdraiato sul prato a guardare il cielo sotto la pioggia.

Aveva saltato le lezioni, di nuovo. Non gli importava, di nuovo.

 

Era finito nei guai, di nuovo. Beccato dalla McGranitt, bagnato come un pulcino, che si trascinava da un corridoio all’altro, nell’incredulità degli studenti che lo incontravano.

Ci aveva provato, sul serio, a passare inosservato. Molto probabilmente, la scia d’acqua che lo inseguiva non aveva aiutato.

Gli era stato bellamente ordinato, tra urla e crisi di panico, di recarsi al dormitorio per farsi un bagno caldo e cambiarsi. Annuire a testa bassa, sembrò essere la risposta giusta.

Recarsi alla solita quercia per prendere una dose, fu la cosa giusta. Secondo lui.

 

Non si accorse di essere stato seguito fino a quando, appena iniziato il suo viaggio, sentì il tanto amato profumo di pesca. Rilassante.


Da quel momento fu black out.

 

 

Ricordo di essermi seduto sotto l’albero, con la pioggia che batteva forte su di me. Di aver preso una dose ed essermi appoggiato con la schiena alla corteccia, mentre il freddo mi entrava fino alle ossa.
Poi quel profumo, che riconoscerei tra mille, e il nulla...
Cos’è, allora, questo calore che mi circonda?
Sono morto? Non credo, sarebbe stato troppo facile.
Se solo riuscissi ad aprire gli occhi...
Pesca... che buon profumo, lo sento ovunque. E’ diverso dal solito, però. E’ più forte, è come averne tagliata una a metà e averci infilato il naso dentro... che buono...

 

 

Socchiudendo gli occhi, nella sua miopia, vide un lampo di bianco. Chiuse gli occhi, maledicendosi per aver tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo.
Un movimento sulla sua gamba sinistra, quasi impercettibile, lo mise in allerta. Decidendo di concentrarsi di più sugli altri sensi, iniziò a sentire di essere seduto su qualcosa di morbido e caldo. Si sentiva circondato da… acqua? Acqua calda. Ora che ci faceva attenzione, era stretto in un abbraccio. La parte destra del suo volto stava sicuramente poggiando contro il petto di qualcuno e il braccio di questa persona gli circondava le spalle.
Ancora un tocco sulla sua gamba sinistra. Era una mano, ne era praticamente certo. Una mano che gli dava belle sensazioni.
Riprovò ad aprire di uno spiraglio gli occhi e intravide acqua, tanta acqua. Abituandosi, li socchiuse ancora un po’ e iniziò a riconoscere la grande vasca. Il bagno dei Prefetti.
Piano e con molta cautela alzò di poco il viso, il tanto che gli bastava per intravedere quelli che erano sicuramente capelli. Biondi, molto biondi.
La mano che lo stava accarezzando si fermò e dalla vicinanza con quel petto sentì distintamente il respiro fermarsi e il Tu-Tum ripetitivo aumentare di velocità.
Non aveva più dubbi di chi si trattasse e non gli importava. Si sentiva bene tra quelle braccia, e quel profumo, quell’abbraccio, lo facevano sentire al sicuro, protetto da tutto e da tutti. Da se stesso. 
Inspirava ed espirava su quel petto caldo, che sapeva in modo inconfondibile di pesca, accoccolandocisi addosso. L’ombra di un sorriso sul volto, era in pace.
Il sospiro di sollievo che sentì, gli fece pensare che il suo Custode non aspettasse altro che la rassicurazione che non avrebbe dato di matto. Sarà anche stato nudo, in una vasca di acqua calda con la sua nemesi che lo coccolava, avrebbero anche potuto essere i rimasugli della dose, ma era inutile continuare a mentire a se stesso: quel calore gli piaceva.

 

 

 

***

  
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