Passato e Presente
Siedo
a questa finestra silenziosa osservando la neve cadere sulla città e imbiancare
gli alti grattacieli,New York è spettacolare sotto questa coltre di neve!
Sono
un po’ agitata,non riesco a stare ferma,la tensione pre-partita
comincia a farsi sentire e,ora, che sono sola in questa suite d’albergo la
sento più che mai.
Kate
dovrebbe arrivare a momenti,sperando che la neve non l’abbia bloccata per
strada; in questo periodo,per lei così delicato,vorrei che si prendesse una
pausa dal suo lavoro come mia manager ma lei non vuole sentire ragioni: è
sempre stata testarda come un mulo!
Qualcuno
bussa alla porta,non ho il tempo di muovermi che lei entra a grandi passi:
nella mano sinistra ha la sua inseparabile 24 ore,nella destra tiene il
cellulare di ultima generazione e urla contro qualcuno che,molto
probabilmente,non sta eseguendo i suoi ordini,ogni tanto mi chiedo se a
comandare sullo staff sono io oppure lei.
Finalmente
ha chiuso la telefonata,appoggia cellulare e borsa sul tavolino e comincia a
svestirsi: “Allora” mi dice togliendosi la lunga sciarpa blu “Ti ho prenotato
il campo per domani mattina alle 8” toglie i guanti e il cappotto,rivelando la
pancia ormai perfettamente visibile e tonda.
“Vorrei che non ti affannarsi tanto per
me,quel bambino sarà stressato prima del tempo se continui così” le dico un po’ preoccupata.
Lei
incrocia le braccia davanti al petto,alza un sopracciglio,e mi guarda con un
espressione che appartiene solo a lei: “Mi spieghi come faresti tu senza di me? E poi sai che non mi piace stare a casa ferma a fare
nulla,poltrire non esiste nel mio
vocabolario” dice sedendosi sul divano.
“Ma
risposo sì” controbatto io sedendomi accanto a lei “Ormai sei all’ottavo
mese,potresti prenderti un pochino di riposo no?”
Kate
sbuffa e alza gli occhi al cielo: “Oh signore!Sei peggio di mio marito! Ma lo
volete capire che sto benissimo?”
“Va
bene,va bene” discutere con lei è veramente impossibile “Vuoi sempre avere
ragione tu Kate,anche quando sai di essere in torto marcio!” e soprattutto pensi
sempre prima agli altri che a te stessa.
“Senti
Jessy sto bene tranquilla,e poi” dice alzandosi e
stiracchiandosi “ appena esco da qui vado subito a casa,contenta?”
Alzo
le mani senza rispondere,non so proprio cosa dire; siamo sempre state
l’una l’opposto dell’altra,sia
fisicamente che come persone: lei è bassa magrissima (forse pure troppo),ha i
capelli lunghissimi e nerissimi,la sua pelle ha sempre un bel colorito dorato
sia d’estate che d’inverno,i suoi occhi sono due pozzi neri,tra le due è sempre
stata la più portata per utilizzare il cervello,lei pensava io attuavo,io
invece sono alta 1.80 sono snella,ma ho corporatura abbastanza massiccia,dovuta
anche al moltissimo allenamento,ho i capelli corti e biondissimi,gli occhi
verde chiarissimo e la mia pelle è molto chiara e delicata,non ho mai amato
passare le ore sui libri ma a scuola ho sempre avuto la media dell’8.
Ora
io ho 25 anni e lei a giorni ne compirà 28,lei è felicemente sposata da 2 anni
e tra poco darà alla luce il suo primo figlio,io sono felicemente single; siamo
entrambe 2 donne in carriera: io ho sfondato nel mondo del tennis e domani
disputerò la finale del torneo più importante della mia vita mentre lei ha
preso una laurea come avvocato ma ha deciso di lavorare come mia manager a tempo
pieno (lo reputa un lavoro più divertente). Inoltre tra le due io sono sempre stata quella
portata per lo sport mentre lei devo dire che è sempre stata negata.
“Devo
ancora cucinare sarà meglio che mi muova” dice andando a rivestirsi e
riscuotendomi dai miei pensieri.
Alt!Ho
sentito bene?! Ha detto cucinare?
“Cucinare?Scusa
e da quando?Forse le 20 domestiche di casa tua sono state colpite da una
qualche epidemia e tu ora sei costretta a metterti ai fornelli?” sono
scioccata,da quando lei cucina?
“Ah
ah” dice in tono sarcastico “divertente! Comunque no,nessuna epidemia di nessun
genere,semplicemente oggi io e John festeggiamo il nostro 2° anniversario” dice
sorridendo “E vorrei fare qualcosa di speciale,anche quando ci siamo sposati
nevicava,ti ricordi?” dice con un filo di tristezza nella voce.
“Certo
che me lo ricordo!In particolare i miei piedi lo ricordano bene! Faceva un
freddo assurdo!”
“Bhe ora vado,altrimenti non arriverò mai a casa…c’è un traffico tremendo oggi” si avvicina,mi da un
bacio sulla guancia e se ne va in un fluttuare di capelli corvini.
Mi
getto sul letto pensando quando tu rientri di corsa,posi una busta sul tavolo e
dici: “Questa sera riposati per bene e domani alla finale del torneo fatti
valere! Sarò in prima fila come sempre!” e scappi via.
“Certo
che sei strana!” penso ributtandomi sul letto e chiudendo gli occhi.
Soffri
molto per la costante e continua lontananza di tuo marito,eppure non lo dai a
vedere a nessuno: se non ti conoscessi bene,potrei affermare che sei la donna
più felice del mondo!
Apro
l’occhio destro e scorgo la busta bianca,la curiosità di vedere cosa c’è dentro
vince sulla tensione del momento e sulla stanchezza della giornata,quindi mi
alzo e scatto agilmente verso la busta.
La
contemplo per qualche istante e la apro sorridendo ma…non
c’è nulla! Solo in quell’istante mi accorgo che il contenuto è scivolato a terra…la solita imbranata!
Mi
chino e raccolgo i due foglietti,uno è un messaggio scritto sicuramente da Kate
e l’altro...sembra essere un biglietto per un concerto,ma prima di vedere a chi
appartiene leggo il messaggio:
“Spero che questo pensiero ti rialzi un po’ il morale
Perché
ultimamente ti vedo molto giù.
Spero
di aver fatto bene e….
Di
aver azzeccato concerto!”
Volto
il biglietto del concerto e vedo una foto che mi riporta indietro nel tempo a
quando avevo solo 16 anni.
È l’estate dei miei sedici anni e
Kate mi invita a passare le vacanze con lei in giro per l’Italia.
Stabiliamo alcune mete,alcune
città che entrambe desideriamo conoscere,prepariamo le valigie e il 16 giugno
siamo in viaggio su una magnifica decappottabile rosso fuoco,con la musica alta come nostra
unica compagna e tanti propositi nel cuore.
La nostra prima meta è Roma,la
mitica Roma!
Arriviamo la sera tardi,
nell’hotel in cui alloggeremo solo poche luci sono accese e noi ben presto ci
ritroviamo distese su un letto a dormire profondamente.
La mattina a colazione accade
l’inimmaginabile,la mia vita viene sconvolta nel giro pochi istanti,il mio
cuore viene rapito in un attimo e la mia anima viene condannata a divenire una
tua eterna proprietà.
Mi sveglio,ma Kate non c’è, faccio
una rapida doccia e poi scendo a far colazione; ho talmente tanto sonno che non
guardo niente e nessuno intorno a me.
Entro nella sala da pranzo e vedo
Kate seduta ad una tavola imbandita che sventola la mano,le vado incontro ma….vado a sbattere contro una persona!
Mi alzo rintontita più di prima,tento
di capire cosa è appena successo e…davanti a me vi è
una sublime visione: TU.
Mi aiuti ad alzarmi e mi sorridi
come solo un angelo divino sa fare,i
tuoi occhi sono come un immenso cielo d’estate,limpido e splendente,i tuoi
capelli simili a neri pozzi di pregiato petrolio sempre scompigliati e setosi
,il tuo viso, bello come fosse dipinto da uno dei sommi artisti classici,che
probabilmente non sarebbero stati in grado di renderti onore ed infine il tuo
fisico: perfetto e scolpito come una statua marmorea.
Mi avvicino a piccoli passi al
tavolo dove Kate mi guarda tra lo scioccata e l’estasiata; non riesco a dire
una parola e mi siedo quasi ignorandoti (mentre in realtà studio ogni tuo
movimento).
Improvvisamente arriva un ragazzo
alto dai capelli rossi e gli occhi verdi ed è colui che in futuro diventerà il
marito di Kate,Brian; vi accomodate anche voi e Kate e Brian incominciano a
parlare: capisco subito che si erano conosciuti quella mattina,che lui era un
tuo caro amico e che entrambi eravate in vacanza; cominciò così la nostra storia,quella
magnifica avventura che non sono, e non sarò mai, in grado di dimenticare.
Passammo più del dovuto a Roma,da
1 settimana,prolungammo a 2,fino ad arrivare ad un mese; non vi era giorno o
sera che non passassimo con voi due e devo dire che i sentimenti stavano
nascendo e nessuno di noi era intenzionato ad ignorarli.
Presto scoprii che gli dei ti
avevano donato delle mani divine,capaci di comporre melodie angeliche,tali da
far invidia ai sommi poeti classici. Il tuo sogno era di diventare un famoso
pianista e poter girare il mondo tenendo concerti nelle più grandi città;
invece tu,ben presto,scopristi che il mio sogno era sfondare nel mondo del
tennis,diventare grande ed ineguagliabile,poter essere ricordata per la mia
grinta e la mia forza in campo e così visitare ogni luogo della Terra.
Sogni simili ma…inconciliabili.
Ma quando me ne resi conto,ero
ormai totalmente e follemente innamorata di te! E la realtà mi cadde addosso in
tutta la sua amara durezza;presto sarei dovuta andare via,avrei dovuto
riprendere a pieno ritmo gli allenamenti e non avrei più potuto concedermi alcuna distrazione di alcun genere.
E così scelsi di prendere la
decisione più difficile,più amara,più dura da digerire: scelsi di dirti addio.
Può sembrare strano ma in un solo
mese tu eri stato in grado di cancellare il vuoto che c’era nel mio cuore e
riempirlo del tuo amore,mi avevi fatto scoprire sensazioni ed emozioni assopite
nel mio animo e a me ormai diventate delle estranee,eri stato capace di
procurarti la chiave d’accesso del mio cuore…
diventandone inevitabilmente l’unico signore e padrone.
Con te ho vissuto un meraviglioso
sogno,purtroppo però la realtà mi richiamava all’ordine e io…
non potevo far altro che ubbidire.
Kate aveva intuito il mio
disagio,il mio dolore,la mia voglia di scappare da quella città e così pur
controvoglia preparò le nostre valigie e,quando rientrai in camera la vidi
seduta accanto le valigie con le chiavi della decappottabile in mano.
Partimmo,lasciando dietro di noi
due lettere,due cuori immersi in stati d’animo differenti: uno innamorato e uno
distrutto in minuscoli frammenti,ma in quel momento più vicini che mai.
Tu cercasti di contattarmi,ma io
non ho mai voluto rivederti,non ho mai voluto risentirti…perché
sapevo troppo bene che non sarei stata in grado di dirti addio una seconda
volta.
Il tempo passo,la vita continuò.
E così giunsi fin quì…tennista in carriera,ammirata e lodata da molta,odiata
da altrettanti... con poche persone di cui fidarsi,e una sola con cui confidarsi…senza amore e con pochi affetti.
Solo notti senza senso,senza
sentimenti ne passione, non ho più voluto affezionarmi a nessuno perché sapevo
troppo bene di non essere in grado di amare nuovamente; anche se ti avevo
dimenticato con ogni mezzo avevi segnato la mia fragile anima e il mio tenero
cuore in maniera indelebile,un segno troppo profondo,un marchio che mi segnava
come un tuo esclusivo possesso…
Improvvisamente
un rumore mi riporta alla realtà e io mi ritrovo ancora qui,in piedi,con questo
biglietto tra le mani,indecisa su cosa fare.
“Avanti”
dico riprendendo il controllo delle mie emozioni.
Entra
la cameriera a portarmi la cena in camera,la ringrazio senza troppo sentimento
e aspetto che esca; non ho voglia di mangiare,ho lo stomaco chiuso dai ricordi.
Dannati
sentimenti!
Io
dovrei essere fredda e lucida in ogni istante eppure…
i ricordi di quella fantastica e dolorosa notte mi tornano in mente,più vividi
e reali che mai.
Le
tue mani e il tuo tocco,le tue labbra su ogni parte del mio corpo,i tuoi occhi
capaci di catturare la mia mente e di impedire alla mia mente di connettere il
più semplice pensiero; pura passione,puro amore,pura adrenalina.
Mai
più ho provato una simile sensazione,nessuno è più stato in grado di portarmi
così inalto,di innalzarmi ad un simile stato di
benessere; un amante perfetto,un uomo straordinario,un ragazzo fuori dal comune…ecco cos’eri.
Quante
notti ho rivissuto quel mistico momento insieme a te? Molte. Tante. Forse
troppe. Probabilmente un infinità. Magari troppo poche.
Quante
volte mi sono svegliata in preda alle lacrime,sognando di rivederti e di
stringermi nuovamente a te? Così tante da non poterle contare.
Ora
ho la possibilità di realizzare ciò che ho sempre sognato,però…c’è
qualcosa che mi trattiene.
Forse
ho paura di soffrire,di sentirmi rifiutata,di sentirmi dire un no come
risposta.
I
minuti passano,la cena si raffredda e io non riesco a scegliere,si o no? Cosa
fare?
Basta
ho deciso! Mi precipito verso l’armadio e violentemente lo apro; scelgo un
abito lungo di seta nera,con le maniche sbracciate, vi abbiano un copri spalla
del medesimo colore e indosso delle scarpe con un tacco basso.
Metto
la sciarpa,il cappotto e i guanti e chiamo la reception per chiamare la
limousine; pochi minuti dopo sono seduta dentro quell’auto che già mi sto maledendo per cosa ho fatto.
Ma
perché? Perché sono così impulsiva?! Perché non rifletto ma,mai su cosa faccio?
Forse
questa volta ci ho riflettuto fin troppo
Ormai
sono davanti al teatro,non posso tornare indietro…non
ora.
Entro
nel teatro e guardo l’ora che segna il grande orologio all’entrata: sono le
8.45,ormai il tuo concerto è finito,sono arrivata troppo tardi.
Mi
guardo in giro e vedo coppie che piano piano escono
dal teatro che minuto dopo minuto di svuota sempre più.
Non
so quanto tempo io sia rimasta quì,in piedi,ad
aspettare chissà cosa,so solo che,girandomi,ti vedo lì,fermo sul lato opposto a
guardarmi senza espressione.
Terrore.
Gelo. Rimpianto. E milioni di altri sentimenti mi stanno invadendo. Il mio
cervello non connette più alcun pensiero,possibile che tu mi faccia,a distanza
di anni,ancora questo effetto?
Ti
avvicini lentamente. Troppo lentamente. Vorrei che mi sorpassassi senza
degnarmi di uno sguardo,che non mi rivolgessi la parole,che non mi riconoscessi… invece ti fermi davanti a me,serio come mai
ti ho visto.
“Non
avrei mai pensato di rivederti proprio quì…” dici con
tono piatto,forse un pochino sorpreso “Ora devo andare…arrivederci”
Mi
sorpassi come nulla fosse ma…non posso permettertelo!
“Ti
andrebbe di prendere qualcosa al bar insieme?” ti chiedo tutto dun’fiato ispirata da una non so quale forza.
“D’accordo”
mi dici senza guardarmi e cominciando ad avviarti all’uscita.
Le
mie gambe trovano finalmente la forza di muoversi e pochi secondi dopo ti sono
di fianco,entriamo nel bar davanti al teatro e ordiniamo 2 caffè.
Il
silenzio tra noi è imbarazzante: è un silenzio pesante,colmo di parole non
dette,di sentimenti non espressi e di espressioni celate.
Finalmente
tu spezzi il silenzio e parli con voce profonda e sensuale senza guardarmi
negli occhi: “Come mai sei venuta qui?” dici in tono tagliente.
“Kevin
io…v-volevo…” mi manca il coraggio per parlare,faccio
un profondo respiro e “volevo scusarmi per il mio comportamento” dico
togliendomi un peso dal cuore.
Mi
sento troppo in imbarazzo,il peso delle miei parole grava nell’aria e io non ho
più il coraggio di rimanere oltre; sento un bruciore agli angoli degli occhi e
le lacrime premono per uscire.
Ma
perché piango? Perché? Io non devo piangere. Io non sono una persona che piange
per ogni piccola difficoltà! Non posso,non
posso! Devo andarmene,devo fuggire via da qui!
Ho
fatto un madornale errore nel venire qui! Sapevo che avrei riaperto una ferita
mal cicatrizzata eppure non ho resistito alla voglia di rivederti!
Ma
ora devo andarmene,altrimenti finirò col mostrati le mie più umane debolezze e
io non posso permettermelo.
Mi
alzo veloce per non far si che il mio cuore piangente mi induca a incontrare il
tuo sguardo e farmi rimanere oltre in questo posto,perché so che cederei ai
miei sentimenti.
Ti
passo a fianco,ma in quel momento la tua mano mi ferma. Mi giro di scatto per
vederti stringere il mio polso e desidero ardentemente che tu non l’abbia
fatto. Non devi fermarmi,non ora! Non merito un simile atto di gentilezza da
parte tua,non dopo che ti ho fatto soffrire così tanto!
Solo
ora me ne sono ressa conto,solo quando ho incontrato quegli occhi,un tempo così
belli e traboccanti di vita ora trasformatisi negli occhi di un animale ferito…
Una
piccola bestia ferita,ecco cosa mi sembri,forse la mia ricomparsa ha riaperto
in te l’antico dolore che eri stato in grado di sigillare e nascondere dietro
una maschera di durezza e ferrea rigidità.
Ti
sei gettato a capofitto nella tua musica,hai sfogato il tuo dolore sui tasti di
quel pianoforte e hai riempito il vuoto che sentivi dentro con le note
magnifiche che riuscivi a creare.
Ti
capisco perché…anche io ho fatto la stessa cosa…era l’unico modo che conoscevo per potermi difendere
da l dolore che io stessa mi ero provocata.
Tutto
sta accadendo troppo velocemente e,in un istante, tu mi abbracci; sento il
calore tornare nel mio corpo e il mio cuore secondo dopo secondo si libera
dello scrigno di ghiaccio in cui l’avevo rinchiuso,i suoi battitti
accelerano facendomi sentire più viva che mai.
L’emozione
è troppa e le mie gambe non mi reggono e per evitare di cadere rovinosamente a
terra appoggio la mano sul tavolino vicino a noi ma…faccio
distrattamente cadere la tazza tua tazza di caffè,il cui contenuto si rovescia
tutto sul tuo costoso cappotto nero.
Ci
guardiamo un attimo,i nostri sguardi si incontrano e nei tuoi occhi rivedo il
ragazzo di cui un tempo mi ero innamorata,il cuore palpita e scalpita per
uscire dal mio petto e raggiungere la sua metà mancante.
Ci
scambiamo uno sguardo un po’ complice ,tu prendi il cappotto e lo studi un
attimo: “Mi sa che dovrò mandarlo in lavanderia sai? Hai fatto un gran bel
danno” mi dici sorridendo.
“Come
posso farmi perdonare per questo errore madornale?” ti chiedo in tono
canzonatorio.
“Bho…magari concedendomi un altro caffè in tua compagnia” mi
dici sorridendo e mettendomi un braccio in torno ai fianchi,conducendomi
all’esterno del bar.
Ti
sorrido complice,ho già capito dove vuoi arrivare.
Saliamo
sulla mia limousine e dopo poco siamo nella mia suite abbracciati l’uno all’altra,i
respiri che si confondono in un unico,gli sguardi legati da invisibili catene e
i cuori che scoppiano colmi di passione,amore e finalmente felicità.
La
notte,le stelle e la neve sono testimoni del nostro amore.
Le
nostre risposte e le nostre domande possono attendere qualche ora…adesso non è tempo di parlare.