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Autore: Sputnik from outer space    31/07/2015    2 recensioni
Michael Trevenant, diciassettenne di San Diego, torna ad indagare dopo tre anni sulla misteriosa scomparsa di una sua vecchia amica, Karen Phinnigan.
La scomparsa di Karen è seguita da una vasta scia di sangue, infatti muore Herbert Yivanky, un altro suo buon amico, il quale era sulle tracce della ragazza da tempo e vari ispettori di polizia che si erano avvicinati troppo alla soluzione del caso.
Tra paranormale, spietati assassini, pericolose sorprese e persone infide ce la faranno Michael, Anne e Jonathan a scoprire la verità?
Genere: Avventura, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Te l’ho già detto Michael.>>
<< Credevo di aver smesso di ascoltarti anni fa, Herbert.>>
<< L’hai fatto, ma a quanto pare hai deciso di cambiare idea.>>
<< Sono sicuro di non aver cambiato idea, eri uno soltanto uno sciocco, e non sono stato io a portarti qui.>>
<< Oh sì che l’hai fatto, tu mi volevi qui e sono arrivato. Ma hai ragione, ero uno sciocco, soltanto uno sciocco. Ricorda che però la gente impara dai propri errori, e ne è temprata. Ti prego, non farlo, Mickey.>>
<< Non chiamarmi Mickey. Tu hai fallito, ed io sarò migliore di te.>>
<< Io ho fallito perché l’uomo non può vincere gli incubi. Per favore, ascoltami per una volta!>>
<< NO! TU SEI MORTO HERBERT! ED ORA SPARISCI, VIA DAI MIEI PENSIERI!>>
<< D’accordo, cocciuto come sempre. Me ne vado, ma prima vorrei dirti giusto una cosa. Lì dove vai ci sono solo silenzio ed ossa... E morte.>>
<< Vai, Herbert.>>
Herbert emise un forte sospiro, voltò le spalle a Michael e disse sommessamente: << Se le cose andranno come credo, presto saremo insieme, amico.>>
Il silenzio venne squarciato da un forte tuono. Michael si svegliò di soprassalto, madido di sudore, e batté violentemente la testa sulla mensola sopra il suo letto.
<< Maledizione!>> imprecò irritato.
<< Dovevo farla rimuovere già da tempo, quella stupida mensola!>>
Si alzò faticosamente e, massaggiandosi la testa, si avviò verso la finestra.
“Piove, meraviglioso” pensò scocciato.
“Herbert, sei un imbecille. Se credi che questo possa fermarmi ti sbagli di grosso.”
Michael Trevenant si lavò, sciacquandosi bene il volto, per svegliarsi perfettamente, fece colazione, si vestì, prese lo zaino al volo e perse l’autobus, come di consueto.
“Ottimo, si prospetta davvero una giornata fantastica!”
Doveva assolutamente presentarsi in orario a scuola, in quanto doveva svolgere un fondamentale test di Greco.
<< Scusi il ritardo, professoressa.>>
<< Trevenant! Sei in ritardo di un’ora! Sai bene che non potrò farti recuperare il compito, vero?>>
<< Sì, professoressa.>>
Un’altra F. Michael era sicuro che quell’anno l’avrebbero bocciato. Abbattuto si lasciò cadere pesantemente sulla sedia, accanto al suo migliore amico Jonathan Wave.
<< Allora, che scusa utilizzi stavolta?>>
<< Ho perso l’autobus.>>
<< Avanti, amico! Non sei fantasioso... Ieri ad esempio ho detto di esser stato tenuto in ostaggio da una banda di birilli assassini...>>
<< Idiota.>>
<< Ehi, sono io quello che ha cervello nel gruppo!>>
<< Noi non siamo più un gruppo, Johnny. Non dopo quello... Quello che è successo.>>
Tutto era avvenuto tre anni prima. Il IV B del Liceo Classico Dmitry Glukhovsky stava andando in gita ad Edimburgo. A quei tempi loro cinque erano davvero un gruppo. Michael Trevenant, Jonathan Wave, Anne Wildock, Herbert Yivanky e Karen Phinnigan. Facevano tutto insieme, ogni cosa, si vedevano ogni pomeriggio di tutti i giorni, e quella gita era un’occasione perfetta per divertirsi ancora di più.
<< Edimburgo, patria di castelli e spettri!>> ripeteva ogni cinque secondi Herbert.
<< Ragazzi, lo sapete che in Scozia è nato Paperon de Paperoni?>> affermava Jonathan.
<< Ma sei scemo o cosa?>> gli rispondeva a tono Karen.
<< Certo, potevamo proporre Lochness più che Edimburgo, la storia del mostro è molto affascinante, e poi le rovine e le varie attrazioni turistiche non sono fuori mano come nella capitale...>>
<< Michael, cerca di vedere il lato positivo delle cose, insomma, cinque giorni lontano dalla scuola! E poi quando ci ricapiterà l’occasione di andare in Scozia?>> gli disse Anne.
Michael annuì, anche se visibilmente scocciato, quello che proponeva lui non andava mai bene a nessuno.
Scesero dal volo ed entrarono nell’aeroporto. I loro professori permisero agli alunni di scorrazzare un po’ per la zona dei negozi, ma con un tempo limitato di dieci minuti.
Per i ragazzi la vacanza stava andando a meraviglia: il cibo dell’hotel non era un granché, ma tutto il resto era incredibilmente divertente, alla mattina ci alzavamo tutti, facevamo colazione e andavamo subito in pullman per vedere le rovine e visitare i castelli.
<< Credete che incontreremo dei fantasmi?>>
<< Oh, sì, certo! E la prima cosa che faranno sarà portarti via!!!>> disse ironicamente Jonathan, prima di scoppiare in una fragorosa risata. Purtroppo è sempre stato così, un po’... Strano.
Castello dopo castello arrivarono al terzo giorno, e fu allora che avvenne tutto.
Karen aprì il suo profilo Facebook, connessa alla rete dell’hotel, e vide qualcosa che non andava.
<< Ehi, venite un po’ qui!>> si rivolse agli amici.
<< Che vuoi, non vedi che siamo impegnati in una partita di Schiacciapollice?>>
<< Lascia perdere, Johnny, continuiamo dopo. Cosa c’è?>> chiese perplesso Herbert.
<< Guardate.>>
Susseguì un lungo silenzio, rotto da Jonathan.
<< Eh... E allora?>>
<< Sono... Delle foto!>> riprese Michael.
<< Non capite? Non mi ricordo di essermele fatte scattate!>>
<< E’ vero, non sembra che tu stia prestando attenzione all’obbiettivo...>>
<< Non è uno dei tuoi scherzi idioti, Johnny?>>
<< No! Perché... Perché dovrei farlo? Insomma, riguardo agli scherzi io ho buongusto! Avanti, che senso ha scattarti delle foto di nascosto? E... E poi guarda qui!>>
<< Cosa?>>
<< Guarda questa foto, ci sono anch’io!>>
<< Michael o Herbert avrebbero potuto aiutarti...>> aggiunse sospettosa Anne.
Jonathan scoppiò in una buffa risata.
<< Non posso crederci, dici sul serio? Michael e Herbert? Michael è silenzioso come un carro armato e Herbert non ha il senso dell’umorismo...>>
<< Io ho un sacco di senso dell’umorismo, volete sentire qualche barzelletta?>>
<< Risparmiacelo, per piacere, e poi non è proprio il momento.>>
<< Lascia perdere, sarà un loro scherzo. Dai andiamocene.>>
Detto questo Anne e Karen si allontanarono dal corridoio, camminando impettite.
<< Donne, chi le capisce...>>
<< Sicuramente tu no, visto che oltre a loro due di donne vedi solo tua madre!>>
<< Reputo tutto ciò estremamente offensivo, il mio cuore da Don Giovanni è dolorante.>>
<< Hai un cuore?>>
<< Ne sei così sorpreso?>>
<< Nooo...>>
<< Basta ragazzi, che ne dite se facciamo un salto in quel bar là in fondo?>> propose Michael.
<< Ottima idea. Per me una doppia pinta di chinotto, buon uomo.>>
<< E dai, smettila!>>
Entrarono insieme nel bar e si sedettero ad un tavolo vicino all’ingresso. L’occhio di Herbert cadde su un manifesto.
<< Robert... Steelmann... Ragazzi, mai sentito?>>
<< No, non mi pare, ma guardate che razza di taglia che ha sulla testa. Se lo prendessimo diventeremmo ricchi sfondati. Avete idea di quante Maybach Exelero potremmo comprarci con quei soldi?>>
Una fragorosa risata echeggiò da dietro il bancone.
<< Voi, prendere il vecchio Rob?>> disse il barista.
Era un uomo dall’aspetto davvero particolare. Aveva una lunga barba grigia che gli dava l’aspetto di un Babbo Natale in kilt, una camicia macchiata un po’ ovunque e il suo volto era unito in un unico sorriso.
<< Sapete come è stato soprannominato da queste parti?>>
<< Mmh... No, non lo sappiamo signore.>> rispose Herbert.
<< Lo Sventratore.>>
Dopo quell’affermazione cadde un innaturale silenzio per tutto il locale. Nessuno parlava, nessuno si muoveva. Tutti i clienti e i camerieri si erano girati verso il barista. I ragazzi dovevano ammettere che si sentivano davvero turbati.
<< Già, a nessuno fa piacere sentire quel nome.>>
<< Ci potrebbe dire... Chi è esattamente questo Steelmann?>>
<< Steelmann è probabilmente il più feroce assassino seriale di tutta la Scozia. Il suo modus operandi è terrificante. Coloro che hanno ritrovato i corpi non si sono mai ripresi, coloro che hanno assistito agli omicidi non sono mai stati ritrovati.>>
<< Che genere di modus operandi sarebbe?>>
<< Prima spaccava il cranio alle sue vittime con un violento colpo alla testa, poi cuciva loro gli occhi e con un coltello da cucina gli apriva il ventre, asportandone lo stomaco e l’intestino. Per finire, con il sangue degli uccisi, disegnava sul muro tre occhi, stretti e sottili, come se fissassero chiunque guardasse da quella parte, con un’intensità incredibile per un disegno. Quasi come se fossero... Vivi e reattivi.>>
Il racconto del barista inquietò i tre amici nel profondo, e quello che sembrava esserne stato più colpito era Herbert.
Calò la sera e si coricarono tutti. All’apparenza sembrava una nottata come tutte le altre, ma non fu realmente così.
Il primo a svegliarsi fu Jonathan, buttando Michael e Herbert giù dal letto.
<< Avanti ragazzi, sveglia! Muovetevi, abbiamo un’intera giornata di scherzi e spettri davanti a noi! Come fate ancora ad essere sotto le coperte? Non vi sentite elettrizzati? O avete paura che il vecchio Rob vi sventri?>>
<< Lasciami in pace!>>
<< Non scherzare su queste cose, Johnny.>>
<< Cosa c’è? Hai paura che venga a prenderti?>>
<< Ma vaffanculo!>>
<< Ora basta, calmatevi! Se proprio volete discutere non fatelo alle sette del mattino!>> sbottò Michael.
<< Va bene, va bene, io me ne vado.>>
Ma mentre Jonathan stava aprendo la porta, lei fece da sola. Più o meno. Quello fu ciò che credettero i tre. Ciò che invece accadde davvero fu questo: Karen irruppe nella stanza dei ragazzi con una violenza incredibile, quasi scardinando l’ingresso.
Una volta a terra Jonathan esclamò furioso: << Ehi, ma che cazzo? Sei completamente impazzita?>>
<< Impazzita? Sei tu che sei totalmente impazzito, razza di stronzo di merda!>>
<< ORA BASTA! SI PUO’ SAPERE COS’E’ PRESO A TUTTI OGGI?>>
<< Guarda e capirai!>> disse Karen, sfilandosi il cellulare dalla tasca e aprendo una scheda.
<< Altre foto? Adesso basta, Karen! Siamo stufi della tua paranoia!>>
<< Paranoia? Allora, chi fra di voi è il coglione che mi ha fotografata mentre dormivo?>>
<< Cos... Mi prendi in giro?>>
Karen era finalmente riuscita ad attirare la loro attenzione in modo totale.
<< Guardate.>>
<< Ehi, ma non credi che sia stata Anne a fotografarti?>> tentò Herbert.
<< Non la vedi? Si riesce tranquillamente a scorgerla nel letto accanto>> gli rispose Karen.
<< Infatti, e poi non mi pare proprio di essermi svegliata durante il corso della notte.>> aggiunse Anne.
<< Tutto questo è molto strano, te lo concedo, ma ti possiamo assicurare che nessuno di noi è mai uscito dalla stanza, abbiamo passato la notte a guardare film dell’orrore. Veramente, e poi lo sai che non faremmo mai una cosa del genere. Vero, Jonathan?>>
<< Vero...>> disse, riluttante.
Nella camera cadde un lungo e teso silenzio, rotto infine da Karen.
<< Okay, va bene. Ve lo concedo, ma sappiate che vi tengo d’occhio.>>
Si allontanò lentamente e scomparve nel corridoio.
Anne abbassò lo sguardo.
<< Dovete scusarla. Questi due giorni è stata davvero molto nervosa per via delle foto, e voi tre siete i sospettati più ovvi...>>
<< Così sospettosa da diventare una grandissima stronza?>>
<< Smettila, Johnny, la lite è finita. Adesso calmati.>>
La giornata, per il resto, trascorse in modo normalissimo. Colazione in hotel, ore libere di mattina per girovagare per la città, pranzo al bar del giorno precedente e per finire una visita al Castello di Edimburgo.
<< Be’, che ve ne pare?>>
<< Troppo poco diroccato per i miei gusti.>>
<< Se non stai zitto ti dirocco io.>>
<< Oh, ma come siamo aggressivi oggi! Qualcuno ha esagerato con il caffè a colazione?>>
<< C’era il caffè a colazione e nessuno mi ha detto nulla?>>
<< No, c’era solo cioccolata calda. Comunque il caffè non te l’avremmo fatto bere, sei già abbastanza nervoso!>>
<< Nervoso? Io? Ma mi prendi in giro? Vieni qui e dimmelo in faccia!>> disse Jonathan scherzosamente.
Passarono stanza dopo stanza, ed infine si ritrovarono tutti all’uscita. O meglio... Quasi tutti.
<< Ehi, Anne! Siamo qui!>> urlò Herbert.
Anne si girò ed una volta notati i ragazzi corse verso di loro.
<< Ragazzi, avete visto Karen?>>
<< E perché dovremmo? E’ sempre stata con te!>> rispose Michael.
<< No, a un certo punto mi ha detto che aveva appoggiato il suo cellulare sotto una finestra ed è tornata indietro per riprenderlo.>>
<< Non è ancora uscita?>> domandò Jonathan.
<< Ma che ne so! Non ve l’avrei chiesto se lo sapessi!>>
<< Okay, adesso io e Herbert rientreremo nel castello, voi due invece guardate l’uscita, va bene?>> disse Michael.
<< Va bene.>>
Michael e Herbert se ne andarono con passo rapido, così Jonathan e Anne rimasero nel cortile.
<< Anne...>>
<< Cosa vuoi...>>
<< Mi presti il tuo cellulare? Il mio si è scaricato...>>
Anne sbuffò e gli rispose: << D’accordo, ma ti avverto, io non ho Asphalt Adrenaline o come si chiama...>>
<< Co.. COSA? Come fai ad essere così... Così... Banale?>>
<< Se vuoi ho trivial...>>
<< Fa silenzio che è meglio.>>
Purtroppo Herbert e Michael non trovarono Karen. Non la trovarono mai più. Scomparve nel nulla. La polizia di San Diego cominciò un’indagine congiunta con quella di Edimburgo.
La storia di Karen Phinnigan rimase avvolta nel mistero e i cittadini della Capitale scozzese dettero la colpa a Rob lo Sventratore, che in quegli anni stava imperversando.
Michael, Jonathan, Herbert e Anne non si ripresero mai completamente dalla scomparsa dell’amica, la quale lasciò un’impronta nella loro mente, che non si sarebbe mai cancellata, mai per il resto della loro vita.
 
   
 
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