Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: R e d_V a m p i r e     01/08/2015    1 recensioni
» File 068.
La prima volta che Daiki vede di nuovo Ryouta, dopo essere saltato giù dal furgone in corsa della divisione Tōō, crede che gli occhi dorati dal taglio felino che lo guardano con apprensione siano quelli di un fantasma e sorride pensando che, dopotutto, forse non è così male morire se significa poter stare di nuovo con lui.
[AoKi]
» File 0415.
La prima volta che Seijuro vede Tetsuya è al funerale di okaa-san.
[AkaKuro accennatissima]
» File 05.
La prima volta che Atsushi vede Tatsuya, cerca di colpirlo in pieno viso con un destro di tutto rispetto.
[MuraHimu]
» File 015.
La prima volta che Tetsuya vede Taiga lo fa attraverso gli occhi del lupo che assistono secondo dopo secondo alla sua caduta giù dal Brooklyn Bridge; dal momento in cui mette il piede in fallo correndo lungo il parapetto di sinistra, al modo in cui agita quasi comicamente le braccia per aggrapparsi ad uno dei cavi che finisce però per scivolargli fra le dita, fino al tuffo di schiena che solleva alti schizzi e lo vede inabissarsi fra le acque fredde e pericolose dell'East River.
[KagaKuro accennatissima]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tales of Wolves and Hunters

» File 015. The Ghost Wolf.






La prima volta che Tetsuya vede Taiga lo fa attraverso gli occhi del lupo che assistono secondo dopo secondo alla sua caduta giù dal Brooklyn Bridge; dal momento in cui mette il piede in fallo correndo lungo il parapetto di sinistra, al modo in cui agita quasi comicamente le braccia per aggrapparsi ad uno dei cavi che finisce però per scivolargli fra le dita, fino al tuffo di schiena che solleva alti schizzi e lo vede inabissarsi fra le acque fredde e pericolose dell'East River.
In realtà Kuroko, col senno di poi, non saprebbe dire cosa di preciso di quella scena appena vista lo abbia spinto ad uscire dal suo nascondiglio di corsa, mangiandosi i metri che lo separano dalla riva, fino a bloccarsi proprio ad un passo da questa per rannicchiarsi sulle zampe posteriori e compiere un lungo balzo in avanti che termina proprio in quelle stesse acque. E' folle tuffarsi di propria volontà nello stretto considerato come la velocità di queste riesca a portare in breve, e senza dare modo di capire come, gli incauti bagnanti fino in mare. Ci sono pochi appigli a cui poter far ricorso per impedire alla corrente di trascinarti via.
Ma il grosso lupo grigio è un abile nuotatore e riesce, se pur con un po' di fatica, a raggiungere il punto in cui ha visto sparire il corpo del ragazzo dai capelli rossi. Non ci pensa due volte perciò, quando non lo vede riemergere, ad inabissarsi a propria volta.
I suoi polmoni sono in grado di incamerare una quantità d'ossigeno sufficiente a rimanere in apnea per svariati minuti, ma basta solo qualche secondo perché si avveda del giovane privo di coscienza che sta rapidamente scendendo verso il basso. Gli abiti neri che indossa sono quelli di un Cacciatore e, fortunatamente, il materiale di cui sono fatti non li rende un ostacolo come le normali stoffe. Li conosce bene, d'altronde fino a nemmeno tre mesi prima li indossava anche lui.
Probabilmente è per questo se finisce a stringere delicatamente la morsa dei denti sul braccio che gli è più vicino, poco sotto il gomito, attento a non incidere troppo la carne e strapparglielo via o ferirlo più del necessario. Ha imparato piuttosto in fretta a destreggiarsi con quella forma e le sue nuove capacità, sebbene all'inizio non fosse stato affatto facile, così riesce a riemergere insieme al ragazzo e guadagnarsi, con non poche difficoltà data la corrente che li respinge, la riva nel giro di qualche minuto che gli sembra un'ora intera.
A guardarlo dall'esterno probabilmente sembrerà uno di quei cani addestrati per salvare la gente in mare. Se qualcuno del Branco di New York lo vedesse in questo momento, si giocherebbe sicuramente anche quel barlume di fiducia che si è così faticosamente conquistato nelle ultime settimane.
Il fatto è che non può lasciare morire un suo ex compagno. Non può lasciare morire una persona. Qualsiasi sia la fazione di cui fa parte. In fondo è stato questo suo senso di giustizia ad ogni costo a portarlo ad oggi e fargli perdere tutto. Ma non se ne pente, a dispetto di quel che si possa pensare. Di quello che sicuramente gli altri Cacciatori d'Argento avranno pensato dopo l'incidente.

Non deve essere molto più grande di lui. Forse potrebbero essere persino coetanei anche se l'altro gode di una stazza che ricorda più un armadio che un ragazzo, oltre che di diverse decine di centimetri in più.
Kuroko ci riflette mentre recupera le sue sembianze umane dopo averlo depositato sdraiato di schiena sulla pietra fredda, forse per distogliere la mente dal dolore della mutazione che, per quanto veloce possa essere, non lo risparmia mai. Si chiede spesso se un giorno smetterà di provarlo o almeno si attenuerà un poco, ma non ha avuto finora nessuno a cui esporre questi e altri dubbi ed, in ogni caso, dopo tre mesi continua a fare un male cane come la prima volta. Quindi buttandola lì direbbe proprio di no.
Fortunatamente la notte ha avvolto nella sua materna coltre la Grande Mela già da un pezzo e l'unica cosa ad illuminare quella zona è lo spicchio di luna che riflette pallido in lontananza il tenue brillare delle poche stelle che riescono a vedersi nonostante l'illuminazione della città.
Ad ogni modo è abbastanza tardi perché nessuno passi di lì e si faccia qualche domanda sul perché ci sia un ragazzo completamente nudo e bagnato chino su di un altro visibilmente svenuto e altrettanto fradicio. Effettivamente potrebbe essere facilmente frainteso ed incappare in non pochi guai.
Non che questo risulti essere un vero problema nella mente di Tetsuya considerato come sia totalmente occupata nel concentrarsi sul giovane da rianimare. E' pallidissimo, ha le labbra quasi bluastre e i capelli sono come alghe sanguigne appiccicate al viso; deve aver bevuto, quindi l'unica cosa che gli viene in mente è il dover fargli espellere l'acqua dai polmoni nel minor tempo possibile. Più tempo passa più la sua prodezza rischia di diventare inutile.
Certo è che non aveva ancora fatto la respirazione bocca a bocca con le capacità che ha ora, quindi deve andare molto cauto nella forza che appone premendo le mani sovrapposte l'una sopra l'altra al centro del torace, ma soprattutto non l'aveva mai fatto in abiti adamitici. Alla Base gli hanno insegnato come reagire ad ogni situazione, ma deve essersi decisamente perso quel corso.
Trova che non sia il momento adatto per fare dell'ironia, con le labbra appoggiate su quelle fredde del Cacciatore ed impegnato ad insufflare aria nella speranza di indurre l'altro a rigettare il liquido che ha bevuto, ma non può impedirsi un piccolo sorriso divertito. Ignorando ovviamente il debole calore alle guance, sintomo di un imbarazzo che la sua proverbiale inespressività riesce a mascherare con successo. Da chi non è dato sapere, visto che il ragazzo che tenta di salvare è privo di coscienza.

Quando Taiga rinviene, scattando seduto mentre tossisce acqua e saliva e respira come se lo facesse per la prima volta, ringrazia mentalmente chiunque ci sia lassù per averlo riportato con il culo per terra. Credeva che stavolta sarebbe morto davvero. Come diavolo ha fatto ad essere così stupido da perdere l'equilibrio in quel modo? E' una delle prime cose che insegnano durante l'addestramento! Se Tatsuya o Alex lo venissero a sapere probabilmente farebbe meglio a rituffarsi di propria volontà nelle acque gelide dell'East.
Sente la testa girare, probabilmente per il brusco cambio di posizione, i polmoni in fiamme e la gola grattare fastidiosamente. Oltre a diversi brividi di freddo che è quasi sicuro siano sintomo di un bel raffreddore - è difficile per quelli come loro ammalarsi seriamente e lui è anche più resistente dei suo compagni in quel senso.
«Se non fossi stato un Cacciatore saresti morto. E' stato sciocco distrarsi in quel modo.»
Grazie tante, eh, come se non lo sapessi. Kagami passa il dorso della mano contro le labbra, asciugando l'acqua che ancora cola dagli angoli, trattenendosi dal pronunciare quelle parole a voce soltanto perché è davvero difficile al momento recuperarla per farlo.
Solo dopo qualche istante di black out, come se fosse entrato in stand by, realizza che con lui c'è qualcun altro. E quel qualcun altro è un ragazzino visibilmente e totalmente nudo, dalla pelle pallidissima solcata da svariate cicatrici - alcune vecchie e quasi sbiadite, altre recenti -, intento a scrollarsi l'acqua di dosso come se fosse un animale. Svariate goccioline sfuggono dai capelli di un inusuale azzurro, più scuro perché bagnati, e finiscono per colpirlo in pieno viso.
Taiga si ritrova ad aprire e chiudere la bocca, dando sicuramente all'altro l'impressione di essere un grosso pesce rosso. Un grosso pesce rosso particolarmente stupido e con le guance in fiamme.
Kuroko lo fissa perplesso, seduto per terra a gambe incrociate con le mani serrate alle caviglie, non riuscendo a capire perché improvvisamente l'altro abbia distolto lo sguardo ed iniziato ad indietreggiare malamente sulla schiena.
Adesso sembra una sorta di enorme tartaruga rovesciata sul dorso.
«Uhm? Stai bene?»
«T-tu...! Perché... perché diavolo sei nudo... io... cosa...»
Il licantropo sbatte un paio di volte le palpebre, unico segno evidente della sua confusione, abbassando poi lo sguardo sul proprio corpo. Rimane in silenzio ma si morde il labbro inferiore, incerto, come se adesso fosse in qualche modo a disagio o preoccupato. Stabilirlo è difficile visto che il suo viso mostra sempre la stessa espressione assente.
«Oh, questo. Temo che sia inevitabile, finisco sempre per strappare i vestiti. Di solito mi porto un ricambio ma non pensavo di dover salvare qualcuno dall'annegamento» parla con un tono sommesso, quasi dolce, sicuramente ingenuo. Come se fosse la risposta più naturale del mondo.
Ovviamente per Taiga non lo è per nulla, anche se continua a tenere testardamente il capo voltato di lato per non guardarlo. Non dovrebbe, lo sa, soprattutto perché è abituato alle docce comuni con i suoi compagni della Street ma... ma... ecco, quello non è un suo compagno. E' un estraneo. Un estraneo nudo.
Una mano va alle labbra, distrattamente, avvertendo il fantasma di un tocco. Un ricordo nell'incoscienza.
Un estraneo che...
«T-tu mi hai baciato!» sembra sinceramente sconvolto, nel puntargli un indice tremante contro. Abbastanza da essersi dimenticato di non doverlo guardare, almeno.
Il ragazzo dai capelli azzurri china il capo di lato, su una spalla, e per qualche strano motivo al Cacciatore ricorda un cucciolo. Questo lo imbarazza ancora di più.
«Tecnicamente quella era respirazione bocca a bocca. Tecnica basilare di prontosoccorso in caso di annegamento, per l'appunto» fa notare, mitemente.
«G-giusto» borbotta, dopo interi attimi di silenzio, quello. «Gra-»
Ma non completa la parola perché una scintilla di comprensione passa nei sottili occhi rossi sormontati da assurde sopracciglia fulve - sul serio, sembrano gli spicchi di mela come kaa-san li tagliava quando Kuroko era bambino.
«Aspetta. Hai detto che è inevitabile che i vestiti ti si strappino» inizia, cautamente. Una mano scivola piano verso il basso, alla ricerca del manico del pugnale d'argento che tiene all'interno dello stivale.
Tetsuya si accorge perfettamente di quei movimenti, per quanto attento sia l'altro, ma non si scompone e i suoi grandi occhi azzurri rimangono puntati con sicurezza sul suo viso «Hm hm»
Il più grande dei due inspira, avvertendo ancora una fastidiosa fitta al petto nel farlo «Tu sei un licantropo
Pronuncia la parola in un tono talmente basso che, se Kuroko non fosse proprio quello di cui lo ha appena accusato, non l'avrebbe neppure sentito. Sembra un bambino che voglia nascondere una parolaccia alle orecchie dei genitori.
Il lupo socchiude gli occhi, sospira e poi annuisce lentamente, continuando a fissarlo. Ma non azzarda nessuna mossa neppure quando l'altro, con uno scatto felino, si porta sopra di lui premendogli la lama del pugnale alla gola.
L'argento brucia a contatto con la pelle ed è davvero fastidioso, sente le lacrime risalire agli angoli degli occhi senza poter fare nulla per fermarle ma, anche così, continua a non muoversi. Non tenta nemmeno di toglierselo di dosso.
«Fa... fa male...» pronuncia solo, fiocamente, con una nota di dolore nel tono incolore.
Taiga respira pesantemente, l'odore salmastro dello stretto in cui è finito che ancora gli pizzica le narici ma che, adesso, si mescola ad uno più delicato e buono anche se pungente. Gli ricorda i boschi dove da piccoli con suo fratello facevano i picnic le domeniche d'estate. Questo lo destabilizza più della mancata reazione dell'altro.
«Perché mi hai salvato? Sai perfettamente cosa sono io» ha usato il termine esatto, dopotutto, e gli ha parlato come se conoscesse bene i Cacciatori. Ma perché uno dei mostri che braccano e uccidono avrebbe dovuto rischiare la vita per salvare quella del proprio nemico naturale?
Kuroko sa che se l'argento continuerà a stare a contatto con la sua pelle rimarrà indelebile la cicatrice e che, a differenza delle altre, non guarirà mai del tutto e farà sempre male. E' una cosa che vorrebbe evitare ma vuole evitare anche di usare la forza con quel ragazzo.
«Nessuno... nessuno merita di morire»
Kagami sgrana gli occhi e indietreggia, ritirando il coltello, fissando attonito l'altro ragazzo portarsi la mano al collo e tremare leggermente.
A questo non era preparato. Lo hanno addestrato ad uccidere quelli come lui senza esitazione, non a parlarci. Nessuno gli aveva mai detto che le bestie potessero essere più umane degli stessi esseri umani.

Il giovane lupo legge la confusione e lo smarrimento sul viso di quello che dovrebbe essere un nemico ed è più dispiaciuto per questo che per la pelle che sente ardere sotto le dita e l'acre puzzo di carne bruciata che avverte lieve. Non gli importa neppure del dolore che rende faticoso trattenere le lacrime. Quello passerà, la ferita piano piano guarirà grazie alla sua capacità di rigenerazione.
Il dubbio che ha instillato nel ragazzo dai capelli rossi, quello no, non potrà sparire allo stesso modo.
«Il mio nome è... Kuroko, comunque» riesce a parlare dopo quelli che sembrano interi minuti di silenzio. Un silenzio pesante che non sopportava più, quasi un fastidio sulla pelle. E dire che di norma lui lo adora. Ci ha vissuto a stretto contatto per quasi tutta la vita e negli ultimi mesi gli è stato un compagno fedele più di quanti ne abbia avuti.
Più di...
«Kuroko? Sei giapponese? Effettivamente non sembri americano. Neanch'io lo sono totalmente...» Kagami parla, parla tanto e non si rende conto neppure di cosa dice. Sa solo che deve parlare o probabilmente impazzirebbe. E' sconvolto ed è visibile. Ma almeno ha riposto la sua arma e si è messo seduto ad una distanza ragionevole dal suo interlocutore. E' già qualcosa.
«Io sono Kagami. Kagami Taiga, della divisione Street del Cerchio di New York. E questo è assurdo...»
Kuroko sente un moto d'affetto per quel ragazzo e un piccolo sorriso comprensivo gli affiora sulle labbra.
«E' un piacere fare la tua conoscenza Kagami-kun. Sei la prima persona con cui parlo da quando sono arrivato qui... sai, il Branco del posto non è proprio amichevole con gli stranieri.»
Non sa perché gliene sta parlando ma sente che con quel ragazzo dalle sopracciglia assurde può confidarsi. Non l'ha ucciso quando poteva, dopotutto, anche se forse non dovrebbe tirare troppo la corda. I suoi nervi potrebbero cedere da un momento all'altro.
Kagami annuisce, frastornato, anche se non può proprio capire. Con i licantropi di solito non è che vada a bere un goccio al bar, quindi non può sapere come diamine il Branco tratti chi sconfina nei suoi territori.
«Non... non fai parte di un Branco anche tu?» domanda, nervosamente. Perché potrebbe voler dire che ci sono altri mannari in circolazione oltre quelli insediati lì. E ci manca solo dell'altro lavoro o uno scontro tra clan, per quanto potrebbe essere da una parte utile.
Il ragazzino, sembra così esile e giovane che non gli darebbe quindici anni, lo fissa per qualche istante e poi si stringe nelle spalle spostando lo sguardo sul profilo del Brooklyn Bridge alla loro sinistra.
«No. Io... non sono nato così. Lo sono diventato da poco e non ho ancora avuto modo di unirmi a nessun Branco.»
Il Cacciatore annuisce in silenzio, rimanendo a guardarne pensieroso il profilo. Poi qualcosa sembra scattare nella sua mente e torna a guardarlo con sospetto. E un filo di timore.
«Hai detto di chiamarti Kuroko e vieni dal Giappone...»
L'interessato si irrigidisce appena ma non si muove né torna a guardarlo o risponde alle sue parole.
«...circa tre mesi fa» continua imperterrito l'altro «un membro della Teiko di Tokyo è stato dato per disperso durante un raid a Mori. Si trattava di uno della Generazione dei Miracoli. Dicono che sia stato morso da uno dei licantropi che si trovavano nella foresta.»
Kuroko si agita, irrequieto, e con un unico elegante movimento si alza in piedi e gli dà le spalle «Ora devo proprio andare Kagami-kun. Sono contento che tu stia bene. Rimettiti»
Taiga rimane a guardare l'altro incamminarsi, accigliato. Non si alza, ma si sporge comunque in avanti e non distoglie lo sguardo dalla sua schiena «Tu sei Kuroko Tetsuya, il Fantasma. Ti credono tutti morto!»
Tetsuya si ferma, esita un secondo.
L'ultima cosa che Taiga vede, prima che svanisca fra le ombre, è uno scorcio del viso e l'innaturale azzurro dell'occhio del lupo. E la sua voce che aleggia nell'aria, intrisa di rimpianto e qualcos'altro che non riesce ad identificare.

''Ed è meglio così.''
   
 
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