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Autore: quindici    01/08/2015    0 recensioni
Nessun abitante di Extramondo rivolgeva lo sguardo alla sua Luna. Squarciava il cielo come un sorriso fuori luogo, con i suoi denti marci. Non diffondeva un bagliore candido e riconciliante come sulla Terra: sembrava invece risucchiare la luce dalle stelle vicine per rendersi visibile.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Bagliore della Luna


Nessun abitante di Extramondo rivolgeva lo sguardo alla sua Luna. Squarciava il cielo come un sorriso fuori luogo, con i suoi denti marci. Non diffondeva un bagliore candido e riconciliante come sulla Terra: sembrava invece risucchiare la luce dalle stelle vicine per rendersi visibile. E a renderla ancora più disprezzata era la sua funzione di legante con il il mondo degli umani.
“Perché noi maghi, razza superiore, dobbiamo dipendere dagli esseri umani, dai loro sporchi sentimenti, per vivere?” Nessuno osava pronunciare parole simili, ma formavano un tacito pensiero comune nella mente della gente. Si preferiva quindi ignorare l’esistenza del satellite giallo, classificandolo come una porta scomoda ma necessaria.
Come poteva allora la Regina di quel popolo passare intere nottate a rimirarlo?
Si affacciava sul balcone della sua camera e ignorando il giardino che si distendeva per chilometri davanti a lei puntava lo sguardo dritto sula Luna. La attirava proprio come faceva con le maree e come queste ella non poteva sottrarsi a quella forza mistica. Le riempiva il cuore di sentimenti contrastanti. A volte scorrevano lacrime mentre in altre sbocciava sorriso o, spesso, entrambi comparivano contemporaneamente sul viso di Vanilla.
Le prime notti si era sconvolta nel ritrovarsi così fragile e influenzabile e si era imposta di tornare fra le lenzuola, senza però riuscire a prendere sonno. Ci era voluto del tempo, anni, per accettare quel rituale notturno, che ogni sera le scatenava emozioni indescrivibili. Ed allora si infilava la vestaglia e si faceva accarezzare dall’aria frizzante, lasciando che la Luna la travolgesse.
I pensieri scorrevano lenti, ridondanti e ben distanti dalla realtà pratica di un regno da governare. Spesso non ne afferrava nemmeno il significato e ne emergeva solo un quadro generale e sbiadito. C’era però una parola che si affermava prepotente e accesa, sovrastava ogni altra riflessione e non si dissipava fino al mattino successivo, in cui spariva come in un lampo.
Chocola. Chocola. Chocola. Chocola. Chocola. E poi eccone arrivare altre, più piccole e gracili, ad affiancarla. Amica. Alleata. Rivale. Felice. Lei è felice. Svanivano in fretta così come erano comparse. Chocola. Chocola. Chocola. Chocola. Chocola. Aldilà della Luna, di ogni preoccupazione reale, sostava l’appiglio di quella parola. Quando si erano separate, Vanilla non si aspettava che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista. Era appena salita al trono allora, stava sfiorando eccitata il potere di una regnante. Il potere assoluto. Ma prima ancora che lo afferrasse pienamente fu travolta da quello per cui non era pronta: ufficialità, burocrazia, intrighi, falsità, impegni inutili e soprattutto l’essere manovrata da chi il potere lo deteneva realmente. E allora non aveva più pensato a Chocola, ma soltanto a restare a galla in quel mondo d’oro e di pietre preziose.
Solo con il suo incontro con la Luna la sua memoria era tornata all’amica d’infanzia. Aveva iniziato ad immaginare la sua vita: circondata d’affetto, di calore, semplice.
Il paragone arrivò puntuale e straziante, per quanto avesse provato a tenerlo lontano. Ed ecco che il tempo si arrotolava su se stesso e lei tornava timida e sola, all’ombra dell’allegra e amata Chocola. Il desiderio di essere come lei corrodeva Vanilla fin da quando l’aveva conosciuta. La possedeva e la guidava, facendola inciampare e cadere, provocando la sua stessa disfatta, mentre Chocola era felice. Non poteva più negarlo. Provava invidia, profonda radicata ancora più della loro amicizia. Nulla era cambiato: Chocola poteva vedere il bagliore della Luna e Vanilla ne era all’oscuro.
  
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