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Autore: Cartoome_98    01/08/2015    0 recensioni
Finalmente aveva ottenuto la propria indipendenza.
Romano era così felice di essersi finalmente liberato dello spagnolo!
Ma la vita senza Antonio al suo fianco si rivelerà non tanto semplice quanto se l’era immaginata…
Sarà stata una saggia scelta abbandonare per sempre le Terra di Spagna?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo poco e niente di quella notte.
Ero stanco ma il mio cervello non la smetteva di pensare.
Non ricordo a cosa pensassi esattamente… ma sentivo un vuoto enorme nel petto.

Ero lì, sdraiato sul mio letto, rimuginando.
Credo che in verità io non stessi pensando direttamente a qualcosa, fu solo un turbinio di sensazioni…
Avete presente no?
Quando vi sentite tristi senza motivo e cercate di capire perché…
Ci si trova spaesati perché non si riesce a focalizzare nulla di materico nella mente, solo sensazioni, appunto… E così mi sentivo io.

Il petto mi faceva male, così male che i miei occhi divennero dapprima lucidi, e poi mi lasciai andare ad un pianto isterico.
Per cosa cazzo stavo piangendo?!
Non era vero dolore, era solo un’emozione! È ingiustificabile piangere per una cosa simile. I maschi non devono piangere mai. MAI.
Se mi avesse sentito qualcuno sarei divenuto lo zimbello di tutti.
Quale rispettabile e potente Nazione si comporterebbe così di fronte ad un problema? Piangere è da vigliacchi senza palle.
L’eventualità che la mia vita sarebbe potuta diventare un inferno ancor peggiore di quello che stavo già vivendo, mi spinse a tapparmi la bocca con la mano.
Provai e riprovai, più e più volte a fermare il mio pianto, poiché io stesso mi stavo maledicendo. Odio piangere, da sempre. È così poco… virile.

Mi sentivo come tornato bambino, quando mi ridestavo violentemente dal sonno dopo aver fatto un brutto incubo e mi lasciavo andare, piangendo per tutta la notte, o almeno, fin quando non arrivava Spagna a consolarmi e a coccolarmi, con quel suo sorriso gentile e i suoi occhi verdi brillante che riflettevano la luce della luna e che, per quanto possa sembrare stupido, da bambino mi era sempre sembrato mi indagassero dentro…

Mh… È normale farlo con i bambini, no? Sì, intendo... Il consolarli.
Ma a volte Spagna non arrivava… E le mie urla si facevano più forti.
Capitava quando lui non c’era, quando era occupato sul campo di battaglia.

Ma io non ero più un neonato.
Non avevo paura dei demoni o dei mostri sotto il letto.
Il mio disagio, quella sera, mi portò ad avere paura del motivo che si celava dietro tale dolore. Volevo davvero scoprirlo?

Poi improvvisamente, senza accorgermene, caddi addormentato.
   
 
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