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Autore: sognatrice99    01/08/2015    1 recensioni
Non ci credeva. Quel sentimento di dolore misto al desiderio di chiudere definitivamente col mondo, quel sentimento che pensava di non poter più provare, dato che ormai doveva averci fatto l'abitudine per quante volte l'aveva provato in passato, era tornato ad assalirla, potente, inesorabile, rude. E sentiva che qualcosa dentro di lei si stava rompendo - o forse era già rotto - per mano sua, per mano di quel ragazzo dal sorriso sincero, per mano di entrambi forse, oppure per colpa del caso solamente. Sorrise tra sé amaramente: pensava che il caso fosse come una libreria, che ti poneva una serie illimitata di romanzi, e tu decidevi cosa prendere e portare a casa; da quel momento, stava a te decidere se affezionarti a quel libro, se odiarlo, se portarlo con te fino alla fine della tua esistenza oppure se liberartene appena ti era possibile farlo. E il caso aveva deciso che in quella libreria di quel lontano autunno incrociasse lo sguardo intelligente e affamato di scoperte di quel ragazzo solitario nella sezione Scienze, che sembrava essere preso da un mondo tutto suo, con un saggio di Astronomia in mano.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Call it magic
call it true
call it magic when I'm with you
and I just got broken
broken into two
still I call it magic when I'm next to you
-Coldplay, Magic

I was just guessing at numbers and figures
pulling your puzzles apart
Questions of science
science and progress
do not speak as loud as my heart.
- Coldplay, The Scientist

Prologo.

Non ci credeva. Quel sentimento di dolore misto al desiderio di chiudere definitivamente col mondo, quel sentimento che pensava di non poter più provare, dato che ormai doveva averci fatto l'abitudine per quante volte l'aveva provato in passato, era tornato ad assalirla, potente, inesorabile, rude. E sentiva che qualcosa dentro di lei si stava rompendo - o forse era già rotto - per mano sua, per mano di quel ragazzo dal sorriso sincero, per mano di entrambi forse, oppure per colpa del caso solamente. Sorrise tra sé amaramente: pensava che il caso fosse come una libreria, che ti poneva una serie illimitata di romanzi, e tu decidevi cosa prendere e portare a casa; da quel momento, stava a te decidere se affezionarti a quel libro, se odiarlo, se portarlo con te fino alla fine della tua esistenza oppure se liberartene appena ti era possibile farlo. E il caso aveva deciso che in quella libreria di quel lontano autunno incrociasse lo sguardo intelligente e affamato di scoperte di quel ragazzo solitario nella sezione Scienze, che sembrava essere preso da un mondo tutto suo, con un saggio di Astronomia in mano. Lo scambio di sguardi durò un attimo, impossibile da notare se non da lei, che per un momento si dimenticò del motivo per cui era lì, puramente lavorativo, o quasi.
Aveva deciso per quel terzo anno a Londra di smettere di ricevere parte del contributo pecuniario che riceveva dalla sua famiglia in Irlanda del Nord, e di trovare un lavoro per pagare l'affitto dell'appartamento dove viveva in quel momento: il primo semestre aveva provato ad alloggiare nei dormitori che l'università offriva, ma non aveva sentito il cameratismo che era solito esserci tra i corridoi; così aveva deciso, dopo le insistenze dei suoi genitori, di affittare un appartamento non troppo distante dall'università. Era riuscita ad accettare l'ennesimo aiuto dei suoi genitori per un anno e mezzo, fino a quel momento, poi aveva deciso di sfruttare i suoi studi riguardanti la letteratura inglese e il suo amore per i libri, per cercare un lavoro come commessa in una delle librerie non troppo lontano dall'University College London.
-E' lei la signorina Delilah Smith, per il colloquio? -chiese la signora appena arrivata al bancone. Delilah si girò e la osservò brevemente: sorriso cordiale, sulla mezz'età come aveva immaginato quando aveva chiamato per il colloquio, occhi che esprimevano l'amore per il proprio lavoro.
-Sì, sono io. -rispose lei, prendendo poi la mano che la proprietaria della libreria le aveva porto dopo la sua conferma e stringendogliela brevemente.
-Piacere di conoscerla. Potrebbe seguirmi da questa parte?-indicò la porta di quello che Delilah supponeva fosse il suo ufficio.
-Certo.
-Hayley, io e la signorina avremo un colloquio ora. Pensaci tu al bancone. - disse la signora, rivolgendosi alla ragazza che stava riordinando i libri, poi chiuse la porta del suo ufficio. Delilah respirò. Forza.
 
 
Quando Delilah uscì dall'ufficio in cui aveva sostenuto il suo primo colloquio lavorativo, sorrise, all'idea che dall'indomani avrebbe cominciato a lavorare il pomeriggio.
-Ti auguro una splendida esperienza lavorativa. -disse la signora Dixon, che era passata al tono informale dopo aver appreso che la nuova commessa poteva essere sua figlia.
-Grazie mille, signora Dixon. A domani, allora.
-A domani.
Delilah, nonostante desiderasse rimanere lì per guardare i libri appena usciti, si diresse verso la porta che da quel giorno le sarebbe stata familiare; prima di uscire, però, si ricordò di quello sguardo che l'aveva sorpresa, e lo cercò, quasi inconsapevolmente. Non trovandolo, scrollò il capo, uscì e si diresse verso casa, pronta a tornare sui libri, dove avrebbe scoperto, quella sera, di voler trovare il ragazzo della libreria, sezione Scienze.

 
  
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