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Autore: Joasteroide42    02/08/2015    2 recensioni
A volte le persone si comportano agendo d' impulso, scrivono delle cose che in realtà non pensano, ma dopotutto sono pensieri privati che nessuno saprà mai. Questo, ovviamente, se non si conta James Potter e di quando trovò il diario di Lily Evans.
Dal capitolo 1:
Mentre James tastava le assi del letto per assicurarsi che lì non ci fosse niente, un quadernetto verde cadde a terra e si spalancò.
James lo prese con l’intenzione di rimetterlo al suo posto, dato che gli appunti di Astronomia Mary aveva detto di averli presi in un quadernetto rosa, ma al suo occhio spuntò la scritta enorme che c’ era nella prima pagina:”DIARIO SEGRETO DI LILY EVANS; STATE ALLA LARGA!”.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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RIASSUNTO: Lily, dopo avere scoperto che suo padre ha un tumore, torna a casa per alcuni giorni. Suo padre è in condizioni peggiori rispetto a come si era aspettata, dal momento che sua mamma le ha mentito scrivendole che era malato solo da qualche settimana, mentre in realtà stava male da quasi due mesi.

Inizialmente per questo motivo, Lily e Petunia litigano. Petunia accusa Lily di essere sempre stata assente nei momenti più importanti e Lily le tira uno schiaffo.

 

Lily trova conforto solo in Carol, la sua migliore amica (già incontrata in alcuni capitoli). Ritrova però anche un suo amico: Ricky Williams, con il quale ha una piccola discussione.

Ma fanno pace quasi immediatamente e vanno a mangiare insieme.

 

Ad Hogwarts, intanto, James litiga con Sirius dal momento che quest'ultimo, pur essendo a conoscenza della partenza di Lily, non ne aveva fatto parola (su richiesta di Lily stessa) prima che quella partisse. Durante il litigio, James dice arrabbiato a Sirius cose che non dovrebbe dire su Emmeline e su Lily, così Sirius gli tira un pugno.

 

Marlene, oltre a nascondere un segreto, è ancora arrabbiata con James (ormai da mesi) per avere letto il diario di Lily e per essersi interessato alla rabbia di lei (dato che loro erano stati amici prima di questo evento) solo dopo avere sistemato le cose con Lily.

 

Emmeline è inquieta per quello che è successo a Lily, ma anche per motivi personali ancora ignoti.

Lo scorso capitolo si chiude con James e Sirius che fanno pace e con la vittoria di Grifondoro contro Corvonero.

 

Buona lettura!

                                                                              Capitolo 36


Aveva bevuto quattro bicchieri di Acquaviola, il che non era affatto un bene, rifletté sedendosi barcollante sul divano.

Non era abituata a bere e l'unica altra volta in cui si era ritrovata in una circostanza simile (al compleanno di Lily), la mattina seguente il risveglio non era stato di certo uno dei suoi migliori.

C'era una differenza, però: ora non stava ridendo allegramente come quella notte, quando Lily aveva compiuto diciotto anni, ma si era

rintanata malinconica in un angolo, non rivolgendo la parola a nessuno e anche ora che si era seduta le cose non sembravano andare meglio.

- Mary, stai bene? - le chiese una voce sedendosi di fianco a lei.

- Alla grande, Marlene – rispose lei e l'altra voce ribatté:- Sono James -.

- Oh...perché...perché non ti stanno portando...quei cosi sai...facendoti salire su quelle cose...sai cosa? - chiese Mary e James suggerì:- Le spalle, forse? -.

- Esattamente, le spalle. Ma senti, tu non ci trovi qualcosa di sbagliato in questi striscioni?N-non credi, James?- insistette Mary.

James la guardò, volendole rispondere che sì, c'era qualcosa di sbagliato, ma sentendo meglio l'odore di Mary capì che c'erano altre priorità.

Si alzò e disse offrendole la mano:- Vieni, ti accompagno in dormitorio. Sei in condizioni orribili -.

- Parla per te – replicò Mary accettando comunque la mano mentre lui la conduceva nella strada che portava al dormitorio di lei.

James era quasi divertito da questa affermazione:- Sei molto meno gentile da ubriaca, sai? -.

Mary gli lanciò un occhiataccia:- Vai al cavolo -.

James alzò gli occhi al cielo, poi tirò fuori una boccetta dalla divisa e controllò che nessuno li stesse guardando.

Gesto completamente inutile, comunque. Tutti erano troppo occupati a festeggiare per la recente vittoria di Grifondoro contro Corvonero per prestare attenzione a loro e soprattutto alla pozione non-scivolante* di Remus, che James non avrebbe dovuto affatto avere.

Guardò Remus, ma lui si stava occupando di qualcosa di molto più importante: non lasciare cadere a terra un Peter ubriaco che, evidentemente, non voleva proprio saperne di tornare in dormitorio.

James versò una goccia della pozione verdastra sulle scale. Quando salì il primo gradino, esse non diventarono affatto scivolose come sarebbe successo di nuovo dopo due minuti.

Si, la pozione aveva la durata di due minuti, il che non aveva mai costituito un problema, insomma, chi ci metteva due minuti interi a fare le scale?

Ma ora Mary era molto ubriaca e temeva in una caduta. Pensò di riportarla nella Sala Comune, ma poi guardò il suo aspetto e cambiò idea. Mise un braccio di lei attorno alle sue spalle, aiutandola a salire.

Scomparsi alla vista degli altri Grifondoro, James si accorse che in quelli che dovevano essere più di quaranta secondi avevano fatto un numero molto ristretto di gradini, così, con un sospiro, la prese in braccio (nonostante le proteste di Mary) e si mise a correre. Arrivò al dormitorio femminile del 7° anno di Grifondoro appena in tempo.

Anche per un altro motivo: Mary corse in bagno a vomitare.

- Hai bisogno di una mano? - chiese James fuori dal bagno, sperando con tutto il cuore in un “No” come risposta.

Quando Mary però non rispose, sospirò e si decise a fare quello che sapeva andava fatto.

Prese il suo specchietto dalla tasca e chiamò, sperando che il suo miglior amico fosse abbastanza sobrio per rispondere:- Sirius? -.

Fu insolitamente fortunato.

Sirius non era ancora ubriaco e il suo viso leggermente scocciato ne fu una prova :- Che vuoi? -.

- Ho bisogno di un favore. Puoi andarmi a chiamare Alice o Marlene? Mary sta vomitando e io non capisco se è il caso di entrare oppure...-.

- Diciamo che ti fa schifo. Chiamo Marlene, aspetta. Alice è scomparsa da qualche parte con Frank... - disse Sirius, la cui immagine svanì dallo specchietto.

Ma Marlene non arrivò subito, e James, sentendo Mary urlare qualcosa come “Quello è giallo” entrò nel bagno di malavoglia.

Mary vomitava ancora, ma sembrava sul punto di terminare. Non come quando lui aveva vomitato per un'intera mezz'ora, durante le vacanze di Natale, a causa del wasabi che Lily gli aveva fatto mangiare**.

Ricordò di come lei gli aveva tenuto i capelli e dandosi dell'idiota si avvicinò a Mary, prendendo i suoi.

Per fortuna di James, la ragazza smise dopo pochi minuti.

A James Potter il vomito non ripugnava tanto quanto a Lily Evans*, ma non era di certo una delle sue visioni preferite.

Mentre l'aiutava a uscire dal bagno, Marlene entrò con il fiatone nel dormitorio.

Guardò James, poi Mary, per poi spostare di nuovo lo sguardo su James e chiedere:- Ha finito? -.

- Finito tutto, perché Mary è molto brava – rispose Mary con un tono estremamente petulante e Marlene alzò gli occhi al cielo, poi disse sbrigativa a James:- Dammi, l'aiuto io a cambiarsi -.

Marlene si avvicinò, prendendo la mano di Mary e facendola stendere sul letto.

Mary a quel punto, appoggiò la testa sul cuscino e chiese fissando il copriletto:- Perché siamo nel dormitorio di Corvonero? -.

- Forse è meglio se le togliamo le scarpe, la copriamo e...e basta - osservò James e Marlene annuì.

Le tolsero le scarpe da ginnastica, lasciandola con i suoi vestiti, la coprirono con le calde lenzuola rosse e dorate.

Mary osservò fissando il suo naso:- Vedo, un pezzo del mio naso, non me ne ero mai accorta...-.

Poi, si addormentò.

- Fa sempre così? - chiese James e Marlene scrollò le spalle:- Non saprei dirti, francamente a questa stasera e al compleanno di Lily non l'ho mai vista ubriaca -.

James annuì, poi, sentendosi a disagio e conscio di non essere ben voluto lì, disse:- Be', io vado, ora... -.

 

Stava per uscire, quando Marlene lo richiamò:- James, aspetta un attimo... -.

- Sì? - domandò James sorpreso, voltandosi verso la ragazza.

Marlene si morse un labbro, poi si decise:- Mi dispiace -.

- C-cosa? - chiese James, sbalordito. Marlene gli stava chiedendo scusa?

- Mi dispiace – ripeté la mora, aggiungendo:- Mi hai chiesto scusa in mille modi diversi e io non ho mai nemmeno considerato le tue scuse. E io...io so che ci tieni e so che dispiace anche a te, perciò...se non hai nulla in contrario, di nuovo amici come prima? -.

James sorrise, sentendo un nodo molto sgradevole sciogliersi e liberare (almeno in parte) il peso che sentiva in fondo allo stomaco:- Certo -.

Marlene sorrise, poi interloquì:- Allora...finale contro i Serpeverde, quindi? -.

- Così sembrerebbe. Ma è quasi sempre così, alla fine, perciò non bisognerebbe stupirsi più di tanto. L'odio reciproco è talmente tanto profondo che Grifondoro e Serpeverde sembrano sempre non aspettare altro che giocare avversarie in finale – affermò James e Marlene rise piuttosto forzatamente.

James la guardò, rendendosi conto dello sforzo fin troppo pronunciato nella risata di Marlene:- Lo so, anche io sono preoccupato per Lily -.

Marlene si incupì:- Vorrei scriverle, ma non credo che sarebbe una buona idea. Voglio dire, probabilmente, aspettando che la lettera arrivi a casa di Lily, che lei risponda e che la lettera di risposta giunga ad Hogwarts, Lily sarebbe già tornata -.

James sapeva che Marlene aveva ragione, eppure nei giorni precedenti aveva avuto l'impulso di scriverle, pur sapendo che sarebbe stato inutile. In quel momento avrebbe voluto solo andare da lei, poterle parlare, consolarla in qualche modo. Forse fare anche qualcos'altro, ma non era il caso di approfondire ciò.

 

 

Lily Evans guardò la sua amica con attesa.

Carol la osservò, indifferente:- Sei così fiduciosa delle mie capacità? Rilassati -.

Posò la sua carta. Un tre di denari.

Lily sospirò di sollievo: finora, nessuno era ancora riuscita a batterla a bridge.

Certo in teoria si sarebbe dovuto giocare in quattro, ma, dato che Lily più volte nella sua vita si era ritrovata a non trovare altre tre persone disposte a giocare con lei (consce dell'inevitabile perdita a cui sarebbero andate incontro) aveva modificato leggermente qualche regola, permettendo anche partite da due o tre persone. Comunque, dovevano esserci sempre due fazioni nel bridge, checché si cambiasse delle regole. Quando erano in tre i giocatori, normalmente Lily decideva di stare in squadra da sola: avrebbe vinto comunque.

Ora, comunque, a giocare erano solo lei e Carol.

- Ero perfettamente fiduciosa delle mie capacità – ribatté Lily e Carol alzò gli occhi al cielo:- Sbrigati -.

Lily indugiò un attimo, poi, giocò la sua carta. Continuarono a giocare per almeno mezz'ora fino a quando Lily, prevedibilmente, vinse.

Carol la guardò male mentre riponevano le carte e notò pensierosa:- Sai, sto iniziando a pensare che l'ipotesi avanzata anni fa da Ricky sul tuo barare non sia del tutto infondata -.

- È semplice invidia – ribatté Lily, poi, accorgendosi di somigliare tremendamente a James, cambiò tono:- Grazie comunque Carol, sul serio. In questi giorni...non so come...-.

Carol la interruppe quasi immediatamente:- Non ce n'è bisogno, sul serio. Io ti voglio bene -.

Lily sorrise forzatamente e poi si costrinse a parlare, almeno a Carol, di una possibilità da attuare a cui pensava da settimane, ma che ora, dati i recenti avvenimenti, le sembrava più probabile che mai:- Sto pensando di lasciare Hogwarts, Carol -.

La sorpresa fu troppo grande perché Carol potesse contenersi.

- Come?!- esclamò la bionda sgranando gli occhi, scioccata. Lily sospirò.

- Carol, io...-

- Tu ami Hogwarts! – disse Carol guardandola sconvolta e Lily proseguì:- Certo Carol, ovviamente amo Hogwarts. Ma amo più la mia famiglia di qualche ammasso di pietra. Stavo già pensando da settimane di tornare a casa: la mia famiglia non è al sicuro e potrei cercare di proteggerla in qualche modo rimanendomene a Parkes Yellow. Potrei proteggere anche te, forse. Inoltre, mio padre ha un tumore...-.

 

- È per quello che ha detto Petunia, non è vero? - chiese Carol ribollente di rabbia (Lily aveva raccontato a Carol dell'episodio con Petunia proprio la sera precedente).

Lily non confermò né smentì:- Non è solo per quello, come ti ho già detto è da settimane che...-.

- Lily, è stata Petunia ad avere torto!Lei non doveva dirti quelle cose, è stata crudele...- stava dicendo Carol, ma la sua amica la interruppe:- Non sto giustificando Pertunia, Carol. Sono maledettamente arrabbiata con lei e penso anche io che non si sarebbe dovuta permettere di dire quelle cose. Ma quelle cose, che mi piaccia o meno, sono vere. Io non ci sono...se accadrà qualcosa di davvero serio io non ci sarò e non mi sentirò in colpa perché me l'avrà detto qualcuno e non l'avrò scoperto di persona, ma perché sarà effettivamente una mia colpa -.

 

Carol la guardò qualche momento, poi scosse la testa, prendendole la mano e mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio:- Lily, non puoi lasciare Hogwarts, chiaro? Io... Lily, io ti conosco e so che tendi sempre a mettere il bene degli altri prima del tuo, ma in questo caso non puoi permetterti di farlo -.

 

- Hogwarts è la tua casa, è vero, e un posto in cui ci sono molte persone a cui vuoi bene, ma è prima di tutto un posto in cui ti puoi sentire te stessa e fare ciò che ti piace e nel quale sei brava davvero, stare qui, a Parkes Yellow, vivendo come una babbana, sarebbe quasi peggio che un reato. E non sto esagerando.

Negheresti te stessa e non devi farlo, perché io adoro Lily Evans. É la persona più forte che io abbia mai conosciuto e privarsi della sua vera identità sarebbe un male non solo per sé stessa, ma anche per tutte le persone che la circondano. Credi davvero che tua madre e tuo padre sarebbero felici sapendo che tu lasci Hogwarts?Probabilmente sarebbe per entrambi peggio che avere un cancro -.

Lily trasalì, colpita da quelle parole dure seppur forse vere, ma Carol continuò:- E dal punto di vista pratico, ti ricordo che Hogwarts è anche il tuo futuro. Se tu non finisci questi fottutissimi quattro mesi che ti mancano per terminare gli studi, non potrai nemmeno trovare un lavoro. E la guerra non finirà tanto presto Lily, perché tu possa riconsiderare l'idea di terminare Hogwarts -.

- Non puoi...non puoi lasciare scivolare via la tua vita semplicemente perché gli altri hanno bisogno di te. E comunque, pensi seriamente che se stessi qui riusciresti a salvare i tuoi genitori?Saresti solo una diciottenne con una bacchetta che non ha nemmeno terminato gli studi, una diciottenne nata babbana che senza l'aiuto di nessuno i Mangiamorte, i quali certamente non verrebbero in pochi, farebbero fuori in tre secondi. Basta, Lily. Non ti puoi privare di te stessa perché credi di potere fare del bene a qualcun altro -.

Lily tacque qualche momento, visibilmente colpita dalle parole di Carol: Carol era solita essere schietta, ma non così tanto.

Poi si riscosse:- Forse...forse hai ragione, io...io devo pensare -.

Carol annuì, poi si avvicinò, abbracciando l'amica.

Lily la guardò.

- Non è un momento per gli abbracci, vero? - chiese Carol, intuendolo, e l'amica annuì.

Carol propose staccandosi:- Un'altra partita a bridge? -.

- Allettante, ma sono stanca. Sono stata in ospedale da questa mattina alle otto – ribatté Lily, dirigendosi verso le scale. Carol la seguì.

Quando Lily fu sotto le calde coperte del suo letto, con Carol al suo fianco, ripensò alla conversazione di quel giorno con sua madre.

TREDICI ORE PRIMA...

- Potrei cucinare qualcosa – propose Anne mentre usciva dall'ospedale, seguita dalla figlia. C'era la pausa fino alle due del pomeriggio per le visite e entrambe le rosse avevano fame.

- Siamo appena di fianco a Stars – fece notare Lily, accennando al bar che era aperto da quando Lily aveva tre anni.

Anne acconsentirono e così dopo poco entrarono nel locale stabilito.

Ordinarono due panini e per un po' non discussero di niente che riguardasse suo padre e/o la situazione attuale, ma parlarono unicamente degli ultimi tempi a scuola di Lily.

Lily si era sentita così logorroica poche volte nella sua vita, doveva ammetterlo, ma non poteva smettere di parlare, perché poi avrebbero toccato un tasto dolente e l'ultima cosa che desiderava in quel momento era litigare con sua mamma.

Però, quando arrivò il dolce, l'argomento fu inevitabile. Fu sua mamma a tirarlo fuori:- So che sei arrabbiata, Lily -.

Lily si affrettò a negare, davanti all'espressione dispiaciuta e stanca di sua madre:- No, mamma, non sono arrabbiata, io... -.

- Lo so, Lily. E voglio dirti che mi dispiace davvero di non avertelo detto prima, sai che ti dico sempre tutto, ma io...speravo davvero che migliorasse e non volevo preoccuparti inutilmente...ma quando mi sono... - qui la sua voce si incrinò, ma continuò:- Quando mi sono accorta che la situazione era più grave del previsto, ho deciso di scriverti. Mentirti nella lettera è stato stupido, me ne rendo conto, ma avevo paura che ti saresti arrabbiata con me e in quel momento...ultimamente non sono proprio sempre in me, Lily. Non nella me responsabile, voglio dire. Mi dispiace davvero -.

- Mamma....- fece Lily alzandosi e sedendosi accanto a lei, per poi stringerla in un abbraccio:- Va tutto bene. Non sono più arrabbiata. Io...ti voglio bene -.

- Anche io, amore -disse Anne iniziando a singhiozzare, mentre Lily le dava dei colpetti sulla schiena e la stringeva più forte, i suoi pensieri rivolti a Dio.

 

FINE FLASHBACK

Lily chiuse gli occhi, ma, tutt'altro che stranamente, non si addormentò immediatamente. E quando ciò accadde, ancora più prevedibilmente, il suo sonno fu popolato da terribili incubi.

Ormai era quasi sicura che per un po' non se ne sarebbero andati, ma pazienza. Ci avrebbe fatto l'abitudine, supponeva.

Il mattino dopo, quando, completamente sudata, si ritrovò di fronte Carol, la quale stava ancora dormendo, esausta per i continui e bruschi risvegli nel corso della notte appena trascorsa.

Ripensò alle parole dell'amica per un bel po', quando concluse che aveva ragione.
Era stata una tale stupida a pensare di lasciare Hogwarts. Ora, poi! A quattro mesi dalla fine dell'anno scolastico! Non avrebbe avuto proprio senso...

Sperava solo di non pentirsene.

 

 

 

Emmeline si stropicciò gli occhi, fissando le tende blu e argento che attorniavano il suo letto. Non era più molto abituata a dormire nel dormitorio di Corvonero, ora ci dormiva si e no tre volte al mese.

Guardò l'orologio. Erano solo le sei. Sbuffando, si alzò, conscia del fatto che non si sarebbe più addormentata.

Le altre ancora dormivano. Meglio. Emmeline non aveva alcuna voglia di parlare con loro.

Fece una rapida doccia e si vestì in fretta, poi, afferrando le proprie cose, si diresse al Campo di Quidditch, con l'intenzione di studiare sugli spalti in solitudine.

Quando arrivò, però, scoprì di non essere sola.

James era lì, sulla sua scopa, che lanciava il boccino dall'altra parte del campo, tentando di afferrarlo. L'aria gli scompigliava i capelli e in quel momento nessuno avrebbe potuto negare il suo fascino, nemmeno Emmeline, sebbene la ragazza usualmente non ne fosse particolarmente attratta.

Sembrava molto frustrato e Emmeline non faceva fatica a capire perché.

Era lo stesso motivo per il quale lei era così nervosa...o, almeno, uno dei motivi.

- Sai che tutto questo è completamente inutile, vero? - chiese Emmeline.

James prestò l'attenzione alla ragazza dall'alto dei suoi venti metri da terra, sorpreso, mentre lei accennava al boccino (che al momento si trovava dall'altra parte del campo).

- No, invece. E anche con tutta la buona volontà possibile, non riuscirei a trovare un avversario quantomeno decente alle sei e mezza del mattino – rispose James scrollando le spalle.

Emmeline si avvicinò, alzando la mano:- Eccone uno -.

James sorrise:- Carino da parte tua, Emmeline, ma non ti ci vedo proprio a giocare a Quidditch -.

- Non essere così malfidente – replicò la ragazza, per poi aggiungere:- Allora, ci stai? Prendo una scopa e mi unisco? -.

Un attimo di esitazione, poi James annuì.

- Sei capace ancora di volare? Sai, è dal primo anno che non facciamo lezioni di volo – le gridò dietro James mentre lei (ignorando la provocazione di lui) si dirigeva a grandi passi verso lo spogliatoio femminile, per poi tornare dopo poco con un manico di scopa tra le mani.

Emmeline salì a cavalcioni sulla scopa, per poi sfrecciare in alto, fino ad arrivare di fianco a James in pochi secondi.

Il Malandrino la guardò, sinceramente sorpreso:- Ci hai messo pochissimo –.

- Ti avevo detto di non dubitare di me – replicò Emmeline con un sorriso, per poi aggiungere:- Vedo che c'è ancora il boccino, là...scommettiamo dieci sterline per chi lo prende? -.

James la guardò con un sopracciglio inarcato:- Chiariamo le cose, Emmeline, io adoro vincere, ma così sarebbe troppo facile e disonesto. Ti ricordo che, bravura e talento a parte, sono Cercatore e Capitano della squadra di Quidditch -.

- Bene, cinque sterline?- propose Emmeline.

Il moro scosse la testa tre sé e sé, divertito, poi accettò:- Va bene. Al mio via partiamo, preparati...VIA! -.

Entrambi sfrecciarono in direzione del boccino, che al momento si trovava vicino a uno degli anelli.

James stava quasi per acchiapparlo, quando delle dita di Emmeline, troppo lontane per afferrare l'oggettino dorato ma abbastanza vicine da porterlo toccare, lo spinsero lontano da lui.

La guardò irritato, mentre il boccino cambiava traiettoria.

James lo seguì e ci vollero almeno venti minuti prima che riuscisse ad acchiapparlo, battendo così Emmeline.

Che l'avrebbe battuta era fin troppo prevedibile, ma James era rimasto comunque colpito.

Mentre scendevano a terra, James le chiese curioso e sbalordito allo stesso tempo:- Perché diavolo non hai mai giocato nella Squadra di Quidditch di Corvonero? -.

Emmeline scrollò le spalle, mentendo (almeno in parte):- Non mi è mai interessato fare parte di una squadra. Mi dispiace un po', ora, però -.

- Be', sei brava, comunque. Quasi più brava di Sirius, oserei dire, e lui è nella squadra da alcuni anni – si complimentò James, per poi aggiungere:- A questo proposito, ti sarei davvero grato se non glielo dicessi -.

Emmeline annuì, comprensiva.

La colazione non veniva servita prima delle sette e mezza, perciò giocarono ancora un po', per poi decidere di stendersi sul prato, in mezzo al campo di Quidditch.

Quella mattina il cielo era coperto da nubi e il temporale sembrava ormai prossimo.

Infatti, una goccia elegante bagnò il naso di Emmeline, la quale si alzò:- Sarà meglio andare, se non vogliamo inzupparci come dei pulcini bagnati -.

Si incamminò verso il castello, quando si accorse che il moro non la stava seguendo.

Si voltò:- Tu non vieni? -.

- Tu vai, ti raggiungo tra poco – replicò James sicuro. Emmeline annuì, poi si dileguò.

James stette a fissare il cielo per almeno un quarto d'ora, fino a quando non fu completamente zuppo.

A quel punto, seppur con fatica (non si sarebbe mai voluto alzare da quel prato), ritornò al Castello.

Tirò fuori la mappa dalla tasca. Gazza e Mrs Purr erano abbastanza lontani perché il custode potesse vederlo, insultarlo e pregare la Mcgranitt affinché ricevesse una punizione, dal momento che aveva commesso l'orrendo reato di inzuppare un corridoio (Che reato capitale, pensò James sarcastico).

Entrò, ma guardando la mappa non si era accorto (da vero idiota) del puntino che si avvicinava all'Ingresso con l'etichetta di Severus Piton.

Quest'ultimo lo accolse con un'espressione tutt'altro che amichevole:- Potter, hai così bisogno di pavoneggiarti da uscire dal castello di prima mattina con l'unico scopo di bagnarti affinché le bambine del primo anno ti possano trovare attraente? -.

-Mocciosus, perché non mi imiti? Avresti proprio bisogno di una doccia – replicò James pungente e aggiunse, oltrepassandolo:- E ora, se vuoi scusarmi, vado a fare qualcosa di cui tu non conosci nemmeno l'esistenza: si chiama...- qui scandì bene le sillabe:- La-var-si -.

Piton diventò rosso dalla rabbia ed esclamò estraendo la bacchetta:- Stupeficium! -.

James, totalmente impreparato, si ritrovò schiantato contro le colonne di marmo dell'Ingresso, con un punto imprecisato (almeno per il momento) della testa che pulsava terribilmente.

Estrasse la bacchetta dalla tasca, pensando con forza:- Oppugno! -.

Uno stormo di uccelletti tutt'altro che dolci si avventò su Piton, mordicchiandolo.

James rise.

Poi, ci fu un lampo di luce e gli uccellini smisero di tormentare Piton. James si girò contrariato verso il lampo di luce, per scoprire con orrore che era Remus:- James, sei un idiota!Dovresti essere Caposcuola! -.

- Lunastorta, è stato lui a... - stava dicendo James difendendosi, ma Remus lo interruppe:- Non mi interessa -.

Piton fece per puntare la bacchetta contro i due, ma Remus lo ammonì:- Non ti conviene, Piton. Non conviene a nessuno dei due continuare a duellare, perché giuro che vi basta solo un altro incantesimo e poi vado di filato dalla Mcgranitt -.

Piton guardò Remus con odio e lo stesso fece con James. Quest'ultimo ricambiò lo sguardo a Piton, mentre Remus lo afferrava per un braccio:- Andiamo -.

Remus rimase insolitamente silenzioso per tutto il tragitto fino al loro dormitorio, poi, una volta arrivati, esplose:- SEI UN EMERITO IDIOTA!Ma cosa cazzo ti passa per la testa? -.

- Piano con la volgarità, Lupin. Di prima mattina, poi – commentò Sirius accigliato uscendo dal bagno, per poi aggiungere:- Che cosa è successo? -.

- L'idiota qui presente... - Remus accennò a James, aggiungendo:- Stava duellando nell'Ingresso con Piton -.

- Fantastico, quindi?- chiese Sirius non capendo. Riuscì per poco a schivare il pugno di Remus.

- Non ti facevo così manesco, Lunastorta!- esclamò Sirius falsamente scandalizzato.

- Non è divertente – insistette Remus.

- Piton, cosa...?- domandò Peter assonnato e Sirius alzò gli occhi al cielo:- Torna a dormire, Pete. Hai lezione alle nove, oggi. Con me. Perciò ti sveglio io più tardi e facciamo colazione nelle cucine -.

Peter annuì assonnato, richiudendo gli occhi.

James si portò una mano alla testa e Remus esclamò ancora più indignato di prima:- E oltretutto il coglione si fa pure male! -.

- Remus per favore piantala di urlare, ho male alla testa! Comunque, per la cronaca, è stato lui a colpirmi per primo – disse James, mentre Remus appellava del ghiaccio che si depositò sulla testa di James, in un punto dove dopo pochi giorni ci sarebbe stato un enorme bernoccolo.

James si lasciò sfuggire un gemito, poi ringraziò, provando sollievo:- Grazie, Rem -.

Remus sospirò, trattenendo la risposta acida che aveva in mente perché, dopotutto, sapeva che James non stava bene in quei giorni.

- Lunastorta, che ore sono? - domandò Sirius e Remus alzò gli occhi al cielo, esasperato:- Sirius, non pensi che sia l'ora di comprarti un orologio, invece di continuare ad assillare me allo scopo di conoscere l'ora come fai da sette anni a questa parte? -.

- Invece di continuare a dire cose stupide, potresti rispondere alla mia domanda, per favore? - chiese gentilmente Sirius, sedendosi su una sedia.

- Le otto. E poi, James, sei completamente bagnato...- continuò Remus, ma si interruppe:- Cazzo, sono le otto!Sono in ritardo! -.

Afferrò la propria sacca, uscendo in fretta.

- Non c'è di che! - gli gridò dietro Sirius, mentre Remus lo mandava mentalmente al diavolo.

James si avviò verso il bagno, mentre Sirius si sedeva nel posto occupato precedentemente da Remus con in mano un sacchetto di gomme bollenti.

- Sirius! - urlò James uscendo dal bagno con un rotolo di carta igienica vuoto tra le mani. Sirius sfoderò il suo miglior sorriso.

 

 

 

Severus Piton aprì il suo libro di Antiche Rune, di cattivo umore. Lo era stato la sera prima, e anche quando si era svegliato...e di certo l'incontro con Potter non aveva migliorato il suo umore.

Mentre il professor Green si preparava ad un esauriente lezione sugli usi di una lettera dell'alfabeto che era opzionale nelle Rune Antiche (maledettamente interessante, pensò sarcasticamente Severus).

In quel momento, Remus Lupin entrò affannato in classe, tenendosi le ginocchia:- Buongiorno, professore. Mi scusi per il ritardo, ho avuto un contrattempo...-.

- Niente scuse, Lupin. Cinque punti in meno a Grifondoro e ora siediti – disse impaziente Green.

Severus pensò che forse la giornata stava assumendo una lieve svolta positiva.

Green, un uomo dai capelli rossi, anziano e decisamente sovrappeso, odiava essere interrotto. Non che ci fosse poi molto da spaventarsi (non aveva mai dato una punizione, da che qualcuno ricordasse), ma era sempre consigliabile arrivare alle sue lezioni puntuali.

Ora, teoricamente, Severus sapeva che non avrebbe dovuto attaccare James Potter quella mattina e che la sua non era stata una decisione saggia.

Ma vedendo il volto di Potter - che, da quanto Severus aveva potuto osservare, passava un sacco di tempo in compagnia di Lily Evans, ultimamente – non aveva resistito.

E a proposito di Lily, dove diavolo era?

Aveva notato la sua assenza alle lezioni degli ultimi giorni, ovviamente, ma aveva semplicemente pensato fosse malata.

Era strano che non si presentasse neanche quel giorno a lezione. Non era da Lily non venire per vari giorni di fila a lezione.

In quel momento, Mulciber lo chiamò e Severus si riscosse dai suoi pensieri.

 

 

Lily saltò il pranzo. Suo padre insistette perché andasse a mangiare, ma alla ragazza non andava di lasciare suo padre da solo.

In teoria ci sarebbe stata una pausa nell'orario delle visite, ma le infermiere chiusero un occhio e Lily fu loro grata.

Stava trascorrendo ogni minuto che poteva con suo padre ed erano d'accordo che quando se ne sarebbe andata si sarebbero tenuti in stretto contatto.

Lily, comunque, quella mattina- dopo ore di tormenti e di pensieri insistenti- era arrivata a un compromesso con sé stessa: finché suo padre sarebbe stato in ospedale, avrebbe passato ogni fine settimana a casa. I professori non avrebbero potuto prendersela con lei: non avrebbe saltato delle lezioni e si sarebbe impegnata a studiare anche a casa. Era sicura che Silente avrebbe accettato la sua richiesta. Be', quasi sicura.

Rimase in ospedale fino alle sette, quando sua madre era già andata via da un'ora con Petunia ( Anne aveva avuto una forte emicrania – le veniva spesso, negli ultimi tempi - e Petunia si era offerta di riaccompagnarla a casa).

A quel punto, Lily si congedò da suo padre con un bacio sulla fronte.

Quando uscì dall'ospedale, una sorpresa la attendeva: Ricky Williams se ne stava appoggiato alla sua vespa nera, con un casco in testa e un'altro tra le mani.

- Ciao – salutò Lily colta alla sprovvista, aggiungendo:- Che ci fai qui? -.

- Volevo proporti di mangiare da qualche parte, sai – disse Ricky in una richiesta implicita.

Lily indugiò, saltellando sul posto:- Non saprei, mia madre... -.

Ma poi fu il suo stomaco a parlare, consapevole del fatto che probabilmente sua madre non aveva cucinato assolutamente nulla, date le condizioni in cui si trovava al momento.

- D'accordo, grazie – accettò Lily afferrando il casco che lui le porgeva e chiese mentre se lo allacciava, ancora dubbiosa:- Dove vuoi andare a mangiare? -.

- I miei hanno preparato una grigliata da portare a dei loro amici per una cena di compleanno, ma hanno lasciato una buona parte del cibo a casa, così... – stava spiegando Ricky e Lily sospirò affamata, salendo sulla vespa:- Non dire altro -.

Si aggrappò a Ricky, mentre lui partiva ridendo.

Il vento le sferzò il viso, aiutandola a risvegliarsi in una maniera stranamente eccitante e che le restituì po' di vita. E un po' di colore, anche.

- Vedo che l'hai lavata, complimenti. Miracolo – commentò Lily ad alta voce per superare di tonalità il rombo della moto. Ricky sbuffò, replicando:- Non rompere le scatole, Lily -.

Lily sorrise, poi osservò Parkes Yellow che si estendeva intorno a lei.

Le stradine acciottolate, le rose gialle presenti ovunque...tutto sembrava sfrecciarle vicino e scivolare via, lontano da lei.

Avrebbe voluto continuare quel giro in moto per ore, ma dopo solo venti minuti furono a casa di Ricky, purtroppo.

Quando però si ricordò che lì l'attendeva una grigliata, Lily fu straordinariamente contenta di essere arrivata. La ragazza telefonò a sua madre, avvisandola che sarebbe tornata più tardi, dopodiché apparecchiarono velocemente nel tavolo sotto il portico. Infine, iniziarono a mangiare.

Lily assaggiò un pezzo della sua salsiccia, gustandosela soddisfatta.

- Sbaglio o avevi fame? - osservò lui, i morbidi capelli castani che ricadevano di fianco ai suoi occhi.

- Sbaglio o stai infilando una mano nel ketchup? - chiese Lily divertita, mentre l'amico si accorse che la rossa aveva ragione. Si affrettò ad asciugarsi la mano con un tovagliolo.

- Imbranato – borbottò Lily con un sorriso. Non era neanche poi così forzato.

Stare con Ricky e con Carol la faceva sempre sentire meglio, sebbene, ora come ora, non riuscisse veramente a stare bene.

- Allora, mi è venuto in mente che ieri, sebbene tu l'abbia nominato varie volte, non ti ho nemmeno chiesto come sta Scott***... -

- Oh, alla grande, è un idiota come al solito. Hey, Michelle ha un nuovo ragazzo, sai? É abbastanza insopportabile, a dire il vero, pensa che... -.

 

 

 

- Sirius, potresti stare sfamando una nazione – commentò Remus osservando sconvolto il piatto di Sirius, ancora più pieno del solito.

Era ricoperto da patate, salsicce, pollo, bistecca di manzo, cipolle, fagioli, formaggio e miele.

- Sono solo alla prima portata, Remus – gli ricordò Sirius, per poi ingurgitare un boccone di pollo.

Remus continuò a guardare il piatto di Sirius, schifato:- È questo che mi preoccupa. Starai male, vedrai. E poi, si può sapere da dove diavolo l'hai preso, il miele? Non lo vedo da nessuna parte! -.

- Remus, lasciami mangiare in pace. Sai come si dice, no? Il pasto è il momento più importante della giornata – replicò leggero Sirius, masticando un pezzo di salsiccia.

Remus alzò gli occhi al cielo:- È:”La colazione è il pasto più importante della giornata”, Felpato -.

- Non ti sto ascoltando – gli fece notare Sirius, per poi riprendere a mangiare.

Anche Remus iniziò a mangiare dal suo piatto, decisamente più appropriato e che non gli avrebbe causato un biglietto diretto per l'ospedale. Da anni, Remus si chiedeva come facesse Sirius a mangiare quelle quantità assurde di cibo e stare bene.

- Tutto bene, James? - chiese Remus osservando il Capitano della Squadra di Quidditch, che lo guardò, scuotendosi da una momentanea trance nella quale aveva giocato con la forchetta e fissato le sue patate:- Uh...cosa? -.

Remus sospirò, posando il suo cucchiaio:- Ho detto: tutto bene? -.

- Ehm...no, non proprio. Non ho molta fame, a dire il vero. Ci vediamo più tardi nel dormitorio... – salutò James alzandosi e dirigendosi a grandi passi fuori dalla Sala Grande.

- Io non lo capisco – si lasciò sfuggire Sirius.

- Come? - chiese Remus inarcando un sopracciglio.

-Voglio dire, è normale che sia preoccupato per Lily. Anche io lo sono, ovviamente, ma caso mai dovrebbe mangiare di più. Davvero non lo capisco -.

Remus gli diede una pacca consolatoria sulla spalla:- Io ti capisco fin troppo bene, Sirius, il che mi deprime soltanto -.

- Come?- domandò Peter, troppo preso con il suo piatto di risotto per prestare attenzione ai suoi amici prima di quel momento.

Remus alzò gli occhi al cielo:- Niente, a dire il vero -.

- Neanche io ho capito bene, se devo dirla tutta. Puoi spiegarmi, Lunastorta?Hey...Lunastorta, ma mi ascolti? -

- No – rispose deciso Remus prendendo un'altra cucchiaiata di zuppa.

La sua preferita, alle cipolle.

Marlene si sedette al loro tavolo, comparendo bruscamente di fronte a loro.

- Buonasera – salutò Remus sorpreso e Marlene salutò cupamente:- Ciao. Sirius, mi passi la salsa? -

- Davvero me lo stai chiedendo?-

- Rettifico: Remus, mi passi la salsa?- sbuffò Marlene, per poi ringraziare e afferrare la salsiera che Remus le porgeva.

Marlene mangiò nervosa qualche boccone di pollo, poi guardò il piatto di Sirius:- Sirius, quanto cavolo di roba mangi? -.

E se glielo diceva Marlene Mckinnon, c'era sicuramente un problema. Ma Sirius ovviamente, all'osservazione di Marlene, scrollò le spalle, ingozzandosi di uova.

 

 

 

Ricky Williams non era particolarmente bello.

Non era brutto, certo, e chi avrebbe mai osato pensarlo?

Era carino, ma nulla di speciale. Nemmeno paragonabile a Sirius, ovviamente.

Era molto alto e non troppo in forma, anche se non sovrappeso.

Aveva dei capelli castani piuttosto graziosi, naturalmente. Aveva degli occhi molto belli, però: verde scuro con delle pagliuzze dorate all'interno.

Ricky era un tipo estremamente socievole, ma molto riservato. Parlava con tutti ma non raccontava niente di sè a nessuno. O meglio, quasi a nessuno. Le uniche persone con cui avesse mai confidato qualcosa (il che, anche con loro, consisteva in molto poco) erano Scott (il suo migliore amico) e Lily.

Era un tipo per niente schizzinoso, caratteristica che era apprezzata molto da Evans.

Ricky era abbastanza paziente, sebbene nutrisse una rabbia aggressiva-passiva certamente non salutare, che lo faceva esplodere di tanto in tanto nei momenti meno opportuni.

Ricky era però (nonostante le apparenze) straordinariamente comprensivo, un buon consigliere ed ottimo ascoltatore.

Era anche molto onesto e, sebbene a volte potesse sembrare di primo acchito un ragazzo insensibile, era l'esatto contrario.

 

La sua lealtà era sconfinata: Lily non si sarebbe mai scordata di quando due anni prima, l'aveva chiamata alle due di notte per andare a coprire di panna montata la moto della ragazza che aveva tradito Scott e di intasare di olio il rispettivo motore.

Era anche riflessivo, Ricky. Poche volte agiva d'impulso: era una persona che si metteva sempre a riflettere a lungo sulle possibili conseguenze delle proprie azioni. Un po' come Emmeline.
Difatti Lily era sempre indecisa se smistare – si, perché lei si divertiva spesso a smistare mentalmente le persone babbane che conosceva nella Casa di Hogwarts che secondo lei era adatta a loro - Ricky tra i Corvonero (a causa del suo seguire sempre la ragione) o tra i Tassorosso (per la sua onestà, la sua pazienza e la sua comprensione).

Anche se, a dire il vero, Ricky non era esattamente un secchione e non era nemmeno poi così gentile.

Be', di certo con Lily e i suoi amici lo era abbastanza (più o meno), ma non era proprio un tipo che va in giro a regalare dolci e biscotti alle vecchiette.

Oh, Ricky e i biscotti. Se qualcuno non vuole morire in pochi secondi, è consigliabile per quel qualcuno di non prendere un biscotto di Ricky Williams.

Seriamente, quel ragazzo amava i biscotti.

Lily si ricordava ancora (provando dei brividi) di quando una volta, a dodici anni, gli avesse chiesto se poteva prendere uno dei suoi biscotti al cioccolato.
Se lo ricordava come se fosse ieri. Ricky le aveva lanciato uno sguardo omicida, le sue mani tremavano e la rossa si era chiesta se avesse mai provato così paura nella sua vita.

Poi, Ricky aveva chiuso le mani, aveva preso un respiro profondo e aveva detto con aria rilassata:- Vorrei mangiarli solo io, Lily, va bene? -.

Lily aveva annuito, spaventata. Perciò mai, mai prendere uno dei biscotti di Ricky Williams ( che erano cucinati personalmente da lui)

Perciò quando, dopo un'ora che avevano terminato la grigliata - ora si stavano trattenendo a tavolo giocando a bridge e bevendo birra -, Ricky venne da lei con un piatto di biscotti ai lamponi e al cioccolato, Lily non ci poteva credere.

- Ricky, stai bene? - chiese la rossa, perplessa.

Ricky la guardò sorpreso:- Si, perché?-.

- Mi hai appena offerto i tuoi biscotti!- esclamò Lily scioccata. Si sarebbe stupita meno se Ricky si fosse messo a ballare nudo dentro un cubo con le sbarre.

- Non tutti, ovviamente – ribatté lui con ovvietà, risedendosi sulla sedia. Ma Lily non smetteva di fissarlo come se avesse appena visto Merlino in persona.

Williams si sentì a disagio:- Cosa c'è che non va?-.

- Non credo che tu te ne ricorda, ma sei anni fa ti ho chiesto un biscotto e tu per poco non mi picchiavi – fece notare Lily con voce sorprendentemente acuta.

Poi capì. E si sentì malissimo.

- Si tratta di compassione, non è vero? - chiese Lily con una punta di fastidio. Sapeva che Ricky le voleva bene, ma la compassione era una delle cose che sopportava meno al mondo e lui avrebbe dovuto saperlo.
Ricky scosse la testa:- No, si tratta semplicemente del fatto che siamo amici e, di conseguenza, mi dispiace se sei triste. E i miei biscotti sono ottimi, perciò questa è l'occasione per farli provare almeno una volta a qualcuno. Tranquilla, tranne che in occasione di altri momenti di vera depressione, non ne assaggerai più -.

Lily sorrise, rincuorata. Afferrò un biscotto e addentò un morso.
Subito i sapori di lamponi e cioccolato insieme la avvolse, inebriando il suo palato con il loro gusto e le sue narici con il loro profumo.

Da tempo non mangiava niente di così buono. Chiuse gli occhi, assaporandolo, poi domandò:- Hai mai pensato di fare il cuoco? -.

- Ieri stavo cucinando e ho quasi bruciato un fornello -

- Be', il pasticciere allora – replicò Lily come se fosse ovvio, perché un talento del genere non poteva essere sprecato. Ma anche questa volta Ricky scosse la testa, divertito:- Ieri stavo cucinando una torta -.

- Oh – Lily indugiò un attimo, poi annunciò:- Va bene, allora sarai senza dubbio un biscottiere -.

- Se fossi un biscottiere, che non esiste, tra parentesi, si suppone che dovrei fare i biscotti per altre persone, e io, tranne che in occasioni speciali per persone speciali, mi rifiuto di offrire anche solo una briciola di uno dei miei biscotti a qualcun altro che non sia il mio stomaco – ribatté Ricky.

Probabilmente chiunque riderebbe di fronte a un'osservazione del genere, non ritenendo che Ricky stia parlando sul serio, ma Lily annuì convinta, perché mai si doveva contraddire il suo amico quando parlava di biscotti.

Lily giocò la sua carta e Ricky la guardò male:- Perché vuoi sempre vincere? Sei una persona insopportabile, sai? -.

Mostrò le sue carte e Li,ly sorrise vittoriosa.

- Potrei essermi sbagliato. Non so se sei degna di mangiare i miei biscotti – le disse lui falsamente offeso.

Era incredibile da come Ricky potesse passare dai più svariati toni e si capisse con difficoltà se scherzasse o meno.

Lily questa volta non lo capì, infatti fece degli occhioni così dolci che spinsero Ricky a darle un affettuoso e lieve scappellotto sulla testa:- Smettila subito. Il tuo sguardo è fastidioso -.

Lily fece una faccia indignata, poi rise. Esitò, poi:- Un'altra partita? -.

- A che scopo?Mi batterai -

- Dai...-

-Va bene – sospirò rassegnato il ragazzo, ma parve anche lui piuttosto allegro alla prospettiva di giocare una nuova partita.

Lily si servì un altro bicchiere di birra:- Vuoi? -.

- Si, grazie – rispose lui mentre lei gliela versava. Dopodiché, Ricky la bevve quasi in un sorso.

Lily lo guardò disgustata:- Non capirò mai come fai a reggere così bene l'alcool. Non penso di averti mai visto ubriaco, e ti ho visto bere tre bicchieri e mezzo di Vodka. Questo non è umanamente possibile -.

Williams si limitò a scrollare le spalle, mentre Lily distribuiva la carte.

- Perché devi sempre fare tu il mazziere? - osservò lui con tono lamentoso. Lily alzò gli occhi al cielo:- Fallo tu, se vuoi -.

- No, non ho voglia – rispose Ricky.Lily lo mandò al diavolo, per poi finire di consegnare le carte.

- Bene, Williams, a te la prima mossa – lo incoraggiò Lily. Quanto adorava giocare a bridge.

Quella sera, il tempo era magnifico. Certo, c'era un po' freddo (Ricky aveva prestato a Lily una sua felpa che alla rossa stava decisamente grande, ma le teneva caldo), ma l'aria era leggera e c'erano le stelle in cielo, sebbene Lily, a causa del portico, riuscisse a scorgere la volta celeste solo in parte.

Giocò la seconda mano, ma poi Ricky le chiese improvvisamente:- Lily, tu stai già pensando a cosa fare dopo avere finito gli studi? So che abbiamo ancora due anni, ma...-.

- In realtà, la mia scuola finisce un anno prima del liceo di qui. Questo è il mio ultimo anno – rispose Lily. Non poté fare a meno di notare il leggero sorriso che si dipinse sulle labbra di Ricky. Il sorriso però scomparve subito, esclamando e forse decidendo che sorridere non era la cosa più appropriata da fare in quel momento:- Questa però è un'ingiustizia! -.

- Piano. Io ho un anno in meno, ma a differenza vostra ho degli esami tutti gli anni, in particolare uno molto importante al quinto e al settimo. Alla fine non siamo preparati meno di voi – disse Lily, mentendo in parte. Perché paragonare i suoi studi con quelli babbani era decisamente un po' azzardato.

- Oh, allora cosa farai l'anno prossimo? - chiese incuriosito lui.

Lily avrebbe voluto rispondergli che non era sicura e cambiare l'argomento in fretta come faceva con tutti, ma, inspiegabilmente, la sua bocca iniziò a raccontare tutto ciò che l'assillava: il non riuscire a prendere una decisione, il sentirsi immatura e le insicurezze che erano scaturite dal fatto che fosse l'unica del suo anno che non era nemmeno sul punto di decidere.

Parlò ininterrottamente per almeno mezz'ora, fino a quando Ricky, che l'aveva ascoltata attentamente tutto il tempo, ebbe la possibilità di dire la sua opinione:- Non sei immatura, Lily, e sicuramente non sei inferiore agli altri. Io conosco davvero poche persone mature e in gamba come te... e non lo dico perché sono un tuo amico, lo sai. Ma da quanto pensi queste cose? La vecchia Lily sapeva di essere una forza -.

- La vecchia Lily aveva meno problemi di adesso – ribatté Lily, e c'era una lieve nota di amarezza nella sua voce.

- Per tuo padre, intendi? - chiese Ricky. Lily aspettò qualche momento prima di rispondere. Infine disse:- Si, ma non solo. Vedi, Petunia...tu sai com'è. Mi ha detto cose orribili l'altro giorno, mi ha detto che io non ci sono mai stata in più occasioni...lo so che queste cose le pensi anche tu e so pure io che è vero, ma...-.

- Lily – la interruppe Ricky, incredulo:- Perché pensi una cosa del genere? -.

Lily lo guardò come se fosse ovvio:- Ogni volta che torno da scuola per le vacanze sembri quasi offeso all'inizio. É palese -.

- Lily, ma io...io non sono offeso!La verità è che mi manchi, ma sai come sono io...non sono un tipo che ama esternare le sue emozioni o parlare a lungo di ciò che pensa. Sopratutto parlare a lungo di ciò che pensa. Ma io penso sia giusto che tu faccia la sua scuola che ti piace e non importa ciò che dice Petunia. Tu sei felice, lì? -.

Lily annuì, sorpresa. Poche volte aveva visto Ricky così infervorato.

Il suo amico continuò:- E per quanto riguarda l'anno prossimo, ti ricordo che hai solo diciotto anni, Lily. Hai tutta la vita per pensare a quello che vuoi fare. Dio, forse tutta la vita no, ma credo che tu abbia capito il concetto -.

Lily annuì, poi mormorò, con un sorriso:- Grazie, Ricky. Quello che mi hai detto...mi ha fatto molto piacere, ecco -.

- Non c'è di ch...hey, vacci piano con i biscotti! - esclamò il ragazzo, vedendo Lily che afferrava un altro biscotto.

La rossa scoppiò a ridere, sentendosi più leggera. Era forse il momento in cui stava meglio da quanto aveva scoperto della malattia di suo padre (non che fosse felice, comunque).

Per questo motivo, non si sarebbe mai aspettata che Ricky si avvicinasse improvvisamente a lei e in particolare alle sue labbra, lo sguardo puntato negli occhi di lei.

Riuscì a scostare il viso per non essere baciata appena un attimo prima (le loro labbra distavano di un centimetro, davvero) che Ricky potesse effettivamente posare le sue labbra su quelle della ragazza.

Lily era davvero sorpresa, dal momento non aveva avvertito il minimo sentore di una cosa del genere fino a quando i loro visi non si erano ritrovati a una distanza troppo ravvicinata perché la rossa non potesse accorgersene.

E ora aveva paura che Ricky provasse qualcosa per lei, perché non era così stupido da gettare un'amicizia in frantumi solo perché era lievemente attratto da lei.

Ma a lei non interessava Ricky. O meglio, lei adorava Ricky e gli voleva molto bene, ma non in quel modo.

James le piaceva in quel modo, non Ricky. Proprio no. Infatti, ora si stava sentendo in colpa sia con James (anche se, in realtà, non era successo nulla con Ricky) che con Ricky per averlo rifiutato e ora non stare spiaccicando una parola, mentre lui, che si era allontanato, era arrossito come un peperone.

- Ricky...- riuscì a farfugliare Lily, ma quello la interruppe:- Non è niente, Lily. Sul serio -.

- Io è solo che...ho un ragazzo, sai – disse Lily e si sentì davvero stupida. Perché aveva detto che aveva un ragazzo? Lei e James si stavano frequentando, ma non stavano insieme.

Eppure, si accorse che avrebbe voluto davvero starci e che se un'amica di James ci avesse provato con lui...a lei avrebbe dato più che molto fastidio.

Ricky arrossì ancora di più:- Mi dispiace davvero, Lily...-.

Fantastico, stava riuscendo a far scusare lui, pensò sarcastica la rossa.

- No, non è a te che deve dispiacere, ma a me...sul serio, mi spiace se ti ho dato l'impressione che...io ti voglio bene, ma non...-

- Non è nulla, sul serio, dimentica...dimenticati di questo, ok? - chiese Ricky e il suo sguardo era supplichevole.

Le labbra di Lily si mossero prima che la ragazza potesse controllarle:- Sono una strega -.

Il cuore iniziò a palpitare, il corpo a sudare leggermente, mentre aspettava la reazione del suo amico.

Ora, vi chiederete voi, se Lily e Ricky erano così amici, perché Lily non gli aveva mai confessato di essere una strega?

C'è un motivo preciso: a undici anni, quando Lily lasciò Parkes Yellow per studiare a Hogwarts, Lily e Ricky non erano così amici. Erano amici, naturalmente, ma a quell'età i bambini sono portati a stringere amicizia di più con i bambini dello stesso sesso (unica eccezione Severus, a cui Lily era stata accomunata inizialmente dalla magia).

In più, a quel tempo, non passavano così tanto tempo insieme (come avrebbero poi fatto nelle estati seguenti).

Perciò, tra i suoi amici, all'epoca, Lily se l'era sentita di raccontarlo solo a Carol, che anche adesso rimaneva la sua migliore amica, preferita tra tutti, compreso Remus (al pensiero di lui, Lily ebbe una fitta al cuore).

Certo, lei definiva quest'ultimo il suo migliore amico perché, effettivamente, tra i suoi amici maschi lo era (lo erano diventati l'anno scorso, a dire il vero), ma nessuno avrebbe mai battuto l'intesa che aveva con Carol. Un'intesa del genere l'aveva avuta solo con Severus, ma ormai era finita.

Eppure, lei voleva molto bene a Ricky e il fatto che non fosse invadente come molti dei suoi amici babbani era un fattore davvero apprezzato da lei.

E poi, si era certi che se si faceva una confidenza a Ricky lui non l'avrebbe mai detta a nessuno.

Poche persone gli facevano confidenze, comunque, dal momento che lui non ne faceva a nessuno (a parte qualcuna – ma sempre poche - a Lily e a Scott, come già da prima menzionato).

C'erano state più occasioni in quegli anni in cui Lily avrebbe potuto rivelargli il suo segreto, ma non ne aveva mai avuto il coraggio, dato che non tutte le persone erano come Carol. Lo sapeva per esperienza.

Quindi, anche se sapeva di potersi fidare, Lily era sempre stata restia a raccontare la verità a Ricky Williams.

Solo ora, chissà per quale ragione, quella verità era uscita dalle sue labbra in uno dei momenti meno opportuni che possano esistere.

La reazione di Ricky a tale rivelazione arrivò quasi immediatamente:- Lily, non sei una strega, sono io che sono un idiota...-.

Lily sapeva che era la sua occasione di ritirare quello che aveva detto, di non confessare a Ricky il suo segreto, eppure proseguì:- No, Ricky, non intendo che sono una strega nel senso che sono malefica. Voglio dire che sono davvero una strega. Con i poteri e tutto, sai -.

Un sorriso si piegò sulle labbra di Ricky:- Certo, come no, e io sono mago Merlino -.

Lily sospirò: ci sarebbe voluto un po' di tempo.

La rossa ribatté seriamente:- Dico sul serio, Ricky. Sono una strega. Non vado davvero in un collegio in Irlanda, ma frequento una scuola di magia in Inghilterra. Si chiama Hogwarts -.

Lo sguardo divertito, vedendo il volto serio della rossa, diventò preoccupato:- Lily, ti senti bene? Forse hai bevuto troppo... se vuoi stenderti...-.

- Non ho bevuto troppo – replicò Lily con dignità, perché era certa che la sua confessione non derivasse dai due bicchieri di birra, dal momento che era comunque perfettamente in sé.

Ricky concluse divertito:- Allora sei scema e basta- .

Lily lo guardò, indugiò un attimo, infine sospirò ed estrasse la bacchetta.

Ricky guardò la bacchetta stupefatto, mentre Lily pronunciò:”Incanto Patronus”.

Una cerva scaturì dalla sua bacchetta, chiara e leggiadra.

Lily sorrise, osservando distrattamente:- Per fortuna che ho già compiuto da più di un anno diciassette anni, altrimenti potrei davvero venire espulsa, dopo il giochetto con le tazzine da the in topi -.

Poi si ricordò di non essere sola e spostò lo sguardo su Ricky, che la fissava sconvolto.

Non muoveva una ciglia.

Poi, l'esplosione:- Cosa?!Quello cosa diavolo era e tu...Lily, potresti spiegarmi? -.

Lily sospirò:- Ti conviene sederti comodo. É una storia davvero lunga -.

E lo fu davvero. Lily passò due ore intere a spiegare molto sinteticamente di Hogwarts, della magia, del mondo dei maghi, di come avesse scoperto che era una strega e che era questo uno dei motivi per il quale Petunia l'aveva allontanata tanto, non perché era andata in un collegio in Irlanda.

Ricky la ascoltava senza mai interromperla, rapito e sconvolto dalla storia. Ma, pian piano, anche lui iniziò a calmarsi. Certo, a quel punto iniziò a fare un sacco di domande.

- Ora, tu mi hai spiegato che ci sono quattro Case, giusto?Grifondoro, giusto?Tu sei Grifondoro. Poi c'è Serpeverde, Corvonero e Tasso...Tassorosso? Ok, e queste case hanno una Sala Comune in cui c'è un dormitorio per tutti...ma in cosa si distinguono le case? -.

- Allora, Grifondoro è per le persone coraggiose e con una grande nobiltà d'animo, Corvonero per le persone sagge e razionali, Tassorosso per quelle oneste, gentili e costanti, Serpeverde per quelle ambiziose e furbe...- stava dicendo, ma Ricky la interruppe per fare un'altra domanda.

Poi, mentre stava spiegando in cosa consisteva la Trasfigurazione, Lily si accorse dell'ora. Imprecò:- Merda -.

Ricky la guardò interrogativo:- Cosa c'è? -.

- È l'una e mezza -

- Non hai le chiavi?-

- Non è questo il problema, è solo che è davvero tardi. Dovrei andare – disse Lily alzandosi e Ricky si offrì, alzandosi a sua volta:- Ti accompagno io in moto -.

- No, non c'è problema, mi smaterializzerò in un punto vicino a casa – disse Lily, al che Ricky inarcò un sopracciglio:- Smaterializzare? -.

- Oh, già, giusto...noi maghi, dopo che abbiamo superato l'esame di Smaterializzazione, possiamo andare da un posto all'altro in pochi secondi. Posso chiudere gli occhi e scomparire qui, per poi riapparire nel vicolo vicino a casa mia – spiegò Lily.

Ricky era decisamente accigliato e, quando Lily ne chiese il motivo, lui rispose seccato:- In pratica noi...babbani?Noi babbani siamo degli sfigati -.

Lily rise, poi Ricky disse più serio:- Ma è l'una mezza. Poi ho voglia di fare un giro in moto. Posso accompagnarti senza problemi -.

Lily scosse la testa:- Sarò davvero molto vicino. Non ce ne è bisogno, davvero. E poi ho la mia bacchetta -

- Sicura?-

- Sicurissima -

- Va bene, allora – replicò lui, scrollando le spalle.

Lily si rese conto di non avere ancora detto una delle cose più importanti:- Ricky questo è...un segreto, lo sai, vero? Non puoi dirlo a nessuno -.

Ricky annuì perplesso:- Non sono così stupido, sai -.

- Ho i miei dubbi – disse Lily, mentre Ricky le dava un pugnetto affettuoso sulla spalla. Lui dava sempre pugnetti affettuosi sulla spalla. A lei, almeno.

Lily stava per salutarlo con un semplice:”Buonanotte”, quando lui l'abbracciò.
Lily, sorpresa, ricambiò l'abbraccio, mentre lui sussurrava:- Grazie per esserti fidata di me -.

Lily sorrise, poi mormorò, più seria:- Ricky, stai bene?-.

- Non sono così scioccato – ribatté Williams, per poi staccarsi dall'abbraccio con un sorriso in volto.

Lily fu tentata dal lasciare cadere il discorso, ma non ce la fece:- Sai che non mi riferisco a questo -.

Ricky diventò improvvisamente più nervoso:- Si, sto bene -.

- Ricky, dico sul serio. Se vuoi possiamo non scriverci, sai che prima avevamo parlato dei gufi...se tu non...- stava dicendo Lily, ma Ricky la interruppe, più calmo:- Non dire sciocchezze, Lily. Io sto benissimo. Ti prego, facciamo davvero finta che non sia successo niente, prima. Per favore -.

Evans esitò, poi annuì. Si diedero la buonanotte, poi Lily si smaterializzò con un sonoro crack, scomparendo nell'aria.

 

 

 

Il giorno seguente era l'ultimo di Lily a Parkes Yellow prima di tornare a Hogwarts. Trascorse gran parte della giornata con suo padre e ,quando gli confessò che sarebbe tornata a casa tutti i fine settimana da allora in poi, Mason non parve molto entusiasta dell'idea (e neppure Anne, quando la figlia gliene parlò). Ma Lily aveva deciso.

 

Lily trascorse parte della serata con sua madre, ma, quando quella andò a letto, la ragazza giocò a Cluedo con Ricky e Carol. In quel gioco però il più bravo era senz'altro Ricky.

Lily non riuscì a raccontare a Carol del quasi bacio con Ricky, gli parlò però di quello che lei gli aveva svelato.

Dopo qualche attimo di stordimento e alcune domande, Carol aveva accettato la notizia senza ulteriori riserve.

Si addormentarono tutti e tre sul divano in soggiorno a tarda ora.

Certo, Lily continuò a fare incubi, ma quella notte non si svegliò prima della sette del mattino, il che era certamente positivo.

Fece colazione con una tazza di the caldo, in compagnia dei suoi amici e di sua madre. Petunia non sarebbe venuta a salutarla, ovviamente, ma non se l'era neanche aspettato. Non che le dispiacesse poi così tanto, ora come ora.

 

Alle otto, come da accordato in precedenza con la professoressa Mcgranitt, Lily si posizionò nel proprio camino.

Dopo che ebbe dato un rapido abbraccio a tutti (si sarebbero visti il weekend successivo, dopotutto), prese la Metropolvere e disse con voce chiara e squillante:- Ufficio della professoressa Mcgranitt, Hogwarts! -.

Ci fu un lampo di fuoco verde, poi Lily scomparve, con un baule tra le mani e un macigno nel cuore al pensiero che avrebbe trascorso altri giorni lontano da suo padre.

 

 

 

La Mcgranitt la guardava apprensiva, mentre Lily tossiva per la cenere.

- Buongiorno – salutò Lily mentre si dava una ripulita ai capelli e usciva dal camino.

- Buongiorno – replicò la professoressa, poi aggiunse, forse più gentilmente:- Come sta tuo padre? -.

- Non molto bene, a dire la verità. Grazie – rispose Lily, cercando di non incrociare troppo lo sguardo della Mcgranitt. Non avrebbe sopportato di vedere la compassione anche sul suo volto. Non ora.

- E tu come stai, Lily? -.

Era la prima volta in sette anni che veniva chiamata con il suo nome di battesimo dalla professoressa Mcgranitt.

- Meglio, grazie – mentì Lily e, poiché la Mcgranitt sembrò accorgersene, evitò ulteriori domande.

Mentre Lily usciva dall'ufficio, sentiva sempre di più un groppo alla gola. E se adesso suo padre stava male, se adesso...

- Mosche al caramello – disse con un filo di voce e il ritratto della Signora Grassa scivolò di lato per lasciarla passare.

Lily attraversò il buco del ritratto e si ritrovò nella Sala Comune di Grifondoro.

Per la prima volta in sette anni, Lily non avrebbe voluto essere a Hogwarts.

 

Fu in quel momento che dalle scale del dormitorio maschile scese niente di meno che Remus John Lupin.

Entrambi si immobilizzarono, gli occhi di una riflessi in quelli dell'altro.

Poi, Lily gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo e abbracciandolo.

Fu a quel punto, quando Remus ricambiò l'abbraccio, che Lily, finalmente, scoppiò a piangere. Non aveva ancora pianto da quando aveva scoperto che suo padre era malato e ora tutte le lacrime del mondo stavano scivolando via come rugiada dai suoi meravigliosi occhi verdi.

- S-scusa, R-Remus, sono una stu-stupida....- singhiozzò e Remus la strinse più forte.

- S-sto così m-male – continuò la rossa. Normalmente non si sarebbe comportata in quel modo, mostrandosi così debole e vulnerabile, ma ora non era proprio in sé.

Era una ragazza che soffriva. E il silenzio forzato aveva provocato un'enorme esplosione.

Le labbra di Remus si mossero prima che il ragazzo potesse controllarle:- Sono un Lupo Mannaro -.

I Grifondoro non hanno la fama di riconoscere la differenza tra i momenti più opportuni da quelli assolutamente inappropriati per fare rivelazioni di questo genere.

 

 

 

 

 

 

 

* Capitolo 1, La scoperta del Diario. James, Sirius e Peter la utilizzano per entrare nel dormitorio femminile allo scopo di prendere gli appunti di Astronomia di Mary.

** Vedi Capitolo 24 (“Strategia, scherzi e sensi di colpa”).

*** Vedi Capitolo 29, Un gesto vale più di mille parole.

 

 

NOTE DELL'AUTRICE: Anche se so di non aggiornare esattamente dopo poco, è sempre meglio rispetto all'ultima volta. Comunque, potrei decidere di fare capitoli più corti (circa quindici pagine) e aggiornare più spesso. Devo pensarci in base ai miei impegni. Lasciando queste questioni, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Mi sono accorta oggi di non avere mai detto quando la storia terminerà, bene la storia terminerà più o meno alla fine del settimo anno. Ho pensato a un possibile sequel, ma prima di tutto devo riuscire a finire questa storia ahahah. Alla prossima!

  
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