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Autore: Neera Everdeen    03/08/2015    1 recensioni
Luce non è una ragazza come tante: pochi amici, una vita passata tra lo studio e il mondo degli artisti, appassionata di arte, letteratura e di tiro con l'arco, la sua vita cambia radicalmente quando perde i genitori in un terribile incidente stradale. Una lettera spedita da un'anziana signora, sua nuova tutrice, la porterà alla scoperta di un mondo diverso, un mondo che sente suo.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Aslan, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardo l’aeroporto.
Brulica di persone, valige e storie.
Ogni tanto scorgo qualche dettaglio: una bambolina di pezza il mano ad una bambina, un uomo che parla al telefono nervosamente, una donna con un cappello fucsia. Cecilia mi mette una mano sulla spalla e trasalisco, perchè ero davvero convinta che quella donna laggiù, vicino all'entrata fosse davvero mia madre.
- Vuoi davvero andare? Mia madre ha detto che se non te la senti possiamo provare a tenerti con noi.-  faccio segno di no con la testa. Guardo la lettera, scritta in bella grafia, in cui la signora Susan Pevensie annuncia che sarà lieta di ospitare la figlia della donna più in gamba che abbia mai incontrato e che le piange il cuore sapermi orfana. Spera anche che la mia stanza sia di mio gradimento. Aggiunge :” spero che tu possa allietare le mie giornate, poiché vivo sola e senza eredi.”
- Tranquilla Cecilia, andrà tutto bene.- sorrido fiaccamente. La mia migliore amica mi guarda con le lacrime agli occhi. Il colore ceruleo dei suoi occhi grandi sembra risplendere ancora di più – tornerò a trovarvi. Potremo sentirci via Skype o per telefono.- annuisce , con una lacrima che le solca la guancia. I boccoli biondi quasi mi soffocano mentre mi abbraccia. Jason mi guarda. I capelli neri lici sono arruffati, e gli occhi marroni sono carichi di tristezza e paura.
- Non fare cavolate e fatti viva, non voglio perdermi la mia pazza Luce.-
- Certo Jason. Non mi perderete.- lo abbraccio.
Il mio volo viene annunciato da una voce calda. Mi accompagnano fino al check in. Appoggio la valigia nera al rullo, e la osservo passare sotto i raggi x o quello che è. Il portachiavi che mi avevano regalato i miei genitori è attaccato alla borsetta. La tolgo con riluttanza e la metto nella vaschetta assieme alla collana che mi aveva regalato mia madre in uno dei nostri viaggi. Mamma. Papà. Sono passati due mesi, da quando una macchina ha distrutto la macchina e me li ha portati via. Attraverso il metal detector. Tutto tranquillo. Riprendo le mie cose , e guardo dietro di me. Cecilia e Jason mi salutano con la mano, sbracciandosi come degli ossessi per farsi notare. Li saluto con un cenno della mano libera dal trolley. Mi giro prima che possano vedere le lacrime che scendono sulla guancia bianca. Trattengo i singhiozzi. Una signora bionda si fa avanti.
- Luce Williams?-
Annuisco.
- Sono Greece  Hennely, e mi prenderò cura di te fino all’arrivo nella tua nuova casa. -
- Perfetto.- aggiungo. Faccio fatica a deglutire, sembra che nella bocca ci sia il deserto del Sahara. Nuova casa. Una nuova casa.
Ci dirigiamo all’imbarco. Aspettiamo sulle poltroncine. Stingo ancora la lettera. Il dolore della morte è passato da un po’ ma ogni cosa mi ricorda loro. Quando vedo un uomo con i capelli rossi che somiglia a mio padre, rischio di piangere. Non essere sciocca,tuo padre è morto. È morto per colpa di un incidente in macchina. È morto con tua madre. Ho cominciato ad essere dura con me stessa subito dopo la notizia della morte. Nella valigia ho poche cose : abiti e oggetti personali. Il resto è stato spedito nella dimora della signora Susan. Tutti i miei libri. Spero siano arrivati sani e salvi, assieme al cavalletto da pittore di mia madre. Mia madre era un’artista, mio padre uno scrittore. Amavano viaggiare e io li accompagnavo più o meno sempre da sempre. Vivevamo in un appartamento piuttosto grande vicino a Central Park. Io seguivo le orme di entrambi, sognavo di diventare un’artista completa.  Il seggiolino in cui sono seduta è scomodo. Do alla hostess il passaporto e il biglietto. Attraverso il corridoio. Vado nelle navette che mi porteranno all’aereo. Salgo sulla scaletta. Entro. Saluto educatamente le hostess. Prendo posto con Grecee a fianco. L’aereo decolla. E il vuoto che ho nel petto non cessa. Appoggio la testa contro il finestrino. Ho freddo, ma non mi importa. Gli incubi mi aspettano.


Una villa enorme e grigia, somigliante ad un castello.
Una porta in legno di quercia. Il pomello elaborato.
Un fascio di luce che passa da sotto la porta.
Un armadio e un leone.

 

 


Angolo autrice:
premetto che questa idea mi frulla in testa praticamente da quando ho cinque anni e ho visto per la prima volta il film. Non ho mai letto i libri, asina qual sono. Bene, lapidatemi pure.
Per me scriverlo è un sogno che si realizza, comunque. :)
Spero vi piaccia.
Ci saranno possibili contest sui personaggi.
Ah, e pubblicherò più capitoli in un giorno, per non far volare via le mie idee.

   
 
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