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Autore: FreeMara    03/08/2015    0 recensioni
Se credete di conoscere la storia della luna, vi sbagliate di grosso. Quante bugie raccontate nei vostri libri...
Siete curiosi di sapere la verità? Allora mettetevi comodi, sarò felice di raccontarvi la vera storia!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chi conosce la storia della luna?
Oh no! Non cominciare a prendere pesanti libri di scienze!
Non ti serviranno.
Io intendo la vera storia della luna. Nessuno la conosce?
Ebbene, in questo caso sarò felice di raccontartela…
Che stupida! Me ne stavo dimenticando!
Stasera sei fortunato, potrai ascoltare più di un solo, semplice racconto.
Eh già, la luna è molto vecchia e ha vissuto tante avventure! Una sola storia non le bastava proprio.
Comunque, guardala fuori da quella finestra, a illuminare il cielo. Guardala, circondata dalle stelle! Come farebbe un nonno, mentre racconta una favola ai nipoti.
Ed è proprio un nonno il protagonista della nostra storia.
In realtà non era davvero nonno, ma tutti lo chiamavano così… Scusa, non ti dico altro. Continuiamo il racconto!
Sai, il tuo librone non ti avrebbe mai detto che all’inizio la luna non c’era.
“Come, non c’era?”
Ti dico di sì, la luna non è esistita per un bel po’.
Tranquillo, il Sole è sempre stato alto nel cielo, dopo il Big Bang e tutta quella roba scientifica lì.
Ma la luna no. La luna non c’era.
Di sera la gente stava al buio, con la sola luce del fuoco a illuminare il mondo notturno.
Certo, c’erano le stelle che facevano un po’ di luce. E sapessi quanto erano luminose le stelle, anni e anni fa. Così belle e splendenti!
Ma non avevano compagnia, lassù nel cielo. Non riuscivano mai a stare un po’ di tempo con il Sole; non una volta che facesse ritardo per tornare in cielo, pensa!
E così, le stelle… beh, loro stavano in cielo. Ogni notte.
Qualche volta giocavano a rincorrersi, cambiando sempre posizione nel cielo; altre volte si divertivano a dividersi in gruppi e disegnare qualche figura, indovinando a turno cosa rappresentava. Che divertimento!
Anche se io non riuscivo mai a indovinare: troppo strane come figure, e per niente somiglianti alla realtà. Ma non diteglielo! Si offenderebbero.
Comunque, le stelle erano sempre sole nel cielo. Guardavano gli umani, sulla Terra, e li invidiavano: sempre insieme, vicino al fuoco, mai da soli.
E anche loro volevano un fuoco a cui stare attorno, la sera. Avevano bisogno di qualcuno.
Ma passarono anni. Anni in solitudine.
Sapete, le stelle non erano le uniche a dispiacersi della solitudine.
In un paesino, tanto tempo fa, c’era un signore un po’avanti con gli anni: era il proprietario di un orfanotrofio.
Non si era mai sposato, mai avuto dei figli, ma quanto adorava i suoi bambini! Quei poveri bambini, senza genitori…
Erano come le stelle. Insieme, ma senza qualcuno che gli stesse davvero accanto, ogni sera.
Lui voleva molto bene a quei bambini, e tutti volevano bene a quell’uomo.
Per i bimbi era un padre. Ma che dico? Era un nonno per loro. E in città tutti lo consideravano un uomo buono.
E lo era davvero. Si sacrificava sempre per tutti, e quanto lavorava per trovare una casetta per i bambini! Per trovare un po’ di felicità anche per loro.
Ogni notte, dopo averli messi a letto, usciva in giardino e si sdraiava sull’erba per osservare il cielo.
Era un appassionato di quella che tu chiami astronomia. Ma per lui era solo l’osservare le stelle, in silenzio, e ammirarle.
E quelle stelle gli ricordavano proprio i suoi bambini.
Ma quando si addormentava, lì sul prato, erano le stelle a guardare lui. Sapevano che era un uomo speciale, come quelli che tanto tempo prima stavano attorno al fuoco con la famiglia.
Sì! Era uno come lui che volevano accanto, nel cielo, ogni notte. Ma come?
Passarono alcuni anni in quell’orfanotrofio. Sotto al cielo notturno ormai c’era un uomo con i capelli bianchi come la neve e un bastone appoggiato accanto a lui. E una lacrima che cadeva dalla rugosa guancia.
Tutto il paesino sapeva che il giorno dopo il sindaco avrebbe fatto demolire l’orfanotrofio; diceva che lui non era più “adatto” per dirigerlo, e a nessuno importava davvero di quei bambini.
Che fine avrebbero fatto senza di lui? Quanto poteva essere crudele la gente?
Ma ormai era solo un povero vecchietto senza forze, steso su un prato, non potendo fare altro che guardale le stelle. Le sue stelle.
Destinate a finire per strada. Destinate a morire, lo sapeva benissimo.
Nessuno li avrebbe accolti in casa. Nessuna casa terrena poteva.
Guardò il cielo, e si rese conto di quanto spazio c’era là. Così tanto spazio per lui e i suoi bambini… No! Doveva salvarli da una morte certa!
Il giorno dopo il sole non arrivò mai in cielo. O, se lo fece, nessuno se ne accorse.
Troppo fumo per vederlo. Chi avrebbe mai immaginato che un palazzo in fiamme producesse tanto fumo da coprire l’intera volta celeste!
Quell’orfanotrofio, destinato ad essere demolito, venne distrutto dal suo creatore.
La gente vide un bastone nel giardino nero di cenere, ma senza il proprietario; quella notte non sentì gli acciacchi della vecchiaia.

Nessuno conosce le vere dinamiche dell’incendio.
“Un vecchio preso dalla pazzia”, ecco come concluse quel sindaco così cattivo. Ma dopotutto, nessun altro ci diede molto peso: un edificio che doveva essere distrutto in ogni caso, dei bambini che sarebbero comunque morti. Perché preoccuparsene?
Ma io ti dico che in quell’incendio non morì nemmeno un bambino.
La notte prima si vedevano già i primi rivoli di fumo volare fuori dalle finestre verso il cielo notturno, ma i bimbi all’interno erano troppo occupati a sentire la storia del loro caro nonno per accorgersene. Che bella storia che era, parlava di stelle!
E la mattina seguente, la folla riunitasi per vedere l’incendio non si accorse nemmeno di… come dire? Puntini bianchi disseminati nel fumo.
Non so come definirli quando erano ancora nel fumo, ma la sera vi posso assicurare che quegli stessi puntini, quelle perle bianche che fluttuavano, occupavano un posto nel cielo notturno. Il nero si ricoprì di altri gioielli.
Ma uno, più grande di tutti, brillava al centro del cielo: la luna, come venne chiamata in seguito.

Così, in un giorno come tanti, i cittadini di quel paesino sconosciuto al resto del mondo assistettero all’inimmaginabile: il sole non risplendette nel cielo diurno, ma la notte fu finalmente illuminata.
Finalmente le stelle avevano qualcuno a cui stare attorno, per ascoltare delle favole.
E quell’uomo, quel nonno così buono, era felice di raccontarle a tutti.
   
 
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