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Autore: formerly_known_as_A    03/08/2015    2 recensioni
Prima o poi smetteranno di essere felici per le piccole cose, per il semplice e stupido motivo che stanno insieme.
Non ora, però.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nitori Aiichirou, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sousuke si sveglia con la pressione di dita conosciute tra i capelli. Non si sveglia a causa loro, riemerge lentamente dal sonno come se avesse dormito esattamente il numero giusto di ore necessarie al perfetto riposo.

Non si muove, non vuole che le dita smettano di accarezzargli i capelli, la nuca, di scivolare lungo la sua spina dorsale solo con i polpastrelli, leggere come piume, eppure presenti, abbastanza da riempirgli il petto di un calore un po' stupido, ma che lo fa sorridere.

Ascolta, immobile, il battito del cuore sotto al suo orecchio, il respiro tranquillo. Sente le braccia addormentate nella presa con cui lo sta ancora stringendo, ma cerca di non muoverle troppo.

Sono andati a dormire tardi, nonostante tutto. Anche se l'idea era quella di riposare il più possibile per affrontare al meglio la giornata che li aspetta, sono troppo felici, ancora, per non restare svegli a parlare, a stringersi, a soffocare le risate uno addosso all'altro.

Prima o poi smetteranno di essere felici per le piccole cose, per il semplice e stupido motivo che stanno insieme. Non ora, però. Ora Sousuke ha le braccia addormentate e sospira di contentezza mentre rotola sulla schiena per abbracciare meglio Ai.

Ai che lancia un piccolo grido spaventato, poi ride ancora, cercando di soffocare quel suono nella sua spalla.

“Eri sveglio?” chiede Ai, allungandosi per mordergli la pelle. Lo sente imbronciarsi, perché, sì, Aiichirou è un ragazzo dolce, sempre il primo a prendergli la mano, accarezzarlo, baciarlo... ma è diverso sentirsi al centro dell'attenzione e Sousuke lo sa.

Non gli da fastidio. È solo a volte che non si da l'importanza che dovrebbe. Sousuke sbuffa, scivolando con le dita lungo la sua schiena finché non raggunge i suoi capelli, allontanandolo dalla sua spalla buona per portarselo meglio addosso, fronte contro fronte e avere, per un secondo solo, la visione delle sue guance rosse.

La sua incapacità di capire quanto sia davvero importante, non solo per Sousuke, ma soprattutto per lui, è stata irritante, in particolare all'inizio. Irritante perché, a propria volta, Sousuke sentiva di non fare abbastanza, di non essere abbastanza bravo, quando si trattava di amore. Sono quei momenti che a volte sfociavano in un litigio, insicurezza contro insicurezza, in cui Sousuke sentiva il bisogno di rinfacciargli ogni cosa, a cominciare dalla sua scelta di amarlo.

Sa che non è esattamente una scelta, lo sa ora, ma... è indubbio che Rin sarebbe stato più capace.

“Stai aggrottando le sopracciglia. Stai pensando che è il mio turno di preparare la colazione?” domanda Ai, anche se sa. Lo sente dal suo tono, lo vede nel modo in cui lo fissa, a distanza di sicurezza, con una piccola smorfia triste.

Lo bacia, per la prima volta in questa giornata importante, poi scuote la testa e osa sorridere, allungando le braccia sul materasso e stiracchiandosi per far cessare il formicolio. Funziona, giusto il tempo che impiega Ai a rotolargli di nuovo addosso, mordergli il naso e scappare via dal letto come se avesse dormito dodici ore.

Lo guarda andare via, stiracchiandosi di nuovo e cercando di muovere le dita con difficoltà. Chiude gli occhi, sospira. Da qualche parte nella testa una vocina gli dice che è troppo felice per essere ancora sveglio.

Si alza dal letto e segue Ai in cucina, afferrando al volo i pantaloni abbandonati per terra.

Lo trova indaffarato a raggiungere una padella sul ripiano alto di un pensile. Ha addosso solo la sua camicia da lavoro e Sousuke non riesce a trovare la forza di rimproverarlo, perché, sollevato sulle punte com'è, questa lo copre molto meno di quanto lui pensi.

Lo fissa lottare con il pensile per un po', poi gli viene da ridere, ma si appoggia con tutto il proprio peso alla sua schiena per afferrarla e porgergliela.

Ai lo guarda come se avesse appena minacciato di abbandonare mille cuccioli di cane in mezzo ad una strada trafficata. È quasi carino, minaccioso, con le guance un po' gonfie. Sousuke lo avvolge e sfrega la guancia sulla sua testa.

“Così carino.” commenta, cercando di non far trapelare il rossore nel proprio tono di voce.

“Non sono carino. Sono un adulto. Sei tu che sei Godzilla.” borbotta Ai, spingendolo via con un colpo di fianco ed indaffarandosi ai fornelli. “E non fissarmi. Lo sai che brucio tutto se mi fissi.”

“Ok. Guarderò il frigo.” gli assicura, sorridendo.

Non è poi così male, come cuoco. A volte -spesso- si distrae troppo, va in crisi, mette il sale al posto dello zucchero e quintali di peperoncino. Ma i suoi dolci sono buoni e aspetta con ansia i suoi pancake, da una domenica all'altra.

“A che ora arriva il treno?” chiede, tentando di spiare da sopra la sua spalla. Aiichirou si volta e lo guarda in cagnesco, spingendolo nuovamente via con il fianco. Poi sembra addolcirsi e fa un sorriso, lanciando un'occhiata all'orologio.

“Mezzogiorno e mezza. Ho pensato di andare a mangiare in quel ristorante nel porto, da Tsukino sama?”

Ha ben presente il ristorante, gestito da un anziano signore dalla lentezza memorabile, che però non manca mai di servire prelibatezze freschissime.

“Non essere vago come se non ci andassimo una volta al mese... Almeno non devo cucinare.” commenta, avvicinando una sedia all'isola e restando a fissare la schiena di Aiichirou da lì, con i gomiti sul marmo e il mento tra le mani. “Farà una crisi di nervi, però, Tsukino sama non è esattamente ordinato.”

No, per niente, tanto che, quando Aiichirou gli ha chiesto di uscire la prima volta -per un pranzo tra vecchi compagni di scuola, secondo la versione ufficiale- e l'ha portato lì, Sousuke ha sospettato volesse avvelenarlo per chissà quale rancore mai sopito, nemmeno dopo cinque anni.

Il ristorante è arredato in modo del tutto casuale, con reti da pesca e finti pesci sparsi sui tavoli e un dito di polvere, piatti e bicchieri con evidenti segni di usura e questo signore di almeno un centinaio d'anni che porta piatti su un carrellino con la lentezza di chi ha tutto il tempo del mondo.

Straordinariamente, il cibo è davvero ottimo.

“Gli piacerà e non si lamenterà troppo, ne sono sicuro.” lancia Ai, le orecchie rosse per l'imbarazzo.

“Dovresti fargli trovare un anello nella grigliata di mare, sono sicuro approverebbe anche quello.”

Il ragazzo si volta, la forchetta ancora in mano e fa rapidamente il giro dell'isola per punzecchiargli il fianco.

“Ti ho detto che non era così che doveva andare!” sbotta, rosso da morire. “Doveva essere nella torta! Ma sai che Tsukino sama non sente e ha fatto un pasticcio e me l'ero preparato così bene!” spiega per l'ennesima volta, tenendosi la testa tra le mani.

Sousuke ridacchia, attirando il ragazzo a sé per mordergli una guancia rossa e calda. “È stato divertente. E caotico. E totalmente inaspettato. Molto Ai.” sussurra, sentendosi improvvisamente le orecchie bollenti.

Aiichirou si allontana, picchiandolo sul braccio con poca energia e soffocando una risatina. “Sono caotico e inaspettato?” domanda, tornando al pancake bruciacchiato e lanciandolo poco elegantemente nella spazzatura.

“Non eri esattamente la persona che pensavo avrei sposato.” mormora Sousuke, giocherellando con il suddetto anello. Non è altro che una vera d'argento, un po' alta, qualcosa che potrebbe anche non avere un vero significato.

No, non era lui la persona che pensava di sposare. Non lo è stato quando si sono incontrati per caso sul treno per Sano, due anni prima. Non lo è stato quando hanno cominciato a pianificare i loro incontri, non lo è stato quando si sono baciati la prima volta.

Eppure Sousuke ricorda, con una punta di imbarazzo e nostalgia, il momento esatto in cui ha cominciato a pensare, all'ultimo anno di liceo, che Aiichirou meritasse amore. Non suo, forse, nemmeno dopo sogni e immaginari scenari in cui lo baciava davvero, nei momenti in cui sentiva l'istinto prendere il sopravvento e gridargli di stargli vicino. Ma di qualcuno di più meritevole, sempre più dolce, più capace, più romantico.

Sempre di Rin.

“Bè, Gou-chan era occupata, no?” chiede Aiichirou, posando i piatti sull'isola, i pancake decorati da faccine sorridenti e cuori. È sempre imbarazzante, per Sousuke, guardare quei cuori e pensare stupidamente che sono per lui.

Eppure si sta abituando, sta cominciando a capire di essere degno, di poter accettare tutto questo senza sminuirsi. Di poter afferrare la salsa al cioccolato e disegnare un cuore tremolante sulla pila di Aiichirou e ritenersi soddisfatto di quel mostro irriconoscibile.

“Sei nervoso?” chiede Sousuke, spingendo il piatto verso il più piccolo. Ai lo accetta con un sorriso e tira fuori il telefono per scattare una foto.

Sousuke alza gli occhi al cielo e lui ride, cominciando a mangiare.

“Sei tu che non volevi dirglielo. E per motivi scemi tipo non voler rovinare le mie possibilità con lui. Testuali parole.”

Ai gli punta la forchetta contro, un baffo di cioccolato che lo rende molto meno minaccioso.

“Ricordami perché parlo ancora con Makoto.” borbotta Sousuke, ricordandosi l'unica volta in cui si è sentito di confidarsi con il pompiere e anche quanto poco avesse impiegato la confessione ad arrivare ad Ai.

“Perché è l'unico motivo per cui siamo ancora insieme.” gli risponde, ancora una volta con una sincerità disarmante. Arrossisce subito dopo, come se avesse realizzato solo ora e Sousuke scuote la testa, assalendo la colazione con la forchetta.

“Sousuke?”

Alza la testa e Ai ha un sorriso abbagliante, quei sorrisi che riserva alle occasioni speciali e che ultimamente sta vedendo spesso.

Mai abbastanza.

“Sono felice di stare con te, Nitori-san.”

Se potesse sprofondare, probabilmente lo farebbe, tanto è l'imbarazzo. Ma non lo fa. Rimane ancorato a quel sorriso ed allunga una mano per afferrare la sua, il cuore che batte all'impazzata per l'ansia, la felicità, il semplice amore.

“Anche io sono felice, Yamazaki-san.”

   
 
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