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Autore: Zoraya    03/08/2015    3 recensioni
"Vorrei che guardassi me come guardi lei, vorrei che mi amassi. Ma se senza di lei sei così… voglio vederti sorridere, anche se non per me."
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"Tu non la meriti, ma lei ha scelto te ed io posso solo sperare che non la farai mai più stare male."
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"Il vero amore ti appartiene, Ranma Saotome e non hai dovuto fare nulla per averlo. Trattala come merita, perché è l’unica che potrà mai amarti incondizionatamente. "
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"Tu mi rendi debole, Akane. Ma, ti giuro!, non smetterò mai di amare questa mia debolezza. Perché è lei che mi rende Ranma e solo Ranma può vedere quel bellissimo sorriso che credevo fosse scomparso per sempre."
La storia riprende la fine del manga e, in particolare, il momento della presunta morte di Akane.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Shan-pu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando pensava che Akane fosse morta si era sentita quasi triste. Era strano. Aveva sempre pensato che ne sarebbe stata contenta, una rivale in meno. Anzi, no, non una rivale. Lei non era mai stata una sua rivale e lo capì quel giorno, su quel monte sperduto in Cina. Akane non aveva bisogno di combattere, non aveva bisogno di mettersi in mostra o inventare stupidi trucchi per conquistare il cuore di Ranma. Lei lo aveva già. Questa illuminazione la colse così, all’improvviso, quando lo vide lì, davanti a lei. La stringeva, Ranma, la stringeva come se potesse farla tornare a respirare solo con un abbraccio. Shan-Pu aveva sentito il suo cuore perdere un battito o anche due quando aveva visto il ragazzo con il codino piangere. Lui che era così forte si era lasciato andare al dolore e alle lacrime. Lui che non faceva altro che ribadire la sua virilità, aveva abbandonato la sua solita aria da duro e aveva pianto. D’altronde lo aveva capito anche prima di quel giorno di non avere speranze, ma aveva represso quel pensiero. Lei era un’amazzone e niente e nessuno poteva portarle via ciò che più desiderava: la forza, la bellezza, Ranma. Ma ora il ragazzo piangeva per una donna che non era lei, per la ragazza che più di tutte lei odiava; perché Shan-Pu lo aveva capito dal primo momento che non sarebbe riuscita a dividerli e dal primo momento aveva anche promesso a se stessa che non si sarebbe mai arresa, a meno che non lo avesse visto con una fede al dito. Lui ha scelto lei e noi altre ci siamo solo illuse di poter competere. Eppure il cuore continuava a fare male, anche a distanza di mesi, quando ripensava all’urlo del suo Ranma che si liberava nell’aria, quando ripensava alla disperazione in quegli occhi blu come il mare, quando lo rivedeva lì, seduto con le spalle scosse da singhiozzi incontrollabili. Scegli me, io sono qui, io non ho bisogno che tu venga a salvarmi sempre! Una lacrima era scesa lungo la guancia di Shan-Pu quando si era resa conto di non poterlo più definire suo.
 
Vorrei che guardassi me come guardi lei, vorrei che mi amassi. Ma se senza di lei sei così… voglio vederti sorridere, anche se non per me.  
                                                                         
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La sua Akane era lì, tra le braccia di un uomo che non era lui. Eppure, a Ryoga sembrava giusto così. Le braccia del suo amico/nemico la stringevano forte e lui, il combattente più forte che il ragazzo avesse mai incontrato, piangeva. Era stato sconfitto da un nemico che nessuno poteva battere: la morte. Non la sua, Ryoga sapeva che Ranma non aveva mai avuto paura della morte e non si era mai disperato al solo pensiero di ciò. A morire era stato qualcuno molto più importante di se stesso: Akane. Il freddo che aveva sentito invaderlo quando aveva visto i due ragazzi scendere abbracciati, lo aveva totalmente avvinto a sé. Le lacrime scorrevano sulle sue guance, ma lui non sembrava neanche farci caso. Akane era morta e stavolta non si tornava indietro. Ranma Saotome aveva perso la sua battaglia più importante. La testa chinata, i pugni serrati, gli occhi chiusi, le orecchie sorde a qualsiasi rumore che non fosse il battito esausto del suo cuore. Era il ritratto della disperazione, Ryoga, e rimpiangeva tutte le volte in cui si era sentito solo, perché il dolore per la sua solitudine era niente in confronto al dolore che sentiva ora. Il cuore gli faceva male ad ogni battito e avrebbe solo voluto strapparselo via a mani nude. E parte della sua mente non poteva fare a meno di pensare che se ci fosse stato lui al posto di Ranma, nel cuore di Akane, tutto questo non sarebbe mai successo. Ma l’altra parte di sé ricordava ancora l’espressione sul volto del giovane artista marziale poche ore prima, quando aveva ancora le mani bloccate e stringeva la veste di Akane come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Quello sguardo, quegli occhi, erano troppo da sopportare. Non lo aveva mai visto così. La sua disperazione lo aveva colpito e lì aveva capito di non essersi sbagliato quella volta a Ryugenzawa: Ranma l’amava e lei lo ricambiava. Ma fino a che non avessero confessato i loro sentimenti, lui avrebbe avuto ancora una speranza, seppur fragile, di poter essere amato da una ragazza come Akane Tendo. Eppure un suono rompeva il silenzio, un urlo che Ryoga non avrebbe mai voluto sentire, ma che si propagava con violenza nel silenzio pesante del monte. Ranma aveva confessato a tutti il suo amore per Akane, ma a lui che osservava la scena, sembrava che quelle parole fossero solo per lei, per la ragazza che aveva tra le braccia. Perché non le hai detto prima quelle parole, Ranma? Perché hai tardato così tanto? Questo avrebbe voluto urlare al ragazzo scosso dai singhiozzi, davanti a lui. Perché tu che hai il suo cuore non hai avuto il coraggio di urlare quelle due parole prima che fosse troppo tardi?  Ancora dopo mesi il suo cuore si stringeva al ricordo del sorriso che Akane aveva rivolto al suo rivale.
Tu non la meriti, ma lei ha scelto te ed io posso solo sperare che non la farai mai più stare male.
                                                                       
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Akane Tendo era morta e Ranma Saotome la stringeva. Era la prima volta che Mousse vedeva il ragazzo con il codino con quell’espressione. Era dolore quello che provava. Un dolore come mai prima d’ora gli era capitato di vedere. E piangeva. Erano lacrime quelle che scorrevano sulle guance del giovane, lo aveva capito anche se la sua vista non era delle migliori. Lui si era già reso conto da tempo che Ranma era innamorato di Akane. Si percepiva nei loro gesti, nei loro stessi movimenti. Sembravano nati l’uno in funzione dell’altra. Ogni sguardo, ogni sorriso, ogni singolo battito del cuore di uno era legato all’altra. Non era vero che non si meritavano. Ranma meritava ogni sguardo di Akane, ogni suo sorriso, perché aveva sempre combattuto per lei. Per la ragazza aveva sfidato chiunque e aveva sconfitto tutti, nessuno escluso. E Akane meritava Ranma, per averlo sempre sostenuto e sempre accettato e per non averlo mai forzato, lei che ne aveva tutto il diritto. Akane Tendo non avrebbe mai fatto quello che ha fatto se non lo avesse amato. E lui non starebbe piangendo così. Era ancora difficile per lui capacitarsi di quello che aveva davanti agli occhi, di quei singhiozzi spezzati e di quelle lacrime che sembravano non voler finire più. Meglio le lacrime che lo sguardo che aveva prima. Si era davvero spaventato, prima, quando lo aveva visto in quello stato. Aveva provato a sdrammatizzare con Ryoga, ma niente era riuscito a smuoverlo, tranne il gesto della guida. L’uomo aveva provato a portargli via la vesta di Akane e lui si era come risvegliato da un sogno. Aveva urlato e aveva provato ad attaccare il cinese di fronte a lui. Per Ranma, perdere Akane era più doloroso che perdere se stesso, perché era Akane che lo rendeva Ranma. Non dovevi nasconderlo Saotome, dovevi dirlo quando era il momento e dovevi stare con lei. Paradossalmente il dolore del suo rivale non lo rendeva felice, lo faceva solo sentire distrutto. Perché doveva finire così? Accanto a lui Ryoga stava soffrendo quanto il suo amico e la sua disperazione era palpabile. Ma Mousse sapeva che in realtà il giovane non era innamorato di Akane, era solo rimasto colpito dalla gentilezza e dalla dolcezza che quella ragazza aveva e aveva scambiato la riconoscenza che provava per quella giovane per amore. Ma l’amore vero era un’altra cosa e Mousse lo sapeva, perché lo vedeva davanti a sé, lo riconosceva nell’urlo liberatorio del suo rivale e nella sua disperazione.
Il vero amore ti appartiene, Ranma Saotome e non hai dovuto fare nulla per averlo. Trattala come merita, perché è l’unica che potrà mai amarti incondizionatamente.
                                                                                       
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Quel corpo era così freddo sotto le sue mani o era lui che stava andando a fuoco? Non si era mai sentito così male come quel giorno. Il dolore lo avvolgeva e non gli importava di niente e di nessuno forse per la prima volta nella sua vita. Al diavolo gli altri che lo guardavano! Al diavolo Safulan che era stato la causa di tutto! Al diavolo Akane che si era immischiata e al diavolo pure lui che non era riuscito a salvarla! Era lui lo stupido, lo era sempre stato. Non era mai riuscito a dirle quello che pensava veramente e ora lei era morta e non avrebbe potuto più farlo. Perché doveva andare così? Perché era un vigliacco e niente di quello che aveva detto o fatto in passato avrebbe potuto cambiare questa verità. Lui era un vigliacco e ora che lo ammetteva lei non era lì a ridere di lui. Voleva il suo sorriso, voleva che aprisse gli occhi. Voleva sentire la sua voce, la sua risata ed i suoi insulti. Era andata via da poco e a lui sembrava già di non riuscire a vivere, come avrebbe fatto a stare senza di lei per sempre? Sentiva le sue lacrime, sentiva i commenti degli altri e il pianto di Ryoga, ma non gli importava. Che lo vedessero pure piangere, che lo vedessero pure debole! Tanto cos’era la sua forza senza di lei? A cosa era servito allenarsi tanto se poi non  era riuscito a salvarla al momento giusto? Sentiva il suo cuore battere furiosamente contro il petto, ogni battito era una stilettata, ogni respiro era solo una tortura. Per un attimo aveva creduto di averlo perso, il cuore. Perché continui a battere se lei è morta? Non c’è più e devi fermarti.  Ma non si fermava e continuava a ricordargli che lui era vivo e lei no. Lei, che si era sacrificata per lui; lei che lo aveva sempre accettato, nonostante tutti i suoi difetti; lei che era riuscita ad andare oltre e a trovare anche i suoi pregi. Perché i pregi che aveva scomparivano quando c’era lei? Akane era la sua forza, Akane era l’unica donna che avrebbe voluto con sé. Era Akane quella che sognava di portare all’altare un giorno, era a lei che voleva dire il suo primo “ti amo”, era sempre lei quella che voleva baciare. Ti odio, Akane, perché mi rendi così dannatamente debole. Non debole fisicamente, quello mai, ma debole psicologicamente. Senza Akane la sua testa era un intricato labirinto in cui ogni passo era dolore. Sarebbe morto lì dentro; sarebbe morto senza la sua Arianna che gli porgeva  il filo per tirarlo fuori da lì. Ti ricordi della storia di Arianna, amore mio? Me l’hai letta tu e mi hai anche accusato di non ascoltarti quando parli. Ma come posso non ascoltarti? Ogni tua parola è impressa a fuoco dentro di me. E ora due parole premevano sempre più forte contro le sue labbra e bruciavano ogni cosa al loro passaggio. E Ranma non si pentiva di aver lasciato che uscissero, con tutta la loro forza:
-TI AMO!- urlava il giovane, come se fosse solo. Urlava per raggiungerla, ovunque fosse, per farle arrivare quel messaggio che si teneva dentro da troppo tempo. Ma la sua Akane non si muoveva e il suo cuore esplodeva. Non dovrebbe fare così male, io l’ho donato a te. E’ con te Akane, per sempre.
Eppure Ranma non  avrebbe mai dimenticato quel tuffo al cuore quando lei lo aveva accarezzato. Il suo sorriso era solo per lui, i suoi occhi erano aperti e lo guardavano, la sua mano era sulla sua guancia, a raccogliere le sue lacrime, il suo cuore batteva. E Ranma stringeva forte la sua Akane e piangeva ancora, stavolta per la felicità di vederla viva.
 
Tu mi rendi debole, Akane. Ma, ti giuro!, non smetterò mai di amare questa mia debolezza. Perché è lei che mi rende Ranma  e solo Ranma può vedere quel bellissimo sorriso che credevo fosse scomparso per sempre.



Note:
Lo so, non è il massimo, anzi, è piuttosto banale, ma è solo colpa degli esami di maturità. L'ho scritta in quel bruttissimo periodo post-seconda prova/pre-terza prova, ma ho avuto tempo di pubblicarla solo ora. Ero in piena crisi esistenziale, infatti oscillavo tra l'ottimismo puro ("Andrà benissimo! L'hanno fatto tutti, non è poi così terribile!") e la disperazione assoluta ("Non riuscirò mai a ripassare tutto e andrò malissimo! Ho già sbagliato tutte e due le prove, me lo sento!"). Bene, ora vi lascio dopo aver detto cose inutili . Un bacio! 


 
  
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