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Autore: vermissen_stern    04/08/2015    2 recensioni
Dicono che la notte porti sempre consiglio... o quanto meno aiuti a riflettere nei riguardi di decisioni alquanto spinose.
Tuttavia quando si era ancora piccoli, con i denti da latte ancora ancorati alle gengive, la notte non poteva che portare l'angoscia per l'ignoto e la paura di incubi striscianti che funestavano i loro innocenti sogni.

Un incontro piuttosto singolare tra due creature della notte che corrispondo al nome di Pitch Black e l'enigmatico Mothman
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dicono che la notte porti sempre consiglio... o quanto meno aiuti a riflettere nei riguardi di decisioni alquanto spinose.

Tuttavia quando si era ancora piccoli, con i denti da latte ancora ancorati alle gengive, la notte non poteva che portare l'angoscia per l'ignoto e la paura di incubi striscianti che funestavano i loro innocenti sogni.

Da circa 1500 anni il signore degli incubi camminava nelle notti dei vivi con il calzante nome di Pitch Black, e da quando i Secoli Bui avevano fatto sprofondare l'umanità in un limbo di ignoranza e superstizione il suo lauto pasto era sempre stato garantito. Almeno fino a qualche secolo fa.

Gli incubi dei bambini erano come droga per lui, così come per il fatto che era grazie a loro che esisteva tanto da poter usare appieno i propri poteri, eppure più il tempo passava più era sconfortante vedere quanti piccoli scettici si formassero in tutto il mondo.

E se lui pativa una "fame" quasi imbarazzante era anche logico che pure gli altri Guardiani stavano iniziando a perdere colpi con i piccoli, e ingrati, scettici che non credevano più in loro. Non che la cosa lo disturbasse dato che quel drappello di creature, a cui, vantandosene, aveva dato loro sonore lezioni in passato ancor prima che si foggiassero del titolo di Guardiani... Ma si trattava sempre di campanelli d'allarme alquanto fastidiosi, ed era bene per lui saperli sfruttare contro di loro fino a rendere l'intero mondo suo schiavo e ignaro delle altre creature fantastiche che ne popolavano gli anratti più reconditi e pericolosi.

Un pensiero alquanto affascinante il suo, e che prendeva forma sempre più in tutto il suo iniquo splendore, interrotto nella sua caccia notturna da una sensazione percepibile solo con i sui sensi più sviluppati di quelli di un comune mortale. Lo aveva intravisto con la coda dell'occhio più di una volta nel mentre che sorvolava i cieli notturni della Virginia, in cerca di giovani prede da tormentare con incubi di dubbio gusto da cui trarne potere redditizio, ma in un primo momento non ci aveva dato molto peso scambiandolo per un grosso rapace notturno la cui figura si stagliava sul profilo di una luna perfettamente circolare e luminosa.

Ma un rapace era solito sbattere le ali nel mentre che proseguiva nel suo viaggio solitario, mentre la creatura che lo seguiva pareva avere l'abitudine di non muovere nessun muscolo durante l suo volo silenzioso. Un particolare alquanto insolito che avrebbe sicuramente suscitato inquietudine in un ignaro viaggiatore, ma per l'uomo nero, che aveva ormai intuito la vera natura dell'insolito stalker che lo perseguitava, si trattava unicamente di una seccatura da sistemare il prima possibile.

Ordinò dunque ai suoi incubi viventi, plasmati con sabbia nera e simile nell'aspetto a inquietanti destrieri, di virare verso una fitta radura di alberi lasciando ben intendere, con quella improvvisa discesa in un luogo senza anima viva, che non aveva intenzione di farsi pedinare da una creatura tanto fastidiosa quanto indesiderata da... un po' tutti in effetti.

Scivolò veloce tra le fronde taglienti, senza rovinarsi le vesti e le carni pallide, fino a giungere in un piccolo spazio in mezzo a quella fitta radura che gli permettesse di scendere dal proprio cavallo oscuro. Una rapida occhiata alla foresta non parve dare segnali preoccupanti, e le fronde degli alberi venivano unicamente cullate dal placido vento della sera anziché da quelle che potevano essere le grandi ali di una creatura arcaica.

avanti, barbagianni... fatti vedere” sussurrò il signore degli incubi, guardandosi attentamente attorno sperando che il suo segnale di un faccia a faccia fosse stato captato dalla creatura “cos'è... la tua reputazione ti precede a tal punto che non sai far altro che essere fugace?!”

Quell'ultima frase la berciò contro il silenzio di una foresta immobile, trasformando la bocca in un ghigno sgradevole, prima di essere accontentato da un paio di fuochi che brillavano lontani in quella oscurità opprimente. Non erano fuochi artificiali, e neppure gli occhi di un barbagianni per quanto fossero perfettamente circolari come due lune vermiglie, nell'atto di fluttuare per la foresta sempre più vicino a quello spiazzo baciato dalla luna.

La creatura deambulava con passo strascicato e all'apparenza stanco, nell'atto di avvicinarsi sempre più all'uomo nero prendendo dunque una forma alquanto sinistra, superando gli alberi come se fossero stati incorporei per lui. Si muoveva come l'ombra quale non era, impressionando lievemente colui che lo aveva evocato restandosene comunque impassibile, con la testa incassata in un gracile corpo dalla forma sfocata e dagli arti superiori ripugnanti e simili dunque ad ali antropomorfe.

Più che uomo falena dovrebbero chiamarti aborto della natura... senza offesa, eh”

non suonava sincero alle orecchie della deforme creatura, ma ella non si scoraggiò dinnanzi ad un tale sfoggio di ingenua ignoranza, avvolgendo le ali deformi attorno al corpo avvizzito e continuando a scrutare il signore degli incubi senza sbattere le palpebre invisibili. Non giunse risposta dalla sua bocca invisibile, e sempre muovendosi con passo incerto si avvicinò sempre più a colui che lo aveva schermito percependo chiaramente una sorta di adrenalina scaturire dal suo corpo scarno e pallido.

Pitch Black conosceva, così come molti altri spiriti che risiedevano stabilmente sul mondo degli uomini, la creatura denominata Mothman solo per la sua fama tutt'altro che leggiadra... E fu logico che una strana inquietudine iniziò a strisciare sotto la sua pelle rendendogli stranamente la schiena intrisa di piccole gocce di paura.

Quella stessa Paura di cui lui si nutriva e di cui i suoi servi nutrivano un ben più appetito tanto da non portargli rispetto alcuno se, nel malaugurato caso fosse successo all'apice di un combattimento, persino lui avesse iniziato a nutrire la viscerale emozione fino a divorarlo del tutto. Già ora i suo oscuri destrieri si muovevano irrequieti tra la fitta vegetazione, incuriositi da quel demone silenzioso e con le narici ben allargate per percepire il flebile timore del loro padrone, ma non attaccarono la creatura nota come Mothman limitandosi unicamente nell'osservare la sua avanzata verso l'uomo nero.

Una avanzata che terminò solo quando quest'ultimo, seccato per quel lungo silenzio teso, gridò “rispondimi!” alla creatura smunta e dai movimenti quasi meccanici, come quelli di un burattino, nell'atto esasperato di avvicinarsi a lui.

A quel quesito dettato con una esasperazione che rasentava quasi il terrore di vedere il proprio fato compiersi proprio li, in quel bosco senza un'anima, la creatura portatrice di sventura si fermò ad un piede dal signore degli incubi ed emise ciò che sembrava essere uno stridio metallico di dubbia provenienza. Un suono acuto e fastidioso, che accompagnò la trasformazione dell'uomo falena da esile creatura rinsecchita ad una crisalide abnorme, formata dalle proprie ali, avviluppate come intricati viticci alla sua forma sempre più mutevole, come se la notte stessa lo stesse divorando, che si ingrossarono plasmando ciò che al loro interno stava mutando fino a raggiungere una veloce maturazione che letteralmente scoppiò in faccia a Pitch Black.

alcune gocce di quello che sembrava essere petrolio, e che andò a colpire anche gli alberi e e le rocce vicine, centrò il signore degli incubi portandolo a passarsi ripetutamente la manica della giacca sulla faccia in modo da potersi detergere da quello che sembrava essere un liquido alquanto disgustoso. Distogliendo dunque lo sguardo dall'essere appena nato.

Gah...! Razza di essere immondo! Ma come osi...?!” sbottò indignato il principe indiscusso degli incubi “Io sono...”

... un petulante vecchio bavoso che molesta le ragazzine mentre dormono. si... Lo sanno tutti chi sei... ehe”

Pitch Black non si aspettò che la voce del Mothman fosse tutt'altro che spaventosa, dato che il tono profondo e strafottente della creatura la indicavano come un individuo relativamente giovane, massimo 35/40 anni di vita, m fu ciò che vide quando alzò lo sguardo trovandosi a non riuscir quasi a riconoscere il proprio interlocutore che lo aveva vilmente schermito.

Della smunta creatura fatta di ombra pesante e sangue nero non era rimasto nulla, esplosa in quella notte interminabile e sinistra, sostituita da una figura possente e atletica, come quella di un lottatore, completamente nera e in parte coperta da pezzi di armatura dalla vaga forma di insetto. L'unica nota di colore erano dagli occhi completamente rossi che scrutavano maliziosi l'uomo nero, altri lineamenti del volto erano celati a Pitch e pareva non possedere bocca, ed un collare fatto di soffici piume per ricordare a tutti la sua natura di uomo falena. Così come le sue ali, simili a quelle di una farfalla, per quanto sembrassero cambiare costantemente aspetto in quella notte senza fine, tranquillamente ripiegate dietro la sua schiena.

Io... ah! Ma smettila, razza di spaventapasseri!” sbottò dunque indignato la pallida figura che ben scemava di fronte alla prestanza fisica dell'individuo apparentemente più giovane “quello è... il mio lavoro! Un lavoro assai redditizio dato che ad ogni notte il mio potere aumenta sempre di più. Non necessito di mutare forma per rendermi più credibile agli occhi di un campagnolo”

lo disse con ritrovata spavalderia facendosi passare quello strano timore che l'uomo falena aveva idotto nel suo animo, per un motivo poi non così ignoto data la natura di portatore di sventura che caratterizzava il Mothman in tutte le sue forme, e riportando un solido controllo verso i suoi destrieri d'ombra ora non più tanto sospettosi nei suoi confronti. Lo sgradito ospite tuttavia non si scompose dinnanzi alla minaccia di quei sinistri esseri di sabbia nera, limitandosi a dare clamorosamente le spalle a Pitch Black per potersi sedere su una formazione rocciosa simile ad una specie di “divano”.

Di base questo è l'aspetto che assumo quando incontro le succubi di Ashtart... o le ancelle di Artemide... hai presente, vero? Quelle creature che di norma ti schivano come i calabroni che infestano una stalla, dato che, è risaputo, le tue amicizie non si contano affatto”

Quella creatura stava risultando sempre più sgradevole alla vista del signore degli incubi, come un coro di cicale che canta fino all'esasperazione in una torbida giornata d'estate, per nulla intimorita da una probabile dimostrazione di forza nell'atto di sedersi languidamente sul suo scomodo trono.

hai una bella faccia tosta a rinfacciarmi la tua vita privata, abominio deforme” sbottò infido un principe della notte piuttosto indignato per come quell'essere avesse colto nel segno la sua attuale vita sentimentale “ma mentre tu ti diverti, c'è chi non se ne sta con le mani in mano come il sottoscritto”

Per quanto la creatura fosse nera come la pece erano i suoi occhi ad essere più magnetici di qualunque altra cosa, e in quel rosso così cupo e brillante al tempo stesso, il signore degli incubi poteva come sentire un “richiamo” a cui non sapeva dare una spiegazione plausibile.

Dimmi, dunque...” fece nuovamente Mothman ignorando ancora una volta le parole, prolisse, di chi gli si stagliava di fronte “di quanti nomi è composta la tua persona?”

non era una domanda poi così ignota alle pallide orecchie del principe senza corona, poiché i nomi che venivano conferiti agli spiriti erano dettati dalle credenze popolari loro principale linfa vitale. Appena un essere umano smetteva di credere in loro, ecco che un frammento della loro potenza svaniva come granelli di sabbia nel vento.

E tuttavia, per quanto i nomi fossero un fattore fondamentale per le loro genti, ecco che l'uomo nero si trovò ad indugiare su quelli che lo avevano reso noto tra i popoli.

Da che io abbia memoria gli uomini mi hanno affibiato epiteti poco fantasiosi ma di indubbio fascino” fece pensoso Pitch, massaggiandosi il mento appuntito con una mano “ “uomo nero, baubau, e poi... ehm... suppongo altri che la pebaglia affida per poi dimenticarsene dopo mezzo secolo”

mascherò bene il proprio imbarazzo dinnanzi ad un interlocutore rimasto fino a quel momento impassibile, ma questa non era una infantile gara di nomi e titoli ormai dimenticati anche da loro stessi, quanto al ricordo stesso della loro esistenza e l'importanza della loro presenza su di un mondo che li aveva visti nascere e crescere. Almeno nella gran parte dei casi.

io ho molti nomi...” iniziò dunque la creatura apparentemente più giovane, scivolando via dal proprio scanno per incamminarsi lentamente verso Pitch Black “i nativi di questo luogo mi chiamano Thunderbird. In Asia sono conosciuto come Garuda, in Europa il quantitativo di nomi che mi sono stati affibiati è alquanto esuberante, da uccello del malaugurio ad un generico Fato, eppure il significato è e resta il medesimo... abbiamo questa vita, e abbiamo questo scopo da quando la razza umana ha imparato a stare eretta sulla schiena. Oh, pardon... questo è un particolare che riguarda solo il sottoscritto”

Si concesse una lieve risata per vedere come la prendeva il signore degli incubi, poiché era logico che lo stesse sbeffeggiando sulla base di una cronologia che li vedeva in netto contrasto sia per età, che per influenza concreta nei riguardi di una razza intelligente che dava loro il sostentamente necessario per sopravvivere. Non era una gara quella messa in piedi dall'oscuro signore del fato, quanto un necessario riepilogo che era il caso di fare prima di giungere al limite delle proprie capacità che sfociava, come stava per accadere allo scarno signore degli incubi, in una superbia che poteva portare a spiacevoli conseguenze impreviste. Ma come spesso accadeva, Pitch era troppo orgoglioso per poter ascoltare sagge parole.

Beh, essere più giovani ha i suoi vantaggi sai?” fece dunque l'uomo nero, tutt'altro che impressionato da una probabile predica “l'ambizione è ciò che spinge l'individuo ad osare l'impossibile! Io sono il signore degli incubi, e finchè i bambini di tutto il mondo saranno infettati della mia presenza io continuerò ad esistere e a prosperare!”

ora il mutante era a pochi passi da un individuo la cui sete di potere stava eruttando come un calice di vino riempito fino all'orlo, e la voce che fuoriuscì dalla sua bocca invisibile parve ipnotizzare Pitch Black fin tanto da ipnotizzarlo e portarlo a deglutire ad ogni sillaba sussurrata dalla creatura ancestrale.

Io sono il fato che si abbatte sugli uomini ancor prima dell'arrivo della tempesta... io sono la voce delle madri che supplicano i figli di non scendere in guerra... io sono l'angelo nero che scende nella notte a reclamare il sangue dei primogeniti ancor prima che la morte scenda dal cielo...” allungò le mani artigliate verso il signore degli incubi, che improvvisamente gli parve di essersi rimpicciolito, oppure era la figura di Mothman che si stava alzando a dismisura inghiottendo ogni cosa con la propria ombra, riuscendo solo a deglutire di fronte alla strana voce che ad ogni parola fuoriusciva da quell'essere immondo “io ho molti nomi, Pitch Black, e a differenza di molti altri spiriti la mia storia inizia ancor prima dell'ascesa dell'uomo... ho ricordi ancestrali di cieli di un blu talmente intenso da essere sconfinato, di voli perenni alla continua ricerca di qualcosa di cui non rimembro più il nome...”

la voce della creatura si stava facendo sempre più sottile, come il sussurro di un peccatore all'iterno di un confessionale, nel mentre che le mani dell'opmo falena accarezzavano languidi il volto smunto di un generale caduto in disgrazia ormai molto tempo fa. Era una ipnosi come quella che l'incantatore di serpenti fa sulla sua indomabile bestia, eppure ogni sua parola portavano un disagio che faceva vibrare ogni vertetrbra nel corpo e riempire il cervello di adrenalina nell'osservare i magnetici occhi di un dio dimenticato e pericoloso.

La vita mortale che ci caratterizzava un tempo è ormai andata perduta, Pitch Black... ma è ciò che abbiamo vissuto è ciò che alla fine ci ha forgiato in ciò che siamo ora. La vita ci ha stretto un cappio al collo simile alle spire di serpenti velenosi...” e qui la creatura strinse il collo della propria vittima a dimostrazione che le sue parole fossero indispensabili come l'ossigeno per le creatue viventi “e questi serpenti ci hanno forgiato davvero... oh piccolo essere insignificante... ci hanno forgiato, e ci hanno maledetto ad una esistenza meschina in cui ogni gesto quotidiano si riduce ad un mero gesto di pura concettualità, condannati in eterno a legarci ai nostri più grandi sbagli fino a che la nostra stessa esistenza non diverrà un lumicino senziente nel mezzo del nulla. Dunque, ora dimmi: credi che la mia presenza sia solo casuale, ora che sai ciò che sono veramente?”

Ora la pressione del suo respiro si stava facendo insopportabile persino per un essere forte come l'uomo nero, sentendo quel suono affannato e stanco infilarsi nella sua testa e sostituendosi con il suo, nel disperato tentativo di non rimembrare ricordi simili a quelli che stava vivendo ora. Una marea nera pesante come petrolio e silenziosa come lo spazio sconfinato di galassie e stelle morenti, in cui il suo solo respiro era udibile sempre più ovattato e lontano come un astronauta ormai disperso nel nulla, che lo aveva portato a mutare e ad abbracciare il male più assoluto pur di sopravvivere alla follia. Non voleva rimembrare il giorno in cui era diventato Pitch Black, in un momento descrivibile come soffocare negli abissi più tetri di uno oceano sconosciuto e freddo, ove gli unici abitanti erano mostruosi pesci dai denti abnormi desiderosi di strapparti le carni e danzare tra le tue viscere esposte al vuoto siderale, ma quell'assurda esperienza stava riuscendo nell'impresa di fargli rivivere i momenti più dolorosi della sua meschina esistenza. Gli ipnotici occhi della bestia parvero ingrossarsi e diventare nuovamente due lune scarlatte in mezzo ad una tenebra scomposta e deforme, capace di dissolvere i fedeli servi del principe oscuro e ridurre i loro nitriti ad urli strozzati e sofferenti.

Pitch Black non era più capace di sostenere il peso del proprio passato che stava lentamente tornando alla vita grazie a quella maledetta creatura mutaforma che lo stava portando ad impazzire, pertanto fu con un gesto di disperazione che riuscì a sbarazzarsi della bestia demoniaca sfoderando la propria falce e riuscendo, senza non poca fatica tanto da torcere il torso sentendo scricchiolare persino le ossa, nell'assurda impresa di tranciare in due quell'oscurità artificiale e opprimente.

Le lune rosso sangue, su cui gli parve di vedere persino i volti di coloro aveva perso in vita, si dissolsero a quel fendente perfettamente orizzontale che portò la creatura nota come Mothman a dissolversi nell'immediato come se non fosse mai esistita. Come se avesse avuto una allucinazione nei suoi occhi simili ad una eclissi lunare, e tutto ciò che aveva vissuto fino a quel momento non avesse intaccato nemmeno i suoi mastini infernali che al momento pascolavano nella radura gardinghi e timorosi dell'ira del proprio padrone.

Si ritrovò a riacquistare il fiato che fino a quel momento gli mancava nel silenzio notturno di una foresta senza nome, e solo dopo svariati minuti trovò la forza di alzare lo sguardo al cielo per osservare una luna che non ospitava più il suo persecutore di quella notte.

io non cadrò così presto... mi hai sentito, spaventapasseri?!” tuonò l'oscuro signore degli incubi, ora non più intimorito dalla profezia nata da un passato ormai dimenticato “io regnerò ove tu hai miseramente fallito! Io schiaccerò il fato e lo plasmerò come meglio mi aggrada! Non cadrò così failmente... puoi starne certo”

la sua furia si placò solo nelle ultime parole, ritrovando una sicurezza iniziale che ben lo appagò sentendosi nuovamente più forte di prima, e ciò che sibilò infine parve più una sicurezza speranzosa piuttosto che la cruda realtà condannato da quando era in quella sua nuova rinascita. Poiché era solo per puro caso che le loro strade si erano incrociate in quella notte, e nulla avrebbe fermato il suo destino.


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allora, questa è la prima volta che scrivo su questo fandom, e sebbene io non sia una fan delle 5 Leggende la lettura di una certa fanfiction scritta da Dracarys mi ha stimolato alla scrittura. Mi piaceva l'idea di far incontrare quell'essere inut... ehm, Pitch Black con una sorta di nemesi qual è il Mothman, e ho deciso di farlo in questa oneshot che dovrebbe essere un esperimento.

Ad ogni modo la storia è disseminata di indizi sull'esistenza del Mothman stesso, come il fatto che sia ambientata in Virginia ( primo luogo in epoca moderna del suo avvistamento ) o a quello di un suo passato di essere vivente vero e proprio ( secondo alcuni il Mothman sarebbe un uccello gigante “sopravvissuto” all'era del pleistocene. I nomi con cui l'uomo falena si è identificato sono veri, e la sua funzione in mitologia è quello di apparire in determinati luoghi prima che si scatenino catastrofi immani fungendo da avvertimento agli uomini.

Non è dunque una creatura malvagia, e anche il suo aspetto mutevole è canonico. Spero abbiate fatto buona lettura...

  
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