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Autore: Fast    06/08/2015    6 recensioni
L'amor che muove il sole e le altre stelle. L'amore che rende folle il più saggio degli degli uomini, e coraggioso il più pusillanime.
Un uomo tormentato dal suo passato, una giovane donna armata soltanto del suo buon cuore e del senso dell'onore.
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Deglutì, e strinse forte i pugni per farsi coraggio. -Siete... Siete qui per mio padre?-.
Osservò non senza un un brivido le labbra del cavaliere davanti a lei piegarsi in un sorriso privo di qualsiasi tenerezza.
-No. Sono qui per te, Kagome...-
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia anima è una tomba che, cattivo cenobita, 
dall'eternità percorro e abito;
ma nulla abbellisce i muri di questo chiostro odioso.

Baudelaire


Un urlo ancora più straziante dei precedenti fece scivolare la tazza colma di the verde dalle mani della giovane serva Ayumi. 

Sospirò. 

Sapeva benissimo quello che il suo Signore stava provando in quel momento.

Si alzò sconsolata, ripulendo il più in fretta possibile il guaio che aveva combinato per poi voltarsi a riempire una nuova tazza di porcellana che posò sul piccolo vassoio di legno che aveva già preparato in precedenza. Tuttavia, il rumore di passi veloci nel corridoi la costrinse a distrarsi ancora. 

Quasi immediatamente la porta scorrevole si apri di scatto, lasciando sbucare la faccia, decisamente troppo bianca, del signor Myoga, uno degli uomini di fiducia del Signore.

-Ayumi! Ragazza, per tutti i Kami, è pronta la roba che ti ho ordinato?- 

La giovane piegò la testa in avanti in modo affermativo.

-E allora cosa aspetti a portarla su? Sta diventando insostenibile, e sai benissimo cosa succede quando perde il controllo!-. 

Le ultime parole erano state pronunciate con tono strozzato, probabilmente dalla paura. 

Ma d'altronde Myoga non si poteva certo definire un uomo coraggioso.

La serva storse la bocca. 

Come poteva biasimarlo, contando che anche lei sapeva perfettamente quello che succedeva quando il suo Signore dava di matto? 

Come poteva, per la santità  dei Kami, giudicarlo quando lei era la prima ad esserne terrorizzata? 

Facendosi coraggio, Ayumi si sistemò le pieghe sgualcite del kimono ed afferrò il vassoio, facendo attenzione a non rovesciare neanche una goccia di the dalla tazza  e da una boccetta colma di un liquido scuro a lei ben noto. 

Mentre camminava a passo spedito per i corridoi, guardava cercando di non farsi notare le facce scure dei soldati. 

Erano passati due giorni dalla tragedia, due giorni che a tutti loro erano parsi anni, secoli.

Dopo qualche minuto, giunse davanti alle stanze del Signore. 

Aprì con tutta la discrezione possibile la porta.

Le si strinse il cuore, non appena i suoi occhi misero a fuoco la scena all'interno della stanza. 

Il suo Signore era li, piegato sulle ginocchia, il volto stravolto dal dolore celato dai lunghi capelli d'argento, una mano artigliata stretta spasmodicamente attorno ad una più piccola e molto, troppo, pallida. 

Ayumi strinse le labbra.

La sua bellissima Signora...

-Inuyasha- 

La voce fredda e profonda di Sesshomaru, fratello del Signore, la fece sobbalzare. 

Quasi sembrò riscuoterla da uno strano stato di trance. 

Fu allora che si permise di focalizzare l'attenzione sul corpo senza vita della Signora. 

Perfino la morte non era riuscita ad intaccare la sua proverbiale bellezza. 

I lunghissimi e lucidissimi capelli d'ebano erano sparsi ordinatamente attorno alla testa, quasi a voler formare una corolla per quello splendido fiore reciso troppo presto. 

Il bel volto dall'ovale perfetto era pallido, il naso piccolo che spuntava grazioso sulla bocca carnosa, e le palpebre dalle lunghe ciglia scure che celavano quegli splendidi occhi neri come la notte.

Le braccia fini come steli erano sistemate con cura sul corpo minuto della donna, mentre la mano grande ed abbronzata del Signore carezzava e stringeva quel corpo ormai privo di vita, avvolto nella veste bianca e rossa tipica delle sacerdotesse. 

Un singhiozzo si propagò nell'aria, e Ayumi sussultò quando le iridi dorate del demone si alzarono dai poveri resti della donna stesa sul futon.

Quasi ebbe un'altra stretta al cuore, Ayumi, nel vedere il bel volto del Signore scavato con  la barba troppo lunga ad accentuare la sofferenza di quei tratti perfetti.

-Cosa, Sesshomaru? Cosa vuoi?-.

Ayumi represse a stento un gemito, non appena sentì dopo due giorni la voce del suo Signore.

Era fredda, bassa, arrochita. 

Tutto in lui, dalle ampie spalle ricurve alle mani contratte, lasciava trasparire dolore.

-Voglio che ti riprenda. Non ti servirà a nulla avvilirti così-.

Sorprendentemente, quella frase non destò l'ira del Signore.

Ayumi lo osservò alzarsi lentamente in piedi, la casacca nera del kimono sdrucita e strappata, e dirigersi verso il giardino illuminato a malapena da un misero quarto di luna.

Sobbalzò sentendo una mano stringere il gomito.

Col cuore in gola si voltò, incrociando gli occhi scuri del signor Myoga. 

-Dai qua, ragazza. E torna nelle cucine- borbottò l'uomo afferrando il vassoio.

La ragazza esitò. 

-È per il tuo bene- incalzò quello, due gocce di sudore sulla fronte corrugata.

Ayumi lasciò andare il vassoio per schizzare fuori dalla stanza, richiudendo la porta scorrevole dietro di sè.

-Dannazione!-

Un astio, una rabbia indicibile grondava da quella parola, facendola somigliare terribilmente ad un ringhio. 

Le gambe della giovane donna si bloccarono di colpo. 

-Maledetto! Che sia maledetto Naraku! Mi ha tolto l'unica cosa che dava un senso alla mia vita!-

-Hai sentito cos'ha detto l'anziano, no? È possibile riportarla in questo mondo!- 

La voce di Sesshomaru risuonò chiara e decisa.

-Si. E se questo comporterà il sacrificio della figlia di quel bastardo non mi interessa-

-Dimentichi la sfera-

Una risata priva di ogni felicità raggiunse le orecchie di Ayumi, intenta ad ascoltare quella conversazione. 

-La sfera è l'ultimo dei miei problemi, Sesshomaru. Prenderò la figlia di quel dannato, e credimi, sarà per me un immenso piacere ucciderla per ridare la vita alla mia Kikyo-. 

Calò il silenzio.

-Dicono che non somigli per nulla al padre- 

-Non mi interessa!- ruggì Inuyasha. 

-Argh...-.

Un gemito di dolore uscì dalle labbra dell'uomo.

-Dove diavolo è la pozione?- urlò.

Ayumi senti Myoga avvicinarsi con velocità.

Dopo aver bevuto, Ayumi senti il suo Signore posare con violenza la tazza sul vassoio. 

-Solo il fatto che nelle sue vene scorre il sangue di quel maledetto mi è più che sufficiente per toglierla dal mondo!- continuò.

-Capisco- disse Sesshomaru -Ma dovrai fare attenzione. Sai bene che è lei che....- 

-So benissimo cos'ha detto il vecchio! Ho memorizzato ogni  dannata parola che ha pronunciato!-

-Sei sicuro, Inuyasha?-. 

Ayumi, armata di un ardire che non credeva di possedere, con la massima cura aprì di qualche millimetro la porta, giusto in tempo per osservare il suo Signore, Inuyasha, muovere qualche passo verso il fratello. 

Un'improvvisa folata di vento mosse i suoi capelli d'argento, mentre gli occhi brillavano di una luce sinistra. 

-Non sai quanto, Sesshomaru. Riavrò la donna che amo. E non c'è nulla a questo mondo che potrà impedirmelo-.

La voce di Inuyasha assunse un tono basso e minaccioso, privo di qualsiasi traccia di misericordia e tentennamento. 

-Molto bene. Da dove vuoi cominciare, dunque?- 

Inuyasha piegò le labbra in un  amaro sorriso, mentre muoveva qualche passo verso la salma di Kikyo.

-Darò disposizioni affinché il corpo di Kikyo sia conservato a dovere in attesa della sua rinascita. E partiremo immediatamente alla ricerca della figlia di quel bastardo-.

-Molto bene. Non hai intenzione di muoverti verso Naraku?- domandò Sesshomaru. 

-Assolutamente no. Non voglio che sospetti nulla. Non deve sapere che abbiamo scoperto il modo di riportare a noi Kikyo. Dobbiamo continuare come al solito. Niente dovrà destare in lui il sospetto di aver fallito. Ma credimi, attendo con ansia il momento in cui toglierò la vita a quel dannato. Solo allora la mia anima avrà pace-.

Seguì un breve silenzio, scandito solo dal rumore del vento. 

-Qual'è il nome della figlia?-

-Kagome. Si chiama così- 

Ayumi osservò il suo Signore portarsi una mano al mento, gli occhi dello stesso colore del sole che scintillavano di odio.

-Kagome, eh?- 

La voce era bassa, mentre calcava quel nome con un tono pieno di significati.

-Molto bene. Rispolvera le buone maniere, fratellino. A breve avremo un ospite. E che ospite!- 

La giovane serva richiuse con attenzione la porta, mentre la risata diabolica del Signore le perforava le orecchie. 

Non sapeva chi fosse, questa Kagome, e di certo era estranea a tutta la triste vicenda che si erano trovati ad affrontare in quei giorni, come aveva detto il Signor Sesshomaru, ma se il suo Signore aveva deciso di prenderla di mira per qualche scopo a lei oscuro, beh, in quel caso quella ragazza era spacciata.

E così Ayumi si ritrovò, dal profondo del suo cuore di sorella di sei fratelli, a fare l'unica cosa possibile per quella donna.

Supplicare i Kami.

Pregarli di salvare un'innocente dalla rabbia di un uomo ferito, privato dell'unico amore che avesse mai conosciuto. 
  
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