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Autore: Luna_R    06/08/2015    2 recensioni
Najla Louise Chedjou è una venticinquenne, in una Parigi agli sgoccioli degli anni sessanta.
Ha un fratello, Benjamin, che adora e la adora; una madre che in giovinezza, nonostante le rigide regole dell'epoca, fu una vera anticonformista e uno zio acquisito, che ha riportato nelle loro vite la serenità e l'arrivo di un altro fratello, Lukas. Najla è una ragazza determinata ad inseguire i suoi obiettivi da medico, sebbene la società la voglia moglie e madre, non intende rinunciare per nulla al mondo. Questa forza nasconde però una grande fragilità e il dolore di una perdita che l'ha segnata. Riuscirà il destino a farla ricredere?
*
Storia ispirata alla mia F.F Zenzero&Cannella. I miei vecchi personaggi sono andati avanti, nel prologo ho inserito le informazioni base necessarie per capire la psicologia dei nuovi personaggi, perciò non ritengo sia necessario aver letto la suddetta, ma ovviamente sarei felice se qualcuno ci passasse!
***
Capitolo 1_Non credo di essere speciale nel desiderare che le persone non soffrano più. Credo che ogni medico tutti i santi giorni debba svegliarsi con la voglia di salvare quante più vite gli sia possibile e sono certa che sia così.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Menta e Cioccolato



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Pioggia.

Mi piace l'odore della pioggia.

E Parigi è maledettamente bella quando piove. Ma piove sul serio, non quella fitta nebbiolina bagnata che urta il sistema nervoso e basta.

Mi piace essere bagnata in questo momento, ho come la sensazione che tutti i problemi vengano lavati via e al loro posto una tela immacolata da sporcare daccapo; oh.. il cielo è in tumulto, il mio cuore è in tumulto.


La città è in tumulto. E non si parla d'altro. Deesire Bonnet e il suo amante, Fabien Moreau.




* * *



Prologo.

Parigi, 1966.


Sei davvero bello fratello!”

Benjamin è l'uomo che tutte le donne vorrebbero incontrare sul proprio cammino; studi eccellenti alla Sorbona, un capitale ragguardevole per dirigere un impero industriale, una bella faccia scolpita e occhi verde-azzurro come pozze, un fascino degno di un epoca che a scuola si studia come Medioevo. Poche sanno che è anche un fratello eccezionale e non perché sono la sua sorellina più piccola -è un'altruista in maniera scellerata- ma perché in lui c'è del buono autentico, che in questo caotico e sovraffollato mondo in cui apparteniamo è davvero cosa rara.

Mia madre lo paragona spesso a nostro padre.

Non ricordo mio padre, ed è strano perché quando è morto non ero esattamente una bambina; il mio analista dice che è per rifiuto della realtà. Cosa c'è da rifiutare? Mio padre è morto giovane e non tornerà, punto. E' la realtà stessa, che si rifiuta d'essere tale.

Scuoto il capo. Non voglio pensare a lui, non adesso che Benjamin si guarda allo specchio perplesso e dubbioso in uno smoking fumé che gli fa il sedere eccessivamente grosso e cozza abbastanza con i suoi morbidi capelli cenere.

Forse dovresti provare il nero. Le vie di mezzo non fanno per te.” Abbozzo, ingollando lo champagne frizzante nel flute.

Non sono convinto difatti. Trovo che questo colore non mi doni.” Visto, lo dicevo fosse superlativo e lo penso ancora di più, mentre la sarta gli gira attorno convincendolo del contrario e lui ribatte con fermezza che non vuole apparire spento, in un giorno così importante. “E' il mio matrimonio, Santo Cielo, possiamo fare di meglio!” E ride creando delle fossette deliziose sulle guance; la donna lo guarda spaesata -fa questo effetto quando ride- e sparisce dalla nostra vista.

Sei nervoso?!” Gli chiedo giocherellando con dei vecchi anelli che ho al dito.

Questo vestito mi sta uno schifo, ma è solo il primo dopotutto.” Sottolinea e approvo anche io, prima di girarmi in direzione della voce familiare per le scale; è la mamma ed è arrivata finalmente.

Uhm.. preparati, le verrà un colpo.” Gli dico sarcasticamente. “Mamma, Benjamin è vestito da sposo!” Grido, prima che la sua testa di mossi capelli color moka, arrivi al piano; mi guarda in cagnesco ma poi si lascia andare in un sorriso espansivo.

E' davvero bella nostra madre, una signora elegante ma vivace, della Parigi per bene.. ma con l'anima da condottiera.

Najla Louise. E' così che ti ho educato?!” Quando pronuncia il mio nome per intero è arrabbiata sul serio, ma il suo sorriso cancella ogni dispiacere. “Ben, per l'amor del cielo togliti quel vestito, sembri un cielo grigio!”

Madame Rombeau, una despota capo commessa dell'atelier Delle Rose torna con altri abiti, stavolta più scuri e decisamente migliori; fischietto e so già che mia madre mi fulminerà nuovamente, per questo.

La donna passa due completi a Benjamin, uno che indossa in un batter d'ali e ci mostra con immensa soddisfazione.

Si tratta di un abito tre pezzi di un elegante color nero, con il gilet dello stesso tessuto della giacca, abbinato ad una camicia bianco virginale e una cravatta in pura seta jacquard; la mamma miagola e cerca un fazzoletto nella borsa, io resto senza parole per la prima volta in vita mia.

Beh, direi che la scelta è fatta.” Ben fa una leggera torsione che mostra la coda del suo tight e si sistema con convinzione il fiore -finto per il momento- da mettere nel taschino. Madame lo guarda annuendo, rivolgendoci poi le sue occhiatine.

La cerimonia è fra sei mesi. In Giugno, il venti. Ho già lasciato le misure alla sarta da basso, può spedirlo al mio solito indirizzo, madame.” Deesire Bonnet si alza e va a congratularsi con il ragazzo, la signora fa un leggero inchino e se ne va. “Ancora non credo che ti sposi nel mio stesso giorno di nozze!” Dice poi al ragazzo in piena estasi.

Ancora non ci credo che ti sei sposata in Notre Dame, mamma!” Ribatte lui. In realtà se non avessimo le foto a testimoniarlo, non ci avrebbe creduto nessuno, penso mentre mi alzo anche io e corro ad abbracciare il mio fratellone. “Quando l'ho raccontato a Charlotte, per poco non mi convinceva ad annullare la prenotazione alla Santissima Trinità.”

E tu non raccontarle sempre tutto.” Borbotto, poi penso a quella benedetta ragazza e mi rallegro; una donna di buon carattere, bellissima, figlia di leggendari artisti che nei primissimi anni sessanta sbancarono con l'apertura della loro galleria d'arte in America. “Sincere congratulazioni Benjamin, non posso che essere molto felice per te.”

Lo bacio sulla guancia e scendiamo tutti e tre al piano inferiore.


Beenjii!” Un bambino ci viene incontro.

Quel bel bambino biondo di quasi cinque anni è Lukas Alì Moreau, il nostro fratellino minore, nato dalla successiva relazione di nostra madre.

Benjamin lo accoglie nel suo abbraccio, poi da le ultime direttive per il vestito e insieme usciamo dall'atelier.

Zio Fabien è fuori che ci aspetta. Per essere Dicembre non fa troppo freddo, drappeggio poco convinta la sciarpa sulle spalle e lo saluto.

Se il matrimonio a Notre Dame risulta essere straordinario, come un po' tutta la vita della mamma insieme a papà Aurelien, l'incontro fra lo zio e la stessa, risulta essere ancora più incredibile; in realtà Fabien non è nostro zio, ma il cugino di nostro padre, tornato illeso dalla seconda guerra mondiale, quando tutti lo credevano morto. La mamma racconta che in cuor suo aveva sempre sperato fosse così, ma si era arresa come avevano fatto tutti ed era andata avanti e costruito il suo futuro, lasciandosi alle spalle i fantasmi del passato.

Forse si sono sempre amati.

E non lo dico per loro ammissione, ma una donna certe cose le capisce, vedo gli occhi lucidi e pieni d'amore di mia madre quando ne parla.

Benjamin ritiene che comunque siano andate le cose, Fabien sia stata una benedizione per lei e che fosse inevitabile i due si innamorassero; dal giorno in cui si ritrovarono al mercato delle pulci -una me giovanissima fu una fortunata testimone dell'evento- furono inseparabili, tanto da sposarsi senza troppi pensieri e coronare da lì a poco l'unione, con l'arrivo del piccolo Lukas.

Allora?” Chiede l'uomo rivolto a Ben, dopo aver baciato la mamma.

L'ho trovato, zio.” L'uomo curva il sorriso all'ingiù e si scusa per non aver fatto in tempo, brontolando sulla nuova amministrazione della città e quanto sia diventata invivibile a livello di traffico, ma Ben gli da una vivace pacca sulla spalla e gli strappa la promessa di accompagnarlo alla prima prova ufficiale.

In macchina c'è silenzio, mia madre ogni tanto mi lancia delle occhiatine dubbiose fino a quando non le chiedo cosa la turba tanto.

Mi chiedevo..” temporeggia e non è un bene; so già dove vuole andare a parare. Stringe la mano dello zio e si fa coraggio. “Non c'è nessuno di speciale che vuoi ti accompagni, il grande giorno?”

Alzo gli occhi al cielo e lo zio Fabien ride. Lui è dalla mia parte lo so, nonostante ami Deesire più della sua stessa vita, in qualche modo ha uno spirito libero che poco si conforma alle regole della nostra società. “Mi accompagnerà Lukas. Vero che mi farai da cavaliere?”

Il ragazzino biascica un sì, senza staccare gli occhi dal fumetto di “Asterix” che ha poggiato sulle gambe; è un ragazzino precoce, dedito già alle belle arti, proprio come suo padre, professore d'arte a l' École nationale supérieure des beaux-arts.

Najla Louise, mi riferivo a qualcuno dal metro e ottanta in su.” Benjamin si lascia andare ad un risolino, incrocio le braccia al petto indispettita.

Stai diventando petulante come la nonna, è ora che tu lo sappia. E per tua informazione, l'altezza media della popolazione maschile francese si è ridotta drasticamente al metro e settanta, negli ultimi anni.”

La sento schioccare la lingua al palato, girandosi adirata verso lo zio che la tranquillizza con uno sguardo addolcito. “Sono sicuro che quando quello giusto arriverà, saremo i primi a saperlo.” La mamma sbuffa poco convinta, lui getta ancora un'occhiata verso di me dallo specchietto retrovisore.

Annuisco senza aggiungere altro, la collina di Montmartre appare austera davanti a noi e stempera ogni malumore.

Adoro ogni volta perdermi sui profili dei tetti della città, risalire la Rue Caulaincourt al limitare del quartiere per poi addentrarmi sulla Lepic e la sua sfilata di bistrot e boutique alternative, proprio come il quartiere degli artisti richiede. E' un sogno, vivere qui.

Montmartre ha un ridisegnato e riscritto le sorti e la storia della mia famiglia, ricca-borghese proveniente dalle sponde della Senna e poi approdata con la mamma, qui dove il fascino e il mistero della malinconia, si fondono egregiamente, ammaliando lo spettatore; come dicevo, Deesire Bonnet nel dopoguerra insieme al suo sposo Aurelien, per far rifiorire le casse della famiglia, vessata da una terribile incursione dell'esercito del Terzo Reich nell'azienda che gestivano e che portò alla loro distruzione in una sola notte, decisero di avviare un commercio del tutto nuovo, dedito all'arte culinaria della pasticceria, una delle vocazioni preferite della donna. La nostra vita, cambiò radicalmente.

Quella che sembrava una piccola idea per sbarcare il lunario, divenne invece la salvezza e molto di più.

La passione che mia madre mise in quella nuova avventura, la portò ad aprire diverse “botteghe” (come ama chiamarle lei) e importare i suoi famosi biscotti – prelibatezze allo zenzero&cannella condite da un ingrediente di cui mantiene stretto riserbo ma che io conosco come liquore di lavanda- in mezza Europa, dove dopo ancora molti anni è conosciuta e apprezzata.

Mio padre morì prima di vedere con i propri occhi quel successo, ma prima di allora cercò di risollevare anch'egli l'onore della famiglia Chedjou, ricostruendo daccapo l'azienda che negli anni trenta, era stata il faro per molti nel settore della metallurgia; quell'azienda oggi è gestita da mio fratello Benjamin e mio zio Cedric fratello di mia madre, con un discreto successo a vele spiegate verso l'oceano dell'economia.

Finimmo in pianta stabile sulla collina dopo il lutto, mia mamma attraversò un momento molto buio e sentiva che la città custodiva troppi angoli che parlavano di quel marito che aveva perduto troppo presto, quindi ci trasferimmo là dove invece i sussurri erano solo segreti che il vento lasciava fra gli alberi e il vigneto. Lei sbocciò, noi tutti sbocciammo, lontani dal caos, protetti da Fabien Moreau, arrivato un bel giorno di cielo terso, dalla terra dei morti.


La mamma vuole solo vederti felice.” Benjamin interrompe il flusso dei ricordi, sussurrandomi nell'orecchio.

Faccio spallucce, guardando il profilo della donna riflesso sul vetro dell'auto; è stata una ribelle sebbene abbia accettato un matrimonio combinato, una donna non convenzionale, con idee moderne e..al secondo matrimonio! Eppure certe volte mi sembra così bigotta.

La adoro con tutto il mio cuore sia chiaro, vorrei solo si concentrasse sui miei reali desideri che per il momento eludono tutti le sue aspettative, ma sono miei ed io non vorrei mai scambiarli per la mera attitudine di pensare che una donna non possa essere felice senza un uomo.

Certo che vorrei innamorarmi, tutti sognano l'amore alla fine, ma per una donna che fa il medico nel millenovecentosessantasei risulta un po' arduo come compito, così concentrata nel mio obiettivo e a non farmi schiacciare proprio dagli uomini.

Vorrei combattere prima il male che si è portato via il mio amato padre, trovare una cura che permetta a nessun altro di soffrire una perdita ingiusta e senza scrupoli e se questo mi distaccherà dal flusso della vita e da quella persona in serbo per me, sarà per una giusta causa.

Tutto accadrà quando sarà il momento, mi faccio coraggio, pensando questo.

Guardo ancora Fabien sfiorare con la punta delle dita la mano della mamma e sono sempre più convinta.

Ho una colazione con un collega di Londra, zio puoi lasciarmi alla Maison Rose, per favore?”

L'uomo svolta in prossimità della Rue de l'Abreuvoir e accosta in prossimità del punto da me indicato.

Saluto tutti e con energia vado incontro al mio appuntamento.


* * *

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Patrick è un ragazzone della City che ho conosciuto nel mio lungo percorso di specializzazione alla University College, tremendamente puntuale e dal carattere sincero. Mi saluta vigorosamente, mentre slego la sciarpa dal collo e entro nel locale.

L'aria calda delle portate mi investe e mi coccola mentre prendo posto al tavolo dove il ragazzo mi aspetta trepidante.

My friend!” Ulula gioviale, interrompendo il brusio di due piccioncini accanto a noi.

Caro!” Gli faccio eco, abbracciandolo e stampandogli tre baci sulla guancia. “Come stai? Che si dice nella City?”

Non ci crederai, ma ho buone nuove da farmi credere pazzo.” Poi mi sistema la sedia con galanteria, mi siedo e si siede anche lui. “Vorrai farmi avere presto un elenco di posticini come questo perché sai.. diventerò parigino anche io!”

Lo guardo scioccata, dopo aver ordinato due calici di vino e una selezione di formaggi con tartine.

Se non fosse per il freddo giurerei d'aver perso l'uso della lingua!” Rispondo.

Lo so sembra incredibile. Io stesso stento a crederci, ma non è finita qui.”

Non mi dire che ti trasferirai nel mio stesso ospedale.”

Trasferimento approvato.” Risponde con un sorriso gioviale che fa sembrare i suoi occhi azzurri ancora più grandi. “Saremo nuovamente colleghi.”

Ma è una bellissima notizia. Dov'è il vino, dobbiamo festeggiare!”

Il cameriere arriva dopo poco e nostri calici collidono all'unisono prima ancora di toccare tavola.

Quando potrò chiamarti concittadino?”

Sarò qui fra tre settimane, dottoressa Chedjou.”

A quel punto mi blocco; Patrick è sempre stato un ragazzo molto metodico, puntiglioso a tratti e molto inquadrato.

Mi acciglio, pensando al peggio. “Sembra una fuga, quasi.”

Non devo aver capito male, perché il suo sguardo finisce sul tavolo come una serranda che si chiude piano. “Io e Jonathan ci siamo lasciati.” Sussurra pianissimo, voltando il capo ai nostri vicini; i due sono intenti a ridere alle battute sceme di lui, tipiche di un primo appuntamento.

Mi dispiace.” Dico, alzando di nuovo il calice. “Ad una nuova vita, più bella di quella di prima!”

Guardo infondo ai suoi occhi da rivoluzionario e pioniere della rivolta omosessuale e sono certa che qualsiasi sia stata la motivazione della loro rottura, tale da volerlo allontanare dalla sua città natale, Patrick si riprenderà a dispetto di tutto.

Ci sono ricordi di lui e delle meravigliose pies con la quale mi coccolava le notti insonni passate sugli appunti della ricerca, racconti di storie di quella che era una realtà difronte la quale nessun uomo o donna che sia, aveva il diritto di replicare con la violenza e sopratutto c'era la forza con la quale un uomo difendeva quel diritto.. il diritto di amare liberamente chi si vuole.

Dicono che gli uomini francesi siano affascinanti.” Mi risponde, dopo aver ingollato un bel sorso di rosso.

Sospiro. “Non è che ho visto molti uomini ultimamente.”

Io ti salverò, my friend. E' inammissibile che mi diventi un topo da biblioteca!” Rido e faccio spallucce. “Per l'amor del cielo, hai bisogno di un uomo!” Dice più forte, il viso paonazzo e un'inconfondibile e chiassosa risata inglese. I due piccioncini a quel punto si voltano.

Sei fortunata.” Dico a lei, una biondina tutta lentiggini e occhi da cerbiatta.

Quella si muove agitata e mi risponde che lo è davvero. Poi costringe il ragazzo seduto con lei a chiedere il conto e andare via.

Io e Patrick ci guardiamo e scoppiamo a ridere.

Non prendere impegni il venti giugno, mi serve un cavaliere e tu sei decisamente quello giusto.” Dico sul finire del pasto.

Alza gli occhi al cielo e sospira. “Chi si sposa, sentiamo un po'?”

Mio fratello, my friend.”

Oh God, quella specie di divinità greca, con tutti quei capelli mossi e un irresistibile fondo schiena?” Annuisco divertita mentre mi stringe la mano con orgoglio. “Comprerò lo smoking migliore per te.” Gli sorrido affettuosamente e chiedo il conto.

Che sbadato non ti ho nemmeno chiesto come procede la ricerca.”

Fuori il cielo è plumbeo. Sicuramente nel pomeriggio pioverà, mi stringo nelle spalle mentre Patrick si accende una sigaretta.

Spero vada a buon fine prima o poi, visto che continui con il tuo terribile vizio.”

My friend...”

No!” Lo fermo. “Sei un medico Patrick, qualsiasi cosa dirai in merito sai bene che è una scusa.”

Sa la mia storia. Sa di mio padre, sebbene i suoi polmoni non sono stati avvelenati dal fumo di sigaretta. Mi guarda con tenerezza e remissione, da un ultimo tiro colpevole e la getta via. Rimasto solo ne fumerà un'altra lo so, ma è più forte di me, non riesco a trattenermi.

Andiamo.” Mi dice, prendendomi sotto braccio e accompagnandomi verso casa, pochi passi più giù della rue.

Restiamo in silenzio ad ascoltare i rumori ovattati dell'inverno e i nostri respiri calmi, prima di fermarci nella piazza antistante la villetta dove abita la mia famiglia; avevamo intonato qualche pezzo di Dalidà e si era fatto promettere che l'avremmo scovata prima o poi in quel di Parigi, per poi infilarsi in un taxi alla scoperta della città che lo avrebbe accolto da lì a poco.

Lo vidi sparire nella discesa della strada e prima di entrare in casa sorrisi sentendomi fortunata nel poter contare sulla sua amicizia.

Insieme avremmo conquistato la città, me lo sentivo.

Fine Prologo.


* * *

NOTA AUTRICE:

Per chi avesse avuto il piacere di seguire la mia fan fiction “Zenzero&Cannella” questa non è altro che una storia da cui vi ho preso ispirazione.

I miei vecchi personaggi sono andati avanti, in questo prologo ho inserito le informazioni base necessarie per capire la psicologia dei nuovi personaggi, perciò non ritengo sia necessario averla letta, anche se ammetto che mi farebbe molto piacere se qualcuno avesse voglia di farlo, in quanto resta una delle storie che ho amato di più scrivere.

Ringrazio in anticipo chiunque passasse in questa storia o in quell'altra, chi commenterà, chi mi seguirà in quest'altra folle avventura.

Resto in attesa di vostre notizie.

Lunaedreamy.


Le immagini non sono di mia proprietà. FONTE: WEB.


  
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