Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: marguerite_murcielago    06/08/2015    1 recensioni
1. [Jorah/Daenerys] A dream of love
Vede un idolo di marmo, oro e argento, vestito di cuoio e paglia; c’è puzza di sudore e di sangue fresco. Poi, le fiamme. L’uomo scorge, in mezzo all’incendio, una creatura nuda e trasparente come vetro, prima che il calore gli faccia chiudere gli occhi. Quando li riapre vede una bimba spettinata, con le guance rosate, sul ponte di una nave. Basta pensa lui, debolmente. Vorrebbe fuggire, ma non trova il proprio corpo. E la scena cambia ancora. Ora è infinitamente piccolo, e guarda una donna dal basso. Il suo viso è di pietra, i suoi occhi immoti come quelli delle statue. Lei apre la bocca e rigurgita una pioggia di fuoco nero. Dracarys! Dracarys!
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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1. Jorah
Vede un idolo di marmo, oro e argento, vestito di cuoio e paglia; c’è puzza di sudore e di sangue fresco. Poi, le fiamme. L’uomo scorge, in mezzo all’incendio, una creatura nuda e trasparente come vetro, prima che il calore gli faccia chiudere gli occhi. Quando li riapre vede una bimba spettinata, con le guance rosate, sul ponte di una nave. Basta pensa lui, debolmente. Vorrebbe fuggire, ma non trova il proprio corpo. E la scena cambia ancora. Ora è infinitamente piccolo, e guarda una donna dal basso. Il suo viso è di pietra, i suoi occhi immoti come quelli delle statue. Lei apre la bocca e rigurgita una pioggia di fuoco nero. Dracarys! Dracarys!

 

Si sveglia con le dita della puttana tra i capelli. – Cosa succede, mio signore? – mormora la donna, stringendosi a lui. Con una mano gli sfiora la testa sudata, con l’altra esplora il suo addome, per poi mettersi a giocherellare con la peluria che circonda la sua virilità.
Jorah realizza, con suo immenso disgusto, di essersi eccitato nonostante la paura e lo sconcerto e il dolore che ha provato sognando. La donna continua a toccarlo e a succhiargli il lobo dell’orecchio.
Ma lui non vuole. Si allontana da lei di scatto, si piega su se stesso in un angolo del materasso – non la vuole, non vuole nessun altro, a costo di strapparsi quel dannato arnese e diventare un secondo Varys, meno furbo, ma di sicuro meno stomachevole.
– Ho sognato...
– Una donna? – dice la prostituta, con aria saputa, mettendosi a sedere. – Metà degli uomini che vengono qui lo fanno per dimenticare qualche fighetta. A volte le insultano, ma altre volte piangono e invocano i loro nomi mentre mi scopano. Fingete pure che l’amore sia roba per noi, anzi, per le donne libere, ma anche a voi tocca subirlo.
– Non ho intenzione di insultarla – ringhia Jorah.
– Allora vuoi piangere e fingere che io sia lei? – replica la donna. Lui non distoglie lo sguardo, quando lei allarga le gambe e gli sorride invitante. Pensa che potrebbe farlo, ma le parole volano, anche nel bordello più sudicio di Selhorys, e attraversano i continenti. Certo, ser Barristan Selmy è ancora con lei, così come gli Immacolati, ma se la sua leggerezza arrivasse a Westeros, e fosse ricambiata da un sicario, non potrebbe perdonarselo.

Quanto sei stupido! A cosa serve che tu ti preoccupi per lei? Sei un reietto, la tua testa sarebbe stata esposta sulle mura di Meereen, se non fossi fuggito quel giorno.
– Non posso farlo – dice quindi.
Silenzio.
– La tua donna... è ancora viva?

La tua donna. Jorah annuisce. La puttana fa un mezzo sorriso. – Vieni qui, uomo-orso. Pensa a ciò che vuoi mentre scopiamo. La mia fica è a tua disposizione... – sussurra; Jorah la prende per le caviglie e la attira a sé.

 

Mentre si muove dentro di lei la sente canticchiare qualcosa nel suo orecchio; tutto d’un tratto sente le palpebre pesanti. Cerca di resistere al sonno, ma dopo un po’ le braccia gli cedono e Jorah crolla addosso alla donna, respirando contro il suo seno.

 

2. Missandei
La sua signora grida.
Missandei allontana i soldati con un cenno e si siede in fondo al letto, le mani sulle ginocchia. Prova a toccarle i piedi, li solletica, le stringe le caviglie all’improvviso, ma la regina non si sveglia. Muove la testa a destra e a sinistra, le guance bagnate, stringendo le palpebre e allungando le mani nel vuoto.
– Fermatevi! Non fatelo! – grida scalciando. La bambina si tira indietro, spaventata.
– Mia signora? – osa ancora, dopo essere scivolata giù dal letto. Mette le manine sulla spalla della ragazza e sembrano così scure sulla sua pelle di luna. La chiama con tutti i suoi titoli. Ma Daenerys Targaryen non si sveglia.

 

3. Daenerys
Il vento fa ondeggiare le maniche dell’abito turchese attorno al suo corpo. Per un attimo, sembra un uccello esotico.
Daenerys fa fatica a respirare, e non soltanto per il caldo: le spalline di bronzo dorato, per quanto leggere e traforate, pesano come piombo sulle sue spalle, e l’alta cintura agganciata sotto il seno, dello stesso materiale, le comprime il petto.
Daario è una macchia di colore – rosso e giallo e viola – ai margini del suo campo visivo.

Perché ho paura? Vorrei fuggire... ma non riesco a muovermi! pensa la regina. Prova a parlare, ma non riesce. Prova a voltarsi, ma la sua testa è bloccata, e tutto ciò che vede è una macchia gialla e indistinta.
Poi ode un grido. Una voce di bambina.

Devono essere ancora i Figli dell’Arpia pensa arrabbiata, ma neanche questo pensiero riesce a sciogliere la sua immobilità. Vorrebbe bruciarli tutti, vedere la loro vile carne rosolare e borbottare come quella di un maiale qualunque... vederli ballare come Kraznys mo Nakloz, avvolti da fuoco nero, giallo-arancio, oro, vedere i loro occhi che si sciolgono sulle guance. Bruciarli...
Dracarys! – erutta. Sente il ruggito di Viserion sopra la sua testa, e vede l’ala verde di Rhaegal passarle davanti e dissipare il velo che le copre occhi. Daenerys si alza in piedi e si guarda intorno: lo spiazzo, sotto di lei, è ribollente di persone. Una massa di uomini, donne e bambini che si calpestano a vicenda, sollevando nuvole di polvere rossa.
Distingue poi il minaccioso bagliore delle armi.
– Immacolati! Proteggete la mia gente! – urla, alzando le braccia al cielo, ma i pochi soldati che si voltano a guardarla hanno un’espressione fredda e vuota: Daenerys si accorge che non sono i suoi uomini. Comincia a sudare freddo.

Chi sono? Nemici, questo lo so, ma da dove? Vengono da Qarth, da Yunkai? Sono uomini dell’Usurpatore?! Prima che possa capirlo, qualcuno l’afferra per un braccio e la fa roteare. Lei sbatte il viso contro la sua armatura, facendosi un taglio sulla guancia.
– Andiamo via! – grida lui e la spinge lontano dalla folla. Daenerys incespica. – Non possiamo! È la mia gente, il mio popolo! – ribatte, divincolandosi dalla sua stretta. Stringendo l’orlo della veste corre giù per la scalinata. Alle sue spalle, sente i passi del mercenario e lo schiocco delle ali dei draghi, ma sa che non può ordinare loro di attaccare – troppi innocenti morirebbero.

 

Sconvolta, afferra il braccio di un soldato, pronto ad affondare la punta della lancia nel ventre di una bambina. Lui se la scrolla di dosso. Daenerys cade a terra e alza lo sguardo, aspettando la morte...

 

Gocce di sangue finiscono sul suo bell’abito. La ragazza emette un gemito, sentendosi sul punto di svenire. L’uomo ondeggia sopra di lei e la fissa. Dopo un paio di secondi, apre la bocca e ne esce una cascata di sangue. La lancia rotola a terra. Daenerys continua a guardare la punta di metallo che gli esce dal collo, finché lui non cade.
Sono viva.
La regina alza lo sguardo per scoprire chi l’ha salvata: intravede un uomo in armatura, coperto da capo a piedi.

Ser Barristan? Prende la lancia con due mani, rabbrividendo per il sangue che è rimasto appiccicato. E così, con la forza dettata dalla disperazione, Daenerys Targaryen si fa strada nella ressa, affondando la punta a cuore nelle reni dei nemici che incontra. Ha i capelli e il vestito ricoperti di sangue e sudiciume; ora nessuno potrebbe riconoscerla come regina di Meereen.
Una mano coperta di metallo afferra l’asta della lancia e gliela strappa.
– Bambina, cosa fai? Questo non è un oggetto adatto a te! – grida il proprietario di quella mano.

 

Daenerys alza gli occhi, e lui diventa pallido come gesso.

 

– Sei venuto a vendicarti? – lo stiletto di Myr cattura la luce, quando Daario si getta fra lei e Jorah.
Daenerys impallidisce. Non è un nemico. Mi ha difeso! Vorrebbe intervenire, ma poi Drogon piomba davanti a lei, spazzando il terreno con la lunga coda e respirando fuoco addosso ai soldati.
– Fermati! Ci sono degli innocenti! – grida al drago.
Daario le cinge la vita con un braccio, ma lei non riesce a camminare; abbassa lo sguardo e vede che Jorah è stato gettato a terra da una sferzata di Drogon, l’armatura ammaccata su un fianco.
– No... non possiamo... – le lacrime cominciano a scorrerle sul viso, senza che lei capisca perché.
Lui l’ha tradita, lei l’ha esiliato, ha avuto solo pietà del suo misero amore. Non le importa se vive o muore. E allora perché non riesce a distogliere lo sguardo da lui, che tossisce e stringe pugni di terra mentre cerca di rialzarsi.

 

Un frastuono terribile la costringe a coprirsi le orecchie con le mani: sono grida, passi, schianti di spade su scudi e lance sul terreno. Anche Rhaegal e Viserion piovono dal cielo e cuociono gli uomini nelle loro armature. Daario volta la testa per il calore, ma lei continua a guardare con occhi sbarrati. Vede mucchi di cadaveri, ma ci sono sempre altri uomini pronti a scavalcare le carcasse dei loro compagni. I draghi ruggiscono e indietreggiano. Sono troppi!
Attraverso le fiamme che li separano, Daenerys intravede per l’ultima volta il cavaliere.
È riuscito a rialzarsi, ma è accerchiato dai soldati: si difende per i primi minuti, ma ben presto i suoi movimenti si fanno più stanchi e lenti. Viene colpito una volta, poi un’altra. Il terzo fendente lo fa roteare e cadere in ginocchio, rivolto verso di lei.
La ragazza lancia un grido e lui cerca il suo viso.
Jorah Mormont non è mai stato molto bello, ma ora è sfigurato da un taglio che va dalla tempia sinistra all’angolo destro della bocca. Dal naso gli pende un lembo di pelle. Jorah socchiude le labbra bagnate di sangue, disperato, gli occhi pieni di sentimenti che lei non riesce a discernere. Quando due uomini lo prendono per le braccia e lo costringono ad alzarsi, il suo sguardo si fa limpido. Daenerys vi legge: morirei per te.
Un momento sospeso, di fiato trattenuto...

 

Jorah la chiama: – Khaleesi.

 

... una spada gli affonda nel ventre.

 

Il mondo si capovolge, da bianco diventa nero e Daenerys apre gli occhi nel proprio letto, ansante. Missandei è al suo fianco e la scruta con un’ombra di preoccupazione negli occhi dorati. – Stavate gridando – sussurra la bambina. La regina nasconde il viso nel cuscino. Il cuore le galoppa ancora in petto. Pensa al momento in cui ha sentito la sua voce, quel richiamo così familiare; ricorda l’improvvisa rigidità del suo viso, quando la spada l’aveva trafitto.
– Ho fatto un brutto sogno – spiega, amara.
Missandei batte le palpebre e comincia ad accarezzarle i capelli.
– I sogni non sono reali, mia signora – mormora.
Daenerys annuisce. – Eppure sembrava così reale...

 

4. Jorah
Nella stanza fa più freddo, il fuoco si è spento. L’uomo impiega più di qualche secondo per ricordarsi dov’era e cosa stava facendo prima di addormentarsi. Adesso è disteso sul letto, a pancia in giù, da solo. Gli sfugge un conato quando capisce a cosa è dovuta la sensazione di umido che ha all’altezza dell’inguine.

Mi sono trasformato in una bestia rimugina.
Si alza e si lava frettolosamente in un bacile di acqua gelida.
Cerca la donna con cui ha passato la notte per pagarla – sempre che, pensa a un certo punto, non gli avesse già rubato tutti i soldi –, ma le altre ragazze non lo comprendono, o fingono. Lo guardano con occhi vacui e scuotono il capo, alcune allungano le mani e tentano di attirarlo nelle loro stanze.
Jorah si libera ed esce dal bordello.

 

Selhorys è immersa in una luce grigio-blu. È già mattina rimugina Jorah, camminando a testa bassa. Pian piano, come la città emerge dalla nebbia, nella sua mente si ricompone il sogno che ha fatto. Non il primo e le sue diverse e spaventose immagini di Daenerys Targaryen, ma il secondo: ogni sensazione sembrava reale. Ora prova a convincersi che questa realtà sia stata data dal mondo esterno: gli è sembrato di cadere quando la puttana l’ha fatto rotolare via dal suo corpo, il sangue che gli infradiciava le gambe era... be’... sperma.
Però, per un momento, gli è sembrato che lei fosse lì con lui, veramente. È morto felice, nel sogno.

Khaleesi.
Più ci pensa, più gli sembra probabile che la donna gli abbia fatto un sortilegio – la cantilena con cui l’ha indotto al sonno deve avergli anche permesso di fare quel sogno. Jorah si ferma e tocca il sacchetto in cui tiene il denaro rimastogli.
Decide che tornerà la notte successiva, e la costringerà a farle sognare di nuovo Daenerys.

 

5. Missandei  
La sua signora non ha più fatto cenno al sogno di quella notte. Una volta sola, sconcertando ser Barristan, si è messa una mano sullo stomaco, trasognata, e gli ha chiesto quanto tempo impiega un uomo per morire, se colpito in quel punto.
Il vecchio ha corrugato la fronte. Si vede che non voleva rispondere, ma lo spirito di obbedienza è stato più forte. – Purtroppo, può volerci parecchio. Un colpo al cuore uccide subito, una ferita ai polmoni, per uccidere, impiega molto di più. Una volta ho visto un uomo ferito allo stomaco soffrire per mezz’ora, prima di esalare finalmente l’ultimo respiro. È una morte dolorosa.
Lei, Missandei, ha fissato il volto di Daenerys con attenzione: la sua regina si è limitata a battere le palpebre una volta e a ringraziare, prima di tornare a occuparsi di altre questioni. Ha tolto la mano dallo stomaco quasi con fastidio – la bambina ha pensato che, se avesse potuto, se la sarebbe staccata.
Ciò nonostante, ha continuato ad osservarla anche quando si è voltata. Allora ha visto che stringeva le labbra, e che era un po’ più pallida del solito.

 

– Mia signora? – osa un giorno, mentre attraversano un corridoio di pietra.
Daenerys le sorride con aria interrogativa. Missandei si sforza di non sembrare colpevole.
– Quel sogno che avete fatto, quella notte... è stato per caso un incubo? – mormora. Il sorriso della regina si raggela, prima che lei sospiri e torni serena. – Sì, ma nulla di importante. Ormai non lo ricordo neanche più – dice, prendendole la mano e accelerando il passo.
Guardando i suoi capelli biondi ondeggiarle sulla schiena, Missandei capisce con sorpresa che è una bugia.

 

6. Jorah
Entra con la bocca secca e la mano, in cui stringe tre monete, sudata. Una bambina gli va incontro e gli chiede se ha preferenze. Lui si guarda intorno. – Una donna alta, mora, abbastanza robusta. L’ho... ehm... ci siamo incontrati qui quattro giorni fa – balbetta. Quattro giorni. Non ha resistito oltre all’idea di rivedere la sua amata, anche se solo in sogno.
La bambina scuote la testa, improvvisamente triste. – La nostra Ynna ci ha lasciate, purtroppo.
– Ma dove posso trovarla? – insiste Jorah. Lo sguardo che la bambina gli rivolge lo fa sentire molto stupido. – In fondo a una buca. In due giorni è deperita ed è morta. Una vera disgrazia.
Lui stringe gli occhi, ha le vertigini. Di nuovo persa, per sempre. Addio, mia regina.

 

Poi, però, vede una ragazzina vestita di blu, con bellissimi capelli argentei, aggirarsi tra i tavoli. Scosta la bambina e si siede tra gli altri uomini, incapace di distogliere lo sguardo da lei. Occhi blu, viso più magro. Le sembra più vecchia, ma andrà bene comunque.
Lei gli sorride sprezzante. – Che vuoi? Non hai abbastanza soldi per comprare un mio capello!
Lui, senza parlare, getta le monete sul tavolo scheggiato.

 

Molte birre e qualche ora dopo, Jorah Mormont getta uno sguardo intorno a sé – e vede un bambino dondolare le gambe, a qualche tavolo di distanza. Cosa ci fa un bambino a un tavolo? si chiede stravolto.
Poi quello si gira.
Non è un bambino: è un nano.
Jorah appoggia il boccale sul tavolo con un tonfo.
Tutto d’un tratto, sa come tornare a Meereen, e come placare l’ira della sua regina: portandole un dono.

 

 

   
 
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