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Autore: Edmond Dantes    06/08/2015    3 recensioni
Un alfabeto intero dedicato a questi due adorabili cugini/amanti, in una one-shot che spera di rendergli onore. Dalla A alla Z, momenti di fluff estremo e velata comicità, che sperano di divertirvi almeno quanto ha divertito me scriverli.
[Lievi accenni Scorose]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Rose, Rose/Scorpius
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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L'alfabeto di James Sirius Potter e Rose Weasley


A come Abbracci

« Sstammi lontano, Jamess. » strillò Rose, con quella s che fischiava – causata dalla mancanza dei due denti davanti – e che le dava tanto fastidio.

« Perché? » chiese James, che fissava la bimba dall'alto del suo metro e trenta.

« Perché ssei tutto ssporco di fango! » esclamò la piccoletta, assumendo un'espressione estremamente simile a quella di sua madre.

« E cosa mi impedisce di abbracciarti? » il bimbo amava disturbare la cuginetta.

Si avvicinò con cipiglio minaccioso, stringendo Rose e sporcandole il vestitino bianco nuovo, ma, in fondo, anche a lei piaceva abbracciarlo.


B come Baci

« Perché mi fissi? » chiese Rose, imbarazzata, a James, altrettanto impacciato.

« Perché sei bellissima. » bisbigliò lui, arrossendo.

« E se ti piaccio tanto, perché non ti decidi a baciarmi? » domandò ancora, più impetuosa di quanto fosse mai stata in tutta la sua vita.

All'improvviso, afferrò le spalle del ragazzo, e si avventò sulle sue labbra. Pensandoci due volte, non avrebbe mai baciato il cugino al Ballo del Ceppo, davanti ai parenti, davanti ai professori, davanti a tutta la scuola, ma, dannazione, i lati positivi battevano alla grande quelli negativi!


C come Caramelle

« Jaime, mi dai una di quelle caramelle? » Rose era affamata, e amava le caramelle, e James aveva un in mano un pacchetto di Gelatine Tutti Gusti +1, e a lui piaceva dare fastidio alla cugina. Combinazione esplosiva, insomma.

« No! » com’era da prevedere, James privò la ragazza di quel dolce piacere.

« Dai, ti prego! » com’era da prevedere, Rose non avrebbe ceduto facilmente.

Il ragazzo parve pensarci su un po’, con la fronte corrugata, che ritornò liscia pochi secondi dopo, come se avesse avuto una grande idea.

« Ti do tutto il pacchetto a patto che tu mi baci! » esclamò esultante, sicuro di aver trovato un modo per guadagnarci in entrambi i casi: Rose non lo avrebbe mai baciato, e se l’avesse fatto, be’, in fondo non ci avrebbe perso niente.

Anche lei parve pensarci su un po’, e, dopo un’alzata di spalle, si sporse per posare le labbra su quelle del cugino, che, talmente spiazzato dal gesto, non si accorse del fatto che il tanto agognato pacchetto gli era stato preso dalle mani.


D come Doccia

« Jaime, penso sia ora di aggiustare la doccia. O, per lo meno, di chiamare un idraulico. »

« Per quale motivo? »

Rose si piazzò di fronte alla TV, cercando di attirare la sua attenzione: da quando aveva scoperto quello stupido aggeggio Babbano non si staccava un secondo dal divano, passando il tempo tra stupide sitcom e partite di calcio.

« Be', magari per il fatto che la doccia è fondamentale per ogni essere umano medio con un minimo senso d'igiene? » urlando, Rose era riuscita ad ottenere l'attenzione del fidanzato, che la guardò come se fosse pazza.

« Perché ti agiti tanto? È una stupida doccia, e un “Reparo” lo sai fare pure tu! »

« Mi preoccupo che tu non sia in grado di occuparti di una doccia! » strillò lei, diventando ancora più rossa e spegnendo il televisore. « Come farai a crescere il nostro bambino, se non sei in grado di fare cose così basilari? »

Se possibile, gli occhi di James si spalancarono ancora di più. « I-il nostro b-b-bambino? » balbettò, esterrefatto.

Rose, resasi conto di ciò che aveva appena urlato, sbiancò all'istante. « Avrei voluto dirtelo in un modo un po' diverso... »

James, dopo essere rimasto senza parole per un istante, si alzò in piedi, sollevando la fidanzata e facendola volteggiare per la stanza.

« Avremo un bambino! Avremo un bambino! »

La ragazza si mise a ridere, infilando il volto tra il collo e la spalla del fidanzato.

« Suppongo di doverla mettere a posto comunque, la doccia! »


E come Elefante nella stanza

« Quello stupido detto Babbano, quello dell'elefante che usa sempre zia Hermione, non riesco proprio a capirlo! »

« Intendi dire “un elefante nella stanza”?»

James si lanciò sul letto spalancando le braccia, e Rose, seduta sulla poltrona in fondo alla camera, alzò lo sguardo dal suo libro per posarlo sulla figura del cugino.

« Quella è un'espressione colloquiale della nostra lingua che serve ad indicare una verità ignorata o minimizzata. Un silenzio carico di parole non dette, insomma. »

« Come adesso, quindi. »

Il ragazzo si spostò accanto alla cugina, che lo guardava stranita. « Cosa intendi? »

« Io ti amo, Rose, e tu ami me. »


F come Fuoco

Rose aveva quei capelli rosso fuoco che lo facevano impazzire: voleva imbottigliarlo, quel colore splendido, e conservarlo con gelosia in un vasetto dentro ad uno scrigno. James adorava il modo in cui si illuminavano sotto la luce del sole, come se stessero per bruciare, e, quando si avvicinava abbastanza, pareva emanassero calore. Voleva immergere la faccia in quel mare di fuoco, annusare il loro profumo di rose, perdersi al loro interno per sempre.

Adorava il modo il cui lei li arrotolava attorno alle dita durante le lezioni, il modo in cui li scuoteva camminando, il modo in cui li scrollava per spingerli dietro alle spalle quando le finivano davanti agli occhi.

E quando quelle belle ciocche vermiglie iniziarono a cadere, una dopo l'altra, e a diventar bianche, anche lui si sentì cadere, e impallidire, fino a diventar trasparente.


G come Gelosia

« James, quella ragazza ti fissa spudoratamente da più di venti minuti! » esclamò irata Rose, scoccando un’altra occhiataccia alla biondina a pochi metri da lei.

« Sarà rimasta colpita dal mio bell’aspetto » rispose il ragazzo, pavoneggiandosi. « Quale sarebbe il problema? »

« Nessuno! Nessun problema! » disse, ridacchiando istericamente. « Prima sfigurò te e poi vado a riempirla di botte. Problema risolto! »

James stava aprendo la bocca per dirle qualcosa, ma fu bloccato da una cameriera che portava un grosso bicchiere stracolmo di Burrobirra.

« La ragazza bionda di quel tavolo mi ha detto di portarti questo. » annunciò, mentre Rose si alzava dal tavolo con una preoccupante espressione del tipo “Non me ne frega di essere in un locale affollato, lancio un’Avada Kedavra e la uccido qui davanti a tutti”.

« Che ti avevo detto? Devo proprio aver fatto colpo! » disse James, che non capiva mai quando era il momento di fermarsi.

« Oh, mi spiace, devi aver capito male. La Burrobirra è per la ragazza. » lo corresse la cameriera, imbarazzatissima, prima di andarsene verso il bancone.

Dopo essersi ripreso, per James fu impossibile fermare la potente risata divertita di fronte all’espressione scioccata di Rose.


H come Hogwarts

« E le scale cambiano davvero? »

« Certamente, lo fanno spesso. »

« Anche quando ci sei tu sopra? » Rose sembrava genuinamente spaventata. Era ovviamente emozionata per l'imminente partenza per Hogwarts, ma la storia delle scale che ruotavano a loro piacimento la terrorizzava davvero. Era una ragazzina intelligentissima, ma il suo senso dell'orientamento lasciava piuttosto a desiderare. Era addirittura in grado di perdesi alla Tana!

James, impietosito da quella vista, le prese le mani per calmarla. « Stai tranquilla, sarò sempre con te, non potrai mai perderti! »


I come Indaco

L'indaco era praticamente un'ossessione per Rose. Le sue magliette erano quasi tutte indaco, le sue lenzuola pure e le piaceva decorare la stanza con vasi – indaco – pieni di fiori – indaco pure quelli.

« Rosie, vieni su, ti ho fatto un regalo! »

Rose, che con gli anni aveva imparato che assecondando il cugino avrebbe causato meno danni, mise giù il suo libro e salì sbuffando le scale.

« Datti una mossa, non posso aspettarti per sempre! ». James, quando voleva, sapeva essere molto fastidioso.

« Allora, ti piace? » chiese ancora; la sua espressione, però, per niente maliziosa, faceva presupporre che sperasse seriamente che alla cugina piacesse la sua sorpresa.

A Rose, per poco, non venne un infarto: tutto, nella sua stanza, era stato tinteggiato d'indaco!



L come Lolita

« Rosie, datti una mossa, siamo in ritardo! »

James lanciò un'altra occhiata all'orologio, e poi guardò di nuovo la cima delle scale, sperando vivamente che sua cugina vi apparisse immediatamente: non potevano perdere anche quella Passaporta, era l'ultima!

« Uffa, arrivo! » strillò, volando giù dalle scarpe e precipitandosi davanti al cugino.

James rimase folgorato: lei indossava una corta salopette sopra a una maglietta bianca, e teneva i capelli stretti in due lunghe trecce rosse, e sembrava uscita dal quel libro che zia Hermione gli aveva regalato a Natale. Ora capiva perché quell'anziano professore francese si era invaghito della ragazzina!


M come Mostri

« James? ».

« Mmh? ».

« Hai controllato che non siano sotto il letto? ».

« Sì ».

« E nell'armadio? ».

« Almeno due volte ».

« E non potresti farlo di nuovo? ».

James sbuffò, alzandosi. Avrebbe fatto di tutto per tranquillizzare sua cugina, anche continuare a controllare che non ci fossero mostri nascosti nella stanza per tutta la notte.


N come Nomi

« Se avessi una figlia femmina la chiamerei Eponine ».

« Eponine? Che razza di nome è? »

« Non fare l'ignorante, James » sbuffò Rose, voltandosi verso il fuoco. « È il mio personaggio preferito del mio libro preferito. Non mi ascolti quando parlo? La menziono praticamente ogni volta che apro bocca ».

« E se fosse un maschio? »

« Ecco, stavo pensando a James Jr., ma mi hai proprio fatto camb- » Rose si portò una mano alla bocca, rendendosi conto troppo tardi di quello che aveva detto.

James abbassò il volto all'altezza di quello di Rose e le lasciò un bacio sulle labbra, sorridendo: adorava il suo essere così impacciata.


O come Occhi

Rose era praticamente ossessionata dagli occhi di James. Oggettivamente, non erano niente di speciale: un comune marrone scuro, probabilmente troppo grandi per la forma sottile del volto, e perennemente nascosti dietro un paio di occhiali dalla montatura spessa.

No, a Rose non piacevano per l'aspetto. A lei piacevano per la loro espressività: il modo in cui si scurivano quando si offendeva, la maniera in cui si illuminavano quando qualcuno nominava il Quidditch, il fatto che sorridevano con lui quando era contento. E, un po' gelosamente, come si accendessero quando guardava lei, solo lei.


P come Pioggia

« Sinceramente, io proprio non le capisco ».

« Chi non capisci? » chiese James, senza alzare lo sguardo dal libro che, stranamente, stava leggendo. Ormai era abituato ad uscite del genere da parte di sua cugina Rose, e non ne faceva più un gran dramma.

« Le ragazzine tutte ormoni che vogliono il primo bacio sotto la pioggia. Insomma, possono prendersi un malanno! ».

Come se si fosse sentita presa in causa, alcune goccioline di pioggia iniziarono a cadere, attraversando le fitte foglie della quercia sotto cui erano seduti e battendo sui loro volti.

« Quindi, se io ti baciassi adesso, a te non farebbe piacere? » domandò ancora lui, voltandosi finalmente verso la rossa, che lo stava guardando con gli occhi spalancati.

« N-no, be', ci sarebbero anche dei lati positivi, com-».

James non le permise di terminare la frase: la spinse sul terreno bagnato, e, sovrastandola, la zittì, baciandola.

«...e poi ci sono pure i lati negativi, come il sasso che mi sta fracassando la spina dorsale. »


Q come Quando?

« Quando smetterai di tenermi il muso, Rose? ».

« Mai » rispose lei, senza alzare gli occhi dal suo tema.

« E quando mi parlerai ancora? ».

Rose non aprì bocca, mantenendo la sua espressione impassibile, ma un forte tremore alle mani tradiva un suo coinvolgimento emotivo. Non era mai stata gelosa, lei. Non le era mai interessato con chi uscisse il cugino, ma quel maledetto tira-e-molla andava avanti da troppo tempo: la riempiva di belle parole, le prometteva la Luna, e poi se la faceva con la prima oca che incontrava.

« Quando? ».

Scrisse un altra riga, lasciando cadere alcune gocce d'inchiostro al margine della pagina.

« Quando? ».

Pulì le macchie nere con estrema perizia, mentre sentiva il volto che prendeva fuoco.

« Quando? ».

« Quando la smetterai di fare il deficiente giocando con i miei sentimenti e mi lascerai in pace! »


R come Rose

Le quattro donne, sedute attorno a Hermione, chiacchieravano amabilmente, sfiorandole piano la pancia, tanto grande che pareva sul punto di esplodere.

« Guardate cos’ha preso James! » esclamò Teddy entrando nella stanza, che, dall’alto dei suoi otto anni, era ancora nella fase del “Dovete guardarmi qualunque cosa io stia facendo”.

Dietro di lui, James arrancava a gattoni, tentando di non posare a terra la mano che stringeva una malconcia rosa rossa. Aveva le corte braccia bianche ricoperte di graffi e la magliettina azzurra piena di spine e foglie. Inutile dire che ciò scatenò le preoccupazioni di mamma Ginny e le ire di nonna Andromeda, che si apprestò a raccogliere il nipote da terra e urlargli: « Si può sapere che ti passa per la testa?! Non gli avrai mica fatto maneggiare le forbici da giardino di nonno Arthur! »

« Volevamo solo fare una cosa carina, non pensavo che ti arrabbiavi tanto!¹ » rispose il piccolo sinceramente dispiaciuto.

In suo aiuto arrivò Ginny, che affermò che “le sue intenzioni non erano cattive, solo non aveva capito la pericolosità”.

« Penso che Rose sia proprio un bel nome » disse Hermione, accarezzandosi la pancia e sorridendo dolcemente.

« Oose! » esclamò James, mostrando tutti una smorfia che, probabilmente, voleva essere un sorriso.



S come Segreto

Quello che Rose provava per James doveva rimanere nascosto, segreto. L'avrebbero giudicata tutti, perché era sbagliato e immorale, insomma, era suo cugino! Se non riusciva a farlo per lei, doveva pensare almeno a lui, risparmiargli l'umiliazione di un simile scandalo.

Però, quando la guardava con quei suoi occhi castani, e le sorrideva come solo lui sa fare, si sentiva scaldare il cuore, e pensava che non sarebbe riuscita a tenerlo troppo segreto, quel suo amore.


T come Tenda

« Oh, per Merlino, odio il nonno e odio la sua dannata fissazione per le cose Babbane! ».

Rose cercò di districarsi dal groviglio di tela e cavi che sarebbe dovuta essere la sua tenda, e lanciò un picchetto di ferro a suo fratello Hugo.

« “Andiamo tutti e quattro alla Coppa del Mondo, io, te, Hugo e papà” diceva. “Usiamo tende Babbane, sarà divertente!” diceva. Gli unici maghi di tutto il dannato campeggio a dover usare scomode, minuscole e puzzolenti tende Babbane! ».

« Non farne un dramma, Rosie ». Hugo inserì l'ultimo paletto e osservò la sua tenda, che stava perfettamente in piedi. « Non è così difficile, basta che smetti di fare la diva melodrammatica e ti calmi un po' ». Detto ciò, prese un secchio e si accinse a raggiungere nonno e padre, che si erano diretti alla fontana per prendere dell'acqua.

Rose cacciò un urlo disperato e maledì i suoi genitori, che se l'avessero concepita solo qualche mese prima lei sarebbe già stata maggiorenne, e avrebbe potuto montare quella stupida tenda con la magia. Tentò di nuovo di liberarsi dalla corda che le si era attorcigliata alle gambe; troppo concentrata su ciò che stava facendo non sentì che qualcuno si stava avvicinando piuttosto rumorosamente.

« Se vuoi puoi venire a dormire nella mia, di tenda, stanotte » le sussurrò maliziosamente all'orecchio.

« James! » strillò per l'ennesima volta Rose, lanciando una pietra al cugino che si stava allontanando ridacchiante.


U come Unico

Albus era un po' geloso del modo in cui James guardava Rose e del modo in cui Rose parlava di James. Loro tre erano sempre stati inseparabili: James era il suo fratello preferito, e con Rose aveva un rapporto di profonda amicizia praticamente da quando era nato. Non poteva sopportare di perderli entrambi. Sapeva che non sarebbero stati loro tre contro il mondo per tutta la vita, e si era preparato a un graduale distacco, ma non credeva sarebbe arrivato così presto. Eppure, il modo in cui si guardavano, si parlavano, si sfioravano, racchiudeva qualcosa di unico, così unico che Albus non si sentiva di rovinarlo.


V come Vendetta

« Perché diamine hai colorato i capelli di Scorpius Malfoy di verde?! » urlò infuriata Rose al cugino, attraversando a grandi falcate il parco e dirigendosi sotto l’imponente albero dove si trovava il ragazzo.

« Ti aveva invitata a uscire, l’ho fatto per vendetta. » rispose tranquillamente, senza nemmeno alzare gli occhi dal libro che, stranamente, stava leggendo.

« Ma io non avrei accettato! » gridò, sempre più rossa in volto.

James, allora, palesando la sua sufficienza, si alzò in piedi e tappo le labbra della cugina con un bacio, più per farla stare zitta che per piacere personale. E riuscì pienamente nel suo intento, perché la ragazza, sconcertata da quel gesto così strano, inaspettato e poco opportuno, ammutolì per qualche minuto. Poi, dopo aver recuperato un po’ di dignità ed essere diventata di qualche tonalità di rosso più accesa, alzò lo sguardo e lo guardò fisso, esprimendo tutto il suo disdegno.

« Comunque, Malfoy coi capelli verdi è ancora più sexy, se possibile. »


Z come Zii

James era sempre stato un po' geloso dei suoi zii. Più che dei suoi zii, era sempre stato geloso del loro rapporto. Non che quello dei suoi genitori fosse finto o malato, ma Ron e Hermione si amavano in un modo che invidiava. Non sentivano il bisogno di esternare il loro amore ogni secondo, e discutevano spessissimo – i loro litigi, al pari con le loro imprese, erano entrati nella storia –, ma si riappacificavano sempre.

Li aveva invidiati almeno fino all'arrivo di Rose. Non l'effettivo arrivo di Rose, perché appena nata era solo un fagotto rosso urlante, né un particolare arrivo di Rose, come in una stanza o in un paese. No, con l'arrivo di Rose intendeva l'arrivo nella sua vita, l'inizio del loro amore, e con un rapporto come il loro sentiva di non dover essere geloso di nessuno.


¹Ovviamente Teddy, essendo un bambino piccolo, non parla con una grammatico corretta, ed è plausibile che sbagli modi e tempi verbali.

C a t's corner: ragazzi, che parto questa storia! Ho iniziato a scriverla praticamente questo gennaio, e ho finito di scriverla qualche settimana fa. Come per tutte le storie che ho scritto recentemente, sento che c'è una parte di me qua dentro, e sono un po' riluttante a renderla pubblica. Spero solo che vi piaccia com'è piaciuto a me scriverla, perché piano piano mi sto affezionando a tutti questi esserini della NG che ho tanto odiato all'inizio. 

   
 
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