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Autore: _Fire    06/08/2015    3 recensioni
"Blaine Anderson faceva parte delle forze dell'ordine di Lima da un paio di anni ormai, ma era ancora uno dei membri più giovani. Proprio per questo motivo, i suoi colleghi tendevano sempre a sottovalutarlo, e gli assegnavano i casi più semplici.
Più che semplici, Blaine li trovava noiosi, e non lo stimolavano per niente a fare il suo lavoro. Lui aveva scelto la polizia per salvare delle vite, per ritrovare persone scomparse, per il brivido. Ma nel riordinare scartoffie elementari non c'era nessun rischio."
Ma un giorno Blaine viene incluso in un eccellente team, per trovare un ragazzo scomparso, Kurt Hummel.
Blaine ancora non sa che questo caso cambierà tutto, dal suo lavoro alla sua intera vita.
| Klaine AU | Blaine!Poliziotto | Ambientata alla fine della terza stagione |
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- When you find something is worth fighting for,
you never give up.

 


Blaine Anderson faceva parte delle forze dell'ordine di Lima da un paio di anni ormai, ma era ancora uno dei membri più giovani. Proprio per questo motivo, i suoi colleghi tendevano sempre a sottovalutarlo, e gli assegnavano i casi più semplici.
Più che semplici, Blaine li trovava noiosi, e non lo stimolavano per niente a fare il suo lavoro. Lui aveva scelto la polizia per salvare delle vite, per ritrovare persone scomparse, per il brivido. Ma nel riordinare scartoffie elementari non c'era nessun rischio.
Era arrivato a pensare che magari c'entrasse il fatto che era gay: putroppo Lima era una città piccola, chiusa, e quasi tutti o erano omofobi, o erano troppo codardi anche solo per ammettere di esserlo. Non aveva mai nascosto quello che era, perché non se ne vergognava e soprattutto non la trovava una ragione valida per diminuire i suoi valori.
Almeno ogni tanto i detective lo contattavano per un parere, sembrava avesse intuito.
O fortuna, stando a quanto dicevano gli invidiosi.
«Anderson, sbrigati, ti vuole Foster.» disse Wes, aprendo velocemente la porta del suo ufficio.
«Arrivo.»
Blaine era sinceramente incuriosito da quella chiamata: di solito Foster aveva tutti i casi migliori, quelli più interessanti, e si circondava solo di poliziotti e detective veterani. Non certo di persone come...lui.
Si alzò, felice di lasciarsi alle spalle almeno per un momento il suo ufficio e la pila di documenti da riordinare.
Sorrise e si sistemò la giacca: forse era finalmente arrivato il suo momento.

 

+

 

Blaine bussò alla porta di legno che portava la targhetta argentata con inciso il nome che cercava.
«Avanti» disse una voce, dandogli il permesso di entrare. «Oh, Anderson, ti aspettavo.»
Blaine salutò l'uomo con un cenno del capo. «Per cosa posso esserle utile?»
Foster sorrise. Gli piaceva chi arrivava dritto al punto, evitando i convenevoli e le stupide chiacchere.
«Abbiamo un nuovo caso, un ragazzo scomparso, Kurt Hummel. Ha diciotto anni, e suo padre vuole che lo ritroviamo al più presto. Probabilmente lo conosci, è Burt Hummel, eletto nel consiglio un po' di tempo fa. È andato anche spesso a Washington. Comunque, ho già scelto qualcuno che mi affianchi, e avevo contattato i detective per vedere se c'era qualcuno di disponibile. E loro mi hanno consigliato di chiamare te.»
Blaine sgranò gli occhi. Finalmente aveva un caso importante, con dei veterani del mestiere!
Foster gli porse un fascicolo. «Qui c'è tutto quello che sappiamo fin'ora. Leggilo e prepara un piano. Domani parleremo con la famiglia: padre, madre, e fratellastro.»
Lui annuì, con gli occhi che brillavano. Doveva sembrare un bambino davanti a un regalo di Natale da scartare.
Si sentì crudele per la felicità che provava: dopotutto, una persona era scomparsa, e probabilmente molti ne stavano soffrendo.
Prese le carte, deciso a stupire tutti.
Prima di uscire, sentì la voce di Foster, che sembrava aver letto i suoi pensieri. «Questa potrebbe essere una svolta importante per te, Anderson. Non farti sfuggire questa occasione.»
«Non lo farò.» disse lui, annuendo solennemente.

 

+

 

Blaine aveva passato tutta la notte a studiare il caso e le domande da fare il giorno seguente. Era eccitatissimo.
Arrivò in ufficio, salutò Foster con una stretta di mano e si sedette di fronte alla figlia Hudson-Hummel.
«Allora» cominciò il più anziano. «Signor Hudson, lei va a scuola con il ragazzo, giusto?»
Dall'altra parte del tavolo, un ragazzo alto si torturava le mani, evitando di incrociare lo sguardo con quello di uno dei due poliziotti. «Kurt.»
«Prego?»
«Non il ragazzo, il suo nome è Kurt.»
Foster chiuse gli occhi per un secondo, chiaramente infastidito. «Lo sappiamo. D'accordo, lei va a scuola con Kurt, giusto?»
«Sì.»
Blaine si sarebbe messo una mano sulla fronte, se avesse potuto. Anche Foster sembrava scocciato. Quel ragazzo non sembrava voler parlare, e non potevano cavargli ogni parola da bocca. Non avevano tutto il giorno.
«Finn» disse Blaine, leggendo il nome sul fascicolo. «Sappiamo che sei sconvolto, ma se vogliamo trovare Kurt al più presto dobbiamo sapere il più possibile. Hai notato qualcosa di strano ultimamente nei suoi comportamenti?»
«Avrei dovuto proteggerlo. E non l'ho fatto. Sono suo fratello!» Finn alzò finalmente gli occhi castani, spalancati. Era chiaro che non dormiva più molto e che era scioccato.
Blaine lo guardò nel modo più rassicurante che conosceva.
«È stato perseguitato dai bulli per molto tempo. Quest'anno ha reagito e sembrava che le cose andassero meglio. Aveva anche cominciato a difendere altri studenti gay dichiarati da poco.»
«Quindi il ragaz-- Kurt è gay?»
«Sì» stavolta a parlare era stato Burt, il padre. «Penso che qualcuno possa fargli del male per questo... sempre che non l'abbiano già fatto.»
Blaine sentì un brivido dietro la schiena. Quel caso lo riguardava più da vicino di quanto pensasse.
Sapeva che c'erano omofobi così convinti da arrivare a ferire fisicamente - oltre che psicologicamente - gli omosessuali, ma occuparsene era tutta un'altra storia.
Avere la responsabilità di salvare una persona.
Una vita.
Ma, dopotutto, non era quello che voleva?
«Ci sono stati episodi di violenza?» domandò Foster, con la matita alla mano.
«Grazie a Dio no. È stato gettato nei cassonetti, spinto contro gli armadietti, addirittura minacciato, ma mai nessuna lesione. E non è mai scomparso.»
«C'è qualcos altro che riteniate dobbiamo sapere?»
I tre si guardarono.
«È un ragazzo d'oro» disse Carole, la madre. «Trovatelo»
«È il nostro lavoro.» rispose Foster, annuendo. «Penso che qui abbiamo finito. Tu che dici, Anderson?»
«Vorrei vedere la sua camera.»
La richiesta di Blaine lasciò tutti interdetti, ma lui ci aveva pensato a lungo.
«Conoscerlo potrebbe aiutarci a capire cosa sia successo.» spiegò.
«D'accordo» acconsentì Foster, anche se non sembrava del tutto convinto. «Signori Hummel, per voi va bene se passiamo in mattinata?»
«Se è per salvare il mio ragazzo, questo e altro.» annuì deciso Burt.
«Ora penso che abbiamo davvero finito. A domani.»
Foster e Blaine strinsero la mano alla famiglia, congendandoli.
«Stiamo andando bene» disse Blaine, quando furono soli.
Foster, per tutta risposta, lo guardò serio. «Mi sto fidando di te, Anderson. Non deludermi.»
E poi uscì, lasciandolo solo.
Blaine si passò una mano tra i capelli, pentendosene subito dopo per via del gel.
Mentre percorreva i corridoi, diretto verso il suo ufficio, sentiva i suoi colleghi sussurrare, e sapeva che parlavano di lui.
È troppo per lui.
Non è all'altezza.
Rovinerà tutto.
Sorrise. I loro dubbi non lo buttavano giù. Al contrario, lo sponavano ad essere il migliore.
Non provava risentimento, o rabbia, perché se non fosse stato per loro, non avrebbe mai capito quanto era capace di andare oltre.
L'avevano reso più forte.
Non avrebbe ceduto.
Alla fine di quel caso, tutti avrebbero saputo di che pasta era fatto Blaine Anderson.

 

+

 

«Anderson, sei pronto?»
«Non sono mai stato più pronto in tutta la mia vita.»
Blaine e Foster entrarono in casa Hudson-Hummel, andando dritti al piano di sopra, dove si trovava la camera di Kurt.
«C'è un po' di disordine» li avvertì Burt, alle loro spalle. «Kurt vuole entrare alla NYADA, e dato che l'audizione si avvicina, ha già cominciato a decidere cosa buttare, cosa tenere e cosa portare con sé.»
Guardandosi intorno, infatti, Blaine notò che quasi tutti gli oggetti presenti nella stanza portavano un adesivo circolare di un diverso colore.
«Chi sono questi ragazzi?» domandò Foster, mostrando a Burt una fotografia di gruppo.
«Sono i suoi amici del Glee Club della scuola. Passa lì quasi tutto il suo tempo, sapete, adora cantare e-»
«Siamo certi che abbia molto talento, ma questo non ci aiuterà a trovarlo. Possiamo parlare con i ragazzi?»
«Io...credo di sì...»
«Potremmo parlare con loro in una delle aule vuote della scuola» propose Blaine. «Così si sentiranno meno in soggezione che in centrale.»
Foster annuì: dopotutto non era una brutta idea.
«Va bene. Andremo domani. Ora, se non le dispiace signor Hummel...»
«Oh, no, certo, vi lascio al vostro lavoro» li salutò Burt, tornando di sotto.
Foster chiuse la porta, e lui e Blaine cominciarono a ispezionare la camera di Kurt.
Il letto era grande, e morbido. Tutta la stanza era arredata con grande gusto, e si vedeva che Kurt ci aveva messo molto impegno, scegliendo con cura tutti i colori e i mobili.
Per il resto, però, sembrava la camera di un qualunque adolescente.
Una scrivania, l'armadio, dei libri, foto con gli amici, poster, più un' insolita specchiera, piena di prodotti per il viso.
«Beh, mi pare ovvio che fosse una persona piuttosto eccentrica. Magari attitrava troppo l'attenzione, e un gruppo di omofobi si sarà sentito infastidito...»
«Non li starà mica giustificando, vero?» sbottò Blaine. «Questo ragazzo è libero di vestirsi come gli piace, e fare quello che vuole. E nessuno dovrebbe impedirglielo perché quello che è dà fastidio a qualcuno.»
«Anderson, calmati.» disse Foster, sgranando gli occhi. «Era solo un'osservazione. Continuiamo a cercare.»
Rimasero lì un paio d'ore, a cercare dovunque e ad esaminare qualsiasi cosa, ma invano.
Kurt sembrava un semplice ragazzo gay con un gusto un po' particolare e una grande passione per il canto.
«Merda» si lamentò il superiore alla fine. «Vado a dire alla famiglia che abbiamo finito, e che domani manderemo la scientifica.»
Blaine annuì, e dopo qualche secondo seguì la strada percorsa da Foster, per uscire. Proprio mentre stava per chiudere la porta, però, urtò qualcosa, e da un mobile cadde un cd.
Incuriosito, lo raccolse.
Kurt Hummel, alcune canzoni.
Blaine sapeva che avrebbe dovuto rimetterlo al suo posto e andersene, ma qualcosa dentro di lui voleva sentire cosa c'era dentro quel dischetto.
Sentire la voce di Kurt Hummel.
Conoscerlo, per quanto possibile.
Era come se ci fosse un'energia che lo attraeva.
Al diavolo” pensò. “Tanto a cosa servirebbe a quelli della scentifica?”
Uscì, desideroso di andare a casa, mettendo il cd nello zaino.
Gli sembrava quasi che vibrasse, nell'attesa di essere ascoltato da lui.

 

+

 

“ Blackbird singing in the dead of night
  Take this broken wings and learn to fly
  
All your life
  
You were only wainting for this moment to arise
  Blackbird singing in the death of night
  Take this sunken eyes and learn to see
  All your life
 You were only waiting for this moment to be free ”

 

I versi dell'ultima canzone del cd di Kurt Hummel risuonavano ancora nella sua testa.
Dopo aver salutato i signori Hudson-Hummel, Foster aveva deciso di offirgli un caffè. Al bar avevano deciso a che ora recarsi al William McKinley e che approccio usare per interrogare gli studenti.
Concordavano sul fatto di non essere troppo formali per non spaventarli, ma non volevano nemmeno che prendessero la questione sotto gamba. Un ragazzo era scomparso, e chissà in che condizioni si trovava, e con chi.
Era strano occuparsi di morti, sparizioni, mentre tutti gli altri, non coinvolti nel caso, continuavano a vivere la loro vita tranquillamente, ignari di tutto.
Ed era ancora più strano pensare che anche mentre stai bene potrebbe succederti qualsiasi cosa. Anche mentre cammini per strada.
Blaine pensava che, avendo scelto la carriera da poliziotto, prima o poi si sarebbe abituato a quella sensazione, ma non era ancora passata.
Alla fine, comunque, Foster aveva deciso di lasciar condurre tutto a lui, il giorno seguente, e che sarebbe intervenuto solo se strettamente necessario. Infatti, pensava che i ragazzi si sarebbero fidati di più di Blaine, visto che era più giovane, apertamente gay e – questo Foster non l'aveva detto, ma per Blaine contava – aveva un aspetto in generale più affabile e rassicurante dell'anziano poliziotto.
Poi era tornato dritto a casa: si era solamente tolto la giacca e subito buttato sul letto, per ascolare il cd di Kurt Hummel.
Aveva ascoltato dieci canzoni, e gli erano piaciute tutte – alcune di più, come I have nothing, As we never say goodbye e Defying Gravity – ma quell'ultima, Blackbird, l'aveva colpito di più.
Era come se quel ragazzo, con la sua voce dolce, vellutata, avesse toccato la sua anima.
Aveva fatto una cosa che quasi nessuno riusciva a fare.
L'aveva emozionato.
Sapeva che a quel punto avrebbe dovuto riportarli nella camera – o quanto meno ridarli al signor Hummel, ma non riusciva più a separarsene.
Era come se quelle canzoni avessero creato un collegamento tra lui e Kurt Hummel, profondo e puro.
Aveva sentito delle descrizioni su di lui e visto delle foto, quindi si immaginava un po' com'era, eppure sentiva di conoscerlo in modo diverso.
E non voleva separarsi da ciò che glielo aveva permesso.
Decise che avrebbe restituito il cd direttamente a Kurt, con tanti complimenti per la sua splendida voce, quando l'avrebbero trovato.
Perché ci sarebbero riusciti.

 

 

+

 

 

«Salve, signor Shuester, la ringrazio per la sua disponibilità.» disse Foster, mentre lui e Blaine stringevano la mano all'insegnate del Glee Club.
«Grazie a voi per tutto quello che state facendo. Kurt è molto importante per tutti noi.»
Blaine annuì. «Bene, vorremmo interrogare tutti. Andremo in ordine alfabetico.»
Rilesse la lista che si era preparato.

Alunni:

Artie Abrams
Rachel Berry
Mike Chang
Tina Cohen – Chang
Sam Evans
Quinn Fabray
Rory Flanagan
Joe Hart
Santana Lopez
Sugar Motta
Mercedes Jones
Brittany S. Pierce
Noah Puckerman

Docenti:
Emma Pilsbury
Will Shuester
Sue Silvester

Sarebbe stata una lunga giornata.

 

«Allora, signorina Berry, sappiamo che lei è la migliore amica di Kurt, giusto?»
Rachel si asciugò gli occhi con un fazzoletto. «Sì. Dovevamo andare a New York insieme, a Brodway e io- non so come fare senza di lui»
Blaine le posò una mano sulla spalla. «Ehi, ehi. Noi lo troveremo. Adesso ti faremo alcune domande, okay? Prenditi tutto il tempo che ti serve.»
Rachel annuì, e si soffiò il naso. «Sono pronta. Una star deve sempre dare il suo meglio, anche in queste situazioni.»
«Bene. Allora, Rachel, da quanto conosci Kurt?»
«Da tre anni – quando siamo entrati nel Glee. All'inizio non ci sopportavamo, ma era più che altro perché c'era rivalità tra noi, sapete, per gli assoli. Avevamo entrambi grade talento.»
«Lo so» sussurrò Blaine.
«Come?»
Blaine trasalì, ricordandosi che lui non avrebbe dovuto sapere niente. «Nulla, nulla. Se siete in questo club è ovvio che siate bravi» disse, per coprirsi.
Rachel sembrò stizzita. «In realtà, il professor Shuester ha fatto entrare chiunque. So che per rispettare il regolamento dobbiamo essere almeno dodici, ma questo è un insulto al talento degli altri-»
Adesso era Blaine quello infastidito. «Sono certo che il professore ascolterà le sue opinioni, ma noi abbiamo cose più importanti di cui occuparci.
Sai se Kurt si era fatto qualche...nemico? O se c'era qualcuno che potesse fargli del male?»
«Ecco, l'anno scorso, un giocatore di footbal, Dave Karofsky, l'aveva preso di mira. Lo spingeva contro gli armadietti, gli lanciava granite in faccia, lo prendeva in giro… ma alla fine si è scoperto che era gay anche lui. Si è scusato, ha cambiato scuola e lui e Kurt erano addirittura diventati amici.
Non credo che sia stato lui. Giusto per chiarire, se qualcun altro vi parla di lui.»
«Non c'è nient altro che sai che potrebbe esserci utile, Rachel?»
Lei ci pensò un po' su. «Mi dispiace, no. Kurt era un ragazzo adorabile, e non si è mai messo contro nessuno. Sopportava, e porgeva sempre l'altra guancia. L'ho sempre ammirato per questo. È un ragazzo molto forte.»
«Lo spero.»

 

Tutte le risposte furono più o meno le stesse. Blaine non poteva credere che, qualsiasi cosa provassero, si ritrovassero sempre a un punto morto.
Come in un labirinto pieno di vicoli ciechi, dove non riusciva a trovare l'uscita.
«Noah Puckerman» disse Blaine, chiamando l'ultimo studente da interrogare.
«Sta facendo un compito in classe» rispose un ragazzo biondo, Sam. «Ne va della sua promozione, non potete aspettare?»
Lui riflettè. Foster gli scoccò un'occhiata impaziente.
«D'accordo. Interrogheremo prima i docenti.»

 

+

 

Dopo ore senza ancora nessuna scoperta – gli insegnanti non si erano rivelati molto d'aiuto – arrivò finalmente il ragazzo che aspettavano.
«Non fatevi ingannare dalla mia aria da cattivo ragazzo» premetté Noah, sedendosi. «Io non c'entro niente.»
«Vogliamo solo farti qualche domanda, Noah, tranquillo.»
«Chiamatemi Puck.»
«Va bene, Puck. Immagino che anche tu mi dirai che Kurt era un bravo ragazzo, che l'anno scorso ha avuto dei problemi con un certo Dave Karofsky e che non cercava guai. Quindi, faremo in fretta: rifletti, c'è qualcosa che pensi ci aiuterebbe a trovarlo?»
Puck ci pensò su un momento. «Sapete già tutto quello che volevo dirvi, tranne una cosa, ma non so quanto sia importante.»
Blaine lo invitò a continuare con un cenno del capo.
«Allora, come penso saprete, ha cominciato a difendere gli altri studenti gay, che hanno fatto outing da poco, dato che sa che merda stanno passando.»
«Modera un po' il linguaggio» disse Blaine, però sorrideva.
Puck sbuffò, poi riprese. «Ecco, un giorno mi ha detto che ciò che succedeva all'interno della scuola era solo una minuscola parte della violenza che subivano gli omosessuali.
Mi ha chiesto se fossi riuscito a radunare un gruppo di ragazzi – gay ed etero – disposti a controllare almeno un po' le strade, e aiutare e proteggere i ragazzi gay che vengono presi di mira da gruppi di stronz- scusate, teppisti.»
Blaine rimase colpito. Quel Kurt Hummel diventava sempre più interessante. Rachel aveva ragione, era un ragazzo forte.
«Ti ringrazio, Puck, questa informazione potrebbe portarci sulla strada giusta. Per caso sai dove aveva intenzione di cominciare, con questi giri?»
«Il centro, credo. È la parte più frequentata di Lima, e soprattutto la zona intorno allo Scandals, il locale gay.»
Blaine esultò dentro di sé. Finalmente qualche indizio!
Adesso sapeva dove mandare le pattuglie, la scientifica, e sentiva che stava per trovare Kurt. Se ci fossero riusciti il prima possibile, magari avrebbe potuto anche sostenere l'audizione per la NYADA.
E Blaine voleva a tutti i costi che fosse così. Sapeva per certo che aveva grande talento.
«Grazie mille, Puck. Con il tuo aiuto lo troveremo nella metà del tempo.»
Lui sorrise, contento di essere finalmente utile.
«E, Puck, prima che te ne vada, spero che il tuo test sia andato bene. Sei un bravo ragazzo.»
«Grazie.»
Quando il ragazzo uscì, Blaine si sedette -o meglio, si gettò sulla sedia, felice di potersi concedere un po' di riposo.
«Ottimo lavoro, Anderson.» disse Foster. Era la prima volta che parlava dall'inizio degli interrogatori.
Era stato zitto tutto il tempo, in disparte, sulla soglia della porta, tanto che Blaine si era quasi dimenticato di lui.
«Mi hai sorpreso. Perché non ti facevano mai partecipare ai casi?»
Blaine rise. «Me lo sono sempre chiesto anch'io. Spero che quando troveremo Kurt Hummel le cose cambino.»
Foster annuì.
E sarebbero cambiate.
Tutto sarebbe cambiato.

 

+

 

 

«Dovresti prenderti una pausa, Anderson. Ormai siamo sulla strada giusta.» gli disse Foster, mentre si dirgeva nel suo ufficio, dove doveva incontrarsi con un'altra squadra per un nuovo caso.
«Non mi prenderò una pausa finché non avremo trovato Kurt Hummel.»
«C'è una pattuglia che lo sta cercando, sta' tranquillo. Ora devo andare.»
Blaine sbuffò.
«Anderson, so che questo è il tuo primo caso importante, ma ce ne sono moltissimi altri, anche più gravi e più urgenti. Stiamo facendo tutto il possibile.»
«È stato un piacere lavorare con lei.» disse Blaine, e Foster sorrise, allungando una mano.
Lui si scostò. «In questo modo ho capito come fa le cose, e non si preoccupi, le nostre strade non si incroceranno più. Io quando inizio una cosa la voglio portare a termine! Non passo ad altri casi, lasciando la vita delle persone di cui mi sono occupato nelle mani di “pattuglie” che non sanno nulla di loro. Non è così che lavoro io. Troverò Kurt Hummel, al costo di farlo da solo.»
Foster rimase senza parole dopo il suo discorso.
Avrò esagerato?” pensò Blaine, ma sinceramente in quel momento non gli importava. Era convinto di ogni cosa che aveva detto. Certo, forse non avrebbe dovuto parlare così a un superiore, e non conosceva davvero Foster.
Blaine prese la sua borsa e si allontanò, mentre Foster continuava a guardarlo, ancora fermo fuori al suo ufficio.
Ma, mentre Blaine credeva che stesse pensando a tutti i modi possibili per licenziarlo, Foster era felice.
Diventerà un grande poliziotto.”

 

Quella sera, Blaine arrivò a casa esausto.
Era passata una settimana da quando era stata denunciata la scomparsa di Kurt Hummel.
E se gli fosse successo qualcosa? E se era già successo?
Blaine non se lo sarebbe mai perdonato.
Si fece una doccia. L'acqua calda scendeva lungo il suo corpo, ma non riusciva a rilassarsi.
Si chiese se sarebbe stato così per ogni caso. Era un pensiero indubbiamente stressante.
Ma d'altra parte, cos altro poteva essere?
L'ansia per il primo caso?
Non riusciva a capire perché avesse preso così a cuore Kurt Hummel.
Non lo conosceva nemmeno. O almeno, non in modo convenzionale.
Mise su il suo cd, stendendosi sul letto.

“ Something has changed within me
  Something is not the same
  
I'm through with playing by the rules
 Of someone else's game
 Too late for second-guessing
 Too late to go back to sleep
 It's time to trust my instincts
 Close my eyes and leap! ”

 

E di nuovo, Kurt Hummel colpì Blaine con la sua voce.
Quelle parole gli chiarirono ciò che doveva fare.
Fidarsi del suo istinto. Chiudere gli occhi e saltare.
Si alzò, prese una mappa di Lima e la mise dentro la borsa, con tutto ciò che gli sarebbe potuto servire. E portò anche una pistola, giusto per sicurezza.
Decise di andare a piedi, non voleva dare troppo nell'occhio.
Era notte fonda, e faceva freddissimo. Ma nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.
Quella era l'ultima notte che Kurt Hummel trascorreva lontano da casa.

 

+

 

 

Blaine arrivò allo Scandals un'ora dopo. Il locale non era proprio al centro della città: al contrario, era piuttosto isolato, e circondato solamente dalle macchine parcheggiate.
L'insegna luminosa brillava nel cielo nottorno, e Blaine si soprese di quanto fosse affolato quel posto.
Cominciò a percorrere tutti i vicoli che lo circondavano. Pensò di controllare prima quelli più isolati – più adatti per nascondere qualcuno che è stato rapito.
«Ehi, mi è sembrato di vedere qualcuno» sentì dire. Era una voce maschile, di un ragazzo che poteva avere circa vent'anni.
Si nascose immediatamente, sfruttando l'oscurità a suo vantaggio.
Era accucciato dietro un cassonetto della spazzatura.
«Sarà stato un gatto, Carl. Dobbiamo muoverci e trovare un posto dove scaricare lui prima che risalgano a noi.»
Blaine rimase fermo, in ascolto. Sentì i ragazzi accennare agli annunci che Foster aveva fatto mettere sul giornale per trovare Kurt.
«Fortuna che quel frocio era solo quella notte! Altrimenti ci avrebbero riconosciuti subito.» disse Carl.
Sta' calmo” pensò Blaine, dovendo ricorerrere a tutto il suo autocontrollo. Sarebbe voluto uscire dal suo nascondiglio e prendere a pugni quei due, ma doveva fare in modo che si allontanassero senza sospetti per poter cercare Kurt.
«Sei sicuro che possiamo lasciarlo da solo?»
L'altro ragazzo rise. «Primo, è una checca. Non riuscirebbe mai a slegarsi da solo. E poi, se anche volesse provarci, è privo di sensi.»
Quella notizia fece agirare Blaine. I due ragazzi non sapevano in che guai si erano cacciati, ma lui avrebbe fatto in modo che se ne accorgessero. Registrò tutta la conversazione tra i due.
Ed ecco anche la confessione.” pensò con un ghigno.
«Facciamo in fretta comunque. Troviamo un posto e poi lo lasciamo lì.»
Blaine sentì i passi dei due che si allontanavano, e sporse leggermente la testa. Erano spariti.
Nel punto da cui proveniva la loro voce c'era un garage con la grata abbassata, ma non fino alla fine.
Blaine si avvicinò piano, alzò la grata ed entrò.
«Oh mio Dio.» sussurrò. Chiamò immediatamente Foster, dicendogli di aver trovato Kurt, che non gli importava che fosse notte fonda e che voleva immediatamente una pattuglia e un'ambulanza.
Blaine si constrinse a guardare di nuovo la terribile scena davanti ai suoi occhi.
Kurt era abbandonato sulla sedia a cui era legato, con la testa abbassata sul petto.
Aveva tutti i vestiti sporchi e pieni di macchie di sangue. Ma la parte peggiore era il viso.
Aveva un profondo taglio che andava dal labbro superiore fino al naso, la guancia destra gonfia e sanguinante. Per non parlare dei lividi. Uno grosso sulla fronte e un altro sopra la sopracciglia sinistra. L'occhio destro era tutto chiuso, talmente gonfio che Kurt non riusciva ad aprirlo.
L'altro invece, era aperto. Era dell'azzurro più bello che Blaine avesse mai visto, un colore che non era né come il cielo né come il mare, era solo più bello di entrambi.
Nonostante le ferite, quell'occhio era luminoso, e spicchava tra tutti i lividi.
Aveva finto di aver perso i sensi per allontanare i suoi due rapitori, ma anche nella realtà non mancava molto, dato che era messo in quelle condizioni.
Si avvicinò, e gli slegò i polsi e le caviglie, che avevano lasciato segni rossi ed escoriazioni sulla pelle candida.
Blaine sentì le sirene e vide la luce blu da sotto la grata, aperta a metà, e tirò un sospiro di sollievo. Menomale che la pattuglia era in zona, ed era arrivata subito.
Aiutò Kurt ad alzarsi, si mise un suo braccio sulle spalle e gli cinse la vita, cominciando a portarlo fuori da lì.
Kurt lo guardò con l'occhio sano, tentando di sorridere. «Ce ne avete messo di tempo.» mormorò.
«Non dirlo a me» rispose Blaine, ricambiando il sorriso. «Mi sembra di starti cercando da sempre.»

 

+

 

 

- Baby, you're not alone,
'cause you're here with me


 

«Dottor Hunt» disse Blaine, stropicciandosi gli occhi.
Sentendo nominare il medico, tutti i presenti nella sala d'attesa si girarono verso di lui, in attesa di una risposta.
Blaine era andato in ambulanza con Kurt, e gli aveva tenuto la mano per tutto il viaggio, anche quando aveva perso i sensi. Una volta arrivati in ospedale, erano stati raggiunti da Burt, Carole e Finn.
Kurt era stato portato a fare diversi esami, TAC, e radiografia, ed era risultato che aveva diversi ematomi sull'addome e avrebbe avuto bisogno di molti punti sulla faccia.
Ormai era mattina: loro quattro avevano passato la notte lì – persino Blaine, nonostante la famiglia gli avesse detto che aveva già fatto abbastanza – e li avevano raggiunti da poco alcuni ragazzi del Glee.
«Come sta?» disse Burt, alzandosi.
«È tutto okay» li rassicurò immediatamente il medico. «Potete vederlo, e portarlo a casa nel pomeriggio, se Kurt se la sente.»
«La ringrazio»
«Possono entrare solo due alla volta» li informò il dottore, e se ne andò.
Finn, Burt e Carole si guardarono, e alla fine decisero che sarebbero entrati prima i due genitori.
Blaine rimase seduto al suo posto, con le mani in grembo. Era distrutto, ma non se ne sarebbe andato prima di aver visto Kurt. Voleva vedere con i suoi occhi che stava bene, e togliersi l'immagine di come l'aveva visto in quel garage dalla mente.
I suoi amici erano seduti tutti vicini, alcuni abbracciati, altri che si tenevano per mano, come Finn e Rachel, mentre lei teneva la testa appoggiata sulla sua spalla – anche se era un po' troppo in alto per lei.
Burt e Carole uscirono dopo pochi secondi, con delle strane espressioni. Blaine stava per chiedere cosa fosse successo, ma Burt parlò prima che potesse farlo lui.
«Vuole vedere te.»
Finn, davanti a lui, fece per alzarsi, ma Carole scosse la testa.
«Finn, tesoro, non te… vuole vedere Blaine.»
Tutti rimasero sbigottiti, primo fra tutti proprio Blaine. Sgranò gli occhi. «Siete sicuri che abbia detto così?»
Burt annuì.
«Ma qui c'è la sua famiglia, i suoi amici… glielo avete detto?»
«Certo» disse Carole. «Ma lui ha detto che vuole vedere-»
«Il ragazzo che gli ha salvato la vita.» finì Burt per lei.
Blaine pensò che in quel momento lo stessero odiando tutti, perché Kurt aveva chiesto di lui, e in fondo lui non era proprio nessuno. Non sapeva cosa dire. Pensò di scusarsi.
Si guardò intorno, aspettandosi espressioni arrabiate da parte di tutti, ma vide che in realtà la maggior parte dei presenti sorrideva, escludendo chi era ancora confuso.
«Non è una richiesta così assurda» disse Burt, e sorrise. Questo rassicurò un po' Blaine. «Vai, ragazzo»
«Okay» borbottò lui in risposta, e si alzò. Era tutto sudato, spettinato, e non aveva dormito per tutta la notte.
Doveva essere uno spettacolo orribile.
Cercò di darsi una sistemata, ma non c'era granché che potesse fare.
Calma, Blaine” pensò, mentre apriva la porta. “Perché il mio cuore batte così forte?”

 

+


 

«Blaine?» domandò Kurt, steso nel letto con gli occhi chiusi e le mani unite sul petto.
«Come- come hai fatto a capire che ero io?»
«Devi sapere che ho dei poteri soprannaturali. Posso vedere con gli occhi chiusi e- uh, so anche volare.» fece una pausa. «Ah, e poi ho chiesto di te prima, quindi ti aspettavo, genio
Blaine rise. «Avevo quasi creduto alla storia dei poteri, per un momento»
«Comunque, seriamente… ho riconosciuto i tuoi passi» spiegò Kurt, sorridendo piano. «Sono gli stessi di quando sei entrato nel- lì. Cammini sempre così?» 
«Credo che facendo questo lavoro sia diventato molto meno rumoroso. È fondamentale non farsi scopire.» Blaine tornò serio. «Se l'avessi fatto forse non sarei riuscito a salvarti»
Kurt annuì, facendogli segno di avvicinarsi. «Non ti ho ancora ringraziato.»
«È il mio lavoro, non ce n'è bisogno.»
«Grazie.» disse comunque Kurt. «Credo che per prendere quei due che mi hanno rapito abbiate bisogno di informazioni, mh?»
Blaine sapeva che quel momento sarebbe arrivato, e decisamente non gli piaceva. Sapeva quanto faceva male alle persone rivivere dei momenti così brutti – momenti che li avrebbero segnati per sempre, e lo infastidiva quasi che quel destino dovesse toccare anche a Kurt.
«Sai tutto sulla polizia» tentò di scherzare Blaine, per alleggerire l'atmosfera, ma entrambi sapevano che non ci sarebbe stato nulla su cui scherzare, in ciò che Kurt stava per raccontare.
Blaine sospirò. «In realtà, sì. Dovresti raccontarci tutto- ma, Kurt, puoi farlo quando sarai pronto, quando starai meglio.»
«No. Voglio chiudere questa faccenda una volta per tutta, e andare avanti con la mia vita. Poi descriverò a chi se ne occupa i loro volti.» Kurt fece un respiro profondo, e Blaine si sedette sul letto, accanto a lui, che sorrise – sembrava apprezzasse il gesto.
«Ero vicino allo Scandals, una sera. Non pensare male, non frequenterei mai posti del genere, io sono un'idiota romantico…
Devi sapere che intorno a quel posto girano un sacco di omofobi, perché è il posto più facile per trovare un gay da solo e fargli del male. Ancora non ho capito perché lo fanno. Non vengono infastiditi, o provocati. Se la vanno a cercare.
Comunque, probabilmente te l'hanno detto, dato che io stesso per primo sono stato preso di mira dai bulli, ho deciso di aiutare quelli che stanno passando la stessa cosa.
Dunque, quella sera ero fuori lo Scandals, nella mia auto. Speravo non ci fosse sarebbe stato bisogno di intervenire, o almeno non con le maniere forti – Kurt fece una risata amara – ci ho preso in pieno, eh?»
Blaine rimase in silenzio, inclinando la testa, e lo guardò cercando di rassicurarlo.
«Ad un certo punto è uscito un ragazzino, biondo, avrà avuto la mia età o addirittura qualche anno in meno. Aveva appena finito di pomiciare con uno più grande. Ha imboccato un vicolo, quello a destra se non ricordo male, probabilmente dove aveva la macchina, o la moto, e ho notato che un gruppo di tre ragazzi lo seguivano. Uno di loro aveva una mazza.»
Oh no...” pensò Blaine, mentre Kurt stringeva i pugni e prendeva un altro respiro.
«Sono subito sceso dalla macchina, e corso verso di loro. I primi due avevano già intrappolato il ragazzo biondo, che gridava aiuto a gran voce mentre quello con la mazza era dietro. Forse si preparava per il colpo di grazia.
Quando uno ha sferrato un pugno al biondo, urlando “Zitto, finocchio”, così forte da fargli sanguinare il naso, sono andato alle spalle di quello con la mazza, e gliel'ho sfilata dalle mani.
Sapevo di essere in netta minoranza, ma preso dall'adrenalina ho colpito uno di loro con tutta la forza che avevo. Ho dato modo al ragazzino di scappare, ma in compenso tutta la loro rabbia si è riversata su di me.
Li ho spinti, gli ho urlato contro ma-»
Kurt tirò su col naso, e si asciugò velocemente una lacrima che scendeva dall'occhio sano.
Blaine sentì il suo cuore spezzarsi. Non riusciva a guardare Kurt mentre rivangava i suoi ricordi su quel momento – che erano così vividi. Gli sembrava di star assistendo a quella scena, ma senza poter fare nulla. Si sentiva impotente.
Per un poliziotto poi, era una sensazione terribile.
«Kurt, puoi fermarti se vuoi. Hai già fatto tanto.»
Lui scosse la testa. «Ce la faccio.»
Blaine si avvicinò, e poggiò una mano sulle sue. Sentì come una scossa elettrica, e per un attimo pensò di ritrarla.
Ma poi guardò ancora Kurt, steso su quel letto per aver salvato un ragazzino. Una persona forte, determinata, con dei sani principi.
E provò ancora ammirazione, e un'altra strana emozione che non riusciva a definire.
Lasciò la mano dov'era.
«Ma loro erano di più.» riprese Kurt, più lentamente. «Ero così arrabbiato. “Ma che volete, in che secolo vivete?!” ho gridato in faccia ad uno di loro. “Io non ho paura di voi, maledetti vigliacchi!” – Kurt fece una specie di risata – A pensarci adesso, forse ho un po' esagerato.»
Blaine sorrise. «Sei stato forte»
«Purtroppo loro non la pensavano allo stesso modo. Un altro è arrivato da dietro e mi ha colpito. Poi ho perso i sensi. Ricordo solo di essermi svegliato in quel garage dove mi hai trovato, legato ad una sedia in un angolo.
Era tutto piuttosto buio, quindi non capivo molto.
Poi due di loro sono arrivati.
«Hai fatto male al nostro amico» ha detto uno, riferendosi probabilmente a quello che avevo colpito con la mazza. «Ora noi dovremmo fare male a te.»
E hanno cominciato a prendermi a pugni a turno.»
Blaine sentì Kurt tremare. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma non sapeva se poteva farlo, così si limitò a stringergli una mano.
«Ero legato, quindi non potevo difendermi o proteggermi. Cercavo solo di schivare i loro colpi o di abbassare la testa, ma come puoi vedere non è servito a molto.
Quando si sono ritenuti soddisfatti, se ne sono andati, chiudendomi lì dentro.
Poco dopo non so se ho perso i sensi o mi sono addormentato.
Il giorno dopo ho tentato di aprire gli occhi. Sono riuscito a vedere solo con quello sinistro. Ero ancora lì, al buio.
Ho passato la maggior parte del tempo a provare canzoni per l'audizione della NYADA, sussurando le parole senza musica, ma se muovevo troppo la bocca il taglio sopra il labbro cominciava a sanguinare, ed era piuttosto fastidioso.
I due, che ho appreso essere fratelli e chiamarsi Carl e Craig, si alternavano per controllarmi – e picchiarmi, se si annoiavano – mentre la sera erano entrambi lì.
Sembra strano ma mi hanno dato da bere e anche un po' da mangiare. Volevano che fossi vivo, finché il terzo ragazzo fosse stato al massimo delle sue forze.
Sai, come si nutrono i maiali prima del macello.»
Blaine rabbrividì. «È una metafora terribile.»
«Lo so, ma non lo è anche questa situazione? Comunque, la notte prima che mi trovaste, i due portano il terzo ragazzo nel garage.
Sembrava inorridito. “P-perché lui è qui?” ha balbettato. Me lo ricordo benissimo. Era terrorizzato. Evidentemente aveva sentito che la polizia mi stava cercando, e temeva di finire nei guai. “Non voglio essere coinvolto in tutto questo. Voi siete pazzi!” ha urlato, e se n'è andato, nonostante i due cercassero di convincerlo.
Carl è tornato indietro e ha detto “Andy ci ha detto che ti cercano. Quindi, domani sarà tutto finito.
Quando è rientrato anche Craig, si stavano accordando su dove lasciarmi, e li ho sentiti decidere di conciarmi per le feste prima di farlo, così da dare una lezione a tutti i froci.
La mattina dopo mi hanno preso a calci e fatto perdere di nuovo i sensi.
Ho finto di essere svenuto tutto il giorno, in modo da non dovermi beccare altri pugni.
La sera sono usciti, e poi sei arrivato tu.»
Blaine si asciugò una lacrima che gli era sfuggita e fece lo stesso con Kurt, sfiorandogli la guancia. «Non so cosa dire. Posso solo assicurarti che li prenderemo e che la pagheranno.»
Kurt annuì, contento che finalmente quella storia era vicina alla fine. «Vorrei solo capire il perché. Fare questo li fa sentire migliori? Li fa sentire uomini?»
«Dovrebbero sentirsi solo uomini di merda» mormorò Blaine, mentre gli tornava in mente ancora una volta l'immagine di come aveva trovato Kurt nel garage.
«Blaine, tu...» provò a dire Kurt, una domanda che voleva fargli dall'inizio.
«Sì, sono gay anch'io.»
«Mi dispiace che tu abbia dovuto sentire tutto questo»
«Sciocchezze. Tu l'hai vissuto. E non so come hai fatto a raccontarmelo.»
«È facile parlare con te» ammise Kurt, a bassa voce. «Più facile che con chiunque altro.»
In effetti anche Blaine sentiva che tra lui e Kurt si era instaurato un rapporto unico, probabilmente dovuto alla loro situazione, che però si faceva sempre più forte, ed era impossibile da negare.
«Puoi contattarmi quando vuoi.» Blaine prese una penna e staccò un foglio dal suo taccuino. «Questo è il mio numero.»
Kurt lo prese, lo lesse, e lo poggiò sul comodino accanto al letto. «Sicuro che non ti do fastidio?»
«Sicurissimo» sussurrò Blaine, con un sorriso. «Guarda che ore sono! La tua famiglia e i tuoi amici si staranno preoccupando a morte. Faccio rientrare Burt e Carole?»
Kurt annuì. «Grazie.»
Blaine si alzò, e raggiunse la porta. Prima di uscire, però, guardò Kurt, e gli disse ciò che pensava da quando l'aveva incontrato. «Anche tu sei un eroe.»

 

+

 

Blaine tornò a casa dopo aver trascorso quasi ventiquattrore fuori, e non chiudeva occhio dalla notte precedente.
Era la prima volta da quasi una settimana che aveva sonno: prima era sempre stato o troppo occupato o troppo preoccupato per poter dormire.
Si fece velocemente una doccia – aveva un assoluto bisogno di cambiarsi – e si gettò, letteralmente, sul letto.
Si svegliò verso sera, con l'ennesimo trillo del suo telefono. Sbuffando prese il cellulare e lesse: c'erano un paio di messaggi da parte di Foster, che gli diceva di passare nel suo ufficio il mattino successivo, quando sarebbe tornato al lavoro, e altri da un numero sconosciuto.

(9.13 pm)
Ehi.
(9.14 pm)
Oh, dimenticavo, sono Kurt.

Blaine sorrise e il suo cuore iniziò a battere improvvisamente a un ritmo più veloce.

(9.45 pm)
Ciao Kurt :)
(9.45 pm)
Scusami, dormivo.

Kurt rispose subito dopo. Probabilmente i genitori l'avevano chiuso in camera – almeno per un po' – dopo quello che era successo.

(9.46 pm)
No, scusami tu, capisco che sia stata una giornata stancante

(9.46 pm)
Tu non sei stanco?

(9.48 pm)
In realtà, no. Sono talmente felice di essere di nuovo a casa che ho paura sia tutto un sogno. E se mi addormentassi, svanirebbe.
Non mi ero mai reso conto di quanto tenessi a tutte le persone della mia vita e a tutto quello che ho, finché non ho rischiato di perderle.

Blaine ci mise qualche minuto a pensare a una risposta che fosse all'altezza di quello che Kurt gli aveva detto – dopotutto gli aveva appena aperto la sua anima, un'altra volta. Sfortunatamente, non trovò nulla di intelligente da dire.

(10.01 pm)
Non so che dire, Kurt. Solo...stai tranquillo, okay? È tutto vero.

Santo cielo, sono patetico” pensò Blaine. Una parte di lui sperava che Kurt smentisse quel suo pensiero, ma il ragazzo non rispondeva.
Forse si è addormentato” si disse. “O forse sono davvero pate-”

S'interruppe, perché Kurt gli aveva finalmente scritto.

(10.10 pm)
Scusami Blaine, non ti stavo ignorando
(10.10 pm)
Non trovo più una cosa, e stavo cercando in tutta la stanza

Blaine si sentì incredibilmente sollevato.

(10.11 pm)
L'hai trovata?

(10.11 pm)
Purtroppo no. Sai se la polizia o la scientifica ha preso qualcosa dalla mia camera?

Oh...” lo sguardo di Blaine saettò al cd con il nome di Kurt sul suo comodino, ricordandosi improvvisamente di non aver detto a nessuno di averlo preso.
Sperò che Kurt si riferisse a qualcos altro.

(10.12 pm)
Di che si tratta?

(10.13 pm)
Ehm… okay, so che sembrerà stupido, ma non trovo più un cd dove ho inciso delle canzoni cantate da me- non prendermi in giro, ci tengo molto

Blaine fu felice che non stessero facendo quella conversazione dal vivo, perché altrimenti Kurt l'avrebbe visto arrossire e avrebbe sicuramente balbettato.

(10.15 pm)
Ecco, Kurt, c'è una cosa che devo dirti…
Io e Foster – il mio capo, diciamo – siamo venuti in camera tua, per controllare se c'era qualche indizio su dove potessi essere stato portato, da chi, o perché.
Quando Foster è uscito, io l'ho seguito, ma è caduto un cd.
Sapevo che cantavi quindi, io…
(10.16 pm)
L'ho preso io, Kurt. Ho io il tuo cd. Mi dispiace.

(10.17 pm)
Sarò sincero con te, Blaine, preferisco che l'abbia tu che chiunque altro. Ma… perché l'hai fatto?

(10.17 pm)
Ero curioso di sentire la tua voce.
Volevo...volevo conoscerti.

Okay, ora gli sembrerò decisamente patetico.” pensò Blaine. “Appunto per il futuro: non prendere mai più nulla dalle stanze delle vittime”

(10.18 pm)
Sei arrabiato?

(10.19 pm)
No, Blaine, no. Sono solo un po' in imbarazzo. Tu sai tutto di me.
(10.19 pm)
E io non so niente di te.

Blaine pensò che Kurt non aveva tutti i torti. L'altro si era aperto più volte, e non solo perché lui era un poliziotto. C'era un legame tra loro – che a Blaine non dispiaceva affatto – e doveva essere reciproco.
Decise di fidarsi, come Kurt aveva fatto con lui, e scrisse ciò che non aveva mai detto a nessuno.

(10.21 pm)
Non c'è molto da dire su di me.
Mio padre se n'è andato di casa quando ero molto piccolo, e hanno dovuto occuparsi di tutto mia madre e mio fratello maggiore Cooper. Per tanto tempo mi sono sentito un peso.
Ho sempre sognato di fare il poliziotto, perché mi piaceva l'idea di poter salvare qualcuno e di sentirmi… utile, una volta tanto.
E quindi eccomi qui.
(10.23 pm)
Per quando riguarda la mia vita privata… ho capito di essere gay a sedici anni. Per un periodo ho anche pensato di essere bisex, a causa di un bacio da ubriaco, ma quando ho ripetuto l'esperienza da sobrio, ho avuto la conferma di essere gay al 100%.
(10.24 pm)
La tua vita è decisamente più interessante.

(10.25 pm)
Tu mi sembri interessante, Blaine.

Blaine arrossì. Non sapeva come rispondere a questo.

(10.26 pm)
Non dovresti riposarti?

(10.27 pm)
Hai ragione. Devo rimettermi il prima possibile per tornare a scuola e al Glee. Ho l'audizione per la NYADA e in più ci sono anche le Nazionali tra poco.

(10.27 pm)
Andrai benissimo, vedrai.
(10.28 pm)
E ti rimetterai presto. Il medico ha detto che tra un paio di giorni potrai togliere i punti e aprire normalmente l'occhio. Gli ematomi dovrebbero star guarendo da soli.
(10.29 pm)
L'audizione per la NYADA si può fare con le cicatrici, no? ;)

(10.30 pm)
Credo di sì.
(10.30 pm)
Oppure vorrà dire che io sarò il primo.

Blaine sorrise. Cosa avrebbe dato per vedere quell'audizione…

(10.31 pm)
Sarà nella tua scuola, giusto?

(10.32 pm)
Precisamente, nell'auditorium alle 11 venerdì della settimana prossima.

(10.32 pm)
Allora faresti meglio a riposarti.
(10.33 pm)
Buonanotte, Kurt.

(10.34 pm)
Blaine, aspetta.
(10.34 pm)
Il mio cd… ti è piaciuto?

(10.35 pm)
L'ho amato.

(10.36 pm)
Buonanotte, Blaine.

 

+

 

La mattina seguente Blaine si alzò con il sorriso sulle labbra. Parlare con Kurt l'aveva rasserenato talmente tanto che era riuscito a riaddormentarsi.
In quel momento era al lavoro, e stava passando nell'ufficio di Foster, come l'uomo gli aveva chiesto.
Blaine non aveva avuto né tempo né voglia di pensare cosa volesse da lui, ma ora cominciava a preoccuparsi.
Forse era arrabbiato per come gli si era rivolto l'ultima volta che si erano parlati, o perché aveva disubbidito ai suoi ordini per andare a cercare Kurt.
Almeno se avesse perso il lavoro, sarebbe successo per aver salvato una bellissima persona.
E nessun lavoro poteva essere più importante di una vita.
Prese un respiro profondo e bussò. Era agitato come quando Foster l'aveva convocato per la prima volta.
«Avanti»
«Buongiorno, Foster» disse Blaine, entrando.
L'uomo gli fece cenno di sedersi davanti a lui, dall'altra parte della scrivania.
«Blaine, ti ho chiesto di venire perché vorrei che entrassi definitivamente a far parte del mio team.»
Lui sgranò gli occhi, incredulo. Aveva sempre sognato quel momento, fin da quando era arrivato, ma sapeva che Foster richiedeva solamente veterani ed esperti, e prima che Blaine avesse raggiunto i suoi anni d'esperienza, Foster sarebbe andato anche in pensione.
«Dopo il modo in cui le ho parlato?»
«È per quello che sei qui. La determinazione e la forza di volontà che ho visto nei tuoi occhi, è rara.
E il tuo arrivare anche all'insubordinazione pur di salvare una vita l'ho vista solo in un'altra persona.»
«Chi?» chiese Blaine, sinceramente curioso.
«Io.» Foster gli sorrise. «Un giorno qualcuno dovrà prendere il mio posto, per quanto mi dia fastidio ammetterlo. E se proprio deve succedere, voglio che quel qualcuno sia il migliore.»
Blaine ora capiva cosa intendeva Kurt quando aveva paura che fosse tutto un sogno. Dopo anni passati a riordinare scartoffie, adesso Foster voleva che in futuro prendesse il suo posto?
Non sembrava vero.
«Ma ci sono tanti altri poliziotti bravi qui in centrale...»
«Ma io ho scelto te, Anderson. Allora, ci stai?»
Finalmente Blaine sorrise, e tese la mano a Foster. «Ci sto.»
Dopo una rapida stretta di mano, Blaine si alzò per tornare nel suo ufficio.
«La ringrazio, Foster.» disse, sulla soglia.
«Blaine» lo richiamò. «Dammi del tu, o chiamami Jim. Ora siamo colleghi.»

 

+

 

Blaine tornò esausto da un'altra giornata piena di lavoro.
Essere nella squadra di Foster era ancora più eccitante di quanto avesse immaginato.
Ogni giorno c'era un caso interessante, e se erano fortunati anche di più.
Scopriva sempre un nuovo motivo per amare il suo lavoro.
Controllò velocemente il cellulare dopo aver fatto una doccia, prima di dormire.
C'era un messaggio di congratulazioni da sua madre e Cooper che lo fece sorridere. Qualche sms dai suoi colleghi…
E poi ecco, sette messaggi di Kurt.
Tra due giorni ci sarebbe stata l'audizione, e Kurt gli chiedeva consiglio su quale pezzo portare, “dato che hai sentito il mio cd”.
Purtroppo, Blaine non ne sapeva molto di musica, ma era certo che la voce di Kurt fosse spettacolare, qualsiasi cosa decidesse di cantare.

(10.42 pm)
Segui il tuo cuore, e vedrai che spaccherai.

Era semplice, ma era quello che pensava.
Mise il telefono in carica e crollò addormentato.


Il suono di una chitarra lo svegliò, facendolo sobbalzare.
Devo cambiare suoneria...” si disse, mentre cercava il cellulare, ancora intontito dal sonno. Pregò che non fosse la centrale – non aveva davvero le forze di occuparsi di qualche altro caso.
Sul display c'era il nome di Kurt.
«Oddio» sussurrò, preoccupato. Cosa poteva essere successo?
Rispose immediatamente. «Pronto? Kurt, stai bene? Dio, dimmi che stai bene»
«...»
Ora era davvero spaventato. «Kurt?»
«Non volevo farti preoccupare.»
Blaine fece un sospiro di sollievo. «Cos'è successo?»
«Ho… ho avuto un incubo.»
Blaine si sedette. «Ti va di raccontarmelo?»
«Mh-mh.» Kurt fece una pausa, e Blaine aspettò in silenzio. Dopo il trauma che aveva subito era comprensibile che avesse degli incubi, e dovevano essere terribili.
«Ero , con loro.» cominciò Kurt, e non c'era bisogno che spiegasse a cosa e a chi si riferiva, perché Blaine capì subito.
Il garage. Carl e Craig.
«Era la sera in cui mi hai trovato, solo che nel sogno tu non arrivavi. Dopo essere usciti, loro erano tornati, pronti a spostarmi da un'altra parte.
Mi insultavano.
Poi hanno preso la mazza e-» la voce di Kurt tremò e si spezzò. «Mi hanno colpito dietro la testa. Ho perso i sensi.
Poi mi hanno trascinato di peso su un camion. Mi sporcavo, strisciando sul terreno, e la mia testa sbatteva ovunque.»
Blaine sentì Kurt singhiozzare. «Okay, Kurt, basta.» si alzò e cominciò a raccogliere le sue cose. «Sei da solo a casa?»
Kurt tirò su col naso. «Sì, mio padre e Carole sono a Washington per una riunione, e Finn è da Rachel.»
«Sta' tranquillo, sto arrivando.»

 

Dopo dieci minuti, Blaine arrivò a casa di Kurt. Aveva corso il più velocemente possibile.
Kurt gli aprì immediatamente: indossava un pigiama di quella che sembrava seta rossa, aveva i capelli tutti in disordine e gli occhi azzurri lucidi. Le sue mani tremavano.
«Va tutto bene, Kurt.»
Entrò e si chiuse la porta alle spalle. «Dov'è la cucina?»
Kurt sembrò confuso da quella domanda, ma gliela indicò.
I due ragazzi si diressero verso di essa. «Quando mia madre era triste, o spaventata, soprattutto a causa di mio padre» spiegò Blaine. «Io le preparavo sempre la cioccolata calda. So farla bene.»
Kurt si sedette al tavolo, guardando Blaine che gli preparava la bevanda, in silenzio.
«Nel sogno» disse poi all'improvviso. . «Mi gettavano in un cassonetto. Credo- credo che morissi lì.»
Blaine sentì una fitta al cuore.
«Tu sei vivo, Kurt. Sei qui con me. E non morirai, non ora e non in questo modo.»
Si sedette di fronte a lui, porgendogli la cioccolata.
«È buona davvero» sussurrò Kurt, bevendo.
«Non mi credevi?» domandò Blaine, fingendosi offeso. «Sono un cuoco provetto. Se non fossi entrato in polizia avrei aperto un ristorante tutto mio.»
Kurt finalmente sorrise. «In questo caso non dubiterò più delle tue capacità culinarie.»
«Bene.» disse Blaine. «Adesso devi dormire.»
Salirono al piano di sopra, nella stanza di Kurt. Lui si rimise a letto, ma si vedeva che era agitato.
«Ehi, Kurt, era solo un sogno.» mormorò Blaine.
«Lo so… ma ho paura che se mi addormento lo vivrò di nuovo.»
Blaine si stese accanto a lui, sul fianco. «Ci sono io.»
«Mi dispiace averti infastidito, Blaine.»
«Shh. Non fa niente.»
«Non so se ce la farò da solo.» ammise Kurt.
«Non sei solo, perché sei qui con me.»

 

+

 

- Essere amati ci rende forti,
amare ci rende coraggiosi

 


Era arrivato il tanto atteso venerdì: quel giorno due ragazzi si sarebbero giocati il loro futuro.
Kurt Hummel e Rachel Berry erano dietro le quinte dell'auditorium, in attesa dell'inviato della NYADA che li avrebbe giudicati.
Finn tentava di abbracciare Rachel, ma la ragazza non stava un attimo ferma: andava avanti e indietro senza mai fermarsi, a causa dell'ansia.
Si preparava per quel momento da tutta la vita, e in più il suo migliore amico aveva passato tutto il tempo con il cellulare.
Kurt era seduto in un angolo, sorridendo allo schermo.
«Si può sapere con chi parli?» gli sussurrò Rachel, avvicinandosi. «Sei tornato ieri e avrai detto sì e no tre parole.»
«È Blaine» ammise Kurt.
Loro due avevano parlato quasi tutti i giorni, non appena Blaine aveva un minuto libero dal lavoro. Gli aveva raccontato che Foster l'aveva fatto entrare nel suo team, aggiungendo che era solo grazie a lui. Kurt aveva riso, e gli aveva detto di prendersi anche un po' i suoi meriti.
Non sapeva esattamente cosa provava per Blaine.
Era sicuro che fossero amici. Buoni amici. Rachel era la sua migliore amica, ma spesso con lei si ritrovava ad ascoltare, più che parlare, e comunque c'erano delle cose che non poteva dirle.
Invece con Blaine era tutto semplice.
Gli diceva qualsiasi cosa, sapendo che non l'avrebbe giudicato.
L'aveva visto affrontare i suoi momenti peggiori, e senza neanche rendersene conto l'aveva aiutato ad uscirne, e ad aggiustare i pezzi.
Forse provava qualcosa di più che semplice amicizia per Blaine.
Ma lui? Certo, era sempre stato gentile e disponibile, ma lo faceva per amicizia o solamente perché era il suo lavoro?
Decise che avrebbe aspettato a parlarne – e voleva smettere di pensarci – perché non voleva rovinare il rapporto unico che si era creato tra di loro.
«Il poliziotto?» chiese Rachel, incredula. «Lui ti piace?»
Kurt abbassò lo sguardo sulle proprie mani. «Forse. Non so cosa c'è tra di noi, non vorrei essermi immaginato tutto.»
«Non credo che tu l'abbia fatto.» disse Rachel ridacchiando, mentre scorreva i messaggi che lui e Blaine si erano scambiati.
«Ehi! Ridammi il cellulare!»
«Uh, guarda, ne è arrivato un altro!»
Rachel porse il cellulare a Kurt.

(10.58 am)
Stai tranquillo, andrà benissimo.
(10.59 am)
Courage.

Kurt sorrise, ma la sua felicità durò poco.
«Oh. Mio. Dio.» mormorò Rachel.
«Cosa?»
«Quella è Carmen Tibideaux!»
Kurt scostò il sipario: nell'auditorium stava entrando proprio lei, la più severa tra le inviate della NYADA.
«Cavolo.»
Rachel cominciò a correre avanti e indietro.
Finn la bloccò, prendedola per le spalle. «Sei una stella, Rachel. Brillerai.»
I due si baciarono velocemente, e poi lui andò a sedersi in platea.
Intanto, madame Tibideaux si era seduta al suo posto.
«Kurt Hummel.» chiamò.
Kurt si sistemò al meglio, nonostante tutte le cicatrici, e uscì sul palco.
Era molto ansioso, perché aveva deciso di non portare il pezzo che aveva provato per settimane, ma, come aveva detto Blaine, di seguire il suo cuore.
«La canzone che ho scelto è Not The Boy Next Door dal musical The Boy From Oz.»
Si mise al centro del palco, chiamando da dietro le quinte Tina, Mercedes e Brittany per supportarlo.
Li lisciò la camicia nera e gli attilatissimi pantaloni dorati, e si preparò per cantare.
Avrebbe messo in quella audizione tutta la sua anima, tutti i suoi sogni.
Courage.
E partì la musica.

 

+

 

Blaine arrivò giusto in tempo nell'auditorium.
Aveva detto a Kurt di starsi occupando una rapina, mentre in realtà aveva chiesto a Foster un paio di ore libere per assistere alla sua audizione.
Dopo aver aspettato finché non si fossero spente le luci, si sedette in un posto buio della platea. Non sapeva se volesse che Kurt lo vedesse oppure no.
Lo guardò, e anche se era lontano, riuscì a distinguere ogni particolare del suo corpo.
I capelli acconciati perfettamente, gli occhi azzurri brillanti, i segni ancora ben visibili delle cicatrici.
E poi aveva dei pantaloni che…
Blaine arrossì al solo pensiero.
Non vedeva l'ora di sentire Kurt cantare dal vivo, di vedere come fosse la sua espressione quando lo faceva.
Partì la musica, e gli occhi di Blaine non lasciarono Kurt nemmeno per un secondo.

“ Comin' home used to feel so good
  
I'm a stranger now in my neighborhood
  
I've seen the world at a faster pace
 
And I'm comin' now from a different place

 
Though I may look the same way to you
 Underneath there is somebody new ”

 

Blaine riuscì a ricondurre molti versi della canzone a ciò che aveva passato. Era vero, non era – o almeno, non più – il ragazzo della porta accanto.
Sorrise. Era incredibile che riuscisse a cantare e soprattutto a ballare come se non gli fosse successo niente. Se non fosse stato per le cicatrici, Blaine non avrebbe mai detto che Kurt fosse un ragazzo dimesso da poco dall'ospedale.
Quando Kurt finì di cantare, Blaine scattò in piedi ad applaudire.
Peccato che si fosse dimenticato di essere l'unico seduto in platea, e che nessuno doveva sapere che era lì.
Tutti gli occhi si spostarono su di lui, compresi quelli di Kurt, colmi di sopresa.
Blaine uscì velocemente, arrossendo, mentre Carmen Tibideaux congedeva Kurt e chiamava Rachel sul palco.
«Blaine! Blaine, aspetta!»
Kurt gli era corso dietro non appena era sceso dal palco, seguendolo in corridoio.
«Scusami, non volevo metterti in imbarazzo» disse Blaine, guardandolo. «Però sei stato bravissimo.»
Kurt sorrise. «Grazie. Ho fatto come hai detto tu. Se avessi ascoltato Rachel probabilmente avrei annoiato Carmen Tibideaux con una canzone che ha sentito centinaia di volte.»
«Prenditi un po' i tuoi meriti» lo prese in giro Blaine, ripetendo ciò che gli aveva detto lui quando parlavano della sua promozione.
«Ti va… mh… se andiamo a prenderci un caffè?» propose Blaine, cercando di calmare il battito del suo cuore.
«Dovrei aspettare Rachel...» disse Kurt, mordendosi un labbro, indeciso.
«Beh, potresti aspettarla al Lima Bean» Blaine alzò un sopracciglio con un'espressione eloquente.
Kurt lo colpì piano su una spalla, ridendo. «Se mi ucciderà sarà colpa tua.»
«Ti salverò di nuovo» sussurrò Blaine, prendendolo per mano e trascinandolo correndo fuori dal corridoio.

 

+

 

Il caffè di quella mattina si era allungato fino al pomeriggio, mentre Kurt e Blaine avevano continuato a parlare.
Era assurdo come trovassero sempre qualcosa di nuovo di cui parlare, da raccontare. Tutto era naturale, con Kurt.
La sera, dopo che Kurt gli aveva raccontato la reazione della Berry alla loro piccola fuga dall'auditorium – lui si era sbellicato dal ridere – si erano dati appuntamento per vedersi a pranzo il giorno seguente.
Blaine aveva ancora il cd di Kurt, e si era offerto di ridarglielo. Kurt aveva detto che dopo tutto quello che Blaine aveva fatto per lui, se voleva tenerlo, il minimo che potesse fare era lasciarglielo.
E poi aveva aggiunto che gli faceva piacere che lo avesse lui.
In ogni caso, cd o non cd, si sarebbero visti comunque. Blaine lo sarebbe andato a prendere a scuola.
Sorrise, prima di addormentarsi. Ultimamente era più felice che mai – ma una felicità diversa, più rara e più bella, ma a tratti anche spaventosa.
Nonostante non avesse mai provato una sensazione come quella, così forte, così intensa, sapeva cosa gli stava succedendo.
Quando ogni cosa lo faceva pensare a Kurt. Le farfalle nello stomaco ogni volta che lo guardava, gli sorrideva o le loro mani si sfioravano. Quando la parte più bella della giornata era tornare a casa e trovare i suoi messaggi.
Sapeva che si era inevitabilmente innamorato di Kurt.

 

+

 

Dopo una delle ultime del Glee prima delle Nazionali, Kurt uscì dalla scuola, con Finn e Rachel al suo fianco.
«Facciamo la strada insieme?» chiese la sua amica.
«Ehm...»
Kurt non aveva ancora detto a nessuno – tranne che a Rachel – che si vedeva e sentiva con Blaine. Tutti i suoi amici e la sua famiglia credevano che dopo quella volta all'ospedale le loro strade si fossero divise.
Invece si stavano unendo sempre di più.
Pensa velocemente ad una scusa” si disse Kurt.
«Devo andare al negozio di dischi» inventò, sapendo che però poteva risultare credibile, dato che ci andava tre volte alla settimana.
«Con lui?» sussurrò Rachel al suo orecchio, tenendo gli occhi fissi davanti a lei.
Blaine avanzava nel cortile, guardandosi intorno. Sembrava piuttosto spaesato in quel posto, e stava cercando lui.
«Che ci fa il poliziotto qui?»
Anche Finn si era accorto della sua presenza.
«È venuto per me, okay?» ammise Kurt.
Non si vergognava di uscire con Blaine, ma non gli era mai successo niente di simile con nessun altro ragazzo, e non sapeva come l'avrebbero presa tutti.
Soprattutto considerando che Blaine era il poliziotto che l'aveva salvato da una banda di omofobi violenti.
«Voi...state insieme?» domandò Finn. Non c'era traccia di malizia o disapprovazione nella sua voce, solo una sincera curiosità.
«No.»
«Non ancora» disse Rachel, ridacchiando.
Kurt le scoccò un'occhiata seccata. Anche se in realtà lui era il primo a sperare che magari Blaine fosse interessato a lui.
«È meglio che vada, altrimenti non mi troverà mai qui in mezzo»
Mandò un bacio a Rachel e salutò Finn con un cenno della mano.
«Blaine!» gridò, per farsi sentire da lui. Li separavano una mandria di studenti di tutti gli anni. «Sono qui»
Qualcuno gli mise una mano sulla spalla, e lui sobbalzò. Dopo la notte in cui era stato rapito, essere toccato alle spalle gli faceva pensare ai peggiori scenari.
«Ti ho trovato» disse una voce che Kurt riconobbe immediatamente.
«Mi hai spaventato a morte, Blaine»
Si girò, ritrovandosi faccia a faccia con lui. Aveva i capelli ricci pieni di gel, anche se qualche ciocca ondulata ricadeva disordinata sulla fronte, appena sopra gli occhi.
Gli occhi di Blaine erano qualcosa di indescrivibile. Grandi, incorniciati da sottili ciglia scure e di un colore indefinibile. Verde, oro, nocciola, ambra, caramello… c'era un po' di tutto in quelle iridi che brillavano sempre.
«Non volevo» si scusò Blaine, con un piccolo sorriso.
«È tutto okay.» Kurt gli prese la mano. «Andiamo via da qui.»

 

Blaine aveva pensato a lungo a dove sarebbero potuti andare. Voleva essere libero con Kurt, e in una città omofoba come Lima c'erano persone che li odiavano dietro ogni angolo.
«Potresti farmi vedere dove lavori» aveva buttato lì Kurt.
«Certo» Blaine aveva sorriso. «Ma non aspettarti nulla di troppo moderno»
Si erano fermati a prendere un paio di panini al Take Away che avrebbero mangiato nell'ufficio di Blaine.
Non era il primo appuntamento che Blaine aveva immaginato, ma almeno avrebbe potuto parlare liberamente a Kurt, senza che nessuno li guardasse male, o addirittura chiamasse la polizia perché si tenevano la mano.
Dopo un giro della centrale, i due arrivarono nel nuovo ufficio di Blaine: era più grande e luminoso del precendente, e anche più pulito.
Blaine scostò le pile di fogli dal tavolo, poggiandole un po' nei cassetti e un po' nella libreria.
«Come farai poi a ritrovarle?» rise Kurt.
«In qualche modo farò»
Poi si sedettero uno di fronte all'altro.
«Blaine» lo chiamò Kurt, prima che iniziassero a mangiare. «Posso chiederti una cosa?»
«Certo.»
«Ti stai occupando di tanti casi adesso. Di tante persone, di vite, come ero io, però non ti leghi a nessuno.
Perché proprio per me è stato diverso?»
Blaine prese la mano di Kurt. Il suo cuore batteva così forte da minacciare di uscire dal petto.
«Kurt- io vorrei avere una risposta, ma… non lo so.
Non riesco ancora a capire perché sentissi di avere – o di voler avere un legame con te.
Era strano, ma la mia anima di indicava cosa fare, e la mia mente e il mio corpo la seguivano.
Io..io dovevo trovarti, Kurt.
Poi sono stato sempre più coinvolto, e ti ho cercato, ti ho cercato… per così tanto.
Era destino.»
Kurt non staccava gli occhi azzurri dai suoi. «Blaine… stai dicendo-»
«Non mi importa di tutti quegli stronzi. Io voglio stare con te, Kurt. Senza paura e per sempre.»
Si allungò sopra il tavolo. Il suo viso era a un soffio di distanza da quello di Kurt.
Il suo sguardò saettò dai suoi occhi alle sue labbra. Sembravano così morbide.
E poi annullò la distanza che li sepava. Il profumo di Kurt gli invase le narici.
Cominciò semplicemente a sfiorare le sua labbra, leggermente, e poi Blaine premette più forte.
Mise le mani ai lati del volto di Kurt, sfiorando le sue guance con le dita.
Sentì Kurt sorridere sotto le sue labbra, mentre approfondivano il bacio.
Se all'inizio aveva pensato che sarebbe stato avventato, adesso sapeva di aver fatto la cosa più giusta della sua vita.

 

+

 

Blaine arrivò a Chicago puntuale, come aveva promesso a Kurt. Nelle due settimane precedenti si erano visti e sentiti solo la sera, dato che il professor Shuester aveva stabilito delle prove aggiuntive per prepararsi alle Nazionali.
Quella era l'ultima gara per quasi metà dei membri delle Nuove Direzioni, e di conseguenza anche l'ultima oppurtinità per lasciare un segno prima di andarsene.
Blaine non se ne intendeva molto di canto corale – e non conosceva gli altri gruppi che si sarebbero esibiti – ma era fiducioso nelle capacità delle Nuove Direzioni.
Aveva assistito a qualche prova per dare supporto a Kurt, e aveva fatto amicizia anche con qualche altro ragazzo, come Finn e Sam, ed erano fortissimi.
Raggiunse a piedi l'auditorium dove si sarebbero tenute le Nazionali, e prese posto in platea, poco lontano da Shuester e la sua fidanzata Emma.
Spense la suoneria del cellulare, ma tenne la vibrazione, per eventuali emergenze.
Abbassò la luminosità, in modo da poter scrivere un messaggio a Kurt.

(4.49 pm)
Come va lì dietro?

(4.51 pm)
Mercedes si è rimessa! Grazie a Sue – non avrei mai pensato di ringraziare Sue per qualcosa

(4.51 pm)
Non vedo l'ora di vedervi.

(4.55 pm)
Scusami, stavamo facendo il cerchio magico

Blaine si ricordò che Kurt gliene aveva parlato: lo facevano prima di ogni spettacolo.

(4.56 pm)
AAAAmazing!

Kurt inviò una faccina che rideva e una linguaccia.

(4.57 pm)
Devo andare, ci siamo quasi. Siamo i primi

(4.57 pm)
Sarò qui a festeggiare con te la vittoria.

Blaine ripose il cellulare in tasca, mentre presentavano i tre giudici di quell'anno, e poi i concorrenti.
«Dal liceo William McKinley, Lima, Ohio… le Nuove Direzioni!»
Forza” pensò Blaine. Era agitato come se su quel palco dovesse salirci anche lui.
Per prime, uscirono sul palco le note moleste: Quinn, Brittany, Santana, Tina e Mercedes cominciarono a cantare “Edge Of Glory”
Poi fu il turno di Rachel con uno dei suoi – a detta del resto Glee – numerosi assoli. Cantava “It's All Coming Back To Me Now”. Per quanto potesse essere presentuosa e ambiziosa, Blaine doveva ammettere che aveva molto talento.
Infine, fu il momento del numero finale, di gruppo: “Paradise By The Dashboard Light”.
Finalmente Kurt si fece avanti sul palco, bellissimo come sempre, vestito di nero con una cravatta rossa.

“ And we're glowing like the metal on the edge of a knife
  Glowing like the metal on the edge of a knife ”

Nonostante non avesse un assolo, la sua voce era splendida come sempre.
Una volta finito il numero, Blaine scattò in piedi ad applaudire, come tutta la platea, regalando alle Nuove Direzioni una meritatissima Standing Ovation. Erano stati bravissimi, e potevano vincere.
Dovevano vincere.
Blaine incrociò lo sguardo di Kurt – incredibile come continuassero a trovarsi tra centinaia di persone – e gli sorrise incoraggiante.
Dopo di loro si sarebbero esibiti tutti gli altri, e quindi Blaine rimase seduto ad aspettare. Non poteva fare altro.
Ci furono altri numeri indubbiamente belli, e ragazzi talentuosi – come i Vocal Adrenalin – ma per lui, e non c'entrava solo il fatto che fosse di parte, nessuno batteva le Nuove Direzioni.
E poi, la passione che aveva visto in loro, un fuoco brillante che ardeva e non si spegneva mai, nonostante tutto e tutti, non c'era in nessun altro.
Quando tutte le esibizioni furono finite, e i Glee Club erano in atteesa che i giudici deliberassero, Blaine raggiunse Kurt dietro le quinte.
«Se non vi danno il premio del primo posto li faccio arrestare tutti» disse Blaine, avvicinandosi al gruppo, cercando di mantenere un'espressione più seria possibile.
L'atmosfera sembrò un po' più leggera, ma si vedeva che erano tutti agitati. Salutò un po' tutti, e poi Kurt gli andò incontro, sorridendo, e lo abbracciò. «Sono contento che tu sia riuscito a venire»
«Non me lo sarei perso per nulla al mondo»
Si scambiarono un veloce bacio sulle labbra.
«Sono fiero di voi. Di te» sussurrò Blaine a Kurt, ed era vero.
Kurt non si era lasciato abbattere da nulla, e aveva continuato a credere nei suoi sogni. La forza di quel ragazzo lo lasciava senza parole ogni volta.
«Lo spero»
«Kurt!» gridò Rachel, nonostante non fosse poi così lontana. «Dobbiamo salire sul palco. È ora.»
Kurt fece un respiro profondo e chiuse gli occhi.
Blaine gli prese la mano. «Sai che ce la potete fare.»
Il ragazzo annuì, e salì sul palco con il resto del gruppo, uniti, mentre lui tornava in platea.
«E ora è il momento di annunciare il vincitore del premio Miglior esibizione individuale.» il giudice fece una pausa. «Dai Vocal Adrenaline del Liceo Carmel, Wade Unique Adams!»
Blaine applaudì comunque, il premio era meritato dopotutto.
Adesso era il momento di annunciare il podio. «Al terzo posto… dritti dall'Oregon, gli Infiamma-Pentagramma di Portland!»
Blaine fece un sospiro di sollievo. Ci erano vicini.
«Congratulazioni ad entrambi i gruppi rimasti sul podio. Ma ora è il momento di annunciare i vincitori.»
La signorina Pilsbury, davanti a lui, unì le mani, e lui incrociò le dita.
«I campioni nazionali di canto coreografato per l'anno 2011-2012 sono...»
La pausa sembrò infinita per Blaine, figuriamoci per i gruppi sul palco.
«Dal Liceo McKinley di Lima, Ohio» i ragazzi cominciarono ad urlare. «Le Nuove Direzioni!»
Blaine si alzò di nuovo in piedi ad applaudire, con un enorme sorriso sulle labbra. «Sì!» urlò, e Kurt si girò per un istante verso di lui. Blaine gli mandò un bacio e applaudì più forte.
Le Nuove Direzioni si abbracciavano commossi sotto una pioggia di coriandoli a coronare la loro vittoria.

 

+

 

«Daii, aprila!» disse Blaine, unendo le mani.
Cercava di calmare Kurt, ma lui era il primo ad essere ansioso.
Lui, Finn e Rachel erano nell'aula canto – in quel momento vuota - con davanti due lettere provenienti dalla NYADA.
Dopo la vittoria delle Nazionali avevano trascorso momenti bellissimi: tutti erano al settimo cielo.
Ma ora, dopo nemmeno un mese, in quella stanza – dove luccicava ancora il trofeo – c'era una tensione incredibile.
Kurt e Rachel si presero per mano: tremavano entrambi.
Blaine poteva capirli: in quella lettera c'era scritto i loro destino, se i loro sogni si sarebbero realizzati o se si sarebbero infranti.
Da ciò che c'era scritto all'interno dipendeva il futuro di Kurt.
E anche il futuro della loro storia.
Lui e Kurt stavano insieme da un mese e poco più, e sapevano entrambi che probabilmente alla fine dell'anno Kurt sarebbe partito per New York con Rachel per la NYADA. E Blaine?
Non poteva mollare tutto, il suo lavoro – proprio ora poi che aveva avuto una promozione – così su due piedi.
L'ignoranza lo stava tormentando.
«Kurt, se non la apri tu lo faccio io» lo minacciò.
«Okay, okay» mormorò Kurt. Poi si girò verso Rachel. «Insieme?»
Lei annuì, e cominciarono ad aprire le buste.
Ci mancò poco che anche Blaine e Finn si prendessero per mano, tanto era alta la tensione nella stanza.
Blaine osservò gli occhi di Kurt scorrere lungo le righe della lettera, e la stessa cosa facevano quelli di Rachel.
«Allora?» disse Finn, dando voce anche ai suoi pensieri.
«Ce l'ho fatta.» sussurrò Rachel, alzando finalmente gli occhi. Era quasi commossa, e il suo sorriso era luminoso quanto la stella che sosteneva di essere. Guardò immediatamente Kurt, in cerca di quella stessa gioia.
«Andremo a New York!» disse Kurt, mentre una lacrima scorreva lungo la guancia candida.
Abbracciò Rachel, e poi corse da lui.
Blaine gli asciugò le lacrime con il pollice, e lo baciò dolcemente, sentendo sulle labbra anche il sapore salato dell'acqua.
«Sono fiero di te» sussurrò al suo orecchio, mentre si abbracciavano.
Era davvero felice per Kurt: finalmente avrebbe lasciato quella città che di buono gli aveva portato ben poco, e avrebbe realizzato il suo sogno di tutta la vita.
Però c'era anche un altro sentimento nel cuore di Blaine, più oscuro e doloroso.
La consapevolezza che quello voleva dire separarsi da Kurt, proprio ora che si erano trovati.

Finn e Rachel li avevano lasciati soli, per andare a casa di lei.
Loro erano rimasti nell'aula canto: Kurt seduto sul pianoforte di Brad, e lui su una delle sedie rosse del Glee.
«Avanti, dillo» sussurrò Kurt, chiudendo gli occhi. Ammetterlo era troppo doloroso.
«Ho paura di perderti.»
Kurt scese con un salto dal piano, e gli si avvicinò. Si inginocchiò davanti a lui, in modo da essere alla sua altezza. «Tu non mi perderai mai, Blaine. Ricordi quello che mi hai detto? È destino
«Beh, il destino è un bastardo» sbottò Blaine, lasciandosi andare. «Non posso – e non voglio  chiederti di restare. Lima è troppo piccola per te.»
«E io non posso chiederti di venire con me» disse Kurt, sedendosi accanto a lui con gli occhi bassi. «Ma permettimelo, Lima è troppo piccola anche per te.»
Blaine guardò l'orologio e si alzò. «Il mio permesso è quasi finito. Devo tornare in ufficio.»
«Blaine» lo chiamò Kurt, prendendogli la mano. «Troveremo un modo. Promettimelo.»
«Te lo prometto.»

 

+

 

Jim Foster era sinceramente dispiaciuto, per due motivi.
Il suo agente Blaine Anderson continuava a chiedergli permessi, e parlava a telefono in ufficio per ore.
Non capiva cosa gli stesse succedendo.
Un giorno decise di andare a parlargli: non gli piceva la piega che stava prendendo la situazione.
Si fermò appena fuori la porta, perché gli sembrò di sentire qualcuno singhiozzare. Sapeva benissimo che era sbagliato, ma restò ad origliare.
«Kurt, lo so che questi sono gli ultimi due giorni che passi qui prima di partire.»
Kurt? Kurt Hummel? Possibile?” pensò Jim, ma improvvisamente si rese conto – da spezzoni di conversazioni con Blaine – che tutto aveva senso.
«Mi sto prendendo più permessi possibili, ma questo è il mio lavoro!»
Foster fece per entrare, ma qualcosa lo trattenne. Sentiva che era sbagliato interrompere quel momento, e soprattutto invadere l'intimità di Blaine.
Capiva cosa significava perdere qualcuno che ami. Sua moglie era partita per lavoro, e nonostante tutte le promesse, alla fine la loro storia aveva smesso di funzionare, a causa della distanza. Certo, non era detto che fosse così per tutti, ma c'era un'alta probabilità, soprattutto se si fa un lavoro come il loro. Non ci si può allontanare troppo e troppo a lungo dalla centrale.
Riusciva a percepire quanto stava male. Lui nemmeno si era ancora ripreso del tutto.
Aveva ripiegato sul lavoro, e per questo ora si trovava dov'era, uno dei poliziotti più conosciuti, nonostante lavorasse in una città sperduta come Lima.
«Lo so che New York ha un distretto di polizia, ovvio, Kurt» sentì Blaine sbuffare. «Ma non prenderanno mai un novellino come me in una città così grande!»
A meno che tu non abbia una lettera di raccomandazione da qualcuno di importante.” pensò Foster, amaramente.
Aveva scelto Blaine come suo “erede”, ma non voleva che il prezzo fosse patire la sofferenza che aveva provato lui.
Ritornò nel suo ufficio, e accese il computer.

Da: Jim Foster                                                                                                                                                                A: Edward Goot

Oggetto: Blaine Anderson


Edward era un suo amico della polizia di New York, ed era sicuro avrebbe messo una buona parola per Blaine. Poi, le sue capacità avrebbero parlato da sole.
Buona fortuna, ragazzo” pensò, prima di spedire la mail.

 

+


«Foster, mi ha chiamato?»
Blaine era sinceramente seccato. L'uomo gli aveva già assegnato i suoi compiti per quella giornata, e voleva finirli prima di accompagnare Kurt all'aeroporto.
Kurt. Aeroporto. Ogni volta che ci pensava era una fitta al cuore.
Aveva cercato una soluzione, ma sembrava che non ce ne fossero. Sicuramente lui e Kurt avrebbero continuato a sentirsi – e di certo ad amarsi – ma stare così lontani sarebbe stata una tortura.
Per quanto avrebbero provato a non pensarci, a illudersi, non avrebbero potuto fingere per sempre che andasse tutto bene.
Blaine si sentì anche un po' in colpa. Quello era il sogno di Kurt, e lui con le sue paranoie glielo stava rovinando.
«Blaine, vieni, faremo presto» disse Foster.
Lo spero” pensò Blaine, perché mancava poco all'ora dell'appuntamento.
«Uhmm...»
«Jim» Blaine lo chiamò per nome in modo da far trasparire la sua impazienza. «Che c'è?»
«So di Kurt Hummel» cominciò l'uomo.
Lui sollevò le sopracciglia. «Lo so, te ne ho parlato io. Qual è il punto?»
«Salutamelo, quando partirete per New York.»
«Partirà» lo corresse Blaine. «Io lo accompagno solo all'aeroporto»
Foster sorrise. «Per questo ti ho chiamato, per ricordarti di preparare le valigie.»
Blaine sembrava irritato. «Foster, a che gioco stai giocando?»
«A nessun gioco. Non ti ho detto nulla fin'ora perché non ne ero sicuro, ma ora so che il distretto di polizia di New York ti vuole. In prova. Quindi vedi di fare una bella figura.»
«Oh mio Dio.» sussurrò Blaine, sgranando gli occhi incredulo. «Lei… lei mi ha raccomandato?»
«Io ho semplicemente raccontato il caso di Kurt Hummel e tutti gli altri di cui ci siamo occupati insieme. Hai fatto tutto tu.»
Blaine si alzò e abbracciò Foster, commosso, ignorando il fatto che non erano in confidenza e che fosse un suo superiore.
«Come potrò mai ringraziarla?»
«Vai a New York e fai vedere a tutti di che pasta siamo fatti noi di Lima. E non farmi passare per uno stupido.»
Blaine sorrise. «Lo farò.»
«Adesso sbrigati, o perderai il vostro aereo!» gli disse Foster, facendogli segno di correre.
Lui si guardò intorno. Pensò di dire qualcosa di sentimentale su quanto gli sarebbe mancato tutto, ma proprio non ci riusciva, così sorrise per un'ultima volta e uscì.
Stava per andarsene da quella città, e raggiungere New York, dove sarebbe potuto stare con Kurt quando, dove e come voleva.
Fare il lavoro che amava e poi tornare a casa dalla persona che amava.
Ecco qual era il suo sogno.

 

+

 

Blaine aveva messo disordinatamente in valigia tutte le sue cose e ora correva verso l'aeroporto. Era già in ritardo di mezz'ora per il check-in, e il suo cellulare continuava a squillare. Probabilmente era Kurt che non aveva più potuto aspettarlo, ed aveva iniziato ad imbarcarsi con Rachel.
Una volta arrivato – tutto sudato e con il fiatone – cominciò la procedura il più velocemente possibile.
Poi giunse miracolosamente al gate: poteva vedere l'aereo dalla finestra alla sua destra. Sentì un brivido: non aveva mai volato prima d'ora. Poi si ricordò che avrebbe viaggiato al fianco di Kurt, e finché erano insieme non c'era nulla che gli faceva paura.
Dopo quello che pensò essere il ventesimo squillo, rispose alla telefonata.
«Blaine!» urlò Kurt nel suo orecchio.
«Ehi» rispose lui, cercando di individuare il suo ragazzo mentre porgeva documenti e biglietto alla donna dietro il gate.
«Ehi? Dovevamo vederci quasi un'ora fa, prima che salissi sull'aereo che mi porterà chilomentri lontano da qui, e tu dici ehi
«Grazie» disse Blaine.
Dall'altro capo del telefono ci fu un minuto di silenzio, prima che Kurt parlasse, confuso. «Grazie?»
«Scusami, Kurt, parlavo con la signora che mi ha fatto passare per imbarcarmi.»
«Cosa… Blaine, sei ubriaco?» domandò Kurt, e sembrava più spiazzato che arrabbiato ora.
«Amore, girati.» sussurrò semplicemente Blaine, con un sorriso sulle labbra, concludendo la telefonata.
Era poco dietro Kurt, con la valigia in una mano e il biglietto in un'altra, ma li nascose entrambi dietro la schiena.
Vide Kurt voltarsi, gli occhi azzurri lucidi ma svegli allo stesso tempo, mentre lo cercavano tra la folla. Blaine si fece avanti, sentendo l'emozione crescere sempre di più dentro di lui.
Capì immediatamente quando Kurt lo vide: i suoi occhi si ingrandirono, e le labbra si distesero in un sincero e sollevato sorriso. Lasciò la valigia a Rachel e corse verso di lui.
Blaine allargò le braccia e lo strinse forte. «Pensavi davvero che ti avrei fatto andare via senza salutarti?» soffiò al suo orecchio.
Kurt rise. «L'ho temuto, per un momento.» Poi lo guardò negli occhi, sfiorandogli la guancia. «Sei tutto sudato»
«Ho dovuto fare una corsa, per arrivare in tempo.»
«Blaine… prima al telefono hai detto che dovevi imbarcarti. Parti per lavoro?»
«Per quello e per amore.» rispose Blaine, sorridendo con un'espressione eloquente.
Kurt sbattè le palpebre più volte. Era certo di aver sentito bene, ma non voleva aver frainteso la frase di Blaine, e poi non era abituato al fatto che la vita gli facesse simili regali. «Mi stai facendo morire, Blaine. Cosa sta succedendo?»
«So che l'hai capito, ma se proprio vuoi sentirtelo dire… parto con te, Kurt.» gli poggiò le mani sulle spalle. «Vengo a New York insieme a te.»
Una lacrima solcò il viso di Kurt, e Blaine prontamente la asciugò. «Ehi, ehi, non piangere. È una buona notizia- no?»
«Talmente bella che non mi sembra vero» mormorò Kurt.
Blaine sorrise dolcemente. «Ma lo è. Siamo noi, insieme, qui e ora. E tu stai per realizzare il tuo sogno, e hai reso possibile anche il mio.»
«Avremo una bellissima vita, vero Blaine?»
«Ci proveremo» rise lui.
Poi successe qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Incurante di dove si trovavano, di tutte le persone che li circondavano, Kurt si sporse verso di lui e lo baciò, mettendogli le braccia intorno al collo.
Blaine rispose al bacio, assaporando ogni secondo di quel momento, e imprimendosi nella mente ogni dettaglio.
La morbidezza delle labbra di Kurt, che sapevano di zucchero. Il suo profumo di lavanda. Il cardigan di lana che avvolgeva le braccia di Kurt e gli faceva il solletico al collo.
Il senso di completezza che quella vicinanza gli dava.
E la cosa più importante: non aveva paura che qualcuno potesse vederli.
Che guardino. Come si può essere disgustati davanti a una simile manifestazione d'amore? A due cuori e due anime che si fondono?
A due persone che scelgono di stare insieme, senza paura e per sempre?
«Ti amo, Kurt.» sussurrò Blaine, quando si separarono, sorridendo.
Lui all'inizio sembrò sorpreso da quella dichiarazione ed esitò. Ma subito dopo, sorrise e gli prese la mano. «Ti amo anch'io.»
«Volo quattro, Lima-NewYork» una voce dagli autoparlanti chiamò il loro volo: era arrivato il momento.
Ancora tenedosi per mano, si diressero verso l'aereo, pronti ad intraprendere la più grande avventura della loro vita.
«Senza paura» disse Kurt al suo orecchio, ricordando cosa gli aveva detto la prima volta che si erano baciati.
Blaine sorrise, pronto a finire la sua frase. «E per sempre.»

 

 

 

 

 

 

 



Note dell'autrice (che sta morendo d'ansia):
Se siete arrivati qui giù, wow. *offre biscotti e cioccolata*
Sono consapevole che la storia sia abbastanza lunga, ma non volevo spezzarla.
Non so come mi sia venuta esattamente questa idea, ma dopo aver deciso la trama ci ho lavorato ogni giorno. Mi sono impegnata molto e quindi spero che non sia uscito fuori un disastro.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, e ancor più, in anticipo, tutti coloro che si fermeranno a lasciarmi un parere: mi farebbe immensamente piacere sapere cosa ne pensate, sinceramente.
Un'ultima cosa, ma non meno importante: dedico questa storia prima di tutto alla mia gemellaH, che mi ha supportato e consigliato sempre, e a tutte le persone stupende che ho conosciuto grazie ai Klaine e a Glee. Vi voglio bene. 

A presto e un abbraccio a tutti,

Lu


 

 

   
 
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