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Autore: LadyRealgar    06/08/2015    7 recensioni
Nick Fury è stato assassinato, il Soldato d'Inverno è a piede libero, lo S.H.I.E.L.D. gli dà la caccia e i tentacoli dell'HYDRA strisciano ancora minacciosi. Nella quiete della cucina di Sam Wilson Steve Rogers riflette sui fatti degli ultimi giorni di caos e, in un simile momento di crisi, non ci sarebbe il tempo di pensare a frivolezze come un bacio inaspettato sulle scale mobili. Ma è nelle difficoltà che il cuore chiede di essere ascoltato.
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi qui presentati e le situazioni a cui si fa riferimento appartengono alla creatività di Stan Lee e degli altri autori che lavorano per la Marvel.

 

 

We're coming close and even closer

We bring it in but we go no further

We're separate,  two ghosts in one mirror

No nearer

 

I come across you lost and broken

You're coming to but you're slow in waking

You start to shake, you still haven't spoken

What happened?

 

~The Fray, Say When

 

Aveva sempre avuto un debole per il latte caldo. Da che si ricordava, ogni volta che da bambino aveva avuto un incubo o aveva fatto fatica ad addormentarsi, sua madre prendeva il pentolino dalla credenza e lo riempiva del latte fresco portato dal lattaio alla mattina. Lei lo chiama "la sua pozione magica" e giocava a fare finta che i granelli zucchero fossero ali di pipistrello e la cannella occhi di rospo. Certe volte Steve aveva persino finto di non avere sonno solo per sentirla imitare la voce di una strega, mentre pronunciava parole magiche inventate e rimestava il latte con il cucchiaio di legno.

Molti dei suoi ricordi più belli erano legati a quella bevanda e, per la maggior parte delle volte, erano associati alle persone che più aveva amato: sua madre che glielo preparava dopo cena, suo padre che tornava a casa tardi dal lavoro mentre lui lo sorseggiava seduto al tavolo della cucina, Bucky che lo beveva assieme a lui dopo aver giocato in strada con la neve il giorno di Natale. Lui però lo preferiva senza zucchero e con una spolverata di cacao.

Seduto al tavolo di una cucina a lui nuova, Steve quella notte aveva sentito la necessità di prepararsene una tazza: da quando lui e Tasha (da quando aveva iniziato a riferirsi a lei con quel nomignolo?) avevano trovato il laboratorio segreto dell'Hydra, proprio nel campo militare presso cui era stato addestrato nel '43, non aveva ancora avuto modo di metabolizzare gli eventi che nell'arco di così pochi giorni gli erano capitati tra capo e collo, sconvolgendo quella piccola quotidianità che era riuscito a conquistare.

Era un turbinio di emozioni contrastanti che l'adrenalina dell'azione aveva aiutato a reprimere, ma che ora, nel silenzio della casa di Sam Wilson, il porto sicuro che li aveva accolti senza battere ciglio, la tranquillità aveva preso il sopravvento e con essa anche quelle emozioni, con il risultato di togliergli il sonno.

Il Capitano soffiò sulla perlacea superficie del liquido, soffermandosi ad osservare distrattamente le increspature che si formavano, e ne bevve un sorso; non aveva trovato la cannella dietro alle varie antine del mobile (in verità non aveva cercato accuratamente: era pur sempre un ospite) e così aveva dovuto accontentarsi del solo latte e zucchero. Senza di essa non aveva il sapore a cui era abituato.

Era dolce, come piaceva a lui, ma mancava del tocco "magico" che la pozione doveva avere.

Quando Bucky l'aveva visto per la prima volta mettere interi cucchiai di quella spezia, era rimasto praticamente allibito; se avesse potuto vederlo in quel momento avrebbe certamente commentato quell'assenza con una delle sue solite battute sagaci.

Pensare che il suo migliore amico, creduto morto tramorto i freddi ghiacci delle Alpi, avrebbe potuto effettivamente vederlo gli fece stringere la bocca dello stomaco.

"Mi guarderebbe, forse" pensò Steve "Ma non mi vedrebbe".

Emise un sospiro: non doveva arrendersi. Non era nel suo stile.

Bucky era vivo ed era nel suo stesso tempo, era quello l'importante. In qualche modo sarebbe riuscito a farsi riconoscere e l’assassino a sangue freddo sarebbe tornato ad essere il ragazzo di Brooklyn con cui era cresciuto, quello che lo spalleggiava nelle risse  (il più delle volte tirandocelo fuori), che procurava le ragazze con cui uscire il sabato sera e che l'aveva aiutato a sorreggere la bara della madre nel tragitto dalla cappella al cimitero.

Quel Bucky, il suo Bucky, sarebbe tornato. L'Hydra avrebbe pagato per quello che gli aveva fatto. E anche per la morte di Fury.

Anche quello era stato un colpo difficile da digerire, soprattutto per Nat (Nat? Seriamente?). Vederla piangere, mentre sotto il neon delle luci dell'obitorio accarezzava la fronte fredda di Nick, lo aveva ferito più della morte stessa del capo dello S.H.I.E.L.D.

Fury era, come lui, un soldato e, in quanto tale, conosceva i rischi del proprio mestiere e li accettava, ma le lacrime di Natasha erano state qualcosa a cui Steve non era preparato e l'avevano colto di sorpresa come uno sparo nella notte.

Ma la Vedova Nera era per lui fonte continua di sorpresa: da quella volta a New York, quando gli aveva chiesto di spingerla contro uno degli alieni che sorvolava la città, commentando con un vago "Sarà divertente", la rossa non aveva smesso per un momento di sorprenderlo.

La sua abilità, la sua perspicacia, la freddezza e il distacco con cui valutava ogni situazione... nel bene e nel male, Natasha Romanoff era un perenne mistero agli occhi del patriottico Capitano e anche nella sua spontaneità, nel momento in cui la sua maschera da spia si infrangeva davanti ad un amico caduto, ella aveva il potere di spiazzarlo.

Un po' alla volta, però, Steve stava imparando a conoscerla e aveva capito che, in qualche rara occasione, quella donna rigida e calcolatrice lasciava scivolare la sua maschera quel tanto da permettere di leggerle gli occhi.

O, meglio, di interpretarli.

Quegli occhi color del mare, dotati della capacità di oltrepassare persino il vibranio del suo scudo, facendolo sentire nudo e inerme, talvolta concedevano a qualcuno abbastanza paziente e attento di scorgere quello che si nascondeva dietro di essi.

Per un attimo la sua mente elaborò l'immagine di lui nudo davanti a Natasha e il sangue gli salì immediatamente al volto.

Si impose di concentrarsi sull'orribile bajour rossa contornata di pizzo che svettava da una mensola del salotto (forse un regalo di una vecchia zia?) ma il sangue non era salito solo al volto e il Capitano trovò quell'operazione estremamente complicata.

Non era la prima volta che fantasticava sull'agente dalla chioma di fiamma, ma erano sempre fantasie molto caste e pacate, come guardare assieme un film abbracciati sul divano o prepararle la colazione la mattina del suo compleanno e portargliela in stanza con un biglietto di auguri sotto il bicchiere della spremuta (ora che ci pensava, non aveva nemmeno idea di quando cadesse il suo compleanno).

Gli piaceva concedersi ogni tanto il lusso di immaginarsi in sua compagnia, chiedersi quale marca di birra preferiva o su che lato le piacesse dormire, ma quando gli capitava di volgere i suoi pensieri verso la sfera più "intima" sprofondava nel viscoso pantano del senso di colpa e passava le ore a rimproverarsi per esserci cascato, di nuovo.

Da quello che aveva compreso durante i fatti di New York, Natasha aveva già un affair con Barton e la collana con il ciondolo a forma di freccia che indossava ne era una prova lampante.

Steve aveva l'orgoglio di ritenersi un uomo onesto e leale e mai in vita sua si sarebbe permesso di corteggiare una donna impegnata, soprattutto se entrambe le parti erano all'interno di un gruppo di "lavoro": come leader degli Avengers aveva il dovere di mantenere l'unità e l'equilibrio tra i suoi membri e "provarci" con la donna di uno di essi non era esattamente di aiuto in tal senso.

Certo, non era facile: più volte lo S.H.I.E.L.D. aveva richiesto la loro presenza durante le missioni più delicate e Steve si era ritrovato a lavorare fianco a fianco proprio con colei che riteneva sarebbe stato meglio evitare, ma, come prima, l'adrenalina e la totale concentrazione sull'obiettivo della missione erano d'aiuto a dimenticare i propri sentimenti.

Natasha, dal canto suo, non lo aiutava affatto. Passasse pure la tuta aderentissima di lattex che era solita indossare in servizio (non poteva certo aspettarsi che combattesse in abiti da palestra, anche se sarebbe stata bellissima pure con quelli), ma baciarlo di sorpresa sulle scale mobili era stato davvero troppo!

Non si era accorto della presenza dell'agente infiltrato dell'Hydra finché Tasha non si era voltata e, puntandogli contro i suoi grandi occhi blu, gli aveva domandato: -Le manifestazioni di affetto in pubblico mettono a disagio le persone?

Il suo cervello non aveva nemmeno fatto in tempo ad elaborare la risposta che già le dita sottili della russa lo avevano afferrato per le mascelle e le sue labbra gli avevano rubato il respiro. Ma se in quel momento fosse morto soffocato non gliene sarebbe importato di meno, anzi ne sarebbe stato persino felice perché l'ultima cosa che avrebbe sentito sarebbe stato il sapore della bocca di Natasha.

Come era venuto, in un battito di ciglia quel bacio se n'era andato e di nuovo avevano dovuto riprendere la loro corsa, lasciando il cuore di Steve sospeso sulle labbra.

-Non dirmi che quello era il tuo primo bacio dopo il '45?- gli aveva poi chiesto in macchina, ridendo, la spia.

"Sì"

-No- aveva risposto. E poi diceva che non era bravo a mentire!

Non aveva forse notato la sua arte nel dirle che avrebbero potuto essere amici?

Non aveva fatto caso alla sua maestria nel dimostrarsi impassibile quando gli era vicino? O la sua abilità nel nascondere il tremito che lo coglieva ogni volta che, per forza o per caso, i loro corpi si toccavano?

Lui era un ottimo bugiardo. Così bravo da far credere che non lo fosse affatto.

-Dio...- sospirò l'uomo, abbassando lo sguardo sul legno laccato del tavolo: sembrava un quattordicenne alla sua prima cotta!

Era patetico, maledizione! Era uno stramaledetto super soldato che aveva combattuto i nazisti e Teschio Rosso nella Seconda Guerra Mondiale e gli alieni a New York in un'epoca folle e frenetica, là fuori il suo migliore amico girava con un braccio di metallo a seminare il panico e tutto quello a cui riusciva a pensare era a quanto soffici e rosa fossero le labbra di Natasha!

Capitan America un cavolo! Capitan Ridicolo gli calzava meglio.

-Problemi a dormire?

La voce limpida di Natasha lo fece scattare sull'attenti: -Deve essere proprio una nottataccia se Capitan America si spaventa così facilmente- ridacchiò quella, mentre oltrepassava la soglia della cucina e gli si avvicinava.

Il suo sorriso era così bianco e dolce che Steve non si accorse subito che la donna indossava solo una canottiera e un paio di slip, lasciando completamente scoperte le gambe atletiche dalla pelle di madreperla.

"Così non vale!"

Il suo cuore accelerò improvvisamente, ma, come sempre, fece finta di nulla: -Deve essere una notte ancora peggiore se l'agente Romanoff si aggira per casa come un fantasma, cercando di spaventare Capitan America!

Ok, quella risposta non era proprio una delle sue più brillanti, ma almeno fece sorridere Natasha e Steve era sempre affamato dei suoi sorrisi.

-È avanzato un po' di latte?- chiese la donna, avvicinandosi ai fornelli e prendendo in mano il pentolino per studiarne il contenuto.

-Sì- rispose Steve -E dovrebbe essere ancora caldo.

Quella prese una tazza dallo scolapiatti sopra il lavabo, vi vuotò il pentolino e iniziò a frugare tra i vasetti e le confezioni che si nascondevano dietro le antine del mobile.

Evidentemente Natasha non si faceva gli stessi problemi di Steve e, dopo poca ricerca, estrasse da un angolo un vasetto di vetro pieno di una polvere rosso scuro, che poggiò sul piano del tavolo.

-Vuoi?- offrì la spia, dopo essersene versata una generosa spolverata nel latte. Improvvisamente l'aria profumò di cannella.

-Sì, grazie.

Il Capitano prese il vasetto dalla mano della donna, facendo attenzione a non toccarne le dita, e ne aggiunse il contenuto alla sua bevanda, ma non ne bevve. Al contrario, rimase a fissare il vuoto davanti a sé; anche senza vederla, riusciva a percepire la presenza di Natasha seduta al suo fianco. Ed era vicina, molto vicina.

-Come ti senti?- le chiese, senza osare guardarla: si sentiva troppo esposto e non avrebbe retto di incrociare il proprio sguardo con il suo.

-Bene- rispose in fretta quella, che aggiunse -Tu, piuttosto?

-Io...

"Vorrei sapere quando è il tuo compleanno"

-... Sto bene.

-Ed è per questo che non dormi?- chiese di nuovo la spia, squadrandolo dalla testa ai piedi con il suo solito sorriso beffardo dipinto in volto.

-Nemmeno tu stai dormendo- ribatté il soldato, girandosi a guardarla. Cielo, poteva davvero esserci qualcosa di così bello in quel folle mondo?

-Hai ragione.

"Come, prego?"

-Avevo voglia di una tazza di latte caldo- spiegò la donna -Era da quando ero piccola che non ne bevevo. Ne ho sentito l'odore e ho pensato di prenderne un po'.

Le sue orecchie avevano udito giusto? Tasha aveva appena accennato al suo passato?

-Io invece ho l’abitudine di berne sempre un po’ prima di andare a dormire- disse vago l’uomo, concentrandosi sulla propria tazza.

-Lo so- sorrise Natasha, sorseggiando placidamente il suo latte -Ho letto i tuoi files, ricordi?- aggiunse poi in risposta allo sguardo esterrefatto dell’amico.

-Non c’é proprio segreto che lo S.H.I.E.L.D non possa scoprire- commentò ad alta voce il soldato; era un pensiero rivolto più a se stesso che non alla sua interlocutrice, ma si rese conto del proprio errore solo una frazione di secondo dopo averlo commesso.

-Non tutti, purtroppo- fu la risposta di Natasha, il cui sguardo era andato a cadere su un punto indefinito del tavolo.

Eccoli di nuovo, pensò Steve, gli occhi che si nascondono dietro la maschera; senza riflettere, allungò la mano verso quella della donna e la strinse delicatamente: -Mi dispiace per Fury.

-Non ero una sua parente- ribatté quella, volgendo il capo dall’altra parte -Non devi farmi le condoglianze.

Nonostante ciò, notò l’uomo, non aveva ritratto la mano.

-Eri comunque molto legata a lui- insistette Steve. Ogni parte del suo corpo sembrava gridare a gran voce “Puoi fidarti di me”, ma egli lasciò quel messaggio inespresso.

-Non fa più differenza a questo punto. Fury è morto, ora il nostro obiettivo è il Soldato d’Inverno- il suo tono di voce era diventato freddo e lapidario, come quello di una voce registrata. Steve strinse la presa.

-Nat…- esordì, ma le parole gli morirono in gola quando la russa si voltò di nuovo a guardarlo, mostrando il viso alla luce della lampada: i suoi occhi erano rossi e inumiditi di lacrime. Fu più forte di lui, la tirò delicatamente per il braccio, finché non l’ebbe a pochi centimetri da sé e, sporto in avanti il collo, depose la propria bocca sulla sua, in un casto bacio a stampo.

Quando si fu reso conto di quello che aveva appena combinato, maledicendosi, ritrasse la testa, ma una presa salda sulla sua maglietta gli impedì di allontanarsi e una nuova pressione, più decisa, venne applicata sulle sue labbra.

Incredulo, Steve non osò muovere un muscolo, ma quando la donna, senza interrompere il contatto tra i loro visi, si fu alzata per poi accomodarsi sulle sue gambe, non fece altro che assecondare i suoi movimenti, accogliendo di buon grado quell’inaspettato spirito di iniziativa.

A pensarci bene, era così che erano sempre andate le cose tra loro: tutto accadeva solo se era Nat a volerlo e il fatto che non gli avesse ancora tirato un ceffone sembrò a Steve un ottimo segno.

Le mani di lei gli accarezzavano la schiena e il volto, mente le labbra si aprivano leggermente, inizando a esplorare la sua bocca; sotto il tocco caldo di quelle agognate mani, la timidezza si era sciolta e il fiore della passione aveva iniziato a germogliare, sicché l’uomo rispose alle carezze e ai baci con crescente trasporto, finché non furono costretti a staccarsi per riprendere fiato.

-Scommetto che questo è il tuo secondo bacio dal ’45- gli sussurrò all’orecchio Natasha.

Una scossa di brividi gli percorse la schiena quando il respiro caldo della donna gli sfiorò il lobo.

-Diciamo che è il secondo che mi sia piaciuto- ammiccò il Capitano, passando le dita sulla pelle liscia e soffice della sua guancia.

-Oh, lo vedo- ribatté quella maliziosamente -Hai del vibranio in tasca o sei solo felice di vedermi?

Steve sorrise e, avvicinandosi all’orecchio della spia, fu il suo turno di sussurrare: -I muscoli non sono l’unica cosa che il siero ha potenziato.

Ed eccola lì, la sua magnifica risata, cristallina e limpida come l’acqua di sorgente, incorniciata da due fossette che le si formavano agli angoli della bocca.

Senza aspettare che ribattesse, Steve tornò ad assaporare quelle labbra carnose, inebriandosi del suo odore e del tocco vellutato della sua pelle sotto alle dita, come un assetato che dopo lungo cammino si abbevera alla fonte.

Avrebbe scambiato ogni lacrima di Natasha con un suo bacio e ogni segreto con una carezza e, per il Cielo, avrebbe trovato ogni giorno un modo nuovo per farla ridere.

Passò la mano tra i suoi capelli, soffici e rossi. Rossi come la polvere di cannella che galleggiava sulla schiuma del suo latte.

Turn around and you're walking toward me

I'm breaking down and you're breathing slowly

You say the word and I will be your man, your man

 

Say when and my own two hands

Will comfort you tonight,  tonight

Say when and my own two arms

Will carry  you tonight,  tonight

 

~The Fray, Say When

 

Angolo dell'autrice: salve a tutti e grazie di essere arrivati fino a qui! :)

Seconda one shot in questo fandom e, sebbene sia piuttosto Natasha-centrica come la prima, oltre a mostrarci una Vedova Nera più fragile e "umana", ci permette di dare una sbirciatina nella bionda (e tormentata) capoccia di Steve. Spero di aver reso giustizia ai personaggi e di non essermi lasciata trasportare troppo dal romantic mood che mi è preso sul treno, quando, ascoltando la canzone di cui avete letto qualche verso nel testo, ho avuto l'idea per questa one shot.

Spero che la storia sia valsa il tempo spesa a leggerla e di non aver portato il vostro picco glicemico alle stelle XD

Ah, devo far presente di essermi presa una piccola licenza poetica, facendo riconoscere a Steve il Soldato d'inverno prima di quello che il film ci mostra, ma Cap è un ragazzo sveglio e di sicuro qualche sospetto già l'aveva ;)

Ad ogni modo, spero che questo non vi abbia disturbato troppo e che la storia vi abbia regalato qualche bella emozione.

Alla prossima!

Lady Realgar

   
 
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