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Autore: Grecoes    07/08/2015    2 recensioni
Cosa c'è dopo la morte?
Immaginiamo che al momento della fine della nostra vita, qualcuno ci porga la seguente domanda: Vuoi provare a salvare il mondo, o marcire in paradiso o all'inferno?
Zoey, una ragazza morta nel 1912, suicida. si arruola poiché non potrebbe andare in paradiso.
Duncan, un ragazzo morto nel 2015, incidente stradale. Accetta il ruolo per difendere tutte le persone a lui care.
Scott, ancora in vita. Cade in depressione dopo la morte del suo migliore amico.
Gwen, ancora in vita. Il suo fidanzato muore in un incidente stradale.
Dawn, ancora in vita. Cerca di aiutare Gwen a superare il momento, poiché in passato una sua amica si è suicidata per una causa simile.
*SIETE PREGATI DI LEGGERE L'ANGOLO AUTORE, INFORMAZIONI IMPORTANTI*
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Gwen, Scott, Zoey | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Siete pregati di leggere l’angolo autore, poiché ho un’informazione importante da dare.
Grazie della collaborazione.
 
 
Questa storia è una OS, che in caso piaccia, trasformerò volentieri in una Long.
 
 
 
 
 
- Non ti sono mai piaciute le giornate di pioggia, vero?- una voce risaltò alle orecchie di Dawn, intenta ad aspettare l’autobus ad una fermata. La testa della bionda si voltò di scatto, osservando l’interlocutore con i suoi occhi violacei.
- Salve, Scott.- la sua voce bassa si perse nello scrosciare intenso della pioggia.
- Stai andando da Gwen anche tu?- il rosso aveva l’aria abbattuta ed un tono di certo non allegro.
- Devo farle le condoglianze. Dopo quello che è successo a Duncan…- la bionda fu interrotta da un suo singhiozzo soffocato e dall’abbraccio di Scott nel tentativo di calmarla.
Nel frattempo l’autobus era giunto alla stazione e stava facendo salire i passeggeri.
I due si sedettero uno vicino all’altro, e Dawn si perse guardando fuori dal finestrino. Il tempo era come loro, ovvero triste.
I fiori nelle varie aiuole di Toronto erano completamente zuppi, mentre i passanti estraevano l’ombrello onde evitare di bagnarsi.
Tutti era triste, nemmeno una persona per strada stava sorridendo. Gli occhi viola di Dawn ricaddero su una bambina, un piccolo essere innocente, ma anch’esso destinato alla morte.
- Quando faranno il funerale?- chiese Scott, imbarazzato da quel silenzio. La bionda si girò lentamente verso di lui, mordendosi il labbro e toccandosi i capelli.
- Non lo so, credo debbano ancora decidere.- la risposta fu secca, come se la presenza del rosso irritasse Dawn. Che invece si sentiva solamente abbattuta.
- Certo che è strano.- sul viso di Scott si dipinse un piccolo sorriso di disperazione.
- Cosa intendi?- chiese lei, scuotendo la testa.
- Tutto, il mondo in generale. Quando finalmente hai trovato una moglie, una casa ed hai un lavoro tutto finisce. Non ci è possibile vivere un’esistenza felice. Anche se a noi non accade nulla, osserviamo le persone a noi care appassire vicino a noi e non possiamo fare nulla. La vita è bastarda.-un ghigno di compassione si plasmò sulla faccia del rosso, che era ancora scosso dalla notizia della morte del suo amico.
La pioggia continuava in maniera a dir poco prepotente ad abbattersi sulla strada. Gli alberi erano carichi di gocce ed il vento scuoteva la loro chioma, in una danza furiosa.
Nemmeno un’anima era presente per strada; probabilmente ogni persone dotata di un cervello aveva intuito che non era proprio il caso di avventurarsi fuori. La città era deserta.
I due si scambiarono un’occhiata triste, mentre l’autobus si fermava ad una delle tante salite piene di gente che, per lo più, erano lì solamente per ripararsi dal pianto del cielo.
Dawn osservava con aria sconsolata i ragazzi appena saliti, stavano ridendo ed erano felici. Avrebbe sacrificato per fino se stessa pur di rivivere un momento come quello in compagnia dei suoi amici.
Più le risate dei ragazzi giungevano all’orecchio fine di Scott, più la tristezza di quest’ultimo saliva.
Sapeva di non poter fare il duro ancora per molto, ma finché il suo cuore, ma soprattutto la sua mente, non avrebbe ceduto sarebbe andato avanti senza dimostrarsi triste o semplicemente perso nella strada della sua vita.
- Tra quanto dobbiamo scendere?- la voce rauca di Scott invase i pensieri ella bionda, che si era ormai persa ad osservare le buche sull’asfalto che si riempivano di acqua.
- Alla prossima.- la risposta di Dawn fu senza interesse, gelida. Il ragazzo rimase interdetto dalla reazione della compagna di viaggio, che pareva veramente afflitta da questa perdita.
- Dawn, ancora non è morto. Possono salvarlo.- il tentativo di Scott di far passare la tristezza della ragazza peggiorarono soltanto le cose.
- No. È morto! Perché non capisci!- le lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi di Dawn come la pioggia sulla strada. – Come possono salvarlo? È tutto finito, i nostri bei momenti insieme, le uscite e tutto il resto! Ha avuto un incidente! E gli hanno dato una settimana di vita. Smettila di cercare raggirare la realtà!- le urla di Dawn fecero voltare tutti i presenti sull’autobus che la guardarono con uno sguardo stranito.
Fortunatamente per i due le porte del veicolo si aprirono, poiché erano giunti a destinazione, e distolsero l’attenzione da loro.
Lo stradino di casa Nelson non era mai sembrata così lungo. In quei cinquanta metri Scott e Dawn ripensarono a tutto ciò che avevano fatto insieme a Duncan, Gwen e gli altri.
Il rumore assordante degli stivali di gomma a contatto con l’acqua risuonava in tutta l’aria circostante, invadendo la mente dei due.
Scott suonò al campanello, asciugandosi gli stivali al tappetino fuori ed attendendo pazientemente che qualcuno aprisse la porta.
Il volto di Gwen era più bianco del latte. Aveva accolto i due amici dentro con un sorriso forzato, invitandoli nel salotto, dove si trovavano anche Bridgette, Mike e Courtney.
- Ciao a tutti.- fece il rosso cercando invano di sorridere. Gli altri alzarono solamente la mano in cenno di saluto, dopodiché tornarono nei loro pensieri tristi.
- Duncan dov’è?- chiese Dawn, con gli occhi lucenti, dovuti al pianto fatto sull’autobus.
- È sopra, sta riposando.- le rispose Mike, mordendosi il labbro inferiore.
- Come sta?- chiese Scott, anticipando Dawn. I due erano diventati migliori amici dopo la morte di Geoff, dopo vari scontri erano finalmente riusciti ad appacificarsi a causa del decesso del biondo ed erano finiti col diventare amici inseparabili.
- Non molto bene.- la voce di Courtney era senza emozioni, lei provava ancora del rancore nei confronti di Duncan, ma non in quel momento. Era veramente a terra, infondo l’amava ancora.
- Scusate, io devo andare un attimo in bagno.- la voce rotta dai singhiozzi di Gwen interruppe la discussione tra i quattro, che subito dopo di precipitò velocemente verso il bagno.
- Vado io da lei.- si offrì Dawn, cercando di raggiungere l’amica. Ma fu fermata da Scott.
- No, lasciala stare, nessuno può aiutarla adesso.- Scott aveva ragione, tremendamente ragione. Ma Dawn non voleva accettarlo. La sua migliore amica era a pezzi e lei non poteva fare nulla. Come era successo con Dakota…
Sì, ma li era stato tutto diverso. E poi alla fine lei era morta, di lei non restava che cenere.
 
 
 
Passarono la serata li, andandosene verso la mezzanotte.
- Ciao, Gwen. Se succede qualcosa chiamami.- la pregò Dawn, cercando di sorriderle.
- D’accordo.- la risposta della dark fece raggelare il sangue nelle vene della bionda. Doveva aiutarla a passare quel brutto momento, ma non sapeva cosa fare.
- Ci vediamo domani allora.- la mora sorrise forzatamente, salutando con la mano i suoi amici che si allontanavano.
Mike si offrì di accompagnare a casa Scott e Dawn, dato che abitavano più o meno sulla stessa strada; mentre Bridgette decise di andarsene a piedi.
- Dubito che Duncan ce la farà. - disse Mike, sentendosi improvvisamente la gola secca. – Ha fratture su tutto il corpo ed ustioni di terzo grado sulle gambe. Sarà molto difficile vederlo ancora in forze. Ed in più i medici hanno detto di tenerlo in casa, tanto loro non avrebbero potuto far nulla.- a quelle parole gli occhi di Scott si riempirono di lacrime. Ancora una volta un suo caro amico stava morendo. E lui? Bhe, lui cercava di non pensarci.
- No! Non ci posso credere! Duncan non può morire!- la voce rotta dai singhiozzi del ragazzo fece voltare Mike, il quale abbassò la testa, triste.
Scott era scoppiato in un pianto disperato ma, purtroppo per lui, nessuno poteva aiutarlo. Si era chiuso da solo con la sua coscienza ed era stanco. Stanco di dover subire tutto questo, stanco di vivere per vedere morire.
Per la prima volta nella sua vita il suicidio gli sembrò la via più breve per smettere di pensare al male che affliggeva la Terra. Ma no. Cosa avrebbe pensato Duncan? Di certo lo avrebbe ucciso, lui era sempre stato contrario al suicidio. La cosa lo avrebbe fatto rivoltare nella tomba.
E così, tra un quarto d’ora di silenzio, Scott fu lasciato sotto casa sua, dove vi entrò per gettarsi con un tonfo assordante sul letto.
Ma la chiamata che fece squillare il suo telefono fu la fine di tutto. Fu come se i sette anni passati in compagnia di Duncan e Gwen si fossero frantumati in migliaia di piccoli pezzi.
- Scott, ci sei?- la voce incerta di Gwen si sentì attraverso la cornetta del telefono. – Duncan è… Duncan… è… è morto.- la voce di Gwen scoppiò in un pianto disperato mentre il rosso abbassava la cornetta, chiudendosi definitivamente in se stesso.
 
 
 
- D-Dove sono?- il punk si alzò da terra toccandosi la testa dolorante. Una ragazza dai capelli rossi, occhi marroni e dalla pelle bianca gli venne incontro, doveva avere più o meno la sua stessa età.
- Salve, tu sei Duncan Nelson, giusto?- chiese lei, porgendogli la mano in segno di saluto. Il punk si limitò ad annuire e ad stringere la mano un po’ riluttante.
- Io sono Zoey Smith e tu sei morto la scorsa notte. Sono una guardiana del cielo, ovvero un angelo che difende i terrestri dai demoni.- il volto di Duncan sbiancò e la sua bocca si aprì involontariamente.
La rossa sospirò scuotendo la testa. Era sempre così. Non riusciva mai a trovare un partner perché tutti avevano paura o erano increduli.
- Mi stai dicendo che sono diventato un angelo? E che dovrei difendere gli esseri umani da dei demoni?- lo sguardo del punk si fece sempre più allegro –Mi state prendendo in girò eh?- rise, guardando Zoey, che adesso sembrava più spaesata di lui. – Scott, dai, vieni fuori.- Duncan si era convinto che era tutto uno scherzo, facendo impressionare la ragazza. Aveva visto diverse reazioni, ma mai una persona aveva pensato che fosse tutto uno scherzo. Si schiarì la gola per attirare la sua attenzione e poi, vedendo che non la ascoltava, gli scosse leggermente la spalla.
- Ehm, senti Duncan, vero? Non è tutto uno scherzo. Tu sei morto a casa tua dopo un incidente stradale avvenuto nei pressi di Toronto.- il punk cadde di colpo per terra.
La testa gli girava e non capiva più che cosa stesse succedendo, finché non riuscì a riprendere il controllo su se stesso.
Ricordava tutto, dall’incidente, all’avviso dei dottori riguardo la sua probabile morte, ai pianti di Gwen. Quindi era vero. Lui era morto ed adesso era un angelo.
- Bene, ora che ti sono ritornati i ricordi, vuoi aiutarmi?- chiese con gentilezza. Duncan rimase immobile a fissare il vuoto.
- E così sono morto, eh? Ero sicuro di poter campare almeno sessant’anni, ma invece era tutta un’illusione.- il ragazzo prese fiatò mordendosi il labbro inferiore. – Quindi la mia vita è andata persa? Gwen, Scott e tutti gli altri non potrò più rivederli, giusto?- chiese alla rossa, che intanto aveva abbassato la testa. – Rispondimi!- l’urlò del ragazzo aveva provocato l’eco della stanza, completamente bianca e vuota.
- Sì, è così. Però hai un modo di vederli per un’ultima volta. Anche se loro non potranno vedere te. – spiegò Zoey, guadagnandosi l’attenzione di Duncan. – Potresti aiutarmi nel mio compito di angelo guardiano.- la ragazza pregò con tutta se stessa che accettasse.
- E se mi rifiutassi?- chiese tranquillamente, guardandola fisso negli occhi.
- Quella è la porta, ti condurrà davanti alla corte che deciderà se andrai al paradiso, all’inferno o al purgatorio.- Duncan rise, ascoltando la storiella.
- Bhe, se è così, credo proprio che ti aiuterò.-  sul volto di Zoey si dipinse un sorriso sincero, mentre faceva cenno al ragazzo di seguirlo.
 
 
 
 
Il funerale era stato uno strazio, tra il pianto dei presenti e le condoglianze degli amici.
Scott era stato fuori tutto il tempo. Non aveva il coraggio dei vedere il corpo del suo migliore amico. Aveva atteso che il corteo funebre uscisse per portare la bara al cimitero, per poi aiutare gli altri a sotterrarlo.
Dawn e Gwen erano a pezzi. Per tutta la durata della cerimonia non avevano fatto altro che piangere l’una sulla spalla dell’altra.
Scott, invece, non aveva cacciato una lacrima. Era rimasto chiuso nel suo orgoglio e non aveva fatto vedere la sua debolezza nemmeno davanti ad una tragedia del genere.
- Gwen, direi che è il momento di andare.- gli sussurrò la bionda all’orecchio ed aiutandola ad alzarsi.
- Io… io non posso lasciarlo qui!- le urla delle dark risuonarono per tutto l’edificio.
- Smettila!- l’urlo si Scott fu tagliente come un coltello. Un grido nervoso e cattivo, che fece restare di stucco le due ragazze di fianco a lui. – Smettila di urlare e di compiangerti! È morto. Storia finita, ok? Adesso alzati e vai avanti!- il rosso era fuori di se. – Anche noi siamo tristi, ma non ce ne facciamo tanti problemi come te. Basta!- gridò, voltandosi ed andandosene, lasciando le due sulla bara dell’amico.
Entrò in macchina e partì, con destinazione il primo bar che gli capitasse a tiro.
Doveva dimenticare cosa aveva visto quel giorno. Doveva per forza.
Parcheggiò la macchina a caso, per poi dirigersi verso il locale.
- Benvenuto nel Wawanakwa Bar, amico!- gli urlò il barista, un ragazzo con i capelli castani e gli occhi marroni, che dava tutta l’aria di essere un nerd.
- Sta zitto e portami da bere.- gli rispose scontroso, guardandoli con degli occhi da pazzo.
- Certo, stai calmo.- lo sfotté il barista, suscitando l’ira del rosso.
- Cosa hai detto?- chiese, avvicinandosi al bancone per prendere il malcapitato per il colletto e sbatterlo sul muro.
- Ehm, niente, giuro!- l’urlo del barista attirò l’attenzione degli altri presenti, che si alzarono, intimando a Scott di mollare la presa.
Uno di questi, probabilmente il capo della baracca, puntò una pistola contro Scott, che però rimase immobile con un pugno puntato verso il barista.
 Un piccolo ghigno si dipinse sul suo volto, mentre gli occhi azzurri erano puntati sul pavimento.
- Sappi che sono autorizzato a spararti, quindi, se non vuoi che lo faccia, lascialo immediatamente.- la voce rauca del barista gli risuonò nel cervello.
- Ed io non lo farò. - rispose il rosso tranquillo, guardando in faccia il barista e sputando ai suoi piedi – Questo bambino mi deve ancora delle scuse.- concluse guardando in faccia il gestore e strapazzando un po’ il barista.
- Cody, avanti, chiedigli scusa.- gli ordinò il barista, messo alle strette.
- D’accordo. Mi scuso per esserti mancato di rispetto!- urlò il castano, venendo immediatamente lasciato dal rosso, che se ne andò senza dire una parola.
 
 
 
 
- Questo è il quartier generale, ovvero dove prendiamo gli ordini.- spiegò Zoey, inumidendosi le labbra. Ma la testa del punk era da tutt’altra parte. – Oh, insomma Duncan, mi ascolti?- chiese per l’ennesima volt la rossa, ricevendo come risposta assenso muto dal ragazzo.
Zoey si sistemò il fiore che aveva in testa, sbuffando sonoramente.
- Dimmi pure, ti ascolto.- Duncan si era liberato dai suoi pensieri ed aveva concesso qualche minuto alla ragazza, che aveva ringraziato il creatore per ciò.
- A cosa pensavi?- domandò incrociando le braccia e mordendosi le labbra.
- A Gwen…- un sussurro quasi impercettibile fuoriuscì dalla bocca di Duncan, che si era nuovamente perso nei suoi pensieri.
- Ah! Comunque, questo computer ci permette di vedere l’eventuale presenza di demoni sul territorio umano.- Zoey guardò Duncan, che annuì intimandole di proseguire il suo discorso. – Quando il bottone rosso inizia a lampeggiare allora sono guai seri.- finì di spiegare, sedendosi poi su una sedia.
- Senti Zoey… non per essere scortese… ma tu quando sei morta ?- la domanda del punk risuonò nella mente della ragazza.
- Bella domanda. Dovrebbe essere successo più di cento anni fa. – rispose, mordendosi l’indice e cercando di ricordare.
- Ti ricordi come?- chiese, sedendosi anche lui.
- Mi ero suicidata. La mia vita era uno schifo, non avevo un amico, una famiglia su cui contare, così ho deciso di farla finita.- Zoey rise amaramente. – Non ho lasciato nemmeno un messaggio. Credo che abbiano trovato il mio corpo il giorno dopo sui binari della ferrovia.- il discorso lasciò Duncan tra lo stupito e lo schifato.
- E non te ne sei pentita?- gli chiese di rimando.
- Per niente.- la risposta della ragazza fu data con un tono glaciale.
- Dimmi una cosa, Zoey. Perché hai accettato questo lavoro?- domandò, per quanto dalla sua espressione si intuisse che aveva chiaro tutto.
- Per aiutare le persone.- aveva mentito, si sentiva che aveva mentito.
- Dimmi una cosa Zoey, sai che a chi commette suicidio non è permesso andare in paradiso?- la ragazza sentì il cuore uscirgli dal petto. Aveva accettato quel lavoro solo per non andare all’inferno. Sentì i suoi occhi inumidirsi, dopodiché scoppiò in un pianto disperato, sotto lo sguardo di Duncan.
- Tu non sai cosa ho provato!- il grido di Zoey scoppiò nella testa del punk, provocando la sua rabbia.
- Tu? E a me che è stata strappata la vita con la forza? Pensi che io sia felice perché nessuno mi odiava? Io ho mandato a quel paese tutto ciò che avevo! E la cosa bella e che non è nemmeno colpa mia!- anche gli occhi del ragazzo iniziarono a lacrimare.
Ma fu proprio in quel momento, mentre entrambi erano diventati fragili, che il bottone si illuminò, indicando che un demone era appena giunto sulla terra.
- Dobbiamo andare.- Zoey si alzò, asciugandosi le lacrime e intimando al collega di alzarsi e seguirla.
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Innanzitutto, ringrazio tutti colore che abbiano letto questa storia.
Volevo fare un annuncio.
Io ed altri tre scrittori di questo fandom ( Rosalie97, Adell Hawkins e TheLooneyBlogger) avevamo in mente di organizzare un  “concorso”.
Più che un concorso questo sarebbe una specie di modo per far rivivere il fandom.
La nostra idea era quella di far partecipare chiunque ne avesse voglia, inviandoci per MESSAGGIO PRIVATO la richiesta di partecipazione. Ripeto, non è gradito lasciare un “Io partecipo” come recensione della storia, per tanto siete pregati di contattarmi in privato.
Nel caso foste interessati, dopo la richiesta di partecipazione, vi invierò un messaggio contenente le regole.
Giusto per informare: questo nostro concorso non deve essere assolutamente preso come una nuova moda o altro solo per guadagnare visite. Il nostro unico obbiettivo è quello di incoraggiare maggiori scrittori a scrivere su questo fandom.
Detto questo, spero partecipiate in molti.
Ciao, Grecoes.
 
P.S.: Non so se ciò sia reputabile come possibile ban, al massimo cancellerò la storia, o l’angolo autore.
   
 
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