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Autore: Aishia    07/08/2015    1 recensioni
Ci sono amori che si incontrano per caso e si costruiscono lentamente come i fili di una ragnatela.
Aryanna Davis è una donna dal destino ignoto.
Una donna che ha dovuto lottare contro il mondo per affermare se stessa ma presto arriverà qualcosa , come una tempesta in una serena giornata di primavera, che metterà in bilico il suo universo per lasciarla sospesa su un flebile filo e che la porterà a compiere delle scelte.
Si ritroverà al centro di una guerra tra ragione e cuore, tra la vita e la morte, tra la razionalità e l’irrazionalità che non le lasceranno scampo. Toccherà a lei prendere quelle decisioni senza sapere che il destino ha già scelto per lei.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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La luce calda del sole al mattino entrò dalla finestra, illuminando la piccola stanza dalle pareti di un bianco sporco e rovinate dall’umidità, rischiarando il piccolo ma confortevole ambiente e colpendo violentemente il letto a baldacchino, costringendomi così a dischiudere gli occhi quando i raggi dorati del sole mi abbagliarono in pieno volto.
 
Dischiusi gli occhi, sbattendo le palpebre più volte per abituarmi alle continue variazioni di luce e ombra che addentravano ed uscivano dalla stanza, come se fossimo nel bel mezzo di un eclissi solare e storsi la bocca quando puntai lo sguardo verso la radiosveglia, situata sul comodino adiacente al letto di legno scuro, che indicava esattamente le sette e mezzo del mattino.
Troppo presto, maledizione!
Il sole sembrava aver fatto il suo ingresso nel mondo prima del previsto, sorgendo come un imperatore nel suo regno e illuminando Los Angeles come se fosse il centro dell’universo.
Dalla finestra si sentiva già il rumore della città appena sveglia, pronta per affrontare con determinazione un nuovo ed intenso giorno, sperando in un ‘’oggi migliore’’.
 
Mi stiracchiai, tentando di sciogliere i muscoli intorpiditi e indolenziti, finché dei strani movimenti mi distolsero dai miei pensieri, riportandomi prepotentemente alla realtà e rimasi immobile, senza fiato , guizzando le orecchie fino a che qualcosa di freddo non mi attrasse a sé, puntando la mia schiena seminuda contro il suo corpo caldo, facendomi arrivare il cuore in gola e togliendomi preziosi anni di vita.
 
«ti sei svegliata, finalmente», sussurrò maliziosa una vocina appartenente ad una persona vagamente familiare, per poi solleticarmi la spalla nuda con la sua barbetta ispida e lasciandomi una scia di intensi baci con la sua piccola bocca a forma di cuore. Amavo infinitamente quella bocca.
Mi voltai lievemente e con un sorriso a trentadue denti stampati in volto, notando Matthew disteso al mio fianco, intento a toccarmi la pelle con le sue dita fredde e affusolate che mi provocarono dei brividi lungo la spina dorsale  «è sempre bello guardarti dormire»,  mormorò infine allungandosi per lasciarmi un lieve bacio a fior di labbra.
Non l’avevo sentito rincasare questa notte per via dell’ennesimo sonno tormentato, assalito da incubi violenti di cui ricordavo solo le sensazioni spiacevoli o solo qualche tetra sfaccettatura.
Sembravano così reali e a volte mi svegliavo nel cuore della notte, ansimando e gridando, sospirando rumorosamente quando infine, mi accorgevo che si trattavano solo di incubi che avrebbero finito per logorarmi lentamente, come la morsa di un serpente.
 
Sorrisi quando Matt si spostò su di me, mettendosi a cavalcioni tra le mie gambe e scostandomi la canotta bianca fin sotto il seno, baciandomi la pancia e disegnando piccoli cerchi attorno all’ombelico per poi risalire lentamente, sfiorandomi con le sue mani fredde che mi fecero venire la pelle d’oca.
Quanto mi erano mancate quelle mani che  si muovevano con tanta maestria sul mio corpo,con così tanta destrezza da farmi restare senza fiato e finalmente era al mio fianco, tutto per me e senza nessuno che potesse dividerci dai nostri attimi di tenerezza.
 
Indossava una canottiera smanicata che utilizzava anche nelle fredde serate d’inverno, quella che mostrava le sue spalle larghe e lasciava intravedere quei deliziosi peli scuri sul suo petto, mentre una tuta nera gli fasciava i fianchi in un modo divinamente sexy.
«Ti amo » sussurrò guardandomi negli occhi e lo guardai intensamente, scompigliando i capelli in disordine e con un sorriso beffardo stampato in faccia ritornò al mio fianco, mettendo fine a quel piacevole tormento che avrei preferito durasse per sempre.
Quegli attimi mi sembravano sempre così pochi e ad ogni sua partenza mi veniva a meno il fiato.
Appoggiai il capo sul suo petto, socchiudendo gli occhi e abbandonandomi al torpore della sua pelle calda, iniziando a giocare con l’elastico della sua tuta mentre mi accarezzava i capelli con la sua mano grande e muscolosa. Dio, quanto mi era mancato!
«com’è andata?», chiesi ad un certo punto quando mi avvolse in uno di quegli abbracci da mozzare il fiato, puntando lo sguardo sul suo viso e ammirando il suo profilo perfetto ma perturbato dalla stanchezza o da qualcosa che forse non riuscii a cogliere pienamente. I suoi occhi grigi erano gonfi e arrossati e le sue labbra secche divennero una sottile linea scura.
Lo sentì irrigidirsi di colpo, guardandomi intensamente per poi abbassare lo sguardo e puntarlo sull’anello che avevo al dito, storpiando il muso come se fosse un bambino a cui avevano negato il suo giocattolo preferito. Qualcosa non andava.
Mi sollevai, così da analizzare il suo radicale cambiamento di umore. Che cosa mi stava nascondendo?
La sua espressione desolata sembrava non presagire nulla di buono e il mio cuore saltò un battito, aspettando con impazienza quella risposta che sembrava non arrivare mai.
 
« la cura non fa più l’effetto sperato, quindi la terapia non va più bene.», sussurrò con un filo di voce valutando la mia reazione e aprendo la bocca per poi richiuderla un attimo dopo. Rimasi interdetta, guardandolo senza sapere esattamente cosa dire,mentre i miei occhi sembravano divagare senza sosta sul suo viso stanco e angosciato. Mi era caduto il mondo addosso.
 
« Aryanna, saremo costretti a trasferirci a New York per un continuo monitoraggio. », lo guardai sconvolta e sgranai gli occhi, giurando di essere impallidita di colpo. Tutto ad un tratto non riuscii a comprendere le sue parole e a capirne il significato. Mi sembravano solo una successione di lettere poste a caso e prettamente senza senso. Nulla aveva senso.
Che cosa voleva dire che la cura non faceva più l’effetto sperato?
 
Quelle erano le parole che animavano i miei incubi notturni e che adesso stavano diventando realtà, riproponendosi davanti a me e davanti ai miei occhi. Serrai i pugni finché le nocche non divennero bianche e abbassai il viso, nascondendolo tra i capelli, cercando di reprimere quelle lacrime che stavolta cercarono prepotentemente di uscire, facendo capolino dai miei occhi chiari e spaventati.
Cazzo Arya! Dovresti essere  forte  per lui.
 
Eppure sembrava stare così bene, con quegli occhi vispi e quelle guance così rosee. Trasferirci a New York poi, ciò avrebbe significato lasciare la nostra vita alle spalle con tutto quello che ne comportava, il lavoro e la nostra casa, eretti con amore in tutti questi anni di matrimonio.
Ancora una volta dovevamo mettere da parte i sogni e l’idea di vivere una vita normale o semplicemente di vivere davvero, insieme come una piccola famigliola felice. Ormai quell’idea l’avevamo accantonata da tempo.
 
La cura non andava più bene e in quel momento mi assalii l’angosciante paura di perderlo. « è sicuro? », chiesi con un filo di voce dopo un estenuante minuto di silenzio, non proprio convinta di voler conoscere realmente la risposta.
Perché ci stava succedendo questo?
Cercai di reprimere quel senso di angoscia che mi stava distruggendo dentro e lui mi guardò colpevole, come se portasse sulle sue spalle un enorme peso, accarezzandomi le guance con la sua mano fredda e cercando di tranquillizzarmi con il suo sguardo dolce. A lui non interessava
la sua malattia ma il suo unico cruccio era quello di vedermi felice come se questa fosse una continua lotta con se stesso. Io ti amo stronzo e niente e nessuno mi porterà via da te!.
 
« Ho paura », mugolai con angoscia, cercando di calibrare il tono della voce invano, torturandomi le mani così da distogliere l’attenzione da quegli occhi grigi e penetranti.
Sapeva esattamente cosa dire e cosa mi passasse per la testa, questa volta però sarebbe stato diverso. Non gli avrei permesso di leggermi dentro, questa volta avrei tenuto per me le mie paura così da non gravare ulteriormente sul peso che portava sul cuore. Alla fine l’amore è questo ‘‘amare il doppio e dividere in due le angosce’’
 
«lo so »
 
Mi baciò la fronte premendo con forza le sue labbra su di me e solleticandomi con la sua barba ispida e incolta. Perché ci stava succedendo questo? Perché a noi? Avevo il presentimento che non mi stesse dicendo tutta la verità e che mi stesse nascondendo qualcosa, dopotutto dopo tutti questi anni avevo imparato a cogliere ogni sua minima sfaccettatura.
 
« Non voglio lasciare la nostra vita », soffiai ispirando il suo odore di dopobarba e abbassai il viso, appoggiandomi alla sua spalla e nascondendo il viso dalla vergogna, come se avessi detto una bugia e adesso mi sentissi colpevole.
Mi sentivo come una bambina egoista e in fin dei conti, io ero soltanto una bambina.
 
Non ero altro che una bambina cresciuta troppo in fretta e innamorata dell’idea dell’amore. Una bimba che aveva abbandonato se stessa, i suoi sogni, sposando  il suo professore di letteratura inglese all’ultimo anno di liceo, colpita da quell’amore proibito che non mi aveva lasciata scampo.
 
Avevo solo diciotto anni quando sposai Matthew Davis e ora a ventitré non era passato un giorno in cui mi ero pentita della scelta fatta allora, anche se era cambiato tutto, anche se ormai avevo cambiato me stessa. Perché adesso avevo così tanta paura di cambiare ancora?
 
Matt era la cosa migliore che mi fosse capitata nella vita e la paura di perderlo mi stava distruggendo dentro ma dovevo essere forte!
Non ero io malata di leucemia, cazzo!
 
« e dove andremo? Come riusciremo a ricostruire la nostra vita in una città sconosciuta? », lo guardai con occhi imploranti, sperando che avesse la risposta ad ogni mia domanda e che barricasse i miei dubbi con un semplice gesto della mano.
Lo avrei seguito anche in capo al mondo, in fin dei conti eravamo una sola cosa e non potevo trovare casa migliore se non nelle sue possenti braccia.
 
« Ho già pensato a tutto io », drizzò cambiando espressione e guardandomi con il suo sguardo illuminato e pieno di speranze « in ospedale ho incontrato un mio vecchio compagno di scuola e ho conosciuto suo figlio. E’ un tipo in gamba e non ha esitato ad offrirci asilo finché non ci saremo completamente sistemati. Che ne dici? ».
Cosa avrei potuto dire io? A NY non conoscevamo nessuno e in una situazione del genere sarebbe stata l’unica soluzione possibile.
L’idea di andare da uno sconosciuto per non so quanto tempo non mi entusiasmava ma per mio marito sarei andata a vivere anche sotto un ponte.
Abbozzai un sorriso, baciandolo sulla punta del naso
 « Quando sono con lei mi sento sempre a casa, Mr. Davis »
 

*




« un penny per i suoi pensieri, Mrs Davis », rivolsi lo sguardo verso Matthew notando il suo sguardo su di me, con un espressione preoccupata sul volto e un mezzo sorriso come se non volesse far trasparire la sua angoscia.
Abbozzai un sorriso anch’io per tranquillizzarlo e il mio sguardo finii sullo specchietto dell’auto che avevamo noleggiato.
Guardai la mia immagine riflessa, notando come il mio viso avesse assunto una nota pensierosa e inquieta. Non avevo detto una parola per tutto il tragitto, persa tra i miei pensieri e tra le ore che sembravano confondersi tra di loro.
 
 
Il tempo però non si era risparmiato del tutto e davanti quell’immagine riflessa, stentavo a riconoscermi.
Non scorgevo più una semplice ragazzina di ventitré anni ma una sconosciuta, una donna adulta dal viso stanco e spossato , duro come il marmo e con due borse sotto agli occhi che sembravano implorare asilo.
 
Non ricordavo forse che quel viso aveva affrontato cruenti battaglie per non soccombere nelle sue stesse lacrime nel fior della notte? Quello stesso viso che non sapeva a cosa andava incontro e a come sarebbe cambiata la nostra vita, trasferendoci nella Grande Mela.
Sapevamo solo che da quel momento in poi saremmo stati insieme dopo anni in cui la lontananza ci aveva logorato dentro, animando le mie notti in cui mio marito non passava al mio fianco per andare a curarsi in quella dannatissima clinica.
Nessuno avrebbe dovuto portare quel peso così grande da solo, lontano dagli affetti della propria famiglia.
Della mia non avevo notizie da un tempo che mi sembrava infinito, dal giorno in cui decisi di sposare un uomo più grande di quindici anni e con un vissuto tutto suo alle spalle.
 
«Arya?», ripeté con più impeto scuotendomi la mano. Gli sorrisi imbarazzata e la strinsi  con forza, portandola sul mio viso e baciandone le nocche. «Stavo pensando che ti amo», sussurrai infine facendolo sorridere.
 
«Siamo quasi arrivati. La casa di Jake non dovrebbe essere lontana. Tra l’aereo e la macchina dovrai essere sfinita»
«Si chiama Jake il tuo amico? »
Erano ore che non vedevamo altro che alberi e una fitta vegetazione scorrere davanti ai nostri occhi come se potesse continuare fino all’orizzonte e finalmente, quando svoltammo l’angolo, ci ritrovammo davanti ad un enorme cancello grigio metallizzato, con due lucette rosse che si illuminarono qualche secondo dopo il nostro arrivo, accompagnato da un rumore assordante che mi costrinse a tapparmi le orecchie.
Quando entrammo mi resi conto che il paradiso non si trovava solo sopra le nuvole ma davanti a noi si proiettò un enorme villetta in grande stile, contornata da uno splendido giardino fiorito e una piscina  dall’acqua limpida e trasparente che mi richiamava a gran voce.
La casa era suddivisa in due piani, completamente rivestita in pietra antica e con un enorme vetrata che lasciava intravedere frammenti dell’arredamento interno.
Non credevo che mio marito conoscesse uomini in grande stile!
 
Matt aveva il volto più meravigliato di me o forse ero io a non rilevare il mio grado di sconvolgimento emotivo.
Posteggiammo dinnanzi alla distesa di rose rosse e lui uscì dalla macchina, prendendo i bagagli dall’auto e dirigendosi verso il portone principale di legno scuro e con  una testa di leone al posto del pomello. Originale!
Scesi anch’io, intenta a guardarmi intorno e ad ammirare lo splendido panorama fiorito, estasiata e con lo sguardo sbalordito e ammaliato per la bellezza in cui ci eravamo ritrovati.
Notai solo in quel momento che Matt stava gesticolando animatamente e stava sicuramente parlando con quel che doveva essere il padrone di casa.
Avrei preferito buttarmi dentro quella piscina, sentendo i raggi del sole sulla mia pelle fin troppo chiara, godendomi il massaggio dei getti d’acqua sul mio corpo, ma purtroppo avrei dovuto aspettare ancora un po’.
 
Raggiunsi Matthew e gli sfiorai delicatamente la spalla, facendolo voltare e il suo viso si illuminò all’istante, seguito dai suoi bellissimi occhioni grigi.
Vederlo così pieno di vita mi rincuorava il cuore. Era bellissimo, sotto il sole lucente ad illuminargli il volto e il suo sorriso che sembrava brillare di luce propria.
 

… Spostai lo sguardo e fu li che lo vidi …





Salve a tutti!
Sono qui dopo quasi un anno con una nuova storia tra le dita e una nuova sfida con me stessa dopo tanto tempo in cui sono stata lontana dalla tastiera.
Ringrazio coloro che hanno speso il loro tempo per leggermi e vi garantisco di averci messo l’anima e tutta me stessa in questa storia e vi garantisco che ne vedremo delle belle! ^_^
Abbiamo conosciuto i personaggi e già una nuova ombra sta apparendo dall’oscurità per insidiarsi nelle vite dei nostri personaggi! Chi sarà? Il prossimo aggiornamento sarà il : 7 settembre
Quindi alla prossima e grazie per il vostro tempo!
Aishia

  
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