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Autore: _Yumemi_    07/08/2015    1 recensioni
Sougo si guardò attorno: in giro per casa non c’è più niente che gli appartenesse.
Tutto era pronto. Domani lui, Kondou-san, Hijikata-san e gli altri sarebbero partiti alla volta di Oedo.
[Sougo & Mitsuba!centric]
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Okita Mitsuba, Okita Sogo, Toushiro Hijikata
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sougo si guardò attorno.
Quella era la sua camera da letto fino a quel momento, eppure in quel momento gli Trasmetteva un senso di disagio che lo disorientava. Era sempre stata così grande e vuota? Tutte le sue cose erano state impilate ordinatamente al centro della stanza, sopra l’enorme federa quadrata dentro la quale le avrebbe rinchiuse la mattina seguente. Nell’armadio erano rimaste solo alcune coperte, troppo ingombranti da portare con se, e il futon su cui avrebbe dormito per l’ultima volta quella notte.

In giro per casa non c’è più niente che gli appartenesse.

Tutto era pronto. Domani lui, Kondou-san, Hijikata-san e gli altri sarebbero partiti alla volta di Oedo.

Sougo si voltò verso il giardino appena oltre il portico. Fece qualche passo, sorprendendosi di come il suono dei suoi piedi nudi sul pavimento risuonasse forte in quello spazio ormai vuoto.

Quella casa gli sembrava già così estranea. Improvvisamente la vide con occhi diversi e si chiese quanto tempo sarebbe poi passato prima che fosse stato possibile farvi ritorno. Gli era parso così scontato, prima di allora, dormire tra quelle mura.

Uscì nel patio di legno e si sedette sul bordo a gambe incrociate.
Il cielo aveva già cominciato ad imbrunire e all’orizzonte erano già apparse le prime stelle. Le giornate si erano già fatte più corte. L’estate era in procinto di finire, eppure il caldo stentava ad andarsene anche alla sera.

«Sou-chan?» Una voce lo stava chiamando da qualche parte nella casa. Non sentendo una risposta lo chiamò di nuovo più volte, mentre piccoli passi veloci percorrevano i corridoi.

«Insomma, Sou-chan. Ti ho cercato tanto, perché non hai risposto? Pensavo che fossi al dojo.»
Mitsuba lo raggiunse e si sedette accanto a lui.
«Tutto bene?» Gli chiese, incurvandosi un po’ per incontrare il suo sguardo.
«Si, sono solo un po’ stanco.»
«Dai, vieni qui.» Lo tirò delicatamente verso di se accoccolandogli la testa in grembo. La mano di Mitsuba iniziò ad accarezzargli la testa. Era un tocco gentile e lento. Sentire le sue dita correre leggere tra i capelli lo tranquillizzava sempre un po’.

«Non essere preoccupato per il viaggio, andrà tutto bene e non sarai da solo.»
Sougo sbuffò e fece appena di sì con la testa.
«Però mi raccomando: ascolta sempre quello che ti dice Kondou-san e non litigare con i tuoi compagni.»
«Sono gli altri che iniziano.»
«Porta pazienza e sii gentile. Ricordati di scrivermi ogni tanto, va bene? Io aspetterò e ti risponderò subito.»
«Ok.»
«Poi mangia sempre tutto quanto e… Oh, me ne stavo per dimenticare!» Tirò fuori un oggetto dalla manica e glielo fece scivolare davanti agli occhi «… vai a letto presto, va bene?»
Sougo prese la busta di plastica, dentro la quale c’era una mascherina per dormire rossa con due occhi vagamente inquietanti cuciti sopra. Non esattamente di buon gusto.
«Non sono più un bambino.»
Lei sorrise. Non la vide, ma anche senza guardarla era certo che in quel momento sua sorella stesse sorridendo.
«Lo so.» Disse piano Mitsuba, la sua mano aveva ripreso ad accarezzargli la testa. «Ma per me rimarrai sempre il mio piccolo Sou-chan.»

Non nominò mai il nome di Hijikata. Da quella sera quando, di nascosto, lo aveva sentito dirle di non seguirli a Oedo, lei non aveva più parlato di lui ne si erano più visti. Ma Sougo non potè fare a meno di notare l’esitazione nella sua voce e il velo di tristezza che in alcuni momenti le offuscava lo sguardo sempre così sereno.
Lo odiava.
Fin dall’inizio non gli era mai piaciuto. Non si era mai fidato di un tizio fanatico della maionese. Lo vedeva viscido e ripugnante proprio come quella roba giallastra che spalmava ovunque e ungeva tutto quanto. Avrebbe potuto mettere da parte le ostilità per il bene di sua sorella, ma non dopo quello che le aveva fatto.

«Che peccato, quest’anno non potremo andare al Natsu Matsuri tutti insieme.» Sospirò Mitsuba «Se l’anno scorso lo avessi saputo sarei rimasta più a lungo. E avrei mangiato qualcosa da tutte le bancarelle…»
Avrei potuto pugnalare lo stupido Hijikata con gli stecchi degli yakitori.
«… o provato tutti i giochi…»
Avrei potuto affogare il maledetto Hijikata nella vasca dei pesci rossi.

No, basta. Si costrinse ad interrompere quei pensieri omicidi. Si rifiutava di pensare per un altro secondo a quel maledetto idiota.
Solo muori, Hijikata. Muori.
In quel momento non voleva pensare a niente. Non voleva pensare alla sorella, per i prossimi mesi, per i prossimi anni, sola in quella casa troppo grande.
Non poteva o non sarebbe più partito.

Si girò su un fianco, il volto rivolto verso il giardino, la frangia a coprirgli gli occhi. Ora gli veniva un po’ da piangere.

Sougo prese la mano di Mitsuba e l’appoggiò sulla sua guancia. Anche in estate la mano di sua sorella era sempre così fredda. Ed era così piccola e delicata, come se fosse appartenuta ad una bambina.

«Sou-chan, non senti ancora più caldo?»
«Si, un po’.» Mentì «Ma non importa.»

Sougo chiuse gli occhi, ascoltando la lieve risata della sorella mescolarsi al frinire delle cicale e al tintinnio del fuurin.

Voleva stare così ancora un po’.
Per l’ultima volta.
 
 
 
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Ciao, come state?
Una piccola one-shot senza pretese (ma quando mai le ho? <3) su Sougo e Mitsuba, che sono tenerissimi e mi hanno fatto commuovere. La dolcezza di Mitsuba verso il fratellino, che ha sempre viziato e stra coccolato, mi hanno sempre riempito di “WAAAAAAAAAAA” ^0^.
Spero di aver reso un po’ il lato di Sougo da marmocchio un po’ viziato che è (e il suo odio per Hijikata) e il voler fare un po’ da mamma di Mitsuba.
Errr, boh. Non so che altro scrivere tanto mi riempiono di feels. ;///////;
Spero che vi sia piaciuta, grazie in anticipo a chiunque vorrà lasciare un commento e, as always, scusate per eventuali errori.

Yume
  
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