Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: R e d_V a m p i r e     07/08/2015    1 recensioni
Kazunari sorride ancora e Shintaro pensa che avrebbe dovuto permettergli di fare indigestione di ambrosia, dopotutto.
«Dovrei allenarmi con l'arco ma...»
«Ma?»
Il semidio chiude gli occhi e si lascia cadere sdraiato sulla brandina, le braccia dietro il capo e l'aria totalmente rilassata.
«Ma la lezione la tiene un certo biondino di nostra conoscenza. E le mie fonti dicono che l'unico partecipante di oggi sarà un figlio di Ares che probabilmente ha crisi di identità con Nike»
Il figlio di Apollo, impegnato a sistemare al taschino la penna a scacchi neri e rossi che è l'oggetto fortunato di questa giornata (sì, è un figlio del dio della preveggenza che non ha ereditato un briciolo di quel potere ma è assolutamente devoto a quell'oroscopo mortale, Oha Asa), solleva di scatto il viso e mastica un insulto in greco quando il suddetto oggetto gli sfugge di mano e rotola per terra costringendosi a chinarsi per cercarlo sotto la brandina dov'è spaparanzato l'altro.
«Quei due non finiranno bene. Non finiranno bene per niente. Apollo e Ares? Ma quando mai?»
[AU!Percy Jackson || MidoTaka - AoKi]
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stereotype



E' credenza diffusa al Campo Mezzosangue - beh, effettivamente non solo al Campo ma praticamente tra ogni semidivinità, divinità, ninfa o satiro che sia.
Dicevo, è credenza diffusa che i figli di Ares e i figli di Afrodite tenderanno sempre ad attrarsi e cercare di stare inseme così come i loro divini genitori (senza contare l'altrettanto divino cornut-, ehm, marito della più vecchia dell'Olimpo. Fortunatamente i figli del fuciniere celeste hanno più istinto di sopravvivenza di quello smanettone del loro padre) hanno fatto e continuano a fare dall'alba dei secoli dei secoli. Amen.
E' credenza diffusa anche che tutti i figli di Apollo siano dei luminari della medicina e dei completi idioti come quel belloccio che, a furia di trainare il carro del sole, una bell'insolazione coi controfiocchi deve essersela di sicuro presa - altrimenti, davvero, non si spiega.


 ΩΩΩΩΩ


«Certe volte credo che nostro padre abbia preso un abbaglio riconoscendoti» è una frase che il Capo della Casa numero sette ripete spesso, tirandosi su gli occhiali squadrati dalla leggera montatura con il medio della destra - proprio come sta facendo in questo momento. Così come spesso quegli occhi verdi come un campo bagnato dal sole si ritrovano a squadrare con biasimo il ragazzo più giovane seduto al suo fianco, precisamente al lato destro, alla tavolata riservata ai figli di Apollo nel padiglione della mensa.
Sa perfettamente quanto le sue parole non possano corrispondere alla realtà; primo perché gli dei non sbagliano mai nel riconoscere i propri figli, preferendo talvolta non riconoscerli affatto piuttosto che dare un motivo per dare ulteriormente da parlare a quelle comari su all'Olimpo, secondo perché quel ragazzo incarna più di lui e tutti i suoi fratelli messi insieme l'essere il figlio del dio legato al sole. Peccato che la cosa, a parer suo, si limiti principalmente all'aspetto.
Tutto a cominciare dai lisci capelli biondissimi per continuare con i sottili occhi dal taglio felino che rilucono d'oro, come se avessero catturato un raggio dell'astro in sé, passando poi per l'incarnato altrettanto dorato - ma appena appena, quel tanto che basta per farti girare a guardarlo, irrimediabilmente attratto dalla sua presenza, senza avere alcuna voce in capitolo - e terminando infine con un sorriso abbagliante di denti bianchissimi e perfetti lo rende talmente brillante che è impossibile non accomunarlo al genitore divino. Senza contare, ovviamente, come sia stato riconosciuto da questo la sera stessa in cui è arrivato al Campo, ormai quasi tre anni prima.
Forse, ma solo forse, Shintaro è un po' geloso del fratello minore (il divino padre ci ha messo ben tre giorni per decidersi a fargli spuntare un sole brillante sullo smeraldineo testolino, tre giorni d'inferno passati tra quei matti dei figli di Ermes) e questo potrebbe interferire con la considerazione che ha di lui. Il resto, però, è tutto dovuto al suo atteggiamento e al fatto che abbia dimostrato, sin da subito, che la medicina non sarebbe mai stata il suo mestiere. Ancora oggi non è in grado di mettere nemmeno un cerotto come si conviene. Un cerotto, andiamo!

«Uhm uhm»
La risposta, che non è affatto una vera risposta, fa fremere il sopracciglio destro del semidio come sempre quando è irritato. Tornando poi a risistemarsi nervosamente gli occhiali malgrado non ce ne sia affatto bisogno.
Dopo qualche istante di silenzio, e di meditazione interna, si convince a malincuore che infilzargli la forchetta sul dorso della mano con cui sta riducendo in briciole il pane da circa mezz'ora non sia la soluzione migliore.
Sei un guaritore, Shintaro, un guaritore. Non ferisci la gente, la curi.
«Non mi stai neppure ascoltando, vero?»
«Uhm uhm»
Il tremito al sopracciglio si fa più evidente. Beh posso sempre curarlo, dopo.
«Ryouta, dii immortales, vuoi smetterla di guardare così la tavolata di Ares? E' imbarazzante, sul serio» sbotta, alla fine, optando per strattonarlo per un braccio e convincerlo così a distogliere, finalmente, la sua attenzione dal tavolo da picnic dietro quello occupato dai figli di Demetra- intenti a fare colazione con il loro orzo, fiocchi d'avena, o qualcunque prodotto della terra riempisse in quel momento i loro calici e piatti.
Il semidio più giovane gli rivolge una smorfia scontenta, mettendo su un broncio infantile che concorre ad aumentare gli istinti omicidi nel fratello.
Padre, se mi impedisci di essere sbattuto fuori dal Campo per fratricidio, stasera ti sacrifico l'intero vassoio dei dango.
«Certo che sei proprio antipatico Midorimacchi. E poi non stavo guardando i figli di Ares» aggiunge, arrossendo leggermente e riprendendo a martoriare ciò che resta del suo panino e non è ancora tornato farina sotto le sue dita nervose.

«Giusto, perché tu guardi solo un figlio di Ares in particolare»
Shintaro sobbalza, rovesciandosi addosso il suo thé all'arancia, chiedendosi cos'ha fatto di male in una vita precedente per meritarsi questo. E' seriamente peggio di un'eternità a vagare nei Campi della Pena.
Si riprende velocemente però, scoccando un'occhiataccia al ragazzo dai capelli corvini che è spuntato dal nulla fra lui e quella testa vuota di Ryouta.
Il suddetto gli rivolge però uno dei suoi sorrisi malandrini, tutto labbra incurvate e occhi azzurri sfuggenti - lo sguardo di chi una ne pensa e cento ne fa.
«Quante volte devo dirti che questo non è il tuo tavolo, Takao?»
Il figlio di Ermes si produce in una smorfia, dandogli una leggera gomitata al fianco che poi tanto leggera non è se lo porta a piegarsi in avanti con un ''ouch'' e fargli scivolare gli occhiali sul naso.
«Ryo-chan ha ragione, sei il solito musone antipatico Shin-chan! Sono solo venuto a fare una visita ai miei amici» arriccia persino il naso, mettendo su la peggior espressione innocente del suo repertorio. Nemmeno quegli addormentati dei figli di Ipno si lascerebbero abbindolare da lui.
Ryouta annuisce, però, dandogli man forte nonostante la sua mirabile uscita l'abbia fatto arrossire talmente tanto da credere che abbia ficcato la testa in un forno. O qualcosa del genere.
Dopotutto ha appena quindici anni, si ripete il semidio più grande dall'alto dei suoi diciassette anni, è normale che i suoi ormoni siano sballati dall'adolescenza e abbia la sua prima cotta. Il problema è però chi è l'oggetto della sua cotta.
Sbuffa, ignorando Takao che lo paragona ad uno dei tanti mostri che di solito fanno fuori - quando non sono i suddetti a cercare di far fuori loro -, mentre incrocia severamente le braccia al petto e rimane a guardare l'alto ragazzino dalla pelle brunita e gli ardenti occhi blu, in cui sembrano agitarsi le fiamme della battaglia (a parer suo pura e semplice follia) del dio della Guerra, che al tavolo di Ares sembra impegnato in uno scontro particolarmente violento a braccio di ferro con uno dei suoi fratelli dai capelli rossi e le sopracciglia improponibili - Kagami, gli pare che si chiami, quei due tendono a finire in infermeria un po' troppo spesso per i suoi gusti.
Non capisce proprio cosa il suo stupido fratellino possa trovarci in un tipo come Aomine Daiki, ma se lo chiedesse ai figli di Afrodite si sentirebbe rispondere che l'amore è una magia strana. E che prevede il passaggio di pene dell'Ade, prima.
Si domanda soltanto perché debba sorbirsele anche lui, le suddette pene, visto e considerato che non prova alcun interesse verso quel pallone gonfiato perennemente abbronzato.

Takao Kazunari è uno dei semidei più fastidiosi dell'intero Campo. Questo Midorima l'ha capito fin dalla prima volta in cui ha messo piede nell'Undicesima Casa, dopo non essere stato riconosciuto durante il falò da nessuna delle divinità olimpiche. Ricorda l'imbarazzo e la frustrazione provati ed il timore di dover rimanere un indeterminato per sempre. Ricorda anche come quel ragazzino smilzo gli sia comparso davanti dal nulla, facendogli prendere un colpo, tirandogli addosso una palla a spicchi aranciati con un sorriso furbetto che avrebbe, negli anni, imparato a conoscere tristemente bene. Era tardi, il coprifuoco scattato da un pezzo, ma quell'intrigante lo aveva comunque convinto a seguirlo fino al campo da basket senza voler spiegargli da dove avesse rubato («Preso in prestito, Shin-chan!») il pallone. Ovviamente lo aveva stracciato, era pur sempre un figlio di Apollo anche se il suo divino paparino si era apparentemente dimenticato di lui, e non avrebbe mai ammesso come la cosa lo avesse risollevato. Ad ogni modo da quella fatidica sera, Takao non aveva più mollato il suo fianco.
Vedi tu che fortuna.
«Appurato che l'unica cosa che non vada in te è quel poco di materia grigia che naviga nella tua scatola cranica, mi faresti il piacere di liberare quel lettino e... chessò... sparire?»
Il figlio di Ermes non sembra particolarmente colpito dall'insulto, segno che deve esserci ormai abituato, piuttosto continua a rimanersene seduto su una delle brande dell'infermiera al momento deserta e rigirarsi interessato una tavoletta di ambrosia fra le mani.
Shintaro sgrana gli occhi e, con un movimento fulmineo, gliela strappa via infilandosela in una delle tasche del camice da medico che indossa; ormai non si chiede neppure più dove le trovi, certe cose, o come faccia a recuperarle senza che nessuno se ne accorga. Oltre che fastidioso è pure pericolosa, quella piattola.
«Smettila di rubare qui dentro» sbotta, infastidito.
«Io non rubo
«''Prendo in prestito'' sì, sì, lo so. Allora cosa aspetti ad andartene? Non hai da fare alla rimessa?»
Il ragazzo dai capelli corvini fa spallucce, guardandosi annoiato i piedi ed iniziando a dondolarli in maniera alquanto infantile. Forse solo per far saltare ulteriormente i nervi al figlio di Apollo in piedi davanti a lui con un'aria così truce da essere un vero spasso.
«Diciamo che al momento la rimessa non è il primo posto in cui andrei, ecco» si degna finalmente di rispondere, sollevando allusivamente un sopracciglio nel guardare il coetaneo.
Tutti sanno che quel posto è il preferito dalle giovani coppie di semidei per imboscarsi, quando non è occupato da chi si ci rifugia per fare una pennichella o scappare a qualche lezione.
Shintaro sospira, scuotendo il capo.
«Non che muoia dalla voglia di saperlo, ma chi...?»
Takao sorride, smagliante, come sempre quando si tratta di pettegolezzi. Certe volte sembra un figlio di Afrodite «Akashi e Nijimura. Sai credo che Sei-chan stia molto meglio da quando ha rinunciato a Tetsu-chan e si è reso conto che Shuuzo muore dietro di lui da una vita, tipo»
Già, decisamente quel ragazzo passa troppo tempo vicino alla Decima Casa.
Ma è pur vero che è strano che un figlio di Nike abbia accettato di essere battuto, anche se in campo sentimentale, da un figlio di Ares. Quelle due Case sono in perenne lotta fra di loro e concorrono ad un buon novanta percento di tutti gli incidenti al Campo - e del suo lavoro, ovviamente. Ma da quando Seijuro - ucciderebbe sicuramente quell'idiota se si sentisse chiamare ''Sei-chan'' - ha dato la sua benedizione a Kagami e al giovane figlio di Ade, gli incidenti sono notevolmente diminuiti. Probabilmente il Capo della Casa di Atena che gli è compagno riesce a farlo raggionare nonostante gli influssi della divina madre. E tutto il Campo sentitamente ringrazia.
«E quindi hai deciso di venire a disturbarmi? Non potresti andare ad allenarti? La prossima caccia alla bandiera è fra due settimane» gli fa notare pazientemente, anche se la sua pazienza è andata agli Inferi già da un pezzo. Circa da quattro anni e tre mesi, per la precisione.
Kazunari sorride ancora e Shintaro pensa che avrebbe dovuto permettergli di fare indigestione di ambrosia, dopotutto.
«Dovrei allenarmi con l'arco ma...»
«Ma?»
Il semidio chiude gli occhi e si lascia cadere sdraiato sulla brandina, le braccia dietro il capo e l'aria totalmente rilassata.
«Ma la lezione la tiene un certo biondino di nostra conoscenza. E le mie fonti dicono che l'unico partecipante di oggi sarà un figlio di Ares che probabilmente ha crisi di identità con Nike»
Il figlio di Apollo, impegnato a sistemare al taschino la penna a scacchi neri e rossi che è l'oggetto fortunato di questa giornata (sì, è un figlio del dio della preveggenza che non ha ereditato un briciolo di quel potere ma è assolutamente devoto a quell'oroscopo mortale, Oha Asa), solleva di scatto il viso e mastica un insulto in greco quando il suddetto oggetto gli sfugge di mano e rotola per terra costringendosi a chinarsi per cercarlo sotto la brandina dov'è spaparanzato l'altro.
«Quei due non finiranno bene. Non finiranno bene per niente. Apollo e Ares? Ma quando mai?»
Takao sorride dolcemente, aprendo un occhio per seguire i movimenti dell'altro ragazzo sotto il letto e chiudendolo nel momento in cui lo sente sbattere la testa e riprendere la sequela di parolacce in greco antico che sono così tanto poco da Shin-chan da renderlo decisamente tenero. Perché anche se non lo ammetterà mai è sinceramente preoccupato per il suo fratellino e questa è una delle innumerevoli qualità che l'hanno fatto innamorare di lui.
«Tu sei intelligente e serioso, non riesci a indovinare neppure i risultati di una scommessa sulla gara di bighe e, seriamente, dovresti proprio lasciare perdere le velleità musicali... alcune nereidi mi hanno detto che hanno scambiato il tuo canto per il verso di dolore di un lamantino spiaggiato»
Ancora in ginocchio sotto il lettino, Shintaro arrossisce indignato e imbarazzato fino alla punta delle orecchie e ringrazia il fatto che la penna sia rotolata così avanti per avere il tempo di recuperarla e tornare ad un colorito normale una volta che riemerge, appoggiandosi sul bordo metallico della struttura e guardando il suo occupante in cagnesco «E con questo che vorresti insinuare?»
Il figlio di Ermes deve trattenere una risata, per evitare di dover rimanere su quella branda da ospite dell'infermeria, ma si sporge comunque per sfiorare le labbra dell'altro semidio con le proprie incurante del fatto che sia arrossito di nuovo.
«Semplicemente che sono contro certi stupidi stereotipi, Shin-cha... ahio
Peccato che il contatto del suo povero posteriore con il gelido pavimento non glielo possa risparmiare neppure Zeus in persona.
Chi dice che i figli di Apollo siano tutti gentili e disponibili, decisamente, non ha mai conosciuto Shintaro.


                                                                  ΩΩΩΩΩ

Ryouta non sarà molto bravo con l'arte della medicina. Ok, non è affatto bravo con la medicina. Però è il migliore arciere della Casa di Apollo e questo lo sanno tutti al Campo.
E' anche piuttosto bravo con la musica, strimpella niente male con la sua chitarra, e la sua voce è una delle più apprezzate durante i canti attorno al falò la sera.
Ma, principalmente, è uno dei combattenti più capaci della sua generazione. E questo non è dovuto soltanto alle capacità ereditate dal padre, ma soprattutto alla sua determinazione e forza di volontà.
Il suo dono sarebbe rimasto semplicemente qualcosa di particolare e divertente da vedere, nulla più che un mero trucchetto di magia, se non si fosse impegnato seriamente per sfruttarlo al massimo nelle arti della guerra. Ryouta Kise è in grado di ricopiare alla perfezione tutte le tecniche dei semidei presenti al Campo dopo averle viste una sola volta. Questo lo rende uno dei loro assi nella manica, poiché assolutamente versatile e prezioso per le sorti di uno scontro. Geniá to̱n Thav̱máto̱n, Generazione dei Miracoli, hanno chiamato quel gruppo di semidei con capacità particolari che erano stati, anni prima, annunciati da una delle contorte profezie dell'Oracolo della Casa Grande.
Ed il ragazzo che osserva, intento a sistemarsi gli ultimi pezzi della divisa da arciere, è uno degli altri Sei della Profezia.
Aomine incarna alla perfezione l'ideale figlio di Ares: è alto, ben piazzato, ha un'aria feroce da pantera perennemente a caccia e una bellezza selvaggia che ti impone di essere ammirata e di provarne timore. Quando ride con i suoi fratelli si sente per tutto il Campo e lo stesso è quando è impegnato in uno scontro. Non dice mai di no ad una sfida e la competività gli scorre nelle vene come sangue. Ama dare battaglia e ci vuole poco per convincerlo a mettere mano alle armi - o darsi semplicemente ai pugni. E' uno di quelli convinti che ''l'unico a potermi battere sono io'', cosa attualmente vera poiché nessuno che abbia cercato scontro con Daiki, mostro o semidio che fosse, ne è uscito vincitore.
Riesce persino a batterlo a basket e, diamine, quello è uno dei punti di forza dei figli di Apollo!
«Ti sei per caso incantato a comporre un altro di quegli osceni haiku?» si informa, con un grugnito, il semidio di capelli scuri rivolgendogli un'occhiata di scherno che lo fa riavere dai suoi pensieri e voltare di scatto il viso per impedirgli di vedere come le sue guance si siano tinte di rosa.
«Io non compongo haiku. L'ho fatto solo una volta perché me l'ha chiesto quella figlia di Ecate...»
«Sì sì, certo. Adesso iniziamo questa lezione o no? Mi sto annoiando» lo zittisce Daiki, con uno sbuffo scocciato a sottolineare le sue parole, mentre si rigira fra le mani l'arco d'allenamento.
Deve dire che non gli piace particolarmente quella disciplina, è più uno da prima linea e scontro diretto. Non ammetterà mai, non con Ryouta comunque, che semplicemente è infastidito dal fatto che il figlio di Apollo sia di gran lunga più bravo di lui. Soltanto in quello, ovviamente.
Ma brucia comunque.
Kise sospira, rassegnato ai modi bruschi dell'altro ragazzo, facendoglisi vicino e indicando poi i bersagli davanti a loro con un sorrisetto «Vediamo quanti ne riesci a prendere questa volta, Aominecchi»

«Quest'arco è stato manomesso» mugugna il figlio di Ares dopo la seconda freccia andata a vuoto.
Otto su dieci non è affatto un brutto totale per chi non fa l'arciere per vocazione, ma ovviamente per lui non è abbastanza.
Kise sorride, rassegnato, passandosi una mano fra i capelli biondi che alla luce del sole morente sembrano tingersi di sfumature aranciate che li fanno brillare.
Sembra un gatto pigro sdraiato a riposare in una giornata estiva e il baluginare che nota dietro le lunghe ciglia chiare ad ombreggiargli le guance ricorda a Daiki l'oro imperiale. Ha visto qualcuna di quelle armi durante l'alleanza con i romani del Campo Giove e se n'è innamorato.
Questo pensiero lo fa accigliare e lo induce a distogliere con un brontolio scontento lo sguardo dal suo incapace istruttore, tornando a guardare con astio i due bersagli che non è riuscito a centrare.
«Gli archi sono stati tutti controllati dai miei fratelli, Aominecchi, è improbabile che abbiano qualche difetto o che qualcuno si sia intrufolato nel magazzino per manometterli» spiega, condiscendente, come se avesse davanti un bambino particolarmente capriccioso e con difficoltà di comprensione.
Cosa non del tutto sbagliata. Dopotutto tutti i semidei soffrono di deficit dell'attenzione dovuto all'iperattività e la dislessia. Quel semidio in particolare, poi, è anche parecchio infantile sebbene stia particolarmente attento a non farglielo presente. Ci tiene alla sua incolumità e Midorimacchi non è proprio di compagnia quando è impegnato a fare il medico - in realtà neppure quando non lo è, ma sono dettagli trascurabili.
«Ti dico che è stato manomesso, Kise. Mi stai dando del bugiardo?»
L'aura battagliera che sprigiona in questo momento il figlio di Ares, visibilmente offeso, induce il figlio di Apollo a correre ai ripari e alzare le mani al petto per cercare di rabbonirlo.
«N-no, non potrei mai! Hai ragione tu, probabilmente sarà stato uno scherzo di qualcuno delle altre Case»
Daiki annuisce, soddisfatto da quelle parole, gettando di lato l'arco incriminato «Probabilmente quegli idioti dei figli di Ermes. O forse i figli di Nike... ultimamente sono stati troppo tranquilli per i miei gusti» borbotta, rimuginandoci su seriamente.
Onde evitare che la pace venga meno al Campo e qualcuno dia la colpa a lui (perché deve essere sempre sua, tra l'altro?) il semidio biondo si affretta ad avvicinarsi all'altro ragazzo e porgergli il proprio arco con un sorriso.
«Prova con il mio, Aominecchi. Nessuno oltre me lo tocca mai, quindi è perfetto»

Il figlio di Apollo non lo sa, non lo sa proprio come sia finito in questa situazione. Però è piacevole sentire la schiena di Aomine contro il proprio petto, inspirare l'odore forte di sudore e terra bruciata che è proprio della pelle dell'altro, mentre appoggia cautamente le mani su quelle più grandi del bruno che reggono il suo arco per guidarlo.
Sente il proprio cuore battere forte ed è certo che lo percepisca anche il figlio di Ares, vicini come sono. E' grato, in ogni caso, che non glielo faccia notare e piuttosto sia concentrato sulla lezione.
«Bravo. Concentrati e visualizza il bersaglio. Non essere frettoloso, tendi bene la corda e respira lentamente» gli sussurra all'orecchio, morbidamente, facendo scivolare la mano lungo il braccio muscoloso che viene portato indietro a tendere la corda reggendo fra le dita la cocca della freccia.
Daiki rabbrividisce appena ma è piuttosto bravo a dissimulare e farlo passare per uno spasmo dovuto allo sforzo. Del resto si allenano da un po' e lui non è che sia noto per la sua capacità di concentrazione. Affatto.
Appiattisce le labbra quando sente il sorriso di Ryouta contro l'orecchio e, distrattamente, pensa che non gliene frega proprio niente della lezione con l'arco e che lui preferisce la xiphos che gli ha regalato suo padre Ares in persona dopo aver portato a termine la sua prima impresa. Così come preferirebbe buttare per terra quel biondino da strapazzo e scoprire se anche la sua pelle sa di sole - se mai il sole possa avere un sapore, anche se è convinto che debba essere quello delle labbra del figlio di Apollo. L'ha baciato innumerevoli volte ma non si è mai stufato dell'aspra dolcezza di quella bocca (quei rompipalle sottuttoio dei figli di Atena lo definirebbero un ossimoro).
«Adesso» il mormorio che giunge alle sue orecchie coincide con il fischio della freccia che parte, fende l'aria, e finalmente colpisce in pieno il suo obbiettivo.
Daiki inspira ed espira rumorosamente fra i denti, sorpreso, abbassando lentamente l'arco e venendo poi letteralmente investito da Kise che, per l'euforia, lo butta a terra cercando di abbracciarlo.
«Sei stato bravissimo Aominecchi!»
Il semidio ha bisogno di qualche secondo per riprendersi dalla botta della sua povera schiena contro il terreno erboso, è anche abbastanza sicuro che qualcuno dei pezzi della divisa gli si sia conficcato in posti dove non dovrebbe stare, ma il sorriso genuino ed accecante che il biondo gli rivolge sembra avere il potere di curare qualsiasi dolore. E dire che è il peggior guaritore della Settima Casa.
«Tsk, lo avevo detto che era l'arco» ribatte, invece, inarcando un sopracciglio come a sfidare l'altro a contraddirlo.
Ryouta rimane in silenzio per qualche secondo poi scoppia a ridere, chinandosi a baciarlo per zittire qualsiasi rimostranza.
Che importa se sono al centro del campo di addestramento al tiro con l'arco, dove tutti possono vederli? Il cielo è ormai tinto del tramonto e tutti saranno impegnati a raggiungere la mensa per poter accorgersi di loro.
Hanno ancora qualche minuto prima che quella rottura di Midorima o quell'idiota di Bakagami decidano di venire a cercarli.
Daiki sorride, stringendo con sicurezza le mani sui fianchi magri del suo ragazzo.
Quel figlio di Apollo è mille volte meglio di qualsiasi oca tettona della casa di Afrodite. Non sa proprio cosa suo padre ci trovi in quella.
Ma, questo, al pari della sua invidia per la bravura con l'arco, non glielo dirà mai.



-----------------------

»Angolino di Red: è che ho finalmente letto "Il Sangue dell'Olimpo", capitemi. L'ispirazione è venuta da sé e l'ho lasciata entrare ringraziandola per l'onore. Onestamente un AU!Percy Jackson era l'ultima cosa che avrei mai pensato di scrivere per questo fandom. Ma mai dire mai. Cosa posso dire di questa OS?
Fino all'ultimo sono stata indecisa per chi dovesse essere figlio Kise, lo ammetto. Erano in ballottaggio Apollo e Afrodite, ma sorella poi mi ha fatto notare la somiglianza del biondino con il divino idiota splendido splendente e posso dire che è davvero azzeccata.
Il MidoTaka era d'obbligo, perché sono la mia seconda coppia preferita e perché sì, e poi fanno da conforto comico e ci stanno sempre bene. Ho adorato scrivere di Midorima fratello maggiore premuroso et rompipalle.
Per gli altri accennati: Akashi sarebbe figlio di Nike (la Vittoria) mentre Nijimura di Atena e Kuroko di Ade. Takao non avrebbe che potuto essere figlio di Ermes.
Ah, e per chi se lo chiede sì... i figli di Apollo sono davvero bravi nel basket.
Questo è tutto. Per qualsiasi domanda, curiosità, lanci di pomodori (?) sono qui. Insomma, è apprezzato il vostro pensiero.
Adesso me ne torno a scribacchiare per la raccolta, giurin giurella.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: R e d_V a m p i r e