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Autore: Serpentina    08/08/2015    7 recensioni
Ewan Ellis è convinto che per poter ritenere la sua vita davvero perfetta, gli manchi solo una fidanzata. Riassume le caratteristiche della sua donna ideale in un decalogo e non esita a lanciarsi in una serie di appuntamenti ai limiti del surreale, pur di trovarla. Ben presto, grazie anche all'aiuto di una vecchia amica, capirà che ordine e metodo non vanno tanto d'accordo con l'amore!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chi già conosce le mie storie forse resterà deluso nel non ritrovare Faith&co, ma ho deciso che era meglio cambiare aria per un po’. Spero che questa storiella, nel mio stile romantico (nel senso di romantico + comico) vi piaccia.
 

Prologo
(Ten) Million dollar baby

Chi per caso viene in possesso di un’ingente somma di denaro diventa o molto felice o molto infelice.
Proverbio cinese

Si dice che chi sa fare, fa, e chi non sa fare… insegna.
Ewan Ellis era un’eccezione. Per lui insegnare era come respirare: non disdegnava il lavoro sul campo (anzi, avrebbe tanto voluto dedicare più tempo alle sue ricerche), ma riteneva fosse inutile affaticarsi a scoprire qualcosa, se poi non era utile al prossimo o il suddetto prossimo non ne capiva il senso. Facile intuire, quindi, quanta passione mettesse nelle sue lezioni di botanica, che cercava, ogniqualvolta fosse possibile, di tenere nelle serre; gli piaceva mostrare agli studenti l’argomento che spiegava, nella speranza che osservare dal vivo ciò che avrebbero studiato li avrebbe aiutati nell’apprendimento. Non era un caso che il suo corso fosse tra i preferiti degli alunni della Boston University (in particolare dalle ragazze, fatto, questo, che i maligni attribuivano al bell’aspetto del giovane assistente).
–Questo ciclo di lezioni, come sapete, è dedicato al per me meraviglioso mondo delle piante carnivore. Dopo Nepenthes e Sarracenia, tocca alle Droseraceae. Le piante del genere Drosera appartengono a tale famiglia e sono accomunate dalla presenza di foglie ricoperte di tentacoli vivacemente colorati, che presentano gocce di una sostanza collosa secreta da apposite ghiandole, presenti nelle foglie, in grado di attirare gli insetti e farli rimanere intrappolati e, in un secondo tempo, di secernere succhi simili alla tripsina - un enzima digestivo presente anche nell’apparato digerente animale - grazie ai quali digeriscono gli insetti. Per favorire quest'ultima fase, la foglia nella quale è intrappolato l'insetto tende ad arricciarsi, avvolgendolo, in un arco di tempo che può variare fino alle 14 ore- disse, solleticando amorevolmente una pianticella apparentemente innocua. Accortosi della mancanza di interesse della platea, si schiarì rumorosamente la voce e sbottò –Capisco che si avvicina l’ora di pranzo, ma gradirei un minimo di attenzione, e, se proprio non volete seguire, perlomeno fate silenzio!
–Scusi, prof- pigolò una ragazza minuta col naso macchiato d’inchiostro. –Eravamo, ecco… presi da una notizia parecchio sconvolgente.
–Un efferato omicidio? L’ennesimo vip arrestato per droga?
–No!- rispose John Wang, il migliore del corso. –Hanno individuato il vincitore del primo premio della lotteria dello Stato: ha acquistato il biglietto in un supermercato Seven-eleven di Wattham Street!
–Wattham Street? Oh, cavolo, ma allora è di Boston!- squittì una bionda in prima fila. –Potrebbe essere qualcuno che conosciamo, forse persino il misterioso benefattore, quello che ha donato all’università cinque milioni di dollari in forma anonima!
A quell’affermazione Ewan impallidì e indietreggiò fino a sbattere contro il vetro della serra; sbottonati i primi due bottoni del colletto della camicia, sibilò –Non dite sciocchezze! Finitela con questa storia e pensate a ficcarvi in testa le caratteristiche della Drosera, perché nel programma d’esame non è incluso il misterioso benefattore, ve lo posso assicurare!
–Non è nemmeno un po’ curioso sull’identità dell’uomo del mistero, prof?- celiò John. –Strano, credevo che gli uomini di scienza fossero curiosi per natura!
–La curiosità, per diventare scienza, va disciplinata- replicò Ewan, strappandogli di mano il giornale. –Ordine e metodo, ragazzi. Senza di essi, la creatività non è altro che caos infruttuoso.

 
***

Mentre camminava a passo spedito verso la fermata dell’autobus 57 a Commonwealth Ave, Ewan si strinse nel cappotto, guardandosi le spalle; aveva, infatti, la sensazione di essere seguito.
Stava cercando l’abbonamento ai mezzi nella borsa, quando una mano si posò sulla sua spalla, facendolo sobbalzare. Terrorizzato, estrasse dalla tasca interna del cappotto la sua semiautomatica e si preparò mentalmente e fisicamente a premere il grilletto.
–Whoa, whoa! Vacci piano con quel gingillo, Ellis!- esclamò una voce familiare.
Ewan riaprì gli occhi e ripose l’arma, sorridendo all’amico e collega Albert Gimpsky, come sempre tirato a lucido quasi quanto la sua Mustang Cobra, parcheggiata poco lontano. Quando l’aveva portata per la prima volta fuori dal concessionario l’aveva deriso per giorni, chiedendogli se per caso non soffrisse di crisi di mezza età prematura.
–Cosa ci fai qui, Al? A parte tentare di farmi morire d’infarto?
–Non atteggiarti a regina del dramma, El, non è il tuo ruolo- sbuffò l’altro, aggiustandosi gli occhiali dalla vistosa montatura “azzurro evidenziatore”. Questo vezzo era l’unico modo per tollerare quegli arnesi, secondo lui capaci di imbruttire l’Adone del mito. Avrebbe potuto mettere le lenti a contatto, ma gli davano fastidio, e aveva troppa paura dei medici per sottoporsi all’intervento correttivo con laser. Ergo, non gli restava che sopportare “quell’orrida, scomoda bruttura” e abbagliare chiunque incontrasse con le sue montature appariscenti. –Vengo in pace. Ti offro uno strappo a casa a bordo del mio bolide. Ci stai?
La vista dell’autobus stracolmo fu un motivo sufficiente a fargli accettare l’offerta. Annuì, raggiunse l’automobile e vi montò quasi con frenesia: al termine di una lunga giornata di lavoro, non vedeva l’ora di rilassarsi… andare in giro per locali richiedeva le pile al massimo della carica.
–Allora, che si fa stasera? Perché scommetto tutte le mie piante che hai scelto tu, come al solito!
–Semplicemente perché sono il più esperto di vita notturna- replicò Albert, arricciando le labbra carnose. –Che colpa ne ho se sono l’unico uomo di mondo del gruppo? Comunque, ho prenotato da Johnny D per cena, e dopo, se voi vecchietti non siete stanchi, potremmo fare quattro salti all’Avalon, ho chiesto ad alcune, ehm, amiche di raggiungerci.
Ewan non poté trattenersi dallo sbottare –Porca miseria, Al, avevi promesso di puntare a donne della nostra età!
–Cosa ti fa pensare che queste non lo siano?- ribatté Albert in un tono che lasciava trasparire quanto fosse vero il contrario.
–Quel “ehm” vale più di mille parole- soffiò Ewan, tamburellando le dita sulla borsa di pelle che conteneva tutto il suo universo (professionale). –Proprio non ce la fai a non flirtare con le studentesse? Rischi il posto, cazzo! Un buon posto da assistente! E per cosa?
–Ne parli come se si trattasse di ragazzine, El- sbuffò di rimando Albert, svoltando bruscamente. –Sono maggiorenni, vaccinate e consenzienti. Non faccio niente di male!
–Dillo al rettore quando ti licenzierà!
–Non lo scoprirà nessuno, a meno che tu non mi tradisca, e in quel caso affonderesti con me: come credi reagirebbe il vecchio Brown se sapesse che il misterioso milionario filantropo sei tu?
Ewan batté il pugno contro il cruscotto, digrignando i denti; quella vincita inaspettata gli aveva portato più dolori che gioie. Non era stato egoista: metà l’aveva donata all’università dove aveva studiato e lavorava, e parte della restante metà l’aveva usata per aiutare i propri familiari; non era di famiglia povera, ma i suoi parenti non navigavano nell’oro, qualche soldo in più faceva comodo. Il rimanente l’aveva depositato in banca, in attesa di capire come gestire una somma a sei zeri: investirli? Non investirli? In cosa investire? Dubbi amletici che lo tormentavano notte e giorno, succhiandogli via le energie non assorbite da vita sociale e professionale.
–Vorrei non aver vinto quei soldi. Sono una maledizione- gnaulò, scuotendo mestamente il capo.
–Non dire sciocchezze! Sei tu troppo scemo per capire che magnifica opportunità ti è capitata: hai idea di quanti vantaggi potresti avere, se uscissi dall’anonimato? Brown ti sarebbe debitore a vita, quindi la carriera sarebbe sistemata, potresti comprarti una mega villa con piscina e, ciliegina sulla torta, le donne farebbero la fila per uscire con te!
–Esattamente i motivi per cui ho intenzione di tenerlo segreto, Al- sospirò Ewan, passandosi le dita tra i ricci biondi. –Mi attirerei addosso troppa invidia, per non parlare dei giornalisti. Quanto alle donne, il seduttore da strapazzo sei tu, non io: se proprio devo avere una botta e via, la otterrò grazie al mio fascino, non esibendo un portafogli gonfio di verdoni. Non sono così disperato!
–Allora fingi che i soldi siano miei, così le pollastre me le pappo io!
–Scordatelo! Ci vediamo dopo.
–Passo a prenderti io, ok? Quella carretta resta in garage, o non rimorchierai nemmeno Maga Magò!
Ewan ridacchiò mentre scendeva dall’auto, si abbassò al livello del guidatore e rispose –Maga Magò è simpaticissima, e poi dovresti saperlo, signor uomo di mondo… le racchiette sono le migliori a letto!

 
***

Jodie Carr si assicurò di non essere vista, prima di levarsi le scarpe sul pianerottolo. Nonostante fossero tra le più comode sul mercato, le dolevano i piedi, e non vedeva l’ora di concedersi un lungo pediluvio, assolutamente necessario per resistere una serata intera sugli strumenti di tortura che si era imposta di indossare. La divisa scialba (per usare un eufemismo) che era obbligata a tenere sul lavoro era la scusa perfetta per giustificare lo shopping sfrenato e l’insana passione per vestiti e scarpe con tacchi vertiginosi.
“Però quando esco con le ragazze sono sempre la più elegante, è innegabile”, si disse, imbronciandosi non appena si accorse dei rotolini sui fianchi, visibili nonostante il cappotto. “Se solo riuscissi a buttar giù qualche chiletto…”
Aprì la porta di casa e rimase a bocca aperta trovandosi davanti sua sorella minore in una mise a dir poco provocante: i pantaloncini erano talmente corti che, senza le calze, probabilmente si sarebbe visto il sedere e la canotta (sotto un attillato maglioncino rosso, per fortuna) lasciava quasi nulla all’immaginazione. Riusciva addirittura a scorgere il pizzo del reggiseno.
–Marion! Come ti sei conciata?- ululò, gettando la borsa su una poltrona.
“Dio, quanto la invidio! Tra le due sembro io quella incinta, quando ad aver partorito è lei! Perché mentre distribuivano il fisico perfetto ero nella fila dei cioccolato-dipendenti?”
–Questo finesettimana i bambini staranno da Jorge. Verrà a prenderli tra poco- spiegò l’interpellata mentre si truccava nello specchio all’ingresso.
Jodie si morse la lingua per impedirsi di esprimere i pensieri che le passavano per la testa: non riusciva a credere che, dopo tutto quello che aveva passato per colpa del decerebrato di nome Jorge Reyes, sua sorella spasimasse ancora per lui! Poteva capire l’intramontabile fascino dello stronzo, ma se lo stronzo in questione è il tuo ex marito, che ti ha lasciata per la baby-sitter dei vostri figli, il massimo dei sentimenti che dovresti provare è un ardente desiderio di evirarlo con la motosega!
“Invece no! Quella cretina è ancora innamorata di lui e spera di riconquistarlo sbattendogli in faccia le sue grazie! Sveglia, tesoro: se gli fossero piaciute così tanto non le avrebbe barattate con quelle della baby-sitter!”
–Allora, dato che hai la serata libera, potresti unirti a noi: cena a base di gelato da Toscanini’s Ice Cream, poi all’Avalon a scatenarci- sospirò, sforzandosi di suonare cordiale: non poteva traumatizzare ulteriormente i suoi adorabili nipoti facendosi sorprendere ad ammazzare la loro madre a capocciate nel muro (sebbene lo meritasse), giusto?
–Gelato per cena?- sputò schifata Marion, intenta ad aggiustarsi il reggiseno. –Quanti anni avete, dodici?
–Idea di Sarah. L'hai conosciuta, se non sbaglio.
–Ah, sì. Quella che potrebbe essere guardabile, se non si ostinasse a travestirsi da barbona. Patetica! Non che le altre secchione sfigate del MIT siano da meno, ma Sarah è la più patetica, perché non ha scuse: se non sei brutta hai il dovere morale di valorizzarti!
“Marion ha una strana concezione della morale.”
–Se preferisci rimanere a casa basta dirlo, non c’è bisogno di offendere le mie amiche- rispose Jodie, andò a salutare i piccoli Manuel e Mariposa e si infilò sotto la doccia.
Ma chi glielo aveva fatto fare di prendere con sé quella palla al piede? I bambini li teneva volentieri, erano due tesori, ma sua sorella…
“Perché ho la vocazione della martire? Perché?” ripeté a mente come un mantra mentre si insaponava, sciacquava, asciugava e vestiva. “Perché Marion era in fila per il magnetismo per uomini sbagliati mentre distribuivano il cervello? Perché?” ripeté mentre si truccava e pettinava, dopo aver assistito al tragicomico scambio di battute tra i due ex-coniugi. Soltanto l’amore per i nipoti (oltre alla prospettiva di rinunciare alla sua brillante carriera) la trattenne dal commettere un omicidio (forse duplice).
Controllò per l’ultima volta il proprio aspetto, soffiò un bacio al proprio riflesso, afferrò la borsa e scappò lontano dai problemi, almeno per una sera.

 
***

Non lo avrebbe mai ammesso, ma si stava annoiando. Da morire.
Albert era sparito chissà dove con una bionda ossigenata che aveva chiaramente frequentato il suo corso al solo scopo di rimorchiarlo (si intuiva sentendola parlare: di fisica ne sapeva quanto lui di storia, e lui in storia rimediava soltanto insufficienze), John si destreggiava al bar tra due rosse che parevano uscite dallo stesso stampo (sensazione, questa, che gli dava la quasi totalità delle donne presenti) e Phil ondeggiava sulla pista da ballo scoccando occhiate ammiccanti a qualunque femmina nelle vicinanze. Lui, come da copione, era in un cantuccio col suo drink e non si sarebbe mosso di un millimetro, o almeno così pensava… finché non la vide. Si stava guardando intorno con aria smarrita, mordicchiandosi le labbra mentre giocherellava nervosamente con le frange della pochette e muoveva la testa a ritmo di musica.
Lo sorprese trovarla lì: sapeva che, dopo la laurea, si era trasferita sulla costa pacifica per conseguire il PhD in Neurofarmacologia a Berkeley, e poi in Svezia. Durante gli anni del college si erano incrociati diverse volte in vari corsi, e l’aveva colpito per la sua intelligenza, l’ironia e il sorriso contagioso, ma non erano diventati amici: non ne avevano il tempo, presi com’erano a inseguire i rispettivi sogni.
Ora, però, erano adulti, non aveva ragione di evitarla; anzi, se avesse creduto al destino e simili avrebbe potuto pensare che il fato gli stava lanciando dei segnali. Prese coraggio con un sorso di Jack Daniel's e la raggiunse. Fu sollevato nel constatare che si ricordava di lui: non ebbe neanche bisogno di presentarsi amiche che la circondavano a mo’ di fortino.
–Ewan Ellis! Sei veramente tu?
–In carne e ossa, Jodie. Ciao!
–Ciao!- trillò lei, tirandosi nervosamente giù la gonna dell’abito viola smanicato, accollato ma piuttosto corto, abbastanza da metterla a disagio. –Ragazze, questo è Ewan Ellis, un, ehm, amico dei tempi del college.
–Un amico single, spero- squittì Sarah, barcollando in avanti. Non reggeva l’alcool, ma questo non le impediva di berne quantità sufficienti da sbronzarsi ogni volta. –Sei single, bellezza?
–Sarah! Sarah, tieni le mani a posto!- le intimarono Jane e Ingrid. –Perdonala, in genere è molto timida, ma le basta bere…
–Tranquille, non mi scandalizzo facilmente- assicurò loro Ewan senza distogliere lo sguardo da Jodie, che fu sufficientemente coraggiosa da arpionargli un braccio e trascinarlo dalla parte opposta del locale col pretesto di rivangare il passato.
–Scusa per prima. Sarah è, beh, disperata: come la mia, sua mamma preme perché trovi un uomo e si sistemi, solo che io sono diventata impermeabile alle critiche, lei... no.
–Ripeto: non mi scompongo facilmente. Era chiaro che la tua amica non era del tutto in sé, e mi dispiace soltanto che non riesca a godersi la libertà: è triste affannarci a cercare qualcosa che, se mai arriva, arriva quando meno te lo aspetti. Cambiamo argomento, ti prego. Cosa ci fai qui?
–Cosa può fare a Boston una ragazza dell’Idaho che si diletta di farmacologia? Lavoro! Collaboro con una equipe di medici, chimici e altri farmacologi per studiare gli effetti di alcune sostanze nell’indurre o ridurre gli stati d’ansia. Ti risparmio i dettagli, non voglio farti addormentare in piedi.
–Invece mi interessa. Solo… questo non è il posto adatto per discuterne.
–Concordo, ma sono la guidatrice designata - ruolo ingrato, ma qualcuno deve pur ricoprirlo - non posso abbandonare quelle squinternate, anche se sono tentata- cinguettò Jodie, strizzandogli l’occhio con aria complice. –Di te che mi dici? Ricordo che eri il Willy Wonka del regno vegetale!
–Ero così psicotico? No, dai!- esclamò Ewan, per poi scrollare le spalle. –La passione per le piante è rimasta, quella sì. Insegno botanica alla Boston University - sono soltanto un umile assistente, ma in pratica gestisco tutto il corso - e nei ritagli di tempo mi occupo di ricerca e pubblico articoli su una rivista del settore.
–Sono colpita, Ellis. Dovremmo davvero riallacciare i rapporti- asserì Jodie con un risolino molto poco da lei (forse Sarah non era l’unica ad aver ecceduto con gli alcolici). –Ma, da fervente credente nella serendipità, lascerò che sia il destino, o chi per esso, a decidere se è il caso che ci rivediamo. Boston non è poi così grande, ci sono buone probabilità di imbatterci casualmente l’uno nell’altra.
Scorse Jane agitare una mano, segno che era ora di tornare a casa. Sorrise a Ewan, lo salutò con un bacio sulla guancia (secondo la maniera europea) e uscì dall’Avalon club a testa alta.
 
Nota dell’autrice:
Non ho resistito: anche se tardi, ho pubblicato! Ho scritto di getto e senza controllare, perdonatemi eventuali errori.
Immagino (spero) vi starete chiedendo: perché Boston? Beh, gli USA, onestamente, non erano la mia prima scelta, ma Boston è una città che mi ha sempre affascinata: elegante, raffinata, ricca di cultura… il mio sogno è di visitarla o, magari, viverci per un periodo, quindi quale scelta migliore per la location della storia?A parte alcuni dettagli, infatti, è tutto reale: la toponomastica, il nome e l’ubicazione dei vari locali... tutto. Mi sono documentata, ma se avessi commesso errori, per favore fatemeli notare.
I nomi dei personaggi sono stati difficili da scegliere, e non è improbabile che li cambi, ma, per il momento, mi convincono abbastanza. Lo stesso vale per le loro professioni.
Il breve accenno alla vincita a sei zeri di Ewan non è casuale, verrà approfondito già nel prossimo capitolo. Dieci milioni (o meglio, cinque: la metà li ha donati) di dollari non saranno una maledizione, ma spingeranno Ewan su una strada che non avrebbe mai preso in considerazione... ;-)
Chiudo ringraziando chi è arrivato fin qui a leggere, chi continuerà a farlo e gli eventuali coraggiosi che vorranno recensire. Le critiche costruttive sono bene accette quanto le lodi (servono a migliorare), perciò non siate timidi, non mordo (non attraverso lo schermo del computer, almeno)!
Serpentina
ps: il MIT è il Massachussetts Institute of Technology, un importante centro di ricerca scientifica.

 
 
   
 
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