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Autore: harinezumi    09/08/2015    3 recensioni
Scott annuì, per quanto scettico, rivolgendo gli occhi alla spiaggia parzialmente coperta dall'acqua dopo un'onda. Aveva pensato spesso a cosa avrebbe detto al Professore, se avesse avuto di nuovo la possibilità di incontrarlo; però in quel momento la sua mente gli sembrava del tutto vuota.
Come poteva scusarsi con qualcuno che aveva ucciso?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Logan/Wolverine, Scott Summers/Ciclope
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Knights of Cydonia

 

Come ride with me through the veins of history
I'll show you a god who falls asleep on the job
How can we win, when fools can be kings?
Don't waste your time or time will waste you

No one's gonna take me alive
The time has come to make things right
You and I must fight for our rights
You and I must fight to survive

 

 

Scott appoggiò il piccolo mazzo di rose rosso pallido sullo scoglio, sollevandosi in piedi e facendo un passo indietro. Il vento scombinò leggero i petali dei fiori, ma Scott non si mosse; dietro di lui, Logan prese l'iniziativa, chinandosi a cogliere un sasso e appoggiandolo al centro del mazzo, in modo che non si potesse spostare.

Il sole stava tramontando sull'oceano davanti a loro, mosso e agitato dalla marea che aveva sommerso la spiaggia. Era la ragione per cui non avevano potuto avvicinarsi al luogo dove davvero intendevano lasciare quell'omaggio.

 

“Non dovrei essere qui” cominciò Scott, incerto; non era chiaro se si riferisse ad un interlocutore immaginario oppure a Logan, di nuovo fermo alle sue spalle.

“Fattene una ragione, perché non ti riporto indietro finché non ti decidi a fare quello per cui sei venuto” disse questi, senza curarsi della possibilità di non essere stato interpellato. “Ho tutta la notte”.

“Avevi detto che la trovavi un'idea stupida” commentò Scott, voltandosi a guardarlo mestamente, ma sorridendo. “E hai ragione. Nessuno può più ascoltarmi”.

“E la trovo ancora un'idea stupida. Ma penso che tu ne abbia bisogno... e che qualcuno non veda l'ora di starti a sentire”.

 

Scott annuì, per quanto scettico, rivolgendo gli occhi alla spiaggia parzialmente coperta dall'acqua dopo un'onda. Aveva pensato spesso a cosa avrebbe detto al Professore, se avesse avuto di nuovo la possibilità di incontrarlo; però in quel momento la sua mente gli sembrava del tutto vuota.

Come poteva scusarsi con qualcuno che aveva ucciso? Lui poi era andato avanti, lo aveva affrontato. Anche troppo bene, come in tanti gli avevano fatto osservare. Ma Scott sapeva che il suo rimorso non veniva certo dall'aver ucciso Xavier; bensì, dall'averlo deluso.

 

“Vorrei poter dire che non mi ricordo quello che ho fatto” mormorò alla fine, fissando intensamente la spiaggia, mentre un'altra folata di vento spostava il mazzo di fiori, e lui neppure se ne accorgeva. “Ma non è così. E più di tutto mi ricordo quanto mi sembrassero giuste le mie azioni, in quel momento... non avrei mai dovuto permettere che cominciasse. Dopo il primo passo, stavo già cadendo. Nessuna rete avrebbe potuto trattenermi... neppure la sua, Professore”.

Scott unì le mani, in mancanza di qualcosa da stringere, prendendo un grosso respiro e cercando di ignorare la consapevolezza che Logan avrebbe sentito ogni parola. Non che lui non sapesse già tutto, dal momento che era l'unico con cui si era davvero confidato al riguardo: ma stavolta non era il suo interlocutore.

“Io... volevo chiederle scusa, Professore. Mi dispiace di non essere stato più saggio... mi dispiace di non aver potuto prevedere quello che sarebbe successo. Lei ha lavorato così tanto, per insegnarmi dei valori che alla fine io non sono riuscito a vedere quando più avrei dovuto, quando avevo il potere di fare davvero la cosa giusta... ho abbandonato tutto”. Scott si interruppe, cercando di non perdere la voce. Forse era stato un errore cominciare quel monologo a parole; forse avrebbe dovuto parlare a Xavier dei propri problemi mentalmente, come del resto aveva quasi sempre fatto. Si sforzò di non pensare che quel discorso era in ogni caso inutile, perché nessuno lo stava più a sentire dall'altra parte. “Ma volevo anche dirle che non capiterà ancora. C'è qualcuno, adesso, con me. Qualcuno che sono sicuro non sarà indulgente come lei, dovessi ripetere gli stessi errori... perciò, Professore, riposi in pace. Logan ha la situazione sotto controllo”.

 

A quel punto, Scott si voltò verso l'altro alle proprie spalle, solo per vedere che Logan si era allontanato di un bel po' dagli scogli, addentrandosi su Utopia, e stava passeggiando su e giù su uno degli spiazzi di sabbia più distanti. Stava fumando qualcosa che sembrava uno di quei sigari disgustosi dall'aria cancerogena.

All'improvviso, Scott si sentì molto stupido ad aver pensato che Logan sarebbe stato ad ascoltare la sua confessione al Professore.

 

“So cosa sta pensando” mormorò allora, osservandolo ancora in lontananza. “Lui non è adatto a gestire gli X-Men, o la scuola. Ma non lo sono neppure io, e non lo ero nemmeno prima. Le posso solo assicurare che, in qualche modo, sono sicuro che lei abbia lasciato tutto nelle mani giuste... Logan ha davvero a cuore ogni cosa e combatterà per tenerla in vita. Ha a cuore me, anche dopo quello che ho fatto. Anche se non me l'ha mai detto”.

 

Scott fece una pausa, anche se sapeva benissimo che non sarebbe arrivata nessuna risposta. C'era comunque qualcosa di confortante nel lieve vento che si alzò in quel momento, non appena finì di parlare; notò che le rose erano ancora al loro posto, prima di lanciare all'altro un'occhiata, e Logan alzò la testa, ricambiando il suo sguardo.

 

“E io lo amo per questo. Lo amo perché tiene i miei piedi saldi sul terreno. Sono innamorato di lui” continuò Scott, con voce talmente bassa che si era ridotta ad un sussurro, e veniva del tutto coperta dal vento. La giudicò una fortuna, dal momento che Logan si stava avvicinando, con una smorfia sul volto per la fatica del dover scalare gli scogli che li separavano.

Si fermò al suo fianco, stavolta; era così vicino che Scott sentiva l'odore penetrante del fumo su di lui, e per quanto ci provasse non riusciva a detestarlo. “Ma questo lei lo sapeva già, vero..?”


“Di che cosa state parlando, Slim?” domandò Logan, abbassando una mano per strizzare come poteva i jeans bagnati fino al ginocchio. “Non una parola” commentò, quando vide lo sguardo di Scott posarsi in quel punto.

“Non dovevi rischiare l'annegamento solo per lasciarmi un momento di privacy”.

“Sta zitto”.

“Potevi stare qui e ascoltare. Ora sapresti anche di cosa stavamo parlando”.

“O potresti rispondermi, tanto per cambiare!”

Scott finse di pensarci, sforzandosi di tenere le labbra serrate; sapeva che erano uno dei pochi elementi che indicavano a Logan i propri pensieri, essendo gli occhi sempre coperti dal visore. “Raccontavo di come hai piazzato un frigo bar nel suo studio”.

“Vaffanculo” fu la risposta di Logan; ma il suo tono indispettito e frustrato tradiva la sua preoccupazione per quanto Scott avrebbe potuto dirgli. Evidentemente non pensava che quella chiacchierata sarebbe andata bene, seppure in realtà fosse un monologo.

“E gli raccontavo di Jubilee, e del fatto che sei diventato... nonno” continuò allora Scott, con tono molto più dolce, e stavolta senza prenderlo in giro. Non parve funzionare.

“Se hai finito, ce ne andiamo”.

“Parlo sul serio, Logan. Non ti sei accorto che è quello che sei adesso?”. Scott si sporse sullo scoglio, per arrivare davanti a Logan e fissarlo negli occhi, a distanza più ravvicinata; quando si rendeva conto che l'altro non lo poteva fare, la tristezza lo assaliva e non era più in grado di guardarlo direttamente per settimane. “Sarai fantastico”.

“Non so cosa passasse per la testa di quella ragazzina, ma spero non fosse questo”.

 

Scott sorrise, quando capì che Logan se lo stava chiedendo per davvero, e non perché considerasse sbagliata l'adozione di Shogo, ma perché era realmente preoccupato che Jubilee si trovasse in difficoltà. Gli prese il volto tra le mani, ben consapevole che in quel momento Logan sarebbe stato benissimo capace di scacciarlo.

 

“Non devi preoccuparti per lei. Tu non la lascerai mai sola”.

“L'ho già lasciata sola milioni di volte”.

“Lo sai, Jubilee potrebbe contare anche su di me, se volesse farlo”.

“Tu non sai badare neppure a te stesso”.

 

Ignorare quel commento fu difficile da parte di Scott, che si limitò a sorridere, glaciale, e a lasciare il volto di Logan; come se si fosse accorto del suo disagio, Logan ricambiò prendendo la sua nuca con un palmo e baciandolo all'angolo della bocca. Scott storse il naso, quando constatò sulla propria pelle da quanto tempo l'altro non si rasava.

 

“Smettila di vivere nel passato” gli chiese allora Logan, con un tono di voce sorprendentemente gentile; il punto dove Scott era in piedi doveva essere più basso, perché riuscì a far sì che le loro fronti si toccassero. “Sostieni di aver superato il trauma della Fenice, quando si vede lontano un miglio che non è così”.

“Andrà meglio, ora che sono riuscito a guardare questo posto per quello che è” rispose Scott, senza riuscire ad evitare di sembrare sulla difensiva.

“No, Scott. Non andrà meglio”.

“Senti, cosa vuoi che faccia?” sbottò Scott, afferrandogli il polso per allontanare la mano che lo teneva vicino a lui; non aveva fatto in tempo ad essere felice per quel contatto, che Logan lo respingeva a parole. “Che mi metta ad urlare, a piangere, a implorarti di aiutarmi? Lo so da solo, quanto sia patetico che io voglia il perdono di un uomo morto...”

“Scott... questo non è stato inutile...”

“Io ci sto provando, Logan! Se devi stare con me, devo essere la persona che meriti. E per questo voglio essere intero, non voglio che tu debba raccogliermi e soprattutto voglio che tu... voglio che questo sia una cosa bella”.

Logan contrasse la mascella, come se non volesse davvero pronunciare quelle parole. “Credo che rimarrai deluso, bello”.

“Perché? Perché non ho il diritto di provare a rendere qualcuno felice, forse, con quel poco che mi è rimasto?!” esclamò Scott, senza accorgersi di aver alzato la voce, allontanandosi del tutto da Logan e calpestando inavvertitamente il mazzo di rose. Quando se ne accorse, si spostò, con un sussulto.

 

Tra loro scorse una pausa infinita, e in quel momento il sole tramontò oltre l'orizzonte. Senza luce, l'oscurità li investì entrambi con una folata di vento gelida, che nessuno dei due parve sentire sulla pelle.

 

“Io penso che tu ce l'abbia, Scott” mormorò Logan, alla fine; a Scott neppure parve di sentire quelle parole. “Ma finché la tua mente sarà pronta a crollare alla minima scossa, non potrai essere intero, né con me, né con nessun altro. Ti conosco, e semplicemente non ci riusciresti: approvo quello che vuoi fare, ma non sarà così facile, e fingere che lo sia è stupido. Nessuno di noi due era pronto a quello che ci è successo, e dovremo lottare per quello che abbiamo, con altri... e tra noi”. Logan si interruppe, fissando anche lui il mazzo di rose, mesto. “E comunque, non supporre mai di sapere cosa mi merito. Io, in quanto esperto di me stesso, lo so benissimo, quello che mi merito... e tu, Scott Summers, non eri tra queste cose nemmeno nei miei sogni più remoti”.

 

Scott rise, posando una mano davanti alle labbra immediatamente, quando per sua stessa sorpresa vi uscì anche un singhiozzo. All'improvviso, pareva che per il suo corpo mettersi a piangere fosse una prospettiva molto allettante, mentre un sentimento di sollievo lo assaliva, senza che riuscisse a capire perché. E poi, un secondo dopo, ripensando alle parole di Logan, gli fu molto chiaro.

Si voltò a guardarlo in viso, vedendolo contrarsi in una smorfia infastidita; non riuscì a trattenere una risata, in mezzo ad altri singhiozzi, essendo la mano ormai perfettamente inutile.

 

“Hai davvero...” mormorò, odiando come la sua voce sembrasse piagnucolosa e divertita allo stesso tempo. A Logan non parve dispiacere; forse erano le lacrime che gli appannavano la vista, ma a Scott sembrava sorridere.

“Era un insulto, per la cronaca” commentò, senza scomporsi. “Scaricherei il tuo culo su quest'isola, potendo”.

“Sai, è per questo che... credevo che non sarei mai riuscito a dirti che ti amo... sei sempre aggressivo con me, e potrei aspettare la vita per la tua risposta”. Scott chiuse gli occhi, per poter alzare gli occhiali e passare una mano sul viso, asciugandolo. “Ma Logan, qui non c'è nessuno. Dovresti smetterla”.

 

Per tutta risposta, sul volto di Logan apparve un sorrisetto; gli cinse la vita con un braccio, per rivolgerlo dolcemente verso il mare, indicandolo con un cenno del capo. Ora era quasi nero pece, e la marea aveva ricominciato a scendere, rivelando pochi sprazzi della spiaggia.

Non ci volle molto perché entrambi riconoscessero il punto giusto. E proprio lì si era andata a posare una delle rose, sfuggite chissà quando.

 

“Vedi? Non è vero” mormorò Logan in quel momento, così convinto che Scott non poté fare a meno di sorridere.









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Non so come commentare. Sono spazzatura e amo questa coppia, mi uccide dentro (dal ridere). Logan probabilmente è OOC e Scott non può davvero piangere, ma comunque..
Infierite pure (beh, non troppo però).
harinezumi



 
  
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