Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: Touko Tenshi    09/08/2015    1 recensioni
Sapevo benissimo quello che avevo fatto, ero orripilato al solo pensiero di saperlo costantemente al mio fianco. I miei genitori si sarebbero rivoltati nella tomba a saperlo, così come i miei trisavoli. Non avrei cercato di giustificarmi, anche io odiavo aver dovuto prendere quella decisione: l'unica che mi era stata concessa. Nonostante tutto, c'era solo una cosa che mi faceva provare astio ancora di più verso il destino che mi ero scelto e che mai, e dico mai, mi sarei perdonato: l'essermi innamorato di un essere che, al momento opportuno, non avrebbe esitato a farmi fuori.
Come da contratto, d'altronde. Ne...Sebastian?
[In revisione.
La storia riprenderà non appena sarà completa, ci vorrà quindi un po' di tempo. Chiedo scusa a tutti, la prossima volta avrete un prodotto decisamente migliore]
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri personaggi, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciò che comincia con una preghiera, finisce con una maledizione
 
-Oh, stasera c’è la luna piena. È davvero bella- dissi con occhi sognati rivolti a lei, la splendida signora color cremisi appena sorta nel profondo del cielo, durante quella notte che stravolse per sempre la mia vita.
Già… quella maledettissima notte persi tutto, tutto ciò che amavo veramente.
All’epoca avevo solamente nove anni, ero affacciata al balcone ad ammirare la luna, quando accadde. Udii una musica armoniosa, accompagnata da una voce melodiosa che si tramutò, successivamente, in un urlo atroce. Corsi fuori dalla mia stanza, alla ricerca dei miei genitori, ma li vidi morire davanti ai miei occhi. Quel giorno, qualcosa dentro di me si ruppe. Dopo aver corso per un pezzo alla ricerca di una via d’uscita, mi presero, non so chi, ma costui mi portò via dalla mia amatissima dimora; avrei preferito morire lì, quello che successe dopo, lo ricordo con odio.
 
 
-Signorina, si alzi, è mattina- una calda voce mascolina mi arrivò alle orecchie.
-Hm…Sebastian che giorno è oggi? – risposi assonnata.
–Oggi è quel giorno, Signorina - rispose tranquillo.
Già… l’anniversario di morte dei miei genitori e della mia “scomparsa”, nonché il giorno in cui sarei ritornata a casa mia. Mi alzai lentamente e mi stropicciai gli occhi.
–Le ho portato il tea - disse Sebastian porgendomi la tazzina. La presi delicatamente e ne bevvi un sorso.
–Tea “Rose du Vent” con retrogusto al gelsomino. Passabile - annunciai, assaporandone il gusto.
–Lieto che sia di suo gradimento e noto con piacere che le sue capacità sono migliorate, Signorina - rispose mentre mi prendeva dei vestiti.
Lo osservai con la coda dell’occhio; era perfetto, come al solito. I capelli nero corvino perfettamente pettinati, carnagione pallida che faceva risaltare i suoi occhi scarlatti. La sua tenuta da maggiordomo faceva risaltare il suo fisico asciutto e slanciato.
-Le porto subito la colazione – disse, accennando un inchino. Bevvi un altro sorso di tea, gustando fino in fondo il suo sapore, poi risposi: -No, non ho fame e dobbiamo comunque sbrigarci, non possiamo assolutamente tardare. Sebastian, non è ammesso neppure il minimo sbaglio, lo sai. Fai perfettamente il tuo lavoro -.
-Yes, my Lady - si inchinò come faceva di solito, anche se mi parve di notare un sorriso compiaciuto dipinto sul volto, lo stesso che aveva anche quando lo vidi per la prima volta.
Successivamente mi aiutò a vestirmi e poi andai a truccarmi.
Quest’oggi avrei lasciato la Francia, per andare a vivere in Inghilterra; finalmente sarei tornata a casa. Dopo l’incendio sparii per parecchi anni, ma non di mia spontanea volontà.
In seguito passai tre anni in Giappone, a Kyoto, in una villetta in stile giapponese con Sebastian al mio servizio. Avevo deciso di tenermi lontano da Londra per un periodo, continuando lo stesso a servire la Regina, come avevano fatto tutti i miei precedenti capifamiglia.
Era piacevole stare lì; il pavimento di tutte le stanze era tappezzato dai tatami, il corridoio, invece, era fatto di legno di bambù, le porte scorrevoli. La sala degli ospiti era raffinata, con un tavolino basso e dei morbidi cuscini per sedersi; durante l’inverno, mettendo una coperta sopra al tavolo, si poteva dormire benissimo, come essere nel proprio letto sotto a un caldo piumone.
Nella sala degli ospiti era presente un’enorme vetrata, che si affacciava sul meraviglioso giardino: una parte era destinata alle piantine da tea, mentre il resto era completamente ricoperto da aiuole fiorite, composte in maggioranza da rose bianche e rosse, le mie preferite.
Potrebbe sembrare strano, ma quei due colori riassumevano tutta la mia vita: le rose bianche rappresentavano la mia vita prima dell’incendio, felice e pura, quelle rosse, invece, quello che avvenne dopo e che sarebbe continuato ad accadere.
Sì, il rosso mi avrebbe accompagnato per tutta vita, finché anch’io, proprio come una rosa, sarei appassita e, solo allora, quel colore così intenso e profondo, quel rosso cremisi così denso e intriso di sangue, si sarebbe spento… poco alla volta, fino a sparire completamente, morendo insieme a me.
Perché quel colore mi avrebbe perseguitato?
Per un semplice motivo: avevo sete di vendetta.
Volevo vendicarmi di coloro che avevano distrutto la mia casa e la mia famiglia, di coloro che avevano ferito il mio orgoglio e mi avevano umiliato, dentro e fuori, di tutti coloro che mi avevano spezzato, piegato e ridicolizzato.
Sarei ritornata a casa per vendicarmi.
Non frequentavo la scuola, non mi era mai piaciuta; in compenso studiavo con Sebastian, che mi dava lezioni di ogni materia.
Era sorprendente che un maggiordomo fosse così preparato sia nello specifico di ogni materia sia nel suo lavoro, portato a termine sempre eccellentemente; questo è quello che avrebbe pensato chiunque, ma solo io conoscevo il suo segreto.
Oltre alle materie che si studiano in genere, studiavo le regole dell’alta società, ballo da sala, portamento, musica (tra cui canto, pianoforte, violino e altri strumenti), galateo e conversazione.
Inoltre, dirigevo l’azienda di famiglia e conoscevo parecchie lingue oltre all’inglese, tra cui francese, spagnolo, giapponese, tedesco e italiano, anche per via dei miei molteplici viaggi.
In Inghilterra mi tenevo in contatto solamente con Madame, il cui vero nome era Amy Rose, la sorella di mia madre, mia zia, per l’appunto.
La contattavo spesso per sapere l’andamento dell’azienda e per farle sapere che stavo bene.
Madame era una donna molto esuberante e allegra, dai capelli biondi e gli occhi azzurri e anche molto giovane.
Quando le dissi che avevo deciso di tornare a casa, urlò tanto forte che per poco non mi distrusse un timpano.
 
FLASHBACK
-Insomma Madame, si può dare una calmata? Mi ha quasi distrutto un timpano - le dissi stordita.
–Non posso mia cara! Dopo tanto tempo finalmente la mia amata piccolina torna a casa, come potrei non festeggiare? E ti prego, smettila di chiamarmi Madame, sono tua zia! – rispose eccitata dall’altra parte della cornetta.
–Lei è un caso perso Madame, ma va bene, proverò a chiamarla zia, dato che ci tiene tanto - mi arresi.
 
-Signorina è tutto pronto, possiamo partire - la voce di Sebastian mi riportò alla realtà.
–Va bene, andiamo -. Sistemai in una carpetta i fogli riguardanti l’azienda e li misi in borsa, indossai il cappotto che mi porse Sebastian e poi uscimmo insieme dal mio studio.
Aperta la porta principale, una leggera brezza mi investì; era piacevole la sensazione del vento tra i capelli, ma lo era ancora di più lasciare la Francia.
In seguito ai tre anni trascorsi in Giappone, decisi di spostarmi un po’ qua e là per i miei studi delle lingue: un anno in Italia, tre mesi in Spagna, nove in Germania e questi ultimi mesi in Francia. Inizialmente ebbi alcune difficoltà con l’italiano ed il francese, ma poco dopo iniziai a migliorare, fino a parlarle perfettamente.
Uscita fuori mi osservai intorno, con una smorfia di disgusto. Il giardiniere che avevano assunto i precedenti proprietari della villa, aveva la passione per le sculture animali e, nel sistemare il giardino, dava a ogni pianta una diversa forma di animale, cosa che a me faceva davvero schifo.
Sarà anche un termine poco elegante per una lady, ma erano davvero orrende.
Non lo licenziai solo perché mi stava simpatico e perché aveva una famiglia numerosa sulle spalle, di cui parlava continuamente. Aveva ben la bellezza di otto figli, di cui due coppie di gemelli, in totale erano quattro maschi e quattro femmine.
Spesso mi chiedevo come poteva essere avere una famiglia e un fratello o una sorella e ogni volta mi incupivo, pensando ai momenti felici con i miei genitori distrutti nel giro di una notte. A distogliermi dai miei pensieri fu il rumore della mia limousine. Sebastian mi aprì la portiera, facendomi salire a bordo.
-Entra anche tu, il viaggio è lungo e rischio di morire di noia- abbassai il finestrino.
-È davvero sicura di volere che io sieda accanto a lei, Signorina? – si abbassò all’altezza del vetro, a pochi centimetri di distanza dal mio volto.
–Se così non fosse non te l’avrei di certo chiesto. Muoviti, lo sai che odio ripetere le cose più di una volta -. Feci salire su il vetro del finestrino, presi lo specchietto dalla mia borsa, mentre Sebastian entrava in macchina.
Guardai attentamente il mio riflesso: capelli neri legati in due lunghi codini che cadevano morbidi fino alla schiena. La frangia faceva risaltare i miei occhi viola ametista, (uno dei quali era coperto da una benda nera); la carnagione rosa pallido era accentuata da un fard chiaro, che faceva risaltare i miei zigomi e le labbra fine erano messe in evidenza da un rossetto rosso intenso. Questa sono io, l’ultima superstite della famiglia Night. Scarlet Night.
 

 
Note dell’autrice: salve a tutti gente^^ premetto col dire (anche se di premessa non ce n’è nemmeno l’ombra) che è la mia prima fan fiction quindi non so bene cosa ne sia uscito fuori, ma era da parecchio che ci stavo lavorando su e alla fine mi sono fatta coraggio e l’ho pubblicata.
Questa è una piccola introduzione che mira a spiegare un po’ di cose, i capitoli interessanti arriveranno dopo, ci sarà da vederne abbastanza.
Spero vi piaccia, aspetto le vostre recensioni e accetto tutte le critiche a patto che siano costruttive e non offendano la mia sensibilità.
I hope you enjoy it! Sayonara^^
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: Touko Tenshi