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Autore: revlution    10/08/2015    0 recensioni
{Criminals!AU(?) | 1585 words | Domestic violence hinted | Calum Hood/Luke Hemmings – Credo di avere una fissa per le AU.
«Scusate, un incidente con una lattina, sono qui se avete domande.» butta la carta bagnata nel cestino e poi alza finalmente gli occhi sui suoi clienti, il sorriso che ha sulle labbra svanisce, due ragazzi incappucciati sono davanti a lui, hanno entrambi una maschera di Halloween bianca a coprirgli il volto, i due alzano in sincronia una pistola contro di lui, «Una domanda c’è l’avrei, che ne dici di darci i soldi?»
Luke e Calum applicano a pieno la regola del fine giustifica i mezzi.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Allora premetto che è tutto quello che succede a Calum è veramente molto accennato alla larga, quindi non credo che in se possa far diventare la storia arancione quindi lascio il giallo, poi si è possibile affittare appartamenti tramite internet, anche se nella storia non è specificato entrambi hanno diciannove anni e se qualcuno non lo sapesse in Australia ad Agosto è pieno inverno è più o meno il nostro Dicembre, Ashton nella storia è presente solo nella prima parte.
Nessuno di questi personaggi (e non li conosco in questo caso) mi appartiene e non vengo pagata per scrivere questa roba, è solo un hobby che mi riesce male.



Run away with me
(I promise you, tomorrow will be a better day.)





E’ una nottata di pioggia di metà agosto, fa freddo e l’inverno gela la strade di Sydney, l’orologio sulla cassa del minimarket aperto ventiquattro ore su ventiquattro segna le due spaccate di notte con una lucetta verde. Il cassiere, Ashton, sfoglia con poco impegno una rivista osé mentre la radio in sottofondo passa le ultime note soffuse di City of Angels dei 30 Second to Mars per lascia spazio alla voce del conduttore radiofonico, probabilmente imbottito di caffè per durare fino alle sei del mattino, cosa che Ashton non ha fatto, si passa una mano sulla faccia sbadigliando e continua a guardare con poco interesse le figure nude delle modelle, la prossima volta che farà il turno di notte si porterà il portatile, si appunta mentalmente.

Passa una mezz’ora e il locale è ancora vuoto, silenzioso e Ashton rischia di addormentarsi sul bancone, ha finito di leggere due delle uniche riviste interessanti in quel supermercato, alla radio ora in sottofondo c’è una canzone lenta e sente le palpebre diventare pesanti. Esce da dietro il bancone, si tira il colletto della divisa del supermercato e si sbottona il primo bottone, si inizia a chiedere come Micheal, il ragazzo che ha sostituito, possa sopravvivere ad avere tutte le sere così. Si avvicina alla frigo, scorre con gli occhi le varie bevande energetiche a base di caffè ed intrugli vari e ne trova una che sembra invitante, la lattina è bianca e c’è stilizzato sopra un chicco di caffè, tanto non dispiacerà a nessuno se ne prende una, si dice mentalmente. Apre la lattina con lentezza, canticchiando il jingle della radio, ma la bevanda fuoriesce con forza appena si apre macchiando di macchie marroncine la divisa bianca e rossa, simbolo che qualcuno l’aveva scossa e poi rimessa a posto, «Maledetti ragazzini rompicoglioni.» Impreca ad alta voce il cassiere.

La porta automatica si apre, ed un pip segna l’entrata di un cliente, «Arrivo.» La voce di Ashton arriva da dentro il piccolo bagno dietro la cassa e quando esce ha in mano un cumolo di carta igenetica bagnata in mano, la divisa messa male, sopra di essa è ancora ben visibile la macchia marrone circondata da una più grande di acqua. «Scusate, un incidente con una lattina, sono qui se avete domande.» butta la carta bagnata nel cestino e poi alza finalmente gli occhi sui suoi clienti, il sorriso che ha sulle labbra svanisce, due ragazzi incappucciati sono davanti a lui, hanno entrambi una maschera di Halloween bianca a coprirgli il volto, i due alzano in sincronia una pistola contro di lui, «Una domanda c’è l’avrei, che ne dici di darci i soldi?» Uno dei due dice, quello che ha una ‘x’ fatta di nastro adesivo nero sulla guancia sinistra della maschera.

Il cuore di Ashton corre veloce e le sue labbra sono secche mentre mette i soldi della giornata dentro una borsa da palestra che odora ancora di scarpe sudate, ha una pistola puntata contro ed due occhi azzurri che dietro la maschera lo fissano attenti. Dopo circa dieci minuti ha finito di mettere dentro tutti i soldi, il rapinatore afferra velocemente la borsa mentre l’altro ha in mano un pacco di patatine ed entrambi dicono all’unisono «Grazie amico.» Prima di scappare via ed infilarsi una vecchia macchina che parte con uno scoppio. Ashton sospira, non ha visto la targa, si mette seduto nel piccolo e scomodo sgabello dietro di lui, prende dei grossi sospiri e poi afferra il telefono, chiamando la polizia.

La vecchia Camaro si ferma al lato di una strada sferrata poco fuori città, stremata dalla corsa e dalla velocità a cui il guidatore ha spinto il catorcio.
Al suo interno i rapinatori si tolgono le maschere ed escono fuori, si guardano in faccia e scoppiano a ridere. Sulla faccia di Calum c’è ancora visibile un livido violaceo sullo zigomo. Luke fa di corsa il giro della macchina e lo abbraccia, stringendolo con forza a se, continuando a ridere, l’altro ricambia la stretta.
«C’è l’abbiamo fatta» Luke sussurra nell'incavo del collo del più basso, ancora il sorriso sulle labbra, «Liberi.» Sussurra l’altro, delle lacrime silenziose iniziano a scorrergli sul viso, «Fra due giorni lo saremo.» Completa altro dandogli un bacio sulle tempie, «Ora dimmi era proprio necessario prendere il pacco extra large di patatine?»

Le pistole di plastica sono finite in un secchio della spazzature e il borsone da palestra è nascosto sotto il letto di Luke, tra un cartone di pizza vuoto e qualche rivista gay nascosta ai genitori puritani del ragazzo, si sentiva come un uccello in gabbia d’anni, impotente nel potersi liberare e impotente nel difendere Calum e quando una sera, dopo aver fatto l’amore, gli aveva sussurrato “Scappiamo.” All’orecchio non poteva che essere più serio.

Calum è barricato nella sua stanza, il suo fedele basso in una sacca e uno zaino nero a fargli ripieno dell’essenziale a fagli da valigia, lui e Luke hanno una relazione nascosta da tre anni, hanno finito la scuola da un anno ormai e rapinato abbastanza minimarket nell'ultimo anno e mezzo da prendere due biglietti low cost per Londra ed affittare un monolocale che in realtà non basterebbe neanche per una persona. Il pavimento scricchiola sotto dei passi pesanti, il sangue di Calum si gela e il suo primo pensiero è di nascondersi nell’armadio ma sa che l’uomo a cui è affidato probabilmente romperebbe qualsiasi cosa nella stanza pur di trovarlo. Rimane fermo in mobile, sul suo letto e stringe forte i denti, si ripete mentalmente che è l’ultima volta che tutto questo accade, «Hey Calum, dimmi hai preso tu la mia macchina senza permesso?» La voce è bassa e profonda, la porta della camera si apre con un botto, la maniglia ha ceduto e l’uomo davanti al ragazzo è troppo grande perché lui si opponga.

Il suo naso sanguina, ha della carta igenica sul naso a tamponare il tutto, il suo basso è sulla spalla sinistra e lo zaino su quella destra, lo schermo del suo telefono è spaccato ma riesce comunque a chiamare Luke mentre cammina verso la casa del ragazzo infondo alla strada. La sua voce è rotta e piange di disperazione e dolore mentre parla con Luke, «E se ci scoprissero?» la risposta di Luke è impastata dal sonno, ma appena sente i singhiozzi di Calum si alza di scatto, «Parcheggiamo sempre lontano dai posti Cal, nell’ombra lo sai e la macchina è intesta a quell’essere che dovresti chiamare patrigno.» Un altro singhiozzo e Calum si siede sul marciapiede davanti la viletta bianca di Luke, «Andiamocene ora.» sussurra, può intravedere Luke affacciato alla finestra che annuisce mentre lo guarda, «Prende le mie cose e la chitarra e arrivo.»

L’orologio dell’autobus segna le sei e mezza, mancano solo due fermate all’aeroporto e ci sono solo tre persone oltre al conducente sull'autobus: Luke, Calum e un barbone che ha preso l’autobus come ostello. Nel portafoglio di Luke c’è una foto dove lui e Calum si baciano, una carta ricaricabile con sopra tutti i soldi che hanno racimolato, cento dollari della sua parte di soldi della serata e l’indirizzo del monolocale che hanno affittato. Calum ha la testa appoggiata sulla spalla del biondo, il suo naso ha smesso di sanguinare ma fa ancora male e le loro mani sono intrecciate, il bling dell’autobus segna che manca solo una fermata, un sorriso si schiude sulle labbra di Luke, «Faremo gli artisti di strada, così ci finanzia il governo.» mormora dando un bacio tra i capelli scuri del ragazzo, «Oppure potremmo lavorare in un supermercato.» risponde l’altro ironicamente voltandosi a dare un bacio sulle labbra del biondo, Luke fa una smorfia, scuotendo la testa «Nha, troppe rapine.» i due scoppiano a ridere.

Nelle case di entrambi c'è un bigliettino sgualcito che dice "Sono innamorato di un ragazzo, stimo insieme da più di tre anni, c'è ne andiamo, non cercateci."


Un anno e tre mesi dopo.

Nel piccolo appartamento dei due ragazzi c’è silenzio, un gatto bianco a macchie nere riposa tra i cuscini del piccolo divano, appoggiati al mobile della tv ci sono una chitarra acustica e un basso, c’è una leggera neve che imbianca le strade Londinesi, è una mattina fredda di metà dicembre.
La sveglia suona e lampeggia in rosso le sette e quaranta, un mugugno esce dalle labbra del ragazzo moro che prende il piumone e lo tira sopra la testa a coprire il rumore, ma alla fine allunga una mano per spegnerla.
La porta di ingrasso si apre, Luke ha in mano due caffè a portar via, uno zuccherato e l’altro amaro, e un sacchetto con dentro due muffin, un al cioccolato e l’altro ai cerali, li appoggia in cucina mentre si toglie il giaccone ormai bagnato dalla neve sciolta.
Calum mugugna un “buongiorno” mentre si tira su al sentire l’odore del caffè, Luke gli sorride mentre si siede affianco a lui, si toglie le scarpe da corsa e gli porge il suo caffè zuccherato e il suo muffin ai cerali. «Non mi dai un bacio?» mormora con un broncio il moro e l’altro ride sorseggiando il suo caffè «Il tuo alito mattutino resuscita i morti, meglio di no.» Calum sbuffa ruotando gli occhi, «Non è colpa mia se ieri al ristorante sono avanzate solo le verdure fritte da mangiare a scrocco.» Luke ride dandogli un bacio sulle tempie mentre Kurt, il gatto, lì raggiunge sul letto, la neve continua a cadere ed entrambi sono felici e liberi.




Author note;
Hello, allora questa storia mi è venuta in mente molto a caso, stavo scrivendo frasi senza senso su un foglio mentre ero in viaggio di ritorno da Padova un po' di tempo fa, la frase è "please, run away with me, I promise you, tomorrow will be a better day" (che adesso è anche la frase del mio header su twitter, dettagli) ed è finita nella mia cartella Fanfiction da scrivere su Evernote ed oggi mi è venuta ispirazione per scriverci, visto che mi è partita la ship per i Cake, ed è la storia più lunga che scrivo d'anni.
Il tema può essere forte, lo so e scomodo è per questo che l'ho preso molto alla larga per non turbare la sensibilità di nessuno e perché non mi sento ancora in grando di trattare argomenti così delicati in maniera approfondita. La storia è molto semplice in realtà, mentre la scrivevo la prima parte mi venivano in mente le sequenze delle rapine di Spring Breakers, visto che anche lì -per una causa "meno nobile"- le protagoniste rubavano nei supermercati per pagarsi una vacanza, poi c'è la seconda parte quella centrale che parla un po' dell'oppressione di Luke, del fatto che non possa difendere Calum e non sia libero di amarlo e dire al mondo quello che vuole vista la sua famiglia e quella di Calum che subisce violenze fisiche dal suo patrigno, l'ultima parte è quella più fluff dove entrambi sono felici e liberi, ci voleva il finale tenero e se qualcuno se lo chiede il gatto si chiama Kurt come Kurt Cobain, la mia riproduzione casuale passava Come As You Are, mi serviva un nome e quindi è successo.
Se la storia vi è piaciuta fatemelo sapere con una recensione e au revoir.
  
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