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Autore: eugeal    10/08/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Quando Guy e Marian tornarono a Locksley, Allan li stava aspettando sulla porta. A terra, accanto a lui, c'erano due borse da viaggio pronte a essere caricate sui cavalli.
- Allora, Giz, io sono pronto. Quando si parte?
- Tu non vieni, Allan.
- Non vorrai andare da solo?
- Non so per quanto tempo dovrò stare via, ho bisogno che resti qui al mio posto. Tu sai come gestire le mie terre e so che proteggerai Locksley, non affiderei questo compito a nessun altro.
Allan annuì, colpito dalle parole di Gisborne, ma Marian guardò Guy, preoccupata.
- Ma tu andrai da solo? Verrò io con te.
Guy le sorrise e le sfiorò la guancia con una carezza.
- Temo che non sarebbe affatto opportuno. Ma non sarò solo, Hood verrà con me.
Marian lo guardò, stupita.
- Robin?
- È stato lui a dirmi di Annie. Quando è andata via da Nottingham, Hood l'ha aiutata e devono essere rimasti in contatto in qualche modo. Lui sa dove vive adesso e ha deciso di accompagnarmi.
La ragazza annuì. Probabilmente Robin aveva deciso di partire con Guy perché non si fidava di lui e voleva accertarsi che non succedesse nulla al bambino. Era un po' preoccupata al pensiero di Guy e Robin in viaggio da soli, ma era comunque sollevata che Gisborne non andasse incontro a quel compito doloroso completamente solo.
Se non altro discutere con Robin Hood lo avrebbe distolto da pensieri troppo tristi.
- Guarda, sta arrivando. - Disse Guy, indicando un cavallo che si stava avvicinando al galoppo. Si chinò a sfiorare le labbra di Marian con un bacio leggero, poi prese la borsa da viaggio dalle mani di Allan.
Robin fermò il cavallo davanti a loro.
- Sei pronto, Gisborne?
Guy salì a cavallo e Marian lanciò uno sguardo di ringraziamento a Robin, poi i due uomini partirono, allontanandosi da Locksley al trotto.

Robin Hood osservò Guy. Cavalcavano da ore e Gisborne non aveva ancora pronunciato una sola parola, completamente assorto nei suoi pensieri.
- Ehi. - Lo chiamò Robin. - Stai bene?
Guy trasalì, come se si fosse dimenticato della sua presenza e lo guardò, scuotendo leggermente la testa.
- Mi sembra così assurdo...
- Già. - Disse Robin, serio. - Non credevo che ti importasse di quella ragazza.
- Annie pensava di amarmi. Probabilmente credeva o sperava di essere ricambiata e io non ho mai fatto nulla per smentirla.
- L'hai illusa perché ti faceva comodo.
- Temo di sì. - Ammise Guy. - Non sai come sia lavorare per Vaisey... Non puoi immaginare quanto possa essere miserabile vivere per obbedire a ogni ordine di un uomo come lui, quanto fosse fredda e vuota la vita al castello...
- Potevi andartene.
- E perdere tutto quello per cui avevo lavorato fino ad allora. Perdere ogni speranza di riavere le mie terre. Non lo avrei mai fatto, non allora. Ma trovare il calore di Annie ad aspettarmi dopo una giornata di violenza e umiliazioni era piacevole, un conforto, e non volevo rinunciarvi. A volte mi ritrovavo a pensare che se lei non fosse stata una serva e io non avessi lavorato per lo sceriffo, non sarebbe stato troppo difficile provare a ricambiare i suoi sentimenti.
- Comodo da parte tua, non trovi?
- Non posso negarlo, sono stato egoista nei confronti di Annie. E ammetto anche che mi abbia fatto comodo il fatto che sia andata via insieme al bambino, evitandomi il fastidio di chiudere quella relazione. Ma non posso restare indifferente nel sapere che sta morendo.
Robin annuì.
- Forse... - Continuò Guy. - Forse Annie non vorrà nemmeno vedermi, ma se posso aiutarla in qualche modo lo farò.
- Puoi contare anche su di me per questo. - Disse Robin.
- Grazie. Davvero, Hood, ti sono grato per quello che stai facendo.
Il fuorilegge gli rivolse un sorriso triste.
- Fratelli nel bene e nel male, ricordi?
Guy gli sorrise a sua volta, ma non disse nulla ed entrambi continuarono a cavalcare in silenzio.

Annie voltò la testa per guardare il figlio: Seth era seduto a terra, intento ad allineare dei sassolini sul pavimento e concentrato su quel gioco. Il bambino aveva i capelli arruffati e i vestiti che indossava erano sporchi di polvere e terriccio e la donna sospirò, affranta.
Lei non aveva la forza di lavare e pettinare il figlio e gli altri servitori che si occupavano di lui mentre lei era malata sembravano non curarsene troppo.
Una lacrima di angoscia le scivolò sul viso. Cosa ne sarebbe stato di Seth una volta che lei fosse morta? Chi si sarebbe preso cura di lui? Chi lo avrebbe amato?
- Seth. - Sussurrò, e il bambino alzò gli occhi su di lei, chiaramente riluttante a interrompere il suo gioco. Quegli occhi azzurri ombreggiati da ciglia folte e scure le davano sempre una stretta al cuore, specialmente quando lo sguardo del figlio era imbronciato come in quel momento.
- Vieni dalla mamma, Seth? - Sussurrò Annie, ma il bambino scosse la testa.
- No. Dopo. - Disse, tornando a giocare e Annie sospirò. Voleva alzarsi, stringerlo e tenerlo vicino a sé, non lasciarlo andare per tutto il tempo che le restava, ma non aveva nemmeno la forza di sollevare la testa dal cuscino.
Una donna, una delle altre servitrici, entrò nella stanza e la guardò con pietà.
- Annie, ci sono dei visitatori per te.
- Io non conosco nessuno, deve esserci un errore. - Disse Annie, debolmente.
- Sono due cavalieri, da quello che ho capito hanno viaggiato tutta la notte. Non li ho visti, ora stanno parlando con Lady Glasson. Mi ha detto di avvertirti e di occuparmi di Seth mentre parli con loro.
Si chinò a prendere il bambino e Seth si ribellò, iniziando a gridare e a scalciare. La donna lo tirò su per un braccio e lo sculacciò, poi lo trascinò fuori dalla stanza, ignorando le proteste di Annie.
Annie chiuse gli occhi, scoppiando a piangere. Era quello che aspettava suo figlio una volta morta lei? Una vita senza amore, trattato come un animale randagio?
Sentì la porta che si riapriva e cercò di trattenere le lacrime. Sapeva che Lady Glasson era già abbastanza generosa a mantenere lei e Seth anche ora che non poteva più lavorare, non poteva mostrarsi ingrata. Molti si sarebbero limitati a buttare per strada una serva diventata inutile, senza la minima pietà.
Guardò la persona che era entrata e sussultò per lo stupore.
- Robin Hood?
Robin entrò nella stanza e Annie capì dalla sua espressione sconvolta quanto dovesse sembrare malata.
- Perché sei qui? Hai sentito che sto morendo e sei venuto ad occuparti di Seth?
Robin si avvicinò al letto e la guardò in faccia.
- Non devi preoccuparti per Seth. - Disse e la ragazza notò che non aveva avuto il coraggio di smentire la sua morte imminente. - In un modo o nell'altro lui sarà accudito e protetto.
- Lo porterai nella foresta con te? Guarda lì, sul camino, ho ancora l'arco e le frecce che gli avete regalato quando era un neonato. Sei stato gentile a venire. Jane ha detto che c'è qualcuno con te, chi ti ha accompagnato? Much? O uno degli altri della tua banda?
Robin fece un sorriso triste.
- No. La persona con cui sono venuto ha più diritto di me a essere qui.
Annie lo guardò, senza capire.
- Chi è?
- Il padre di tuo figlio.
La ragazza lo guardò spalancando gli occhi, spaventata.
- Guy? Guy di Gisborne?! Perché lo hai portato qui? Lui non deve avvicinarsi a Seth! Gli farà del male! - Disse appassionatamente, poi impallidì e chiuse gli occhi ansimando, toccandosi il petto con una mano per placare i battiti impazziti del suo cuore troppo debole.
- No, no, Annie, stai calma. - Disse Robin, preoccupato. - Guy non farà nulla a Seth, non è più quello di un tempo, è cambiato.
- Non ci credo. Uno che lascia un bambino a morire nel bosco non può cambiare, è un'anima nera.
Robin scosse la testa.
- Di me ti fidi?
- Sì, tu hai salvato Seth.
- Allora credimi, in questi anni sono successe tante cose e Guy è molto diverso da come lo ricordavi. Posso garantire io per lui, ora è mio amico, lo considero al pari di un fratello e sai quanto lo odiassi allora. Almeno permettigli di parlare con te, ascolta quello che ha da dire.
- Non lasciare che prenda mio figlio.
- Non farà nulla se non sarai tu a volerlo, te lo garantisco. Parla con lui, io sarò qui fuori, non correrai alcun pericolo. Ti basterà una sola parola e arriverò subito, ma non servirà, Guy non è più una minaccia.
Annie lo guardò, dubbiosa.
- Allora, posso farlo entrare?
La ragazza fece un sospiro e annuì.
Robin le sorrise e uscì dalla stanza.
Annie rimase in attesa, agitata, e poco dopo la porta si aprì di nuovo.
Guy di Gisborne fece un passo esitante oltre la soglia e si richiuse la porta alle spalle, poi si fermò, incerto.
Il primo pensiero di Annie fu che non era cambiato affatto. Guy di Gisborne era esattamente come lo ricordava, l'attraente cavaliere vestito di nero che un tempo le aveva fatto perdere la testa, l'uomo pericoloso che le aveva spezzato il cuore.
Rimase a guardarlo, in silenzio, mentre lui la osservava a sua volta e Annie si ritrovò a pensare che osservandolo meglio invece sembrava completamente diverso.
L'arroganza di un tempo era sparita dai suoi occhi e Guy le sembrò molto più stanco di quanto non lo avesse mai visto in passato, nemmeno quando lo raggiungeva nelle sue stanze dopo una giornata faticosa passata ad obbedire allo sceriffo.
Era spettinato, aveva gli occhi arrossati e cerchiati di scuro e aveva uno schizzo di fango secco sulla guancia. Annie ricordò le parole di Jane quando aveva detto che i due viaggiatori dovevano aver cavalcato per tutta la notte.
Gisborne ne aveva di certo l'aspetto e in quel momento assomigliava tremendamente a Seth quando tornava a casa arruffato, sporco e stanco dopo aver giocato per tutto il giorno, ma ancora abbastanza energico e tempestoso da rifiutarsi di lasciarsi mettere a letto docilmente.
Annie si trovò a reprimere un sorriso: anche se ci fosse stato il minimo dubbio, nessuno avrebbe potuto dire che Guy di Gisborne non era il padre di Seth.
Guy non si decideva a parlare e si limitava a restare fermo a guardarla, come pietrificato.
Nei suoi occhi Annie poteva vedere quanto fossero disperate le proprie condizioni.
Un tempo era stata giovane e graziosa, allegra e vivace al punto di riuscire ad attirare l'interesse del cavaliere, ma la malattia l'aveva cambiata. Ora era troppo magra, pallida e sembrava più vecchia della sua età. I suoi capelli chiari erano striati di bianco e il suo viso era scavato, le mani livide e gonfie.
Di certo non era più bella.
- Vieni qui. Avvicinati in modo che possa vederti bene.
Gisborne sussultò.
- Annie...
Il cavaliere fece qualche passo verso di lei.
- Robin dice che sei cambiato. - Disse Annie a bassa voce. - Un tempo credevo di vedere un lato buono in te, il lato che sapeva essere dolce. Il lato bugiardo che diceva di provare sentimenti che non esistevano. Adesso quale lato di te mi stai mostrando, Guy di Gisborne? Cosa vuoi da me?
Gisborne si lasciò cadere in ginocchio accanto al letto, appoggiando la fronte al materasso accanto alla mano della ragazza, senza osare alzare gli occhi su di lei.
- Mi dispiace, Annie, mi dispiace tanto. Ti chiedo perdono.
   
 
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