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Autore: CottonBatu    29/01/2009    24 recensioni
«Non lasciarmi mai più» esalò lei tra le lacrime. «Non farlo mai più»
Un ordine, una preghiera.
«Non ti lascio. Sono qui. Rimango qui.»
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Hermione si rigirò per l’ennesima volta sul letto, gli occhi ostinatamente chiusi

Declaimer: SPOILER! La fic è ambientata dopo il capitolo The Silver Doe , La cerva d’argento.  Questo è la mia versione di come sono proseguite le cose :)
Luoghi e personaggi appartengono a J.K. Rowling e la storia non ha scopi di lucro.

 

Almost Lovers

 

 

 

 

 

 

We'd be so less fragile
If we're made from metal
And our hearts from iron
And our minds from steel
And if we built an armor
For our tender bodies
Could we love each other
Would we stop to feel?

 

                                  Three Wishes – The Pierces

 

 

 

Hermione si rigirò per l’ennesima volta sul letto, gli occhi ostinatamente chiusi. Harry, appollaiato su una sedia poco lontano, le rivolse un’occhiata preoccupata.

Ron era uscito quasi quattro ore fa per la sua ronda e da quando era tornato, Hermione sembrava come terrorizzata che potesse scomparire di nuovo.

Era arrabbiata con lui, furiosa addirittura, ferita e amareggiata, e benché si ostinasse a non rivolgergli la parola da quando aveva fatto la sua ricomparsa tre giorni prima, i suoi occhi ora lo cercavano se possibile ancora più frequentemente di prima.

Che fosse nella piccola cucina a preparare il tè, o che le sedesse accanto armeggiando con la radiolina che aveva rimediato durante la sua assenza, sembrava non potersi trattenere dal guardarlo di tanto in tanto con uno sguardo per lui indecifrabile.

Era un gesto inconscio, Harry lo sapeva, così come sapeva che se lo avesse fatto notare a Hermione, lei si sarebbe messa subito sulla difensiva, negando l’evidenza.

 

Un coniglio solitario zampettò appena fuori gli incantesimi difensivi, Hermione si alzò immediatamente a sedere con uno scatto di reni.

Rimase a fissare per un lungo momento l’entrata della tenda, poi chiuse pesantemente le palpebre, massaggiandosi la fronte con le mani delicate.

Harry si sentì fuori luogo in quel momento. Anche se c’erano solo lui e Hermione nella tenda, lui sentì di essere di troppo. Si mosse a disagio sulla sedia, che cigolò pietosa sotto il suo peso.

 

«Tornerà presto»

Hermione alzò lo sguardo su di lui, sobbalzando. Sembrava essersi dimenticata della sua presenza.

Lei annuì, ma non disse nulla, né Harry voleva che lo facesse. Era solo una constatazione che si era sentito il dovere di fare; l’unico modo di sentirsi in qualche modo utile alla sua migliore amica, ma si rendeva perfettamente conto che quello che aveva detto non andava ad alleviare la preoccupazione di lei.

 

Dei passi indugiarono sull’entrata, gli occhi di Hermione saettarono verso la fonte del rumore.

Ron fece la sua entrata nella tenda, sbattendo i piedi per liberarsi dalla neve.

 

«Si gela fuori» disse, liberandosi della giacca a vento e buttandola sulla sedia più vicina.

Harry guardò le guance di Hermione riprendere un po’ di colore, e la vide sdraiarsi di nuovo sul letto, senza dire una parola. «Che facevate?» chiese Ron pimpante, guardando Hermione girata di spalle all’entrata dalla quale lui aveva appena fatto il suo ingresso. Harry si alzò e fece spallucce.

 

«Stavo per chiedere a Hermione se volevamo farci le trecce, poi però l’ho vista un po’ stanca e ho lasciato perdere. Le ho strappato la promessa che domani ci saremmo fatti le unghie, però» Ron rise e si lasciò cadere sulla sedia occupata fino a poco prima da Harry. «E’ il mio turno per la ronda» continuò il ragazzo, lanciando uno sguardo eloquente a Ron in direzione di Hermione. «…a più tardi»

 

Hermione poté sentire distintamente i passi di Harry che si allontanavano velocemente, poi un silenzio scomodo impadronirsi della tenda. Non dormiva e lui lo sapeva.

Poteva percepire i suoi occhi perforarle la schiena.

Qualche secondo più tardi udì la sedia di Ron cigolare: si era alzato.

Il corpo di Hermione ebbe un piccolo fremito, ma non si mosse.

 

«Credo che andrò a farmi un bagno caldo» disse Ron, senza aspettarsi una risposta.

Camminò verso una porticina vicina al letto di Hermione e vi entrò, lasciando l’entrata inconsapevolmente socchiusa.

Quando sentì lo scroscio d’acqua cominciare a riempire la vasca, Hermione aprì gli occhi e si alzò a sedere. Buttò uno sguardo verso la porta del bagno e arrossì nello scorgere la piccola tinozza e le braccia di Ron armeggiare con i pomelli che regolavano il getto.

Si mise le mani fredde sulle guance arrossate e balzò in piedi in imbarazzo.

 

«Che razza di…» un borbottio sdegnato le morì in gola quando scorse la figura di Ron liberarsi del maglione nero e abbandonarlo su una sedia vicina alla porta.

Il torace latteo di Ron sembrò molto meno scarno di quanto lei si aspettasse.

Hermione sgranò gli occhi e distolse immediatamente lo sguardo, prendendo a camminare su e giù per la stanza. Sentì i pomelli della vasca cigolare e chiudersi, poi la cerniera dei jeans di Ron che scendeva e i rumori sordi degli indumenti gettati a terra.

Arrossì come non aveva mai arrossito prima, sentendo Ron entrare nella vasca e l’acqua che si infrangeva contro i bordi. 

Si guardò per un attimo intorno, non sapendo bene cosa fare. Poi, imbarazzandosi per la sua stessa scelta, si diresse di nuovo verso il suo letto e si sedette. Rimase lì, ferma, con le mani sulla faccia e le gambe serrate tra loro per un tempo che a lei sembrò infinito. Aveva gli occhi puntati sul pavimento e le mani, invece di raffreddare le guance, erano state scaldate.

Un moto di rabbia e nervosismo intiepidirono il petto di Hermione.

 

L’ha fatto apposta., pensò accaldata lei, le sue mani che ora stringevano le ginocchia. Inghiottì il vuoto, e un moto di collera si fece padrone di lei, mentre i suoi occhi tornavano dispettosi a guardare la porta semiaperta.

Ron era abbandonato completamente contro la vasca, il petto per metà immerso nell’acqua e gli occhi chiusi. La sua testa fulva era abbandonata da un lato, lasciando visibile l’incurvatura nivea del collo. La bocca rosea era leggermente aperta e il suo petto si alzava e abbassava ritmicamente.

Hermione fu quasi certa che dormisse e formulando quel pensiero si alzò inconsciamente dal letto e fece un paio di passi avanti, avvicinandosi alla porta. Sembrò riscuotersi solo quando poggiò la mano sulla maniglia, allargando la fessura di qualche centimetro. Sentendo la porta cigolare, Hermione sussultò e mettendosi le mani sulla bocca corse di nuovo sul letto dandosi mentalmente dell’idiota.

 

Sentendo il cigolio, Ron aprì gli occhi, rimanendo immobile. Scorse Hermione allontanarsi dalla porta e gettarsi sul suo letto con gli occhi particolarmente aperti e le guance esageratamente arrossate.

Non poté impedirsi di sorridere, tra sé e sé.

 

«Hermione?» la voce di Ron risuonò forte e chiara nella tenda silenziosa.

Lei tuttavia non rispose subito. Lui sospirò, poi la chiamò di nuovo.

 

«Mmm?» rispose Hermione, gli occhi ostinatamente puntati sul pavimento.

 

«Avrei bisogno di un asciugamano»

Lei non fece una piega, ma Ron la vide arrossire.

Si umettò le labbra, immergendosi appena di più nell’acqua calda e profumata.

 

«Trasfiguralo» disse con voce dura, serrando le mascelle.

 

«Non ho la bacchetta»

 

«Appellala»

 

«E’ sul tavolo dalla sala, Hermione»

Lei ridusse le labbra a due fessure e si passò una mano sulla faccia.

 

«Non dovresti allontanarti senza la tua bacchetta» trillò saccente, mentre si alzava alla ricerca di un asciugamano con aria stizzita. Ron alzò gli occhi al cielo.

 

«Sono in bagno, non mi sono allontanato» mormorò lui, ora incerto. «Sono sempre qui»

Hermione fece capolino sulla soglia, le guance rosse e lo sguardo duro.

 

«Non è vero» sussurrò solo, facendo qualche passo nella stanza e lanciando l’asciugamano accanto alla vasca, senza guardarlo. Aveva lo sguardo basso e le labbra serrate e Ron poté notare che i suoi occhi erano gonfi e lucidi.

Ancora.

 

Si schiarì nervosamente la voce e si sentì improvvisamente un emerito stronzo.

Ancora.

 

Vide Hermione ferma di fronte a lui, il suo sguardo ora indugiante sul suo petto.

Entrambi arrossirono, a disagio. La vide scuotere violentemente la testa, borbottare tra sé e sé frasi che non colse e che probabilmente non erano neanche riferite a lui.

Poi fece un mezzo giro e uscì di gran carriera dal bagno, chiudendo brutalmente la porta di legno scadente dietro di sé.

Ron deglutì, mentre sentiva il suo collo e le sue orecchie arrossarsi miseramente. I suoi occhi cerulei si attardarono qualche secondo sul punto in cui lei era ferma fino a pochi istanti prima, un sospiro si sollevò spontaneo dalle sue labbra.

 

Hermione, Hermione, Hermione... un’ossessione logorante, onnipresente, mordace, assuefacente.

Quante cose avrebbe voluto dirle.

Quante cose avrebbe dovuto dirle, e forse il disprezzo e la delusione sarebbero scomparsi dal suo volto pallido e smagrito per lasciare spazio ad un’espressione svampita, sorpresa e assolutamente non da lei.

 

Sorrise, indugiando su quel pensiero.

Cos’avrebbe fatto se lui un giorno di quelli, magari lanciandole uno sguardo di sottecchi mentre leggeva di nuovo Le Fiabe di Beda, avesse fatto uscire casualmente che lui era totalmente, irrimediabilmente, indiscutibilmente pazzo di lei?

Che lui era innam-

Ron sospirò.

Macché.

Non riusciva neanche a pensarlo, figurarsi a dirlo.

 

«Sei un coglione, Bilius» si disse, alzandosi dalla vasca e uscendo con un gesto secco, senza preoccuparsi troppo della sua nudità.

Insomma, non che non lo fosse, quello.

Sapeva di essere quello da tanto, forse da troppo, addirittura.

Solo che gli mancavano le parole, come sempre.

E gli mancavano i pensieri, pure.

Questa è una novità, però., pensò, deluso delle sue stesse capacità intellettuali.

 

Chiuse gli occhi stancamente, passandosi una mano dietro la nuca e prendendo l’asciugamano ai suoi piedi per coprirsi.

Quante cose non le avrebbe detto mai.

 

 

Hermione sentì la porta del bagno cigolare, dei passi incerti incedere nella stanza.

Lei fece finta di non averli sentiti, continuando ad armeggiare come se niente fosse con il bollitore del tè che stava mettendo sul gas.

Ron fissò improvvisamente euforico la sua figurina di spalle, un calore un po’ colpevole gli riscaldò il petto, mentre si avvicinava.

Si schiarì la voce, facendo il giro del tavolo e appoggiandocisi contro.

 

«Che fai?» chiese, casuale. Un inutile tentativo di comunicazione che lui sapeva bene non avrebbe funzionato. Hermione non si girò e non parlò. Fece un’alzata di spalle scuotendo appena la massa di boccoli crespi. Ron, sentì la sua sicurezza vacillare, ma non si arrese. «Fai il tè?» riprovò, la sua voce ora più bassa.

 

«Mh-mh» mormorò lei in tono annoiato, esasperato, irritato.

Ron sorrise tra sé.

Un mugolio. Senza dubbio un passo avanti.

La osservò per un attimo muoversi frenetica tra i fornelli, come a voler mostrarsi impegnata per forza.

 

«Potrei averne un po’ anche io?»

Lei si fermò all’improvviso, la testa abbassata sul bollitore. Hermione appoggiò le mani contro la cucina, un sospiro stanco le sfuggì dalle labbra screpolate.

Ron esitò per un lungo momento, poi si mise dritto. Lei sentì i passi di lui avanzare, il suo profumo inondarle le narici mentre il calore del suo corpo si propagava contro la schiena di lei come una scossa elettrica inaspettata.

Hermione ebbe un fremito, l’ennesimo, ma non si spostò.

Ron sollevò appena la mano, le sue dita sfiorarono la pelle nuda del suo braccio. Lei trattenne il respiro, mentre lui le ritraeva riluttante, stringendole nervosamente in un pugno e riportando il suo braccio lungo il fianco, dov’era giusto che stesse.

Dove il loro essere migliori amici imponeva che stesse.

 

«Mi dispiace così tanto» sussurrò appena lui, avvicinandosi al suo orecchio. Inclinò la testa in avanti, trattenendosi a stento dall’appoggiarsi su di lei. Le sfiorò l’incavo del collo con le labbra, mentre il profumo di lei lo inebriava, lo risvegliava, lo faceva sentire vivo.

Il suo stomaco si contorse, furioso e agitato, quando lei sollevò appena la testa e le loro guance si carezzarono per un breve istante.

 

«Questo lo hai già detto» la voce di lei era tremolante, roca, esausta.

Tirò appena su con il naso, poi si girò, fronteggiandolo. Lo guardò negli occhi, e Ron crollò di nuovo nell’abisso dell’incertezza.

Nello sguardo di lei non c’era più rabbia, non c’era disprezzo, non c’era risentimento.

Solo tanta tristezza, nascosta dietro le stille che anche in quel momento minacciavano di uscire.

 

La stanchezza e il terrore sembravano aver invecchiato Hermione. Ora lui la guardava, ma i dettagli eleganti che l’avevano sempre contraddistinta, la sua pelle di porcellana, le sue guance rosee e il suo aspetto sempre un po’ trasandato, ma mai privo di accuratezza, sembravano un ricordo lontano.

Era smagrita, Hermione.

Le occhiaie erano profonde sotto i suoi occhi espressivi, il collo era anche più sottile del solito, il suo corpo sembrò ancora più esile nascosto dagli abiti notturni.

Ron guardò Hermione, e lei sembrò quasi sull’orlo si scomparire sotto il suo sguardo colpevole.

 

«Sei uno stronzo» bisbigliò lei, mentre una lacrima le sfuggiva lungo una guancia.

Lui annuì, stringendo appena le labbra.

 

«Questo lo hai già detto»

Lui le sorrise, ma lei tremò come percorsa da un brivido violento e improvviso. Abbassò la testa, mentre un singhiozzò brutale sconvolgeva il suo corpo.

 

«Come hai-…» Hermione si interruppe, il suo petto scosso da singulti incontrollabili. Appoggiò la testa contro il petto di Ron, i pugni stretti e aggrappati al suo maglione. «…Come hai potuto

Lui la strinse a sé, ma lei cercò di fare resistenza. Tentò di divincolarsi dal suo abbraccio, ma i suoi pugni si stringevano ancora di più alla stoffa ispida, la testa sembrava volergli perforare il petto.

Stavano lottando, anche in quel momento.

Ron le accarezzò la testa, le cinse le spalle, le sfiorò le braccia, le afferrò i polsi sottili.

 

«Hermione…» le si avvicinò, le baciò la fronte, la tempia, la guancia, disperato. «Hermione, perdonami» mormorò contro la pelle bagnata.

La strinse a sé, ignorando i deboli tentativi di allontanarlo.

 

«Hai una vaga idea…» ricominciò lei, con la voce impastata dal pianto, «…hai una vaga idea di quello che hai fatto?» sussurrò, rabbiosa.

Deglutì a fatica, trattenendo a stento l’ennesimo singhiozzo. «Hai una vaga idea di quello che mi hai fatto passare?» i suoi pugni si rilassarono e le sue braccia circondarono il busto di Ron, stringendolo violentemente. Lui sfregò leggermente la sua guancia contro quella bagnata di Hermione, aumentando la pressione delle sue braccia intorno a lei.

 

«Perdonami, Hermione. Perdonami, perdonami» lo bisbigliò appena, contro il suo orecchio. Una supplica disperata, tremolante, mortificata, fiduciosa.

Lei lo strinse ancora di più, chiudendo gli occhi, mentre lui le dava l’ennesimo bacio sulla fronte, cercando di calmare il suo corpo scosso dai singhiozzi.

 

«Non lasciarmi mai più» esalò lei tra le lacrime. «Non farlo mai più»

Un ordine, una preghiera.

 

«Non ti lascio. Sono qui. Rimango qui.»

Si spostò appena da lei, per guardarla in faccia. Aveva ancora la testa bassa, gli occhi chiusi, l’aria spossata. Le accarezzò la testa, le baciò gli occhi, le guance, asciugò le sue lacrime con la sua bocca.

Hermione aprì gli occhi, una stilla rimasta incastrata tra le sue ciglia le scivolò sul petto, bagnando dispettosa la sua camicia da notte.

 

«Dimmi che non morirai. Giurami che non morirai.»

Lui le accarezzò le guance, la guardò con tanta dolcezza che lei sentì le sue gambe tremare.

 

«Non morirò. Se tu non morirai» Ron le sorrise, sistemandole una ciocca selvaggia dietro l’orecchio.

 

«Io non morirò, se tu non morirai»

 

«Perfetto, allora. Andiamo alla grande quando ci intendiamo subito» Ron fece un risatina leggera che fece sorridere Hermione.

Il suo risolino si spense quasi subito quando si chinò appena su di lei. Deglutì a fatica, le sue orecchie paonazze. Esitò un attimo, quando le loro labbra si trovarono a un respiro di distanza.

Hermione fece un piccolo sospiro, poi si spinse appena in avanti, sfiorando la bocca di Ron con la sua.

Un attimo, un tocco leggerissimo a cui lui non fece neanche in tempo a rispondere. Lei strinse appena le labbra, arrossendo violentemente.

 

«Scusa»

Hermione fece per staccarsi da lui, ma Ron posò di nuovo le sue labbra su quelle di lei.

Un attimo, un tocco leggerissimo a cui lei non fece neanche in tempo a rispondere.

 

«Io non morirò, Hermione» mormorò lui, contro le sue labbra. Le loro bocche si sfiorarono di nuovo,  appena, appena, per sancire la promessa. «Tu non morirai» continuò; un altro bacio a rendere quelle parole un giuramento. «Ci sarà tempo» un ultimo contatto, disperato, speranzoso che riempì i loro cuori tanto da rischiare di farli scoppiare.

 

«Ci sarà tempo» ripeté lei, le loro labbra ancora tanto vicine da sfiorarsi di nuovo involontariamente al pronunciare quelle parole.

 

Rimasero in quel posizione per molto tempo. Le loro bocche non si sfiorarono più, ma mantennero quella vicinanza tale che permetteva anche solo ad un respiro di riunirle di nuovo.

Hermione sollevò gli occhi su di lui, un piccolo sorriso ad illuminarle il viso.

 

«Dovremmo dormire un po’, ora» sussurrò lei; le loro bocche si sfiorarono due volte, parlando. «Cosa direbbe Harry…» un’altra volta, «…se ci trovasse…» ancora un’altra, «…così?»

Ron fece una piccola smorfia, all’apparenza non particolarmente interessato a Harry e alla sua ipotetica reazione.

 

«Cosa dovrebbe dire?» chiese lui, mentre Hermione spegneva il gas e lo spingeva verso i letti, «Non ci siamo neanche baciati» mormorò, corrucciato «E’ che abbiamo respirato contemporaneamente molto vicini, tutto qui» continuò, distendendosi sul letto accanto a quello di Hermione.

Lei sorrise, distendendosi in modo da poterlo guardare.

 

«Quindi ci siamo scontrati?»

 

«Esattamente» proseguì risoluto lui, premendo il Deluminatore e immergendo la stanza nell’oscurità. «Non vedo cosa avrebbe da ridire se noi ci scontrassimo respirando di tanto in tanto» sussurrò, allungando il braccio per sfiorare la mano di lei.

Hermione intrecciò le dita con quelle di lui, facendo una risatina.

 

«In fondo tutti respirano, e ogni tanto capita che ci si scontri» convenne lei, umettandosi le labbra.  

 

«E’ quello che dico anche io, Miss Granger» sussurrò con voce assonnata.

Hermione sorrise, chiudendo gli occhi.

 

«Sì…Andiamo alla grande quando ci intendiamo subito».

 

 

 

 

 

fine.

 

 

 

…E questo è quanto. C;

Spero vi sia piaciuta, io mi sono impegnata particolarmente a scriverla e spero di avervi fatto spuntare un sorriso, o una lacrimuccia, o un sospirone, o qualche altra sensazione piacevole, non so. xD In via teorica potrebbe anche essere considerato un Missing Moment, in fondo il primo vero bacio, sappiamo tutti come è avvenuto :D

Beh, prima di lasciarci, vorrei ringraziare infinitamente Pervinca Potter 97, Nonna Giuly Weasley, robby, cosmopolitan, Domina, TINAX86, Zia funkia e EDVIGE86 per aver commentato l’ultima One-Shot, Arousal! Grazie infinite :DD

Ora che ne dite di lasciarmi un commentino? Sennò non so che pensare, giuoie mie, mi lasciate nel dubbio. C;

A prestissimo <3

Baciottossss

   
 
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