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Autore: Eris_1990    11/08/2015    1 recensioni
Era scettica, non sapeva come poteva il sogno farle attraversare il cielo, ma le bastò ben poco per ritrovarsi dietro a Peter e volare sulle vie della sua città. Scorgeva persino la tana del bianconiglio! Come era piccola vista da lassù… Davvero microscopica!
E tra questi pensieri si allontanava dalla sua stanzetta accompagnata da uno strano tipo, pronta per l’ennesima avventura. Pronta per l’Isola che non c’è!
Questo racconto, parla di come Alice affronterebbe l'Isola che non c'è se solo potesse capitarci. Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice in Neverland
1
Peter Pan?
                                                                      
 
La vita di Alice era strana. Bruchi blu che fumavano, fiori che cantano, tortine che ti allungano e liquidi che ti accorciano. Stava diventando matta, anzi lo era già sicuramente!
Nessuno sano di mente avrebbe mai, anche solo immaginato, tutto questo… Immaginiamoci parlarne!
La piccola Alice era disperata!
“Sono forse matta? Bada bene Alice, dire cose senza senso, non è una cosa intelligente! Lo sanno tutti che i bruchi non fumano e nemmeno i mille piedi!”
Si picchiettò due dita sulla fronte, per poi sospirare affrante.
“Eppure io li ho visti Oreste! C’era anche la Regina di Cuori! Voleva tagliarmi la testa!”
Strillò allarmata, tenendosi due mani sul collo.
“Insomma come avrei potuto tornare senza testa sul collo? Avrei dovuto chiedere in prestito la zucca all’uomo senza testa?”
Rifletté un attimo. “Alice, ma cosa stai dicendo! Che c’entra ora l’uomo senza testa, tutti sanno che è una mera finzione!”
Si ripeté riprendendosi da sola. Alice era abituata a darsi consigli da sola, tanto che si credeva un’ottima dispensatrice di consigli.
Peccato però che li infrangeva tutti, mettendoci pure un filo di logica.
“Sarà pure da pazzi, ma io so quel che ho visto!” sospirò “E una non è pazza se è davvero sicura di aver preso il tea con un coniglio e un uomo con la tuba!”
Oreste, il piccolo gatto, la osservava piegando la testa da un lato, confuso da quei discorsi senza capo né coda.
“Si, te lo sei già dimenticato? Il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina! Non posso sempre ripeterti tutto!”
Pestò i piccoli piedini, per poi continuare a passeggiare su e giù per la stanza.
Si sentiva frastornata. I suoi genitori le continuavano a ripetere che il Paese delle Meraviglie non era altro che un sogno, ma come poteva esserlo? Di certo lei non avrebbe mai sognato cose così strambe! Doveva per forza essere vero, ma in questo caso sarebbe stato oltremodo strambo! Quel meraviglioso giardino era pieno di creature bizzarre, che non si sarebbe mai e poi mai dimenticata.
“Oreste sai che ti dico? Se è stato davvero un sogno, dovrei sognarlo di nuovo! Non c’è ombra di dubbio, una cosa sognata non va dimenticata così!”
Indossò velocemente la camicia da notte, infilandosi nel suo lettino ancor prima che sua madre andasse a darle la buonanotte. Si sorprese e non poco nel vederla già distesa, ma non fece comunque domande, augurando una serena nottata alla piccina.
Passarono ore, ma la piccola non riusciva ad addormentarsi. Si girava e rigirava nel letto, ma nemmeno se lo pregava il sonno arrivava.
Che disdetta per la piccola alice! Eppure ci riteneva così tanto, doveva addormentarsi per dar pace ai propri dubbi, invece era impossibile.
“Non saprò mai se il paese delle meraviglie è reale!”
Incrociò le braccia al petto mettendosi a sedere sul suo piccolo lettino. Non riusciva a capire come mai il sonno non arrivasse. Proprio quella notte che tanto voleva addormentarsi!
Alice si stese nuovamente, tirando le coperte fino sul naso.
“Forse han tagliato la testa pure al sonno…” Sussurrò per poi riflettere.
“Oh ma che dico, il sonno non ha la testa…. In realtà non so che forma abbia il sonno.”
Sbadigliò sonoramente. “Magari ha la forma di un drago a tre teste… Sarebbe un impresa per la Regina tagliarle. Non credi Oreste?”
Si stropicciò gli occhi sbadigliando sonoramente un’altra volta. Senza che se ne rendesse conto, la bambina stava per addormentarsi con il gatto vicino al suo viso.
Ormai stava per perdere conoscenza, immergendo i pensieri in un sogno, magari sul Paese delle Meraviglie, però questo non lo seppe mai.
Difatti la piccola Alice fu svegliata ancor prima di addormentarsi da un rumore insopportabile alla finestra. Non sembrava voler cessare.
“Che diavolo sarà mi domando io. Ora una bambina non può nemmeno dormire nel proprio letto.”
Esclamò alzandosi dal proprio lettuccio, per poi andare verso la finestra ignorando il miagolio di Oreste che la richiamava.
“Oh Oreste, è solo una sbirciatina, devo pur capire di cosa si tratta no?”
Con un gesto la finestra si spalancò, portandola a faccia a faccia con un ragazzino poco più grande di lei. Si mise le mani alla bocca trattenendo un sonoro urlo. Se il Paese delle Meraviglie era stato una stupidaggine, un ragazzino che volava davanti alla sua finestra era una follia, dato che la sua stanza era al terzo piano della casa.
“Tu non sei Wendy!” Esclamò il ragazzo entrando nella sua stanza, seguito da una piccola luce gialla che trillava ad ogni suo movimento.
“Certo che non sono Wendy! Se lo fossi lo saprei!” sospirò per poi aggiungere. “Vorrei proprio sapere cosa essere tu? Non puoi esistere sei un bambino che vola…”
In quel preciso istante la luce trillante le passò davanti al viso.
“Questa lucciola a qualcosa che non va, trilla.. Com’è possibile?”
“Perché non è una lucciola, lei è una fata sciocchina; il suo nome è Trilli… E io sono Peter Pan, il solo e unico.”
“Peter Pan? Fate? Ma questo è impossibile io non credo…”
Ma non riuscì a finire la frase, la poverina si trovò addosso Peter Pan in persona che le chiudeva la bocca con la mano.
“Lo sai che se dici che non credi nelle fate una fata muore? Vuoi forse macchiarti di questo crimine?”
“Ma certo che no… Che disgraziata situazione. Di certo non voglio far del male a nessuno, ma io dico quello che mi hanno sempre spiegato.. “
“Ti spiegano frottole, te lo dico io.” Esclamò Peter portando la fatina proprio davanti al suo naso. “Ti sembra una lucciola?”
La povera Trilli era paonazza dalla rabbia e si agitava davanti agli occhi della incredula Alice, questo dimostrava di certo che la fata esistesse. Questo almeno agli occhi della piccola Alice.
“Tu dici che son tutte frottole?” Ci pensò un attimo. “Mi sembra evidente che la tua amica fata esiste davvero. Quindi può esistere anche il Paese delle Meraviglie non credi?”
Peter Pan si grattò la testa confuso, sedendosi così sul lettuccio della bambina.
“Senti un po’, sei sicura che non sei parente di Wendy? Chiacchieri esattamente come lei.”
Sbottò Peter, ma non le diede tempo di rispondere.
“Comunque del tuo Paese non so nulla, ma so che esiste l’isola che non c’è, dato che è lì che vivo.”
Alice lo guardò incredula. Non bastava il Paese delle Meraviglie, ora c’era anche l’Isola che non c’è.
“Questo non porterà a niente di buono mia cara Alice, se dai ascolta a ragazzini in calzamaglia finirai di certo nei guai..”
Peter la guardò confuso.
“Scusa chi sarebbe Alice?”
“Ah, certo scusami tanto. Alice sono io! Molto piacere!” Prese così i lembi della camicia da notte e si presentò.
“Ti parli spesso da sola?”
“Mi do solo dei validi consigli”
“Beh, se non credi a quello che dico vieni a vederlo tu stessa! Seconda stella a destra poi dritto fino al mattino, lì si trova l’isola che non c’è!”
Esclamò ancora Peter, per poi fluttuare verso la finestra, mentre Alice seguiva i suoi movimenti con lo sguardo.
“Come potrei arrivarci io?”
“Volando!”
“Volando?”
“Certo solo chi sogna può volare! Spero tu sappia sognare!”
“Ma certo che so sognare!”
“Allora non avrai problemi!”
Esclamò Peter, mentre le spargeva addosso la polvere di fata, che proveniva dalla stessa Trilli.
La bambina starnutì visibilmente. Era scettica, non sapeva come poteva il sogno farle attraversare il cielo, ma le bastò ben poco per ritrovarsi dietro a Peter e volare sulle vie della sua città. Scorgeva persino la tana del bianconiglio! Come era piccola vista da lassù… Davvero microscopica!
E tra questi pensieri si allontanava dalla sua stanzetta accompagnata da uno strano tipo, pronta per l’ennesima avventura. Pronta per l’Isola che non c’è!
 

 
   
 
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