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Autore: Panny_    11/08/2015    3 recensioni
"«Sei pronto?»
Fu quella la domanda che tese ancor più il biondo, il respiro fu mozzato, tutt’intorno sembrò spegnersi per un istante.
Il cuore prese a battere velocemente e fece cenno di sì con la testa."
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Sequel di "Nient'altro che noi", la mia storia mpreg su Morinaga Tetsuhiro e TaTsumi Soichi
Dopo qualche annetto, in cui avevo promesso di pubblicarne un sequel, eccolo qui: anche se una one shot, racchiude un momento particolare della loro vita.
Per favore di non dirmi che i caratteri sono troppo OOC.
Spero vi piaccia come l'altra, un bacio, Panny_
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Come una favola


La vita ora aveva un sapore più dolce, coi bambini che ormai erano diventati grandi e, purtroppo, in conseguenza di eventi accaduti, ancora il matrimonio da celebrare; ma ancora per poco.
Infatti, in quel momento Kichiro e Aiko erano a casa della zia insieme alla loro “mamma” Soichi; la bambina era insieme a Kanako a farsi mettere lo smalto sulle unghie e farsi fare bella, mentre il maschietto era in balìa di Soichi che lo stava preparando, ricordandogli di portare accuratamente il cuscinetto con le fedi.
Ora che i bambini erano abbastanza grandi, tre anni ognuno, capivano bene cosa fare, anche grazie al primo anno di asilo che di lì a poco avrebbero concluso.
Kichiro, vestito con un frac bianco e camicia azzurra, capelli biondi come quelli della mamma e la stessa pacatezza del papà, si lasciava acconciare tutto, mentre quella pazza di Aiko non stava ferma un secondo, quella testolina bionda riempita di boccoli, fiorellini e diamantini per l’occasione che incorniciavano ancora meglio quei grandi occhioni verdi come quelli del fratello, continuava a fare discorsi profondi con la zia.
Irrequieta proprio come la mamma Soichi.
Intanto quest’ultimo, dopo aver allacciato le scarpine al piccolo, cominciò a indossare il proprio di vestito: tutto di un candido bianco con bottoni di giacca e panciotto dorati, in netto contrasto con ciò che avrebbe indossato il suo futuro marito Morinaga che continuava a prepararsi a casa di Tomoe.
Il matrimonio sarebbe avvenuto sulla spiaggia di Santa Monica, alle 17 del pomeriggio. Già tutto prenotato, l’unica questione era: erano pronti?
Soichi, dopo aver indossato il pantalone, si sedette sulla sedia, mentre il piccolo Kichiro aveva preso a giocare con un orsacchiotto, il suo inseparabile Bubu.
Sospirò profondamente, guardando il bambino calmo e ascoltando la voce della piccola nella stanza accanto che parlava di un cartone animato e di ciò che aveva fatto al nido insieme agli altri bambini… era una mitraglietta!
Si passò la mano nei lunghi capelli, sospirando, attirando inconsapevolmente l’attenzione del piccolo che chiese prontamente cosa lo faceva intristire.
Soichi non rispose, quindi il piccolo si issò in piedi e, camminando come una deliziosa paperella, si avvicinò e riempì la mamma di tanti bacetti, al che il senpai sorrise e lo prese in braccio, facendogli il solletico sulla pancia. Il piccolo si avvicinò al suo petto, mettendosi ad ascoltare il cuore che batteva forte.
«Fotteee» commentò, mettendosi poi il ditino in bocca, osservando il viso della sua mamma.
«Sì, forte… perché mi hai reso felice…» rispose il senpai, continuando a coccolarlo dolcemente.
Lo mise nuovamente a terra, lasciandolo giocare mentre continuava a prepararsi. Allo specchio tentò di sistemarsi i capelli al meglio, proprio come una ragazzina alle prese con i primi appuntamenti con il fidanzatino.
Si sentì vagamente ridicolo e infine optò per lasciarli sciolti.
Era pronto, tra un’ora si sarebbe sposato con l’uomo che non poteva più ammettere di non amare.
Prese Kichiro in braccio, andando a controllare a che punto fossero le sue donne.
Aiko era stupenda: le scarpine basse aperte davanti e tutte piene di brillantini e conchiglie che mostravano i piccoli piedini con le unghie fatte, il vestitino azzurro come la camicetta del fratellino che avrebbero richiamato il colore del mare e le piccole manine curate e con lo smalto e perfino il trucco (ovviamente leggero e neutro) sugli occhi… era davvero il best.
Soichi mandò un’occhiataccia a Kanako: sapeva che tutto quello era opera sua, ma la ragazza alzò le mani e, sorridendo, ammise che era stata tutta un’idea della figlia.
Il senpai sospirò e si avvicinò, posando il piccolo Kichiro a terra e prendendo la piccola, stampandole un bacio sulla guancia.
«Mammaaaa mi ovini il tuccooo!» si lamentò lei; caspita se non era del suo stesso carattere!
«Scusa… su, Kanako, infila il vestito che dovremmo partire e tu sei ancora col pigiama! Perfino Aiko è pronta!» si lamentò Soichi, incitandola. La ragazza finì il trucco e andò a indossare il proprio vestito.
Dopo un mezz’ora, tra l’impresa di riuscire a infilare le scarpe, camminarci su, e infilare il vestito, i quattro erano pronti.
L’ansia cominciava a invadere le membra del futuro sposo, portandolo a pensare più volte se quella fosse una buona decisione.
Era giusto andare contro gli ideali di una volta? Ripercorse tutto quello che fosse successo in tutti quegli anni, ripensando al primo ti amo, quelli che si susseguirono, le coccole, la pazienza, la gravidanza, il parto, la proposta… mise a fuoco la realtà, sentendosi mancare. Crollò a terra come un sacco di patate lasciando scivolare una lacrima, unica e silenziosa. Aiko gli si avvicinò, abbracciando la sua mamma forte.
«Mamma fatto bua?» chiese, riempiendo Souichi di dolci baci e altre attenzioni. Solo in quel momento Souichi mise a fuoco la situazione, mentre Kanako tentava di sorreggerlo e Kichiro si teneva alla mamma proprio come la sorellina.
Kanako, accertatasi di averlo posto a sedere, gli prese un bicchiere d’acqua, facendolo uscire da quello stato di trance in cui era entrato.
«Fratellone, cosa è successo?» chiese, tentando di mostrarsi tranquilla per non spaventare i bambini.
Ma in realtà neanche il senpai riusciva a capire cosa gli fosse successo. Quei ripensamenti lo fecero sentire in colpa verso Tetsuhiro, per tutto il male che gli aveva provocato, ma anche perché si era visto completamente stravolto da un uomo.
Si sentiva paralizzato da questo, quasi non riusciva a parlare. L’acqua lo aiutò visibilmente, facendolo tornare alla realtà.
La situazione era piuttosto spinosa, sentiva il fiato della sorella sul collo, era quasi opprimente. In realtà non voleva altro che un po’ di pace per pensare, ma probabilmente il tempo era troppo poco per permettersi un tale lusso.
Si rimise in piedi, sospirando visibilmente.
«Solo un mancamento, sai, sono emozionato…» tentò di giustificarsi, il corpo gli fu percorso da brividi.
La banale menzogna sembrò funzionare, tale che la ragazza si acquietò e gli riempì il corpo del calore di un abbraccio.
Era davvero quello il proprio sogno?
Tutto gli era stato distrutto, gli ideali e il principio di distruggere l’America e tutti i gay, eppure non si sentiva perso. Oltretutto ora si poteva considerare veramente felice.
Sospirò pesantemente, staccandosi dalla sorella, lasciandole un bacio sulla testa ben acconciata.
Kanako girò il volto di scatto, i pugni contro i fianchi, le spalle irrobustite; che le prendeva?
Soichi si avvicinò, curiosando.
«Fratellone, ti voglio bene!» gracchiò la ragazza, girandosi e abbracciandolo forte a sé, ancora una volta.
Era malinconica, ora il fratellone sarebbe stato legittimamente di qualcun altro… si sentiva mancare una parte di sé.
«Anche io, Kanako…» ricambiò l’abbraccio ricco di emozione mentre sentiva le gambe invase dal calore dei figli che, essendo ancora piccoli, non arrivavano che alla coscia.
«Fratellone, oggi diventerai completamente di Morinaga… spero che la vostra vita sia felice…» sussurrò, la voce a malapena rotta dal pianto tradiva le sue emozioni.
«Grazie…» rispose solo il senpai, lasciandole un bacio sulla guancia.
Si era fatta ora, le quattro e mezza. La spiaggia non era particolarmente distante da lì, ma era meglio partire prima. Souichi deglutì a vuoto appena mise piede nell’auto affittata appositamente per l’occasione, cominciando a sudare per le mani.
Kichiro lo osservava, accarezzando con la manina minuscola il braccio della mamma mentre Aiko parlava con la zia di quanto brillanti fossero i suoi capelli pieni di diamantini. Era così carina sempre piena di vita.
«Mamma shei bellissimo…» sussurrò il piccolo, lasciando un bacino sul braccio del senpai dato che, anche se seduto di fianco, non arrivava ancora al suo viso.
«Grazie piccolo, ma tu di più…»
In seguito, Kichiro arrossì e si appoggiò alla spalla della mamma, chiudendo gli occhietti. Si era svegliato presto quel giorno pur di prepararsi in tempo e di non aspettare la sorellina e la zia che uscissero dal bagno principale, quello che gli piaceva di più.
 
 
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La spiaggia si intravedeva, il vento non era forte e le decorazioni erano stabili… semplici ma stabili.
Il cuore cominciò a galoppare forte nel petto del senpai tanto che cominciò a mangiarsi le pellicine delle mani, prima che, con uno schiaffetto, Kanako glielo negasse. La decappottabile si fermò all’entrata della spiaggia, il papà di Soichi già lo aspettava lì da qualche minuto.
«Figlio mio… sei bellissimo…» sussurrò il padre, il labbro tremolante era segno che sarebbe scoppiato a piangere di lì a poco…
«Non farlo papà!» lo pregò Kanako, tenendo la piccola Aiko in braccio e Kichiro per mano.
«Ci provo ma è difficile! Piuttosto… come state nipotini miei belli?» chiese il nonno, avvicinandosi a Kichiro e dandogli una stretta di mano da vero uomo e prendendolo in braccio insieme a Aiko, stringendoli forte e lasciando a entrambi un bacio sulla fronte per poi metterli giù. Si affacciò, tutto era pronto, Morinaga lo aspettava all’altare e i parenti stretti e i pochi amici erano seduti, aspettando arrivasse l’altro sposo.
«Penso sia il momento…» decretò il signor Tatsumi, prendendo il volto del figlio tra le mani e baciandone la fronte.
«Oggi diventerai di un altro uomo… ti voglio bene, Soichi…» e in quel momento una lacrima fu inevitabile, presto asciugata per non rovinare il momento.
«Sei pronto?»
Fu quella la domanda che tese ancor più il biondo, il respiro fu mozzato, tutt’intorno sembrò spegnersi per un istante.
Il cuore prese a battere velocemente e fece cenno di sì con la testa.
Si assicurò di avere la promessa in tasca, c’era, i capelli? Sistemati da Kanako.
Tutto era perfetto.
La sua vita sembrava prendere una piega migliore in quel momento.
Il papà lo aspettava; lui gli si mise vicino.
Cominciò a passare Kanako, che si mise all’inizio accanto agni amici che ormai erano diventati di famiglia.
Dall’inizio del tappeto bianco si scorsero due testoline bionde, una avanti e una dietro. Avanti c’era il piccolo Kichiro con il cuscino e le fedi d’oro bianco, dietro c’era la sorellina Aiko che spargeva petali di fiori sul tragitto. Arrivati alla fine e raggiunta la zia, avvenne ciò che si aspettava. Un violino cominciò a comporre la marcia nuziale con le proprie note soavi mentre il padre di Soichi lo accompagnava, con una mano sulla spalla, verso quello che di lì a poco sarebbe diventato suo marito.
Passi incerti avvicinavano il senpai sempre più al moro, il sorriso sornione gli comparve sul viso, le guance arrossate, occhi bassi.
Il cuore galoppava forte, le mani sudate.
Passi incerti.
Flashback di momenti felici e lì, ora, dinanzi a lui una mano gentile lo invitava a mostrarsi in tutto il suo splendore. Il signor Tatsumi lasciò la spalla del figlio e gli sorrise, lasciandolo nelle mani del neo-marito.
Sulle labbra di Morinaga comparve la frase “ti amo” nella forma giapponese più bella, quella la quale segnava che sarebbero stati per sempre insieme.
«Koishiteru.»
In quel momento il senpai si morse un labbro per non cominciare a piangere come una femminuccia, anche se dopo lo avrebbe fatto sicuramente. Sentì una sensazione stranissima pervaderlo, come un pezzo della propria anima che lo lasciava, per sempre. Era quella sensazione di repulsione verso quello che succedeva, quell’irritazione incontrollabile. Si sentì, solo in quel momento, realmente felice, una volta per tutte.
«Koishiteru.» rispose il senpai, deciso, perso in quella parola che per entrambi significava fin troppo.
Le parole del celebrante scorrevano rapide per non rendere il tutto noioso… dopo una predica, arrivò il momento delle promesse.
Cominciò Morinaga, prendendo un foglietto dove aveva accumulato tutto ciò che aveva provato con lui in poche righe.
«Tanto tempo fa non avrei mai immaginato che avemmo costruito una vita insieme, nonostante tutto. Non pensavo che un giorno il mio sogno sarebbe diventato realtà, ma ora tu ci sei, sei qui e saremo insieme per sempre… spero soltanto di non litigare mai più con te, a parte per il male che mi fai, ma per non vederti contro di me… Soichi, ti amo, tanto.»
Soichi, sentendolo parlare così, non riuscì a nascondere qualche lacrima… si sentì amato, pervaso dal calore che solo lui gli faceva provare.
A stento riuscì a ricambiare. Essendo il suo momento, si sentiva stonato da quel momento di felicità, tanto che si dimenticò quasi di dover procedere lui.
«Morinaga, so di averti fatto passare un inferno… mi dispiace oggi per averti fatto soffrire…-» ‘emozione era talmente forte che le lacrime gli avevano offuscato la vista. Si asciugò gli occhi e si sistemò nuovamente gli occhiali prima di continuare, prendendo un profondo respiro. «giuro di amarti… fin quando la vita ce lo permetterà… perché… oddio sto piangendo come una ragazzina, scusa!»
Soichi si sentiva così stupido, piangeva come uno scemo, la forza acquisita allo specchio per prepararsi a quel momento lo stava abbandonando, rovinando le cose.
In quel momento, Morinaga gli prese la mano e gli sorrise con gli occhi lucidi, mentre i bambini, sfuggiti al controllo della zia e del nonno, si avvicinarono alla mamma, abbracciandolo.
Soichi sorrise mostrando anche i denti, facendosi forza, continuando.
«Morinaga, ciò che voglio dirti è soltanto grazie per avermi sopportato e regalato mille milioni di emozioni e non solo… grazie per aver creato una famiglia con me… Grazie… Koishiteru…» e, finito, i due bimbi cominciarono a saltellare, anche se vennero bloccati dal nonno che li fece sedere ai loro posti.
Dopo la recitazione delle promesse, Kichiro fu incaricato di prendere il cuscino con le fedi per lo scambio. Si avvicinò e Morinaga fu il primo a prenderla.
«Con questa fede…» e, senza trattenere le emozioni, cominciò a piangere, senza finire la frase. Si calmò dopo un po’, continuando «…io ti… sposo…» sorrise e infilò l’anello al dito di Soichi che, tenendo (o comunque tentando di farlo) a freno le emozioni, procedette, indicando lo scambio con la stessa frase.
«Vi dichiaro legittimamente, secondo il potere conferitomi dallo stato americano, Marito e… Marito! Potete baciarvi.» decretò, soddisfatto, il celebrante e Morinaga non se lo fece ripetere due volte: afferrò il volto di Soichi con delicatezza, lasciando un bacio lungo, dal gusto nuovo, uno di quelli che non dimentichi facilmente…
Di quelli che il brivido che ti provocano ti percorre il corpo in lungo e in largo, sparendo solo dopo qualche minuto, di quelli che il solo contatto ti provoca la pelle d’oca, il batticuore e la voglia di far l’amore con la persona che ami più di te stesso… di quelli che ricevi e ne vorresti ancora, perché semplicemente ami. E basta.
Mentre tutti applaudivano, il mondo attorno a loro sembrava essere svanito, c’erano solo loro. Si ritornò alla realtà soltanto quando si staccarono da quel bacio immortale, e anche grazie a quella mandria di parenti che si avvicinava a fare gli auguri ai due novelli sposi.
A dirla tutta il resto della giornata fu ricco di balli, cibo e quant’altro, ma la cosa più bella era che in quel momento erano felici per la cosa più bella del mondo: erano sposati, avevano una famiglia e si amavano. Tanto.
Non contava altro…
(A parte il conto salato del post-matrimonio da pagare!)

 
Vorrei che fosse per sempre 
Come una favola 
A cui non crede nessuno 
Soltanto io e te

-Raf, come una favola

 
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Dopo circa due o tre anni, mi sono ritrovata di nuovo qui dato che mi sono arrivate molte richieste per un sequel che, un giorno, mentre ascoltavo la canzone di Raf-Come una favola, mi è venuta voglia di scrivere. Spero vi soddisfi... a presto! ^_^ 
Panny_
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