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Autore: MardukAmmon    12/08/2015    2 recensioni
"Ahriman così, sporco dalla barba fino ai piedi di sangue umano, uscì fuori, presentandosi al suo popolo come un orso, che con la preda tra le fauci si esibisce davanti alla sua prole.
Alzò la lancia al cielo e disse: Non esiste Deywos , ne Dei del cielo, che può avvicinarsi alla mia potenza, non esiste forza che non può incarnarsi in me."
Queste furono le parole dette dal Re senza scettro, signore della pianura solcata dai tre fiumi. Il suo sangue era nobile, ma non il suo animo, che ambizioso e scellerato lo portò a mettere in ginocchio la terra dove lui stesso nacque, soggiogandola con eserciti stranieri alla ricerca di gloria. Solo due luminose stelle, protette dallo sguardo degli Dei, potranno ridare agli uomini la speranza perduta, in quella lunga notte, alla fine dell'età dell'Argento.
Genere: Fantasy, Guerra, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Proemio

 

Cantami O Diva, della mitica alba

sorta a nord est, tra gli Hyperborei fiumi.

Ricordami O  Mnemosyne dell’eroe RajYama

patriarca dei Vyria, nostri antenati

illuminami sull’ardito dai capelli rossi, che

a cavallo spingeva, come onde le genti.

 

O grande Zalmoxis

signore del cielo e padre di Dei

Eroi e Muse, ti invoco

tu che hai seguito i passi del nostro Re per la pianura

come tu facesti con lui

ora ti chiedo di indirizzare il mio sguardo e la mia mente

al solco che lasciò il suo cammino

 

Proteggi la mia mente in questo viaggio

a ritroso nel tempo

per ritornare con la mia anima

alla patria primigenia

che fu vasta

ricca e maestosa.

 

Dipingi

con le tue dita auree, davanti

ai miei occhi

le nove, virtù fondamentali

della nostra genia.

 

Rammentami le gloriose vittorie che portarono

lustro ai nostri antenati,

come la luce del sole che illumina, perenne

le vallate floride

ti chiedo di fare lo stesso con la mia mente

e di far rifiorire

l’edere dei ricordi.

 

Ma la natura ha le sue leggi

prima dell’alba io ti chiedo

di cantarmi della notte frenetica

infestata da spiriti

Demoni e Larve

che s’annidarono nelle buie menti degli avi,corrotti

dalla cupidigia animalesca di Ahriman, il signore oscuro.

 

Cantami, O Diva

affinché io possa ricordare a tutti

la resistenza di coloro, che umilmente e con coraggio

si opposero al buio dell’ignoranza e dell’egoismo.

Fa riaffiorare

dall’oceano del tempo, O Mnemosyne

la memoria dei sei Mahavir, che governando

con giustizia

le loro regioni, insieme al RajYama

placarono le orde di Turani, irretite anche loro

dal male più profondo e nero.

 

Come un rapace

prendimi con gli artigli, O Zalmoxis e

portami alla capitale che fu dei Vyr, guidami fino a Yamhpur

oltre al Dnepr, dinnanzi alle sue alte mura

permettimi di poter pregare davanti

ai tumuli incorrotti di Ohrmazd, di Jorwyr

e di Savitri.

 

Concedimi, la visione di quel trono, un ceppo umile

con due lance ai lati

posto davanti a dove fu eretto il tempio

sacro sede del focolare, per

poter essere ravvivato dalla sola presenza Regale.

 

Indirizza, il mio sguardo verso la terra

divisa dai due fiumi

fammi, cavalcare vicino alle mandrie

d’equini più indomite e veloci

concedimi, di spiare i percorsi dei cervi

tra i boschi sacri

nascondimi agli occhi dei Bisonti lanosi

e maestosi.

Permettimi, di rammentare ogni cosa

per poterla raccontare.

 

Portami a ovest, fammi toccare con la mano

l’erba alta

lungo le praterie di Kuhburg.

Permettimi

di seguire le mandrie di bovini scuri e

possenti, simbolo di ricchezza e virtù

per i saggi antenati.

Permettimi di osservare il lungo cerchio che posero sul terreno

davanti alle palizzate, con un unico solco

barriera del villaggio contro l’oscurità e l’ignoranza.

 

Cala i miei occhi a sud, ovest verso Ecsapils

che sovrasta i boschi e le praterie vicine

passa la mia mano sopra il tronco abbattuto

tra i boschi, altare del dio del cielo

cela la mia ombra ed il mio tanfo mortale al mostruoso

orso che infesta le lussureggianti selve vicine al fiume Donepr,

concedimi di poter diventare ebro per l’ottimo idromele fermentato nella città dalle sei torri.



Indicami la strada

verso Kwetupur, a sud est

verso le distese fiorite di vari colori, dipinte di rosso e

di viola, nate su manti erbosi rigogliosi e ricchi di vita

solcate dal ruscello Tevr noto tra tutti gli uomini della pianura

per le sue temperature glaciali.

 

Seguendo, poi i radiosi raggi del Sole,

porta la mia anima attratta dalla purezza, ad est, a Levca

la città tempio dell’altissimo padre degli Dei

permettimi di sostare danti al recinto sacro

presidiato dai grandi Bhagavadi, fa o Mnemosyne

che io rammenti i percorsi diretti a queste città ancestrali

detentrici dell’ordine cosmico.

 

Autorizzami, O Diva

a calcare con i miei piedi le praterie di Ekwhburg

verso nord fino ai confini delle lande di Yamhpur

lasciami mirare i destrieri più possenti e veloci dell’intera pianura

spalanca a me le porte delle stalle, lunghe e maestose

casa degli equini più resistenti e fedeli.

 

Come in un sogno, O Diva dell’intelletto

prendimi in un volo e conducimi sopra la grande pianura

e con la virtù dei poeti lascia che io racconti

questa storia immortale.

   
 
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