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Autore: Edmond Dantes    12/08/2015    2 recensioni
Lily Luna Potter era sarcastica e arrogante. Era ipocrita, falsa, testarda. Era silenziosa e portava rancore. Era inquietante e sadica. Strana. Lily Luna Potter era fredda.
Rose Weasley era sveglia e genuina. Era allegra, libera, divertente. Era amabile e piena di energie. Era intelligente e sapeva leggere le persone. Rose Weasley era calda.
E Scorpius Malfoy?
Scorpius Malfoy stava nel mezzo.
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Crying Lightning

Crying lightning

Your past-times, consisted of the strange, and twisted and deranged
And I love that little game you had called crying lightning


Lily Luna Potter era fredda, incredibilmente fredda. Con due fratelli come i suoi ci si sarebbe aspettato di tutto: una personalità spumeggiante, focosa, imprevedibile. E invece lei era controllata, razionale e molto fredda. Calcolava tutto con una precisione che spaventava, attenta a commettere solo azioni che le avrebbero portato qualcosa in cambio. D'altronde, era pur sempre una Serpe.

Non si lasciava mai andare di fronte agli altri, nascondendosi sempre dietro a una maschera di perfetta impassibilità; nessuno poteva dire di conoscerla bene, anzi, nessuno poteva dire di conoscerla, nemmeno i suoi cugini. Era circondata da un'aura di mistero, e circolavano nella scuola storie su di lei, leggende, quasi fosse una creatura mistica inafferrabile: si diceva che ridesse solo le notti di luna piena, che avesse mandato al San Mungo un ragazzo che aveva osato sfidarla, che evitasse la luce del sole perché l'avrebbe bruciata e l'acqua perché l'avrebbe sciolta.


Scorpius Malfoy aveva deciso di saltare la cena, quella sera: qualcosa l'aveva attratto fuori, come una specie di calamita, e poi non ne poteva più dei continui sfottò di Potter e compagnia. L'aria fresca della sera era piacevole a contatto con la poca pelle lasciata scoperta dalla divisa; Scorpius infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e rilassò le spalle: la preparazione per i M.A.G.O. era incredibilmente stressante, ed essere continuamente preso di mira dal clan pel-di-carota non aiutava ad alleviare la tensione.

Quando un raggio di luna la colpì, per lui fu come una visione. Lily Potter, di per sé, non era particolarmente bella: troppo bassa ed esile, gli enormi occhi quasi rossi troppo grandi per il viso sottile, puntigliato da un eccessivo numero di lentiggini. Aveva, però, un certo fascino animale, e alla sua sola vista i pensieri del ragazzo divennero abbastanza spinti. Se ne stava appoggiata ad un albero, divertendosi ad accendere fiammiferi – presi chissà dove – e vederli estinguersi lentamente, mentre masticava quella che sembrava la gomma più grande al mondo. Ogni tanto si puntava la bacchetta al petto e, poco dopo, iniziava a diffondersi una specie di grido acuto perfora-timpani.

« Quello è probabilmente il rumore più fastidioso che io abbia mai sentito » le disse, avvicinandosi.

« Te lo ha chiesto qualcuno? ». Aveva risposto senza nemmeno guardarlo, troppo impegnata ad osservare l'ennesimo fiammifero che si spegneva lentamente tra le sue dita. Scorpius si chiese se non provasse dolore: la punta dell'indice era rossa e lucida, ma lei pareva non farci caso.

« Fredda ». Questa volta la piccola Potter si girò a guardarlo, provocandogli una serie di brividi lungo la spina dorsale. Lei, probabilmente conscia dell'effetto che gli faceva, gli allungò una Gomma Bolla Bollente, e se ne infilò un'altra in bocca. Scorpius sollevò un sopracciglio: quella ragazza doveva essere d'amianto!¹

« Ti sbagli se pensi che nessuno mi abbia mai chiamato così prima d'ora. Ormai non è più un insulto ».

« Non era un insulto ».

Questa volta fu il turno di Lily di guardarlo sorpresa. « Vuoi provare una cosa? » gli chiese, facendolo girare verso di lei. Scorpius annuì, e lei gli puntò la bacchetta al petto, sussurrando velocemente un incantesimo a lui sconosciuto. Improvvisamente si sentì come pervaso da miliardi di piccole scosse, e un urlo acuto si propagò dal suo corpo: non proveniva dalla sua bocca, era come se fuoriuscisse dai suoi pori.

« Ti piace? » chiese Lily con gli occhi che le scintillavano. « L'ho chiamato Lampo Urlante² ».

Scorpius la fissò negli occhi, serissimo. « Lo adoro ».



« Muovi il culo Malfoy, non posso aspettarti per sempre! »

Lily batteva il piede in una pozzanghera di fango, le braccia incrociate al petto e un'espressione perfettamente indifferente stampata in volto. Intorno a lei la pioggia scrosciava fitta, ma Lily se ne fregava. Lily se ne fregava di tutto. Se ne fregava dei fratelli che cercavano di "aiutarla", se ne fregava delle persone che le parlavano alle spalle, se ne fregava di come la guardava Scorpius quando era lei, a parlare. Si vedeva lontano un miglio che le sue idee non gli piacevano, quasi lo spaventavano, eppure, in un certo senso, ne era assuefatto. Lily Potter era una droga, un'enorme stella che ti attirava nel suo campo gravitazionale e non ti lasciava più. E, come ogni stella, era destinata a collassare e diventare un buco nero, risucchiando chiunque avesse attorno. Scorpius voleva smettere, sentiva che avrebbe dovuto smetterla di vederla, ma ogni volta tornava da lei, come attratto da una forza magnetica.

« Cazzo, Malfoy, sono seria, se non muovi quell'ammasso di cellulite che ti ritrovi al posto delle gambe ti abbandono qui per sempre! ».

Scorpius era ancora appoggiato a una colonna, indeciso sul da farsi. C'era ancora una parte di lui che voleva mandare tutto a fanculo e tornarsene nel dormitorio, ma ormai lei l'aveva visto, quindi tanto valeva uscire allo scoperto. Buttò la sigaretta per terra e si avvicinò alla rossa, le mani sollevate in segno di resa.

« Calma gli ormoni, Potter, stavo finendo di fumare ».

Lily si limitò a sollevare il dito medio in risposta e allontanarsi da lui a passo di marcia.


Quando Scorpius riuscì finalmente a raggiungerla la trovò seduta a un tavolino ad angolo nel Paiolo Magico, nascosta dalla folla di persone che occupava i tavoli, praticamente invisibile.

« Che cazzo ti è preso, pepe nel culo? ». Scorpius si sedette accanto a lei, passandosi la manica della felpa sulla fronte per asciugarsi delle gocce di sudore.

Lei si limitò a sorridergli, enigmatica, e, puntando la bacchetta, sussurrò debolmente un "Silencio". Scorpius spalancò gli occhi, credendo che la fattura fosse destinata a lui. Si portò le mani alla gola, cercando di cacciare un urlo, ma la ragazza, con un gesto secco della mano, gli fece segno di star zitto, e ridacchiando gli indicò l'uomo vicino a Madama Rosmerta. Quest'ultimo, un omaccione paonazzo e stempiato, gesticolava in cerca di aiuto: Madama Rosmerta sembrava sollevata di essere riuscita a liberarsi delle sue attenzioni, ma lui pareva genuinamente terrorizzato.

Al tavolo, intanto, Lily si sbellicava dalle risate, la testa posata sul tavolo e le guance rosse. Probabilmente la stava solo simulando, quella risata. Scorpius poteva vedere chiaramente una sorta di sorriso sulla sua faccia e le spalle che si alzavano e si abbassavano velocemente, ma non c'era quello scintillio negli occhi, non c'era vitalità. In effetti Lily simulava tutto. Orgasmi, interesse, attenzione. Ogni tanto si stancava di essere fredda, e allora cercava di simulare un po' di vita. Simulare, perché ormai il freddo che aveva dentro l'aveva ghiacciata tutta, la vita rimasta.

Scorpius, però, non ci trovava niente di divertente. Né nel suo continuo simulare, né nel suo continuo essere arrogante con chiunque. Era una sorta di barriera, una delle tante, che aveva eretto per proteggersi. Da cosa, poi, non era dato saperlo. Troppo concentrato, non si era accorto che Lily ormai aveva perso tutto l'interesse per l'uomo muto, che, ancora sotto incantesimo, cercava di capire che cosa gli fosse successo, e aveva iniziato a lanciare Confundus ai camerieri, che improvvisamente si dimenticavano come si camminava o che avevano vassoi colmi di bicchierini di vetro.

Il Serpeverde, ormai stufatosi di quella ragazzina così piena di sé e dei suoi stupidi assurdi passatempi, si alzò dal tavolo, allontanandosi in fretta, quasi correndo. La voglia di mettere più metri che poteva tra lui e quella sua freddezza era talmente tanta che non si accorse nemmeno di aver travolto qualcuno finché un lamento non gli giunse all'orecchio.

« Ahia! ».

Scorpius si voltò e, trovandosi di fronte una chioma rossa simile a quella di Lily, sentì l'impellente bisogno di rimettersi a correre. A una seconda occhiata, però, notò che erano molto più ricci di quelli della Potter, e che erano di un rosso più chiaro, più caldo. La ragazza, intanto, si era alzata, e con un incantesimo cercava di pulirsi i pantaloni dal fango. Poi, quando riuscì a incontrare il suo sguardo, Scorpius constatò che non poteva esserci persona più diversa da Lily sulla faccia della terra. Tutto, in lei, emanava calore: il gigantesco maglione color melanzana che indossava, troppo grande per lei, gli affilati occhi blu scuro, che pareva quasi splendessero, la massa disordinata di capelli rossi che continuavano a finirle in faccia, e quel sorriso, così aperto, così vero.

« Ehi, ci sei? ». Era incredibilmente vicina, e, scuotendogli la mano sotto il naso, cercava di vedere se desse segni di vita. Probabilmente pensava che fosse molto stupido.

« Sei Scorpius Malfoy, vero? Quello che bazzica con mia cugina Lily? » gli chiese, guardandolo intensamente. « Io sono Rose Weasley, comunque. Abbiamo delle lezioni in comune, credo ».

Scorpius aveva capito subito chi fosse. Durante i primi anni lei si sedeva sempre ai primi banchi, affascinata da tutto ciò che dicevano i professori, e lui la osservava di nascosto, desideroso di riuscire a parlarle. Peccato che stesse sempre con quell'idiota di Potter medio, che, non era un segreto, lo odiava con tutto il cuore, pur essendo un suo compagno di casa.

Rose, intanto, stava ancora davanti a lui, le braccia conserte, probabilmente in attesa di risposta. Scorpius avrebbe potuto dirle qualunque cosa, e invece, mettendo su un sorriso di scherno, soffiò: « Come mai sei in giro senza la tua scorta? Il clan si è stufato pure di te e ti ha abbandonato come Potter piccola? ».

La ragazza, ignorando la frecciatina, sorrise. Scorpius si sorprese. Chiunque, al posto suo, l'avrebbe mandato a fanculo e se ne sarebbe andato, mentre pareva quasi che a lei fosse scivolato tutto addosso. Come se quello che le aveva appena detto si fosse sciolto a contatto con la sua pelle. « No, era proprio per controllare Potter piccola che sono rimasta indietro. Sai, credo che tu abbia notato che ha passatempi piuttosto discutibili ». Poi, scansandosi e iniziando a incamminarsi, gli disse: « Beh, è stato un piacere, Scorpius Malfoy, ma devo tornare dal "clan". Cioè, Potter grande e Potter medio si staranno chiedendo che fine ho fatto ».

Scorpius sorrise, osservandola mentre si allontanava. Qualcosa gli diceva che non sarebbe stato l'ultima volta che la incontrava.



Scorpius Malfoy odiava il suo riflesso.

Tutti, sin da bambino, non facevano che paragonarlo al padre, e lui si odiava per questo. Odiava somigliare a un padre che li aveva abbandonati, lui e sua madre, per inseguire chissà cosa in capo al mondo e che non era mai tornato. Odiava sentire gli sguardi tristi di sua madre che lo seguivano per casa, cercando di aggrapparsi a ricordi di un uomo che aveva amato, che amava, fissandolo intensamente. Odiava i fantasmi che tornavano a tormentarlo quando si guardava allo specchio.

Evitava il suo riflesso tutte le volte che poteva. Non lo sopportava, quel volto così pallido e scavato, quegli occhi così grigi e tristi, così simili a quelli di suo padre. Si sentiva sempre come se lo stesse osservando, disapprovandolo, come faceva quando era ancora a casa con loro. In fondo, aveva sempre creduto di essere lui la causa del suo abbandono. Draco Malfoy non avrebbe mai potuto sopportare di avere un figlio così mediocre, così passivo, così poco Purosangue.


Quel pomeriggio, passando accanto al Lago Nero, non poté fare a meno di curvasi leggermente verso la superficie e osservare velocemente il suo riflesso. Ciò che le acque scure gli rimandarono non lo sorprese affatto: i folti capelli biondi sparati in ogni direzione, il volto assurdamente pallido e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie nere. Per la prima volta da molto tempo desiderò fare qualcosa per migliorare il suo aspetto, per non sembrare un invasato. Si portò una mano ai capelli, cercando di appiattirli, e cercò di ricordarsi se esistesse un incantesimo per sembrare più coloriti. Stava allungando la mano verso la bacchetta quando, sorpreso, si fermò. Non gliene era mai fregato niente del suo aspetto, perché avrebbe dovuto importargli qualcosa adesso? Inconsciamente, quasi automaticamente, apparve un viso nella sua mente. Rose Weasley. Era un po' di tempo che le orbitava attorno, precisamente dal giorno del loro scontro-incontro fuori dal Paiolo Magico, e, ovviamente, questo suo interesse era stato notato da Potter medio, che non si era fatto scrupoli a minacciarlo di fargli male sul serio se avesse provato a toccare la sua cugina preferita. E, ovviamente, lui adorava infastidire Potter medio, e per questo se n'era fregato beatamente. E poi, gli piaceva passare del tempo con Rose Weasley. Era allegra, aperta, solare, calda. Vedeva il meglio in tutti e in tutto, ed era sempre piena d'energie. Era intelligente, ed era uno spirito libero. Scherzava con tutti, rideva con tutti, e non potevi farle torto peggiore di chiuderla per più di un'ora in una stanza. Era passionale e al contempo incredibilmente razionale. Così, quando, affacciato alla finestra della Biblioteca, l'aveva vista dirigersi verso il suo albero preferito, un grande olmo, con un enorme tomo sottobraccio, gli era parso naturale mollare tutto e raggiungerla.

Scorpius smise di osservare la superficie del Lago Nero e si girò, pronto a raggiungere la Weasley, quando si immobilizzò. Lei era lì, seduta su una delle panchine di pietra che costeggiavano il lago, e sapeva che l'aveva visto. Aveva cercato con tutto sé stesso di evitarla, e ci era riuscito, almeno fino a quel momento. Sapeva che avrebbe dovuto affrontarla, prima o poi: in fondo, erano stati insieme, più o meno, e da un giorno all'altro lui aveva smesso di cercarla e aveva iniziato a ronzare attorno a sua cugina.

Le si avvicinò, circospetto, e aspettò in silenzio che iniziasse a parlare. Se ne stava con le braccia conserte, la schiena dritta e il petto gonfio. Tutta impettita, lasciava trasparire tutta la sua arroganza. Lily Potter non perdeva mai nessuna guerra. Vista di profilo, però, non sembrava quasi lei. Forse perché non si riusciva a scorgere il vuoto nei suoi occhi, o perché il suo sorriso sprezzante si vedeva solo per metà, ma pareva soltanto una bambola vuota, svuotata da tutti i sentimenti e abbandonata lì, sola.

« Si dice che tu abbia cambiato schieramento, e in questo momento mi pare piuttosto ovvio ». Il suo tono, controllato e indifferente, non lasciava trasparire nessun sentimento.

Scorpius non sapeva cosa fare, se stare in piedi come uno stoccafisso a fissarla o sedersi rischiando di essere visto da Rose, se risponderle o aspettare che sfuriasse. Spostò il peso da una gamba all'altra, torturandosi l'orlo del maglione. Aveva genuinamente paura di lei e di quel suo stupido Lampo Urlante. Se all'inizio era un passatempo divertente, andando avanti con il tempo il piacere si trasformava in vero e proprio dolore. « Beh, insomma, passo più tempo con Rose, se è questo che intendi ».

« "Passo più tempo con Rose, se è questo che intendi". Ma ti senti? Sei ridicolo! » sbottò, scattando in piedi e fronteggiandolo. Era visibilmente arrabbiata, e non stava simulando, lo era per davvero. Da che ne avesse memoria, Lily non aveva mai mostrato un'emozione genuina quando stava con lui. « Quella puttana di Rose, lo fa sempre! Lascia che mi avvicini a qualcuno e poi me lo strappa, con tutte quelle moine e quella falsa allegria. Oh, ma io la uccido, quella stronza! ».

A sentire quelle parole, Scorpius mandò al diavolo la codardia Serpeverde e le si parò davanti, puntandole contro la bacchetta. « Piccola arrogante, sono stufo delle tue scenate melodrammatiche da diva decaduta. Se mi sono allontanato da te è tutta colpa tua, non sua. Sei te che allontani le persone, con la tua ipocrisia, con la tua freddezza. Stavi congelando pure me, a forza di starti attorno. Non osare mai più parlare di Rose in quel modo, chiaro? Lei è tutto ciò che non sei. È allegra, spontanea, attiva. È reale, calda. Minacciala un'altra volta e sarai te quella a finire male, chiaro? ».

Non aspettò nemmeno che ribattesse. Le girò le spalle e si allontanò, diretto verso l'olmo dove si trovava la Weasley. Poté però udire chiaramente un urlo straziante, disumano, diffondersi per il giardino. Quel maledetto Lampo Urlante.



« C'è un elefante nella stanza ».

« Vuol dire che quando due persone sono, per esempio, nella stessa stanza, e stanno in silenzio, vorrebbero in realtà dirsi qualcosa di importante. Un silenzio carico di parole, insomma ».

« Piovere sul bagnato ».

« Quando una situazione, da brutta che era, diventa ancora peggiore ».

« Passare dalla padella alla brace ».

« Come prima ».

« Piangere sul latte versato ».

« Non ha senso lamentarsi di cose che sono accadute, perché piangendo non si sistemeranno ». Rose si fermò qualche scalino sopra di lui, girandosi e guardandolo dritto negli occhi, finalmente alla stessa altezza dei suoi. Erano incredibilmente vicini: Scorpius pensava che sarebbe riuscito a contare tutte le efelidi che le ricoprivano il naso, se avesse voluto. « Che brutti modi di dire che scegli, Scorpius! Tutti cupi e tristi. Non ne conosci qualcuno più felice? ».

« Sentire le farfalle nello stomaco ».

Idiota, si disse, mentalmente. Quegli incredibili occhi blu sembravano scrutarlo fino in fondo alla sua anima. Se glielo avesse chiesto, Scorpius le avrebbe svelato tutti i suoi segreti più nascosti.

Rose ridacchiò. « Quello non è un detto, Scorpius! » affermò, sfiorandogli la mano. « È una sensazione. Quando ti piace qualcuno e quando lo vedi ti senti qualcosa qui, dentro, come se ti si stesse un po' rimescolando tutto. Non ti è mai capitato? ».

Se glie l'avessero chiesto anche solo qualche settimana fa, Scorpius avrebbe di sicuro risposto no. Invece, in quel momento, gli parve più che naturale annuire, serio. « Proprio in questo momento » sussurrò.

Rose arrossì tutto d'un colpo, ma non distolse lo sguardo. Di sicuro sapeva quello che il ragazzo provava per lei: per quanto potesse sembrare ingenua, non era una sprovveduta. Scorpius le si avvicinò ancora di più, arrivando sul suo stesso gradino, e le cinse i fianchi con le braccia. Rose gli strinse le braccia attorno al collo e, mettendosi in punta di piedi, annullò quasi del tutto la distanza che li separava.

Improvvisamente, lo schianto di una porta che sbatteva li fece sobbalzare. Si voltarono verso la fonte del rumore ed entrambi poterono vedere una testa rosso cremisi che si allontanava.

« Lily » sussurrò Scorpius. Era un po' che la vedeva apparire e scomparire repentinamente, soprattutto quando era con Rose, ma non ci aveva mai dato troppo peso. Ormai era piuttosto abituato alle stranezze di Lily.

Rose gli si allontanò, torturandosi con la mano il colletto della giacca. « È impossibile la metà di quello che pensi, in realtà. Sotto sotto è ancora la bambina con le trecce di dieci anni fa ».



Scorpius sperava con tutto il cuore che non si presentasse. Rose aveva insistito tanto per invitarla, e poi era comunque una sua parente, per quanto inquietante potesse sembrare, e quindi lui non se l'era sentita di impedirglielo. "E poi, quanto potrà ancora farmi paura? Sono passati quasi sette anni, ormai, sarà cambiata" si era detto, più per farsi coraggio che per altro. Sarà stata l'agitazione del momento, sarà stato il fatto che il giorno prima Rose gli aveva annunciato che era incinta, eppure lì, sull'altare, non riusciva a prestare attenzione alle parole del prete, preoccupato che potesse presentarsi all'improvviso e farle del male. Rose, invece, pareva tranquillissima. Aveva il solito sorriso caldo stampato sul viso, e con quei suoi occhi blu e affilati pareva cercasse di infondergli coraggio e sicurezza. Era raggiante. Scorpius fece scorrere di nuovo lo sguardo sulla navata. Si erano presentati tutti, nonostante molti di loro non approvassero la scelta di Rose. Hermione non si era fatta scrupoli ad accoglierlo come un figlio, e Ron, dopo un po' di tentennamenti, aveva lasciato perdere la freddezza, sicuro del buonsenso della figlia. Hugo, James e la maggior parte delle cugine, con molta fatica, l'avevano accettato, più per amore di Rose che per altro. Albus, invece, lo disprezzava ancora, ma cercava di nasconderlo almeno alla cugina. Si diceva che avesse una cotta per lei: aveva fatto di tutto per convincerla a lasciarlo, e nemmeno dopo il fidanzamento si era dato per vinto.

Scorpius posò ancora lo sguardo sulla sedia vuota tra Ginny e Percy Weasley.

Eppure, un po' ci sperava, che sarebbe venuta. Sperava che si sedesse lì, in prima fila, con i suoi occhi glaciali e il suo stupido, ridicolo, Lampo Urlante.


Your past-times, consisted of the strange, and twisted and deranged
And I hate that little game you had called crying lightning


Note:

Volevo ispirare il personaggio di Lily a Jordana di Submarine, ma poi dopo si è incasinato tutto è la storia ha cambiato totalmente piega.

¹Enormi gomme da masticare, un'esplosione di bollente piacere tutto da gustare. 
Ben pochi riescono a mangiare una bolla bollente intera in una volta, perché la sensazione di piacevole calore che essa sprigiona è solo per chi possiede una bocca veramente d’amianto. [Fonte: Potterpedia]

²Ovvio riferimento al titolo della canzone, "Crying Lightning".

E, beh, che dire? Questa storia era iniziata solo come Lily/Scorpius, ma poi mi sono sentita obbligata ad aggiungere la Scorose perché... beh, perché sì. Probabilmente c'è bisogno di qualche spiegazione. Allora, dopo il primo spezzone Lily e Scorpius si metto più o meno insieme. È una relazione più fisica che altro. Cioè, non è nemmeno proprio una relazione. Non so nemmeno io cosa sia, LOL. L'ultimo spezzone, ovviamente, è quello del matrimonio tra Rose e Scorpius. Scorpius, da un giorno all'altro, aveva lasciato perdere Lily e aveva iniziato ad orbitare attorno ad un'altra stella, Rose. Anche il colore degli occhi, in un qualche modo, è un riferimento al loro essere una incredibilmente fredda e una incredibilmente calda. Infatti Lily ha gli occhi quasi rossi, e le stelle rosse sono generalmente le più calde; Rose, invece, ha gli occhi azzurrissimi, e infatti le stelle blu sono quelle più calde.

I personaggi caratterizzati all'estremo e l'atmosfera un po' dark intorno a Lily sono voluti, così come le ripetizioni, l'italiano piuttosto colloquiale dei dialoghi e i periodi brevi.

Che altro? Spero vi sia piaciuta e vi consiglio caldamente di ascoltare Crying Lightning degli Arctic Monkeys se non avete ancora avuto la fortuna di innamorarvene.


   
 
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