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Autore: ciabysan    29/01/2009    3 recensioni
Omicidi imperversano a Tokyo: le vittime sono ritrovate prive di testa. Dopo la morte dell'amica, la liceale Chiharu inizia ad indagare, scoprendo che la risoluzione del misterio riguarda in qualche modo anche il suo passato celato...
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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HEAD

HEAD

Visto che su efpfanfic ho pubblicato “Head” senza html ho deciso di farlo ora inserendo il codice, in modo che la lettura possa essere più piacevole :D

 

Era una giornata di primavera piuttosto soleggiata quando l'orrore cominciò a colpire lentamente chiunque ne venisse a contatto. I raggi del sole filtravano attraverso il vetro opaco della stanza di Kobayashi.

Kobayashi era un uomo sulla trentina, ma che dimostrava almeno dieci anni in meno. Nessun segno d'età pareva colpirlo sul volto: faceva regolarmente palestra, era vegetariano e quando aveva un momento libero non disdegnava di fare qualche addominale o una corsetta intorno casa.

Nonostante la sua bellezza fisica, però, non era mai riuscito ad avere una ragazza fissa, forse per il suo pessimo carattere e per la sua ambizione libertina.

La sveglia sul comodino sengnava le 10.43, non appena aprì gli occhi, scaldati dal sole tiepido. Si stropicciò gli occhi. Davanti a lui la camera gli appariva appannata e straziante.

Cercò a tastoni qualcosa da mettersi, dall'armadio e si vestì a casaccio. Una maglietta grigia a maniche lunghe e un paio di jeans scoloriti. Piedi nudi. Il pavimento era freddo sotto i suoi polpastrelli. Sembrava che qualcuno ci avesse alitato sopra con un sospiro glaciale.
Kobayashi sarebbe dovuto uscire con alcune ragazzine del liceo che aveva incontrato in un karaoke al centro di Tokyo. È bastato dire un "hey! Ragazze!" e loro sono cadute subito ai suoi piedi a causa del suo prorompente fisico. Sarà anche rozzo, ma Kobayashi sapeva certamente sfruttare le sue armi di seduzione. Il luogo dell'incontro? Un vecchio cinema a luci rosse in periferia, dopotutto lui aveva 29 anni, sarebbe stato come l'accompagnatore per le minorenni, se non un ipotetico genitore molto precoce.

Ancora con la stanchezza sulle spalle, il ragazzo si avviò verso la cucina dove si versò un bicchiere di latte.

Una fontana di bianco candore che riempiva un corpo vuoto di solitudine e vetro. Lo prese e andò in soggiorno, dove accese il televisore.

Una suadente ragazza stava leggendo con un sorriso ambiguo le notizie del giorno. Lo sguardo di Kobayashi si perse dove la scollatura dell'abito rosso si faceva più biricchina.

"Ed eccoci ad un'altra notizia agghiacciante, con la vostra Mitsuko Nomura, sempre pronta a tenervi in perfetto aggiornamento con le novità in Giappone e nel mondo intero. Questa mattina è stato ritrovato a pochi metri da Tokyo, sui binari del treno il corpo di una giovane ragazza. Si chiamava Joy Barker e avrebbe dovuto compiere ventidue anni tra soli tre mesi. Il corpo è stato ritrovato con diversi tagli e con la testa nettamente amputata. L'identificazione ci è stata permessa grazie ad un singolare tatuaggio che la ragazza portava appena sotto l'ombelico" un breve flash mostrò una fotografia della ragazza quando era ancora in vita: bella, sorridente e in salute. I capelli neri le cadevano sulle spalle con grazia e sensualità. Gli occhi a mandorla profondi e bellissimi sarebbero riusciti a sedurre chiunque. "Nessuna traccia della testa è stata ritrovata, nemmeno sotto il treno che l'ha travolta. Sembra sia scomparsa misteriosamente. Il corpo è stato ritrovato dal macchinista Suneo Sugimoto, che è riuscito malapena a scorgere il cadavere sulle rotaie, ma che non ha potuto evitare il brusco impatto. A quanto il nostro testimone ha ammesso, la testa è stata mutilata proprio a causa dell'impatto con il treno."
Kobayashi prese in mano il bicchiere e ne bevve il contenuto.

"Questi cazzoni di sbirri!" esclamò il ragazzo "Cercano sempre di trovare qualcosa di soprannaturale dietro la morte di una puttanella qualsiasi. Chi li capisce è bravo!"

Un rumore sordo proveniente dalla camera da letto lo fece sussultare.

Dei brividi gli cosparsero la schiena, salendogli fino in cima e odorare il terrore che provava in quel momento. Era solo un piccolo rumore, eppure, Kobayashi ne era terrorizzato. Lui che era così coraggioso, così bellissimo. Lui che non era il tipo da spaventarsi facilmente. Si vergognò e fece finta che quel rumore non ci fosse mai stato.

Cambiò canale e si concentrò su una puntata piuttosto idiota dei Teletubbies, quando un rumore ancora più sordo e acuto lo fece sobbalzare dal divano. Aveva il cuore in gola e batteva all'impazzata.

La paura era così forte, che il respiro veniva a mancare.

Volle andare a vedere.

Era sicuro che c'era qualcuno in quella casa, qualcuno che non sarebbe dovuto esserci. Sotto i suoi passi, il parquet scricchiolava e sembrava quasi una macabra colonna sonora, il tema reggente di quella strana atmosfera che aveva pervaso l'abitazione. Più avanzava verso la stanza maledetta e più il senso di inquietudine cresceva, cresceva sempre di più, trasportando il ragazzo in una spirale senza fondo. Prima di raggiungere la porta con il terrore nel corpo, Kobayashi decise di armarsi di coltello per consolarsi, ma non riusciva ad allontanare il senso di panico.

Terrore che cresceva. Una danza macabra di brividi che facevano di Kobayashi uno schiavo dei sensi.

Avvicinò la mano alla porta socchiusa e spinse.

"C-c-c-è qualcuno?" balbettò l'uomo con un flebile sospiro.
Sullo schermo del televisore, intanto, i Teletubbies erano scomparsi, ora era riapparso il telegiornale, che dava ulteriori notizie su quella morte misteriosa.

Il terrore lo possedeva, non gli lasciava scampo.
Qualcuno gli alitò sul collo. Kobayashi si voltò ma non vide nessuno.

Accorse in soggiorno, ma non vide nessuno.

"Forse i miei sensi mi stanno ingannando" pensò stupidamente il ragazzo, che si affondò sul divano a sfogliare una rivista, dopo aver spento la televisione e dopo aver appoggiato il coltello sul tavolino accanto al divano.

Un tavolino, di gran classe, di legno lavorato a mano. Bastava avvicinare il naso alla sua superficie per incontrarne un odore vintage, accogliente. Come il passato.
Riuscì a riprendersi dallo schock iniziale, ma quando una voce sembrò sussurrargli all'orecchio qualcosa di criptico ed inquietante, la sua tranquillità andò a farsi fottere.

Ormai era perso. Si voltò verso il tavolino, ma il coltello era già scomparso.

Ed ecco che il terrore ritornò ad indossare i vestiti del panico.

La tv si riaccese su quell'odioso telegiornale.

Kobayashi mise le mani tra i capelli ed iniziò a gridare, quando una mano lo afferrò per una spalla.

Scattò in piedi, con il cuore che batteva come una pompa. La sua ugola liberava rantoli, gemiti, lamenti.

Raggiunse la porta di ingresso, ma nulla da fare: era chiusa. Le chiavi erano scomparse. Cercò di sfondare la porta, ma qualcosa gli bloccò inesorabilmente il piede. Era qualcosa di viscido, che emetteva strani rumori e scricchiolii.

Abbassò lo sguardo, mentre la pelle cominciava a farsi fredda. I brividi la attraversarono e la squarciavano di paura.

Una lunga chioma di capelli neri gli teneva stretta la caviglia. Kobayashi era in trappola.

Si voltò con lentezza, con il volto segnato dal brivido: quei capelli provenivano dalla misteriosa testa mozzata della ragazza del telegiornale. Era in casa sua e dietro di se si trascinava una scia di sangue.

Ciò che restò di Kobayashi fu solo un urlo soffocato dalla morte.

 

  
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