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Autore: sorika    13/08/2015    1 recensioni
Inevitabilmente pensa a quando si sono baciati la prima volta, schiacciati senza nessuna grazia contro un muro della doccia negli spogliatoi dell’Iwatobi, alle labbra di Rin, ai suoi morsi che facevano un male cane, perché non li dosava mai, era un po’ come un cucciolo, mordeva, mordeva, mordeva e non si accorgeva di farlo sempre più forte, ma a Makoto piaceva e non si lamentava, nemmeno quando rischiava di ritrovarsi i segni.
Genere: Erotico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Tachibana, Rin Matsuoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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makorin

Makoto affonda il naso nella pelle tesa del collo di Rin e lo bacia piano, mentre questi continua a dormirgli tra le braccia senza avere fretta di rivestirsi ed andarsene.
Sono nudi entrambi, le lenzuola stropicciate accolgono le loro gambe intrecciate e Makoto non riesce a smettere di pensare che, dopotutto, vorrebbe stare così ogni volta che vuole, perché Rin è caldo, contro il proprio torace, gli trasmette una sensazione di calma che lo fa rilassare al punto da addormentarsi.
Sa che presto Rin sbufferà, scacciandolo con la mano per alzarsi e rivestirsi, lanciandogli occhiate colpevoli e nemmeno troppo dispiaciute, ma Makoto non ha nessuna intenzione di pensare già al momento in cui non gli rimarrà altro da fare che affondare il viso nel cuscino dove l’altro ha riposato e respirare tutto il suo odore, perché Rin è ancora tra le sue braccia, la schiena pressata contro il suo petto e una mano stretta intorno alla sua.
Inevitabilmente pensa a quando si sono baciati la prima volta, schiacciati senza nessuna grazia contro un muro della doccia negli spogliatoi dell’Iwatobi, alle labbra di Rin, ai suoi morsi che facevano un male cane, perché non li dosava mai, era un po’ come un cucciolo, mordeva, mordeva, mordeva e non si accorgeva di farlo sempre più forte, ma a Makoto piaceva e non si lamentava, nemmeno quando rischiava di ritrovarsi i segni.
Rin era come un tornado, lo travolgeva, lo sballottava tra tutti i sentimenti contrastanti che provava, lo spingeva a fargli resistenza e poi lo lasciava privo di forze, lì dove si erano visti. Non fugava nessun dubbio, non lo rassicurava in nessun modo, e a Makoto stava bene così, perché c’erano già gli occhi di Haruka a vegliare su di lui, a tenerlo d’occhio e al sicuro.
Da Rin non voleva questo, e Rin non glielo dava, semplicemente.
L’unica cosa che voleva da Rin era un rapporto alla pari, un rapporto dove non doveva per forza essere sempre il caro buon Makoto, dove poteva mordere, e spingere senza grazia, e stringere fino a fare male, senza dover pensare di star sbagliando.
Lo bacia ancora, stavolta su una guancia, e Rin si muove tra le coperte e gli poggia il viso sul petto, sbadigliando. Non è ancora sveglio, e Makoto non vuole che lo sia, vuole restare così ancora un po’, vuole continuare a perdersi nelle ombreggiature che il sole produce illuminando la pelle di Rin, i suoi muscoli, l’incastro perfetto di ognuno di loro.
Rin è bellissimo, e in soffio pensa che anche Haruka lo sia, ma in modo diverso. Li ama entrambi, lo sa con una consapevolezza dolorosa, ma Rin ha qualcosa di diverso, qualcosa che lo attrae.
Se lo stringe contro all’improvviso, poggiando il viso nell’incavo del suo collo e baciandolo ancora. Rin apre un occhio e Makoto aspetta con ansia la mano che lo allontanerà, perché Rin gliel’ha detto espressamente la prima volta che sono finiti a letto insieme che non aveva intenzione di impegnarsi, che era solo sesso, che se voleva l’amore allora era meglio se correva da Haruka, perché lui non sapeva nemmeno come era fatto.
Ma stranamente il gesto stizzito non arriva e Makoto si sorprende quando la mano che avrebbe dovuto mandarlo via gli cinge timidamente la vita, accarezzandolo in punta di dita e facendogli increspare la pelle di brividi piacevoli.
Per non interrompere il contatto né stizzire Rin, che era così facile da far alterare, soprattutto appena sveglio, soprattutto quando stava facendo qualcosa che per lui era imbarazzante, Makoto rimane fermo dov’è, con il volto ancora sul suo collo e il sorriso più grande ed emozionato del proprio repertorio.
Sente Rin sospirare e l’aria che espira è fredda contro la sua pelle. Gli si avvicina di più, frusciando tra le coperte che si aprono senza resistenze al suo passaggio, tentando di aderire il più possibile al suo corpo.
«Smettila di sorridere come un idiota» sbuffa Rin, alzando il viso per guardarlo negli occhi.
Makoto si accorge che nel suo sguardo c’è qualcosa di diverso e non sa se averne paura. Tiene stretti i suoi fianchi tra le mani, prega che non se ne vada, non ora, resta, resta, ma Rin sbuffa ancora e si allontana, alzandosi dal letto e stiracchiandosi.
Makoto guarda stordito il succhiotto che appare e scompare tra le sue gambe mentre cammina per raccattare tutti i suoi indumenti e continua a pregare che non se ne vada, perché non è più solo il sesso quello che vuole da lui, vuole un sacco di altre cose, vuole conoscerlo meglio, sapere quali sono i suoi gusti di gelato preferiti, sapere se usa il balsamo per avere i capelli così morbidi, se ha portato l’apparecchio da piccolo, se ha pianto fino a farsi dolere la gola, se in Australia si sta meglio che in Giappone, se lo ama, ma Rin si è rimesso le scarpe e si è riavviato i capelli, lanciandogli lo stesso sguardo particolare di prima.
Makoto ricambia l’occhiata rimanendo nel letto stropicciato; non gli importa di essere nudo, di avere negli occhi tutte quelle domande, per una volta non ha la forza di ricacciarle indietro, di far finta che va bene così.
Ma Rin sembra non leggerle e quando si chiude la porta alle spalle non si volta a guardare indietro. Makoto aspetta che il clic di chiusura gli faccia sapere che Rin è andato e poi si lascia cadere tra le coperte sfatte, afferrando il suo cuscino e premendoselo sul viso.

 

Esattamente due giorni dopo Rin è di nuovo alla sua porta e Makoto vorrebbe davvero chiudergliela sulla faccia e mandarlo via, perché da quando se n’è andato non ha fatto altro che ripetersi che dovevano smetterla, che non poteva più andare, che fare solo sesso non era più una scusa che teneva, ma invece lo fa entrare e si lascia baciare come se non avesse aspettato altro per tutto quel tempo- ed è vero, non aveva fatto altro che guardare il cellulare ogni volta che gli era possibile, in attesa di un suo messaggio o di una sua chiamata, perché gli mancava.
Finiscono a letto, come ogni volta, e fanno sesso, anche se rispetto alle altre volte Rin non sembra avere fretta, lo tocca con calma e si lascia toccare secondo le preferenze di Makoto, assecondandolo nei gesti e nei movimenti. Per una volta sembrano fare l’amore e Makoto ha così paura di starsi ad illudere che cerca di non pensarci, di non pensare al modo in cui Rin gli si stringe contro mentre lo penetra, ai suoi gemiti che non sembrano ringhi, alle loro mani intrecciate sopra la sua testa.
Cerca di estraniarsi il più possibile e quando vengono ha quasi paura a toccarlo, perché sente che se lo facesse scomparirebbe come un sogno. Ma Rin continua ad ansimargli vicino, sente il suo respiro, il suo odore, se si sposta un po’ può sentire i suoi capelli solleticargli una spalla, e alla fine cede e lo cinge con le braccia.
Rin si lascia abbracciare con un sospiro di stanchezza, e gli mette una mano in vita, aggrappandosi con le unghie ai suoi fianchi. E’ doloroso, ma Makoto non protesta, lascia che le sue dita lascino il segno e si addormentano esattamente così.
Il mattino dopo Makoto apre gli occhi di scatto, come dopo un brutto sogno e si accorge che la parte di letto dove qualche ora prima c’era Rin ora è vuota. La guarda come se non la vedesse davvero, e non riesce a pensare a niente se non al fatto che è stato usato e che è finita. Se Rin non è rimasto nemmeno per fargli pesare quella notte insieme vuol dire che non ha più nessun motivo per voler stare con lui e questo gli provoca una sensazione di inspiegabile vuoto, un buco nero che gli risucchia qualsiasi sentimento.
Fa per buttarsi a peso morto sul cuscino quando la porta della sua stanza si apre lentamente e dietro di essa c’è un Rin assonnato che si stropiccia un occhio. Lo guarda come se lo vedesse per la prima volta davvero e nota che ha indosso la sua maglietta. Lo trova bellissimo, più bello del solito, più bello di quanto sia umanamente possibile. Il suo cuore esplode al pensiero che non possa farglielo sapere perché tanto non lo ricambierà.
«Cos’è quella faccia, sono andato in bagno» borbotta, la voce impastata di sonno, mentre si butta di nuovo tra le coperte e gli si accoccola contro il petto.
Makoto lo cinge senza dire una parola, aggrappandosi alla sua pelle per non permettergli di andarsene mai più e Rin sospira, strofinando il naso contro di lui.
«Va bene» dice poco dopo il rosso, allungando le gambe e infilandogliene una tra le sue, senza nemmeno guardarlo o spiegarsi.
Makoto alza appena la testa dal cuscino, non capendo e Rin nasconde il viso nella conca tra braccio e petto, per non farsi vedere.
«Va bene… stare insieme» soffia come un gatto infastidito e Makoto per un momento si irrigidisce come un morto. Poi lo stringe forte, fortissimo, nascondendo il viso sulla sua spalla per non fargli vedere quanto questo lo renda felice, perché tutte le ansie e i dubbi se ne sono finalmente andati, spazzati via da quelle semplici parole.
Rin arrossisce fino alla punta dei capelli, prova a forzare la presa per liberarsi e smetterla con tutto quello perché lo mette in imbarazzo, ma poi Makoto ride e la sua risata è così spensierata e così allegra e il suo sguardo, quando alza il viso, è così gioioso che finisce per sorridere anche lui e baciarlo.
«Non abituarti a tutte queste smancerie» lo avverte però, e Makoto annuisce, senza lasciarlo andare. Rin non gli fa lasciare la presa e per tutto il tempo restano così, uno tra le braccia dell’altro, le gambe intrecciate, a godersi semplicemente uno il calore dell’altro.
Makoto è così felice che sente il cuore esplodergli perché ama Rin, lo ama, lo ama più di quanto sente di aver amato Haruka ed anche se una parte di sé ancora non vuole illudersi, un'altra parte gli sussurra che anche Rin lo ama e per adesso, abbracciati come se niente al mondo potesse dividerli, gli sta bene illudersi un po’.
Domani è un altro giorno, ed è ancora troppo lontano.

 

Note dell’autrice: torno dopo secoli con una cosa a random che avevo iniziato a scrivere alla fine della s1 di Free! e che ho concluso soltanto ora, quando anche la s2 è bella che andata. Viva me. Non so nemmeno come interpretarla, né dove collocarla, è semplicemente una cosa uscita di getto su una coppia che non mi dispiace ma che, nel mio cuoricino, è completa solo se c’è Haruka nel mezzo. Spero però che il tentativo sia di vostro gradimento e spero che me lo facciate sapere con un commento <3

  
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