Anime & Manga > Death Note
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Autore: TheMask    13/08/2015    2 recensioni
Questa fan fiction è una What if sui personaggi principali del Death Note.
Mi sono chiesta: se anche loro andassero al liceo, come passerebbero le loro giornate?
E' un po' OOC, me ne rendo conto e chiedo venia, ma spero possiate gradirla ugualmente! :)
Fatemi sapere che ne pensate se vi va!
estratto --->
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“COSA INTENDI DIRE?”
“Quello che ho appena detto.”
“NON CI SPEREREI SE FOSSI IN TE! E ORA ESCI DI QUI!”
“E perché dovrei?”
“PERCHè SE NO VENGO LI E TI STRAPPO I BULBI OCULARI!”
“Mi sembra un’ottima risposta” rispose infine il ragazzo, lievemente preoccupato per i suoi bulbi oculari.
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Fissavo uno scantinato illuminato quasi a giorno dalle finestre in alto, che davano probabilmente sulla strada sopra di noi, pieno zeppo di… quadri.
Appesi e appoggiati alle pareti, impilati l’uno sull’altro. Un cavalletto illuminato, sotto una delle finestrelle, ospitava una tela ancora incompleta.
Ma non era solo questo a farmi sentire come se qualcuno mi avesse calciato fuori dal mondo per proiettarmi in un sogno strano e surreale.
Tutti i dipinti raffiguravano, ora chiaramente, ora in modo quasi astratto, due volti femminili, che si alternavano nella stanza dando e restituendo molteplici sguardi.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Beyond Birthday
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo so, lo so , LO SO. Sono una poco di buono che non aggiorna mai. Mi cospargo il capo di cenere e vi riempio di cuoricini se ancora state leggendo sta roba <3
Periodo difficile, spero passi e spero di ritrovarmi ad aggiornare presto, dico sul serio. Please, forgive me!
Vi si vuole sempre molto bene! 

Mina




Quando Beyond e Matt raggiunsero le porte della mensa, vi trovarono Mello ed Aki che discutevano animatamente. Il biondo stava evidentemente perdendo la pazienza, ma si sforzava di non alzare troppo il tono della voce.
- Hey Mel, tutto a posto?-
La risposta fu una sorta di ringhio. - Questo idiota mi ha fatto perdere di nuovo tempo. Questo vuol dire che noi non ne abbiamo più per tentare di spiegare agli altri orfani in che cazzo di situazione è questo posto. Dobbiamo scappare adesso – aggiunse poi il biondo.
Aki gli lanciò un'occhiata fredda, ma non disse nulla.
- Allora, che cosa facciamo? - domandò ancora Matt, vagamente scocciato.
Mello si voltò verso Beyond e gli piantò gli occhi addosso improvvisamente. Per il nero, quegli occhi affilati furono come una doccia gelida. Lo sguardo di impaziente richiesta che gli pesava addosso non permetteva altre esitazioni.
- Ti senti in grado di parlare con gli orfani, di là? - domandò seccamente il biondo.
- Io... cosa dovrei... -
- Spiega loro la situazione. Se non vogliono essere messi in un altro orfanotrofio possono anche scappare, certo. Ma non tutti gli orfanotrofi sono come questo -
Beyond non rispose, lo sguardo sperso.
-Mel, non credo che sia in condizioni di.. -
- Beh, io non ho più tempo, dovete cavarvela da soli almeno su questo – sbottò irritato il biondo.
Poi fece segno a Matt e ad Aki di seguirlo e ben presto sparì in fondo al corridoio, sotto lo sguardo allucinato di Beyond, che ancora non comprendeva fino in fondo che quei tre avevano appena salvato la vita a lui e a molti altri e che con ogni probabilità non li avrebbe visti mai più

- Mello, non puoi lasciarlo lì da solo! Ma hai visto in che cazzo di condizioni è? - esclamò concitato Matt attraversando velocemente il cortile, un passo dietro Mello.
- Cristo, ha solo ucciso una ragazzina idiota e rompicoglioni, facendo un favore praticamente a tutti, cosa devo fare, dargli un dolcetto e cantargli la ninna nanna? Come se non l'avesse mai fatto prima – ringhiò il biondo senza rallentare, trascinandosi dietro Aki.
- Ma.. -
- Se mi avessero consolato come una ragazzina ogni volta che ho sparato a qualcuno... - sibilò Mello a mezza voce.
- Come scusa? Cosa hai detto? - fece preoccupato Matt.
- Mi hai sentito benissimo -
- Tu non avrai... ucciso... - stentò a dire il rosso, spalancando gli occhi.
- Credi che sia facile compromettere un intero orfanotrofio? Sai quante cazzo di persone ho corrotto? Cosa pensi, che non abbia dovuto far altro che regalare tavolette di cioccolato a mezzo mondo? Cresci Matt. Siamo nel mondo reale adesso, o ti svegli o rimani indietro. Quanto cazzo mi dai fastidio quando sei così ingenuo! -
Il rosso si fermò e Mello si voltò a guardarlo, Aki ancora silenzioso come una tomba.
- Pensi che sia stato facile per me? - sputò il biondo, abbassando per la prima volta lo sguardo. - E non posso neanche prometterti che non lo rifarò. Anzi, se verrai con me anche tu sarai invischiato nei miei casini. Per questo... preferirei che trovassi la tua strada da solo, Matt -
- Io non posso lasciarti andare sapendo in cosa ti stai andando a cacciare – disse il rosso, non si capì se a se stesso o all'amico.
- Devi invece. Io ho fatto la mia scelta, ma questo non deve costringere te a fare niente -
- Mello... -
Il biondo rialzò lo sguardo, ma Matt trovò nelle sue iridi ghiacciate molta meno autorità e sicurezza di prima.
- Mello, tu sei l'unica cosa che ho avuto per molto tempo. Siamo cresciuti insieme. Sei come un fratello per me. Non ho alcuna intenzione di vederti sparire in un merdaio che neanche conosco. Chiaro? -
Il biondo prese un profondo respiro, senza accennare a rispondere. La luce ormai stava calando sui suoi capelli biondi.
Poi riprese a camminare, seguito dagli altri. Estrasse un mazzo di chiavi ed aprì il cancello.


 

Io e Cleo, sedute sul marciapiede di fronte all'orfanotrofio, avevamo passato il tempo in silenzio. Nessuno era uscito e nessuno era entrato. Nacho, il mio cane, si era da tempo accucciato al mio fianco, poggiando il muso sulle mie gambe con un mezzo sbuffo rassegnato all'attesa.
Cleo giocherellava nervosamente con i suoi anelli, lanciando numerosi sospiri.
Vidi chiaramente qualcosa cambiare nel suo sguardo quando lo alzò per l'ennesima volta. E quando mi voltai capii facilmente il perché: Matt, Mello ed Aki erano in piedi davanti a noi, proprio dall'altro lato della strada, lo sguardo sgranato tanto quanto il nostro.
- Cleo? - si stupì il rosso, avvicinandosi.
- Si può sapere che cazzo ci fanno qui, loro? - sbottò invece Mello, rivolto all'amico.
Cleo non esitò a correre incontro a Matt, abbracciandolo e sospirando di sollievo a vederselo davanti.
Io invece mi avvicinai al biondo, evidentemente molto scocciato, con Nacho che mi trottava affianco. Non mi erano sfuggite le pistole che i due ragazzi portavano in vita.
E non mi era sfuggito Aki, sguardo assente fisso sul terreno e mani in tasca. Gli lanciai un'occhiata di fuoco, senza capire. Lui mi sorrise. Fu un attimo e scattai, con tutte le più serie intenzioni di strappargli gli occhi.
Probabilmente, se Mello non mi avesse trattenuto, ci sarei riuscita Mi liberai irritata dalla sua presa, un casino che mi rintronava la testa, ma mi resi subito conto che evidentemente saltare addosso ad Aki non era una buona mossa.
- Mello, che cazzo succede? - sbottai quindi.
Il biondo prese un respiro profondo e cancellò dal proprio volto ogni traccia di emozione. - I cancelli sono aperti. Puoi andare a vedere tu stessa, nessuno ti fermerà. Noi... dobbiamo andare adesso – rispose poi duramente, voltandosi verso Matt e lanciandogli uno sguardo eloquente.
Ma l'attenzione del rosso non era per lui, in quel momento.
- Cos'hai fatto? E cosa cazzo ci fa qui Aki?- insistei.
- Ti ho fatto un favore, d'accordo? E il tuo Aki mi ha aiutato-
- Allora perché scappi? -
- Proprio per questo, cazzo – disse fra i denti – Matt, porca puttana! Dobbiamo andare! - esclamò poi.
Il rosso alzò lo sguardo smeraldino sull'amico. - Senti... posso raggiungervi... ? -
Vidi lo sguardo di Mello intristirsi e chiudersi improvvisamente, nel tempo di un sospiro. - Vedi di essere in stazione fra un'ora – si decise.
Matt annuì, serio. - Grazie -
Ma il biondo non si mosse per qualche secondo. Sembrava si stesse aggrappando a quei secondi come se fossero gli ultimi della sua vita.
- Allora... ci vediamo -
Mello si voltò e, insieme con Aki, cominciò ad allontanarsi.
Io mi voltai verso la mia amica. - Cleo, ci vediamo da Jen, d'accordo? - dissi velocemente.
- Da Jen? -
- Lei ha sempre casa libera e ci può dare una mano, fidati di me. A dopo -
Lei annuì, prese per mano Matt e corse via.
Mi ritrovai quindi da sola, in mezzo ad una strada, piena di incertezze. Potevo ancora vedere il biondo poco lontano da me. Nella mia testa si agitava un casino non indifferente. Aki? Mello? Matt? Ma che cazzo avevano combinato quei tre? Perché Aki? Cosa c'entrava? E Beyond dov'era? Stava bene? Dovevo entrare? Non dovevo?
Dopo qualche estenuante secondo di indecisione corsi verso di lui, raggiungendolo velocemente.
- Mello? -
- Cosa vuoi ancora? - mi ringhiò contro, voltandosi.
I nostri sguardi si incrociarono e in una frazione di secondo capii.
- Tu... non hai alcuna intenzione di aspettare Matt vero? -
- Io... non credo che debba seguirmi... ha un futuro decisamente migliore del mio, se vuole – si limitò a rispondere il biondo freddamente.
- Allora... l'orfanotrofio è...
- Non è più un posto da temere -
- Beyond...?-
- Trova la mensa – si limitò a dire.
- Suppongo di doverti ringraziare -
Lui si strinse nelle spalle. - Invece fammi un favore -
Annuii.
- Il tuo ragazzo è un po' in tilt al momento, ma è estremamente importante che qualcuno parli agli orfani. Sono tutti nella mensa, o almeno dovrebbero. Quando, fra poco, le guardie se ne andranno, saranno liberi. Ah, e le guardie sono dalla mia parte. -
- Cosa stai tentando di dirmi? -
- Se Beyond non c'è riuscito devi entrare in quella mensa e dire a tutti della situazione in cui si trovano: sono liberi, completamente. Le loro opzioni sono principalmente due. Possono scappare e andare a fare un po' quel cazzo che vogliono, ma saranno ricercati dagli assistenti sociali e dalla polizia. Oppure possono rimanere lì e prepararsi a quando, fra poco ormai, gli assistenti sociali e la polizia verranno a sapere di quello che è successo attraverso un simpatico messaggio anonimo e andranno a recuperarli. Ci sono buonissime probabilità che vengano tirati fuori da quel merdaio e trasferiti in orfanotrofi degni del loro nome, dove saranno assistiti e potranno forse trovarsi una famiglia. Devono scegliere, in fretta. -
- Mello, cos'è successo a Beyond? -
- Non ho tempo -
- Ok, capisco... farò quello che mi hai chiesto -
- Brava -
- Grazie Mello -
Guardai ancora una volta negli occhi il mio lunatico amico e provai un moto di tristezza profondo al pensiero di non vederlo più, di lasciarlo andare su una strada incerta, della quale non sapevo e mai avrei saputo nulla.
- Addio – disse lui, abbracciandomi velocemente.
Si sforzò di sorridermi, estrasse una tavoletta di cioccolato e ne staccò un pezzo. - Sentirai ancora parlare di me, te lo prometto! - esclamò prima di voltarsi e riprendere la sua fuga, Aki al seguito.
Ora stava a me. Dovevo entrare. Il mio cane mi guardò e mi precedette oltre il cancello dell'istituto.
Dopo un attimo di esitazione lo seguii.


 

Jack sollevò lo sguardo dal quaderno che aveva visto sul comodino e sfogliato per curiosità, trovandolo pieno di schizzi. Non si era soffermato a leggere le parole per non invadere gli spazi di Jen, ma non aveva potuto fare a meno di seguire con gli occhi le linee morbide che andavano a disegnare draghi, centauri, sirene e un'eterogenea schiera di creature mitologiche.
A Jen proprio non piace la realtà...- si era trovato a pensare.
Ma erano passati almeno venti minuti da quando Jen era uscita dalla stanza con uno sguardo che non prometteva nulla di buono e una chiamata di suo padre in arrivo e questo lo cominciò a preoccupare.
Dunque si alzò e uscì cautamente dalla stanza, guardandosi intorno. Ci mise qualche minuto a trovarla.
Jen aveva concluso la sua telefonata da almeno cinque minuti, quando lui la scorse. Da quando aveva messo giù, tuttavia, se n'era rimasta appoggiata al parapetto del balcone della cucina, le mani strette sulla sbarra di ferro. Se non per i capelli scossi dai singhiozzi del vento, la ragazza era immobile, una statua con le nocche bianche.
Il batterista le si avvicinò lentamente.
E vide gli occhi della bionda, terribili, fissi nel ventre della città che si apriva sotto di loro con un'intensità che avrebbe potuto esplodere da un momento all'altro. Per quanto poco sensibile potesse essere, Jack cap che qualcosa non andava.
- Jen? -
Il suono della sua voce parve riscuoterla da quell'improvvisa stasi. Si voltò verso di lui, apparentemente troppo scossa per parlare
- E' successo qualcosa? -
Il batterista si rese conto subito dopo aver parlato che avrebbe fatto prima a chiedere cosa fosse successo.
- Sì -
- Tuo padre? - azzardò.
- Sì -
- Cosa? -
- Oddio, non posso dirtelo così... - sussurrò la bionda distogliendo lo sguardo.
Jack tentò di prenderle una mano, ma Jen non glielo permise.
Una lacrima scese dagli occhi di lei e venne asciugata dal tocco calmo della mano di lui. Le scostò una ciocca di capelli dal viso.
- Mio padre lavora a Los Angeles – disse lei cercando di sembrare neutra.
A quelle parole, al riccio parve di intuire qualcosa, ma non poteva, non voleva credere che Jen gli stesse per dire che...
- Vuole che io vada a.. vivere lì. Con lui -

 

L'orfanotrofio. Finalmente ero dentro l'orfanotrofio. Camminavo lentamente, un passo alla volta, Nacho al guinzaglio che per una volta non tirava. Mi guardavo intorno e non riuscivo a capire. Era tutto bianco, asettico, intonso. Davvero ci vivevano delle persone? Provai ad aprire qualche porta, senza successo. Erano tutte chiuse a chiave.
Trovai delle scale e finalmente anche qualcosa che mi potesse orientare, ovvero un piccolo cartello secondo cui la mensa era al primo piano. Salii.
Il silenzio era totale. Quando trovai finalmente la mensa non avevo idea di cosa aspettarmi. Vi avrei trovato Beyond? Questo non era certo. Era invece certo che quella stanza sarebbe stata piena di ragazzi orfani e – a giudicare dai pochi di loro che conoscevo, il mio ragazzo incluso – pieni di problemi o malattie mentali. Mi spaventavano a morte. Ma Mello aveva chiaramente detto e ripetuto che il tempo era poco, non ne avevo per spaventarmi a morte, quindi racimolai il coraggio rimanente e spalancai la porta con decisione, Nacho sempre al mio fianco.
Una donna decisamente più alta di me, in uniforme nera completa di manganello e pistola, mi squadrò sospettosa.
- Mi manda Mello – mi affrettai a dichiarare.
La reazione fu immediata: lo sguardo della donna si addolcì ed ella si spostò, rivelandomi la mensa in tutta la sua grandezza.
Si trattava di una stanza decisamente enorme, piena di lunghe tavolate. In fondo ci dovevano essere le cucine, supposi. Tutte le sedie parevano essere occupate da ragazzi o bambini i cui occhi erano fissi su di me. Chi mostrava rabbia, chi impazienza, chi sfoggiava sguardi vuoti e depressi, disinteressati, chi addirittura mi indirizzava una scintilla di speranza, anche se non intravidi neanche uno sprazzo di fiducia, anzi. E Beyond non era lì.
L'ansia mi stringeva lo stomaco in una morsa sempre più incalzante. Il mio istinto mi gridava di voltarmi e correre via, terrorizzata da quella schiera di persone potenzialmente molto pericolose. Se non mi avessero creduto? Dopotutto non mi conoscevano.
A salvarmi da quello che sarebbe certamente stato un fallimento però, fu un ragazzo alto, magro, capelli neri e spettinati e occhiaie profonde, che si alzò e venne verso di me senza dire una parola. Elle. - Mello è fuggito – disse. O domandò? Mah.
- Sì. Mi ha detto di... -
- Lo immaginavo. Se ti sentissi insicura o spaesata, permettimi di affiancarti. La mia presenza ti darà autorità su tutti i presenti. - propose tranquillamente, le mani in tasca.
Annuii.
- Ti senti pronta, Misora? -
- Certo che mi sento pronta – dichiarai. - Nacho, fermo – ordinai poi al mio cane, lasciando il guinzaglio e dirigendomi decisa verso il primo tavolo, il più vicino, quello da cui Elle si era alzato.
- Bene, vorrei che tutti voi mi ascoltaste attentamente– esclamai, salendovi in piedi e rivolgendomi con voce sicura a tutti gli occhi che mi fissavano senza battere ciglio. Elle era di fianco a me. - E' Mello che mi manda da voi. Ho poco tempo, ma ci tengo a dirvi che vi ha appena salvato da questo posto -
Ora che avevo cominciato a parlare, mi sembrava tutto più semplice. Insomma, non troppo più spaventoso che parlare alle assemblee di gestione davanti a tutta la scuola. Si poteva fare. Così andai avanti a spiegare ciò che mi aveva detto poco prima Mello, osservando la mia insolita platea interessarsi sempre di più al mio discorso e scrutare me e Elle senza sapere se crederci.
Superato quell'ostacolo, dovevo solo capire dove si era ficcato Beyond. Già, una passeggiata.

Matt aveva passato un'ultima ora con Cleo che l'aveva davvero distrutto. Sapere che non l'avrebbe potuta rivedere era lacerante. Ma non poteva lasciare Mello solo in quel casino. Voleva credere che sarebbe riuscito a tornare da lei o che in qualche modo sarebbero riusciti a incontrarsi ancora, anche se sapeva benissimo che sarebbe stato impossibile. Quando arrivò a passi lenti alla stazione e cominciò a guardarsi intorno, si rese subito conto che qualcosa non andava.
Mello ed Aki non si vedevano da nessuna parte. Provò a chiamarli, ma il numero del biondo risultava misteriosamente inesistente.
- Sta sicuramente arrivando – si ripeteva, sempre più nervoso. - Deve arrivare, me l'ha detto -
Ma i minuti passavano velocemente e il rosso sapeva quanto puntuale e frettoloso fosse il suo amico, soprattutto in un momento come quello. Perché avrebbe dovuto tardare? No. Non era in ritardo, lo sapeva benissimo, ma non poteva concepirlo. - Dove cazzo sei, Mello-
Matt si sedette su una panchina e lì rimase per ore ed ore. Il sole fece in tempo a calare prima che si convincesse che Mello non sarebbe venuto.
Non poteva crederci. Non voleva crederci. Ma questo non lo smuoveva dalla decisione presa: avrebbe seguito l'amico fino all'inferno se necessario, ma non l'avrebbe guardato sparire e morire da qualche parte da solo. L'avrebbe trovato. Ovunque. Questo era più che certo.
La sua ricerca, che sarebbe cominciata quel giorno stesso, l'avrebbe portato molto lontano. Ancora non lo sapeva, ma alla fine, avrebbe trovato davvero il biondo. E non sarebbe mai riuscito a capire se, quel giorno in stazione, la sua decisione portata poi avanti con estrema caparbietà, fosse stata estremamente sciocca o estremamente coraggiosa.


 

Lucy stava studiando, quando il suo telefono suonò, nel tardo pomeriggio.
- Pronto, Mello? -
La ragazza sentì solo il silenzio del biondo dall'altra parte.
- Mello, tutto a posto? -
Ancora, nessuna risposta. Eppure sapeva che lui era lì, sentiva il suo respiro. Dopo qualche secondo di quello strano silenzio, lui chiuse la conversazione.
- Mello?!-
Lucy tentò di richiamarlo, ma una voce metallica la informò che il numero richiesto era inesistente. E intuì il significato di quella strana telefonata, e scoppiò a piangere. 

  
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