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Autore: B Rabbit    13/08/2015    0 recensioni
{ Per l'ultimo giorno della Laven Week | Greek mythology!AU | Lavi (Endimione) - Allen (Selene) }
«Quante fasi lunari dovrò attendere prima del tuo risveglio…?» gli chiese dolente, carezzandogli le ciocche al lato del viso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Laven Week 2015'
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È il desiderio di vederti a condurmi da te




Solcando la volta aranciata con il cocchio solare, tesoro rubato al divino Elios, Febo portò via la sfera ardente e la nascose dietro l’orizzonte, concedendo alla Notte di trasformare il cielo in uno specchio d’acqua torbida, popolato dalle piccole e bianchissime ancelle, dai valorosi eroi, dalle anime ricordate. E l’incantevole Luna, discendente del grande Iperione, giunse in silenzio, attraversando il firmamento con la sua biga argentata, trainata da magnifici stalloni bianchi.
Il monte Latmo era la sua destinazione, la fine della sua corsa, l’inizio delle sue pene.
Con uno schiocco di redini, il giovane ragazzo incitò gli animali, pregando loro di essere più celeri. «Voglio vederlo…» sussurrò, tendendo il corpo fuori dal carro lunare e lasciandosi consolare dal vento gelido di quell’angolo del creato.
I cavalli, udite le sue parole, scalciarono l’aria con impeto, intenzionati a ridurre l’angoscia del loro padrone. E una montagna si stagliò dinanzi alla sorella del Sole, falciando il cielo con la sua altezza.
Gioì, le sue soffici labbra si arricciarono in un candido e amplio sorriso, addolcito dal rossore che vivacizzò le gote pallide. «Forza, forza!» incitò i destrieri, che nitrirono in risposta, allietati dalla contentezza impressa nella voce della divinità.
Le nuvole parvero allontanarsi, forse impietosite dal giovane ragazzo e dalle sue regolari, incessanti visite, rivelando così la vetta del massiccio. Tirò le redini a sé, e la biga virò bruscamente, fermandosi appena sopra la destinazione. «Grazie» mormorò, sorridendo ai cavalli. E si gettò, balzò giù dal carro impreziosito di stelle, e la lunga veste diafana danzò nella sua lenta discesa, finché non toccò la terra con i piedi nudi. «Sono qui!» gridò quasi. Corse verso l’antro oscuro, leggero come i soffi di Zefiro; posò le mani sulla dura pietra e si sporse verso l’interno. Sospirò: nonostante il mantello di Nyx lo coprisse gelosamente, la Luna riuscì a scorgere nell’oscurità il ragazzo che teneva il suo cuore prigioniero.
Accennò qualche passo all’interno della caverna, abbastanza da potersi inginocchiare al fianco di Endimione, caduto in un sonno trentennale per mano del re dell’Olimpo.
Il giovane sorrise. Sembrava un figlio di Apollo, l’amato dinanzi a lui, o almeno un suo prediletto per via dei capelli, rossi come la meravigliosa luce del tramonto.
Gli sfiorò il volto roseo, sorridendo deliziato appena il tepore della sua pelle gli lambì i polpastrelli, invogliandolo ad approfondire le carezze, a saggiare la consistenza delle sue guance con le mani. Ammirò la giovinezza perpetua del suo corpo, frutto delle preghiere sussurrate al forte Zeus, quando l’idea di perdere Endimione per volere del fato lo sconvolse.
Posò l’indice sulle sue labbra, disegnò il loro contorno; le schiuse leggermente, e i soffi bollenti che uscirono gli baciarono la pelle. Con delicatezza racchiuse il suo viso nelle mani e accostò le loro fronti, miscelando la purezza e il sangue delle loro chiome.
«Guardami, ti prego» sussurrò, posando le iridi sulle sue palpebre sigillate. «Svegliati, mio tesoro». Gli stalloni si impennarono, gridarono straziati, ricordando al padrone il suo incarico, il dover seguire l’auriga del cocchio solare.
Il giovane serrò gli occhi; schiuse le labbra, e il lamento della sua anima fuoriuscì insieme a un sospiro.
«Amore mio» lo chiamò, la voce simile a pregevole seta. «Quante fasi lunari dovrò attendere prima del tuo risveglio…?» gli chiese dolente, carezzandogli le ciocche al lato del viso.
I cavalli nitrirono nuovamente, e la divinità sospirò. Si alzò e avanzò verso l’accesso. «A quando Apollo abbandonerà di nuovo questo luogo, cedendo lo scranno alla Notte e a me».
Sorrise un’ultima volta al suo amato, e una lacrima nacque da una perla d’argento, tersa come gocce di rugiada.
«Destati, amore mio, così da mostrarmi il colore verde della tua anima».

















Questo è ciò che esce fuori quando lego insieme due cose che amo, la mitologia e, appunto, la Laven.
Poveri voi.
È molto tardi, e io devo andare… prima, però, spieghiamo qualcosina: Endimione è un giovane che, per svariati e differenti motivi, si ritrova a dover dormire in una grotta del monte Latmo; Selene, innamorata di lui, lo va a trovare ogni notte. In una versione, ‘sti due hanno anche cinquanta figli, ma dettagli.
Spero di non avervi scioccato e, beh, buonanotte.

Addio,
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