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Autore: yackka    14/08/2015    2 recensioni
[Life Is Strange]
È trascorso un mese dagli avvenimenti del gioco. La vita ad Arcadia è tornata alla normalità. Nuovi legami di amicizia si sono andati a creare in questo viaggio ma non dura tutto per sempre. Chloe sente che quello non è più il suo posto, non dopo tutto quello che è successo.
(La storia da me creata si fonda solo su un'ipotesi non essendo ancora uscito il capitolo conclusivo del gioco. Spero vi piaccia)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Una leggera brezza autunnale sferzava i rami degli alberi, il sole stava calando, i colori del tramonto riempivano il cielo. Il vecchio faro era lì, che vegliava sulla città, che la proteggeva e osservava.
Chloe era seduta sulla panchina sotto di esso, scrutava l’orizzonte, pensando a quanto successo nemmeno un mese fa. Aveva ritrovato Max, dopo cinque anni l’aveva ritrovata. Non le portava rancore per averla perduta, non più almeno. Per lei quell’adorabile imbranata aveva fatto l’impossibile. Aveva quasi sparato a Frank, l’aveva salvata da Nathan, si era presa la colpa con David, l’aveva aiutata a ripagare il debito che aveva sempre con Frank e le stette vicina quando trovarono Rachel…
Ripensò alla ragazza che amava, trovata dopo mesi sotto metri di terra, per colpa di uno psicopatico. Imprecò contro quel maledetto stronzo che la uccise. Mark Jefferson era il suo nome, ex insegnante alla Blackwell, tra meno di un mese ci sarà la sua esecuzione. A detta di Max quell’uomo uccise anche Chloe, sparandole in testa e drogò lei, solo grazie a quel patrigno che tanto aveva odiato la sua migliore amica si salvò e così riuscì a salvare anche lei, nuovamente.
Aveva un debito impossibile da saldare con quell’adorabile pasticciona, lo sapeva benissimo, sapeva anche benissimo che quello che stava per fare le avrebbe spezzato il cuore ma era necessario.
“Hey Chloe, scusa il ritardo ma Kate e Victoria mi hanno trattenuto più del previsto” una voce proveniente dalle sue spalle la fece girare, la faccia dell’amica era tutta rossa e il suo diaframma si gonfiava velocemente.
“Non era necessario correre scema” disse lei alzandosi dalla panchina e avvicinandosi a lei.
“Perché il borsone ?”
La ragazza dai capelli celesti abbassò lo sguardo al suolo “Max…devo dirti una cosa” le lacrime uscirono prepotentemente dai suoi occhi cerulei, la vista le si appannò, cercò di continuare ma le parole le morirono in gola.
“V-vuoi andartene ?” le parole arrivarono come una secchiata di acqua ghiacciata in faccia a colei che le avrebbe dovuto pronunciare. Era sicura che l’amica l’avrebbe giudicata, odiata per quella scelta così egoista.
“H-ho bisogno di staccare Max. Sono successe troppe cose tutte assieme, troppi dolori, voglio solo stare da sola per qualche tempo, riflettere e magari capire qual è il mio posto in questo…questo mondo” ancora non riusciva ad alzare gli ochhi, sentiva lo sguardo pieno di sdegno della castana puntato su di lei. Voleva urlarle contro, voleva ricordarle chi fu la prima ad abbandonarla.
Due mani delicate accarezzarono amorevolmente le guance di Chloe, che alzò lo sguardo, guardando dritta negli occhi colei che le era di fronte. Nei suoi splendidi occhi celesti non c’era alcuna traccia di rancore, odio o delusione solo…solo una grande felicità. Le lacrime che cadevano inesorabili dal magro volto dell’amica tradivano il suo comportamento, mostrando quella tristezza recondita che le attanagliava le viscere.
“Chloe, capisco. Ti voglio bene ragazza mia” detto ciò l’abbracciò e poggiò la testa sul petto dell’altra, che ricambiò il gesto e le baciò la fronte.
Rimasero una tra le braccia dell’altra per svariati minuti, persero la cognizione del tempo ma il tempo era relativo, chi meglio di loro poteva saperlo.
“È tempo che vada” così dicendo la punk abbandonò quell’abbraccio così caldamente rassicurante per tornare nella gelida realtà.
Prima che la castana potesse dire nulla Chloe le alzò delicatamente il mento con una mano e la baciò, la baciò con tutto l’amore che aveva in corpo. Dopo un secondo di sbigottimento Max contraccambiò il gesto cercando anche lei di trasmetterle quello che provava per quella persona così speciale che così tante volte si è schierata in prima linea per difenderla e che, nonostante lei l’avesse abbandonata, l’aveva perdonata e amata come se i cinque anni distanti non avessero minimamente influito sul loro rapporto.
“Ora siamo pari Maxine” le sorrise lei mettendosi il borsone a tracolla e sorpassandola.
“Max, mai Maxine” la rimproverò giocosamente, il piantò le rese difficile parlare.
Chloe fece un cenno con la mano senza voltarsi. Se l’avesse fatto non avrebbe mai più trovato la forza di andarsene, non avrebbe retto a vedere la sua più cara amica in lacrime, a causa sua. Si asciugò gli occhi con il dorso della mano inutilmente, era come fermare un torrente in piena con un sassolino.
“A presto” dissero entrambe sottovoce prendendo, forse per la prima volta, strade diverse nella loro vita.
  
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