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Autore: Jules_Weasley    14/08/2015    9 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo ventesimo


Finalmente


Le labbra della ragazza si schiusero prontamente a quel contatto tanto desiderato, e lui la strinse un po' più forte, come se avesse paura che potesse scivolargli di mano e sgusciare via. Lei reclinò la testa per dargli migliore accesso alla propria gola e realizzò che stava accadendo davvero: stava baciando James Sirius Potter, ed era semplicemente perfetto. Le braccia allacciate attorno al collo del ragazzo, le mani di lui tra i suoi capelli, il profumo muschiato di James così vicino.
Aveva baciato solo due ragazzi nella sua breve vita, ma mai si era sentita così. Forse proprio perché l'aveva aspettato tanto, o forse semplicemente perché James era il ragazzo che aveva sempre amato. Probabilmente per entrambe le motivazioni. Fatto sta che quando le loro labbra si staccarono si sentiva felice, completa, appagata.
"Finalmente!", non le riuscì di esprimere le proprie emozioni meglio di così.
"Finalmente?" ripetè James divertito, senza sciogliere l'abbraccio che ancora li legava. "Io ti bacio e tu hai da dire solo finalmente, Shane? Alla faccia del romanticismo!" protestò giocosamente. Penny rise di gusto e gli lasciò un bacio a fior di labbra prima di parlare.
"E' già tanto se riesco a parlare, James!", si giustificò. "Non so se hai notato il ridicolo stato di shock in cui sono caduta poco fa..."
"Quindi eri solo scioccata?" fece lui, sospirando. "La prossima volta che ti sciocchi vedi di farmelo capire a gesti, d'accordo? Mi hai fatto prendere un colpo", suonava esattamente come un rimpovero.
"Stavi facendo marcia indietro, eh?", lo punzecchiò ridacchiando.
"Ovvio che lo stavo facendo! Ti vengo a prendere, mi dichiaro, e tu che fai? Te ne stai lì a fissarmi, per giunta con la loquela di un pesce rosso. Che dovevo pensare?", protestò indignato. Penny sorrise nello scorgere quell'espressione imbronciata.
Poi pensò che c'era qualcosa che doveva assolutamente provare e sollevò un altro po' la mano, affondandola lentamente tra i capelli di lui. Erano soffici ed elastici, come li immaginava da sempre.
"Non sai da quanto lo desideravo!", sospirò estasiata.
"Baciarmi? Sono mesi che..."
"Veramente", lo interruppe con un sorrisetto, "intendevo questo!", indicò la propria mano fra i capelli di lui, che sorrise di rimando. "E anche baciarti, ovviamente", aggiunse come se fosse un dettaglio di poco conto.
"Oh, grazie della concessione! Sono mesi che mi scervello su di te, Shane!", lo disse come se la responsabilità di quella enorme perdita di tempo fosse di Penny.
"Aspetta..."
Penny realizzò all'improvviso quelle parole, scostandosi impercettibilmente da James, che la guardò stralunato. "Hai detto mesi?", boccheggiò incredula.
Mesi? Avevano perso mesi a gingillarsi?!
"Mh", James fece finta di riconsiderare le proprie parole. "Direi di sì; non hai idea di quanto tempo abbia passato a spremermi le meningi per capire il tuo comportamento..."
"Oh, questa è bella! Il mio comportamento?", ribattè con un sorrisetto ironico. "Vogliamo parlare del tuo, Potter? Prima sembrava che mi odiassi e poi che volessi essermi amico. Sembravi uno psicolabile, in poche parole", gli fece notare.
"Io credevo tu mi odiassi!", si difese.
"Odiarti? Come può esserti venuta un'idea così sciocca quando sono anni che...", si interruppe e sgranò gli occhi, stupita dalla nonchalance con la quale aveva appena ammesso di essere una pateticissima sfigata.
Di primo acchito, James parve stupito quanto lei.
"Anni?", chiese conferma. Penny lo guardò in faccia, quando si sarebbe volentieri nascosta sotto una mattonella del pavimento. Improvvisamente le venne in mente di quanto fosse un peccato non essere un Animagus in grado di mutarsi in un insetto e scappare dalle situazioni imbarazzanti.
"Già", non trovò di meglio da dire, oltretutto accompagnandolo con una leggera scrollata di spalle; come se ammettere di aver passato anni dietro a lui non fosse una terribile umiliazione. "Ormai il danno è fatto, quindi non negherò di averlo detto", rispose con più calma di quanta ne possedesse.
James scosse la testa e rise, probabilmente per l'uso insolito del termine danno.
"Abbiamo parecchie cose da dirci, mi sa".
"Non so se posso marinare la lezione di Lupin per te...", obiettò lei.
"Sì che puoi: Teddy capirà", stette al gioco.
Le porse la mano e lei vi pose la propria, seguendolo lungo il corridoio.



Con il vento che tirava – per quanto quella giornata fosse stranamente tiepida – James non aveva trovato di meglio che portare Penny al grande faggio in giardino, in riva al Lago Nero. Il parco era pressochè vuoto; i pochi che non avevano lezione a quell'ora – per quanto il clima potesse essere eccezionalmente temperato – se ne stavano al calduccio nelle proprie Sale Comuni, o al massimo in cortile.
Proprio per questo Potter aveva avuto la brillante idea di farla accomodare sotto l'albero, praticamente in riva al lago. Entrambi avevano portato con sè il mantello, quindi il freddo non era eccessivo: erano quelle folate, il problema.
"Se verrò spazzata via dal vento", aveva biascicato mentre camminavano, "mi avrai sulla coscenza, Potter!"
I capelli le andavano in bocca e la infastidivano tremendamente; non aveva per niente l'aria impassibile e magnificente di un'eroina che abbia appena coronato il proprio sogno d'amore. Eppure era così che si sentiva.
Forse non un'eroina, ma sicuramente una ragazza che aveva appena coronato un sogno d'amore lo era.
Appoggiati al tronco del faggio e stretti in un abbraccio, guardavano l'acqua stagnante e sicuramente gelida del Lago Nero.
"Voglia di un tuffo?", scherzò James.
"C'è una Piovra Gigante lì dentro, lo sai Potter?", ribattè ridacchiando. Lui fece un gesto incurante, come se non fosse una controargomentazione degna di nota.
Voltò il capo di lato per guardarla e lei sollevò il viso: occhi negli occhi, non poterono fare altro se non sorridersi, con un po' di imbarazzo.
Si erano attaccati, avvicinati, allontanati, desiderati. Finalmente si erano trovati. Ora dovevevano imparare a stare insieme, ma c'era tempo per capirsi.
"Alla fine sono riuscito a fare breccia nel tuo cuore, a quanto pare". Penny fece schioccare la lingua: quella frase era semplicemente assurda, oltre che bellissima.
"Che c'è?", fece lui, sentendola sospirare. "Ho dovuto faticare, sai? Non sei un tipetto proprio semplice da gestire".
"Senti chi parla!", protestò con una risata che smentiva il tono scocciato.
"Ehi! Mostra un po' di rispetto: ti ho salvata tre volte dalle grinfie di Malfoy!".
"Oh cielo! Avevo un Principe Azzurro per le mani e non me ne ero accorta!", replicò causticamente. James non sembrò afferrare e lei si ricordò che non poteva capire.
"Cosa diavolo è un principe azzurro?", le domandò infatti.
"Niente, roba babbana", liquidò la faccenda come faceva sempre con le persone cresciute nel Mondo Magico. "Per la cronaca, dovresti mostrare gratitudine per tutte le volte in cui ti ho difeso da Bolidi volanti, caro il mio James-sono-il-Cercatore-figo-Potter!", aggiunse fingendosi indignata. Lui la ignorò. "Mi hai sentito?", fece lei.
"Le mie orecchie hanno recepito solo le parole salienti", soffiò James. "Ovvero: James e figo". A quel punto non potè sottrarsi ad una doverosa gomitata da parte della sua nuova ragazza. In realtà la sua prima ragazza, perché James non era mai stato ufficialmente impegnato. Era uscito con un po' di gente, ma niente di serio.
"Rettifico: Cercatore figo e idiota!"
"La puoi girare come ti pare: rimango sempre figo, Shane!", disse, minimamente smontato da quel semi-insulto. "E comunque è vero che ho dovuto fare breccia nel tuo cuore: eri un ghiacciolo fino a quest'anno!", riprese.
"Breccia, Potter? Se ero fredda era semplicemente per proteggermi".
"Proteggerti! È dalla fine dell'anno scorso che sono innamorato di te! Mica volevo mangiarti, Shane!"
"Oh, povero te! Ribadisco che sono anni che ti muoio dietro! Ci sei sempre stato, nel mio cuore. Non avevi alcun bisogno di fare breccia", gli rispose ripetendo le parole esatte che aveva usato lui.
"Da quanto?", chiese, lievemente compiaciuto.
Penny riflettè un secondo, perdendosi nei ricordi di molto tempo prima.
"Mh... probabilmente dal primo sorriso che ti ho visto fare, a King's Cross! Mi avevano colpito i tuoi occhi. Forse tu neanche te lo ricordi, ma io ho un'immagine di te piuttosto nitida", raccontò. Lo vide sorridere: non un sorriso ironico, impertinente, o soddisfatto. Un semplice e bellissimo sorriso felice.
"Sul serio?", domandò, intenerito da quella confessione. "Dovevo essere molto fastidioso, credo. A dodici anni ero uno vera peste!", commentò.
"Tu sei ancora molto fastidioso!", lo contraddisse Penny.
"Ah Ah Ah! Divertente Shane, davvero!", fece lui. "E – per tua informazione – mi ricordo eccome del giorno in cui ci siamo conosciuti..."
"Nonostante tu fossi una vera peste mi sono presa una cotta per te. Al e Rose lo sanno da sempre, anche se ho iniziato a parlarne apertamente solo quest'anno – diciamo che ho iniziato ad elaborare il lutto e ad accettare che non ti saresti mai accorto di me".
"Credo ti chiamerò Miss Perspicacia!", la prese in giro, scompigliandole i capelli – cosa per la quale non protestò, a differenza di quanto avrebbe fatto con qualunque altro essere, umano o meno.
"Detto da uno che era convinto di starmi antipatico suona bizzarro, non credi?"
"Ehi! Era perfettamente lecito da parte mia: la conferma ce l'ho avuta quest'estate!", raccontò, sentendosi leggermente idiota. "Mi aspettavo che venissi da noi e un bel giorno sento Rose che si lamenta con Al del fatto che avevi accampato scuse su scuse, ma che lei sapeva il vero motivo del rifiuto, ovvero io".
"L'ha detto davanti a te?", domandò dubbiosa in proposito.
"Diciamo che ho origliato per caso...", ammise senza vergogna. Penny rise.
"Se non sono venuta è stato per non vedere te; già mi toccava durante l'anno scolastico: perché soffrire anche d'estate?", spiegò in tono ovvio. "Insomma, non è bello che la tua cotta perenne ti ignori!", gli fece notare. Il ragazzo sbuffò sonoramente.
"Se tu fossi venuta, mi sarei dichiarato quest'estate...", la informò. "Pensa quanto tempo mi hai fatto perdere!"
"Per favore, Potter, smettila di fare la vittima!", disse dandogli un buffetto sul braccio. "Cosa vuoi che siano le tue sofferenze rispetto alle mie?"
"Eri sofferente anche quando uscivi con Fred?", domandò stizzita. Penny lo guardò con una certa dose di soddisfazione.
"Aha!", esclamò vittoriosa, puntandogli un dito contro. "Quindi mi facevi tutte quelle domande per gelosia!".
"Geloso io? Assolutamente no!", scosse vigorosamente il capo. "Volevo solo capire".
"Per la cronaca, non uscivo con Fred!", riprese Penny. "Ci siamo solo baciati", si lasciò sfuggire.
"CHE COSA?". Penny si morse la lingua a sangue; perché non stava mai zitta?
"Non che la cosa ti riguardi...", svicolò.
"Non sono d'accordo...", disse lui, con un certo tono di disappunto. Merlino! Era il suo ragazzo: la cosa lo riguardava eccome.
Penny contemplò per un momento quella versione un po' gelosa di James.
"Tu non sei mai d'accordo!", lo rimbeccò con una risata. "Hai da ridire su tutto!"
La smorfia infastidita di James si sciolse alla risata di Penny, che gli strinse forte la mano, contemplando l'ipotesi di non lasciarla andare mai più.
"E poi?"
"E poi niente, hai rovinato tutto!", gli rinfacciò.
"Io?", fece basito. "E come, se è lecito saperlo..."
"Come quando uscivo con Dave e l'ho dovuto mollare perché continuavo a pensare a te! Hai spazzato via la mia vita sentimentale senza neanche rendertene conto, James Potter!".
"...e non mi dispiace per niente", bisbigliò lui.
"Non posso stare con un ragazzo se me ne piace un altro", riprese lei. "Ai miei occhi nessuno regge il confronto con te".
James fu piacevolmente sorpreso da quella dichiarazione così esplicita: sapere che il pensiero di lui l'aveva accompagnata per tutto quel tempo lo inorgogliva e allo stesso tempo lo faceva sentire un demente, per non essersene reso conto. Con le labbra le sfiorò la fronte e la bocca, in un bacio casto.
Aveva perso tempo a lambiccarsi il cervello inutilmente, per poi venire a scoprire che nella testa (e nel cuore) di Shane esisteva solo lui. Guardò la mano candida ed esile, stretta nella sua; e il suo volto emanava una felicità profonda, specchio di quella di Penny.
"Addirittura?", non riuscì a reprimere il compiacimento nella voce.
"Non gongolare troppo, Potter!".
"Mi dispiace", si scusò. "Avrei dovuto capirlo prima".
Penny sospirò di rassegnazione e scrollò le spalle.
"Non potevo aspettarmi niente di meglio... sei un esponente del sesso maschile e in più sei stupido di tuo; era prevedibile che ci saresti arrivato tardi".
"Meno male che mi hai aspettato, allora", replicò dolcemente, lasciandole un bacio sulla fronte. Penny sorrise e si strinse di più a lui. "Adesso sono completamente tuo, non ti libererai facilmente di me".
"Non ho alcuna intenzione di farlo", affermò sicura.
L'aveva voluto e amato, sebbene convinta di non avere speranze; eppure ora erano lì in riva al Lago Nero, a contemplare l'acqua e scambiarsi confidenze, stretti l'uno all'altra. Una scena sostanzialmente surreale fino a qualche giorno prima.
Realizzò che doveva abituarsi ad avere James tutto per sè: avevano tanto tempo a disposizione, e intendeva sfruttarlo al meglio.



Alla sera fecero il loro ingresso trionfale nella Sala Grande, le mani intrecciate bene in vista; e sui volti della tavolata di Grifondoro si dipinsero espressioni differenti.
Rose e Al erano inequivocabilmente gioiosi, mentre Trixy e Alice sembravano avere le idee confuse. Baston strizzò l'occhio all'amico e fece un sorrisone a Penny, che a stento lo ricambiò, troppo impegnata a tenere a bada i battiti del proprio cuore.
Era stato James a prenderle la mano prima di varcare la soglia, stupendola un poco. Si accorse in quel momento di non essersi nemmeno chiesta cosa dire o non dire agli altri: non gliene poteva importare di meno. In quel momento per Penelope esisteva solo James. Era consapevole di quanto fosse stupido e di quanto lei fosse un'idiota innamorata, ma anche di ciò non le importava un fico secco. A quanto pareva non le importava di quasi nulla che non fosse la mano di lui nella propria.
Però aveva capito il motivo per cui Potter aveva scelto di comportarsi in quel modo: equivaleva ad un'annuncio pubblico e avrebbe risparmiato un sacco di inutili e fastidiose domande e congetture. Quell'atteggiamento, infatti, non era equivocabile.
Penny e James stavano insieme. Punto. Non c'era proprio niente da congetturare.
La faccia di alcune ragazze – non solo tra le Grifone – non mostrava molta allegria a quella vista. Lorcan si scambiò un'occhiata con Rose dalla propria tavolata, il volto disteso in un'espressione sollevata (non ce la faceva proprio più a sorbirsi le tirate di James). Gli avrebbe chiesto i particolari, ovviamente (come del resto avrebbero fatto gli altri), ma non in quel frangente. Lysander si sporse verso il fratello, probabilmente per porgli qualche domanda in proposito, mentre una sorpresa Lily Luna confabulava con suo cugino Hugo.
Si sedettero l'uno accanto all'altra, di fronte a Rose e Al, sempre con gli sguardi stupiti di Trixy e Alice puntati addosso. James non ci badava, ma Penny sapeva che avrebbe dovuto rendere conto di quella scena alle sue amiche.
"In dormitorio mi bombarderanno di domande, lo sai?", bisbigliò all'oreccho del ragazzo, che sorrise divertito.
"Credo che Baston farà lo stesso", dichiarò scorgendo l'amico che occhieggiava verso di loro. "Li abbiamo scandalizzati con la nostra entrata ad effetto", ridacchiò.
"La tua entrata ad effetto", lo corresse.
"Possibile che tu sia sempre così polemica?", la prese in giro, in realtà poco infastidito dalla precisazione – perché la sua entrata ad effetto era sempre meglio della ridicola idea di Shane di entrare in punta di piedi, distanziati l'uno dall'altra. Non c'era storia che stesse così lontano da lei, non quella sera – la loro prima sera!
Voleva gridare alla scuola intera quanto fosse felice; dovevano saperlo tutti: dal primo all'ultimo essere umano (e anche i fantasmi).
"Oh, ma sta' zitto!", protestò premendo le labbra su quelle di lui, per impedirgli di parlare. Ok, ora sì che aveva scandalizzato la tavolata: Alice si era quasi strangolata con la verza, mentre Trixy e Rose erano state sul punto di sputare il Succo di Zucca. Al era stato l'unico a darsi un contegno, limitandosi a sgranare leggermente gli occhi e a scambiarsi un'occhiata eloquente con sua cugina.
"Ehm ehm", tossicchiò la rossa. "Non è che ci siamo persi qualcosa?", diresse quella domanda, puramente retorica, a entrambi i ragazzi.
"Non più di quanto ci fossimo persi noi fino ad oggi", rispose Penny di getto. "A proposito", riprese girandosi verso Al, "sei nei guai, Albus!".
"La ramanzina l'ho già beccata da Rose, risparmiamela!", la supplicò l'amico. "Serve sempre qualche ostacolo, no? Fortifica il sentimento!". Penny lo guardò di sbieco.
"Bel tentativo, fratellino!", replicò James, fulminandolo sul posto. Poi entrambi risero, alleggerendo di non poco la coscienza del moro.
Rotto il ghiaccio, scherzarono allegramente per tutta la sera; e fu subito chiaro che Penny e James non avevano alcun proposito di fare i fidanzatini appiccicosi.
Erano sempre Penny e James, solo che felici. Finalmente.



Una volta in dormitorio, come previsto, Penelope fu letteralmente sommersa dalle domande delle compagne di stanza.
"Se parlate tutte in una volta non capisco!", protestò dopo cinque minuti in cui aveva regnato la totale confusione. Fu Alice ad assumersi il compito di portavoce.
"Che diavolo è successo?", fu la semplice e coincisa richiesta.
Altrettanto semplice e coincisa non sarebbe stata la risposta, pensò Penny – e le scappò un sorriso. Si armò di santa pazienza e iniziò a raccontare di come James le fosse stato vicino in Infermeria, della dichiarazione e del primo bacio.
"Ragazze", sbottò ad un certo punto, "smettetela!".
"Di fare cosa?", chiese Rose senza capire.
"Di guardarmi con gli occhi a forma di cuoricino; non siamo al pigiama party di una sit-com per teenagers!", protestò. Erano sdraiate sulla pancia e la osservavano parlare in religioso silenzio, come se stesse rivelando l'arcano; gli unici rumori erano quelli dei sospiri e dei gridolini che si sentivano a qualche passaggio particolarmente saliente, tipo quello del bacio.
"Eh?", fu la replica che ottenne.
"Roba babbana", le liquidò, ricordando che non vedevano la televisione. Forse Rose l'aveva vista qualche volta dai nonni materni, ma le altre due erano pure fino all'ultima stilla di sangue.
"Non posso fare a meno di avere gli occhi a cuoricino", le sussurrò Rose più tardi, mentre si infilavano sotto le coperte. "Siete perfetti insieme, davvero".
"Lo so", rispose Penny con un sorriso a trentadue denti. Soffiò sulla candela e si addormentò felice. Felice come non era mai stata prima.




Il dormitorio delle ragazze era pressochè deserto quella mattina; solo Penny era ancora lì a dormire, ignara del ritardo mostruoso in cui si sarebbe trovata appena sveglia. Passi felpati si udirono sulla scala a chiocciola e poi la porta scricchiolò leggermente, lasciando entrare qualcuno di soppiatto. Una figura alta e abbastanza muscolosa poggiò un sacchetto sul comodino della ragazza e si sedette sul bordo del letto, in silenzio. Circa cinque minuti dopo, Penny aprì gli occhi, con la vaga sensazione di essere osservata. Non si sbagliava: James era... sul suo letto.
"Buongiorno", le disse con voce calda e dolce.
"Buongiorno", cinguettò lei. Un sorriso le comparve sulle labbra, di rimando a quello che le indirizzò il suo ragazzo. Il suo ragazzo! Le faceva strano anche solo pensarlo.
Piano, piano, piano: riavvolgiamo il nastro!
Questo è ciò che sarebbe dovuto accadere, se Penny avesse avuto un ragazzo normale. Si da il caso, sfortunatamente, che così non fosse. Perciò ricominciamo...


Il dormitorio delle ragazze era pressochè deserto quella mattina; solo Penny era ancora lì a dormire, ignara del ritardo mostruoso nel quale si sarebbe trovata appena sveglia. Nessun passo felpato si udì sulla scala a chiocciola, semplicemente perché, fin dall'alba dei tempi, le regole di Hogwarts prevedevano che i maschi non potessero salire nel dormitorio femminile. Coloro che nei secoli erano stati tanto sciocchi da provarci erano stati rispediti indietro, via scivolo.
Così, Penny dormiva beata, all'oscuro di ciò che le prospettava il futuro.
All'improvviso, un rumore sordo la svegliò di botto. Era quasi certa che si trattasse di qualche gesto esasperato di Rose, così aprì gli occhi per mandarla al diavolo e dirle di comportarsi in maniera più cortese e civile.
Lo spettacolo che le si presentò agli occhi era quantomeno insolito, e di certo non era Rose ad aver provocato quel fracasso.
Uno spettinato James Sirius era appena atterrato nella stanza della ragazza, a cavallo della Nimbus, presumibilmente passando dalla finestra aperta. La scopa in una mano e un sacchetto nell'altra, smontò e si diresse verso il letto di Shane, che aveva richiuso gli occhi.
"Buongiorno", la sua voce però era davvero calda e dolce.
"Buongiorno", farfugliò lei. Aveva la bocca ancora impastata dal sonno; quindi di cinguettare come in una fiaba babbana non se ne parlava proprio.
Per fortuna, la cosa non sembrò disturbare James, che si chinò a sfiorarle le labbra con un bacio e le sorrise.
"Posso sapere perché irrompi nella mia stanza su una Nimbus?", domandò sorridendo di rimando e issandosi a sedere sul letto.
"Ho proposto a Rose uno scambio: è stata lei a lasciarmi la finestra aperta prima di uscire", spiegò con naturalezza. "Oggi arriverà puntuale a lezione, mentre io ho avuto il privilegio di vederti dormire e di svegliarti".
"Non mi hai vista dormire! Hai fatto un fracasso tale che mi sono svegliata subito!".
"Prima di entrare sono rimasto fuori dalla finestra a guardarti per un po'..."
Lo disse con una tenerezza tale che Penny non riuscì a replicare nulla di ironico nè tantomeno di sensato, annebbiata com'era da quel profumo muschiato. Fece un sorriso ebete, affondò la mano in quei riccioli castani che adorava e diede inizio a un lungo bacio, subito approfondito.
"Ne deduco che sia molto tardi", disse quando si staccarono. Lui tirò fuori un sorrisetto impertinente. "Colpa mia: avrei dovuto svegliarti prima; ma eri così bella che sono rimasto a guardarti".
"Non fare lo scemo!", distolse lo sguardo e un lieve rossore le imporporò le gote.
"Sono serissimo", rispose prendendole la mano fra le proprie. "Mi sono svegliato presto solo per te".
"E dove sei stato prima di venire da me?", chiese con sguardo indagatore, ma in tono ironico. "Mi viene da pensare che tu abbia svegliato almeno tre o quattro ragazze, nel frattempo".
"Mia adorabile gelosona", esordì con dolcezza, "devi sapere che non ho mai svegliato una donna in vita mia. A meno che con donna tu non intenda anche Lily Luna".
Penny rispose con una smorfia.
"Sembri una bambina", le disse intenerito.
"Fai poco il superiore, Potter: hai solo un anno in più di me!", precisò lei.
Alzò le mani in segno di resa e l'occhio di Penelope cadde sul sacchetto che James aveva poggiato sul comodino.
"Cos'è?", chiese.
"Il tuo preferito", rispose soddisfatto. Penny sollevò un sopracciglio, incuriosita. Avvicinò la mano al sacchetto e pregò che fosse qualcosa di commestibile, poichè sentiva un certo languorino. La mattina non riusciva a connettere molto bene il cervello se prima non faceva colazione. Quando l'ebbe aperto, scoprì che aveva visto giusto – le sue preghiere erano state esaudite.
"Un muffin!", esclamò. "Non è..."
"Non è ai ribes", la precedette lui. "Non voglio essere lasciato così presto!", scherzò, intuendo i suoi pensieri. "E poi ho detto che è il tuo preferito; ho fatto un salto nelle cucine per prenderlo. C'è un'elfa domestica che ha un debole per me", si vantò.
Penny scosse la testa rassegnata – perlomeno non doveva considerarla un'avversaria – e tirò fuori il muffin dalla busta. Incastrati c'erano tanti piccoli pezzettini scuri, ma non era cioccolato.
"Mirtilli! Come fai a sapere che è il mio preferito?", domandò stupita.
"Ho le mie fonti, Shane", replicò enigmatico.
Sembrava veramente una bambina con un sacco di caramelle in mano.
"Adoro i muffin ai mirtilli! Grazie amore", disse senza pensarci. James sgranò gli occhi, stupito.
"Come hai detto?", le chiese serio.
Oh Godric, aveva fatto un casino? Le era scappato.
"Ho detto grazie", fece finta di niente, spostando lo sguardo da lui al muffin.
Era solo una settimana che stavano insieme, magari non era il caso di chiamarlo in quel modo. In fondo lo amava da un bel po', perciò le era uscito spontaneamente.
"L'altra cosa, Shane!", precisò sbuffando.
"Non l'ho fatto apposta", si giustificò, neanche l'avesse insultato.
"Dillo ancora", replicò. Lei fissò lo sguardo in quegli occhi scuri, profondi quanto belli: decisamente non gli era dispiaciuto sentirsi chiamare così.
"Grazie, amore", ripetè calcando sulla seconda parola.
Per tutta risposta James le prese il viso tra le mani e si lasciò andare ad un bacio dolce ed appassionato. Muffin al mirtillo e baci: un ottimo modo per svegliarsi al mattino, secondo il cervello di Penny.
"Che ne diresti di saltare la prima lezione?".
"Un'altra volta?", biascicò lei, un poco ansante. "Tua cugina Victoire mi ucciderà".
"Giuro che è l'ultima", assicurò lui.
"Oh sì, ti credo!", fece sarcastica. "E oggi tu hai Difesa Contro le Arti Oscure!"
"Teddy capirà...", mugugnò riprendendo a baciarla. Provò a mugugnare qualche altra flebile protesta, ma quando scese a baciarle il collo si arrese definitivamente all'evidenza dei fatti. Il suo ragazzo era sensuale e magnifico, certo. Ma ciò non toglieva che fosse un totale e completo imbecille. Nonostante questo, non riuscì a liberarsi della sua dolce presa, finchè non fu lui a lasciarla andare.
"Ho un regalo per te", annunciò di colpo, alzandosi dal letto.
"Così mi vizi, Potter!"
"Non ti ci abituare" ribattè lui. "E' solo perché è la prima settimana".
"Mi pareva strano", si lagnò Penny. Sgusciò fuori dalle coperte curiosa di ricevere qualsiasi cosa il suo ragazzo stesse cercando con tanta foga nelle tasche interne del proprio giubotto. Sollevò lo sguardo verso di lei e aggrottò le sopracciglia.
"Tu dormi così?", le domandò accigliato.
"Così come?".
Sapeva di non essere il massimo con quel magliettone, ma non poteva farci niente. "La prossima volta che verrai metterò qualcosa di più sexy", si finse offesa.
"Evita!", rispose, quasi brusco.
"Prego?", fece leggermente confusa.
"Evita di farlo, o non rispondo di me stesso. Gà così è abbastanza difficoltoso", replicò gettando un'occhiata alle gambe nude della ragazza. Le spuntò un sorrisetto.
"Mi piace sentire il calore delle coperte direttamente sulla pelle", spiegò.
James le lanciò uno sguardo che la fece avvampare: era carico d'amore, di desiderio. Come faceva a non vedere che era imperfetta? Le gambe eccessivamente bianche, il colorito generalmente pallido: era imperfetta; e lui sembrava non accorgersene. Forse anche lui era imperfetto, dopotutto, ma lei non lo vedeva.
Alla fine, James estrasse vittorioso qualcosa dal giubotto: una specie di palla di pelo di una sfumatura di viola chiaro – quasi un lilla – si rotolava nel palmo della sua mano destra. Il batuffolo peloso aveva un aspetto incredibilmente tenero e sembrava bisognoso di coccole e cibo, a giudicare dai flebili ma acuti strilletti che emetteva.
"E' una Puffola Pigmea!", esclamò Penny, visibilmente entusiasta.
"Si trova di tutto ai Tiri Vispi Weasley", asserì soddisfatto.
"Come hai fatto?", gli chiese avvicinandosi e prendendo il batuffolo recalcitrante tra le dita.
"Servizio per posta", spiegò prontamente.
"No... intendo..."
"Una volta ti ho sentito dire a Rose che adoravi le Puffole Pigmee", James anticipò la domanda che lei avrebbe voluto rivolgergli, "e che ne volevi prendere una come animale domestico".
Sgranò gli occhi, sorpresa da quella rivelazione, e cercò di ricordare in quale occasione avesse detto una frase simile.
"L'ho detto un bel po' di tempo fa..." commentò.
"Perché?", fece allarmato. "Hai cambiato idea?".
"Nemmeno per sogno", precisò. "Solo... mi hai stupita", confessò. Insomma, si ricordava una dichiarazione così insignificante di chissà quanto tempo prima. Per lei significava tanto. Significava che non era sempre stata così invisibile come aveva creduto di essere. James assunse un'aria compiaciuta, quasi tronfia.
"Di solito faccio questo effetto, specie alle ragazze", si pavoneggiò.
"Non scherzare su queste cose, Potter!", si fece avanti per fronteggiarlo.
"Sennò che fai?", la sfidò.
"Ho una Puffola Pigmea e non ho paura di usarla!", lo minacciò, brandendo l'animaletto come se fosse una bomba a orologeria. Dopodichè scoppiarono a ridere come due cretini.
"E' la minaccia meno... minacciosa che io abbia mai sentito", le fece notare. "Siete entrambe troppo piccole e dolci per farmi paura, Shane".
"Non mi sottovalutare: lancio delle Fatture Orcovolanti micidiali!".
"Se mi avvicino ora me ne becco una?", le chiese suadente. Lei fece finta di rifletterci; come se non sapessero entrambi che tutto avrebbe fatto meno che scagliargli una fattura!
"Scoprilo da solo, no? Sei o non sei un valoroso Grifondoro, impavido di fronte al pericolo?", lo provocò. Il ragazzo fece un passo avanti, proprio come aveva fatto una settimana prima. I mugolii della Puffola Pigmea facevano da sottofondo alla scena.
"Allora? Niente fattura?", le chiese.
"Stavolta no...", concesse con aria di sufficienza. Sentiva il profumo di lui molto, troppo vicino: non connetteva bene, di nuovo. "Sono troppo contenta per fare del male a qualcuno".
"Avevo sperato in qualcosa di più sentimentale, tipo non potrei mai fare del male al mio meraviglioso, bellissimo e fantastico ragazzo", la celiò. Lei si avvicinò di più e si sollevò sulle punte, fino a strofinare la punta del proprio naso contro quella di lui.
"Appunto: il MIO ragazzo!", precisò. "Non devi fare nessun effetto sulle altre; devi stupire solo me!", gli soffiò sulle labbra.
"E ci sono riuscito?", domandò la voce calda di lui, accompagnata da uno di quei sorrisi che lei trovava irresistibili. E si sentì la persona più fortunata al mondo magico e non, ad avere James con sè.
"Ci riesci sempre", rispose dolcemente, prima di posare le labbra su quelle di lui.









Note al capitolo:


-Il Lago Nero è teatro di tante scene a Hogwarts, quindi mi sembrava il luogo adatto per il primo dialogo sincero che Penny e James si scambiano in venti capitoli.

-Dave è ovviamente il vicino babbano di Penny a cui avevo fatto riferimento in altri capitoli. Ho deciso di attribuirgli dignità di persona, dandogli un nome, dato che mi sembra di aver sempre parlato di lui senza nominarlo.

-Nei libri viene espressamente detto che il dormitorio femminile non è accessibile ai maschi, che vengono respinti dalle scale (che si tramutano in una specie di scivolo). La Rowling dice che i quattro fondatori ritenevano i maschi meno affidabili delle ragazze (cosa universalmente nota, ovviamente).

-Un discorso a parte va fatto per il muffin ai mirtilli. Sapevate che Penelope odia i ribes e che le piacciono quelli al cioccolato, ma non sono i suoi preferiti. Così sapete anche questo piccolo particolare su di lei. È un omaggio al mio amato Patrick Jane (protagonista del telefilm The Mentalist) che adora i muffin ai mirtilli.

-La Puffola Pigmea è un simpatico animaletto domestico. Nel sesto libro Ginny ne compra una dai fratelli e la chiama Arnold. Ne scambierei volentieri una con il mio gatto super-aggressivo (questo non interessa la storia, lo so).

-Nei libri viene riferito che Ginny è un asso a lanciare Fatture Orcovolanti e non so perché, mi è venuto in mente di metterle in mezzo.







SPAZIO AUTRICE


Ecco l'ultimo capitolo di Una strega in famiglia.

Manca solo l'Epilogo e poi James e Penny saranno per voi solo un – spero piacevole – ricordo. In questo capitolo ho dato uno scorcio del rapporto che hanno loro due, una volta insieme. Gli ho dato un taglio un po' comico in certi punti, appositamente. Non volevo scrivere qualcosa di melenso, perché non è così che mi immagino loro. Non mi andava di fargli passare un capitolo a limonare in ogni angolo della scuola, o roba simile.

Sono dolci, non sdolcinati. Hanno entrambi i loro difetti: Penny non è una Mary Sue (come le chiamano su Internet). Non è perfetta, come non è perfetto James. Il loro è un rapporto giocoso, oltre che romantico. Continueranno sempre a stuzzicarsi, anche se in maniera diversa e più leggera di quando credevano di non poter stare insieme. Sono fatti così, imperfetti come li ho creati.

Non è stato semplice scriverlo. Sono rientrata dalle vacanze da poco, ho dovuto concentrare diverse scene in una volta sola e in più mi è anche presa un po' a male (non mi andava di finire la storia). Anzichè studiare, comunque, mi sono buttata subito su Penny e James. Fate un applauso alla mia stupidità, vi prego.

Ho deciso ora che inserirò i ringraziamenti nell'Epilogo (così mi sembra che la fine sia più lontana). Mi raccomando commentate questo capitolo, please.

Tra domani e dopodomani pubblicherò Il matrimonio di Bellatrix con protagonista Trixy Zabini. Ci terrei che la leggeste e lasciaste un vostro parere anche a quella.

Grazie a tutti per essere arrivati fin qui e per aver seguito le vicende di Potter e Shane. I ringraziamenti e i saluti melodrammatici ve li sorbite alla prossima pubblicazione, non so quando – presto comunque. Ciao gente! Baci,

Jules






  
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