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Autore: Lorenzo Ciamarra    14/08/2015    0 recensioni
Un breve racconto, incentrato sui pensieri del Capitano Jean Luc Picard durante il periodo in cui era stato assimilato da parte dei Borg. Sfrutto una concatenazione non razionale e intuitiva dei pensieri, incentrata sulla crisi che può determinare il passaggio da un'individualità umana a una perdita totale di identità. Il racconto si basa sul concetto di uno e di tutto, e di come, nel processo di assimilazione dei Borg, questi due concetti si fondano, creando un'enorme confusione nella mente dell'assimilato. Scritta molto velocemente e di getto, volontariamente creatrice di confusione nella mente del lettore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Beverly Crusher, Jean-Luc Picard, William Riker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Giro giro tondo, casca tutto il mondo, giro giro tondo, casca tutto il mondo, casca tutta la terra, tutti giù per terra". Questa canzoncina gli stava trapanando i timpani, era lì, immobilizzato. La fronte imperlata di sudore. Una stanza. Buio. Voci. Canzoncine infantili. Steso. Legato. Cadeva, giù da un burrone. Il mondo cade. Cade il mondo. Tutti giù per terra. Cos'è la terra? Giù che significa? Tutti? Cos'è tutti? Tutto supponeva l'esistenza di un uno. Ma uno non significava nulla. Lui era tutto, tutto era uno, il mondo era uno. Solo uno, uno per tutto. Tutto, che strana parola. Ricordava di averla sentita diverse volte. Ricordava qualcosa di quel tutto. Conosceva il concetto del tutto. Eppure gli pareva senza senso, senza significato. Tutto, una parola. Vuota. Lui era uno. Uno ma anche tutto. Tutto era diventato uno. Uno era diventato tutto. Alle canzoncine si era sostituita una voce, una voce che lo avvolgeva. "Tu sei uno. Tu sei tutto. Tutto è in te. L'uno è in te. Tu sei la popolazione. La popolazione è uno". Ecco cos'erano quelle voci, quei pensieri trapananti. Erano i tutti dentro l'uno, che spingevano, spingevano, spingevano per uscire. E di colpo, le luci si accesero. Ma lui era le luci, lui era il buio, lui era tutto, ma lui era anche uno. E all'improvviso l'uno ridiventò tutto, come se nulla fosse successo, come se tutto fosse successo. Lui era di nuovo lui, non era più lui, lei, quello, quella, non era più tutto. Lui era di nuovo lui. E c'era di nuovo qualcosa fuori da lui. C'era un tutto. Ecco. Ora riusciva a capire il concetto del tutto. Qualcosa fuori ma anche dentro, qualcosa che è molto, qualcosa che è poco. Qualcosa di cui aveva bisogno. Ora tutto era come prima. Già. Tutto era come prima. Specialmente il tutto. Lui era Jean Luc, un uno in mezzo a un tutto. Era l'unico, ci avrebbe giurato, ad essere stato contemporaneamente uno è tutto. Era in una stanza d'ospedale. No. Non era una stanza d'ospedale. Era un'infermeria, affianco a sé dei pezzi di metallo, su di sé della pelle nuova come quella di un neonato. Era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva visto quel luogo. Gli venne vicino Beverly. "Sei stato assimilato dai Borg. Sono passati tre mesi dalla tua assimilazione, Riker ti è venuto a salvare. Sei sull'Enterprise. Hai una licenza di 42 giorni.". Dannazione. Tre mesi, eppure tutto sembrava successo in un attimo. Tre mesi da quando aveva sentito "giro giro tondo" l'ultima volta. Tre mesi.
   
 
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